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La brughiera era inquieta.
Come se stesse per accadere qualcosa. “Sir Gouf è un uomo strano…” disse Nyclos a Melisendra “… suscita ammirazione nei suoi, terrore nei nemici… sembra viva solo per combattere… come se stesse lottando contro qualcosa senza poter smettere…” Accarezzò il cavallo e aggiunse: “Nessuno vi farà del male, milady… non lo permetterò…” le sorrise “… massì, ora basta parlare di queste cose! Venite, cavalchiamo ancora un po’ e poi torneremo al castello.” |
Finiwell fissò stupito Morrigan, per poi fare come gli aveva detto la ragazza.
Si avvicinò a quella luce e cercò di sbirciare nella stanza. Dentro c’erano due misteriose figure, entrambe avvolte in lunghi mantelli. “Ora va… e avverti lord Cimarow...” disse quello che sembrava essere il capo, per poi sparire nel buio. L’altro, da un piccolo passaggio, uscì dalla stanza. “Sono andati via…” disse Finiwell entrando con cautela nella stanza “… ma si può sapere cosa diavolo sta succedendo qui?” |
Pasuan ascoltò il racconto di Dafne.
“Non conosco personalmente il duca Icarius…” disse “… lui era spesso via da Capomazda… ma molti lo definiscono un rampollo prepotente e viziato… una volta girava voce di un furioso litigio sorto tra lui e lord Rauger… il vecchio Arciduca lo definiva incapace di amare veramente… credo che lui non ami nessuno…” Sorrise poi alla ragazza. “Non temere…” sussurrò “… nessuno ti farà mai del male… io non lo permetterò… neanche al duca… e tu… tu sei la ragazza più pura del mondo…” e le accarezzò la ciocca di capelli che scendeva sul suo bellissimo volto. |
Cercai di essere spensierata, almeno per la durata della cavalcata.
Amavo la sensazione del vento e sentire gli zoccoli della mia cavalcatura battere il terreno con forza, mentre la nebbia si infrangeva contro le rocce lontane. Mi adombrai di nuovo quando riflettei su quello che aveva detto Nyclos a proposito di Gouf. Era vero. Quella lunga e continua lotta senza sosta, quel dibattersi continuamente contro tutto e contro tutti... prima o poi l'avrebbe divorato. Ricordavo quanto fosse stato spaventoso accettare quell'umanità che si ribellava alla mia natura oscura. In un certo senso compativo Gouf. E lo potevo comprendere. Ma quella fragilità che appare una debolezza, piano piano diventa preziosa. E' molto più facile andare avanti senza provare sentimenti per cosa alcuna, spazzando via chiunque si anteponga tra noi e quello che desideriamo... fino a quando la Bestia non inizia a divorarci ed ogni nuova crudeltà deve essere maggiore della precedente o non riusciremmo a provare alcuna emozione. Quella era l'unica morte che temevo. Il castello era sempre più vicino ormai. Le sensazioni spettrali furono spazzate via insieme alla nebbia. La veste color del sangue si gonfiò nel vento. Nuvoloni di pioggia si addensarono all'orizzonte. Mi rivolsi al mio compagno di cavalcata. "Non mi avete detto molto di voi, milord... Gouf vive per la battaglia, è vero" ammisi "e voi? per cosa vivete?" |
Trasalì quando sentì il rintocco delle campane...
Finalmente sono giunta a Capomazda... ora devo solo trovare Lady Talia, anzi, aspetterò che esca lei stessa dal castello... si, farò così... Mi accorsi poi di un cavaliere che si dirigeva verso la brughiera con fare inquieto. Mormorò qualcosa mentre passava, qualcosa riguardo ad una nobile dama fuggita dal castello, sicuramente si tratta dellamoglie del duca... non devo far altro che seguire questo cavaliere... Seguendolo arrivai davanti ad una piccola cappella abbandonata; Lady Talia parlava con una vecchia e un uomo quando si accorse dell'arrivo del cavaliere; ma non era solo, notai altri uomini nascosti tra i cespugli... “Cosa ci fai qui da sola?” Domandò il cavaliere a Talia. “Al palazzo è scoppiato un putiferio per questa tua misteriosa fuga… stavano ancora decidendo sul da farsi, quando ho preso un cavallo e, seguendo le indicazioni di alcuni pastori, sono giunto qui… ma cosa ti ha spinto a venire in questo posto? E’ pericoloso. C’è una guerra in atto… ora tornerai con me al palazzo ducale.” Ma dal nulla sbucò un altro cavaliere che si intromise nella discussione. “Milady, questo non è posto per voi…” disse entrando in Chiesa e segnandosi “… sua signoria è molto preoccupato… venite, vi riaccompagnerò al palazzo." “Basterò io per riaccompagnarla.” Replicò il cavaliere. “Qui non siamo a Sygma” rispose l'altro “e l’amicizia di lady Talia non vi preserverà all’infinito se non rispetterete le nostre leggi. Io proteggo la famiglia ducale da sempre e continuerò a farlo.Il duca, oltre ad essere il mio signore, è anche il mio migliore amico… e la sua felicità è la mia priorità. Andiamo milady, è ora..." Non è il momento giusto, sarei dovuta arrivare prma, quando era sola...ma non importa, aspetterò fino a quando sarà necessario... Pensando a tutto ciò che era accaduto, mi addentrai nel bosco, fino a quando non trovai riparo dentro una grotta e preparai un giaciglio; dopo aver recitato le mie preghiere, mi coricai. Ma quello che seguì fu un sonno tempestato da incubi...come sempre, del resto. |
Osservai la donna in silenzio, stupita e colpita dalle sue parole...
