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Nel frattempo in un misterioso palazzo nel cuore del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25 erano ospiti della misteriosa dama.
Tutti loro furono ospitati nello sfarzoso palazzo, tra cibi prelibati e vini liquorosi di superbo sapore. "Il mio palazzo è casa vostra, amici miei..." disse la bellissima dama ai suoi ospiti "... ed tutte le mie ancelle sono ai vostri comandi." "Milady.." intervenne Belven "... noi, come già vi dissi, siamo attesi da una missione... i nostri compagni si sono persi nel bosco e dobbiamo salvarli..." La dama però lo zittì dolcemente, posando la sua mano sulla bocca di Belven. "Il bosco ora dorme..." disse "... e sarebbe inutile cercare di svegliarlo... guardate..." E con la mano indicò la fiamma del focolare che bruciava. E in esso una strana visione prese forma... Un neonato era in una lessureggiante boscaglia, tra il canto di uccelli dal raro piumaggio e tra capre e mucche che davano latte dolcissimo che si mischiava a del miele che colava da fiori dagli intensi colori. Ad un tratto alcune fiere si avvicinarono al piccolo cucciolo d'uomo, ma invece di sbranarlo si misero a giocare con lui. "Che splendida visione..." mormorò Belven "... è il Paradiso?" "Forse..." sussurrò la bellissima dama "... vedete? Non vi è nulla di male in quel bosco... domani penserete ai vostri compagni... forse..." |
A quelle parole della giovane dama mi insospetti non mi piaceva come persona anche se era molto carina era come se non volesse lasciarci andare via chissà che intenzioni aveva aspettai che rimanemmo soli per discutere con Belvan.
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Intanto, Talia, Llamrei e Argalia avevano incontrato Bumin, Dukey ed il loro seguito.
Bumin fissò con attenzione Talia ed ascoltò con attenzione le sue parole. "Avete ragione, milady..." disse il cavaliere senza smettere di fissarla con il suo sguardo di ghiaccio "... sir Dukey vi riporterà a Cartignone, mentre io cercherò il cavaliere di cui mi parlate... ma prima ditemi... sapreste indicarmi il luogo da dove siete fuggite e dove si trova ora prigioniero quel cavaliere?" |
Lo sguardo di Bumin su di me era tanto gelido che quasi rabbrividii... Mi costrinsi comunque a sostenere quell’occhiata senza battere minimamente ciglio e, dopo un istante di silenzio, risposi: “Una richiesta ben difficile è la vostra, sir... Tuttavia, sono abbastanza certa di potermi orientare di nuovo in quel luogo e, se vorrete portarmi con voi, potrò probabilmente mostrarvi la strada!”
Lanciai, poi, un’occhiata a Llamrei e a Argalia... l’idea di lasciarle sotto la ‘protezione’ di Dukey non mi piaceva affatto, ma non sapevo come trasmettere loro questa mia sensazione. |
Nella casa di Louis, Morven aveva potuto rendersi conto del potere della formidabile Samsagra.
Quel grido e quella luce avevano impressionato l'animo del giovane cavaliere. Lo spirito di quella spada, una volta che Morven era riuscito a sollevarla, si era destato da un lungo sonno, riconoscendo in quel cavaliere qualcosa di straordinario. Ed all'invocazione di Morven, Louis pose una mano sul suo capo. "Possa Colui che benedisse le armi delle Schiere Angeliche contro gli angeli ribelli" cominciò a dire "benedire quest'arma e chi potrà impugnarla... affinchè possa difendere la Fede dai suoi nemici, umani e inumani, preservare la giustizia, diffondere la verità, liberare gli oppressi e proteggere i deboli..." Louis allora segnò tre volte Morven. E proprio in quel momento, Samsagra cominciò a risplendere come non mai e di nuovo quel grido si diffuse nell'aria. Solo Morven però potè assistere e sentire questi prodigi. http://utenti.multimania.it/maligno6..._Calibur_3.JPG |
Bumin osservò Talia.
Poi con la sua voce, che sembrava non tradire mai emozioni, disse: "Siete coraggiosa, milady... davvero siete disposta a tornare in quel luogo dal quale siete fuggita per puro miracolo?" "Già..." intervenne Dukey "... cosa vi spinge a voler ritornarci?" Bumin si voltò e quasi lo fulminò con lo sguardo. E Dukey, comprendendo perfettamente la volontà del suo superiore, chinò il capo senza aggiungere altro. "Volete davvero tornare li dentro?" Chiese quasi sconvolta Argalia a Talia. "Ma forse a quest'ora quel cavaliere sarà morto! E' un'assurda ed inutile pazzia!" "Se la nostra audace dama" disse Bumin "si sente tanto coraggiosa da rischiare ancora pur di salvare quel cavaliere, beh, allora merita senza dubbio la nostra ammirazione..." Fissò per qualche istante Talia e, quasi con un ultimatum, chiese: "Decidete, milady... mi indicate la via, oppure mi accompagnate?" |
Intanto, nel misterioso palazzo della bellissima dama, vista la tarda ora, gli ospiti furono alloggiati nelle stanze preparate per loro.
Arowhena dormì da sola, mentre Belven e Cavaliere25 furono nella stessa stanza. Stessa disposizione fu presa per i due soldati che li accompagnavano. E rimasti da soli, Belven sembrò molto pensieroso. Fissò Cavaliere25 ma senza dirgli nulla. Si avvicinò poi ad una delle finestre e fissò il bosco che avvolgeva il palazzo. "Strana notte questa..." mormorò "... sembra voglia scendere la nebbia... e vi è qualcosa di misterioso nell'aria..." |
Quella voce, musica angelica, quasi un'antica traccia della sua perduta essenza divina...
