Abbassai per un attimo gli occhiali da sole, in modo da poterlo guardare direttamente e capire quanto fosse serio o meno.

"Mi piacciono le scommesse e poi in questa non ho assolutamente nulla da perdere per cui... "

Mettendomi comoda e pronta ad ascoltare.

Lui restò a fissarla per tutto il tempo in cui Altea lo asciugò, in ogni parte del suo corpo.
La bella cameriera poté constatare come la mascolinità del suo padrone fosse già ben calda e soda, di certo per merito suo.
“Tornerò verso Mezzanotte credo.” Disse lui restando impassibile, nudo e vigoroso davanti a lei, per poi coprirsi solo quando Altea gli passò l'accappatoio. “Non ho ordini particolari e non sei obbligata quindi ad attendere sveglia il mio ritorno. Tuttavia per il tuo ottimo inizio alle mie dipendenze ti porterò un regalo.” Fissandola.

"Non vedo l'ora." Disse Fessen guardando negli occhi Destresya, per poi sorriderle.
Arrivarono al commissariato.
Quindi parcheggiarono l'auto e salirono negli uffici.

"Bene..." disse Elv finendo il suo vino "... visto è quasi sera mi permetta di offrirle una cena in un ristarante tranquillo, molto caratteristico e perfetto per una serata informale. Le prometto che smetterò di giocare a Sherlock Holmes." Divertito a Gwen.

"Eh no..." disse Asso a Dacey "... voglio un premio se invece a vincere sarò io... diciamo che mi offrirà la cena, visto le mie finanze sono alquanto carenti in questo periodo. Se invece vincerà lei la scommessa, allora sarò io ad offrirle la cena. Intesi?" Divertito.

"Un regalo? Oh, non vedo l'ora di vederlo..Lei mi lusinga" ma con espressione compiaciuta.. "Sentirò la sua mancanza, allora io andrò nella mi stanza, non si preoccupi di disturbarmi" toccai delicatamente la maschera, raccolsi i miei vestiti e uscii dal bagno, ma accompagnata da lui, prima di ritirarmi in camera.

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Assunsi un'espressione divertita e pensierosa.
"Va bene, accetto" sorridendo.
Poi mi alzai.
"Ci vediamo qui diciamo fra una mezz'ora?" chiesi per conferma.
Non avrei retto un istante di più se fossi andata a cena senza la mia scorta di sangue e non sarebbe stata affatto una situazione sicura, per nessuno.

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" Se io vincerò la scommessa lei perderà il lavoro e non me la sentirei di farle spendere per pagarmi la cena.Non sono tanto cattiva.
Mi basterà la soddisfazione di aver vinto."

Quindi allungai una mano per dargli una pacca sulla spalla. Non potendo stringergli la mano, considerai quel gesto il modo di suggellare la nostra scommessa.

"Ora sono davvero curiosa di sentire il tuo racconto."

Lui ed Altea uscirono dal bagno, ormai simile ad una sauna, con il padrone che andò in camera sua a prepararsi.
Poco dopo uscì con una delle sue auto.
Era ormai sera e la quiete di quel luogo romanzesco avvolse l'intero palazzo e tutto il panorama circostante.
Ora Altea aveva l'intero palazzo per lei se avesse voluto.

Elv annuì.
Gwen andò allora a prepararsi e lui attese sul porticato del bar guardando il mare ormai tinto dalla magia di quel tardo crepuscolo e dai bagliori delle luci che dalla costa si riflettevano sull'acqua.

Asso sorrise.
"Bene..." disse guidando "... diciamo che pur essendo il pilota di punta della scuderia e primo collaudatore, il boss non si è posto problemi di mandarmi via a calci, letteralmente, dopo aver trovato la sua signora in abiti equivoci nella mia camera d'albergo..." fissando Dacey "... ecco la verità senza troppi preamboli. A mia discolpa posso dire che una notte con la signora valeva il rischio." Facendole l'occhiolino.

Lo ascoltai e non fui troppo sorpresa da quella rivelazione.

"Non posso di certo biasimare il tuo capo, sinceramente. Però mi aspettavo qualcosa di peggio a essere sincera, per cui non vedo un motivo legato a questa storia che ti renda inadeguato a svolgere il compito che Maston ti ha assegnato come addetto alla sicurezza della villa."

Fui sincera, anche se così significava che la scommessa l'avevo persa.

“Bene, sono salvo.” Disse divertito Asso a Dacey. “Mi sento sollevato. E... la nostra cena?” Chi paga ora?” Sarcastico.

Andai in camera impiegando un istante ad afferrare una sacca e vuotarne il contenuto in due ampi calici.
Non appena il liquido scarlatto, vischioso e denso mi scivolò in gola, tutto tacque ed io potei finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Mi sentivo rinata ed ero di nuovo me stessa.
Avevo tirato avanti con le capsule durante il giorno, na ad un certo punto si doveva fare ricorso ad altro.

