Camelot, la patria della cavalleria

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Talia 12-11-2010 01.09.09

Rimasi per un momento in silenzio, con gli occhi fissi in quelli di Bumin... aveva ragione, maledizione! Aveva ragione, e quella sembrava davvero la soluzione più sensata!
La ragazza continuava a tremare, a stringermi e a mormorare parole che non riuscivo a cogliere... la osservai per un momento, cercando di percepire qualcosa, ma non ci riuscii.
“Va bene...” le dissi, lentamente perché il tono risultasse rasserenante “Ti porto fuori di qui, d’accodo? Ti porto a Cartignone... ma tu sta’ tranquilla!”
Le passai un braccio intorno alle spalle e così, un po’ sostenendola e un po’ trascinandola, ripresi il corridoio in senso opposto, verso l’uscita...
Avevo fatto appena qualche passo che mi soffermai e mi voltai verso Bumin: “Cavaliere...” lo richiamai a mezza voce “Fate attenzione, vi prego!” dissi, poi di fronte al suo consueto sguardo distaccato e altero, soggiunsi “Mi seccerebbe perdere in questo posto due cavalieri in un solo giorno!”

vortigern 12-11-2010 07.35.42

Gentilissimi Cavalieri e Nobilissime Dame giungo da un paese molto lontano e sono molto stanco, sapreste indicarmi un posto di ristoro in codesta città?

I cavalieri mi guardarono perplessi ed io aggiunsi, perdonate messeri la mia sbadataggine motivo della stanchezza, sono Vortigern re di britannia giunsi a Camelot da Costantinpoli per mantenere fede ad una promessa fatta dieci anni fa ad una nobildonna

Dopo i convenevoli, dissi loro che la nobildonna proviene dall’Irlanda figlia di un cavaliere ed una nobildonna ed alla loro precoce morte , visse in custodia di un Abate presso un antica abbazia in Irlanda ove lì perfezionò i suoi studi sull’essere umano ed i suoi comportamenti e per questi motivi che abbandonò l’abbazia, a detta del vecchio Abate, partì per Camelot ove ha ereditato dal padre una piccola casetta al di là dei boschi, prodigandosi al fine di dare sollievo ai suoi simili
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ladyGonzaga 12-11-2010 09.30.39

" Signore siete sicuro di voler scendere a simili patti con questo mendicante?
Dissi a Morven , " se colui è cosi sicuro tanto da chiedervi in pegno la vostra spada, voi siete certo di saper competere con lui?"
Guardai il mendicante senza che lui potesse catturare il mio sguardo, non potei far a meno di osservare le sue mani.Era la prima cosa che osservavo in una persona.Le mani di solito raccontano la vita di ogni persona e quelle mani mi colpirono in modo particolare.
Erano molto curate per essere quelle di un mendicante , che di certo fatica per sopravvivere alle giornate. E poi i suoi abiti ormai logori , di certo anni addietro erano stati tessuti preziosi, si vedeva dal bordo del mantello , che era un tessuto di prezioso broccato.

"Mio signore" dissi a Morven in un filo di voce, " quest'uomo mira alla vostra spada, siete sicuro che sia veramente un mendicante?"

Ebbi quasi timore per aver espresso quel mio pensiero....

Morrigan 12-11-2010 12.34.17

Le parole di Lady Gonzaga, di colpo, spensero l'imperto di Morven, e il giovane cavaliere, che già era sul punto di lanciarsi in una risposta irruente, tacque e si voltò a fissare la fanciulla con occhi turbati.
Si era accorto in quel momento, sentendo lei che lo metteva in guardia con tanta cura, di quanto fosse stato incauto e avventato. Aveva giudicato quell'uomo dal suo aspetto esteriore e con troppa leggerezza. Ora che Gonzaga glieli aveva fatti notare, invece, scorgeva nel mendicante proprio quei tratti che la fanciulla sembrava già avere osservato ben prima di lui!
Si pentì di quanto aveva detto, e di come aveva sfidato quello strano individuo, fin quasi ad esporre Samsagra, che per lui era preziosa quanto la sua stessa vita!

Guardò l'uomo, che attendeva chiaramente una sua risposta, con uno strano sorriso sul volto, quindi a bassa voce tornò a rivolgersi a Gonzaga, mentre il suo sguardo, di colpo, si velava.

"Milady, avete perfettamente ragione... io non temo affatto di confrontarmi con costui, ma temo che voi diciate il vero circa il suo reale valore, che egli probabilmente vuole tenere celato per ragioni che noi non possiamo conoscere"

Tacque, prese fiato un istante, come indeciso se proseguire in quel discorso o se tacere. Poi si decise e continuò:

"Ma vedete, mia signora... noi siamo qui in cerca di un segnale, di un indizio, di una pista, anche se effimera... qualcosa, qualunque cosa che ci leghi alla speranza di ritrovare i nostri compagni dispersi... qualunque cosa che possa rinfrancarci dicendoci che sono ancora in vita... qualunque cosa che ci guidi insieme a loro a stanare quegli uomini sanguinari che stanno piagando questi luoghi!
La speranza, milady... purtroppo fino a quando esisterà anche solo una minima speranza... anche se questa speranza dovesse venire dalle enigmatiche labbra di questo mendicante... anche se per essa io dovessi scommettere quanto ho di più caro al mondo... ebbene, signora... io non indietreggerò! Non posso farlo, non posso!
Capite cosa intendo quando vi parlo della speranza? Alle volte l'essere più infimo, o la parola più insignificante sono sufficienti a cambiare il senso di ogni cosa... come potrei, adesso, tirarmi indietro, sapendo che questa potrebbe essere la nostra possibilita?"

ladyGonzaga 12-11-2010 13.03.14

" sono daccordo con voi mio Signore , la vita delle persone a noi care vale più di qualsiasi altra cosa e la speranza che essi siano ancora in vita , è per qualsiasi uomo la forza che spinge ad andare avanti nella ricerca ..
Ma io vi dico mio Signore, fate attenzione a quest'uomo, siate prudente e allo stesso tempo scaltro , solo cosi riuscirete a vincere ".
Non potevo far a meno di guardare colui che si mostrava a noi un mendicante , qualcosa in lui mi incuriosì più del suo aspetto , del suo consunto abito, qualcosa che si notava appena , ma che a me no sfuggi...
Notai vicino al bavero del suo mantello qualcosa simile ad una catena con appeso un piccolo segno di metallo...