Morven era ancora stordito. Non era ancora riuscito a comprendere a pieno quel mistero. Tuttavia sentiva che dentro il cuore qualcosa lo incanzava. Bizzarro, ma forse si trattava della spada stessa. Come se Samsagra, una volta liberata, lo spronasse e lo incitasse all'azione. Come un falco troppo tempo tenuto al laccio, la spada voleva che il suo padrone la lanciasse. Attese in silenzio, con gli occhi socchiusi, che la benedizione di quel saggio cavaliere scendesse su di lui... per un istante gli parve quasi un'investitura! Quell'investitura che tanto desiderava, al punto da aver lasciato la sua casa e il suo paese, ed essersi inbarcato in quella misteriosa avventura pur di riuscire finalmente ad ottenerla... l'investitura a cavaliere... ma forse, lo sfiorò quel pensiero, ciò che ho appena ottenuto in questa casa, è molto, molto di più! Si rimise in piedi, sorrise al vecchio cavaliere. "Grazie, signore, per tutto quello che avete fatto per me... mi avete restituito la vita e la salute... e poi mi avete fatto un dono che va ben oltre ogni immaginazione... mi avete mostrato la strada per realizzare il mio sogno, e avete armato la mia mano in modo che io possa realizzarlo! L'uomo cui io devo tutto questo potrà chiedermi in cambio qualsiasi cosa, oggi e in ogni giorno a venire, finchè avrò vita e respiro!" Quindi con un cortese cenno del capo chiese congedo, e l'ultima grazia che gli fosse dato un cavallo, per poter riprendere la sua strada all'interno del bosco. |
Non avevo mai visto Dukey chinare la testa con tanta docilità e la sorpresa per quel gesto, per un momento, mi distrasse dal resto...
Rimasi così immobile con gli occhi puntati su Dukey... con la sgradevole sensazione che qualcosa, in tutta quella storia, mi stesse sfuggendo! La voce tremante di Argalia mi riportò alla realtà. Alzai, dunque di nuovo lo sguardo su quello glaciale di Bumin, e risposi: "Se non fosse stato per causa mia, probabilmente in questo momento quel cavaliere sarebbe lontano da qui... Ma gli dissi che l'avrei ricondotto a Cartignone, e io non lascio mai le cose a metà!" Osservai un istante di silenzio, valutando il volto impenetrabile di Bumin, poi conclusi: "Vi accompagno!" |
Louis sorrise.
Guardò un'altra volta la divina Samsagra e ripensò a sua moglie. Ma ora quella spada aveva scelto un altro padrone da proteggere ed un altro braccio per farsi guidare. "Non ho grazie da chiedervi, cavaliere." Disse Louis. "Solo quella che siate degno di questa spada, servendo il bene e ricoprendo la Fede e la cavalleria di Gloria e fama." Ma mentre i due cavalieri parlavano fra loro, qualcuno bussò alla porta. Luois aprì e rivide Gonzaga, la dama alla quale aveva dato ospitalità il giorno prima. Ma stavolta non era sola. Con lei infatti vi era il nano Goldblum. Ed appena questi vide Luois gli si prostrò ai piedi. "Aiutatemi, cavaliere..." cominciò ad implorare "... un nemico oscuro dimora in questo bosco e siamo tutti in pericolo!" "Di cosa parli?" Chiese Luois. Ma proprio in quel momento Goldblum vide Morven. "Amico mio!" Gridò felice. "Che gioia! Siete vivo!" "Cosa dicevi quando sei entrato?" Domandò Luois. "Si, perdonatemi..." rispose il nano "... una setta di fanatici ed assassini... dobbiamo fermarli... adesso o sarà la fine di tutto ciò che amiamo e che abbiamo!" |
Bumin fissò Talia per alcuni istanti.
"Comprendo il vostro stato d'animo..." mormorò. Si voltò allora verso Dukey e disse: "Accompagnate le altre due dame a Cartignone ed attendete nostre notizie." "Prenderete con voi queste due guardie?" Indicando gli uomini che li stavano scortando. "No, andremo solo noi due..." rispose Bumin a Dukey "... in due avremo più possibilità di non essere scoperti..." Le due guardie allora salirono sullo stesso cavallo, offrendo, secondo gli ordini di Bumin, l'altro cavallo a Llamrei e Argalia. Ma prima di partire, Dukey lanciò uno sguardo a Talia e si avvicinò a Bumin. "Milord, ricordate la ricompensa che mi avete promesso..." "Tranquillo, avrai ciò che hai chiesto..." rispose "... ma non dare troppo per scontato che restare in vita ti sia dovuto..." "Uh... cosa?" farfugliò Dukey impressionato. "Ora andate e riportate le due dame a Cartignone." Ordinò Bumin. E quando i cinque svanirono nel bosco, Bumin si voltò verso Talia tendendole la mano. "Salite in sella, milady... comincia il nostro viaggio in quell'Inferno che voi conoscete molto bene..." |
Bussarono alla porta.
