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Guardai quei ciocchi di legno gettati a caso nel fuoco...." La solitudine amica degli uomini lei non tradisce lei rimane accanto ad ogni uomo.....
Cosimus.....la giustizia vuol dire ascoltare l'accusato.....non giustiziarlo per sentito dire.....lo ascolterai Cosimus.....il mondo degli spiriti e' un mondo che dovresti conoscere tua madre fu' colei che mi ha iniziata.........sai che non ti aiuterei mai se scoprissi che Guisgard non e' un assassino...mi conosci e mi conosci bene......io non credo nella giustizia degli uomini.....proprio io non posso......."........ero stanca....e avevo freddo...mi strinsi nel mantello e mi sdraiai accanto al fuoco......rimasi cosi' a fissarlo.....a fissare quel ragazzo che ora era un uomo...... |
In quel momento Guisgard si sentì strano.
Provava ansia. Un'ansia profonda. Ma sentiva anche una gran rabbia verso Iwan. Ma la rabbia era mista ad un insolito malessere. Qualcosa che lo rendeva malinconico. Fissava Talia che camminava davanti a lui. Era completamente bagnata ed aveva il capo chino. Si avvicinò allora alla ragazza ed aprì il suo mantello, usandolo come protezione per riparare entrambi dalla pioggia. "Perdonatemi, Talia..." cominciò a dire "... non avevo il diritto di fare ciò che ho fatto... vogliate scusarmi, vi assicuro sul mio onore che non accadrà mai più una cosa simile..." E mentre diceva queste cose, le goccioline di pioggia battevano incessanti sul mantello. |
Sospirai… non aveva capito niente!
“Allora…” dissi seria, alzando gli occhi sul suo volto “Assicuratemi anche che non andrete a quel convento domani!” Non aveva capito niente, pensai, ma forse era meglio così! Era meglio per tutti! |
"Oh Santi Numi, mannaggia ai maschi ed alle loro leggi idiote! Pronte solo a dimostrare la virilità dei legislatori piuttosto che la validità." esplosi al ragazzo che mostrava uno sguardo incuriosito.
Probabimente nessuno aveva mai risposto così in merito alla decisione del suo re, ma io non ci potevo fare nulla. Poco contavano per me i ranghi ed i titoli se la persona in questione non se li era meritati con la saggezza e l'intelligenza. Riflettei che se non fossi stata protetta dal vescovo e non portassi il cognome di una nobile e potente famiglia, probabilmente a quest'ora sarei già finita arrostita più volte su rogo scoppiettante. Questo spesso invece era il destino di umili contadine istruite di banale erboristeria. Forse a rifletterci bene ero solo un'ipocrita e avrei dovuto almeno autoripudiarmi. Beh magari poteva essere una cosa da prendere in considerazione non appena uscita viva da questa faccenda. Ad ogni modo avevamo un problema che chiedeva tempo e fatica "Ascolta ragazzo vai a dire al tuo re che Polgara di Menestriere è pronta al duello, ma che se lo vincerò voglio che il tuo re accetti una mia richiesta." Poi mi voltai verso Mion:" sia ben chiaro che voi non dovrete fare nulla! Non azzardatevi ad alzare la spada contro qualcuno neanche per sbaglio e se dovessi perdere o morire, ve ne andreste silenziosamente e velocemente da questo villaggio alla ricerca del vostro capitano. Intesi? Qui me la vedo io." E spronai Diamante per continuare verso il sentiero che portava al centro di quel paese. |
"E sta bene, milord!" Disse Stefan a Hastatus. "Fateci strada fino a quel convento ad est di Camelot. Sperando che la sorte ci sia amica! Le nozze del nostro signore con lady Talia sono fissate per il prossimo mese! Ed io non intendo perdre altro tempo!"
Così, quella compagnia, guidata da Hastatus, prese la via verso il convento più vicino a Camelot: quello di San Colombano. |
"Milady, la giustizia ha già fatto il suo corso!" Disse Cosimus ad Elisabeth. "E voi giungete tardi! Guisgard è colpevole e troverà la giusta condanna. Ora è tardi. Vi auguro la buonanotte, milady!"
E detto questo, Cosimus si mise a dormire. Il bosco era semibuio, quasi avvolto dal lungo manto del crepuscolo. La ragazza, vestita solo con una lunga camincia bianca, era immobile ed i lunghi capelli biondi ne coprivano il volto. "Non posso trattenermi oltre... lui potrebbe tornare..." disse ad Elisabeth. Ad un tratto si udì il rintocco di una campana lontana. Un' ombra cominciò ad avanzare. "Eccolo, è lui..." sussurrò la ragazza. Elisabeth cercò allora di scorgere il volto di quell'ombra, ma il buio ne celava i tratti. "Il capitano sta arrivando!" Gridò all'improvviso un uomo a cavallo che comparve all'improvviso. "Lui è qui! Forza, prepariamoci... ha promesso che ci addestrerà a tirare di spada!" Elisabeth si voltò di nuovo verso quella ragazza e si accorse che la sua camicia era ora macchiata di vivo sangue.... "Aiutami..." sussurrò la ragazza. Elisabeth si svegliò di soprassalto. Era ancora buio e l'aria fresca della notte rendeva il cielo limpido. Intorno a lei c'era solo silenzio, interrotto solo dai passi delle guardie di Cosimus, impegnati con i loro turni di guardia. |
A quelle parole di Polgara, il ragazzo chiese ai 2 stranieri di seguirlo.