"Guardate ser Morven"..dissi indicando con il mio viso.."guardate la"...


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cavaliere25 12-11-2010 13.30.23

Ascoltai tutta la storia tra Belvan e la dolce e bella dama poi mi rivolsi a lei e gli dissi signora fateci un favore trovateci dei cavalli e dei viveri cosi noi potremmo andarcene di qui per andare a cercare i nostri compagni scomparsi poi aspettai un suo cenno una sua risposta mentre guardavo Belvan e gli altri del gruppo

Guisgard 13-11-2010 00.44.24

Vortigen era appena giunto a Cartignone quando incontrò alcuni cavalieri, guidati da Dukey, insieme a due dame, Llamrei e Argalia.
Il superbo Dukey fissò quasi con non curanza il cavaliere giunto da Costantinopoli.
"Un re che arriva qui senza una scorta..." disse Dukey "... e comunque, sua maestà forse non si è reso conto che questa non è Camelot... benvenuto a Cartignone, mio sovrano!"
E fece un profondo inchino che sapeva di beffa, tra le sonore risate dei suoi uomini.
Ad un tratto giunse un buffo giullare ad intromettersi nella discussione:
"Guerriero a Costantinopoli,
eroe di certo di due popoli!
Fiero e forte re di Britannia,
onore,vanto senza calunnia!"
A quelle parole del giullare Iodix, Dukey, quasi infastidito, condusse le due dame nel palazzo del principe Frigoros.
E quando furono da soli, il giullare recitò a Vortigen:
"Non badate a lui. Non conosce la cortesia!
Provocò già il mio padrone davanti all'osteria!
Ma permettete che mi presenti senza indugiare,
mi chiamo Iodix e sono un menestrello e giullare!"
E conculse il tutto con un rispettoso inchino.

Guisgard 13-11-2010 01.06.33

Nello stesso tempo, nel palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Araowhena e Cavaliere25 tentavano di capire cosa stesse succedendo.
"Messere..." disse la donna a Cavaliere25 "... come già dissi io non possiedo cavalli, né conosco un luogo in cui sia possibile trovarli. L'unica cosa che posso fare è quella di offrirvi la mia ospitalità..."
Poi, rivolgendosi a Belven:
"E ditemi... crdete voi nella mia buona fede?"
"Non ho motivo di non credervi..." rispose Belven "... perrò vorrei chiedervi una cosa..."
"Tutto ciò che desiderate, milord..."
"Vorrei vedere quella stanza in cui conservate le armature e le corazze dei cavalieri che sono morti per voi." Disse Belven.
"Perchè mai, cavaliere?" Chiese stupita e turbata la dama.
"Vi ha turbata questa mia richiesta?"
"No..., no, cavaliere..."
"Allora ci mostrerete quella stanza e ciò che in essa è conservato?"
"Si... come desiderate..." rispose la dama "... ma non oggi... domani... si, la vedrete domani..."

Morrigan 13-11-2010 01.07.59

Morven seguì il tacito segno di Gonzaga, e gli occhi gli caddero sullo strano medaglione che il mendicante portava al collo... chissà cosa poteva significare quel simbolo, e che valore poteva avere... era un ricordo del passato? un mero portafortuna? il frutto di una ruberia? o semplicemente un segno del destino che lo metteva in guardia?

Morven chinò il capo, sembrò riflettere un istante... non c'è tempo, non c'è tempo! La loro missione lo spingeva a non indugiare oltre. Si girò a fissare Gonzaga e le indirizzò un sorriso calmo e deciso.

"Farò tesoro di ogni vostra parola, milady... ma, come vi ho detto, non posso più tirarmi indietro!"

Così tornò a guardare quello strano uomo, e a lui si rivolse:

"Questa spada non sarà mai il pegno che voi avete in mente, chè dal suo possesso non otterrete mai ciò che sperate, qualunque cosa sia... perchè vedete, signore, una spada vive e muore sul corpo del proprio padrone!
Ma se davvero ci tenete, proponeteci pure il vostro indovinello! Se indovineremo, allora potremo chiedervi ciò che vorremo, e voi siete legato da un voto di sincerità alle vostre risposte... questo è il nostro prezzo!"

Guisgard 13-11-2010 01.23.04

Il mendicante fissò Morven ed un lievo sorriso sorse sul suo vecchio viso.
"Cavaliere..." disse "... lasciate che sia io a pensare liberamente cosa fare della vostra spada quando sarà mia... certo, il nostro patto, lo ricordo benissimo... io allora reciterò l'indovinello e dopo vedremo chi fra noi vincerà ciò che desidera..."
Restò qualche istante in silenzio, col capo chino a terra come se stesse riflettendo.
Poi cominciò a recitare il suo indovinello:
"Essa è principio di ogni cosa
e nello stesso tempo la fine di tutto.
Di forma perfetta ed invidiabile precisione,
liscia e tonda, senza incertezze nella forma.
Cos' è questa cosa?"

