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Quel gioco continuava infaticabile.
Lo sguardo di Fessen era mutato, stravolto dall'eccitazione e dallo stress, dall'esasperazione di un orgasmo ormai fon troppo represso. Continuò ad ungere e a massaggiare Destresya dove lei era più intima, sensibile e calda, in vari modi, tutti amorali, irresistibili. Lei sentiva le dita di lui ovunque. “Bisogna controllare che una cavalla sia giovane e sana...” disse il bel conte, ora più simile ad un virile e ad un rude stalliere, per poi stringere forte il seno della dama, facendole anche male. Allora, sempre solo con i pantaloni e gli stivali, si spostò mettendosi dietro di lei, inginocchiandosi in modo da stare sui piedi di lei con le parti intime. Allora afferrò le gambe della cavalla, toccandole a lungo, fino a stringere ancora una volta i suoi glutei unti e sodi. Si avvicinò col viso ed iniziò ad assaporare con la bocca e la lingua il sesso di lei. Cominciò un altro tipo di massaggio, infinitamente più amorale ed indegno, continuo ed infaticabile, fatto di labbra e di lingua, muovendo ritmicamente tutto il viso contro la vulva bionda ed umida della cavalla, più e più volte, in un tripudio di perdizione, in un abisso senza morale, né vergogna. E nel vedere tutto ciò, Lila seduta poco lontano, cominciò a toccarsi ed a gemere. |
“Ed io voglio condividere tutto con te, tesoro.” Disse Elv a Gwen, felice come un bambino.
“Mai visto così felice credo.” Ridendo Arcibald. “Ah...” Elv alla vampira “... ho un regalo per te... da parte di Azzy e naturalmente di Stainov...” dandole qualcosa. Era un ciondolo. Lo stesso che Gwen aveva visto al collo di Tia la prima volta. https://thumbs.worthpoint.com/zoom/i...c47eb76228.jpg |
Sorrisi e gli schioccai un bacio sulla guancia.
Poi annuii sempre con quel sorriso ad Arcibald, poiché anche lui si era inevitabilmente accorto della felicità di Elv. Poi lui parlò di un regalo e inaspettatamente tirò fuori lo stesso ciondolo che aveva Tia. "È lo stesso ciondolo che aveva Tia... Glielo avevano regalato loro..." titubante. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
“Si.” Disse Elv a Gwen. “Azzy dice che è molto antico e dentro ha certe erbe portafortuna. Il fatto che l'avevano donato a Tia testimonia che tengono molto a te. Su, indossalo, tesoro.”
“Che strano monile...” Arcibald. |
"Esatto. Ed è morta" commentai.
Al commento di Archie, presi il ciondolo e glielo mostrai. "Cosa pensi? Cos'è che ti lascia dei dubbi?" curiosa e titubante. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
“Notavo che è molto particolare...” disse Arcibald prendendo il monile “... e poi chissà quale erba c'è dentro... non credo di conoscerla... però si vede subito che è molto antico e parecchio prezioso...”
“Si, un bellissimo pensiero.” Elv a Gwen. “E credo tu debba accettarlo. Quando mai poi ti fa senso avere a che fare con i morti?” Ridendo. |
I suoi occhi ardenti di desiderio, il suo sguardo folle e lussurioso mi mandarono ancora più in estasi.