"Milady..." cominciò a dire Mion "... lasciate che sia io ad affrontare quell'uomo. Ho sostenuto molti duelli e ne sono uscito sempre vincitore. Osservate la mia spada..." aggiunse poi estraendola dal fodero "... essa è costruita secondo l'arte e la maestria orientale. La forgiò un grande fabbro, Muramasa, in una luogo tanto misterioso quanto magico, detto la Fucina del Drago, in una località segreta sull'isola di Hokkaido in Giappone." "Eccoci al palazzo del mio signore." Intervenne il ragazzo. Un attimo dopo il ponte levatoio fu fatto scendere ed i 3 ebbero così accesso alla fortezza di Cimeric il Sassone. E subito si avvicinò a loro un vecchio. "Il mio signore vi stava attendendo..." disse "... ma solo chi raccoglierà la sua sfida avrà accesso al verziere dove egli ora si trova." |
La pioggia cadeva intensa, indifferente ai drammi ed alle paure del mondo.
Il borgo di Capomagnus si era assopito all'improvviso e le luci della festa si erano ormai spente. "La faccenda del convento è affar mio, milady..." disse Guisgard "... voi ignoratela..." Restò un attimo in silenzio, poi aggiunse: "Questo vecchio mondo ha le sue leggi... vecchie quanto il tempo... ed un uomo come me non può fuggirle in eterno... ma voi forse non potete capirmi..." Giunsero così a casa, dove trovarono ad attenderli la vecchia zia. "Santo Cielo!" Esclamò la donna. "Siete completamente bagnati! Vieni, cara..." disse poi a Talia "... ho dei vecchi vesti che ho cucito tempo fa... così potrai cambiarti." Poi, accorgendosi che Guisgard andava via di nuovo, lo chiamò: "Ehi, dove vai? Fuori piove ancora!" "Voglio restare da solo." Rispose lui, uscendo rapidamente. http://moonwolves.files.wordpress.co...mofheaven1.jpg |
Feci un cenno a Maladesh per farci capire che avevo capito poi rivolto al monaco dissi: scusate signore avreste anche un posto per il mio fedele compagno di avventura mentre guardai buck e aspettai una risposta.
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Lo guardai uscire mentre sua zia mi trascinava vicino al fuoco, ero triste. Forse il problema non era Iwan, e non ero nemmeno io... ma questo pensiero non mi impedì, poco dopo, di odiarmi mentre mi andavo a coricare.
Continuai a rigirarmi nel letto per tutta la notte. Ero inquieta, agitata, preoccupata per quella testa calda che avrebbe rischiato di farsi ammazzare senza un vero perché... fu in quello stato di mezza coscienza tra il sonno e la veglia che rividi l'ennesimo stralcio di vita passata, rividi Raphael... Lui era disteso sul letto, le spalle e la testa poggiati su di un soffice cuscino, la mani posate sul risvolto candido della coperta; io ero in piedi, prendevo in mano mille oggetti e mille li riposavo al loro posto, nell'assurdo tentativo di tenermi occupata per non pensare. “Che cosa fai?” la sua voce mi raggiunse, melodiosa ma intrisa di quel tono ironico e un po' canzonatorio che sempre aveva. “Metto in ordine!” risposi, accennando distrattamente alla stanza, già perfettamente ordinata. “Vieni qui!” Obbedii e mi avvicinai al letto, sedendomi sulle coperte. “Allora... Che cosa c'è?” chiese Raphael, spostandomi una ciocca di capelli da davanti agli occhi. “Ho paura!” mormorai, era la prima volta che glielo dicevo. “Perché?” Scossi la testa vigorosamente. “Lo so!” disse lui per me “Hai sentito dire che...” “Non dirlo!” lo interruppi: mi sembrava che, se l'avessimo detto, ne avremmo decretato l'ineluttabilità. “Andrà tutto bene!” mi incoraggiò lui. “Non mi lascerai, allora?” mormorai, con un tono che sapeva di preghiera. Lui sorrise, sorrideva sempre quando era con me... era una della cose che mi piacevano di lui... poi rispose: “Temo non dipenda da me!” “Lo so!” dissi, comprendendo la stupidità di quello che avevo detto. Restammo così, in silenzio, ancora per un po' poi lui prese la mia mano tra le sue: “Devi