‘... non dovete restare qui... non fatelo e non innamoratevi mai...’ aveva detto... che cosa voleva dire? ‘...che Dio vi benedica... possa Santa Lucia proteggervi...’ soggiunse... e io le sorrisi mentre suo figlio la trascinava via. Poi mi voltai verso il nuovo venuto... “Sir August!” dissi, e il mio tono tradiva sorpresa nel vederlo ma anche un certo disappunto “Che cosa ci fate qui?” Citazione:
“Oh, ma insomma... basta!” ingiunsi in tono secco “Non c’è bisogno che discutiate, perché tanto io tornerò a Capomazda nello stesso modo in cui sono venuta qui: da sola!” A rapidi passi uscii dalla chiesa e mi diressi verso Matys, la presi per le briglie e balzai agilmente in sella... “E comunque, sir August...” soggiunsi, voltandomi a guardarlo “Credo, con il dovuto rispetto, che dovreste rivedere le vostre priorità, forse! Occuparvi della felicità del vostro signore, ad esempio, credo che sia una battaglia persa... e, ad ogni modo, dubito sinceramente che essa possa dipendere dalla mia vita o dalla mia incolumità! Non era dunque necessario vi deste tanta pena per venirmi a cercare!” Voltai quindi il cavallo e partii al galoppo per Capomazda... poco dopo varcai la Porta dei Leoni ed entrai in città, senza aver diminuito l’andatura neanche per un istante e senza che, parimenti, la mia contrarietà di fosse placata neanche in minima parte. |
Nyclos sorrise.
“Io per cosa vivo? Ma per la felicità, milady!” Disse divertito. “La vita è già piena di dolore per invocarne altro. Non credete? Vedete, io credo nei segni, nella fortuna. Gli uomini, a mio giudizio, si dividono in due categorie… quelli che sono capaci di riconoscere i segni della sorte, sfruttandoli a loro vantaggio e tutti gli altri.” La fissò. “Io credo che il vostro arrivo sia stato un segno, milady… un bellissimo e splendido segno…” Giunsero allora al castello, dove furono subito fatti entrare. Dall’alto di una torre Aytli li osservava. “Sembra abbia conquistato il giovane signore…” mormorò. Gouf non rispose nulla, continuando a bere del vino. “Il giovane signore non poteva non esserne attratto…” continuò Aytli “… sa vendersi bene lei…” “Forse dovresti tornare ad occuparti delle truppe!” Disse all’improvviso Gouf. “Siamo in guerra, non dimenticarlo.” “Si, hai ragione…” rispose avviandosi verso la porta. Gouf invece restò a fissare il cortile dove si muovevano le figure di quell’immenso dramma. |
"Dunque?" chiese Morrigan, tradendo una certa ansia "Li avete riconosciuti?"
Nel fargli questa domanda, Morrigan aveva afferrato Finiwell dal giustacuore, tirandolo verso di sè, un po' per paura che quel rumoroso cavaliere si facesse scoprire, un po' per la curiosità di avere quella risposta il prima possibile. Appena si rese conto di quel gesto, mollò subito la presa e si allontanò da lui, guardandolo con aria profondamente seria. "Finiwell, ditemi se li avete riconosciuti, presto! Si tratta di una cosa della massima importanza... forse questa è l'occasione che avete sempre atteso di rendere un immenso servizio al vostro signore... e anche di salvare una vita... temo che lady Melisendra sia in grande pericolo!" |
Talia giunse al palazzo e subito i servitori l’aiutarono a scendere, per poi condurre Matys nelle scuderie ducali.
Poco dopo arrivarono anche August e Matthias. Subito uno dei servi comunicò a Talia che Izar desiderava parlarle. La ragazza allora fu condotta nella biblioteca, dove c’era anche il filosofo. “Milady, sono lieto di rivedervi sana e salva.” Disse. “Però sono costretto a dirvi che quanto fatto da voi oggi non è stata una buona cosa. Non potete correre via come una ragazzina. Il duca è stato molto in pena e si è esposto ad un gran rischio venendo nella brughiera per ritrovarvi…” “Va bene così, Izar.” Entrando Icarius ed interropendolo. “Ora vi prego, lasciateci soli. Grazie…” “Come desiderate, milord.” Rispose il filosofo per poi andare via. http://24.media.tumblr.com/tumblr_l3...d6aso1_500.jpg |
“Un momento, non capisco più nulla…” disse Finiwell “… ma perché mai avrei dovuto riconoscerli? Avevano mantelli e cappucci! E poi perché dite che lady Melisendra è in pericolo? Insomma, volete dirmi cosa avete udito prima del mio arrivo? Che sta succedendo qui?”
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"Qualcuno sta tramando per tradire il ducato! Uno di quegli uomini è stato incaricato di andare da lord Cimarow per informarlo dell'accidente accorso al vostro duca... e forse anche l'inganno di Lady Melisendra potrebbe essere svelato! E non oso immaginare quante altre informazioni siano già trapelate da questo palazzo fino ad ora! Non mi sorprende affatto che il ducato abbia subito così tante perdite e così tante sconfitte... la fortuna e il caso, in circostanze del genere, c'entrano sempre molto poco, ne convenite?"
Morrigan non sopportava i traditori del sangue nobiliare, e aveva di certo i suoi buoni motivi per provare quell'astio, quindi la scena cui aveva appena assistito la faceva ancora fremere dalla rabbia. Si accorse però di aver detto quelle parole tutte d'un fiato, ancora presa dall'urgenza che le aveva messo addosso quella scoperta, e pensò che forse il povero Finiwell ci avrebbe capito davvero ben poco... pazienza, gli spiegherò strada facendo... adesso non c'è tempo... non c'è più tempo per nulla! "Che dite, messere... c'è qualcuno fidato cui possiamo raccontare questa storia? Dobbiamo fare qualcosa, e in fretta... non abbiamo un minuto da perdere!" |
Una volta oltrepassate le mura, sentii un senso di oppressione.
Mi sentii nuovamente osservata. Non c'era bisogno di alzare lo sguardo verso le merlature per sapere chi mi stesse osservando. Smontai da cavallo e rivolsi un inchino a sir Nyclos. "Siete stato gentile, milord, a mostrarmi queste terre..." levai lo sguardo su di lui, "la vostra compagnia è davvero piacevole..." sorrisi. Detto ciò accennai a ritirarmi. Intorno a me c'era il solito fermento di uomini in arme. Un fanciullo mi urtò, trascinando con sè un secchio per abbeverare i cavalli. Mi guardò come se temesse di essere battuto... evidentemente in quel luogo non c'era spazio per la gentilezza. Lo rassicurai con un'occhiata benevola e una noncurante scrollata del bordo del mio abito, su cui si era riversato qualche schizzo d'acqua. Sentii un'improvvisa nostalgia di Uriel. Sorrisi nuovamente allo spaurito fanciullo. |
Finiwell allora fissò il passaggio dal quale uno dei due misteriosi individui era uscito.
