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Karel entrò nella sala e tutti i presenti, senatori, dignitari, funzionari e militari, lo salutarono con riverenza.
E con un solo sguardo il bel principe abbracciò tutta la sala. E per un momento i suoi occhi indugiarono su Clio. Indugiarono forse più del dovuto. Raggiunse poi il centro della sala e prese posto per ascoltare i senatori. “Altezza...” disse Gheorgis “... la felicità nel rivedervi di nuovo qui con noi è di tutti... nessuno escluso... tuttavia non positivi auspici accompagnano il vostro ritorno qui nel reame... ritengo e penso di parlare a nome di tutti, che la vostra presenza qui sia troppo pericolosa... siete un bersaglio troppo semplice e troppo difficile da proteggere... il popolo vorrà vedervi, ascoltarvi, sentire la vostra presenza tutti i giorni in questi difficili momenti... e questo lo sappiamo tutti, come lo sanno anche i nostri nemici... i ribelli colpendovi potrebbero dare un durissimo colpo al nostro reame... per questo mi sento impaurito come non mai...” “Parlate per voi, senatore Gheorgis...” prendendo la parola Bool “... e per nessun altro... io invece ritengo che la presenza di sua altezza sia vitale per il nostro regno... il popolo riconosce in lui la forza dello stato... e dopo la partenza di Sua Maestà, il trono vacante è un simbolo di debolezza che, a mio giudizio, rende forti invece i nostri nemici...” “Cari senatori...” alzandosi Karel “... sono lieto della vostra apprensione e condivido che la mia presenza qui sia necessaria... quanto alla mia sicurezza, io preferisco morire cento volte qui tra il mio popolo, che vegetare invece al sicuro in uno dei tanti castelli del reame, lontano dal pericolo e indifferente al richiamo della mia gente.” “La vostra dialettica” fece Gheorgis “è come al solito eccellente, altezza... tuttavia un principe non può pensare a ciò che sente, ignorando poi il suo valore per il popolo... dovete restare vivo per infondere speranza e forza nella gente. Morto, con tutto il dovuto rispetto, servirete ben poco alla causa del regno.” “Beh...” replicò il principe “... visto che si parla della sicurezza, direi che il parere di un esperto, qual'è il nostro Capitano della Guardia Reale, sia più importante del nostro... non trovate, senatore?” Gheorgis annuì. “Voi cosa ne pensate, capitano Clio?” Chiese Karel alla ragazza. |
Quadro IV: L'ira di Belfagor
“Ah! Orrendo a dirsi, orrendo a vedersi con lo sguardo lo spettacolo che mi ha ricacciato indietro dal santuario del Lossia!” (Eschilo, Orestea) In quella sala, dove quasi ogni cosa appariva spropositata ed innaturale, dove l'altezza e l'ampiezza dei muri poteva contenere ciò che un uomo dominava solo con lo sguardo, era tutto imbandito per il sacrilego pasto di Passato. Accanto alla tavola vi era un grande braciere, nel quale ardevano scricchiolando tizzoni avvampati da lingue di fuoco, che parevano fluttuare tra il carbone e la cenere ardente. E il fumo, vagando per la sala, non trovando sfogo da porte o finestre aperte, incrostava le travi e le pareti, lasciando su di esse una patina di fuliggine nera che rendeva quell'ambiente ancora più cupo ed opprimente. Il pavimento era formato da terra mista ad una sorta di calce primitiva ricavata da fango e pietrisco, battute fino a renderle dure e compatte, come si usava negli antichi castelli Longobardi. Guisgard fece un cenno col capo e cominciò a suonare la sua ocarina. “Voglio una storia” disse il gigante, sistemandosi comodamente sulla sua colossale sedia “con una morale. Mi piace ricavarne dalle storie che ascolto.” “Certo, mio titanico uditore.” Sorridendo sarcastico Guisgard. “Avete sentito?” Rivolgendosi piano Hands agli altri cavalieri, che con lui stavano ben nascosti sotto la tavola, mentre Guisgard tentava di intrattenere quel mostro. “Parla di morale quel maledetto... lui che ha divorato i poveri Mein e Slash quando erano ancora vivi... che vada in malora insieme al demonio a cui obbedisce...” “Questa storia” recitò Guisgard “credo possa andare bene... un padre prese suo figlio e portandosi dietro il loro asino attraversarono vari borghi di un celebre ducato... in principio l'uomo scelse di far salire suo figlio sull'asino, mentre lui a piedi lo tirava per le redini... quando però arrivarono nel primo borgo lungo il cammino, qui alcuni criticarono quella scena... <<un padre costretto ad andare a piedi mentre suo figlio sta invece comodamente in groppa all'asino>>, dicevano... l'uomo, allora, fece scendere il suo figliolo dall'asino e vi salì lui... giunti però in un altro borgo, la gente del posto li fissava severamente... <<un povero fanciullo a tirare l'asino mentre suo padre se ne sta comodamente in groppa>>, mormoravano scuotendo la testa... l'uomo, così, salì anch'egli sul dorso dell'asino, arrivando in un nuovo borgo... ma anche qui ricevettero critiche dalle persone che vi abitavano, poiché la gente rimproverava loro che due su un povero asino erano troppo pesanti per l'animale... infine l'uomo, sconfortato, scese dall'asino e lo stesso fece fare a suo figlio, facendolo camminare così a piedi insieme a lui, mentre con le redini si portava dietro il somaro... ma nel successivo borgo che visitarono la gente li derise con vergogna... <<guardate,>> dicevano fra loro <<quei due hanno un asino e camminano entrambi a piedi!>> Ridendo di loro...” il cavaliere guardò il gigante Passato “... sapete riconoscere la morale di questa storia?” Passato apparve pensieroso. “Certo...” mormorò “... certo che posso trovarla... allora... vediamo...” e cominciò a rimuginarci su. E tanto quella cosa lo prese, che quasi si dimenticò dei suoi prigionieri. Guisgard allora, adagio, chiamò i suoi compagni. “Presto, salite senza farvi accorgere sulla tavola e portate bicchieri e coppe dove sta seduto il gigante... poi, con attenzione, versatene il contenuto su di lui...” “Vuoi bagnarlo con vino e liquori?” Fissandolo Emmas. “Pensi di farlo annegare forse?” Scuotendo il capo. “Sta zitto e fa come ti dico...” con un cenno della mano Guisgard “... e fate in fretta...” per poi dirigersi, a piccoli passi, verso il grande braciere che Passato teneva accanto alla sedia per scaldarsi. Qui il cavaliere estrasse una delle sue frecce e piano cominciò a far passare la punta sui tizzoni ardenti, fino a quando non divenne incandescente. Guardò poi i suoi compagni che avevano ormai fatto ciò che lui aveva ordinato loro. Fece così un cenno col capo e quelli versarono il vino e i liquori sul petto, sulla pancia e sulle gambe del mostruoso essere. E appena si ritrovò bagnato, Passato, che fino a quel momento era rimasto così assorto nel meditare sulla storia appena udita da non accorgersi di nulla, saltò su irritato. “Maldestri uomini!” Tuonò. “Guardate cosa avete fatto! Vino e liquori sprecati! Ora me la pagherete cara! Vorrà dire che mi disseterò col vostro sangue!” Ma non terminò neanche di parlare che Guisgard scagliò con il suo arco la freccia incandescente verso di lui, facendola finire sulla giubba pelosa di Gigante. E appena a contatto con il vino ed i liquori, la punta fece infiammare tutti gli abiti bagnati del mostro e in un attimo il fuoco avvolse la sua innaturale figura. Le urla del mostro, allora, cominciarono a scuotere la sala prima e l'intero castello poi, facendo scappare di nuovo sotto la tavola quei cavalieri. “Ah...” gridando dal dolore il mostro “... cosa mi avete fatto, cani...” mentre le fiamme lo avvolgevano sempre più “... cosa avete osare fare...” in breve il calore consumò i suoi abiti ed il fuoco prese poi ad attaccarsi sulle carni di Passato, che urlava e si dimenava sempre più per il dolore. Un dolore insopportabile che lo rese folle. Il titano demoniaco, così, iniziò a correre per l'intera sala, facendo tremare tutto il castello. Si lanciava contro i muri, tra le tende, persino sui quadri, con la speranza di far spegnere quel fuoco che lo consumava tra mille tormenti. Ma tutto era vano. Anzi, in breve il mostro fece incendiare ogni cosa nella sala, fino a quando il fuoco divampò in tutto il castello. “Mio signore...” in lacrime Passato “... aiutami... salvami con il tuo potere... non permettere che le fiamme mi vincano... aiutami, principe infernale...” Ma nessuno ascoltò quella disperata preghiera. Tutto questo mentre Passato si consumava, tra indicibili sofferenze, sotto lo sguardo implacabile di Guisgard. http://awardsbreach.com/old/images/2005/bloom.jpeg |
Vidi sul volto di Tyssen e Gyen perplessità alle mie supposizioni...e come dar loro torto..mille dubbi tormentavano pure me stessa...non dovevamo pensarci, il nostro compito era solo uno e nulla altro, quindi dovevo smetterla di pensare a altro e perchè avvertivo inquietezza.