promettermi una cosa!” disse “Devi promettermi che non ti arrenderai! Tu non sei come loro, non fare che le loro leggi spengano la tua voglia di vivere!” “Non potrò farcela da sola!” obbiettai con le lacrime agli occhi. “Ma certo che puoi!” mi riprese “Ce la farai, vedrai... sei in gamba!” Allora mi piegai e lo abbracciai forte, lui ricambiò l'abbraccio per un istante, poi mi allontanò: “E' meglio che tu vada, ora!” disse in fretta “E' tardi!” Annuii e mi alzai: “Ci vediamo domani?” Lui non rispose, si limitò a sorridermi. Ero già sulla porta quando mi richiamò: “Ti adoro!” mi disse “Sei sempre stata la mia preferita... lo sai, vero? Sei la mia migliore amica!” Sorrisi: “Sono più che una tua amica, sciocco!” Lui scosse la testa: “Non è vero! Avere gli stessi genitori è una cosa che capita! Essere fratello e sorella è una cosa che ci è capitata... i fratelli non si scelgono. Gli amici si! E tu sei l'unica amica che io abbia mai desiderato!” “Anche tu sei il mio migliore amico!” risposi “Anzi...” soggiunsi ridendo “Sei l'unico uomo della mia vita!” Anche lui rise: “Tra qualche anno cambierai idea su questo, vedrai...” Stavo già uscendo quando lo sentii soggiungere: “...e vorrei tanto essere ancora vivo per vederlo, quel millantatore!” Forse lui già sapeva che quella ferita profonda all'addome, che l'avava costretto a letto appena due giorni prima, l'avrebbe portato via nel giro delle due ore successive. Io non lo sapevo, ma quella fu l'ultima volta che gli parlai. Mi svegliai con una strana sensazione addosso, la stessa ansia con la quale mi ero addormentata ma con l'aggiunta di qualcosa di nuovo a cui non riuscivo a dare un nome. Pensai a Guisgard un momento, a cosa gli stesse passando per la testa... Nervosamente mi alzai e andai vicino alla finestra, doveva essere quasi l'alba a giudicare da quella luce indefinita che colorava ogni cosa con strane sfumature, l'aria fuori era brumosa e umida, come se fosse smesso di piovere da poco. Appoggiai la fronte al vetro freddo della finestra e chiusi gli occhi, desiderando scomparire in quella nebbia, sciogliermi tra quelle minuscole goccioline e svanire. Le ultime parole di Raphael mi risuonarono di nuovo nelle orecchie. Sorrisi. Già! |
"No Mion, vado io è il mio compito lo so." e gli sorrisi, perchè nostante tutto gli essere umani mi facevano tenerezza.
Alle volte percepiamo che ci sono cose che solo noi possiamo e dobbiamo affrontare, indipendentemente dal risultato che avranno. "Rubens, vola amico caro, tu sei libero, vai!" e lasciai che Rubens avesse la sua libertà. "Avanti ragazzo portami dal tuo re, io sono pronta!" |
Dopo avere cavalcato per quasi tutta la giornata, ci accampammo, non lontano da un bosco.
Mi avvicinai a Stefan e dissi: "Non siamo molto lontani... Più tardi, quando i vostri uomini si saranno sistemati, vorrei parlare con voi... vorrei conoscere qualche dettaglio in più su quanto sta accadendo." |
Maladesh ed i suoi furono così condotti all'interno del convento.
"Certo che abbiamo posto anche per il tuo fedele cane, mio giovane fratello!" Disse il monaco che li stava accompagnando a Cavaliere25. "Che convento è questo, fratello?" Chiese Maladesh. "Secondo la leggenda fu fondato da San Colombano..." rispose il monaco "... quando il santo era diretto verso nord ad evangelizzare i celti." Proseguirono ancora per un pò, fino a quando il monaco mostrò loro 2 celle con 2 letti ciascuna. "Ecco..." disse "... qui potrete riposarvi. E domani, a Dio piacendo, vi presenterò tutti gli altri monaci del convento. I 4 ringraziarono e si divisero i letti: in una cella andarono i due assistenti, mentre nell'altra presero posto Maladesh e Cavaliere25, con Buck che dormiva accucciato ai piedi del suo letto. |
"Io non capisco, milady..." disse Mion a Polgara "... ma cosa volete dimostrare? Perchè correre questo rischio?"