“Presto, seguimi!” Disse a Morrigan. Un attimo dopo risalirono quello stretto ed angusto passaggio, fino a sbucare presso le mura occidentali della cittadella. “E’ uscito qui…” mormorò il cavaliere guardandosi intorno “… ma ha preso un bel vantaggio e potrebbe essere andato in qualsiasi direzione…” Fissò Morrigan e continuò: “Se ciò che avete udito è vero, allora sarà diretto al castello di Cimarow, quel fellone! E’ notte e seguirne le tracce è quasi impossibile, ma non abbiamo scelta… vi va di fare una bella passeggiata notturna?” Detto questo corse a prendere due cavalli. Poco dopo i due galopparono verso la campagna. |
"Siamo pazzi..." commentò Morrigan a mezza voce, ma con tono sufficientemente alto affinchè Finiwell potesse udirla oltre lo scalpiccio dei cavalli che correvano nella notte.
Già, siamo pazzi... avrebbero potuto informare qualcuno, prima di lanciarsi in quella bravata! Se fossero morti, se fossero caduti in un'imboscata, se fossero stati presi prigionieri, nessuno a Capomazda era stato messo al corrente di quanto scoperto, e quella rivelazione sarebbe sciaguratamente morta insieme a loro! Ma Finiwell non aveva nemmeno atteso che replicasse o esprimesse il suo parere. Le aveva direttamente lanciato le briglie tra le mani. Doveva essere questo il suo temperamento, d'altronde. Morrigan quasi non se ne stupiva più. E ancor meno, in fondo, si stupiva di se stessa. Aveva sempre fatto, fin da bambina, quel che meno ci si era atteso da lei... cosa avrebbe potuto essere diverso, in quella circostanza? "Che intendete fare adesso, Finiwell? Se riusciamo a raggiungerlo ed è da solo, non sarà difficile disarmarlo, catturarlo e riportarlo con noi a Capomazda... ma se dovessimo raggiungerlo troppo tardi, e ci trovassimo in compagnia dei suoi degni compari? Avete almeno pensato ad un piano alternativo che non sia quello di lanciarci incontro al suicidio?" |
Il fanciullo sorrise a Melisendra.
“Grazie, mia signora.” Disse. Ma quando stava andando via, una mano lo bloccò, prendendolo per un braccio. “Non sai che devi stare attento a quel che fai? Hai versato dell’acqua sul vestito di quella dama…” tenendolo fermo Gouf “… chiedi scusa a quella signora… ora!” “Mi fate male… mi fate male, milord… il braccio… mi fate male…” “Chiedi scusa o te lo spezzerò!” “Perdonatemi, mia signora!” Gridò il ragazzino. “Non ho sentito” disse Gouff “e nemmeno lei credo abbia sentito…” “Il braccio…” gridò il piccolo “… perdonatemi, signora! Perdonatemi!” Gouf strinse ancora di più, quasi a spezzare quel piccolo braccio. Poi lasciò cadere a terra il ragazzino. “Tirami la frusta!” Ordinò poi ad uno dei suoi. “Ora imparerai come si lavora, piccola carogna.” E cominciò a batterlo a sangue con inaudita violenza sotto gli occhi di Melisendra. |
"Smettetela!", supplicai Gouf. "Gouf, vi prego... smettetela!"
Mi appesi al suo braccio, cercando di fermarlo col mio peso. La frusta fischiò vicino al mio viso, per un soffio. "Ora basta!", usai la voce, modulata e vibrante. "Vi prego..." sussurrai. "Vai, ragazzo...", ero riuscita a fermare i colpi il tempo sufficiente perchè il fanciullo sgusciasse via. "Siete impazzito? Era solo un po' d'acqua..." Sentivo il braccio ancora teso nello sforzo di far schioccare la frusta. Gli scoppi d'ira ingiustificati erano sempre stati una sua caratteristica... ma non era mai arrivato a tal punto. Mi tornarono alla mente gli orrori dell'incursione nel villaggio. Strinsi la frusta. Un brivido mi corse lungo la schiena... mi augurai che si fosse calmato. |
Finiwell Non staccava gli occhi dalla strada buia.
“Ti confesso che il nostro è quasi un inseguimento disperato.” Disse a Morrigan. “Non si vedono tracce, né si intravede nulla che possa assomigliare a quel furfante traditore. Gli abbiamo concesso troppo vantaggio…” aggiunse imprecando. Galopparono per un altro tratto di strada, fino a ritrovarsi nella brughiera. “Stramaledizione!” Esclamò Finiwell arrestando la corsa del suo cavallo. “E’ come cercare un ago in un pagliaio!” Ad un tratto però i due furono zittiti da strani versi. “Ma che diavolo…” mormorò il cavaliere. Seguirono allora quei versi e si ritrovarono presso una piccola palude, nella quale stava sprofondando un uomo in groppa al suo cavallo. “Tienimi per gli stivali!” Disse Finiwell a Morrigan. Allora, sporgendosi nella palude, riuscì ad afferrare l’uomo che stava sprofondando, portandolo in salvo. Il cavallo invece, affondò senza che nessuno potesse farci nulla. |
Gouf guardò Melisendra.
Aveva uno sguardo cupo, freddo, ma in esso si celava anche un’angosciante malinconia. “Perché dovrei fermarmi? Perché sei tu a chiedermelo? Chi credi di essere? Ho posseduto molte donne…” disse afferrandola per un braccio “… e tu sei una delle tante. Credi di poter vantare per questo qualche diritto particolare?” La fissò con rabbia. “Ricorda che tutti voi siete una mia proprietà…” continuò “… non diversi dal mio cavallo, o dalla mia spada. Le vostre vite mi appartengono! E la tua più di tutti!” Il ragazzino intanto tentava di scappare via, ma aveva il petto e la schiena lacerati dalle frustrate. Gouf le lasciò allora il braccio. “E non intrometterti mai più in ciò che faccio… altrimenti ciò che interrompi lo continuerò su di te…” Ed andò via. |
Trattenni il fiato.