Louis si mosse per aprire e Morven gli andò dietro. Per un istante non vide che Lady Gonzaga, e il suo cuore fu lieto di rivedere la fanciulla ritornare sana e salva... per un attimo rivide nella mente le sagome di quegli uomini... invasati, sanguinari, lo assalivano con furia bestiale, e lui indietreggiava, indietreggiava fino a perdersi nei boschi. Guardò di nuovo Gonzaga e fu lieto, lieto che fosse viva... era una donna, e non era difficile per Morven immaginare cosa avrebbero potuto farle in quei boschi di Cartignone, e rabbrividì a quel pensiero! Ma non appena la fiera sagoma di Louis si fu fatta un po' da parte, il giovane udì una voce familiare, e i suoi occhi corsero in basso a cercarne la fonte. Vide Goldblum e un impeto di gioia lo colse nel saperlo ancora in vita. Si piegò su un ginocchio, per raggiungere l'altezza del compagno, quindi rispose alla sua viva gioia stringendolo in un abbraccio fraterno, con lo slancio di chi rivede in salute qualcuno che credeva ormai perduto. "Goldblum!" esclamò "Mio fedele compagno! Vi credevo morto..." Si staccò dal nano, lo fissò con sguardo lieto, pensando che quella giornata era di certo satura di gioiose nuove. "... come forse anche voi avete dovuto credere di me!" continuò, abbassando di nuovo la voce in un tono più controllato "Ditemi, cosa vi è accaduto? Come vi siete messo in salvo e soprattutto... cosa avete visto o udito, che possa essere di qualche utilità alla nostra missione?" Nel dire quell'ultima parola, il suo sorriso si spense di colpo. Pensò al capitano Belven, a Cavaliere25 e agli altri compagni di cui aveva perso ogni traccia nel bosco. "Ammesso che esista ancora, una missione", concluse amaramente. |
Goldblum fu felicissimo di rivedere in vita Morven.
"Amico mio..." disse "... non so nulla degli altri... persi di vista tutti voi quando ci separammo dopo quell'attacco..." Fissò il cavaliere ed aggiunse: "La missione esiste ancora... lo dobbiamo per noi, per chi amiamo e per chi verrà dopo di noi... quei fanatici vanno fermati!" Chinò il capo ed a voce bassa continuò: "Potremmo chiedere aiuto ai miei fratelli... ma i nani mi disprezzano, mi credono un vigliacco e non accetterebbero mai di combattere al mio fianco... loro sarebbero stati validissimi alleati... sono grandi guerrieri e conoscono ogni angolo del bosco... ma faremo senza di loro, vero?" Chiese con un impeto di orgoglio guardando deciso Morven. |
Nello stesso momento, nei meandri sconosciuti del bosco, Guisgard fu condotto incatenato davanti al gran capo degli Atari.
Con la forza fu fatto inginocchiare davanti a quell'uomo. "E' la seconda volta che ci sottrai ciò che è nostro..." cominciò a dire il capo dei fanatici "... quelle donne erano nostre e tu le hai fatte fuggire..." "Beh..." rispose sorridendo e con sarcasmo il cavaliere "... se avevi problemi di donne avresti di certo potuto risolvere il tutto senza tutti questi casini, non trovi, amico mio?" Ed a quelle parole uno degli uomini che lo tenevano fermo lo colpì con violenza alla schiena. "Quando il tuo supplizio comincerà" disse il signore degli Atari "allora perderai la tua voglia di fare il buffone..." "Se..." rispose tossendo per il colpo subito "... se avevi problemi seri per andare a donne... ti avrei portato io in un posticino discreto... dove ti avrebbero fatto provare un sacco di giochetti..." E di nuovo Guisgard, per le sue parole, fu colpito con violenza. "Ascoltami, cane..." disse il capo degli Atari prendendolo per la gola "... voi maledetti Cristiani, con la vostra Chiesa dispotica e demoniaca, avete cercato in tutti i modi di dominare la Fede e gli uomini... ora però pagherete tutto..." "Ora capisco..." replicò Guisgard col fiato rotto per i colpi subiti "... siete i soliti eretici della malora... che ogni tanto spuntano da qualche fogna... spargete sempre lo stesso veleno... ed in comune avete tutti la stessa cosa... il disprezzo per la vita e per la verità... fortuna che quelli come voi, noi cristiani li bruciamo sui roghi ... la stessa fine che farete voi, porci eretici..." E per la terza volta il cavaliere fu colpito violentemente. A quel punto il capo degli assassini fece un passo in avanti, lasciando che la debole luce delle candele illuminasse il suo volto ricoperto da strani segni. "Ma io... io... ho già visto il tuo volto... ma dove?" disse Guisgard fissando il fanatico capo di quegli uomini "... sono certo di conoscerti... un momento... si, ora ricordo... ti ho visto a Cartignone... tu sei..." E proprio in quel momento fu tramortito da un colpo alla testa. "Portatelo nella sua cella..." ordinò il signore degli Atari "... appena sarà sveglio e lucido subirà il Suplizio della Verità... dove morirà lentamente e tra mille tormenti." E restò a fissare compiaciuto i suoi uomini mentre riportavano quel prigioniero in cella. http://playstationlifestyle.net/wp-c...silhouette.jpg |
Guardai Belvan e dissi signore ho una brutta sensazione non mi piace quella donna a qualcosa di strano non trovate anche voi? dissi guardandolo chissà che ci sarà in quel bosco se vogliamo scoprirlo dobbiamo innoltrarci dentro dissi e capire che fine abbiano fatto i nostri amici
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" Sia ringraziato il cielo" dissi non appena capi che Goldblum era amico di ser Morven. Adesso ero certa che avrebbe avuto l'aiuto che tanto cercava.
Mi sedetti in una panca e osservavo loro e quanta amicizia gli univa , nonostante la loro lontananza forzata. Sentivo parlare di forze oscure e malvagie , di cavalieri e dame prigioniere, del potere malefico che si nascondeva nella profondità del bosco, e mi chiedevo come mai io non ne sentii mai parlare.. forse qualcuno mi proteggeva da lontano...senza che neanche io lo sapessi. Allora alzai la mano e la misi sul mio collo stringendo forte quella piccola croce di legno , che mi regalò l'abate quando lo lasciai...adesso capivo le sue parole " Non te ne separare mai...portala sempre con te solo cosi mi avrai sempre al tuo fianco".. continuavo ad ascoltare i due cavalieri e Goldblum .... |
Stavo ancora osservando il punto in cui le sagome dei tre cavalli erano scomparse alla mia vista tra le fronde, quando Bumin mi tese la mano incitandomi a salire in sella.