Ma il giovane aveva già fatto strada a Polgara. In breve la ragazza fu condotta all'interno di un vasto e lussureggiante verziere. Sfarzose fontane ne ornavano le piccole piazzette che si aprivano all'incrocio delle stradine che lo percherrevano in lungo ed in largo. Uccelli dal raro piumaggio cantavano melodiosi sui rami di alberi sconosciuti alla ragazza. Ad un tratto, giunti in una piccola radura, Polgara ed il giovane accompagnatore, furono accolti da alcune ancelle. Erano vestite alla maniera celtica ed erano giovanissime. "Perchè entri nel mio giardino, ragazzo?" Chiese all'improvviso una voce che proveniva da dietro a quelle ancelle. "Mio signore..." rispose chinandosi il ragazzo "... questa dama chiede di sfidarvi..." "Una dama?" Ripetè quella voce. "E perchè mai una dama ha deciso di morire per mano mia?" "Non so, mio signore." Rispose il giovane. "Non mi intendo di queste cose." Allora le ancelle si divisero e finalmente si mostrò colui che aveva parlato al giovane. Era un uomo alto e robusto. Vestito di un lungo mantello ed armato di una lunga ascia. Il volto era rude e l'espressione accigliata. Il capo era rasato ed una barba incolta copriva le sue guance ed il suo mento. "Non so perchè siate qui, milady..." disse Cimeric a Polgara "... forse cercate qualcosa o forse tentate di fuggire da qualcosa... ma sappiate che qui troverete solo dolore, pianto e lutto..." E si fermò a fissarla. http://2.bp.blogspot.com/_acn5tFl2uQ...helsing-02.jpg |
Mi sedetti di scatto ero ansimante ..come succedevca spesso dopo aver sognato......Cosimus dormiva avvolto nel suo mantello ...mi alzai .......e mi allontanai dal fuoco.....incominciai a rivivere le immagini del sogno...una ragazza dall'abito sporco di sangue, non mi sembrava di averla mai conosciuta ....parlava del comandante delle guardie....Cosimus e Guisgard....non avevo visto l'uomo in volto, dovevo riflettere.Il bosco...si il bosco, mi avvicinai ad un albero dal tronco cavo......e mi sedetti all'interno, seduta sulla nuda terra mi sentii protetta dalla natura mi sentivo un tutt'uno......incomincia a rivedere il volto della ragazza e a sentirne la paura e il gelo della morte....Parlami ...parlami...torna e parlami...........un rumore improvviso mi fece aprire gli occhi, e uscii dal mio rifugio...era buio ed intravidi una sagoma, non riuscivo a distinguerla....era una ragazza.......la ragazza del sogno.....la sentii passarmi accanto e le sfiorai la mano.......irreale fu quel tocco e la mia mano si sporco' di sangue e lacrime.......Mio Dio ......che cosa avevav a che fare la sua morte con quella del figlio del marchese......Tornai all'accampamento....e feci per salire a cavallo.....
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Quel posto era un misto tra un loco magico ed incantato ed un tetro inganno.
Non avevo paura, era un sentimento che non provavo mai: "Sono qui perchè così è stato scritto..ascoltate se perderò avrete la mia vita, ma se vincerò dovrete soddisfare una mia richiesta, indipendetemente quale essa sia. Siete d'accordo?" Lo fissai negli occhi, era robusto e spietato, non sarebbe stata una lotta facile. |
Mi sdraiai sul letto e dissi rivolgendomi a Maladesh ora amico mio cerchiamo di riposare abbiamo ancora tanta strada da fare poi guardando buck dissi buon riposo anche a te e cerca di dormire che abbiamo bisogno di te devi essere in forma poi mi misi a pensare chissà quando lo troveremo quel Guisgard come mi comporterò dopo averlo liberato da quella gabbia.
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Cominciava ad albeggiare.
Le grandi e tempestose nuvole vagavano ora verso Oriente, lasciando un cielo sgombro e tinto di un vivace ed intenso rosato. L'aria del mattino era fresca e rendeva limpido lo scenario che circondava il borgo. La foschia e la nebbia erano svanite. Ma non dal cuore di Guisgard. Contrastanti sensazioni attraversavano il suo cuore ed il suo animo. Echi di un passato lontano, dubbi, incertezze, desideri e sogni solo appena sussurrati. Il cavaliere aveva trascorso la notte ad attendere che la Luna si affacciasse dalle alte ed impietose nuvole. L'aveva cercata, chiamata, invocata, ma essa non aveva risposto al suo invito. Una notte senza Luna e senza pace. Ad un tratto Guisgard sentì dei passi. "Sapevo che non avresti trascorso a casa questa notte." "Tisson? Cosa ci fai qui?" Chiese Guisgard al suo amico. "Non sai che il figlio del maniscalco si alza all'alba!" Rispose ridendo Tisson. Guisgard sorrise. "Raccoglierai davvero la sfida di Iwan?" "Si..." rispose Guisgard fissando il Sole nascente "... avrei dovuto risolvere questa questione tempo fa..." "Perchè ora?" Chiese Tisson. "Perchè ora che sei braccato? Hai altro a cui pensare!" "No, risolverò prima questa faccenda." "Io non ti capisco..." "Lo so." Disse Guisgard. "Ma non posso farci niente." "Lo fai per lei, vero?" Chiese Tisson. "Per quella ragazza?" "Io e Iwan abbiamo un conto in sospeso da tempo... è giunto il momento di risolverlo." "Sai, Iwan ha trascorso questi ultimi anni ad allenarsi intensamente..." disse Tisson "... proprio aspettando di potersi battere con te... è diventato molto abile..." Guisgard per un momento non disse nulla. "Tisson, ricordi tuo padre?" "Si, che Dio l'abbia in gloria." Rispose Tisson. "Bene... giura davanti alla sua anima... giura, amico mio..." "Qualunque cosa per te..." "Giura che se mi accadesse qualcosa..." continuò a dire Guisgard "... tu proteggerai Talia... giuramelo, Tisson! Giuramelo adesso!" "Non dire queste cose..." "Giuramelo su tuo padre!" Disse ancora Guisgard. "Giurami che veglierai sui miei zii e su di lei!" "Lo giuro." Rispose Tisson. "Davanti all'anima di mio padre." "Se stasera al tramonto io dovessi..." aggiunse Guisgard "... voglio che la mia salma arrivi al vescovo... così che nessuno verrà più a cercarmi quaggiù... e sarete tutti al sicuro..." Intanto, a casa, la zia era preoccupata. "Il nostro ragazzo ha trascorso fuori la notte..." disse al marito. "E' sempre stato troppo avventato!" "Lascialo perdere..." rispose lo zio "... un uomo, certe volte, deve stare da solo..." "E da quando fai questi discorsi, tu?" "Tu pensa solo a preparargli qualcosa di buono per colazione..." aggiunse lui "... anche se dubito avrà molta fame..." "Ora dove vai?" Chiese la zia. "A preparare la legna per stasera..." rispose lui "... l'aria oggi è abbastanza freschina..." Ed uscì. |
Cimeric fissò Polgara.