Le sue dita mi avevano artigliato con forza inaudita. Barcollai quando mi lasciò andare. Per un attimo avevo davvero temuto che quella frusta si sarebbe abbattuta su di me. "Non dubito che lo fareste!!" gridai alle sue spalle. Le scuderie erano deserte. Evidentemente tutti si erano allontanati il più rapidamente possibile per evitare di essere investiti dalla sua furia. "Prima o poi dovrete aprire gli occhi e affrontare questa rabbia che cova dentro di voi come un veleno... e questo vi distruggerà! " gridai, mentre l'eco della mia voce si spargeva nell'aria. Avrei dovuto mordermi la lingua. Sperai che non mi avesse sentito. Mi ero spinta oltre? Mi accarezzai il braccio. |
Il fuoco generava inquiete ombre che danzavano sulle nude pareti della caverna.
Ad un tratto delle voci cominciarono a squarciare il silenzio della notte. Sayla si affacciò, cercando di comprendere cosa stava accadendo fuori dalla grotta. Si accorse allora che diverse persone, tutte abbigliate come monaci, stavano varcando le porte della Pieve. Recitavano una litania ed accendevano grossi ceri davanti alle statue della chiesa. Sull’altare stava seduto un giovane uomo che li osservava in silenzio. Ad un tratto tre di quei monaci gli si avvicinarono. “Dobbiamo punire la donna, milord.” Disse uno di loro. “Cosa ha fatto?” Chiese l’uomo sull’altare. “Ha peccato contro il Cielo e contro di voi, milord.” “Portatela a me.” Allora i monaci condussero la donna davanti all’Arciduca. “Gyaia, perché hai fatto questo?” Chiese questi. La ragazza lo fissava in silenzio, con le mani ed i vestiti sporchi di sangue. “Milord...” intervenne uno dei monaci “… questa donna si è strappata l’utero, causando così la morte del bambino. Deve pagare con la morte!” “Perché, Gyaia?” Chiese l’Arciduca. “Perché sarebbe nato senza amore…” rispose lei fissandolo con uno sguardo vuoto e perso. Allora un altro monaco salì sull’altare e cominciò a dire: “Abbiamo ancora tempo per processarla. Esso non verrà ancora… è infatti diretto a Capomazda, per prendersi l’ultimo signore di quelle terre…” Aprì allora un grosso codice e cominciò a leggere: “Non chiedete o fate domande alcune al maligno, poiché lo saprà, celandovi ogni cosa con un ghigno. In ogni parola verità e menzogne abilmente mischierà, nascondendo delle cose e mostrandone altre vi confonderà.” (Angosce di Santa Lucia, X, 73) http://www.clio.unige.it/utopia2/Imm...apoc_durer.jpg Un grido, disperato ed angosciante sembrò allora diffondersi in lontananza, svegliando da quel misterioso sogno la giovane Sayla. Albeggiava e la brughiera sembrava risvegliarsi anch’essa dai tormenti della notte appena trascorsa. |
La notte scese silenziosa sul castello e piccole torce si spostavano lungo le mura, lacerando a stento quelle profonde tenebre che avvolgevano la brughiera.
Da poco si era concluso l’ennesimo banchetto, nel quale i baroni di Cimarow si erano praticamente divisi, come i molossi alla mensa del loro padrone in attesa di ossi ed avanzi, le terre attorno Capomazda. Cimarow si sentiva già il signore di quelle terre e l’attesa per l’imminente attacco al ducato aumentava giorno dopo giorno. Gouf aveva invece lasciato presto la tavola, per cominciare il suo giro d’ispezione. Si aggirava inquieto tra le scale che collegavano le mura alle torri. Come un’ombra si spostava tra quelle consumate murature, quasi confondendosi col buio e coi tormenti della brughiera. “Mi ritiro.” Disse ad un gruppo di sentinelle. “Tenete gli occhi aperti, attendiamo a momenti il nostro uomo da Capomazda.” “Appena sarà giunto lo condurrò da voi, milord?” Domandò un servitore. “No, portatelo da lord Nyclos. Ora invece voglio che lady Melisendra mi raggiunga nella mia stanza.” Aggiunse. Poco dopo, la vecchia servitrice bussò alla porta di Melisendra. “Giuditta approfittò della debolezza lussuriosa di Oloferne” cominciò a dire “e salvò il suo popolo… ma lui non dorme mai, né chiude occhio… e potresti essere tu ad essere sacrificata!” E si abbandonò a quella sua disgustosa risata. Le fece poi segno di seguirla e la condusse dal Cavaliere del Gufo. |
Il banchetto era stato un autentico sfoggio di presunzione e avidità.
Solo Nyclos era riuscito a farmi sorridere. Anche se in realtà avevo cercato di apparire il più gioviale possibile. Non era stato facile in presenza di lady Aytli, che non nascondeva la sua avversione nei miei confronti, e di Gouf, che era ancora piuttosto accigliato e tetro. Per tutta la sera avevo evitato il suo sguardo e pensato, più realisticamente, a un modo per porre fine a quella situazione. In modo definitivo. Mi preoccupai quando sentii preannunciare l'arrivo di un misterioso informatore da Capomazda. Mi augurai che le voci sul mio ruolo in quella faccenda fossero rimaste circoscritte a quelle tre persone che ne erano a conoscenza. Ma ero inerme di fronte agli eventi. Potevo solo attendere. La vecchia era più irritante del solito e il mio umore pessimo. La sua risata e le sue provocazioni mi fecero sbottare e le lanciai contro una spazzola. Quella, come al solito, la evitò con l'agilità di una giovincella e proruppe in un'echeggiante risata. L'ennesima. Mi guardai nello specchio. Quel dannato colore rosso sangue sembrava particolarmente indicato. Scostai i capelli dal viso e cercai di assumere un'aria austera. Quando varcai la porta degli alloggi di Gouf quasi mi aspettavo che ad attendermi ci fosse un inquisitore. Sollevai un poco lo sguardo, ma evitai accuratamente i suoi occhi. |
Monteguard fissò Cavaliere25 come se stesse sul punto di esplodere.