Cosa stava pensando il bel conte mentre la sua mano violava le parti più intime del mio essere? Quali sensazioni gli dava affondare la mano ancora di più, piegare le dita ad uncino, sentire le nocche che premevano contro le mie labbra unte di desiderio disperato e di lussuria folle? Cosa avrei dato per saperlo, per leggere oltre quegli occhi azzurri e voluttuosi che erano lo specchio di ogni mio desiderio, ogni mio sogno, ogni mia voglia. La sua voce velata di passione mi scosse tutta, ogni parola era come una carezza. Com'erano eccitanti le parole, quanto potevano arrivare alla mente di una donna, sconvolgerla, piegarla e farla gridare nell'anima ancor prima che nel corpo. E non è forse la mente l'organo più sensibile id una donna? Quelle parole, dunque, chiave per lo scrigno più segreto della mia perversione, non fecero che schiudere ancora di più quella serratura e farmi sprofondare in un mondo fatto di gemiti, sospiri, battiti, dove il godimento regnava sovrano, senza limiti, senza tabù, senza freni. Lo sentii mettersi dietro di me, muovendomi appena, impaziente, fremente, incapace di controllarmi, di stare ferma, anche solo di pensare, di respirare. Perchè da quando eravamo insieme non esisteva altro che lui. Mi sembrava come se nessun uomo mi avesse mai fatto eccitare tanto, mi avesse mai fatto gridare in quel modo, si fosse preso così tanta cura del mio piacere. Oh ma ero la sua cavalla dopotutto, no? Ero lì per essere domata, condotta al galoppo nei verdi viale di una perversione infinita, in un modo che solo lui poteva fare. Sentii poi il suo sesso contro il mio piede. Così saldo, duro, eccitato, voglioso... mio! Allora iniziai a muovere il piede, a scalciare come farebbe una cavallina col suo stalliere giunto a cambiarle gli zoccoli, e iniziai a toccarlo, tastarlo, a tormentare quella virilità perchè diventasse sempre più grossa, sempre più dura, sempre più eccitata, sempre più indecente. Ma d'un tratto spalancai gli occhi, quando sentii il suo viso sfiorare la pelle più delicata del mio corpo, sentii la lingua che si insinuava nel mio sesso ancora tormentato dalla sua mano abile come nessun'altra al mondo. Un lungo gemito liberatorio e incontrollato scivolò fuori dalla mia bocca, mentre i miei occhi si serravano e la testa scivolava all'indietro lasciando che i miei capelli accarezzassero tutta la mia schiena. La sua lingua si era insinuata in me, la sua bocca aveva imprigionato il mio sesso in un bacio lussurioso, proibito, eccitante. Non capii più nulla, mi abbandonai a quell'estasi così voluttuosa ed eccitante. Gemetti, ancora e ancora, incapace di controllarmi. Era troppo bello. Troppo forte, troppo eccitante. Sentire la sua bocca, il muoversi lascivo della sua lingua in me, il suo continuo movimento mi facevano impazzire. Più di tutto mi faceva impazzire sapere che lui mi voleva, sapere che gustava il mio sesso come fosse la miglior dolce del mondo, come fosse una gustorsa e irresistibile crostatina all'albicocca, da leccare, succhiare, assaporare fino in fondo. E io non desideravo altro che quello. Eccitarlo, sorprenderlo, averlo, turbarlo. Il mio piede continuava e continuava a muoversi, a saggiare la sua virilità, a sentirne la durezza, la pienezza, la voluttà. Era mio, e lo volevo disperatamente. Se avessi potuto parlare gli avrei detto che la sua cavalla voleva tanto assaggiare uno zuccherino, uno di quelli densi e caldi, vischiosi e perversi, di quelli che sporcano tutto il corpo o che scendono lentamente nelle vie più profonde di una gola insaziabile. |
"È radice di Tanis, me lo ha detto Tia" risposi.
"Di' un po', sei nato così spiritoso, tu?" con svogliato sarcasmo ad Elv. Sospirai e lo indossai. Non mi faceva una bella impressione, ma a quanto pareva non avevo molta scelta. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
“Non credo...” disse Arcibald a Gwen “... credo sia un altro tipo di erba... forse qualche radice selvatica di cui però non conosco il nome...” guardando nei forellini del ciondolo “... comunque pare che i signori Stainov hanno mille attenzioni per voi...”
“Si, sono molto gentili e generosi.” Annuì Elv montando la tela. |
Aggrottai la fronte.
"Dici?" guardando il ciondolo. "In effetti, l'odore della radice non c'è..." constatai. "Forse sarò solo troppo paranoica e sulle difensive... Non mi fa bene stare lontana da casa..." con amaro sarcasmo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
La cavalla Destresya, messa a quattro zampe, con dietro il suo padrone, seduto ormai di peso sui suoi piedi, che spingeva la bocca, la lingua, il viso ed ogni muscolo del collo contro il sesso di lei, in un insaziabile gioco volto ad assaporare ogni flusso ed umore di quella ragazza.