"Una vostra richiesta?" Chiese quasi stupito. "Che stranezza è mai questa!" Restò un attimo a riflettere, poi aggiunse: "E sia... qualora fossi io ad uscire sconfitto dalla nostra contesa, esaudirò qualsiasi vostra richiesta... è deciso." Cimeric guardò di nuovo Polgara, cercando di capire cosa provasse davvero quella ragazza. "Sapete bene, vero" Chiese all'improvviso "che non uscirete viva da questa tenzone?" E poi cominciò a fissare gli alberi che crescevano in quel verziere. "Osservateli bene..." disse a Polgara "... tutti..." Sui loro tronchi, infatti, vi erano appesi scudi e stendardi di ogni tipo. Erano appartenuti ai cavalieri che Cimeric aveva vinto. |
Non mi voltai, ma respirai, respirai profondamente e sentii la fresca aria scendermi nei polmoni e diffondersi ovunque nel mio corpo.
La memoria andò indietro, molto indietro forse negli unici attimi di profonda felicità che io ricordavo, delle braccia gentili che mi cingevano, degli occhi dolcissimi che mi fissavano e quel profumo.."Aiutami come sempre hai fatto, guidami tu!" Poi aprii gli occhi ed urlai:"In guardia Cimeric!" colpendo con forza sul bastone dell'ascia. Dovevo sfiancarlo, solo allora, forse avrei potuto avere l'attimo di debolezza che mi avrebbe permesso il vantaggio. Astuzia e velocità solo queste erano le mie carte vincenti... |
Stavo uscendo dalla mia stanza quando sentii gli zii parlare, una nuova inquietudine mi avvolse: non era rientrato, dunque. Ma dov’era?
Attesi per un momento ferma sulla porta, poi lentamente mi feci avanti sforzandomi di sorridere… fu un sorriso tirato, invero, ma era il meglio che potevo fare in quel momento. Poco dopo ero in cucina… iniziai a muovermi per la piccola stanza fingendomi occupata, facendo qualsiasi cosa, prendendo in mano qualsiasi cosa pur di tenermi impegnata! Notai che la zia seguiva tutti i miei movimenti con la coda dell’occhio, ma non potevo farci niente: sentivo che se mi fossi fermata sarei esplosa! “Esco io a prender la legna!” dissi ad un tratto, rendendomi conto di non aver più niente da fare lì dentro, neanche per finta. In fretta afferrai l’ampia cesta e uscii dalla casa. |
Ma proprio mentre Elisabeth stava per salire a cavallo, sentì una mano prendere le redini.
E per un attimo quella mano gli apparve sporca di sangue. Ma solo per un attimo. "Dove volete andare a quest'ora e da sola, milady?" Chiese Cosimus, guardandola con sospetto. "Non riuscite a dormire?" "Tutto bene, milord?" Chiese avvicinandosi uno dei suoi soldati che montava di guardia. "Si... tutto bene..." rispose Cosimus, senza smettere di fissare Elisabeth "... è quasi l'alba... sveglia tutta la compagnia... ripartiremo appena possibile." "Si, milord!" "Milady..." aggiunse Cosimus "... qualsiasi cosa voi sentiate, non mi importa se con gli occhi o con l'anima... è a me che dovete dar conto. Ricordatelo ora come in futuro." E poco dopo, con le luci del nuovo giorno, ripartirono. |
Lo zio accomodava la legna in una piccola capanna tra la casa ed il fenile.
In quel momento si accorse di Talia. "Già, sveglia?" Chiese il vecchio zio. "Sei in pena per Benard? Eh, si... quel ragazzo ha sempre avuto la testa calda... ma vedrai che tornerà presto." Aggiunse sorridendo. |
"Si, ma se non tornasse questa volta? Se..." mi interruppi, non sapevo bene neanche io cosa mi feriva, figurarsi se potevo spiegarlo!