Uscimmo così col frate e mi guardai attorno, nel giardino vi era proprio un novizio che stava lavorando la terra...e improvvisamente nel volto sentii del freddo, alzai lo sguardo al Cielo..nevicava leggermente..che sorpresa, finalmente sembrava l' Inverno avesse fatto un cenno dopo quel periodo di caldo anomalo..e il fraticello continuava a lavorare indomito, indifferente a quella leggera neve che stava cadendo..proprio come un guerriero di San Michele. Ci avvicinammo e il frate ci lasciò soli col novizio.."I miei omaggi frate Pich" e feci un leggero cenno col capo.."io sono lady Altea e questi i miei compagni in questo viaggio...messer Gyen e sir Tyssen" e feci cenno loro di venire più vicino.."Siamo giunti fino a questo monastero per cercare l' Abate Nicola ma ci hanno detto egli se ne è andato da molto tempo e fu vostro maestro..noi abbiamo assoluta necessità di trovarlo, abbiamo una missiva importante per lui..potete dirci qualcosa in più su di lui..e soprattutto se vi disse dove sarebbe andato?". Guardai per un attimo il paesaggio e pensai a un tratto alle parole del priore...ragazzi che dovevano essere esorcizzati per un qualche demone..rabbrividii e non capivo se per il freddo o per quel ricordo. http://i42.tinypic.com/23t32g3.jpg |
Il suo sguardo vagò per la sala, salutando tutti i presenti.
Per un momento, però, i suoi occhi si posarono su di me, ricambiai lo sguardo, seppur composto e fermo, per un tempo che mi parve infinito. Poi Gheorhis parlò, esperimendo anche i miei timori, ma, stranamente, il senatore Bool completò quanto mancava nel discorso di Gheorgis. Se solo quei due so mettessero d'accordo, saremmo molto più saldi. Ma ora c'era Karel, anche se il suo era solo un potere di prestigio e rappresentanza, il vero potere era nelle mani del senato. Mentre il principe parlava, sentii il mio cuore accelerare. Lui era davvero un uomo per cui valeva la pena combattere, un uomo da seguire, da proteggere. Quando mi interpellarono, feci un passo avanti, Avvicinandomi al centro della sala. "Altezza, ritengo che entrambi i senatori abbiano ragione... La vostra presenza qui è una benedizione, per noi e per il popolo, che vi sente vicino... Fino a ieri era inimmaginabile un entusiasmo come quello che avete suscitato per le strade... Temo, però, che non sia un bene per voi.. Esporvi vi metterà in pericolo, come vi ha messo in pericolo tornare qui.." Sorrisi "Anche se, in realtà, sareste utile alla causa del regno anche da morto, perché un maritire unisce sempre la popolazione.. Sarà compito della Guardia Reale fare un modo che questa ipotesi non si realizzi... La vostra sicurezza sarà una nostra priorità...". Stavo per esporre il mio piano per proteggere il principe, quando rammentai le parole del comandante Frakis: i ribelli avevano occhi e orecchie nel senato. Cercai gli occhi di Karel con i miei "Su questo dovrete fidarvi di me, altezza, non voglio annoiare questa nobile assemblea con dettagli inutili... Li riferirò a voi solo, se lo vorrete... La sicurezza dei membri della famiglia reale è un onorato compito che la Guardia Reale porta avanti da sempre.. E nessuno dei miei uomini sarà meno della divisa che indossa.. Avete la mia parola, altezza, che vi difenderemo da ogni male..." Sorrisi nuovamente "Naturalmente ci servirà la vostra piena collaborazione... Dovrete evitare imprudenze, ma non vi terremo segregato, state pur certo..". |
Il gioco d'azzardo era l'unione tra la freddezza del giocatore e la buona sorte.....Io puntavo sulla bramosia......il fatto che il pensiero dell'uomo fosse rivolto tutto alla sua vittoria.....lo aveva ripagato......ma il fatto che io avevo dalla mia la forza di Madre Fortuna era un'altra....." Bella mossa Colpen..devo dire che mi avete....colpita.....Bravo...veramente Bravo..."....i dadi erano tra le miei mani.....erano pronti....erano vivi...guardai negli occhi Colpen senza mai togliere lo sguardo e lanciai.......Dodici.....si'.....i dadi erano lì davanti a me.....dodici.....Volevo urlare di giubilo.........ma sapevo che se lo avessi fatto.......avrei ancor di piu' scatenato l'ira di Colpen......Mi voltai per guardare Daizer e vidi che non sorrideva......che diavolo stava succedendo....
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“Sono d'accordo.” Disse Gheorgis dopo le parole di Clio “che sia la Guardia Reale ad occuparsi della sicurezza di sua altezza. Anzi...” aggiunse il senatore “... mi sentirei infinitamente più sollevato se sapessi la vita del nostro principe nelle fidate mani del capitano Clio. Per questo propongo una mozione straordinaria, nella forma di un Senato Consulto, in cui il nostro capitano sia nominato in via ufficiale guardia del corpo di sua altezza.”
A quelle parole, gran parte dei senatori presenti annuirono. “Utilizzare” intervenne Bloom “l'intera Guardia Reale come sorvegliante personale di sua altezza, con tutto il dovuto rispetto, mi sembra troppo. Le nostre milizie risulterebbero troppo indebolite.” “Senatore Bloom...” fece Gheorgis “... in parte condivido il vostro pensiero... tuttavia ritengo che basterà solo il nostro capitano, magari affiancato da alcuni dei suoi più fidati ed abili soldati, per occuparsi della sicurezza del principe. Resterebbe così gran parte della Guardia Reale ad occuparsi della difesa del reame. Senza dimenticare poi che c'è sempre la Guardia Ecclesiastica, che, se ricordo bene, definiste la prima milizia del regno.” “Sono d'accordo.” Prendendo la parola un altro senatore. “Non dimentichiamo poi che presto giungeranno i mercenari e dunque le nostre armate saranno ancora più numerose.” Anche Bool, infine, acconsentì e all'unanimità il Senato accettò la proposta di Gheorgis. “Benissimo...” alzandosi in piedi Karel “... credo dunque che l'assemblea abbia fatto in pieno il suo dovere per adesso. Gradirei allora ritirarmi. Manco da molto e vorrei riposarmi un po' nei giardini di palazzo. Capitano Clio...” fissando la ragazza “... se vi è permesso, gradirei discutere con voi circa il modo in cui vi occuperete della mia sicurezza. Vi attendo presso i giardini.” L'assemblea si ritirò. |
I dadi rotolarono sul tavolo dopo il lancio di Elisabeth.
E si fermarono mostrando ciascuno un sei. “Dodici...” mormorò Daizer “... dodici!” Esclamò poi, dopo un primo momento di silenzio. “Porco mondo, ce l'abbiamo fatta!” Gridò, per poi lanciare un grido di vittoria. “Che donna!” Fissando Elisabeth. “Non so se sfidarla ad una partita o innamorarmene!” Facendole l'occhiolino. “Come può essere...” incredulo Colpen “... non è... non è possibile...” “Invece si, a quanto pare!” Ridendo il contrabbandiere. “E ora, come pattuito, fuori i miei cavalli!” Colpen lo fissò. “Perchè, come tutti sanno, la reputazione è tutto per un giocatore d'azzardo” continuò Daizer “e dunque ogni debito di gioco va pagato!” Colpen allora fece cenno ad uno dei suoi e quello uscì dalla locanda. Poco dopo ritornò. “I cavalli sono fuori, capo.” Disse a Colpen. “Prendi i tuoi cavalli” rivolgendosi quest'ultimo a Daizer “e non farti più vedere da queste parti, canaglia.” “Suvvia, è stato solo un tiro fortunato.” Divertito il contrabbandiere. “Comunque, noi abbiamo anche una certa fretta.” E con Elisabeth uscì dalla locanda. Fuori trovarono i cavalli e ritornarono così presso il casolare, dove i due monaci li stavano aspettando. |
Pich ascoltò con attenzione Altea.