Spingeva contro le cosce di lei, con tutto il viso contro le sue natiche, intrufolandosi con la bocca e la lingua fin dentro il suo sesso. Si strusciava, si muoveva e lei impazziva, perdeva la testa, sentiva scivolare via, colare fuori ogni resistenza. Le dita salde di lui affondavano in quei glutei, tenendoli fermi e godendo di quel sesso e del suo sapore. Ad un tratto si fermò. “Non sei abbastanza obbediente...” disse con la voce rotta dall'eccitazione ed il viso bagnato “... no... per nulla... ed io ti voglio sottomessa... umiliata... chiaro?” Prendendo la cinghia, tirandola e poi avvolgendola attorno al collo della cavalla, stringendo fino a farla respirare a fatica. Restava inginocchiato dietro di lei, con la sua virilità prepotente ed ormai impressionante sopra i suoi piedi, tirando la cinghia come fosse un guinzaglio. “Ti piace la mia cavalla?” Lui a Lila che osservava tutto ciò dandosi piacere da sola. “Oh si...” lei eccitata e lasciva “... proprio una cavalla... frustatela, umiliatela... è una lurida e sporca cavalla!” Cattiva e lussuriosa la ragazza. |
"Su, andiamo..." disse Elv a Gwen "... quei poveri vecchi ce la stanno mettendo tutta per farci sentire bene con loro. Non ti va bene nulla, eh..." fissandola.
"Tu invece noto hai legato bene con loro." Arcibald. "Sono brava gente." Annuì Elv. |
Guardai Elv a bocca aperta cercando qualcosa di altrettanto diretto da dire, ma la bocca si richiuse quando preferii evitare e incrociai le braccia al petto con uno sbuffo, visibilmente contrariata ed imbronciata.
Roba da matti... Ora ero io quella strana, solo perché non davo confidenza a chi conoscevo da poche ore? Anche se non riuscivo a decifrarlo, c'era qualcosa di strano che non mi andava giù, su quei due e non potevo impedire a me stessa di provare una certa sensazione, ma a quanto pareva ad Elv non andava bene. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Elv continuò a preparare la tela, poi i colori ed i pennelli.
“Io credo di andare ora.” Disse Arcibald. “Vi lascio al vostro nido d'amore.” Sarcastico. “Attenti solo ai suoi ministeri.” Ed andò via. Pochi istanti dopo qualcuno bussò alla porta. “Apri tu?” Elv a Gwen. “Deve essere ancora Arcibald, forse avrà scordato qualcosa...” |
Scossi la testa in su a quelle parole.
"Buona giornata, Archie..." dissi, mentre andava via. Ma bussarono ancora. E continuavano a bussare. Ancora, ancora, sempre, di continuo. Maledizione! "Oh magari sarà Stainov, sarà finita la caccia" dussi, mentre andavo alla porta. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Gwen aprì la porta ed incredibilmente vide sulla soglia Tia.
Era viva e vegeta, solo un po' pallida. “Il mio ciondolo...” disse guardando il monile al collo di Gwen “... ti sta bene, sai? Tienilo tu... a me non porta più fortuna...” sorridendo, per poi voltarsi ed andare via. |
Appena aprii la porta sobbalzai e coprii un gridolino con la mano.
Era Tia. Viva e vegeta, solo un po' pallida. Le sue parole mi raggiunsero come una lama sottilissima ma affilata, come il suo sorriso prima che andasse via lasciandomi a fissare il vuoto. Non poteva, lei... Lei era morta. Come faceva... Come faceva ad essere qui? Era impossibile! Bene. Stavo impazzendo anche io adesso. Doveva essere il luogo, magari le persone, o forse quel maledetto ciondolo che avevo al collo. Tutto qui mi stava facendo impazzire. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Gwen restò davanti alla porta, mentre Tia era andata via.