"Lasciate perdere!" conclusi, iniziando a sistemare nella cesta i legni da portare in casa per i fuoco. |
Ma mentre Talia prendeva un pò di legna da mettere nel cesto, un pezzetto gli cadde a terra.
Una mano lo roccolse. "Non dovreste fare questo genere di lavoro..." disse Guisgard alla ragazza mettendo il pezzetto nella cesta "...non siete abituata..." La fissò per un momento. "Sciocchezze, Bernard!" Intervenne lo zio. "Una buona moglie deve saper portare avanti la casa. Ma poi, dove diamine sei stato tutta la notte? Ah, ragazzo mio..." e si allontanò brontolando. |
"Grazie!" dissi a mezza voce, poi rapidamente mi voltai e continuai a riempire la cesta.
'Non chiedere!' disse una vocina nella mia testa. Rimasi in silenzio per un attimo, poi dissi: "E' piovuto molto questa notte..." 'Zitta!' disse la stessa vocina. "...è stato freddo..." 'Basta!' La cesta era ormai piena, con la determinazione della testardaggine la afferrai e la trascinai fuori dalla capanna. "Si può sapere dove eravate?" dissi infine, senza riuscire a trattenere una vaga nota di apprensione. 'Ecco, appunto! Complimenti!' sbottò la vocetta. |
"Mi spiace abbiate sentito freddo, stanotte." Disse con un sorriso Guisgard. "In effetti si avvertiva un pò di freschino. Già..." aggiunse poi prendendo dalle sue mani la cesta piena di legna.
"Va bene, mi farò perdonare..." continuò "... vi và di venire in un posto con me? Volevo mostrarvi una cosa, prima che..." si interruppe, poi dopo un attimo riprese a dire "... prima che faccia buio. Senza la luce del giorno non è più la stessa cosa. Facciamo colazione e poi si va. Va bene? Così mi mostrerete come mangiate le focacce nel latte!" E rise di gusto. |
Immobile, attonita, lo osservai avviarsi verso la casa con la cesta come se niente fosse... se avessi avuto qualcosa tra le mani in quel momento, qualsiasi cosa, giuro che gliel'avrei tirata dietro!
Alla fine però scossi la testa, sorridendo a mia volta. "Le focacce?" dissi, correndo avanti e sorpassandolo "Vedrete... ho imparato. Sono un'esperta ormai, nessuno può battermi!" |
La zia, visibilmente rasserenata, servì loro un'abbondante colazione.
"Ehi, siete un portento!" Esclamò sorpreso Guisgard. "Mai visto nessuno mangiare una focaccia in modo migliore!" Si alzò, con il suo solito modo di fare guascone, e aggiunse: "Milady, i miei complimenti! Continuate così e diventerete una contadinella ideale! E vi ritroverete la fila fuori casa di spasimanti intenzionati a sposarvi!" E rise forte. "Certo, mica sono tutti tonti come te!" Gli rispose la zia con un tono vagamente indisposto. "Che colpa ne ho io se nessuna vuole prendermi come marito!" Esclamò divertito Guisgard. "Però non mi avete detto se avete deciso o meno di venire con me il quel certo posto..." chiese poi a Talia "... e state tranquilla, prometto di fare il gentiluomo!" E la fissò con il suo solito sorriso. |
Finii di mangiare la mia focaccia in tutta calma, ben decisa a non raccogliere la pur minima provocazione... mi sentivo allegra in quel momento, stranamente leggera.
Quando ebbi finito alzai gli occhi su di lui, ostentando un'aria vistosamente scettica: "Il gentiluomo, eh!" dissi, come soppesando la cosa "Il che vuol dire niente prese in giro, niente critiche, niente obbiezioni a qualsivoglia mia richiesta, niente colpi di testa... E credete di esserne in grado?" lo scrutai ancora per un momento, poi risi: "Ebbene, non fosse altro che per mettere alla prova questa novità... andiamo a vedere questo misterioso luogo!" Mi alzai, con un sorriso agli zii, e volai fuori. |
La notte al convento trascorse serena.
Maladesh ed i suoi riposarono finalmente in letti veri e l'alba li trovò freschi e rinfrancati nelle forze. Scesero, secondo gli usi di quel santo ed austero luogo, prestissimo e furono presentati dal monaco che li aveva accolti a tutti gli altri membri dell'ordine. Compreso il priore, un uomo anziano, ma dalla tempre ancora forte, originario dell'Irlanda. "Potreste indicarci..." cominciò a chiedergli Maladesh "... un posto particolare?" "Cosa intendete?" Chiese il priore. "Ecco, noi siamo" aggiunse Maladesh "... intenti a portare il Vangelo nei posti più dimenticati... potreste, voi che siete esperto conoscitore di questi luoghi, indirizzarci in un villaggio poco battuto e conosciuto?" "Beh..." rispose il priore "... ce ne sono diversi in questa zona... un luogo che potrebbe soddisfare la vostra fame di pescatori d'anime potrebbe essere il villaggio di Pomighen... o anche Liciniaus Castrum... o, se volete spingervi più verso nord, ci sarebbe il borgo di Capomagnus nella vecchia Cornovaglia..." |
Polgara colpì rapida e precisa.