Guisgard 13-11-2010 01.34.24

Intanto, nei meandri della tana dei sanguinari Atari, Talia aveva deciso di portare fuori da quell'Inferno la ragazza trovata laggiù.
"Non badate a me, milady..." disse Bumin "... conservate le vostre preoccupazioni per quel cavaliere scomparso... credo che a lui serviranno molto più che a me... se è ancora in vita, naturalmente..."
E restò a fissare le due ragazze andare via per risalire in superficie.
Così, quasi trascinandosi dietro quella ragazza, Talia percorse la via a ritroso per uscire da quel posto.
Ma, con suo stupore, si accorse che la strada fatta prima per scendere in quel luogo era ora bloccata.
Pesantissime sbarre di ferro ora infattti ne ostruivano il passaggio.
Erano state calate da una fessura del soffitto in pietra.
E quando Talia si sentì quasi perduta, quella ragazza le tirò la mano, indicando un passaggio quasi nascosto nella buia parete di pietra.
Quella piccola porta sembrava essere la loro unica speranza.

Guisgard 13-11-2010 02.15.50

Il Sole era sorto da poco e cominciava con il suo tenue calore a dissolvere la nebbia che avvolgeva gli alberi che circondavano quello spiazzo.
I due contendenti si battevano con ardore, senza risparmiarsi.
Ad un tratto il cavaliere riuscì a ferire al fianco il suo avversario, che cadde a terra disarmato.
"Vi ritenete sconfitto?" Gridò Guisgard al suo avversario, puntandogli la spada alla gola. "Vi ritenete sconfitto?"
"Si... avete vinto... sono alla vostra mercè..." rispose l'uomo a terra.
"Allora vi rimangiate quanto detto sulla marchesa?"
"Si... ritiro ogni cosa... ebbi torrto... il suo onore è intatto..."
"Bene..." mormorò Guisgard.
Ad un tratto una veloce carrozza giunse nello spiazzo.
Dal suo interno scese una bellissima donna che cominciò a correre verso Guisgard.
"Come... stati?" Chiese visibilmente in ansia.
"Sto bene..." rispose lui, riponendo la spada.
La donna respirò forte per il sollievo.
"Ma come puoi essere tanto irresponsabile?" Chiese poi. "Sai che sir Nessar non ha mai perso un duello prima d'ora?"
"Neanche io..." rispose Guisgard.
"Avrebbe potuto ucciderti!"
"Non è accaduto... non c'era bisogno che venissi qui a quest'ora..."
A quelle parole la donna lo schiaffeggiò.
"Carry..." mormorò lui.
"Sei... sei un pazzo... stanotte non ho chiuso occhio... se... se ti avesse ucciso io... sei la mia unica gioia... la mia sola ragione di vita... se perdessi anche te la mia vita sarebbe solo un lungo tormento... giura... giura che non farai mai più una cosa simile... giuramelo, Guisgard..."

Il gocciolio, che ad intervalli regolari echeggiava nella cella, fu il primo rumore che udì al suo risveglio.
Un attimo dopo si accorse di quella piccola e rozza sagoma che gli stava davanti.
"Ora che sei sveglio verranno a prenderti..." disse il nano carceriere a Guisgard "... e ti scaraventeranno nel Pozzo del Supplizio."
"Cosa vuoi da me?" Chiese Il cavaliere con disprezzo. "Non hai vergogna a servire gente simile?"
Il nano fissò Guisgard senza rispondere nulla.
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cavaliere25 13-11-2010 09.53.34

Guardai Belvan e dissi signore se rimaniamo qui non riusciremo piu a trovare i nostri amici nel bosco cosa decidete di fare domandai seccato guardando quella dama se voi volete rimanere qui ancora potete farlo io vado a cercare i nostri compagni da solo dissi e aspettai una sua risposta

vortigern 13-11-2010 11.48.18

Alzati, gentilissimo poeta non inchinarti al mio cospetto, hai dato prova della tua saggezza al nobile ed alla sua compagine, il tuo padrone è fortunato per la fedeltà che dimostri.
Vedi, oggi sono un uomo distrutto dalla fatica, non so neanche dove mi trovo, vago in ricerca di un sogno perduto. Tornai in Britannia dopo le Crociate ed ho trovato il mio popolo coalizzato contro di me, quindi mi rifugiai dai Sassoni e fu lo stesso, Vedi, ho perso la corona, un uomo distrutto. Allora mi restava solo di trovare rifugio all’unica persona che ho amato ma che ahimè ha lasciato le nostre Terre e non so dove sia. I’incontrai dieci anni fa in una antica abbazia in irlanda , quando ancora ero re dei britanni e siccome sposai una Sassone, la mia corte ed il mio popolo mostrarono il loro malcontento ed un nobile Abate mi ospitò nella sua Abbazia fin quando si calmarono le acque. Un giorno, durante la mia permanenza, la vidi, occhi bellissimi di color smeraldo ed i suoi capelli fluenti come fili d’oro ed un grazioso corpo esile, rimasi letteralmente folgorato da così tanta grazia.

SI’, sono senza scorte e onori ma in me rimane solo la speranza che almeno possa riabbracciare la mia amata, adesso mio caro amico vorrei solo far riposare il mio destriero così posso anche io riposare.

ladyGonzaga 14-11-2010 17.26.51

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Ascoltai l'engima del mendicante e rivolsi il mio sguardo a Morven.
Di certo il mendicante era stato molto astuto nel proporcelo, sperando in noi un fallimento ed ottenere il suo pegno.
Speravo in cuor mio di non dover cedere e intanto cercando di riflettere su ciò scesi da cavallo e mi sedetti sotto un immenso olivo non lontano da li.
pensai.." dunque Essa è principio di ogni cosa
e nello stesso tempo la fine di tutto.
Di forma perfetta ed invidiabile precisione,
liscia e tonda, senza incertezze nella forma.