“L'abate Nicola” disse il novizio “è un uomo fuori dal comune. Dotato di una sensibilità straordinaria ed una conoscenza senza limiti. Egli sa leggere nei cuori e negli animi della gente e conosce come pochi altri la vera distinzione tra il Bene ed il male. Il suo carisma, la sua grande personalità gli hanno permesso di comparire davanti ai potenti del reame, vescovi, baroni, conti, duchi, fino alla corte del re, rendendo le sue parole moniti rispettati ed ascoltati. Persino i signori di Capomazda, uomini definiti dai loro stessi sudditi despoti illuminati, sembrano mostrare soggezione alla presenza dell'abate. Voi non mi crederete ma, io stesso ne sono stato testimone, anche i demoni durante i suoi esorcismi temono la sua presenza. Ed io lo amo come solo il figlio più devoto e l'allieva più sincero possono fare. Perdonatemi dunque ma temo di non potervi aiutare.” “Perchè mai?” Stupito Tyssen. “Egli aveva bisogno di solitudine per i suoi studi e per la sua meditazione.” Spiegò il novizio. “Per questo ha deciso di lasciare il monastero e ritirarsi in un eremo inaccessibile e sconosciuto agli uomini.” “Voi ne conoscete l'ubicazione?” Chiese Tyssen. “Si, io solo.” Annuì Pich. “E non ci indicherete quel luogo?” Domandò l'avventuriero. “Mi spiace, non posso.” “Allora mi chiedo...” fece Tyssen “... a cosa servono dunque gli uomini di Chiesa? Non sono forse rappresentanti di Cristo? La Sua Chiesa non è dunque nata per aiutare i fedeli? Come può il vostro abate svolgere il suo compito, la sua missione, se si nega ai fedeli bisognosi?” “Mi spiace, non spetta a me giudicare questo.” Rispose il novizio. “Io rispetto quanto l'abate mi ha riferito.” “Lady Consel” intervenne Gyen “ha bisogno di lui. Fino a quando l'Abate Nicola era a Capomazda, i Taddei potevano contare sulla sua saggezza. Ora però hanno più che mai bisogno del suo consiglio. Per questo siamo qui. Altrimenti l'intero reame potrebbe andare incontro alla rovina.” “Lady Consel?” Ripetè meravigliato Pich. “La Granduchessa? Perchè non mi avete detto subito di lei?” “Conta chi ha bisogno di aiuto?” Fissandolo Tyssen. “Non sono forse tutti uguali gli uomini? Non hanno il medesimo Destino?” “Messere...” replicò Pich “... i Taddei non sono uomini comuni... e ciò che riguarda loro, spesso, riguarda anche i loro simili...” |
Sorrisi teneramente a Sir Riccardo e poi dissi: "Rimembrate voi certo la favella che vi raccontai? La maledizione di quella donzella che al calar del Sole prende sembianza di acquatica ammaliatrice e con la comparsa della rosea Aurora ritorna alla sue vere fattezze? Non crederete certo che la mia sciagurata e travagliata vicenda sia una semplice novelletta?".
Accostai l' orecchio alla parete di ghiaccio e sentii quello che disse il Capo dei Briganti: Citazione:
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Senza proferire parola seguii le parole del frate Pich...e i battibecchi di Tyssen.
"Tyssen..non è il caso di fare una polemica..questo frate avrà i suoi motivi per non voler dire dove si trova l'abate, se egli si è dato all'eremitaggio altrimenti avrebbe una fila di persone che lo disturbano ovvio...ma ha capito da Gyen che è una questione importante, e noi non conosciamo i Taddei ma ora stiamo operando per loro." Mi rivolsi, gentilmente, al frate.."Quello che ha detto Gyen, è vero...noi lo stiamo cercando per recargli una missiva custodita in questo scrigno" e glielo mostrai "e Lady Consel vuole l'aiuto di Abate Nicola per qualcosa di pericoloso per il suo regno e la famiglia..ora volete dirci dove si trova?" |
La spiegazione era molto chiara.....tutto pendeva e aveva corpo da quel regno agognato il cui nome è Afravalone. Percepi' la preoccupazione di Alonius e da vecchio saggio che è mi consigliò di raggiunger al più presto il mistico regno, qualcosa andava muovendosi all'orizzonte bisognava sbrigarsi.
Quando tutto sembrava esser tornato razionale alla mente.....mi senti' chiamare era il Gufo che andava cercandomi: "Grazie per l'interessamento caro amico, ma ciò che ho appena affrontato e visto e fuori dalla logica comune. L'attacco che è stato effettuato.....non era altro che un messaggio di avvertimento che le forze eteree vanno mandandomi. Era tutta un'illusione, il potere insito in ciò sta nel far vedere ciò che l'occhio mortale di voi umani andate immaginando. Dobbiamo giungere in fretta ad Afravalone, altrimenti il caos regnerà sovrano. Se hai bisogno di uomini......posso indirizzarti presso la fortezza della " Sentinella Notturna" a Sud del bosco. Io.....non posso trattenermi oltre.....è probabile che ci incontreremo sul posto. Buona fortuna, Gufo Scarlatto. " Andavo per spronare il cavallo..... |
Per poco non mi mancò il fiato.. Io, guardia personale?
"Mi fate un grande onore, senatori.. E non temete, non è la prima volta che devo assolvere a più compiti contemporaneamente... Ma ho la fortuna di avere gli uomini migliori accanto a me.. Sapremo gestire le problematiche su più fronti... Anche perché i ribelli non verranno mai allo scoperto.. Non si tratta di un esercito.. Occorre solo essere un passo avanti a loro, sempre..". Annuii al principe, l'avrei raggiunto nel giardino del suo palazzo. Tornai in caserma, informando Astin e gli altri della situazione, diedi il via ai preparativi per la protezione del principe, scegliendo gli uomini da aggiungere alla sua guardia personali, non molti di più, in realtà, ma più informati sui fatti della città di quelli che avevano accompagnato Karel nel suo viaggio diplomatico. Poco dopo, ogni cosa era al suo posto. Sapersi organizzare è fondamentale, mio nonno ripeteva sempre. Scesi nelle scuderie, dove il mio fidato Icaro era già stato sellato, o forse nessuno lo aveva dissellato dal mio arrivo. Mi fermai per un momento, prima di salire in groppa: erano passati due giorni, che fine aveva fatto Nikis? Era stato troppo ottimista a pensare di poter comunicare così presto, probabilmente, era in gamba, se la sarebbe cavata. Spronai il bel baio al galoppo, seguita da quattro dei miei uomini e raggiungemmo il palazzo del principe. Diedi disposizioni affinché si dirigessero negli alloggi delle guardie, per ritrovare i vecchi amici partiti col principe, e aggiornarli sulla situazione, in attesa del mio arrivo. Quanto a me, dopo essermi fatta riconoscere e annunciare mi diressi nel giardino, dove Karel mi stava aspettando. Il giardino... Quel giardino. No, c'erano mille altre cose più importanti di un ricordo. Il piano per la sicurezza doveva essere perfetto, se gli fosse accaduto qualcosa non me lo sarei mai perdonato. |
Il novizio Pich osservò lo scrigno indicato da Altea e poi annuì.
“Allora” disse “vi condurrò io dove si trova adesso l'Abate Nicola. Ora è ormai tardi, ma domattina partiremo molto presto.” E così, trascorsa la notte, di buon mattino i quattro lasciarono il monastero a bordo della carrozza di Tyssen, per recarsi in direzione dei monti. “Laggiù” indicando le zone montuose il novizio “troveremo l'eremo dell'abate.” Proseguirono allora per quel tragitto, che li condusse qualche ora dopo in una piana frondosa di oppi e castagni. Il sentiero, però, in quel punto appariva bloccato da un grosso albero caduto tra le rocce che delimitavano quel passaggio. “Ed ora come faremo a passare?” Fece Gyen. “Già, spostarlo è praticamente impossibile.” Osservò Tyssen. “Forse l'unica possibilità che abbiamo è quella di dar fuoco a quest'albero ed attendere che bruci del tutto. Ma ci occorrà un bel po'.” “Posso aiutarvi io, se volete...” all'improvviso una voce alle loro spalle “... conosco una strada alternativa...” Era il giovane apprendista che avevano conosciuto presso la locanda. Ed aveva indosso una bellissima armatura. http://atlretro.com/wp-content/uploa.../Excalibur.jpg |
“Un momento...” disse Gufo Scarlatto a Parsifal “... perchè ora volete che le nostre strade si separino così? Avevamo un accordo, rammentate? Ora siete dei nostri. Cosa vi spinge a voler lasciare la compagnia ora? Afravalone non è lontana. Vi lascerò andare a patto di ritrovarci presto, ad Afravalone o in un altro luogo stabilito. Magari presso quella fortezza da voi indicata. Infatti poco distante sorge un mercato di schiavi. Se non riusciremo ad assoldare guerrieri a buon prezzo, allora compreremo degli schiavi che sappiano impugnare armi. Ci rivedremo là dunque?”
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Riccardo apparve turbato ed incredulo a quella rivelazione di Eilonwy.
Fissò a lungo la ragazza, quasi come a voler cercare qualcosa in lei che smentisse quell'insensata verità. Eppure la fanciulla aveva dimostrato di cosa erano capaci i suoi poteri. Era dunque vero, seppur quasi impossibile da accettare. “Da fuori non si sente più nessun rumore...” disse Aladiah “... chissà se hanno già desistito o meno...” “Tra breve sarà buio...” fece Coco “... ed allora...” fissando preoccupata Eilonwy. “Già, tra poco lo sarà...” mormorò il Cherubino. Ed infatti Eilonwy iniziò ad avvertire qualcosa. Il suo corpo stava mutando. Adesso, in quella cupola. Da ragazza stava divenendo ancora una volta sirena. |
Karel era seduto sotto una piccola loggetta, formata da un parapetto marmoreo sorretto da due colonne di gusto classico.