La sua spada emanò scintillanti bagliori a contatto con l'ascia di Cimeric. "Così è la vita..." disse lui, mentre parava e respingeva quel primo attacco della ragazza "... richiede forza, astuzia e determinazione!" Bloccò l'ultimo colpo e spinse indietro Polgara, liberando la sua pesante ascia dalla spada della ragazza. "Ma tutte queste cose da sole non bastano per conseguire una vittoria..." riprese a dire afferrando con entrambe le mani la sua arma "... occorre anche la capacità di leggere gli eventi... e capire quando è possibile attaccare... perchè spesso ci troviamo davanti un nemico molto più forte di noi..." E detto questo cominciò a far roteate la sua ascia. Un attimo dopo, prese ad attaccare Polgara con possenti e pesanti colpi. |
"Milady..." disse Guisgard con un profondo inchino "... vedrete che oggi sarò un degno cavaliere. Nemmeno Lancillotto, da tutti definito a ragione cavaliere ed amante perfetto, potrebbe battermi oggi in cortesia."
Sorrise come al suo solito e divertito aggiunse: "E se per strada dovessimo incrociare la famigerata Carretta dell'Infamia, ci salterei su senza pensarci due volte! Lo prometto solennemente!" E rise di gusto. I due così si avviarono verso il luogo conosciuto da Guisgard. Seguirono la vecchia strada che tagliava in due il borgo, fino a quando diventava sentiero, che a fatica si apriva un passaggio nella selvatica boscaglia. Ed attraversato un piccolo ruscello dalle acque limpidissime, si ritrovarono a salire un piccolo dosso naturale, simile ad una bassa collinetta. Da qui si aprì agli occhi dei due ragazzi uno spettaccolo incredibile. Il vento soffiava sulla vallata, nella quale, come un vecchio addormentato, si adagiava l'antico borgo. Le cime degli alberi si chinavano sotto quel fresco vento quasi a voler salutare i due ragazzi, che come un principe ed una principessa sembravano voler prendere possesso delle loro terre. Il Sole nel cielo terso ed azzurrissimo inondava col suo vigore quella verdeggiante terra, animata dagli intensi colori che fiorivano su di essa. "In questo luogo ci venivo da piccolo..." cominciò a dire Guisgard "... era il mio rifugio, il mio regno... qui potevo ascoltare e parlare al vento... e quando ero triste o arrabbiato arrivavo anche a fare a pugni con quel vento." Respirò forte, lasciando, come allora, che il vento soffiasse sul suo volto e sul suo cuore. "Questa terra ha un sapore particolare, unico..." continuò a dire "... lo si sente ovunque... nei frutti che si colgono dagli alberi, nel profumo dei fiori che vi crescono o nell'odore dell'erba dopo un temporale... ogni cosa ne è intrisa... ascoltate..." disse a Talia. "Aspettate..." aggiunse poi strappando un corposo grappolo d'uva selvatico da una vigna ed offrendolo alla ragazza "... assaporatelo lentamente e potrete sentire quel sapore... è il sapore della gente di qua... con i suoi sogni ed i suoi desideri... è un sapore fatto di tante piccole cose, ma che da sole sanno riempire una vita..." Si voltò poi di nuovo a guardare la vallata. "Ho promesso a me stesso che un giorno sarei venuto a viverci..." concluse "... solo qui mi sono sentito veramente libero... e solo qui ho immaginato il mio futuro e la mia felicità..." |
Era indiscutibilmente molto forte, molto forte!
Parare i suoi colpi mi richiedeva ogni volta una gran energia, sapevo che avrei avuto una sola chance di farcela. Venne il momento e tutto fu fulmineo. Riuscii a parare uno dei suoi possenti colpi e bloccai l'ascia al terreno con la mia spada. Con un'agilità che avevo con duro lavoro esercitato, girai su me stessa, estrassi con la sinistra uno spillone dal bavero e con colpo deciso lo conficcai nell'angolo tra la spalla ed il collo. Poi balzai lontanto da lui. Lo spillone era sottile, non avrebbe potuto causargli la morte, ma era intriso di un estratto di selce e belladonna che dava paresi e stordimento, sarebbe caduto al suolo con un gran tonfo. Ad ogni modo Cimeric era di corporatura grossa, quindi avrei dovuto attendere un po' prima di vedere gli effetti, dovevo resistere anche se il fiato mi mancava! |
Lo osservai stupita, prendendo l'uva dalle sue mani e assaggiandone un chicco... ero colpita da come, nonostante tutto, riuscisse talvolta a sorprendermi.