“Ha dato a te la sua spada per spassarsela con una dama? Quell’irresponsabile!” Disse ad alta voce il capitano. “Quel fanfarone si farà infilzare prima o poi a causa di una donna! Ma stavolta non la passerà liscia!” Si alzò in piedi ed imprecò. “Ora ascoltami, ragazzo…” fissando Cavaliere25 “… torna da lui e qualsiasi cosa stia facendo riportalo qui da me! E bada di fare in fretta, oppure comincerò a prendermela anche con te! Vai, corri!” Urlò. |
Melisendra trovò Gouf accanto ad un braciere ormai spento, mentre sorseggiava del vino.
La stanza era semibuia e solo una candela tentava di lottare con le immense tenebre che dalla brughiera sembravano voler ingoiare ogni cosa. Poi i suoi occhi apparvero in quella penombra. La fissavano. “Indossi lo stesso abito del banchetto…” disse “… non credo sia adatto per la notte…” Le offrì allora una coppa di vino. “Ti ho fatta venire qui” continuò “perché voglio da te qualcosa… qualcosa che tu mi darai stanotte… e da questo dipenderà la tua vita…” Si alzò avvicinandosi a lei, fino a farla stendere sul letto. “Voglio che tu mi dica di Capomazda e del suo duca…” mormorò Gouf “… ogni cosa… abbiamo tutta la notte…” http://pics.livejournal.com/mionenoelle/pic/0000addw |
Sdraiata tra i cuscini gli rivolsi un'occhiata di fuoco.
Detestavo le minacce. "Cosa vi aspettate che vi dica?" bevvi un sorso di vino. "Un altro signorotto pieno di sè e coccolato dai piaceri della propria corte... avido, orgoglioso e fin troppo sicuro di sè... oh, ma questa è una descrizione che si potrebbe applicare a un'infinità di voi, grandi uomini, che amate il potere e le battaglie sopra ogni cosa." Appoggiai la coppa. In quel momento mi venne in mente che, tutte le volte che avevo condiviso il letto di Gouf, c'era un pugnale, nascosto da qualche parte. Sotto un cuscino, dietro al tendaggio damascato o appoggiato nell'incavo tra la testata e il materasso. Mi stiracchiai sui cuscini, nel tentativo di cogliere una consistenza metallica. Nulla. Con noncuranza accarezzai la veste e mi sedetti il più dignitosamente possibile. "Ho visto Lord Icarius solo poche volte e non ho avuto il dubbio piacere di conversare con lui... a parte il suo interesse spropositato per il Tesoro e il totale disinteresse per le strategie belliche non ho avuto modo di notare nulla... oh sì, è anche un appassionato cacciatore... e un marito deprecabile." I tendaggi erano privi di balze, perciò, riflettendo, restava solo un luogo in cui guardare. Probabilmente non sarei nemmeno riuscita ad allungare la mano. "Volete la frusta, mio signore?" accennai a un sorriso di cortesia. |
sentendo quelle parole mi agitai e usci dalla stanza del capitano a tutta fretta e di corsa raggiunsi il posto dove stava Pasual bussai alla porta e aspettai che mi aprissero mi sentivo in colpa per ciò che sarebbe accaduto a lui ma non potevo fare altro
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Guardai Izar con occhi di fuoco... mi aveva fatta chiamare per farmi la predica?
Ma come si permetteva? Ero uscita da Capomazda in pieno giorno e per non più di un paio d’ore... ed erano già tutti pronti a farne un dramma! Sua Signoria era uscito per andare a caccia ed era rimasto fuori per giorni interi, ma nessuno aveva avuto il coraggio di criticarlo... mentre con me continuavano ad usare quel tono saputo e ad ostentare quell’aria di rimprovero, come se fossi solo una bambina troppo vivace! Il sangue mi ribollì per la rabbia e stavo giusto per scatenarla su Izar quando venimmo interrotti... Citazione:
I miei occhi seguirono Izar inchinarsi e uscire silenziosamente, richiudendo poi la porta dietro di sé, poi tornarono a posarsi sul duca... Per quanto mi seccasse ammetterlo, ero stupita! ‘Lasciateci soli...’ aveva detto... perché? Icarius non aveva mai avuto problemi a dirmi quello che aveva da dire, per quanto crudele o acre fosse, davanti ad altre persone... cos’era dunque quella inusitata novità? E guardandolo non potei non provare, di nuovo, quella curiosa sensazione che già mi aveva sfiorata al suo ritorno... i suoi occhi, la sua espressione, i suoi movimenti erano diversi dal solito... e, forse per la prima volta, non seppi che cosa aspettarmi. Esitai un attimo, poi scelsi una tattica strategicamente difensiva: addirizzai la schiena più che potevo, sollevai la fronte e puntai gli occhi fissi su di lui... e così rimasi, in silenzio, in attesa... |
Gouf ascoltò con attenzione le parole di Melisendra.
“Io non sono un nobile signore…” disse “… non ho nulla in comune con la gente contro cui combatto, o alla quale offro i miei servigi… ricordalo…” Si alzò e raggiunse la finestra, fermandosi a scrutare le tenebre che pian piano si dissipavano con l’albeggiare. “Che guerriero è?” Chiese “I Taddei sono tutti formidabili cavalieri… lui è degno di tale fama?” Restò un attimo in silenzio. “Sotto il letto si trova il pugnale che stai cercando…” aggiunse “… la frusta invece è ancora intrisa del sangue di quel ragazzino e macchierebbe il tuo bellissimo vestito…” |
Icarius attese che Izar uscisse dalla biblioteca.