Il principe era intento a dipingere su una tela. “Vi stavo aspettando, Clio...” disse senza distogliere gli occhi dal paesaggio che dipingeva “... adoro guardare e dipingere un giardino quando il tempo è così inquieto... forse perchè molti non riescono a scorgerne la vera bellezza... io lo trovo meraviglioso...” finalmente si voltò a fissarla “... durante il mio viaggio ho ascoltato molti bardi... per una moneta o un piatto di minestra sono capaci di narrarti il mondo intero...” si alzò e fece cenno alla ragazza di raggiungerlo e sedersi accanto a lui “... ma pochi posti al mondo hanno una bellezza indomita e selvaggia come queste terre... eppure” sorridendo “tra le tante cose belle di Afravalone, forse quella a cui ho tanto pensato solo per ultima riesco finalmente a vederla...” ed i suoi occhi si fermarono in quelli di lei. Intanto, in un luogo lontano ed ignoto, un uomo era prostrato davanti ad un seggio. “Attendiamo solo nuovi ordini, signore...” mormorò fissando la figura seduta sul seggio. “Molti si sono rallegrati del ritorno del principe...” fece la figura “... credono che possa risollevare le sorti del regno... ma egli è solo uno sciocco, un inetto...” “Prepareremo un nuovo attentato, signore?” Chiese l'uomo al suo padrone. “Stavolta non colpiremo i miserabili e gli inermi...” rispose la figura “... stavolta ambiremo a qualcosa di più terribile...” “A cosa, signore?” “A quel loro presuntuoso principe...” disse l'oscura immagine sul seggio. “In che modo, mio signore?” “Un principe, come un re, o governa o muore...” sentenziò la figura. |
Il castello di Passato, in un attimo, fu avvolto da grandi e devastanti fiamme, che in breve presero possesso di tutto.
Così le murature cominciarono a spaccarsi, a sgretolarsi e a fondersi sotto quell'Averno di fuoco. Come se la Terra avesse voluto distruggere e purificare quel luogo, da sempre teatro di orrori e blasfemie contro il Cielo. Il gigante, intanto, ormai coperto di fiamme, tentava di togliersi gli abiti incandescenti da dosso, ma insieme alla stoffa venivano via anche brandelli di carne. E dal suo mostruoso corpo un fetido insopportabile si diffondeva. Poi, inesorabilmente, il castello cominciò a crollare sotto quel fuoco. “Presto...” disse Guisgard ai suoi “... dobbiamo uscire da qui e metterci in salvo!” E fece cenno agli altri cavalieri di dirigersi verso l'uscita. Qui le fiamme avevano consumato la porta della sala ed era allora possibile uscire da lì. I cavalieri, così, corsero verso l'uscita del maniero, mentre tutto crollava intorno a loro. Una pioggia incandescente, fatta di tizzoni e pietre roventi iniziò a cadere in ogni dove. “Ognuno pensi per se!” Gridò Guisgard ai suoi. “Dobbiamo raggiungere l'uscita e lasciare questo Inferno! E dobbiamo farlo ora! Correte dunque!” E così fecero quegli eroi, cercando una disperata fuga da quella trappola di fuoco e macerie arroventate. Ma all'improvviso una tremenda esplosione, forse causata da pece conservata nei sotterranei o da bottiglioni di vino custoditi in una cantina, fece quasi crollare del tutto ciò che restava di quel castello. Le torri collassarono sulle mura e queste ultime si sbriciolarono tra vampate di fuoco che quasi rischiaravano da sole il cielo notturno. E tutto ciò scaraventò via Guisgard, facendolo sbattere contro pareti ormai fatte solo di fiamme. I suoi abiti presero allora fuoco. Il cavaliere ebbe la lucidità, nonostante tutto, di rotolare a terra per sedare il fuoco che lo stava avvolgendo, fino a quando precipitò in basso. Cadde nel fossato che circondava il maniero e in quelle acque tutto divenne buio e silenzioso. La strada era silenziosa e deserta. Un tetro e muto crepuscolo lentamente calava su ogni cosa. L'imbrunire fu rapido messaggero di tenebre che in un attimo si presentarono impenetrabili. Fino a quando il lieve chiarore del Sole morente aveva illuminato la campagna, lui era riuscito a vedere in lontananza la sagoma delle colline, con i loro cipressi, le torri merlate, i ridenti campi di girasoli e i vigneti che impreziosivano quello scenario con i loro chicchi d'uva simili a gemme. Ora però, col buio, il cavaliere aveva smarrito la via da seguire e cominciò a sentire una vaga angoscia scendere sul cuore ed un soffuso senso di inquietudine, misto ad un'insopportabile solitudine, nell'anima. La foschia avvolgeva, come un velo, il cielo ed anche le stelle, dunque, parevano nascondersi in quella lunga notte. Da lontano, poi, per un momento, gli sembrò di udire voci confuse. Alcune familiari, altre sconosciute. Forse anche quelle dei suoi compagni. Ad un tratto, però, avvertì una strana sensazione. Come di essere seguito. Si voltò, ma non vide nessuno. Continuò allora a camminare, cercando, nonostante il buio, un qualche segno per ritrovare la strada perduta. Ma di nuovo quella sensazione. Si voltò e stavolta intravide qualcosa dietro di lui. Una sagoma, leggera, eterea, che sembrava seguirlo. Lui si fermò e lo stesso fece anche quella. “Chi sei?” Chiese il cavaliere. La sagoma non rispose. “Perchè mi segui?” Ancora il cavaliere. Ma neanche stavolta ricevette risposta. “Che luogo è questo?” Domandò allora a quella misteriosa figura. “Devo giungere a Sygma... è questa la direzione giusta?” “Sygma è lontana...” mormorò quella. “Possibile?” Stupito il cavaliere. “Fino a che era giorno” continuò lui “vedevo le colline in lontananza...” “Ora però è notte” fece la figura “e non vi è più luce...” “E per arrivare a Sygma?” Fissandola lui. “Sygma adesso è lontana...” rispose quella “... più lontana di qualsiasi altro luogo, cavaliere...” “Tu chi sei?” A quella domanda del cavaliere, la figura fece un passo in avanti, svelando il suo volto. Era quello di una donna con un lungo velo sulla faccia. “Sono la Solitudine, cavaliere...” rivelò lei. Ed un lamento lontano, lento ed angosciante, si udì nell'aria. Uno scossone del carro e Guisgard si svegliò da quel suo sonno. Aprì lentamente gli occhi. Era ormai giorno. Cercò di muoversi, ma avvertì le braccia e le gambe pesanti e doloranti. “Non muoverti...” una voce accanto a lui “... ti ho spalmato un unguento sulle bruciature... sentirai bruciore ancora per un po', ma poi vedrai che pian piano passerà...” Erano su un carro e Guisgard era steso con la schiena all'ingiù. “Chi sei tu?” Chiese poi a colui che gli stava accanto. “E dove siamo?” “Sono Nestos...” rispose quello “... e siamo diretti al mercato degli schiavi...” Ma Guisgard quasi non badò a quelle ultime parole di Nestos. Davanti agli occhi aveva ancora il volto di quella misteriosa figura vista in sogno, che aveva rivelato di essere la Solitudine. http://cult-cinema.ru/pictures/scree...e_others11.jpg |
Mi avvicinai' al Gufo e dissi: " una promessa è una promessa.....il mio patto con voi lo rispetterò fino alla fine.....se avrà bisogno di contattarmi, potrà usare questo fischietto.....non emetterà suono, però, mi aiuterà a legger i vostri pensieri e le difficoltà che attraverserete......"
Mi accostai' al Gufo e stringendogli forte la mano gli dissi: " Forze oscure vanno muovendosi all'orizzonte.....il demone dagli occhi blu, progetta il supplizio dell'umanità colpendo la vostr Città Santa, Afravalone......devo impedire che il mondo che mi ha accolto venga distrutto.....ho dei compagni da proteggere...." la stretta della mia mano divenne più forte. "Attenderò il tuo esercito.....amico mio.......sarà un onore incrociare la mia spada con la tua, combattendo l'uno accanto all'altro....." |
Osservai il tronco e mi venne una idea, ma fui destata da una voce e rimasi a guardarlo incredula "Ma voi siete l'apprendista cavaliere, noto avete fatto enormi progressi in poche ore, visto la meravigliosa armatura che indossate!" dissi con tono di risentimento, l' Innamoramento di prima si era tramutato in ben altro.