Il luogo era splendido, sembrava un sogno, e quell'uva aveva un sapore speciale... chiusi gli occhi e respirai il vento. Mi sentii avvolgere, quasi sollevare e per un momento mi parve di volare... per un momento mi dimenticai chi ero e da cosa stavo scappando, mi dimenticai di tutti quei guastafeste che probabilmente anche in quel momento mi stavano cercando, mi dimenticai degli obblighi che sempre avevano riempito la mia vita, mi dimenticai di tutto quanto non fosse in quel momento su quella collina... Assaporai quella sensazione per un attimo, poi riaprii gli occhi. “Non è tardi per realizzare i vostri sogni!” dissi, con la voce di chi ha ancora fiducia “Potreste ancora venire a vivere qui! Potreste ancora avere un futuro in questa terra ed essere felice... Troveremo un modo, ne sono certa, un modo per sistemare questa brutta storia! E allora sarete di nuovo libero e verrete a vivere quassù!” sospirai, cercando di non chiedermi dove, invece, sarei stata io in quel momento, e mi sforzai di sorridere “…Sarà splendido!” |
Ascoltai con attenzione il priore e dissi rivolgendomi a Maladesh quale luogo scegliamo? poi avvicinandomi a Maladesh chiedendogli sotto voce dove si potrebbe nascondere il fuggiasco? avete qualche idea? dopo avergli detto questo mi piegai sulle ginocchia e feci delle coccole a buck.
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Strappai le briglie dalle sue mani......ebbi solo un lieve capo giro le sue mani odoravano di sangue....." Ricorda una cosa Cosimus, non mi trovo qui perche' al vostro servizio ......ma e' un favore per affetto che faccio ai marchesi.......non abusate della mia cortesia, perche' in qualsiasi momento io posso prendere la mia mia strada e voi continuerete per la vostra.......io non faccio parte dei vostri soldati........non azzardarti mai piu' a sfidarmi....."......salii a cavallo e feci andare avanti Cosimus.....non gli avrei mai dato le spalle........ero furente..lo detestavo, ma dovevo trovare Guisgard.....lui era la chiave di tutto...e Cosimus doveva stare molto attento odorava di sangue e non sempre era sangue versato in battaglia per una causa onorevole..........improvvisamente, fui invasa da una strana ansia....sentivo il profumo della pelle di Polgara,quando la stringevo tra le braccia......mi tornarono in mente due guance paffute......e l'immagine della giovane donna quale era adesso.........era in pericolo........incomincia ad intonare la nenia che le cantavo quando piangeva..........non temere ti sono accanto......e la mia voce sara' per te la tua forza ora come all'ora.........
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Cimeric si fermò un momento e portandosi la mano sulla spalla estrasse lo spillone che Polgara gli aveva infilzato.
"Vorreste battermi con questo?" Chiese sarcastico. "Avevate la possibilità di colpirmi con un vero fendente ed invece avete sprecato il vostro colpo! Ora tocca a me!" Si lanciò allora contro la ragazza e cominciò a menare tremendi colpi. Polgara li parava a fatica. Ma più Cimeric colpiva, più lei perdeva energia nel parare i suoi attacchi. Allora, facendo ricorso a tutte le sue energie, Cimeric caricò a testa bassa e colpiì con l'ennesimo colpo Polgara. La spada della ragazza volò via. "Siete alla mia mercè..." disse il sassone ansimando "... recitate le vostre ultime preghiere... per voi è finita..." Ma proprio in quel momento le forze lo abbandonarono del tutto. Sentì la sua testa girare forte e perse l'equilibrio accasciandosi a terra. L'antidoto di Polgara aveva fatto effetto nel momento opportuno. |
Maladesh si fermò un momento a riflettere.
"Quale strada prenderemo, capo?" Gli chiese uno dei due assistenti. "Ragazzo..." prese a chiedere Maladesh rivolgendosi a Cavaliere25 "... quando quel gaglioffo riuscì a beffarti, facendosi liberare, ricordi il suo accento?" Sorrise ed aggiunse: "Lo ricordo io, visto che l'ho tenuto in gabbia per una settimana circa, quel furfante... il suo era un chiaro accento di Cornovaglia... ed è una cosa naturale che quando il lupo è braccato va a ripararsi nella sua tana..." Fissò i suoi e sentenziò: "Miei fedelissimi... si va a Capomagnus, in Cornovaglia!" |
La compagnia di Cosimus riprese così il cammino.
Durante il viaggio, più di una volta, Cosimus osservò Elisabeth, senza però mai dire nulla. E poco prima del crepuscolo avvistarono un castello che dominava la foresta da un piccolo colle. Uno degli uomini andò a chiedere ospitalità per la notte. E quando ritornò, riferì tutto al suo padrone. "Milord..." disse "... al castello vive un'anziana donna e si dice ben disposta ad ospitarci per stanotte." "Bene..." rispose Maladesh "... facci strada." E giunti al castello, la vecchia donna li ricevette con tutti gli onori. "Benvenuti al Castello della Dimenticanza Ritrovata..." disse l'anziana donna "... è un onore per me avere a casa mia una così nobile compagnia." Appena però Elisabeth fu in quel maniero, avvertì una strana sensazione. Come se qualcosa opprimesse quel luogo. Qualcosa di oscuro ed indefinito. http://www.arcanto.it/Gallery/San%20...a%20nebbia.jpg |
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