“Credo invece che siate voi a dover smontare, sir!” dissi, voltandomi verso di lui ma restando immobile dove mi trovavo. “E’ ben difficile entrare di soppiatto in qualsiasi luogo, se lo si fa in sella ad un cavallo! Correggetemi se sbaglio...” soggiunsi dopo un istante “Ma, in battaglia, se desiderate cogliere il nemico di sorpresa, non attaccate campanelli alla vostra armatura. No?” |
Nella casa di Louis, Goldblum, dopo aver ritrovato il suo compagno Morven, riprese a raccontare:
"Chi vive nel bosco, che siano uomini o animali, segue sempre le stesse regole... le uniche che permettono di sopravvivere... e se vi è un pericolo, qualcosa di oscuro, tutti allora lo evitano e se ne stanno lontani... e questo è stato il grave errore della mia gente, i nani..." Scosse il capo e continuò: "Noi sapevamo... ma pur di vivere in pace facemmo finta di niente... ed io non sono diverso dai miei simili... quando fui cacciato dal villaggio, cominciai a vivere cacciando ed isolandomi da tutto... ed il male cresceva e diventava sempre più forte... ora gli Atari sono potenti e fermarli è quasi un'impresa disperata... se non tentassimo di distruggerli saremmo colpevoli anche noi!" "Ma cosa vogliono quei fanatici?" Chiese Louis. "Invocano la vera fede e professano una crociata contro la Chiesa di Roma..." rispose Goldblum "... ma in realtà vogliono solo vivere senza regole, con l'illusione della libertà senza limiti..." "Ecco perchè odiano la Fede Cristiana e la Chiesa..." replicò il vecchio cavaliere "... non vi è libertà senza regole." "Si, ovvio!" sentenziò Goldblum. Louis apparve pensieroso. "Io sono vecchio e stanco della vita..." disse "... e non potrei esservi di aiuto alcuno..." "Allora cercheremo di stanare noi quei maledetti!" Esclamò Goldblum. "Milady..." fissando Gonzaga "... io vi ringrazio di avermi condotto qui e vi sarò sempre debitore... e se volete essere dei nostri ne saremmo fieri! Vero, amico mio?" Rivolgendosi poi a Morven. |
Nello stesso momento, nel palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Cavaliere25 ed Arowhena si accingevano a trscorrervi la notte.
"E' inutile tormentarsi con strani pensieri, amico mio..." disse Belven a Cavaliere25 "... ora dormiamo, così da recuperare le forze. Domattina ripartiremo in cerca dei nostri compagni." La notte così trascorse silenziosa sul bosco. L'indomani, poco dopo l'alba, le ancelle della bella dama svegliarono gli ospiti, che raggiunsero la padrona del palazzo nel grande salone per la colazione. "Milady, buongiorno a voi." Salutò Belven. "Vi ringraziamo di nuovo per la cortese ospitalità e vi annunciamo che partiremo subito per riprendere la nostra missione." "E volete ripartire senza scorta?" Chiese la dama sorridendo. "Cosa intendete dire?" Domando Belven. "I vostri due soldati che vi scortavano, ricordate?" "Certo, sono giunti con noi ed immagino stiano già preparando i cavalli per partire." "Arrivate tardi, mio signore..." disse la dama "... hanno si preparato i cavalli, ma per partire da soli... sono infatti andati via all'alba." "Cosa? Impossibile!" "Controllate voi stesso..." Belven allora corse prima nelle scuderie, poi per il grande cortile ed infine raggiunse il verziere. Ma dei suoi uomini non c'era più traccia. Andò allora nelle stanza in cui i soldati avevano trascorso la notte, ma anche li non c'era traccia di loro. "Avete visto, milord? I vostri uomini sono andati via all'alba... portando con loro tutti i vostri cavalli... sono dispiaciuta a non possederne di miei, altrimenti vi avrei offerto io i degni destrieri per riprendere la vostra nobile missione..." E tutto ciò fece sembrare a Belven di essere caduto in uno strano incantesimo, mentre quella bellissima donna lo guardava con un sorriso che sembrava incantato. http://www.ize-stuff.com/picture/dvd...bellucci-2.jpg |
Dissi maledizione quei due cavalieri ci hanno fregato anche i nostri cavalli ma appena li ritrovo gli e la faccio pagare cara dissi poi rivolto a Belvan dissi e ora che facciamo mio signore ci toccherà andare a piedi nel bosco e guardai negli occhi la strana dama che sembrava prendersi gioco di noi
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Nel frattempo, in un altro lato del bosco, Talia era rimasta sola con Bumin.
Il cavaliere, nell'udire le parole della ragazza, sorrise lievemente. "Siete sveglia e scaltra, milady..." disse "... e questo vi rende più pericolosa di un cavaliere ben armato..." Scese allora dal suo cavallo ed aggiunse: "Quanto a me, non amo prendere di sorpresa i miei nemici... amo vedere nei loro occhi la paura ed il terrore... devono guardarmi bene in volto e scorgere dai miei occhi cosa accadrà loro per mano mia..." Prese poi il suo cavallo per le redini e fece cenno a Talia di indicargli la via per entrare nell'oscuro regno degli Atari. E nemmeno per un'istante Bumin tolse il suo sguardo da Talia. Osservava ogni espressione, ogni gesto ed ogni emozione di quella ragazza, come a volerne comprendere ogni suo pensiero. http://humordistrict.com/wp-content/...91_390_580.jpg |
Morven ascoltò le parole di Goldblum con ansia sempre crescente.