Diedi una occhiata a Tyssen, lo vidi leggermente sorridere..egli, probabilmente già immaginava la mia reazione, egli mi conosceva così bene. Mi avvicinai all' apprendista abbastanza adirata, avevo immaginato bene, egli ci aveva seguito e noi assolutamente, visto le sue idee, non dovevamo permettergli di sapere dove si trovasse l'abate Nicola "Ci avete seguito vero? Mi sembra strano che un anticlericale e anticattolico come voi e il vostro maestro voglia aiutarci e soprattutto questo frate..ore fa ricordo ne parlavate male, sappiamo cosa fare, vi ringrazio". Improvvisamente sguainai la spada orientale damascata vendutami da Marcus e la conficcai nel tronco dell'albero "Ve l'avevo detto..ogni spada non è uguale all'altra ma ha un particolare che ne distingue il proprietario e io ho fatto incidere nel pomello della spada la Croce dei Templari, in memoria dei membri del mio Casato che hanno lottato con onore nell' Ordine come sir Thomas Mc Gwynn o sir Richard Mc Gwynn e molti altri..provenienti dalla mia stessa Terra ovvio, ovvero Camelot." Ed estrassi con forza la lama dalla corteccia "Non voglio l'aiuto da uno con i vostri ideali, da quelli come voi che forse considerano i miei antenati più degli assassini che Servi di Dio e della Chiesa..e sappiate so usarla bene questa spada". La riposi nel fodero e mi avvicinai a Tyssen e Gyen chiedendo loro di distrarlo.."Chiedetegli dove ha avuto quella corazza degna di un principe o di un valoroso guerriero, da dove viene e chi sia, poi daremo fuoco al tronco, Tyssen dovreste prendere dei legni per accendere il fuoco e voi Gyen cercate di riempire di legni secchi il sotto del tronco, vi è dello spazio, in modo da creare una pira". Mi allontanai con frate Pich e gli narrai dall'inizio alla fine la storia dell'apprendista e del suo maestro, di come, a mio parere, il maestro conoscesse l'abate e ci indirizzò subito verso il loro convento e quindi di stare attenti a quell' apprendista. Tornammo da Tyssen, avevo preso un ceppo e gli chiesi di strofinare i legni per dargli fuoco, per fortuna la legna era abbastanza asciutta da prendere fuoco nonostante la lieve nevicata. Diedi fuoco con il ceppo ai legnetti sotto il tronco e gettai il ceppo in una pozzanghera per spegnerlo. Il tronco iniziò a bruciare lentamente e feci cenno a tutti di avvicinarsi per scaldarsi.."Sembra un falò celtico..sapete i Celti usavano trarre auspici in base alla direzione del fuoco e del fumo dei loro falò". Ad un tratto qualcosa di strano apparve ai miei occhi, dalla nube di fumo e fuoco vidi una donna prendere forma e mi avvicinai, guardai gli altri ma erano intenti a scaldarsi e sembrava non la vedessero. "Chi siete voi?" dissi incredula. http://i44.tinypic.com/9zxbtw.jpg |
Daizer esultava come un matto......aveva vinto i suoi cavalli...aveva ottenuto la sua rivincita con Colpen e la sua reputazione era pulita.....aveva risolto i suoi debiti di gioco.......Innamorarsi di me o sfidarmi al gioco ?......Lui non si era accorto che era ero il suo peggior nemico...i suoi debiti erano passati nelle miei mani....I cavalli erano miei , non suoi.....
Colpen guardò con disprezzo verso Daizer.....ma non lessi la stessa cosa nei miei confronti, era incredulo.....non potevo averlo battuto...ma andammo via con la sua maledizione....uscimmo dalla locanda e partimmo verso il convento......" Siete come un bambino che ha immerso il viso nella torta di marmellata.....Voi non avete avuto per nulla fiducia in me...dite la verità...avete temuto il peggio...potevo udirlo con le mie orecchie "......risi divertita e arrivammo a destinazione...lì trovai i due monaci e il vecchio...era sera ormai ....ma il fuoco ce avevano acceso, mi fece star bene..avevo le mani gelide....." Fra Severius, Favelius e voi vecchio avanzo di galera.......siamo tornati col bottino.....ora abbiamo il mezzo che ci serve.......".......trai convenevoli e le battute di giubilo...zittii l'allegra comitiva........" Io e i Frati...abbiamo il viaggio pagato....nulla piu' vi dobbiamo Daizer....vedete, i cavalli sono i miei...li ho vinti al gioco, quindi...voi la carrozza da guerra e io i cavalli......come guida siete stato pagato profumatamente........ora e' meglio se tutti riposassimo....".......Ma io non riuscii a sdraiarmi......e mi misi a camminare attraverso quei ruderi...di cui la gente aveva il terrore..........avevo bisogno di ricaricarmi....e questa storia mi stava lasciando poco spazio alle mie esigenze.........meditare era l'unica cosa buona che potessi fare....mi sedetti su un muretto....e cominciai a cantare una nenia.......roteando il capo, facendo si' che i muscoli del collo si allentassero...qualcosa fermò la mia concentrazione, un battito d'ali.... |
Lanciai un’occhiata al dipinto di Karel, era davvero bellissimo.
Gli sorrisi e mi sedetti accanto a lui. In un attimo, vidi i suoi occhi di smeraldo catturare i miei, facendomi dimenticare tempo e spazio. Non compresi affondo le parole del principe, ma ero quasi sicura che cambiare discorso sarebbe stata la cosa migliore. “Siete stato molto coraggioso a tornare, Altezza..” dissi, rompendo il silenzio che si era creato “Ma essere qui vi mette in pericolo, i ribelli hanno occhi e orecchie ovunque, anche all’interno del senato.. occorrerà essere prudenti..”. Non staccai gli occhi dai suoi, anche mentre esponevo con voce calma e decisa le misure per la protezione. “Immagino comprendiate la delicatezza della situazione, quindi spero che vi fiderete del mio giudizio, e non commettiate imprudenze.. tutto il popolo ha bisogno di voi, e visto come siete stato accolto in città, i ribelli avranno il dente avvelenato, e cercheranno di eliminarvi, in un modo o nell’altro.. Veniamo alle misure, il senatore ha ragione, non ci serviranno molti uomini, ne ho portati quattro, che vanno ad aggiungervi alla vostra scorta, più che per il numero, essi sono fondamentali perché in questi mesi sono rimasti nella capitale, e sono informati sui ribelli, mentre la vostra scorta conosce le vostre abitudini e tutto il personale.. l’unione fa la forza, in questi casi…” sorrisi “..So di chiedervi tanto, ma la cosa migliore sarebbe lasciare il palazzo.. ritirarvi in una dimora più piccola e facilmente difendibile, in città naturalmente… una piccola villa, con un giardino interno sarebbe l'ideale, così non vi sentirete rinchiuso ma sarete celato da sguardi indiscreti... faremo di tutto poi per mantenerla segreta, facendo in modo che le vostre apparizioni partano sempre dal palazzo, come se non l’aveste lasciato.. ma qui sarete scortato e non mi preoccupo.. Le vostre uscite pubbliche, poi, per quanto possibile, dovrebbero essere improvvisate.. se i ribelli sanno che dovete parlare dalla loggia, saranno lì ad aspettarvi..” sorrisi “Dobbiamo rendere loro la vita complicata.. molto.. una cosa fondamentale che dovete ricordare è che noi non sappiamo chi sia dalla nostra parte, i ribelli potrebbero entrare nelle vostre cucine, nei vostri giardini, persino nelle vostre stanze.. fate ben attenzione dunque al personale da portare con voi.. chiedete loro un sacrificio di lavorare di più, piuttosto, ma circondatevi solo da persone fidate, persone di cui non dubitereste mai. Poi, tutto può succedere.. ma così scongiuriamo il peggio.. Nonostante il senato consulto non potrò esserci sempre, anche perché non mi sopportereste più…” scherzai, ma ridivenni seria immediatamente “I senatori hanno un bel dire a parlare di mercenari.. ma intendo tenerli sotto stretta sorveglianza quando arriveranno.. cercherò comunque di esserci per la maggior parte del tempo che mi sarà possibile.. anche perché, siete sotto la mia protezione ora.. e non mi perdonerei mai se vi accadesse qualcosa a causa di una mia mancanza..” dissi piano “…questo dovrebbe essere tutto… vi ho fatto venire voglia di andarvene di nuovo?” sorridendo. |
“Tutt'altro.” Disse con un sorriso Karel a Clio. “Anzi, ascoltandovi ora mi chiedo come abbia fatto a restare lontano da qui così a lungo.” Guardò per un momento la sua tela, per poi tornare a fissare la ragazza. “Sareste un'ottima moglie, Clio.” Mormorò come se quella fosse la cosa più naturale del mondo. “Avete in un attimo pianificato la mia vita.” Rise appena. “Voglio dire... è una capacità non da poco... solo le mogli pare sappiano farlo...” tornò a sorridere “... scherzi a parte, ho annotato tutte le vostre indicazioni... la villa, la mia scorta personale, i servitori fedeli, la segretezza dei miei spostamenti... ho una buona memoria, non temete... a differenza vostra, però... infatti temo abbiate scordato la nostra ultima conversazione prima della mia partenza... si era detto, se non erro, che potevamo chiamarci per nome... o forse devo pensare che la mia guardia del corpo è tanto bella, quanto austera?” Le fece l'occhiolino.