Era nervoso e irrequieto. Sentiva uno sciame di sensazioni, tutte forti e più o meno indecifrabili. Il cuore gli batteva forte, un po’ per il nervosismo, ma soprattutto per una strana emozione che egli, non sapendo attribuirle probabilmente il vero valore, definiva fanciullesca e adolescenziale. Un po’ come quando vediamo comparire la ragazzina che ci fa battere il cuore, quella dei nostri sogni, a scuola, per quello che sarà l’indimenticabile primo appuntamento del nostro primo amore. Icarius non era a scuola e comprendeva che quella bellissima ragazza che gli stava davanti con ogni probabilità non era il suo primo amore. Da quel suo, per lui, misterioso passato emergevano fatti indiscutibili sulla passione che il duca aveva per le donne. Bastava vedere le sensuali ancelle che animavano il palazzo, nella Domus Privata del duca. Eppure tutte quelle ancelle e tutte le altre donne di Capomazda non riuscivano ad affascinarlo e nemmeno vagamente ad interessarlo. Non più, dopo aver visto Talia. Lei era l’unica persona con cui avrebbe voluto parlare dal suo arrivo a Capomazda ed invece, per tutta una serie di motivi, sembrava quasi impossibile da avvicinare. Almeno fino a quel momento. Ora lei era lì, davanti a lui. “Milady…” disse prendendo fiato “… so che probabilmente la tua felicità non dipende da me, ma la tua incolumità si invece… c’è una guerra in atto, contro nemici che non temono nemmeno Dio e sei stata avventata ad andare da sola nella brughiera… ogni giorno i nostri cavalieri e i nostri baroni riportano i nomi di villaggi e borghi nei quali i nostri nemici hanno sfogato l’odio che provano verso di noi e verso l’intera umanità… io non posso e non voglio importi nulla, ma non permetterò a nessuno, nemmeno a te, di mettere in pericolo la tua vita… sei…” esitò un istante “… sei mia moglie e la tua vita è per me la cosa più importante… se ti fosse accaduto qualcosa io... ti prego di rammentarlo in futuro… questo… questo è quanto…” sospirò, come se si fosse liberato da un peso che stava stritolandogli il cuore. http://content.internetvideoarchive..../003648_29.jpg |
Mi fermai e con cautela scesi dal letto.
Ignorai il commento sul pugnale e mi avvicinai a lui. "Un bellissimo vestito non vi fermerebbe dal mettere in atto un'atrocità come quella di questa mattina... o di ieri..." Lo abbracciai e sentii il mio potere avvolgere entrambi, placando la Bestia. Ma non riuscivo ad addentrarmi in quel territorio ostile che era quella rabbia inespressa. Così mi limitai ad accarezzarne la superficie, come quando si sfiora il velo dell'acqua con una piuma. Sentivo che qualcosa si stava placando in lui. "Perché?" sussurrai. "Se anche voi disprezzate questi uomini, perché allora gli offrite la vostra spada... e gli permettete di rubarvi l'anima pezzo per pezzo?" Gli accarezzai il viso. "Questa non è vita..." ripensai alla mia non-vita, al cieco servizio del mio padrone. Ripensai a quanto fossi sconvolta nell'accorgermi che nel mio ventre, qualcosa di puro stava germogliando da quelle macerie. Allora desiderai vivere. Anche se per farlo dovetti sacrificare il padre di Uriel. "Hai capito bene?" mi strinse il polso. "Se non mi ubbidirai mi vedrai strapparti tuo figlio e darlo in pasto agli spiriti... a meno che non lo sacrifichi ancora nel tuo ventre..." poi riflettè e mi diete un ulteriore strattone. "Anche se... sarebbe uno spreco. In fondo il frutto di tale unione potrebbe anche rivelarsi interessante almeno quanto te..." sogghignò. "Tuo figlio... potrebbe avere i tuoi poteri e la propensione di suo padre per il sangue..." Ero senza fiato dall'orrore. Una parte di me fu sorpresa dallo scoprire che si trattava di un maschio. Portai la mano al ventre, ancora privo delle forme tonde del mio stato. "Interrogherò nuovamente gli astri...", il mio signore era pensieroso e le sue oscure macchinazioni stavano prendendo forma. "Uccidilo...", disse riferendosi a Gouf. "Uccidilo e recupera quel metallo... oppure mi prenderò l'anima di questo bastardo." Mi lasciò sola. A riflettere. Non ero sicura di tenere tanto a quella vita, ma realizzai che era proprio così. Frustrata, gettai scompiglio in tutta la stanza, lanciando oggetti alla cieca. Quando fui stanca dovetti affrontare la realtà... dovevo scegliere. Il mio piano di fuga in quel momento era inattuabile. Scelsi. "Uriel..." sussurrai. "L'angelo del Pentimento... Signore del Tuono e dell'Orrore..." e in quel momento divenne reale e gli giurai che saremmo fuggiti da lì. Sbattei le palpebre per tornare in me. Quei ricordi erano ancora dannatamente reali. Ma che cosa stavo facendo? Avrei dovuto uccidere Gouf, liberare Uriel dal retaggio di quel sangue e fuggire il più lontano possibile... e invece stavo cercando di placare una Bestia che avrebbe potuto ucciderci tutti. Salvare Gouf da se stesso aveva l'aria di una battaglia persa in partenza. Eppure... già lo sapevo... avrei tentato. Oppure mi sarei macchiata -di nuovo- di quell'omicidio. "Lord Icarius è un eccellente combattente... sebbene il suo orgoglio sia quello di un ragazzino borioso, la sua spada è senz'altro all'altezza dei suoi predecessori." Il mio tono era quasi rassegnato. Non avevo preziose informazioni da dargli in proposito e se le avessi avute non gliele avrei date. Così mi ero limitata a un'obiettiva constatazione. Mi sollevai in punta di piedi e gli posai un bacio sulle labbra. Nessun incanto, nessun rapace istinto di predazione. Non gli sottrassi nemmeno un respiro. Come se fossi stata una donna qualunque. "Non ho bisogno del pugnale, Gouf..." e in quel momento capii che era davvero così. Non avevo avuto bisogno di lame affilate nemmeno due anni prima. Non sciolsi l'abbraccio e continuai a sfiorare la superficie dell'acqua con attenzione e rispetto. |
Rimasi in silenzio per un lunghissimo momento quando ebbe finito di parlare, osservandolo... da mesi ormai ero assolutamente certa che niente di ciò che avrebbe mai potuto fare o dire lord Icarius de’ Taddei mi avrebbe mai più stupita, colpita o sfiorata in alcun modo... credevo di averne passate tante ormai da essere assolutamente refrattaria rispetto al suo sarcasmo, ai suoi colpi di testa e a qualsiasi altra cosa lo riguardasse...