"cosa potrebbe essere principio di ogni cosa e la fine di tutto?Forse la terra? In effetti tutto nasce in lei e tutto termina dentro lei.? Ma no...non può essere perchè la terra non è perfettamente sferica e liscia ".
continuai nel mio pensiero " coraggio..dobbiamo riuscirci altrimenti il mendicante avrà vinto"

Talia 14-11-2010 23.35.22

Sbarre di ferro... stentavo a crederci. Le afferrai con entrambe le mani e le spinsi con quanta forza avevo, ma quelle non si spostarono neanche di mezza tacca. Alzai allora lo sguardo e vidi in alto la fessura dalla quale erano calate... mi sembrava impossibile!
E poi, improvvisamente, un pensiero mi colse... probabilmente chi le aveva calate sapeva che noi eravamo lì? Che ci stessero cercando?
Inspirai forte, cercando di dominare quell’irrefrenabile senso di nausea e di smarrimento che mi stava pervadendo tutta... ma invano!
E in quel momento mi sentii afferrare un polso. Fu un tocco da principio esitante, ma la presa di quelle dita si fece subito sicura... mi voltai sorpresa verso la ragazza accanto a me, lei mi sorrise appena e mi tirò per la mano verso una piccola e bassa apertura nella parete laterale.
Rimasi immobile per un momento, muovendo alternativamente lo sguardo tra la fessura nel muro di roccia e la ragazza, poi -ad un nuovo, più convinto, strattone della giovane- mi lasciai condurre nella direzione da lei indicata...
Il passaggio era basso e tanto privo di luce che i miei occhi ci misero un po’ ad abituarsi... lentamente iniziai a vedere le pareti irregolari e incerte di quello stretto e basso passaggio, chinai la testa e seguii in silenzio la ragazza che camminava sicura di fronte a me, come se conoscesse la strada.

Guisgard 15-11-2010 01.46.34

Al palazzo della misteriosa dama del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25, sembravano come bloccati dagli incanti di quel luogo.
"Domani? E sia... ma domani voglio che ci mostriate ogni cosa di quella stanza, milady." Disse Belven alla dama.
"Tranquillo, mio signore..." rispose sorridendo la dama "... ora però pensiamo a stasera... ho dato ordine alle mie ancelle di preparare giochi e passatempi che ci accompagneranno lietamente..."
Ma proprio in quel momento Cavaliere25 fece il suo scopo e pareva deciso a lasciare anche da solo quel posto, determinato com'era a ritrovare i suoi compagni.
"Fermo, non essere sciocco!" Lo richiamò Belven. "E' da pazzi uscire da soli ed attraversare il bosco! E senza cavalli poi, equivale ad un sicuro suicidio! Sta tranquillo, dunque..." aggiunse "... poichè anche io sono deciso a ritrovare i nostri amici. E ti prometto ripartiremo presto, vedrai."
Ed a quelle parole del cavaliere lo strano sguardo della dama si posò su di loro.

Guisgard 15-11-2010 02.16.39

A Cartignone, nel frattempo, Vortigen aveva incontrato Iodix il giullare.
"Non pensate, sire, al triste passato,
chè la fortuna non vi ha abbandonato!
Seguitemi, dunque, senza altro indugio
e vi condurrò in un lieto e caldo rifugio!"
Cosi detto, il giullare portò Vortigen alla locanda, dove il re di Britannia potè mangiare, bere e riposarsi dalle sue fatiche.
"Non ingannatevi vi dico, maestà,
se in me risate vedete in quantità.
Non vi è più in me vera contentezza,
ma solo pianto, tristezza ed amarezza."
Recitò il giullare a Vortighen, mentre sorseggiava con lui del buon vino rosso.

Guisgard 15-11-2010 02.37.13

Intanto, nelle profondità dell'Inferno che si celava sotto il bosco, Talia e la ragazza varcarono quel piccolo passaggio che sembrava essere la loro unica via di fuga.
Atttraversarono una specie di stretto cunicolo, buio e scavato in modo irregolare nella parete rocciosa.
La ragazza sembrava conoscere bene quella angusta strada e la percorreva con sicurezza nonostante il buio.
Ad un tratto una lieve luce soffusa apparve in lontananza, proprio davanti a loro.
E quando l'ebbero raggiunta si ritrovarono in una strana stanza.
Era illuminata da due piccoli ceri che, data la gran quantità di cera alle loro basi, sembravano ardere da moltissimo tempo.
Le rocce che fungevano da pareti della stanza era dipinte di rosso ed a terra strane macchie ricoprivano il terreno.
Al centro della stanza vi era un grande tavolo rettangolare, con diversi grossi coltelli infilzati sopra.
La ragazza, giunta nella stanza, restò immobile a fissare quel tavolo.
Poi si portò improvvisamente le mani alla testa e cominciò a gridare forte e a piangere, farfugliando anche qualcosa di incomprensibile.
E quei suoi lamenti gelavano il sangue.
E tutto questo davanti agli occhi di Talia, che nell'entrare in quella stanza aveva strofinato un braccio contro le pareti.
Si accorse così di essersi sporcata.
Ciò che rivestiva le pareti, infatti, qualsiasi cosa fosse era ancora fresca.
E dopo qualche istante Talia comprese che cosa fosse davvero quel liquido alle pareti che aveva macchiato anche il suo vestito.
Quel liquido era sangue umano.

Morrigan 15-11-2010 09.07.15

All'udire le parole del mendicante, Morven rimase molto perplesso. Chinò lo sguardo, lo rivolse alla natura che li circondava, quindi ai visi dei suoi due compagni. Con uno scatto deciso, tornò infine a fissare quello strano uomo .

"Chiedo venia, mio signore, ma la questione è di certo di grande importanza. Spero vogliate essere così cortese da lasciarci qualche minuto per consultarci"

In quel momento, infatti, si era avveduto, con la coda dell'occhio, che Gonzaga era scesa da cavallo, e che con fare pensieroso si era seduta ai piedi di un albero vicino.
Per questo motivo, senza nemmeno attendere la risposta del mendicante, anch'egli smontò dall'animale, deciso ad avvicinarsi alla ragazza per parlare con lei.
Non vi erano che pochi metri a dividerli, ma mentre Morven attraversava l'erba della radura, d'un tratto fu costretto a fermarsi.
Una strana vertigine lo colse, ed egli fu costretto a coprirsi gli occhi con una mano, come quando si è troppo stanchi per la fatica del giorno o si richia di essere vinti dal sonno.
Uno strano bagliore di smeraldo corse per tutta la lunghezza di Samsagra ed esplose intorno. Morven udì, vicinissimo al suo orecchio, la voce musicale della sua arma, la stessa voce avvolgente di sirena che aveva udito a casa di Louis...