Nell sua mente cercava di far collimare le immagini che aveva, di quegli uomini agili e armati che li avevano assaliti nella faresta, con le descrizione dell'ombra che il suo amico stava facendo. Per un istante, nell'udire che in tanti erano già al corrente di molte, preziose informazioni, si sentì bruciare il cuore. Forse molti strazi e molti dolori avrebbero potuto essere evitati, se solo qualcuno, anche solo uno... "E quindi la vostra gente sapeva?" irruppe Morven, senza riuscire a contenere lo sdegno. Ma la sua ira incontrò il volto dolente del nano, e il giovane cavaliere rammentò a se stesso quanto quel guerriero lo avesse colpito con le sue lacrime e le sue parole, quel giorno nella radura. Così il suo tono si addolcì, e di nuovo si rivolse a lui come ad un fratello. "Oh, Goldblum... dunque voi, voi tutti sapevate?" e dalla sua voce, quella volta trapelò soltanto un profondo dolore "Se è così, allora, avete ragione voi... la nostra missione non è finita. Noi dobbiamo portare riscatto a questa mancanza! Voi, Goldblum, amico mio, conoscere questi boschi e conoscete il nemico... siate la mia guida in questo luogo di terrore e di sconforto. Soccorretemi nella mia ricerca della giusta gloria, e soccorrendo me innalzerete voi stesso, riscattando il torto che la vostra razza, con il suo silenzio, ha perpetrato sui corpi di quelle povere ragazze!" Poi si levò in piedi e il suo sguardo corse a cercare Lady Gonzaga, che si era fatta un po' da parte e che era rimasta in silenzio ad ascoltare per tutto quel tempo. "Milady," disse, con un tono che tradiva appena un lieve rimprovero dietro il velo della cortesia "siete stata avventata a lasciare da sola questa casa! Mai vi furono tempi peggiori di questo, nè mai vi furono luoghi più perigliosi di questa bosco per l'incolumità di una giovane donna! Voi siete stata fortunata ad incontrare il mio leale amico, ma se fossi in voi eviterei di sfidare nuovamente la sorte!" La guardò infine con espressione più lieve, che si allentò in un sorriso. "Se vorrete tornare alla vostra dimora, io e il mio compagno saremo ben lieti di scortarvi. O, se lo preferite, potete affidarvi alla protezione delle nostre armi e restare al nostro fianco in questa ricerca. Sospetto che, se mai troveremo quei fanatici assassini, la vostra abilità con erbe e unguenti potrebbe rivelarsi parecchio utile!" |
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Attraverso le parole di Morven percepì un calore amichevole, capii che aveva ragione , sarebbe stato imprudente da parte mia tornare indietro alla mia casa, che era stata per anni il mio rifugio sicuro e lontano da pericoli. Ma oramai il bosco era divenuto terra di nessuno, a causa di uomini dal cuore malvagio e disonesto. " Avete ragione e vi ringrazio ser Morven, farò prezioso il vostro consiglio . Starò con voi , sarò molto felice di esservi d'aiuto e poter contracambiare in qualche modo l'aiuto che voi avete dato a me". |
Chinai appena la testa alle parole di Bumin, ma non risposi e non modificai minimamente l’espressione ferma del volto... avevo una strana sensazione relativamente a quel cavaliere, una sensazione che mi era nata nel vederlo parlare con Dukey e che mi teneva vagamente sulla difensiva, una sensazione tuttavia alla quale ancora non sapevo dare un nome né contorni precisi.
Mi voltai, così, lentamente e mi inoltrai nella vegetazione, percorrendo a ritroso la strada fatta poco prima con Llamrei e Argalia... e presto iniziai a vedere la sagoma della parete rocciosa e la cavità scura dalla quale eravamo uscite. Scostai le ultime fronde e mi fermai sulla soglia dell’ampia grotta, qui tornai a guardare Bumin... “Suppongo che dovremo procedere con più cautela adesso!” dissi. |
Un lieve alito di vento cominciò a diffondersi sul bosco e il fuoco del camino emise una vampata.
Louis si avvicinò al fuoco. "Il sielenzio..." mormorò "... chi si è macchiato di questo non è meno colpevole di quegli assassini..." "Avete ragione, milord..." rispose Goldblum "... ma posso comprendere la mia gente... vivendo in pace e non occupandosi di quei misfatti, tenevano al sicuro il nostro villaggio... è tremendo a dirsi ma se gli Atari avessero sfogato i loro deliri sulle giovani donne di Cartignone, la mia gente sarebbe stata lasciata in pace... ed è così che purtroppo andò..." "Il sangue di quelle martiri innocenti cadrà su tutti noi." Disse Louis. "Pensare a ciò che è stato è inutile ormai!" Replicò con un impeto d'ardore Goldblum. "Forse è vero... per il nostro silenzio bruceremo tutti all'Inferno, ma su quanto ho di più sacro, gli Atari ci faranno compagnia nel più profondo girone degli inferi!" Louis sorrise a quelle fiere parole. "Avete detto il vero..." disse "... siete un grande guerriero... poichè solo i veri guerrieri parlano come avete parlato voi oggi." Goldblum sentì orgoglio ed entusiasmo crescere in lui. "Cavaliere, milady..." rivolgendosi a Morven e Gonzaga "... andiamo a stanare quei demoni!" "Sapete dove trovarli?" Chiese Louis. "No, nessuno conosce il luogo in cui si riuniscono gli Atari..." rispose Goldblum "... ma anche l'Inferno ha una porta... e noi troveremo quella che ci condurrà da quei maledetti!" "Cavaliere..." disse Louis a Morven "... quando si combatte il male è sempre una guerra santa... e Samsagra è stata forgiata per combattere il male... fatene buon uso." Poi, rivolgendosi a tutti loro: "Ho nella mia scuderia tre cavalli. Sono sani e forti. Saranno il mio contributo a questa giusta causa. Sono vostri." E salutato e ringraziato il vecchio cavaliere, Morven, Gonzaga e Goldblum lasciarono quella casa, per iniziare la loro impresa. |
" Che il signore poggi la sua mano nel nostro capo" pensai tra me...nel silenzio delle mia mente.