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Un battito d'ali, improvviso, fece distogliere Elisabeth dai suoi pensieri.
“Era una civetta...” disse una voce all'improvviso “... in queste terre è considerata di buon auspicio... è praticamente il simbolo della nobiltà...” era Daizer “... vedete?” Mostrandole una moneta. “Su una faccia c'è la Croce e sull'altra proprio una civetta...” fece cadere la moneta in un sacchetto che poi diede alla donna “... vi dirò io del nostro nuovo patto... questo è il denaro che mi avete dato come anticipo... riprendetevelo... a me invece torneranno i cavalli... e vi condurrò nel bosco senza richiedere alcun compenso... affare fatto?” E allungò la mano verso di lei, per sancire quel nuovo accordo. “Partiremo domattina presto. Con la luce del giorno il bosco fa meno impressione, credetemi.” E le fece l'occhiolino. “Quanto al vostro formidabile tiro, beh, lo ammetto...” aggiunse “... non avevo molta fiducia... che dire? Davvero un bel colpo di fortuna!” Rise di gusto. |
Salutato così Gufo Scarlatto ed i suoi mercenari, Parsifal, in compagnia del fido Alanius, galoppò via.
Poco dopo, penetrando nel cuore della foresta, udì delle voci. Erano alcuni uomini armati che parlottavano attorno al fuoco. “Occorre un modo” disse agli altri colui che sembrava esserne il capo “per fare uscire quei dannati da quella cupola di ghiaccio...” “Deve trattarsi di certo di un sortilegio...” mormorò uno dei suoi “... è sorta dal nulla... forse quella ragazza che tanto desideri è capace di simili magie...” “Magari” intervenne un altro di quelli “è una fattucchiera... ho sentito che possono compiere anche malocchi...” “Sciocchezze!” Li zittì il capo. “Che razza di briganti siete! E' solo una ragazza! Una bella ragazza! Ed io la prenderò per me stanotte! E se anche fosse una strega, allora si accorgerà presto che giacendo con un uomo come me è possibile trovare molto più giovamento che concedersi ad un satanasso!” E rise con lussuria. “Questi briganti” mormorò Alanius a Parsifal, mentre i due ascoltavano ben nascosti i discorsi di quei furfanti “devono aver catturato qualcuno. Parlano di una cupola di ghiaccio... che sia il luogo in cui si sono nascosti quegli sventurati?” |
Il grosso albero cominciò a bruciare lentamente, fino a quando, dopo un po', le fiamme lo avvolsero ben bene.
“Occorrerà un po'” disse Tyssen “che bruci del tutto... ma almeno saremo al caldo...” guardò in alto “... e la luce del fuoco ci permetterà di non dover temere nulla dal buio, visto che ormai è sera...” Si avvicinò a loro il giovane apprendista. “Io sarò un cavaliere” ridendo “e come tale devo difendere i veri valori. Ed aiutare chi necessita è un dovere per qualsiasi paladino cavalleresco. Questi sono i veri valori, non quelli che professano i preti.” “Il tuo aiuto non ci occorre.” Fece Gyen. “Questi passaggi” replicò l'apprendista “sono come trappole per chi non li conosce. Altri ostacoli troverete proseguendo lungo questo sentiero.” “E' l'unica strada che io conosco.” Disse il novizio Pich. “Non rivolgerti a me, prete...” fissandolo l'apprendista “... io non parlo con voi chierici... dunque da me non avrai risposta.” “Neanche noi” sbottò il nano “vogliamo però rivolgerci a te... per cui riprendi la tua strada e grazie comunque per l'aiuto propostoci.” Ma proprio in quel momento Altea vide qualcuno. Era una donna che fissava tutti loro con un enigmatico sorriso. “Madre!” Esclamò nel vederla l'apprendista. http://upload.wikimedia.org/wikipedi...r_1981_002.jpg |
Un'ottima moglie? Io? Sgranai gli occhi e sorrisi, sperando di non essere arrossita.
Fui lieta che non si fosse opposto alle misure di sicurezza, non erano mai state la norma ad Afravalone. Quando mi invitò a chiamarlo per nome abbassai lo sguardo per un momento. "Fortuna che è una donna a capo della Guardia Reale e della vostra scorta, allora..." Sorrisi "Non ho mai pensato di essere una brava moglie in realtà, o una moglie in generale.." Risi. Fino a questo momento... "Dunque, Karel... " con tutta la sicurezza di cui disponevo "Avete in mente una villa che possa fare al caso nostro o devo dare ordine di cercarla?". |
“Eh, di ville o posti simili” disse Karel a Clio “ve ne sono un bel po'... in questo momento me ne vengono diversi in mente... vi propongo un patto... io accetto tutte le vostre disposizioni, villa compresa, voi però verrete con me a scegliere la villa più adatta...” sorrise “... guardate, sono già entrato perfettamente nella parte... ci andremo in incognito... così nessuno ci riconoscerà e potremo dunque scegliere con calma il luogo più adatto... certo, però, questo comporterà un grosso svantaggio... non potremo godere di un trattamento di favore in caso di acquisto o affitto della suddetta villa!” Le fece l'occhiolino. “Scherzi a parte... cosa mi rispondete, Clio?” Fissandola negli occhi.
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Da sotto il vestito vidi spuntare una squamosa ed iridescente coda di pesce.
Dato che stavo per cadere a terra, mi aggrappai al carro. Mi sedetti su una ruota del carro, mi sfilai l' abito bianco e verde marino e lo rimisi dentro la Magica Borsa Rimpicciolente. Mi accasciai a terra perchè mi sentivo stanca, assetata e debole. Guardai prima la mia luccicante coda e poi Sir Riccardo. I miei occhi neri si rispecchiavano in quelli limpidi di lui. "Adesso mi credete, Milord?....Non abbiate timore....non sono una creatura ingannevole e malvagia! Sono sempre io!" affermai supplicante per paura che avesse paura di me con quell' aspetto. Respiravo a fatica e le mie sanguigne labbra erano secche e disidratate. Come chi ha l' asma o sta morendo di sete in un deserto, pronunciai le parole facendo varie pause: "Coco?!?....Aladiah?!?......Vi supplico......per favore....datemi dell' acqua.....del vino....qualunque cosa!...". http://imagizer.imageshack.us/v2/800...0/138/fttc.png |
Mi voltai verso l' apprendista...questa era bella...madre? "Oh milady, siete venuta a prendervi vostro figlio? Una madre dovrebbe dare i veri insegnamenti e comportamenti al proprio figlio".
Mi allontanai da tutti a quella vista e mi appoggiai a un albero..mille pensieri dopo quella visione mi passarono in testa. "Figliola, cosa fate qui, dovreste essere al capezzale di vostra madre.. ogni momento..potrebbe venire a mancare." "Sto pregando la Santa Vergine padre Francis, ho fatto un giuramento e la Santa Vergine in cambio farà ritornare mia madre in vita, lo so". "No.." disse con voce grossa padre Francis..cosa avete giurato...non ditemi, quello che fanno le ragazze come voi, riconosco quel rosario che tenete in mano..di non amare nessuno, di non innamorvi e servire solo Lei anche se non in convento..lo avete già fatto? Una ragazza bella, di ottima famiglia e avvincente come voi..Altea." Annuii solo col capo, egli si sedette vicino a me..."Sai, vero, che se tua madre guarisse.." "Si, lo so padre" risoluta io "ma farei qualsiasi cosa per mia madre, mio padre ne è innamorato follemente, i miei fratelli minori non potrebbero crescere senza di lei, non per mancanza di soldi ovvio ma di affetto e della sua educazione". Dopo alcuni gioni arrivò il dottor Saverius a casa e constatò uno strano miglioramento in mia madre finchè guarì...casualità o veramente quel pegno fatto fu la causa della sua guarigione? Tutti in famiglia si rallegravano. Andai nella cappella di famiglia e alla soglia trovai padre Francis..."Siete contenta ora?" scuotendo il capo e prima di rientrare nella piccola chiesa pronunciò alcune frasi sibilline..."Vi è qualcosa..sospeso tra il Cielo e la Terra...un Tesoro.." ma si bloccò e infine disse prima di andarsene..."La Vergine ha riconosciuto il vostro Amore per vostra madre...non dovete temere a innamorarvi". Eppure io fui ligia e mantenni la promessa e ancora oggi mi sono promessa di non voler conoscere l'Amore e innamorarmi e infrangere quel giuramento. Poi la mente vagò a Lui...l'unico che fu capace di farmi innamorare. Egli allungò la mano sul mio viso diafano per baciarmi, era bello e solitario...mi scansai prima potesse farlo..egli mi guardò stupito e credette di non essere corrisposto, se ne andò e non lo rividi mai più,ero in viaggio proprio con Tyssen. Scossi il capo, mi accorsi stavo piangendo e in mano avevo quel rosario che mi portavo sempre nella tasca, asciugai le lacrime...forse non amavo perchè non lo avevo mai dimenticato...ricordai le parole dei Tre Uomini di Fede..se lo avessi rivisto..forse gli avrei raccontato di quel pegno e che lo amavo come non mai, se fossi stata sicura di rivederlo avrei chiesto a padre Nicola consiglio...ma non valeva la pena senza di lui, il mio cuore era solo per lui...preferivo una vita senza Amore piuttosto. Mi asciugai le lacrime e mi voltai verso il gruppo, udii la donna...stava iniziando a parlare. http://i43.tinypic.com/t9h8go.jpg |
La misteriosa donna non sembrò badare troppo alle parole di Altea.