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Diedi a me stessa qualche altro minuto per riprendermi e poi mi preparai, indossando un semplice tubino nero e curandomi di togliere ogni residuo di sangue.
Poi scesi giù, dirigendomi verso il tavolino.

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"Credo che la cena tocchi a me..."

Non ero affatto dispiaciuta, mi piaceva andare a mangiare al ristorante e non avevo alcun problema a pagare, visto il mio stipendio.

"Puoi persino scegliere il posto, basta che non sia una qualche bettola, per favore."


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Gwen tornò finalmente in piene forze e dopo essersi preparata scese al bar, dove trovò Elv ancora a fissare il mare.
Appariva assorto, con i capelli scuri appena crespi per l'aria umida e salata, gli occhi neri fissi nella luminosità della costa variopinta e l'espressione assorta, quasi persa oltre il campo visivo di quel panorama esotico e suggestivo.
La sentì arrivare e si destò voltandosi.
“Eccola...” disse fissandola “... è incantevole. Vuol forse fare concorrenza alla bellezza del paesaggio?” Sorridendole.

“Bene, la mia serata fortunata.” Disse Asso. “Conservo il lavoro e ceno con una bellissima donna.” Facendo l'occhiolino a Dacey. “Ma sarà mia ospite.” Sorridendo. “Deve cambiarsi o viene vestita com'è ora?” Lanciandole un'occhiata su tutto il suo corpo. “Per me è perfetta così...”

Il dottor Elv fissava il mare, i capelli neri appena mossi dal vento e gli occhi scuri e luminosi a scrutare il paesaggio.
Si voltò sentendomi arrivare e mi fece sorridere ciò che disse.
"E lei vuole far concorrenza alla mia vena poetica?"

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" Hai una strana concezione delle scommesse se paghi pegno anche se hai vinto...Però chi sono io per lamentarmi?"

Scrollai le spalle e gli sorrisi per poi alzare un sopracciglio alla sua domanda.

"Ovvio che mi cambio."

Quasi sconvolta che me lo avesse chiesto. Di certo non sarei rimasta coi vestiti che aveva addosso da tutto il giorno, nei quali avevo sudato freddo quando avevo sentito gli spari.

"Dovresti farlo anche tu, a proposito."

Il padrone se ne andò, ero sola in camera.
Andai nel bagno, mi feci una doccia dopo quella sauna e mi vestii. Certo potevo girovagare, curiosare ma sapevo il maggiordomo mi controllava.
Uscii e andai a prepararmi una buona tazza di the e poi mi recai in biblioteca. Poggiai la piccola teiera e la tazza su un tavolino, vicino a una poltrona di prezioso broccato. Andai verso la libreria e osservai i libri, volevo leggere e svagarmi.. Un passo alla volta.. E mi sentivo non più cameriera in quel momento.

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Elv sorrise.
"Oh, io tutto sono tranne che un poeta." Disse avvicinandosi a Gwen. "Andiamo a cena?"
Presero l'auto e discesero il dolce saliscendi del litorale, fino ad una piccola baia, dove sorgeva un ristorantino molto semplice e caratteristico.
Si sentiva un delizioso profumo di prsce fresco alla brace, una bassa musica di mandolino ed il mormorio ritmico delle onde contro il molo.

Asso sorrise.
"Come comanda madama." Disse sarcastico.
Così tornarono alla villa.
Nell'entrare con la Ferrari nel viale, Ghilda, vedendo la carrozzeria forata dai proiettili, corse fuori con aria spaventata.
"Oh, accidenti!" Esclamò. "Cosa diamine vi è accaduto?" Ad Asso che scendeva dall'auto.
"Non preoccuparti..." lui "... nulla che non sia riparabile." Divertito.

Altea si lavò e si cambiò, per poi raggiungere la biblioteca.
Qui notò una vasta quantità di libri.
Erano testi di vario tipo e spaziavano dalla letteratura, alla poesia, alla storia dell'arte, alla filosofia, alla demonologia e ad ogni sorta di disciplina.
Erano però tutti libri molti antichi, alcuni in edizione rara e tutti di altissimo valore.
Probabilmente il padrone di casa era un collezionista.

Sorrisi anch'io ed annuii.
Risalimmo il litorale in auto ed arrivammo dopo un po' al ristorante.
Scesa dalla macchina, sentivo un buon odore di pesce e la musica leggera andava a perdersi nella sera animata dalla brezza.
"È curioso, ogni angolo di questo posto è meraviglioso, come un diamante dalle mille facce... Incantevole..." guardandomi attorno.