"Attenzione... fai attenzione..."

Morven si scoprì di nuovo gli occhi, cercò di liberarsi da quella strana vertigine. Fissò lo sguardo su Gonzaga, sforzandosi di concentrarsi su di lei. Il viso della ragazza era contratto dalla preoccupazione del pensiero che la impegnava. La sua fronte era solcata da un lieve increspatura dettata dall'ansia di quell'ostacolo imprevisto... per un attimo quell'immagine di lei, del suo viso, gli restituirono un ricordo lontano, che ormai si stava sbiadendo nel tempo...

"E così è deciso, dunque... è questo che farai?"
La ragazza era seduta ai piedi di una grande quercia, con l'ampia veste ben sistemata attorno alle sue gambe e ai suoi piedi.
Morven la fissava dall'alto. Non si era seduto accanto a lei, ma era rimasto in piedi, discosto, come se a separarli ci fosse stato un muro invisibile.
"Sì, Zulora... è deciso"
Si era voltato a fissare il paesaggio, dandole le spalle. Non aveva bisogno di sentirsi fragile, in quel momento, e lo sguardo e gli occhi di lei avrebbero potuto distruggere le sue certezze.
Silenzio.
Rimasero a lungo in quel silenzio, sforzandosi di non parlare. Morven fissava il sole che si allontanava ad Ovest, Zulora sembrava intenta ad intrecciare fili d'erba ai suoi piedi.
"Lo sai... lo sai, vero? Che se prendi questa decisione non potrai più tornare indietro?"
La voce di lei lo colpì alle spalle come un pugnale. C'era ansia e dolore in quelle parole, sentimenti che Morven ebbe il tempo di gustare per intero.
"Sì, lo so..." rispose con voce atona.
"E lo sai che questo ti condanna a restare in solitudine?"
Morven si voltò, finalmente tornò a guardarla, e i solo sguardi si incrociarono in un abbraccio colmo di affetto e di tristezza insieme.
Tornò indietro, con slancio inaspettato si chinò verso di lei, la cinse in un abbraccio.
"Devo farlo... devo farlo!"
Lei sembrò quasi ribellarsi alla stretta di quelle parole che le cinsero d'assedio le orecchie.
"Ma... ma è ancora per quel sogno?"
Lo allontanò da sè, per fissarlo negli occhi, poi risprese.
"Davvero tu faresti tutto questo soltanto per quel sogno?"
Scosse il capo, incredula.
"E' solo un sogno... solo fantasia... solo immaginazione... se resti, ti accorgerai col tempo che potrai trovare consolazione in tante altre cose, invece di gettare i tuoi anni migliori alla ricerca di una visione... una visione che non sai nemmeno se ti viene dal Cielo o dall'Inferno!"
"E come potrebbe venire dall'Inferno?", chiese Morven, sbigotto di fronte a quelle parole.
Zulora parve esitare nel dare una risposta.
"Padre Adam dice che ciò che tu hai visto non può che venire dall'Inferno, che mai Dio potrebbe averti inviato un simile messaggio... dice che non è nell'ordine naturale delle cose, e quindi solo dal diavolo..."
Morven scattò in piedi, a quelle parole.
"Basta così!" la interruppe "Dal diavolo o da Dio, che importa, Zulora? Quello che conta è la bontà delle mie intenzioni. Che venga dal diavolo o da Dio, io comunque condurrò questa ricerca nel modo più giusto e retto che potrò... e un giorno farò rimangiare a tutti le parole aspre che mi hanno lanciato contro!"
Lei si alzò, gli tese le braccia, lo strinse in un abbraccio affettuoso.
"Così sia..." disse infine "così sia..."

Di nuovo un guizzo di smeraldo a circondarlo, come due braccia amiche che si tendevano a sostenerlo in un abbraccio, colmo di affetto e di consolazione. A quella sensazione, Morven parve destarsi da un lungo sonno. Ritornò di colpo vigile, presente. La sua mano corse ad accarezzare l'impugnatura della spada.

"Samsagra..." mormorò "non mi lasciare... dammi consiglio..."

Udì una risata lieve, come le risate degli angeli, quindi la voce di donna gli sussurrò all'orecchio:

"Mi invocherà e gli darò risposta..."

Come di colpo confortato da quelle parole, Morven prese fiato. Si accorse che quel tempo, che a lui era parso lunghissimo, non si era consumato che in pochi istanti nella realtà che lo circondava. Tutta la scena era immutata, e il giovane cavaliere procedette ancora di qualche passo e si accostò deciso a Lady Gonzaga. Poggiò la mano sul tronco dell'albero presso cui lei si era seduta, e con fare gentile si chinò verso la fanciulla.

"Posso chiedervi, milady, dei vostri pensieri? Forse con la vostra saggia guida arriveremo presto alla soluzione di questo problema, e potremo continuare così il nostro cammino"

cavaliere25 15-11-2010 11.01.27

Guardai Belvan e dissi e va bene come volete ma se ci fermeremo piu del dovuto io vado nel bosco con ho senza di voi costi quel che costi non mi fermerà nessuno dissi e guardai fisso negli occhi quella dama che sempre piu iniziava a darmi sui nervi.

vortigern 15-11-2010 11.37.47

Allora elevando i nostri calici, brindammo così per dimenticare, anche se per un breve momento, gli affanni e le amarezze e dopo aver tracannato avidamente il prezioso nettare rosso, chiedo cortesemente al poeta di declamare qualche sonetto brillante del suo repertorio.