Continuava ad avere quel vago ed enigmatico sorriso e con naturalezza cominciò ad avvicinarsi al tronco che bruciava nella notte. “Mio figlio” disse “è cresciuto con sani valori e forti ideali. Io stessa, sin dalla sua infanzia, ho voluto impartirgliene. E quando la sua età ha richiesto una guida più preparata, allora ho fatto sì che lasciasse la nostra casa per seguire un degno maestro di vita.” Fissò suo figlio e sorrise dolcemente. Questi allora scese da cavallo e avvicinandosi a sua madre le baciò poi la mano. “Togliti l'elmo, figlio mio adorato...” fece lei, slegandogli delicatamente il cimiero “... così che tutti possano vedere quanto sei bello...” E tolto l'elmo, il giovane apprendista mostrò il suo volto. I tratti e le fattezze erano le sue, come potevano riconoscere i tre viaggiatori dopo averlo visto alla locanda e presso il suo maestro. Tuttavia ora, in maniera quasi incredibile, il giovane appariva cresciuto. Se prima la sua età non superava che di poco l'adolescenza, ora invece si mostrava ai loro occhi un giovane più maturo. “Che incanto è mai questo?” Stupito Gyen. “In questi boschi” mormorò la donna “tutto può apparire mutevole ed ingannevole. Le illusioni sono ad ogni passo ed errare senza meta è un pericolo costante. Voi che giungete dalle città, che sono sotto il superstizioso dominio della Chiesa, siete facili da raggirare. Ovunque siate diretti, la vostra destinazione vi sembrerà irraggiungibile.” “E se vi lascerete guidare da quel chierico” fece l'apprendista indicando il novizio Pich “finirete col perdervi nei meandri di questi luoghi a voi ignoti.” A quelle parole, Tyssen e Gyen si voltarono verso Altea. A lei spettava ora cosa decidere. http://es.ign.com/pictures/articles/7312/121906.jpg |
Eilonwy, così, davanti ad Aladiah, Coco e ad un incredulo ed un po' impressionato Riccardo, si trasformò ancora una volta in una sirena.
“Oh, Cielo...” disse allarmata Coco “... dobbiamo fare qualcosa, o finirà col morire... Aladiah, cosa possiamo fare? Le occorre dell'acqua o il suo corpo marcirà in breve sotto ai nostri occhi...” “Non possiamo fare molto noi...” fece il Cherubino, anch'egli preoccupatissimo per le sorti della ragazza “... l'unica possibilità è uscire da questa cupola e immergerla nel rio che attraversa il bosco qui vicino... ma solo lei può sciogliere l'incanto e far svanire questa cupola di ghiaccio...” “Sentito, Eilonwy?” Rivolgendosi Coco alla ragazza. “Presto, dissolvi questa cupola, così che possiamo bagnarti in quel rio... fallo o morirai in breve tempo...” |
Che mai era quella..stregoneria, magia?
"Chi vi da questo potere" estraendo la spada"..un qualche demone?Pensate io seguirò Voi e perchè non dovrei avere fiducia in questo novizio...io seguirò il frate e sapete perchè? Perchè è guidato da Dio e da un uomo potente chiamato Abate Nicola...voi nemmeno sapete dove egli si trova..e non avvicinatevi cavaliere o vi conficco questa spada dritta nel cuore e ora andatevene e non fatevi più vedere". Tyssen e Gyen mi osservavano speranzosi, quasi, accettassi la proposta dell' apprendista e di sua madre, dagli strani poteri.."Volete seguirli voi, ebbene andate con loro allora, io continuerò il mio viaggio con frate Pich". Deglutii tenendo ferma la spada...gli animi si stavano incendiando più di quel tronco che quasi si stava consumando e mostrava un sentiero. |
La donna sorrise ad Altea.
Era un sorriso però sempre più enigmatico. “Non c'è bisogno di agitare la spada, signora...” disse candidamente lei “... nessuno vi obbliga... seguite pure la strada che più ritenete sicura... vieni, figlio...” tornando a rivolgersi a suo figlio “... torniamo a casa... ti preparerò un bel bagno caldo e profumato...” e lasciarono quel luogo. “Milady...” disse Tyssen ad Altea “... io ho promesso di affiancarvi in quest'avventura e terrò fede a quanto detto.” Gyen annuì. Intanto il tronco si stava ormai consumando sempre più. Alla fine, oltre le fiamme che avvolgevano quel duro legno, apparve il resto del sentiero. Dopo un po', i quattro ripresero il loro cammino. Era ormai giorno e verso Mezzogiorno raggiunsero i piedi di una montagna. “Lassù...” indicò il novizio Pich “... vedete? Là, dove sorge quella grotta... lì dimora l'Abate Nicola...” e fece cenno ai tre di seguirlo verso quella grotta. |
Il carro proseguì lungo quella strada dissestata.
“Dimmi, Nestos...” disse Guisgard a quell'uomo che gli era accanto “... come sono finito qui?” “Ti hanno trovato lungo il tragitto.” Spiegò Nestos. “Si erano fermati per far dissetare i cavalli in un ruscello. E tra le acque ti hanno visto.” “Di chi parli?” Chiese Guisgard. “I mercanti di schiavi.” Rispose Nestos. “Questa carovana è loro. Ti hanno trovato in quel ruscello e non ci hanno pensato due volte a metterti insieme a noi altri.” “Ora rammento...” mormorò Guisgard “... mentre cercavo di spegnere il fuoco sui miei vestiti devo essere caduto nel fossato di quel maledetto castello... e da lì poi sono finito in quel ruscello...” guardò Nestos “... ora cosa accadrà?” “Saremo venduti come schiavi.” Disse Nestos. “Siamo diretti al più grande mercato di schiavi della regione...” Il cavaliere allora cercò di alzarsi ed affacciarsi dalla grata che chiudeva la finestra del carro, ma avendo mani e polsi legati non riuscì a muoversi più di tanto. “Non siamo degli animali...” sbottò, accorgendosi delle catene che lo tenevano bloccato “... non possono venderci come bestie...” “Lo faranno.” Annuendo Nestos. “Ora cerca di stare tranquillo, o ti frusteranno a sangue.” La carovana proseguì fino a raggiungere un campo che sorgeva in una vasta radura. Qui vi erano alcune case di legno con tutt'intorno uomini che conducevano altri uomini, dalla pelle e dai tratti diversissimi fra loro, pronti per essere venduti come animali. Il carro allora fu aperto e quegli schiavi fatti scendere. “E' questo il mercato?” A bassa voce Guisgard a Nestos. “Si...” sussurrò questi. Furono poi condotti insieme a tutti i prigionieri della carovana in una di quelle case, che fungeva da magazzino per la merce in vendita. Vennero allora messi in piedi contro una parete di legno, dove uno dei mercanti li contò più volte per essere sicuro del loro numero. Dopo circa un'ora in cui avevano aspettato stando in piedi, furono portati in un vasto cortile racchiuso da alcune di quelle case. “Comincia l'asta, signori!” Esclamò un banditore con abiti borghesi. “Il primo di oggi è un elemento molto particolare. Signori, non un comune bracciante o un mendicante... il suo nome è Nestos ed è un medico. Tale professione infatti esercitava prima di essere rapito da alcuni nomadi, per poi essere rivenduto ai mercanti che oggi lo pongono in vendita per voi. Si parte da un prezzo base di cento Taddei.” “Cento Taddei per quello?” Protestò uno dei presenti. “Ma non potrebbe sopravvivere un mese nella mia tenuta, sotto il Sole d'Estate e al freddo d'Inverno!” “Signore, egli non è un contadino, ma un medico.” Spiegò il banditore. “Beh, qui nessuno è interessato ad un medico.” Replicò l'uomo. “Se ne voglio uno lo cerco tra quelli rispettabili! Non farei mai curare la mia gotta ad uno schiavo!” Altri tra i presenti annuirono. “Allora passiamo ad un altro...” propose il banditore “... questi” indicando Guisgard mentre veniva spinto in avanti dai mercanti “è un cavaliere, signori. La cicatrice sulla gamba lo testimonia...” spronando i mercanti a mostrare la ferita al pubblico “... dunque potrete utilizzarlo tranquillamente per qualsiasi lavoro manuale, visto la sua resistenza e forza... prezzo di partenza trecento Taddei.” “Trecento?” Ripetè uno dei presenti. “E' un bel prezzo!” “E' un cavaliere, capitano.” Spiegò il banditore. “Non un uomo comune.” “Per quel prezzo” fece il capitano “voglio controllare che sia sano e che non abbia invece malattie!” “Fate pure, capitano.” Annuendo il