“Gwen...” disse dall'altra camera Elv “... chi ha bussato?” |
Sentii Elv chiamarmi dall'altra stanza.
Chiusi la porta raggiungendolo, mi tuffai fra le sue braccia e gli raccontai tutto. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Per quanto fossi scossa dalla passione incontrollata di quei momenti, per quanto la sua lingua e la sua bocca mi stessero facendo impazzire, gemere, godere oltremisura, continuavo a muovere il piede in modo da toccare quella virilità prorompente.
Sentirla contro il mio piede mi provocava brividi intensi, una voluttà incontrollata. Volevo toccarlo, volevo averlo, volevo quel membro saldo e duro tra le mie labbra, tra i miei seni, nel mio sesso ardente, ovunque sul mio corpo. Gemevo, e gemevo ancora e ancora e ancora. Gemevo per il piacere incontrollato che mi dava la sua lingua, e gemevo per la voglia frustrata di averlo. Bramavo il suo membro, la sua voce, il suo respiro, i suoi gemiti, i suoi occhi azzurri, le sue mani salde. Non capivo più niente, ero persa completamente in quel mondo meraviglioso e lussurioso. Le sue mani che stringevano le mie natiche, la testa che affondava in me. Ma io volevo di più, di più, di più... così iniziai a spingere all'indietro il bacino, rimbalzando sulla sua faccia, ancora e ancora, gemendo sempre più forte perchè alla sua lingua, alle sue labbra si univa quello strusciare contro la sua faccia che mi mandava in estasi. Ma non era ancora abbastanza, volevo di più, ancora di più, ancora di più. Tuttavia non feci in tempo a formulare quel pensiero che lui si alzò. Sgranai gli occhi. Dove andava? Che faceva? Io stavo impazzendo! Alzai gli occhi a cercare i suoi, quasi supplichevole. Prendimi ti prego, finiscimi... Ma i suoi occhi velati di un'eccitazione nuova mi fecero andare ancora più in estasi. Che aveva in mente? Perchè mi guardava in quel modo? Qualunque cosa fosse, era meraviglioso, così eccitante da farmi perdere il nume della ragione. Poi le sue parole, e l'incantesimo fu completo. Non ero più me stessa, non ero altro che una cavalla da domare, da sottomettere. Ero completamente soggiogata da quell'uomo, letteralmente. Ero in sua balia, in suo potere, completamente, totalmente. Quando la cinghia strinse il mio collo mi mancò il respiro, e l'eccitazione fu quasi insopportabile, folle, perversa e incontrollata. Mi sembrava di morire di piacere, di desiderio, di lussuria e di perversione. Il suo membro sui miei piedi mi fece ammattire ancora di più, iniziai nuovamente a scalciare, a muoverli in modo da sentirlo, toccarlo, quasi supplichevole. Portavo indietro il bacino, lo muovevo, ancora e ancora, perchè capisse, perchè mi concedesse la grazia di essere sottomessa, domata, ammaestrata. Non desideravo altro. Oh no... volevo solo essere sua, completamente, totalmente. Volevo che mi portasse al galoppo, che stringesse la cinghia attorno al mio collo ancora e ancora, mi facesse soffocare, morire, impazzire. Lui era tutto, lui era il padrone, l'amante, il cavaliere, il carnefice.. tutto. E io non ero nient'altro che sua. |
“Dai, è assurdo...” disse Elv stringendo Gwen “... ti sarai fatta impressionare dalle voci sul suo cadavere... forse sei stanca... sono giorni che non cacciamo e beviamo sangue vivo... stanotte andremo a caccia o finiremo per indebolirci, nel fisico come nella mente...” accarezzandole i capelli rossi.
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Forse era assurdo, forse era solo la mia testa, forse era tutto questo, forse...
Annuii. Sì, avevo bisogno di andare a caccia, un bisogno estremo, fisico e mentale, di certo non aiutava continuare ad attingere a scorte di emergenza, decisamente no. E desiderai ardentemente che la notte arrivasse prima possibile per soddisfare quella necessità così impellente. Erano incredibili i giochi che la mente poteva fare, ma non dovevo farmi trasportare, o sarei impazzita del tutto. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Restarono così a lungo, per tutto il giorno quasi, con Gwen fra le braccia di Elv.