Così dietro a queste soavi note che uscivano dalla sua cetra, complice anche il tepore che emanava dal camino e dal robusto nettare, ripercorsi nelle mie memorie il viso di colei che mi giurò eterno amore. Ripensai a quel giorno quando Ella rispose al mio sorriso, era intenta a leggere passeggiando nel chiostro dell’abbazia. Mi avvicinai e Le chiesi: Gentilissima Dama posso sapere cosa leggete così avidamente? Lei mi sorrise e riponendo il libro sopra al muretto mi chiese cosa mi spingeva di disturbarla. Folgorato dal suo meraviglioso sorriso, balbettai il mio nome e La pregai di farmi da guida presso l’abbazia. Il mio cuore batteva all’impazzata, le mie membra tremanti, ero come un giovane fanciullo al suo primo incontro. Ella s’accorse del mio imbarazzo e delicatamente mi prese per mano e mi condusse presso una piccola cappella e mi esortò a pregare.

Un fragore mi fece sobbalzare, erano gli applausi degli astanti della locanda
al giovane menestrello. Gli urlai bravo, bravissimo e Lo ringraziai della splendida
serata quindi chiesi commiato e mi avviai nella mia stanza.

Guisgard 15-11-2010 19.19.51

"Tranquillo, amico mio..." disse Belven sorridendo a Cavaliere25.
La sera poi giunse presto, tra la musica, i canti e i balli promessi dalla dama ai suoi ospiti.
E quando arrivò la notte, i nostri eroi caddero presto addormentati nei loro letti.
Ma proprio nel cuore della notte, Cavaliere25 si svegliò di soprassalto, accorgendosi che il letto di Belven era vuoto e la porta della loro stanza socchiusa.

cavaliere25 15-11-2010 19.48.02

Mi guardai intorno nella stanza per vedere dove era Belvan ma di lui nessuna traccia allora mi alzai dal letto e mi avviai verso la porta usci dalla stanza e mi misi a girovagare per il castello in cerca di Belvan non sapevo nulla di cosa mi potesse attendere in quei lunghi e freddi corridoi

Talia 16-11-2010 01.09.01

Entrai in quella stanza e per un momento rimasi immobile, guardandomi intorno... la stanza era vuota se non per un tavolo al centro e l’incerta luce di due soli ceri rischiarava l’ambiente, eppure qualcosa di sinistro era perfettamente percepibile nell’aria, come se il luogo stesso fosse impregnato di dolore e paura...
Stavo per dire qualcosa quando la ragazza si portò le mani alla testa e iniziò a piangere e a gridare forte... così, allarmata, mi mossi rapidamente verso di lei e in questo modo sfiorai il braccio ad una delle pareti, avvertendo qualcosa di caldo e appiccicoso imbrattarmi la pelle... Senza pensarci troppo, allora, portai la mano sinistra al braccio destro, in un rapido gesto... ma lì i bloccai: il contatto con le dita di quel ‘qualcosa’ mi fece rabbrividire e in un istante compresi cos’era quell’odore acre che impregnava l’ambiente e che mi aveva causato quella strana sensazione fin dall’inizio.
Mi guardai per un momento, inorridita, la punta delle dita, ora macchiate di un vivo rosso...
“Andiamo!” dissi poi alla ragazza, riscuotendomi e precipitandomi su di lei, afferrandole le spalle con entrambe per le mani “Andiamo via di qui! Immediatamente!”

Guisgard 16-11-2010 18.25.16

Nella locanda si sentivano rime, canti e schiamazzi.
In fondo bastava poco per far felice la gente semplice.
E anche se Cartignone viveva il dramma delle giovani fanciulle rapite, quella sera nella locanda c'era solo voglia di dimenticare tutto.
Anche se per una sera soltanto.
Ma, d'un tratto, nel bel mezzo di quell'allegra confusione Iodix s'incupì.
"Sono qui che faccio versi e canto
e il mio padrone è svanito d'incanto.
Sono solo un misero e stolto giullare,
ma se fossi altro correrei lui a cercare!"
Recitò amaramente il giullare fissando Vortigen.

Guisgard 16-11-2010 18.33.16

Nello stesso momento, al palazzo della misteriosa dama del bosco, Cavaliere25 era in cerca di Belven che aveva lasciato improvvisamente il suo letto.
I lunghi corridoi del palazzo erano dominati da un buio fitto, solo di tanto in tanto squarciato dalla Luna, quando a fatica riusciva ad emergere dalle alte nubi del cielo notturno.
Ad un tratto il giovane arciere vide, in fondo al corridoio che stava attraversando, una lieve luce.
Proveniva da una porta appena socchiusa.

cavaliere25 16-11-2010 18.36.47

Vidi una luce lungo il corridoio e mi incamminai fino a quel lume arrivai davanti ad una porta e la apri lentamente ed entrai per vedre chi ho cosa c'era.

Guisgard 16-11-2010 18.50.32

Nel frattempo, nel bosco, Morven, Gonzaga e Goldblum erano alle prese con il singolare indovinello del mendicante.
I tre sembravano del tutto confusi dalle misteriose parole di quell'arcano, mentre il mendicante, con indifferenza, continuava a raccogliere bacche e a conservarle nella sua vecchia borsa.
Morven, Gonzaga e Goldblum, riflettevano su quale potesse essere la soluzione dell'enigma, anche se il tutto sembrava celato da un oscuro significato.
"Mah..." disse Goldblum "... non riesco a comprendere il senso di quelle parole... l'inizio di ogni cosa e la fine di tutto... a me questo fa pensare all'Onnipotente... il Signore infatti dice... Io sono l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo... non so che pensare... a me quest'indovinello sembra un rompicapo senza fine!"
"E invece ha una fine, mio piccolo amico!" Intervenne il mendicante. "Come vi è un inizio, vi è poi sempre una fine. E spesso la risposta alle nostre domande, ai nostri dubbi, è proprio sotto ai nostri occhi. Spesso la soluzione è talmente semplice e scontata, quasi banale, che non riusciamo a coglierla."
E a quelle parole del mendicante, l'elsa di Samsagra cominciò ad illuminarsi di un verde vivissimo.
Quella luce durò solo alcuni istanti, poi la sacra spada ricadde nella sua veglia apparente.
http://images3.wikia.nocookie.net/__...oulCalibur.JPG