Salì a cavallo e mi affidai a loro , nascondendo nel mio cuore la mia ansia e la mia paura per quel lungo viaggio. |
Nello stesso momento, da un'altra parte del bosco, Talia e Bumin erano giunti davanti al passaggio che conduceva nei meandri di quel luogo.
Il cavaliere varcò quel passaggio e fece cenno a Talia di seguirlo. Giunsero così nello stretto corridoio che la ragazza, Llamrei e Argalia avevano percorso per uscire da li dentro. Bumin proseguiva in silenzio, voltandosi di tanto in tanto verso Talia come a chiedere sull'esattezza del loro cammino. Giunsero così davanti al bivio dove Guisgard era stato catturato. "Strano..." mormorò Bumin "... sembra che non vi sia nessuno qui dentro..." Entrò allora nella porta opposta alla loro, da dove erano sbucati gli uomini che presero Guisgard. Questo passaggio era sconosciuto anche a Talia, essendo lei fuggita con le altre due dame dalla porta opposta. Si ritrovarono così in un nuovo corridoio, illuminato da moltissimi ceri alle pareti. Strani simboli era dipinti sui muri ed un fetido appestava l'aria, rendendola a tratti irrespirabile. Bumin, attraversando quel luogo con Talia, mostrava sempre la sua solita espressione che tradiva durezza ed indifferenza insieme. Nulla infatti, di quel misterioso luogo, sembrava impressionarlo. E proseguirono fino a quando si ritrovarono davanti ad un pozzo che si apriva nel terreno. E sul bordo di questo vi erano incise alcune parole. "Pozzo del supplizio." Lesse Bumin. E da quel pozzo saliva un odore che sembrava voler appestare l'aria e seccare i polmoni. |
Intanto, nel palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Arowhena e Cavliere25 avevano visto i soldati che li accompagnavano andare via senza lasciare tracce.
E tutto questo turbò non poco il nobile Belven. "Milady..." disse alla misteriosa dama "... abbiamo bisogno di cavalli per riprendere il nostro viaggio. Sapreste dirci dove si possono trovare dei cavalli? Ovviamente siamo disposti a pagare." "Cavaliere, siete tanto nobile quanto ingenuo." Rispose lei sorridendo. "Io sono solo una semplice donna e non mi occupo nè di cavalieri, nè di cavalli. Le mie uniche attività riguardano la pittura, la scultura e la cura del mio verziere. E quanto chiedete, ahimè, mi è del tutto estraneo." Questa situazione rendeva sempre più nervoso ed inquieto Belven. Passeggiava nervosamente nel palazzo, che gli appariva sempre più come una prigione dorata. Ma, all'improvviso, il cavaliere trovò una scala che sembrava scendere in qualche segreta. Vinto dalla curiosità scese quegli scalini, ritrovandosi davanti ad una robusta grata che negava l'accesso ad una stanza semibuia. E presa una torcia dalle pareti, Belven ne illuminò l'interno. E con sua grande meraviglia il cavaliere vide qualcosa di inaspettato. Nella stanza infatti erano conservate numerose armature, complete di armi, appartenute di certo a nobili cavalieri. In preda all'ira, Belven ritornò su e chiamò i suoi compagni di viaggio. Raggiunse poi con questi la dama del palazzo e cominciò a dire: "Milady, mi avevate detto di essere estranea a fatti che riguardassero la cavalleria... eppure nelle segrete di questo palazzo ho trovato numerose corazze con tanto di armi! Chi siete veramente? E cosa nascondete qui dentro?" |
“Pozzo del supplizio...” ripetei, avvicinandomi appena al cavaliere “Ma che gente ospitale!”
Mi allontanai, poi, in fretta dal bordo e, lentamente, percorsi il perimetro della stanza circolare entro cui eravamo entrati e che accoglieva quel pozzo. Tenevo la mano sul muro, scorrendola piano lungo la parete, ma non individuai così nessuna intercapedine che facesse pensare ad una porta nascosta o ad un qualche passaggio. “Non c’è niente qui!” dissi, tornando a guardare Bumin “Nessun cunicolo e nessuna porta, mi pare! E tuttavia di una cosa possiamo esser certi: l’incrocio che abbiamo appena passato ha tre sole vie... una conduce fuori, una conduce qui, dunque non ci resta che percorrere l’ultima e prepararci al fatale incontro!” |
Bumin fissò e Talia e sorrise lievemente.
"Si, giusto ragionamento... i miei complimenti..." disse. I due allora si diressero verso la terza porta per scoprire ciò che nascondeva. E giunti davanti a quella, Bumin si accorse che era bloccata. La colpì allora con forza, picchiando con la sua scure contro il pesante legno di quella porta. Ed alla fine i poderosi colpi di quel cavaliere ebbero la meglio, sfondando la pesante serratura della porta. Bumin allora spinse con cautela quella porta che si aprì lentamente. Ciò che c'era oltre la porta era avvolto da un buio profondo. All'improvviso qualcosa sbucò da quell'oscurità e si lanciò verso di loro. Bumin fu rapido a scansarsi e quella cosa raggiunse Talia. La stringeva forte e tremava. Era una ragazza visibilmente traumatizzata. Cercava di dire qualcosa, ma la voce sembrava essersi spenta. Stringeva forte le braccia di Talia, come a non volerle lasciare più. Il viso era sporco e malandati stracci coprivano il suo corpo. Aveva lividi su tutto il viso, sulle braccia e sulle gambe. Graffi e tagli si aprivano su gran parte del suo corpo. "Chi sei?" Chiese Bumin. Ma la ragazza non rispose nulla. Continuava a tremare e a fissare Talia negli occhi, come a volerne chiedere l'aiuto. |
Guardai da dama del castello e dissi lo intuivo che questa signora ci stava nascondendo qualcosa rivolgendomi a Belvan ora ci dite chi siete ho ve lo faremo dire con le cattive maniere dissi avvicinandomi a quella donna dove sono finiti i soldati che erano insieme a noi e i nostri cavalli che fine hanno fatto? aspettai che rispose intanto guardavo i miei compagni.