E nonostante ciò non potei non ammettere con me stessa che in quell’istante era riuscito a sorprendermi! Quel discorso serio e vibrante, pronunciato quasi come a volersi togliere un peso... quel discorso privo di quella consueta pungente e crudele ironia che lo contraddistingueva... quel discorso nel quale aveva semplicemente alluso alla nostra condizione privata senza inveirvi contro... Ero più che sorpresa, in effetti... ero attonita. Che cosa gli era successo? E tuttavia questo suo nuovo atteggiamento mi spaventava se possibile ancora più di quello vecchio: non sapevo che cosa aspettarmi da questo nuovo Icarius, non sapevo perché si stava comportando in quel modo e non capivo dove volesse arrivare... e soprattutto non mi fidavo! Avevo sofferto tanto e tanto a lungo che non mi fidavo più. Non potevo! Abbassai appena gli occhi, poi tornai ad alzarli su di lui... “Sono confusa, mio signore...” dissi lentamente “Da quando in qua ti interessa la mia incolumità? Da quando in qua ritieni di qualche importanza il fatto che io sia tua moglie? Da quando in qua ti interessa questa guerra o le sorti del ducato? In verità credevo che tutto ciò che ti interessasse fosse andartene il più lontano possibile da questo posto... e da chi lo abita!” |
Mi svegliai di soprassalto...che strano sogno...
Ma ero già lucida e fortunatamente mi ricordai di una cosa che mi disse il Sommo sacerdote quando ero molto piccola... Mia cara Verdammt, se starai svolgendo una missione molto importante, ma misteriosa e farai dei strani sogni, ricorda, prendi della carta e scrivi tutto ciò che hai visto, in futuro potrebbe tornarti utile! Ricorda: i sogni vogliono sempre significare qualcosa..." "Me ne ricorderò, Sommo Sacerdote, me ne ricorderò..." Scrissi ciò che avevo visto in sogno e ripensandoci sentii il grido riecheggiarmi in testa. E se quel grido non facesse parte del sogno? D'un tratto l'aria divenne gelida, come fosse un cattivo presagio, e mi strinsi nella tunica nera come la notte per il freddo; ma decisi di fare comunque un veloce giro nei dintorni, per assicurarmi che fosse tutto a posto e che non ci fosse nessuno sulle mie tracce. Un rumore mi distrasse dai miei cupi pensieri e la mia mano corse svelta al pugnale, ma non vidi nessuno in lontananza. Poi all'improvviso, una figura di donna danzante avvolta in uno splendido vestito bianco comparve tra gli alberi e si dirigeva nel folto del bosco. Decisi di seguirla, chissà dove mi avrebbe portata... |
Avrei voluto parlare ancora, chiedergli di lui, chi era stato prima di diventare cavaliere, chiedergli quante donne aveva amato, chiedergli quali sentimenti avesse nel cuore ma non dissi nulla.
Gli presi la mano che mi stava accarezzando la ciocca di capelli che mi ricadeva sul viso e baciai le dita, una ad una delicatamente, poi chiusi la mano attorno alla sua stringendola forte mentre piano piano lo ricoprivo di carezze e baci fino ad arrivare al viso e soffermandomi sulla bocca lo baciai con passione e trasporto. Lui con mia sorpresa mi assecondava. All'improvviso mentre tutti i miei sensi iniziavano ad annebiarsi fuii riportata alla realtà da qualcuno che bussava alla porta di casa. Feci finta di non sentire credendo che fosse qualche vicina di casa bisognosa di favori. Nemmeno Pasuan fece caso a quel rumore ma quel qualcuno insisteva e batteva il pugno ancora più forte. Guardai Pasuan "Devo andare, dev'essere qualcosa di urgente, speriamo almeno perchè non avrei nessuna intenzione di alzarmi da qui se non per una giusta causa". Mi ricomposi il vestito e raccolsi i capelli mentre l'insistenza di quel bussare continuava e continuava irritandomi. Mi girai di nuovo verso Pasuan, sembrava essersi addormentato. Uscii dalla camera e mi avvicinai alla porta, l'apersi con stizza e mi trovai davanti quel giovane cadetto che ci aveva salvati dai tre balordi. Rimasi sorpresa di vederlo e gli sorrisi dicendo "Giovanotto, sei tu, che ci fai qui? Entra, lascia che ti offra un boccale di idromele come ringraziamento per averci salvato. Sir Pasuan è stato ferito ma sta meglio, ora riposa." E intanto mi misi di lato invitandolo ad entrare... |
Le labbra di Melisendra erano calde e vellutate.
Le sue mani morbide. Gouf le cinse i fianchi ed un attimo dopo, come una carezza, lei sentì il suo vestito scendere lungo la sua pelle fino ad adagiarsi sui suoi piedi nudi. Lui si slacciò prima il mantello, poi la tunica nera. Le mani di lei allora accarezzarono la sua pelle nuda, mentre le loro labbra traevano piacere le une dalle altre. Gouf poi la prese in braccio e lo portò sul letto. E qui si amarono con passione. Una passione forse celata da sempre, ma viva, intensa. E si amarono per tutta la notte. I passi echeggiavano nel castello. Sempre più vicini. Poi la porta si aprì e la donna li trovò insieme, uniti nello stesso abbraccio. “Gouf, questa donna è una traditrice!” Disse Aytli entrando nella stanza. “Ti ha ingannato due volte… ma ora pagherà… pagherà lei e quel suo figlio!” Melisendra si svegliò in quel momento. Sentì un brivido di freddo ed avvertì una malinconica solitudine, che la portò a stringersi nelle lenzuola che avvolgevano il suo bellissimo corpo nudo ed ancora vibrante per la passione di quella notte. Poi, ritrovando Gouf quella solitudine si assopì per un istante. Il cavaliere era già in piedi e fissava da una finestra la pioggia che scendeva sulla brughiera avvolta nell’umidità del mattino. http://www.ugo.com/therush/images/ar...-of-heaven.jpg |
Sayla seguì quella visione.
Correva tra i rovi e le felci, mentre quel lussureggiante scenario che la circondava sembrava volerla avvolgere ed ingoiare nel suo ventre. E mentre attraversava quell’inquieto passaggio, si ritrovò davanti ad un piccolo stagno che il cielo, ancora velato dalle nuvole della notte trascorsa, rendeva come d’argento. E dietro allo stagno la ragazzina vide un’alta torre, avvolta da piante verdeggianti che salivano fin quasi la sua sommità. Quella costruzione sembrava incantata, ma all’improvviso da una delle finestre si udì una dolce melodia. Un attimo dopo un uomo di mezz’età, dal nobile portamento e dai gradevoli lineamenti, si affacciò da quella finestra. Respirava l’aria fresca dalla campagna ancora inumidita dall’ultima pioggia, quando si accorse di Sayla. “Buongiorno a te, graziosa fanciulla!” Disse sorridendole. “Hai preceduto l’arcobaleno questa mattina, visto che il tuo arrivo ha allontanato la pioggia!” Ad un tratto un cane sbucò dal verziere che circondava la torre e cominciò a fissare con sospetto Sayla. “Buono, Blanc!” lo richiamò l’uomo. “Così accogli adesso gli ospiti!” Ed il cane subito si ammansì, cominciando a scodinzolare. |
Pasuan cominciò ad abbandonarsi ai dolci baci di Dafne e ad un tratto la tirò a sé sul letto.