Il pomeriggio arrivò e cominciò a trascorrere piano, quasi malinconico, mentre da fuori la città continuava la sua vita di tutti i giorni. Poi finalmente arrivò il tramonto ed il crepuscolo, con infine la sera. |
Restai tutto il tempo fra le sue braccia, ritrovando solo in quel bellissimo luogo la forza di cui avevo bisogno.
Perché eravamo forti, sì, fisicamente, ma solo fra le sue braccia mi accorgevo di quanto potessi essere fragile. Arrivò il crepuscolo, malinconico e nostalgico, che fece poi spazio, finalmente, alla sera e ora quel bisogno di uscire a cacciare era sempre più forte ed impellente. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
Giunse la sera.
La città si tinse del bagliore acre delle sue luci, sotto un cielo velato e senza stelle. Una lieve e cupa foschia, dai magici effetti narcotici salì dal bosco ed avvolse le mura urbane. I cacciatori erano tornati, senza però che nessuno di essi avesse trovato il famigerato lupo. Ora altri cacciatori, nuovi predatori, si accingevano a vivere. Erano Gwen ed Elv. Avevano riposato tutto il giorno, stavolta senza che nessuno li disturbasse. “E' sera finalmente...” disse lui accarezzando lei “... la nostra sera...” fissandola negli occhi verdi. |
Scossi il capo "Non credo, è una persona malinconica legato ancora al suo passato".
Guardai mio nonno e chiesi a bruciapelo "Tu avevi conosciuto un certo Minsk?". Inviato dal mio PRA-LX1 utilizzando Tapatalk |
Da lontano, si vedeva la città avvolta dalla foschia della sera, leggera nebbia sospesa a mezz'aria.
Perfetto. Un effimero velo che avrebbe nascosto il nostro banchetto notturno. Gli sorrisi. "Già e non vedo l'ora..." regalandogli un dolce bacio. "Andiamo!" saltando dal letto elettrizzata, mentre divertita lo tiravo dalla camicia. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
I suoi modi non erano più da nobile gentiluomo, ma più rudi, virili, tradendo una forza ed una brutalità nuove.
Così ora appariva Fessen. La stanza aveva tutte le porte chiuse ed il caldo si faceva sentire. Lo sentiva molto Destresya, unta com'era da quell'olio colante ed appiccicoso che la faceva essere sporca. Lui era sempre inginocchiato dietro la cavalla, seduto con i genitali sui piedi di lei che spingeva indietro il bacino, si strusciava contro di lui e cercava di muovere quei piedi bloccati sotto la sua virilità scalciando. Ma era una virilità troppo potente ed i movimenti di quei piedi erano limitati al minimo. Il conte si alzò, restando in piedi e tirando la cinghia stretta al collo della cavalla, come fossero le redini, costringendola a voltarsi verso di lui. Vide così il volto del nobile conte ormai segnato da una smorfia di lussuria, di folle lascivia. Un'espressione che sembrava raccontare alla perfezione ciò che egli provava. La frustrazione di quell'amplesso tanto trattenuto era ormai estenuante, facendolo sudare copiosamente e rendendo il suo respiro rotto dall'eccitazione. Teneva la cinghia in mano e tirava, in modo che la cavalla avesse difficoltà a respirare bene. “Ora ti darò da mangiare, da brava...” disse lui con un tono virile e rude. Allora portò la mano sui pantaloni dov'erano più tesi e li sbottonò, liberando finalmente il suo spadone di cavaliere. Un membro turgido, inarcato, potente ed affamato davanti a Destresya. “Ahhhhh...” scappò a Lila ormai persa ad assistere a tutto ciò. |
“Ne sentii parlare tempo fa...” disse il nonno ad Altea “... ma non l'ho conosciuto di persona. In città però più di qualcuno l'aveva visto e di certo ne sapeva più di me. Perchè questa domanda, cara?”