Guisgard 16-11-2010 19.24.07

Intanto, nel palazzo reale di Cartignone, Dukey aveva riportato sane e salve Llamrei e Argalia.
Il cavaliere poi raccontò ogni cosa, di come cioè Belven aveva voluto dividere il gruppo per le ricerche dei dispersi e dell'incontro poi con le due dame e Talia.
Il racconto di Dukey continuò poi spiegando come proprio Talia si fosse proposta di accompagnare Bumin nel covo dei rapitori, per tentare di liberare un altro cavaliere preso da quei misteriosi uomini del bosco.
E il Cappellano, che insieme a Frigoros e Guxio stava ascoltando il racconto di Dukey, comprese subito che il cavaliere preso dagli uomini del bosco e che Talia e Bumin stavano cercando era Guisgard.
"Forse è stata una follia lasciare da soli sir Bumin e lady Talia nella tana di quegli assassini!" Esclamò preoccupato Frigoros. "Conosco quella ragazza praticamente da quando è nata ed una lunga amicizia legava me e suo padre. Se le accadesse qualcosa io..."
"Milord..." rispose Dukey "... io ho solo obbedito agli ordini di sir Bumin. Sul mio onore vi giuro che mi sono anche opposto, con rispetto verso sir Bumin ovviamente, ma non è servito a nulla."
"Sir Bumin è il migliore fra i cavalieri di Cartignone" intervenne il chierico Guxio "e sicuramente sa affrontare con giudizio ogni situazione."
Ma poco dopo, quando il principe Frigoros ed il suo consigliere si ritirarono, il Cappellano volle fare qualche domanda alla giovane Argalia.
"Cosa avete visto quando quegli uomini vi hanno condotta nella loro dimora?" Chiese il chierico. "E come erano quegli uomini?"
"Io... io vorrei dimenticare tutto..." rispose lei.
"Ragazza mia..." replicò con insistenza il Cappellano "... è importante conoscere il più possibile su quegli uomini... altre ragazze come voi non sono più tornate a casa e non sappiamo se sono vive o morte... inoltre alcuni valorosi stanno sfidando la morte proprio in questo momento per liberare tutti i prigionieri di quegli assassini... voi dovete aiutarci... dovete farlo!"
Argalia chinò il capo, poi, fissò negli occhi il Cappellano.
"Va bene... cercherò di ricordare tutto ciò che potrò..."
"Grazie, ragazza mia..." disse il Cappellano sorridendole e accarezzandole il volto con infinita tenerezza.

ladyGonzaga 16-11-2010 19.31.54

" la nostra vita stessa" risposi" essa ha un inizio e una fine "
Guardai il mendicante aspettando risposta .....

Guisgard 16-11-2010 19.37.08

Il mendicante fissò Gonzaga negli occhi.
"Questa è la vostra risposta, milady?" Chiese. "Se non lo fosse allora sappiate che nessuno di voi tre può rivolgersi a me, se non per darmi la soluzione dell'indovinello. Ditemi voi, dunque... quella che avete pronunciato è la vostra risposta all'enigma?"

Guisgard 16-11-2010 20.01.42

Nello stesso momento, nel profondo ed oscuro cuore del misteriose bosco, Talia e la ragazza avevano trovato quella macabra stanza.
E Talia, appena accortasi del sangue che tingeva l'intera parete, cercò di fuggir via da quel luogo di morte.
Ma mentre tentava di trascinarsi dietro la ragazza, questa cominciò finalmente a parlare.
E stavolta, come se si fosse destata da un incubo, le sue parole era comprensibilissime.
Anche troppo.
"Loro sono già qui..." disse fissando il tavolo "... sono ovunque... sapevano che saremmo giunte a questo punto..." si voltò verso Talia ed aggiunse "... loro sapevano che saresti tornata... non puoi sfuggire al loro potere... nessuno può... siamo destinati a morire tutti..."
E si abbandonò in una delirante risata che si tramutò presto in un doloroso pianto.
E proprio in quel momento diversi di quegli uomini tatuati apparvero sulla porta della stanza.

ladyGonzaga 16-11-2010 20.06.53

http://armstreet.com/ebay/art/natuno...blacnarg02.jpg


Guardai il mendicante fissando i suoi occhi scuri e risposi " si ..è la mia risposta".

vortigern 16-11-2010 20.27.10

All’udire quelle parole del giovane poeta mi soffermai e lo invitai a sedere in un tavolo e discutere le sue preoccupazioni. Ci sedemmo un pò distanti dai fragori festosi degli astanti ed iniziai a dirgli che non è stolto bensì una persona cui dà senso a ciò che è un rapporto umano “L’amicizia”, “La fedelta”, “ il timore di Dio” etc .etc. e che mi ricorda moltissimo la mia dolce amata la quale ha studiato questa scienza per poi prodigarsi ed aiutare la gente a ritrovarsi nell’animo e nel corpo. Comunque, aggiunsi che l’indomani lo avrei aiutato volentieri nella ricerca del suo padrone e che adesso era meglio che riposassimo quindi vedendolo un pò rasserenato mi alzai dal tavolo, gli diedi la buonanotte e mi avviai nella mia stanza.