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Mi spaventai quando quella sagoma sbucò dal buio e si lanciò su di noi, ma fu tanto rapida che non feci in tempo a spostarmi e la forza della sua spinta mi mandò a sbattere contro la parete retrostante. E tuttavia la paura scomparve in un momento quando alzai lo sguardo sul volto, tanto segnato quanto terrorizzato, di quella ragazza.
Ci fu un istante di silenzio sospeso, un istante in cui la sorpresa e l’incertezza prevalsero, poi la voce di Bumin echeggiò nel corridoio, fredda e autoritaria come sempre. La ragazza non si mosse alle sue parole e non rispose, ma mi parve che la stretta delle sue mani sulle mie braccia si intensificasse... Lanciai così un’occhiata dura al cavaliere che, speravo, bastasse per dissuaderlo dal parlare ancora, poi alzai lentamente un braccio, sentendo quanto inconsistente fosse in realtà la forza che quella povera sventurata potesse opporre, e le posai piano una mano sulla testa... “Shhh...” mormorai, con voce dolce e suadente “Calmati, va tutto bene!” I suoi occhi erano incredibilmente dilatati, come se avessero conosciuto le peggiori pene e sofferenze inimmaginabili, e ciò mi colpì molto... “Sta’ tranquilla...” dissi ancora, sempre con lo stesso tono “Io ti voglio aiutare! Sta’ tranquilla!” |
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Era la prima volta che indossavo abiti che non fossero quelli adatti ad una lady, e devo dire che erano molto comodi e adatti alla situazione. Nel mio cuore ero felice di aver incontrato queste persone e di essere d'aiuto ad altre. E poi il cavallo che mi era stato dato in prestito era bellissimo! L'ultima volta che salì a cavallo fu parecchi anni fa , in compagnia di un giovane cavaliere , amico del mio caro abate. Era solito frequentare l'abbazia , poi all'improvviso sparì , di lui non seppi più nulla per anni se non quando mi venne detto che era partito per le crociate. Mi insegnò a cavalcare e fu grazie a lui che divenni cosi brava.Ma quando sparì giurai a me stessa che non sarei più montata in sella per nessun motivo al mondo. E invece ora ho infranto quel giuramento , ma ero felice di averlo fatto, era per uno scopo ben preciso...salvare delle vite umane. |
Eppure il vecchio Abate mi ha detto che l’avrei ritrovata a Camelot, ho dunque affrontato questo lungo viaggio da Costantinopoli per niente? Spero di no, ancora serbo le Sue promesse prima che partissi per le crociate e dove ho affrontato perigli e sanguinose battaglie contro gli infedeli e restare incolume solo al pensiero di poterla riabbracciare.
Sono passati dieci anni dall’ultima volta che ci siamo scambiati l’ultimo bacio chissà se ancora mi cerca o se ha trovato un nuovo cavaliere. O dolce speranza, o destino amaro fai ch’Ella sia felice lo stesso. |
E ricevuti i cavalli da Louis, Morven Gonzaga e Goldblum presero il sentiero che attraversava il bosco e che li avrebbe condotti nel suo sconosciuto seno.
La folta vegetazione, che sembrava ora chiudersi ed avvolgerli, ora aprirsi e mostrare loro un mondo che pareva incantato, rappresentava l'affascinante ma misterioso scenario di quella loro avventura. "Fate attenzione, amici miei..." disse Goldblum "... qui attorno a noi tutto è vivo... il bosco ha mille occhi, mille orecchie ed altrettante bocche..." Il nano poi abbassò il capo e per un momento sembrò rattristirsi. "Qui ci passavo spesso quando uscivo dal mio villaggio per allenarmi con mio padre... infatti questa strada conduce proprio al mio amato villaggio natio..." Ma le parole di Goldblum furono interrotte da una figura che i nostri eroi incontrarono sul sentiero. Sotto un albero infatti vi era un vecchio e sporco mendicante. Raccoglieva bacche dai cespugli e le conservava nel suo zaino. "Salute a te, buon amico..." lo salutò Goldblum "... sapresti dirci se da queste parti è accaduto qualche fatto strano o misterioso?" "Di cosa parli, nano?" Chiese incuriosito il mendicante. "Io sono un buon diavolo e mi occupo solo dei miei affari... non voglio guai con nessuno... e poi, si sa, che i nani portano cattiva sorte!" "Come sarebbe?" Domandò infastidito Goldblum. "Potrei ucciderti per queste tue parole!" "Non alterarti, nano!" Rispose il mendicante. "Come ti ho detto non voglio guai, nè avere a che fare con te." "Volevamo solo un'informazione, villano!" "Ed io non ho problemi a darvene quante ne volete..." replicò il mendicante "... ma dovete pagarmele le informazioni." "Che disdetta!" Esclamò Goldblum. "Fra mille villani proprio il più povero ed avido dovevamo trovare!" "Vi propongo un patto..." disse il mendicante "... io vi reciterò un indovinello e se voi lo risolverte io vi darò l'informazione che domandate... ma se non riuscirete a darmi la soluzione allora sarò nel diritto di richiedere qualcosa di vostro e che voi non mi rifiuterete. Accettate, dunque?" |
Nello stesso momento, nei segreti abissi del bosco, Talia e Bumin avavano incontrato quella misteriosa ragazza.