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Così, Gwen ed Elv lasciarono il palazzo, immergendosi nelle strade cittadine, dove ancora qualche passante le animava.
“Direi di non cacciare in città stanotte...” disse lui “... c'è ancora inquietudine per la storia del cadavere scomparso... meglio non rendere la situazione più complicata... è più saggio andare nel bosco a cercare prede... così nessuno si accorgerà troppo presto della loro morte...” |
Mi fidavo di mio nonno, era un persona che si faceva i fatti suoi.. "Sembrerebbe che Lady Layla si fosse innamorata di questo uomo, me lo ha detto il barone.. E lui lo ha sfidato a duello e lo uccise.. Questi duelli. Pensi qualcuno possa raccontare di questo uomo in riservatezza? È invischiato in questa storia della morte della defunta baronessa".
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Uscimmo nella città deserta, rischiarata appena dall'alone delle luci in strada.
"Beh, naturale" sorridendo "Diamine, non vedo l'ora di tornare nel bosco!" esclamai, mentre ci avvisavano verso le porte della città. "È come se fosse la mia prima caccia" ridendo "Tu la ricordi? La tua prima caccia?" con curiosità. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
“Non sapevo di questa storia...” disse sorpreso il vecchio De Bastian ad Altea “... stento a crederci... il barone mi sembra l'uomo più mite di questo mondo... non posso pensare una cosa simile... non dovresti credere a simili fandonie e menzogne...”
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“Io ricordo tutto di te.” Disse Elv facendo l'occhiolino a Gwen.
La prese per mano e rapidi, con iloro poteri, lasciarono la città e si ritrovarono nel bosco cupo. La Luna crescente tingeva a fatica il cielo serale per via delle nuvole, ma il sentiero era ben segnato dalla fioca luce argentata di quell'astro. Ad un tratto sentirono dei suoi e delle voci. |
"Parlavo della tua prima caccia" risposi "Ma sono contenta che tu ricordi anche la mia" ridendo.
Avanzammo a gran velocità e finalmente ci immergemmo nel bosco. Ora mi sentivo finalmente me stessa, ero libera, non più costretta in un ruolo e in un luogo che, dopo tanti anni lontana, non mi appartenevano più. Ad un tratto, fermai Elv e gli feci segno di ascoltare le voci ed i rumori che ci raggiunsero dal fitto della boscaglia, seguendo le tracce. Ora iniziava il divertimento Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
“La prima caccia non si scorda mai.” Disse Elv a Gwen.
Seguirono quei rumori e quelle voci, arrivando in una radura dove c'erano alcuni carrozzoni. Era un circo. Diverse persone erano in cerchio e vi erano anche dei poliziotti. “Avanti, poche storie...” uno di questi “... consegnateci tutti gli animali feroci che avete. E fate in fretta.” “Ma sono tutti ammaestrati, non sono pericolosi!” Il capo circo. “Poche storie!” Duro il poliziotto. “Consegnateceli o finirete nei guai!” |
"Infatti, anche io parlandoci ho trovato sia un uomo tranquillo e nobile.. Il fatto è che me lo ha narrato proprio lui" addentando una calda brioche.
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“Questa poi...” disse perplesso il nonno ad Altea “... cosa può fare la passione ad uomo... non l'avrei mai detto... sono basito...” scuotendo il capo “... mi chiedo a questo punto che genere di uomo fosse invece quel Minsk... di certo un poco di buono...”
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Vedemmo dei carrozzoni e capimmo che si trattava di un circo.
"Quei poliziotti non sembrano desistere... Stanno cercando il lupo... Che dici, gli diamo una mano?" ad Elv, con sguardo furbo. Inviato dal mio Redmi Note 5 utilizzando Tapatalk |
"Presumo di sì.. Ma Lady Layla ne era davvero innamorata.. Se non fosse stato per quel Minsk sarebbe ancora viva. Questo turba ancora il conte.. Bene io vado al castello ma mi terrò fuori da questa storia non preoccuparti" lo baciai sulla guancia e salii sulla carrozza per andare al castello.
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