Talia 17-11-2010 00.42.00

Tentai di trascinare via la ragazza, ma fu tutto inutile... era immobile come una statua e non pareva intenzionata, o forse non era capace, di muoversi.
Poi improvvisamente, inaspettatamente parlò.
La osservai per un istante, sorpresa...
“Che vuol dire che loro sapevano?” chiesi, ma non ottenni risposta. Così le afferrai le spalle e la scossi, perché uscisse da quella sorta di vaga trance in cui era caduta... E tuttavia lei non faceva caso a me, rideva e piangeva... era chiaramente fuori di sé.
“Guardami!” tentai di nuovo “Rispondimi, ti prego! Chi sono ‘loro’? Che cosa vogliono? Chi c’è dietro a tutto questo?”
Ma un debolissimo rumore alle mie spalle mi distrasse... mi voltai e vidi che alcuni di quegli uomini tatuati erano giunti sulla soglia di quella stanza e ci stavano fissando in un modo che non prometteva niente di buono...
Istintivamente arretrai di alcuni passi, trascinandomi la ragazza dietro, e accidentalmente andai a sbattere contro quella sorta di altare sacrificale che era al centro.
Fu un istante: al volo, d’istinto, mi voltai e afferrai uno dei lunghi coltelli piantati lì... lo impugnai saldamente con entrambe le mani e, tornando a fronteggiarli, lo feci roteare in alto di fronte a me...
“E va bene!” dissi, nel tono più sprezzante che riuscii a tirare fuori “Giochiamo al vostro gioco!”

Guisgard 17-11-2010 00.51.19

Nel palazzo della dama del bosco, Cavaliere25 era in cerca di Belven, che aveva lasciato misteriosamente la loro stanza.
Il giovane arciere aveva così cominciato a vagare nei corridoi del palazzo, fino a quando si accorse di una luce soffusa che giungeva da una porta semibuia.
Giunto davanti ad essa, Cavaliere25 entrò nella stanza.
E quando fu dentro si ritrovo in una strana stanza, arredata con vecchi mobili ammuffiti, drappi cadenti e polverosi, ritratti sbiaditi e ragnatele ovunque.
La stanza era illuminata solamente da una candela che si trovava su un vecchio e malandato scrittoio.
"Perchè siete qui?" Chiese all'improvviso una voce alle sue spalle.
Era di una donna seduta su un grosso seggio proprio alla sinistra di Cavaliere25.
La poca luce rendeva impossibile scorgere il volto della donna e praticamente il giovane arciere di Camelot poteva solo udire la sua voce.

Guisgard 17-11-2010 01.11.06

Nel frattempo, alla locanda, Iodix non stava più nella pelle dopo aver udito le parole di Vortigen.
"Oh, mio valente e forte sire,
è gioia ciò che io vi sento dire!
Davvero mi aiuterete a cercarlo?
Oh, son felice che potrò ritrovarlo!"
Recitò felice il giullare.
E salutatisi, entrambi andarono a dormire.
L'indomani, Iodix attese di buon mattino che Vortigen si svegliasse e scendesse giù.
"Stamani sei felice, menestrello!" Disse il locandiere.
"Certo che lo sono, mio genuino amico!
Troverò presto il mio padrone, ti dico!"
Rispose il giullare.
"E come farai?" Chiese il locandiere. "Al massimo puoi tenere in mano un flauto e potresti giusto trovare una scrofa in un porcile!" E rise forte.
"Eh, a forza di annusare tappi di bottiglie
la testa ti è diventa di sughero e poltiglie!
E ora ascoltami, mio amico rustico e villano,
nella ricerca mi aiuterà un re e non un nano!"
E soddisfatto fissò il locandiere.

Guisgard 17-11-2010 01.36.05

Nello stesso istante, la notte buia aveva avvolto il bosco, con i suoi sinistri lamenti e la pallida Luna a stento riusciva ad illuminare quel primordiale luogo.
Il mendicante fissò Gonzaga e la sua sicirezza nel dare quella risposta.
"Allora altro non ho da dirvi, milady..." disse "... non vi tratterrò oltre... prendete il sentiero e percorretelo tutto. Se la vostra risposta è quella esatta, voi troverete ciò che mi avete chiesto."
"Un momento!" Intervenne Goldblum. "Volete dire che lei sola potrà andare?"
"Si, nano. L'hai detto." Rispose il mendicante.
"E' assurdo!" Esclamò Goldblum. "Non permetteremo certo che lei si ritrovi da sola a vagare per questo bosco! Sarebbe come mandare un agnello nelle fauci del lupo!"
"Allora o rispondete al mio enigma allo stesso modo della ragazza, ma se ella ha sbagliato non giungerete mai dove siete diretti, o formulate un'altra risposta... ma badate che il tempo concessovi per rispondere è quasi terminato..."

Guisgard 17-11-2010 01.53.08

Intanto, in un luogo sconosciuto ai più, Talia e la ragazza si trovavano in una sorta di trappola.
Quella macabra stanza infatti sembrava non avere altre via d'uscita per le due ragazze.
Quegli uomini fissavano in silenzio Talia che brandiva l'affilato coltello davanti a loro.
I loro volti erano scarni, con i lineamenti perennemente contratti e gli occhi come quelli di fantasmi.
I segni che ricoprivano i loro corpi, dal torace, agli arti, alla faccia, sotto la soffusa luce di quella stanza, sembravano voler prendere vita ed i colori con i quali erano impressi sulla pelle di quegli uomini rendevano quella visione simile ad un assurdo incubo.
Ad un tratto la ragazza alle sue spalle lanciò un grido di disumano terrore e si lanciò sul tavolo, afferrando un altro di quei coltelli.
"Avete vinto..." mormorò "... ho fatto come volevate... siamo qui, senza più speranze di fuga..." cominciò a sorridere confusamente ed aggiunse "... ma non mi farete altro male... no... non più..."
E con gesto improvviso si spaccò il cuore con una coltellata, cadendo poi a terra in un lago di sangue.
Quell'atto estremo sembrò stupire gli uomini tatuati che si avvicinarono tutti al corpo senza vita della ragazza, lasciando quindi la porta libera, senza più nessuno a bloccare quell'unica via di fuga.


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