Era sconvolta e terrorizzata e stringeva Talia con le poche forze che le erano rimaste. Tremava e sembrava incapace di parlare. Poi, all'improvviso, cominciò a mormorare qualcosa di incomprensibile. Bumin le si avvicinò e la osservò con attenzione. Fissò poi Talia e disse: "Questa ragazza, chinque sia, non può certo avventurarsi con noi in questo luogo... credo allora che la cosa migliore da farsi sia condurla fuori da qui... milady, rifate il cammino inverso e conducetela fuori nel bosco. Li troverete il mio cavallo per ritornare a Cartignone. Quando sarete lì racconterete tutto a lord Frigoros, chiedendogli di mandare rinforzi quaggiù. Io li attenderò e nel frattempo cercherò quel cavaliere catturato dai nostri nemici. Avanti, fate come vi ho detto e non perdete altro tempo." |
Morven osservò per qualche istante la scena che si svolgeva sotto i suoi occhi con apparente freddezza e distacco. Ma quando vide che i toni tra Goldblum e il mendicante cominciavano a farsi accesi, spinse un po' più avanti il suo cavallo, lasciando il fianco di Lady Gonzaga e facendosi più da presso al suo amico.
"Il più povero e il più avido..." disse a quel punto, intervenendo nella discussione "... e di certo anche il più sciocco, o il più pazzo, se davvero vuole sfidare due cavalieri armati di tutto punto!" Quindi lanciò dall'alto uno sguardo incuriosito su quell'uomo bizzarro, e rivolgendosi a lui proseguì: "Ma forse proprio grazie alla vostra follia non vi infilzerò con la mia spada... coraggio, fate il vostro indovinello, e vedremo!" |
Nel palazzo della misteriosa dama, la situazione vissuta da Belven, Arowhena e Cavaliere25 sembrava assumere toni sempre più strani ed enigmatici.
Belven era adirato e turbato da ciò che aveva visto nelle segrete ed anche Cavaliere25 sembrava aver perso la calma. Ma la misteriosa dama, alle parole dei suoi due ospiti, cominciò a ridere di gusto. "Cosa ci trovate di tanto divertente?" Chiese sempre più nervoso Belven. "Perdonatemi, cavaliere, ma non posso non sorridere su quanto sta accadendo qui." Rispose la dama. "Allora, di grazia, rendeteci partecipi della vostra allegria, magari spiegandoci cosa nascondete nelle segrete di questo palazzo!" "Si, avete ragione, cavaliere..." disse la dama "... meritate che io vi spieghi... allora..." ricomponendosi "... ciò che avete visto non mi appartiene... in realtà quelle armature e quelle corazze erano dei numerosi cavalieri che si sono sfidati davanti alle porte di questo palazzo..." "E perchè mai si sono sfidati proprio qui?" Chiese Belven. "Per vincere il mio amore..." rispose la dama "... ne arrivano in continuazione... si sfidano per avere il diritto di corteggiarmi... ma l'esito di queste sfide è sempre il medesimo... la morte di entrambi i contendenti..." "E' assurdo tutto ciò!" Esclamò Belven. "Si, la penso come voi, cavaliere..." disse la dama "... ma vi giuro che io non faccio nulla per causare tutto questo... la mia unica colpa, se colpa si può chiamare, è quella di possedere questa bellezza tanto ambita... che, ahimè, credo sia maledetta, visto il sangue di cui è macchiata..." "E perchè quelle corazze sono qui?" Domandò Belven. "Perchè conservarle è l'unico modo che conosco per rendere omaggio alla loro memoria..." rispose la dama "... perchè io mi sento in qualche modo colpevole di tutto ciò..." Belven osservò con attenzione il volto di quella donna. Era in balia di due forti stati d'animo, causati proprio da quella dama. Non sapeva se crederle o meno. Tutta quella storia, come il palazzo e la stessa dama, sembravano assurde. Eppure, vi era qualcosa in quella donna che sembrava suscitare inqietudine e turbamento in lui. "Ditemi che mi credete, cavaliere..." supplicò quasi la dama "... vi prego, ditemelo..." "E' importante per voi che io vi creda?" Chiese Belven. "Perchè?" "Perchè siete un cavaliere nobile e puro, mio signore." Rispose la donna, fissando lo sguardo di Belven. http://images.allmoviephoto.com/2005..._grimm_037.jpg |
Nello stesso momento, nel bosco, Morven, Gonzaga e Goldblum avevano incontrato lo strano mendicante.
E questi, alle fiere parole di Morven, disse: "Cavaliere, vedo che avete molta fiducia nelle vostre armi... mi complimento, del resto è facile farsi forte davanti ad un povero figlio della cattiva sorte, debole e disarmato... eh già... la cavalleria sarà degna delle vostre parole..." aggiunse con sarcasmo "... mi chiedete dunque di porgere a voi tre il mio indovinello? E sia, come volete... ma ricordate che se fallirete io avrò il diritto di chiedervi ciò che più mi aggrada..." E scrutando con attenzione il nano, Gonzaga e lo stesso Morven, il mendicante dopo alcuni istanti aggiunse: "E' molto bella la vostra spada "fissando Samsagra che pendeva dal fianco di Morven "... sarà quello il pegno che chiederò se fallirete davanti al mio enigma..." |
Intanto, lungo la via che conduceva da Camelot a Cartignone, un cavaliere che recava i simboli della Croce sulla tunica della sua corazza, giunse presso la porta della grande città di lord Frigoros.
Vortigen, questo era il suo nome, intravide subito un gruppo di cavalieri, guidati dal nobile Dukey, che scortavano due dame, lady Llamrei e la giovane Argalia. La compagnia era appena ritornata a Cartignone. |
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