Le teneva il volto fra le mani, mentre le sue labbra baciavano ed accarezzavano la bocca ed il bel volto di lei. Le sfiorò poi il collo e le scoprì delicatamente una spalla. Qualcuno poi bussò alla porta e Dafne, dopo un pò di esitazione, si alzò per andare ad aprire. “Lasciali bussare, che t’importa…” disse divertito Pasuan tenendola per una mano “… quando si stancheranno vedrai che andranno via…” Ma la ragazza, data l’insistenza del misterioso visitatore, sorrise al cavaliere e raggiunse la porta. Era Cavaliere25. Pasuan, nel vederlo, saltò su di colpo. Dal volto del giovane cadetto, il cavaliere comprese che non portava di certo buone notizie. |
A quelle parole, Icarius sentì qualcosa di indescrivibile.
Era confuso, perplesso, turbato, eppure sentiva il cuore battergli all’impazzata. Fece qualche passo nella stanza, mentre un irreale silenzio era sceso fra di loro. Si avvicinò poi a Talia. Avrebbe voluto sfiorarla, accarezzarla, stringerla a sé. Solo questo, senza più preoccuparsi di tutto il resto, di tutto il mondo. Quando gli era stata mostrata la verità nella quale si era svegliato senza ricordarsi più nulla del suo passato, aveva sentito l’istinto di fuggire via da tutta quella storia che sembrava sul punto di imprigionarlo per sempre. Tutto gli era sembrato assurdo, troppo grande per lui. Ma poi, quando aveva visto lei per la prima volta sulla soglia del palazzo, tutto il resto perse valore. Ora lei era lì, vicino a lui. Eppure la sentiva fredda, distante, quasi ostile. “Talia…” disse avvicinandosi alle sue spalle “… io… vorrei… vorrei chiederti perdono…” sospirò “… qualsiasi cosa io ti abbia fatto… ti prego, perdonami… io…” In quel momento entrò Izar nella biblioteca. “Milord, i baroni sono qui…” disse visibilmente agitato “… vogliono rendervi omaggio… presto!” Icarius allora si voltò di nuovo verso Talia. La guardò per alcuni istanti. Accennò allora un sorriso, come a volerla tranquillizzare. Ed una luce attraversò i suoi occhi. “Milord, vi prego…” provò ad insistere il filosofo “… non abbiamo molto tempo…” Un attimo dopo Icarius ed Izar uscirono dalla biblioteca. |
Che ragno sciocco quello che si fa intrappolare dalla propria ragnatela... pensai amaramente.
Per un attimo temetti che Aitly avrebbe fatto irruzione nella stanza, ma poi gli incubi lasciarono il posto alla realtà del mattino. Forse quello che era accaduto era inevitabile oppure ero un ragno sciocco. Gettai indietro i capelli e afferrai una coperta morbida in cui mi avvolsi. Il temporale illuminava il mattino di lampi e riempiva l'aria di fragori di tuoni. Gouf era lì, assorto a contemplare quel cielo guerreggiante. Come dargli torto? Anch'io amavo i temporali. Quante volte li avevo supplicati di trascinami via in un turbine di vento e pioggia... non mi avevano mai ascoltata, ma la loro furia placava le mie ire, come se avessi potuto scagliare fulmini a mio piacere. Mi stiracchiai. Alcuni dei ricordi della notte mi fecero quasi arrossire. Non ero colpita nel pudore, di cui avevo indubbiamente una concezione relativa, ma dalla mia debolezza. Ragno sciocco... Mi alzai, qualcuno aveva portato una bevanda dal profumo speziato e del pane dolce. Versai due coppe e ne portai una Gouf. Il temporale era sempre più intenso. Mi strinsi nella coperta. |
Lanciai un'occhiata gelida all'uomo.
"Affidarmi la vostra anima? E voi credete che con me essa sia al sicuro?" emisi una risatina sarcastica. Nella mia mente si accavallavano pensieri e ricordi di un passato che avrei voluto poter rivivere per cambiare le sorti mie e dell'uomo che amavo.. "Tenetevela stretta la vostra anima. E' l'unica merce di scambio che potete offrire a Dio in cambio di un posto tra i beati. Io non potrei offrire la mia: voi mi avete giudicata pia...ma ammetto..potessi solo togliere liberarmi di questo fardello non voluto..." Non conoscevo il motivo del perché mi sentii di confidare questo mio cruccio all'uomo...dovevo liberarmi di quella zavorra che mi teneva legata ad un volere non mio. "signore, il male imperversa. Se voi sapete qualcosa su questa maledizione dovete mettermi al corrente. Voglio essere di aiuto, agire e non perdere tempo a pregare. Quello lo farò prima di coricarmi. Ora voglio essere parte attiva in questa vicenda!" |
La pioggia pian piano sembrava diminuire d’intensità e sulla brughiera cominciava ad apparire la tenue luce di un pallido Sole che solo ora riusciva a squarciare le alte e grigie nuvole del cielo.
Gouf prese la coppa dalle mani di Melisendra. Quel cielo appariva infinitamente malinconico, attraversato da austere nuvole che navigavano verso Oriente. “Stanotte ho sognato un bambino…” disse all’improvviso Gouf “… aveva i miei occhi, i miei tratti, ma non ero io… non ricordo bene… sogno raramente e quando lo faccio spesso mi restano solo ricordi confusi…” Si voltò poi a fissarla avvolta in quella coperta. “Si, questa mattina è fredda e malinconica…” mormorò avvolgendo entrambi nel suo mantello nero. Nero come il suo impenetrabile sguardo. |
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