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Rimasi stupita nel vedere non tanto la vastità quanto la rarità dei libri, ma forse il padrone era tanto ricco da poterli acquistare.
Scelsi un libro di poesie e mi sedetti sulla poltrona. Versai il the e lo sorseggiai e aprii il libro, mettendomi comoda.

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“Si, sono posti magici davvero.” Disse Elv a Gwen, per poi condurla nel ristorantino.
Presero posto ad uno dei tavoli sulla veranda rivestita da rampicanti con agrumi e canneti.
Qui ordinarono del pesce fresco ed un buon vino bianco.
“Allora...” lui a lei “... stasera non si parla di lavoro, né di passato... così eviterò altre gaffe.” Divertito. “A questo punto non ci resta che la gara a chi sia più poetico fra noi.” Ridendo piano.

Altea prese un libro di poesie, leggendolo sorseggiando un tè.
Trascorse così alcune ore, immersa nel silenzio di quella stanza, tra libri provenienti da ogni epoca ed intelletto del passato.
Il palazzo era silenzioso.
Un silenzio rotto solo dai passi del maggiordomo nei lunghi corridoi di quell'edificio.

Prendemmo posto ad un tavolo nei presi di una sorta di pergolato, strutturato con delle canne e impreziosito dalle arance che prendevano come gioielli d'ambra.
Ordinammo del pesce e del vino bianco, la quadratura del cerchio in una cornice così perfetta.
"Nel senso che vuole che mi metta a comporre un'ode per la serata? La avviso che non ne sono capace" ridendo.

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Sentivo i passi del maggiordomo e poi uscii dal salottino raggiungendolo .. "Il padrone è da tanto che abita qui? Ha detto che viene da un posto lontano" osservandolo con aria altera.

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Elv rise.
"Beh, allora mi dica lei cosa le piace fare, oltre naturalmente ciò che riguarda il suo lavoro di medico." Disse lui a Gwen. "Sennò riprendo a parlare di Arthur Conan Doyle." Ridendo.
Ma ad un tratto un vecchio marinaio dal molo salì sulla veranda, facendo segno ad uno dei camerieri.
"E' accaduto di nuovo..." il vecchio.

Il maggiordomo guardò Altea con aria impassibile.
"In verità" disse con tono freddo "il signore ha preso in affitto questo palazzo a tempo inderminato. Resterà qui per la durata di alcuni suoi affari. Io lavoro con lui dal suo arrivo qui a Las Baias."

"Beh, sono disponibile ad un'ottima critica letteraria" divertita.
Poi, sentii una voce sopra quelle dei clienti del ristorante.
Ad occhio e croce sembrava un pescatore.
"Di cosa parla quell'uomo?" chiesi, con curiosità.

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"Pensavo foste il suo maggiordomo personale.. Ma porta sempre quella maschera? Pure per uscire.. La cosa non mi turba affatto ovviamente" con voce calma.

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“Non lo so...” disse Elv a Gwen fissando il vecchio.
Quello parlava con fare agitato al cameriere.
“Sull'acqua galleggiano ancora alcune triglie morte...” il vecchio marinaio “... ne ho tirate su alcune ed erano tutte maciullate... proprio come l'altra volta...”

"Non ci ho mai badato." Disse fissandola il maggiordomo. "Non è compito mio guardare il padrone, ma solo servirlo." Ad Altea.
Ad un tratto si sentì un'auto tornare.
Era quella del padrone.

L'uomo sembrava alquanto agitato.
Pareva che questa fosse stata la volta dei pesci.
Guardai il dottore.
"Pensa che possa esserci un nesso?" gli chiesi "Potrebbe essere un altro tassello..."

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"Ora è lei che sembra citare Arthur Conan Doyle con Il mastino dei Baskerville." Disse con un sorriso ironico Elv a Gwen. "Un nesso con cosa?" Fissandola, mentre il cameriere seguiva il vecchio marinaio sul molo.

Sorrisi divertita e sì, anche lusingata.
"Pensavo che potesse essere un altro fenomeno legato a ciò di cui ci siamo occupati oggi" risposi, con ovvietà.

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Elv rise, ma poi guardò verso il molo, dove il vecchio ed il cameriere parlavano in modo agitato.
"Chissà..." disse diventando serio a Gwen "... facciamoci un giretto sul molto mentre preparano i nostri piatti..."
Così insieme raggiunsero il molo, dove il vecchio ed il cameriere si trovavano.
"Cosa succede?" Chiese Elv.
"Probabilmente in queste acque è entrato un pesscecane o qualche piccolo squalo..." rispose il vecchio.

Lo guardai incuriosita quando rise.
Che strano tipo.
"Certo" annuii subito, quando propose di fare un giro sul molo lì vicino.
Subito chiese al pescatore cosa fosse successo.
"Ha notato qualcosa di strano?" chiesi poi io.

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