banditore. L'uomo allora si avvicinò a Guisgard e cominciò ad osservarlo con attenzione. “Apri la bocca e mostrami i denti.” Fissandolo. Ma per tutta risposta Guisgard serrò la bocca. “Razza di cane...” con astio il capitano “... aprila o te la farò aprire io, facendoti sputare tutti i denti!” Guisgard strinse ancor più la bocca. L'uomo allora lo schiaffeggiò forte. Il cavaliere, tenendo a freno l'ira, lo guardò negli occhi, per poi sorridere in segno di sfida. “Bastardo...” scuotendo il capo l'uomo. “Capitano, è solo uno schiavo.” Avvicinandosi all'uomo il banditore. “Frusta, digiuno e vedrete che abbasserà la coda.” https://bis.gazeta.pl/im/fc/0e/e3/z14880508Q.jpg “Non sono un negriero io!” Urlò il capitano. “Non voglio gente a cui sferzare la schiena, a meno che non siano loro a volerlo! Questo però meriterebbe di morire di stenti o in una gogna!” Con una smorfia di rabbia. “Me ne servivano due. Avrei preso questo ed il medico. Ma ora preferisco che sia qualcun altro a comprarlo. Qualcuno magari in grado di piegarlo nell'orgoglio. E sia... vi darò settantacinque Taddei per il medico. Non un soldo di più.” “Ma, capitano...” il banditore “... almeno novanta Taddei...” “Ottanta è il mio massimo.” Sbottò l'uomo. “Non un Taddeo di più.” “E sia.” Acconsentì il banditore. E preso Nestos, il capitano lasciò il mercato insieme ai suoi uomini. In quello stesso momento giunsero altri a cavallo. Si avvicinarono agli schiavi messi in vendita e cominciarono ad osservarli. “Fra questi miserabili” disse Gufo Scarlatto al banditore “non vi sono galeotti o fuggiaschi? Insomma, chiunque sappia impugnare un'arma?” “Abbiamo solo questo con tali credenziali, signore...” il banditore indicando Guisgard “... è un cavaliere.” “Davvero?” Stupito Gufo. “Interessante...” guardando poi lo schiavo “... come sei finito qui?” Guisgard lo fissò senza rispondere. “Sei orgoglioso, vero?” Con un ghigno Gufo. “Ma saprò io come farti piegare, canaglia. Quanto?” Rivolgendosi al banditore. “Trecento Taddei, signore.” “Troppo.” Scuotendo il capo Gufo. “Potrebbe essere un disertore, dunque neanche abilissimo con le armi... ne offro duecento.” “Troppo poco, signore...” rammaricato il banditore “... è giovane, forte, sano... ed il suo portamento è fiero. Sarà di certo di nobili origini.” “Fiero?” Ripetè Gufo. “Orgoglioso, superbo direi! E pieno d'odio!” Gli occhi neri di Gufo erano in quelli azzurri di Guisgard. “Mi odi, vero? Si, te lo leggo in faccia...” rise, schernendolo “... e mi piacciono quelli pieni d'odio... duecentotrenta. Prendere o lasciare.” Al banditore. “E sia.” Rispose questi. E Gufo ordinò ai suoi di prendere Guisgard e legarlo in sella ad uno dei loro cavalli. Poi, quando tutti i suoi furono in sella, il capo dei Gufi Scarlatti diede ordine di ripartire. |
Non risposi a quella donna .... troppo sicura di sè, li seguii con lo sguardo..ma possibile che Tyssen e Gyen non trovassero nulla di strano in questo?
Ripartimmo e dopo un viaggio tra le montagne raggiungemmo finalmente la dimora dell' abate..."Siamo già giunti" chiesi sorpresa mentre scendevo dalla carrozza, il vento freddo lambiva le bianche gote fino ad arrossarle. Seguimmo il frate..mille pensieri mi passarono tra la testa..e ora? Una volta data la missiva? Il nostro compito era finito... |
"Ma come facciamo con quei briganti?.......Scommetto che sono la fuori che aspettano solo un nostro passo falso. Però.....meglio morire per mano loro all' istante che in modo lento e doloroso. Forse è meglio così!.....Forse, così, non sarò piu' una palla al piede. Anzi sapete che vi dico? Scappate......in questo modo non morirete a causa mia!" le ultime parole le dissi con paura e tristezza nel cuore.
Delle lacrime scesero dai miei occhi ed affondai il volto su un cuscino di fiori viola invernali. Chissà? Forse Slathnir guardava anche compiaciuto questa scena attraverso il suo Specchio dei Sette Peccati. Chissà come se la rideva?!? Che Dio abbia pietà di me se morirò! Mi pento di tutti i peccati che ho compiuto, se li ho fatti, e perdono tutte quelle persone che mi hanno fatto soffrire, compresi Slathnir e questi briganti. http://imagizer.imageshack.us/v2/400...0/801/dy28.jpg COLONNA SONORA DI SOTTOFONDO: http://www.youtube.com/watch?v=whSHrQ0J0Lw |
"Addiruttura? Io pensavo più ad una vostra proprietà, ma devo ammettere che è un'ottima idea affittarne una, se per voi non è un problema..." Sorrisi "In incognito? Beh, non sarà facile, in molti conoscono il vostro volto.. Quanto a me.." Sospirai "Una donna vestita da uomo non passa certo inosservata... Questo significa che dovrò trovarmi una veste.. Ma per la vostra sicurezza potrei fare un sacrificio.." Sorrisi.
"Bene, non c'è tempo da perdere allora, col vostro permesso, andrò a procurarmi il necessario per le noste visite in incognito... Sono certa che un sarto fidato basterà, perché anche i vostri abiti non passerebbero inosservati..". |
" E' mai possibile che ovunque vada....debba sempre salvar qualcuno. Ho desiderato divenir un cavaliere onorevole, regale e misterioso come il demone che ho deciso di accomunare a me......chissà, se Eilonwy e Richard se la passano meglio....."
"Alonius.....è mai possibile che appena incappo in un nuovo cammino, vi è sempre qualcuno da salvare......" risi sberleffo. Pronunciai' le parole arcane e deci si di intervenire. Avvicinandomi nella notte delle ombre, senti' che il capo dei briganti avevano catturato una innocente fanciulla. La etichettarono come fattucchiera molti di loro, ma se cosi' fosse.....avrebbe già utilizzato i suoi poteri. "Alonius.....potresti sorvolare il luogo e veder se vi è una rifugio che similmente potrebbe sembrare, una cupola di ghiaccio? Nel frattempo che mi porterai' nuove.....osserverò e preparerò qualche bell'incontro con il mondo oscuro....." |
Mi voltai di scatto e vidi Daizer........non mi alzai dal muretto...rimasi ad ascoltarlo......guardai la moneta e il sacchetto che gli avevo dato.....sinceramente lui non sapeva che i cavalli sarebbero stati il pagamento del rientro.....ma a questo punto lo avrei ripagato in monete.......quei soldi stavano facendo il giro di rientro.....presi il denaro......e gli strinsi la mano....." Volete i vostri cavalli.....perche' non giocarceli a dadi.......a quanto pare..amate il gioco...e io sono un onesta giocatrice......"...risi trattenendo la mia mano nella sua......" Non vi piace l'idea..infondo tutti dormono.....e domani mattina partiremo con la meravigliosa luce dell'alba....una partita.......e vediamo a chi andranno questi cavalli......"......misi la mano nel sacchetto del denaro, e tirai fuori due stupendi dadi....." Guardate un po' cosa ho trovato.....due splendidi dadi......andiamo...magari e' stata solo fortuna......".........
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Così, il novizio Pich condusse Altea ed i suoi compagni di viaggio alla grotta dove doveva trovarsi l'Abate Nicola.
Il religioso vi entrò e fece segno ai tre di seguirlo. Quel luogo appariva avvolto da una suggestiva penombra, resa incerta solo da un vago chiarore proveniente dal punto più profondo della spelonca. Pochi passi e si trovarono nel cuore di quella dimora fatta di rocce e solitudine. Un piccolo antro, frutto della sedimentazione di un qualche antico fiume, sorgeva racchiuso da stalattiti simili a grate pietrificate, come a voler proteggere quell'accesso da ignoti visitatori. In esso vi erano rudimentali mobili ricavati da tronchi cavi, o lavorati con paglia e rami secchi. Una candela ardeva su una primitiva tavola, insieme ad alcuni grossi volumi e fogli scritti qua e là. “Qui” disse il novizio “vive l'Abate Nicola.” Un attimo dopo, Gyen emise un mormorio. Una figura infatti era apparsa alla sue spalle, con indosso un lungo saio ed un cappuccio sul capo. |
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