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Elv si avvicino` di nuovo e mi sfioro` il viso.
"Beh direi che li abbiamo convinti" dissi, con la voce che stentava a uscire. Risi piano a quello che disse dopo, ma tornai seria quando accarezzo` le mie labbra con un dito. Quelle labbra che erano state sue fino a un attimo prima e che lui aveva catturato e trascinato in uno strano gioco, da cui non volevo uscire. |
“Aspetta, Clio...” disse Dort, per poi seguirla.
E con loro vi erano anche i due ribelli. Alla fine, approfittando del caos generale, i quattro raggiunsero una vicina caserma, i cui cancelli erano rimasti danneggiati dai detriti che cadevano dal cielo per la battaglia. “Tu sei pazza...” mormorò Dort. Ma alla fine riuscirono ad intrufolarsi nella caserma, raggiungendo un hangar. E qui trovarono due Corvi incustoditi. “Io non ho idea di come si possa far volare quel coso...” scuotendo la testa Dort. |
“Io ti ho raccontato la mia storia, ma ora tocca a te...” disse Elv a Gwen, senza smettere di guardarla in un modo che sembrava quasi spogliarla con gli occhi “... dimmi, cosa ci fa una bella e giovane ragazza come te nel bel mezzo dei cieli, su una nave piena di rum, canaglie e cacciatori di taglie?”
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Altea in balia di quei pensieri, o forse fantasmi visto che me al solito aveva avuto una reazione del tutto sconclusionata, alla fine cadde addormentata.
Fu una notte lunga e senza sogni. Si risvegliò al mattino, in uno strano silenzio. Infatti il castello sembrava vuoto, disabitato. Poi, ad un tratto, si udirono delle pecore. Davanti al portone del castello c'era infatti il vecchio Affone che guidava il suo gregge. |
Il panfilo atterrò nel cuore verde di quell'isolotto e subito Elisabeth e Sapien scesero a terra, trovando ad attenderli una carrozza.
“Nella mia stanza” disse lui mentre la vettura li conduceva via “si accede attraverso una porta laterale ad una camera adiacente e lì tu dormirai. Così non sarai costretta ad avermi come ospite nel tuo letto. Credimi, è meglio così. Ecco...” dandole un mazzo di chiavi “... sono le chiavi della mia casa e di ogni singola stanza... potrai muoverti liberamente, oltre che avere un tuo cavallo per uscire a galoppare. Inoltre vicino vi è un laghetto, dove potrai passeggiare e rilassarti.” La carrozza finalmente arrivò a destinazione ed Elisabeth vide la bellissima dimora di Sapien. |
Elv continuo` a guardarmi in un modo cosi` intenso, uno sguardo che non avevo colto in altri e che nessuno aveva mai rivolto a me, tanto che distolsi lo sguardo.
"Non lo so..." risposi "Non lo so nemmeno io, anche se ti sembrera` folle. A dir la verita`, non so nemmeno se sia importante trovare un motivo." Il motivo c'era, eccome. Ma fare tutto quel viaggio per rivedere una persona che avevo visto solo una volta in vita mia e che ora stava di fronte a me, accarezzandomi il viso e spogliandomi con gli occhi non era per niente logico. |
Elv sorrise a Gwen.
“Beh...” disse lui “... cos'hai, sei in imbarazzo?” Prendendo da un comò una bottiglietta. “Comunque c'è sempre un motivo per ciò che facciamo...” le offrì la bottiglietta “... prendine un sorso... è un liquore fatto dagli indigeni di un'isoletta sconosciuta e fuori da ogni rotta battuta...” rise piano “... e tranquilla, non ti farà perdere il controllo... diciamo che è un succo di frutti esotici corretto che un puntino di alcool... è buono ed aiuta a dimenticare i problemi...” |
In imbarazzo? Ero in imbarazzo? Non ne avevo idea... non avevo idea di niente, in quel momento.
Ad un certo punto prese una bottiglietta e mi disse che era un succo di frutti esotici leggermente alcolico. "Beh siamo gia` sposati, non vedo di cosa dovrei preoccuparmi" risposi sarcasticamente, guardando un po' titubante la bottiglietta che avevo in mano. Bevvi un sorso, come mi aveva detto: era buono, il gusto avvolgente e particolare dei frutti misto al sapore leggermente forte dell'alcol. "Buono" dissi, restituendogli la bottiglietta. |
Quando mi svegliai..dopo la notte tranquilla senza incubi o altro, notai mi avevano abbandonato..ehh ovvio mi sembrava mentre andavo via pure Icarius sosteneva non capiva le donne, ma io capivo gli uomini..non a caso sembrava dopo avermi invitata a levare i tacchi, ovvero andarmene, se ne era andato via con gli altri senza un saluto..quindi già sapeva che se ne sarebbe andato..e voleva andassi via..ma io non ho posto dove andare quindi tanto vale rimanga qui..poi se esco vengo importunata.
Scesi e mentre preparavo una ottima crostata alla marmellata di frutti di bosco e preparavo il caffè sentii dei belati, vidi dalla finestra..era Affone.."Venite dentro..sto preparando caffè e la crostata è pronta..io sono una ragazza generosa e gentile con le persone, magari non lo si capisce". Feci accomodare l' anziano e servii la crostata e il caffè, e se voleva parlarmi della visione? Beh...io avevo capito dovevo interessarmi degli affari di questo maniero e della storia di Icarius, Mia Amata e i suoi avi quando lo desiderava lui..quindi speravo non entrasse nel discorso. |
Sorrisi a Dort.
"Mi conosci da dieci anni e te ne accorgi adesso?" risi, facendogli l'occhiolino. Quella gran confusione era comoda e perfetta per i nostri piani, infatti trovammo una caserma silenziosa e un hangar con due corvi. "Perfetto.." annuii "Sfrutteremo l'effetto sorpresa.. quando ci alzeremo in cielo ci prenderanno per rinforzi, e se sono impegnati a sparare sulla nave, certo non si preoccuperanno di difendersi sul fronte opposto..". Poi mi voltai di scatto verso Dort. "Oh Cielo.." esclamai "E durante le nostre incursioni aeree che facevi, dormivi?" scuotendo la testa. Poi mi avvicinai a lui e gli sorrisi piano. "Non ti chiederò di morire con me, fratello.." posando una mano sulla sua spalla "Sono io che mi sento responsabile per quanto è accaduto..". Stavo per abbracciarlo, ma poi pensai che con quell'abito non ero nelle condizioni di abbracciare nessuno. Quanto a me, come avevo detto ad Icarius i duelli aerei non erano la mia specialità, ma me la sapevo cavare e quella del Palumb non era stata la prima volta che avevo affrontato un Corvo. Mi scappò un sorriso al pensiero della nostra avventura del giorno prima: il suo sguardo sorpreso, il suo sorriso, la sua voce che mi chiamava tra le fiamme. E il pensiero che lui potesse essere su quella nave mi rese ancora più determinata. Salii sul Corvo ed iniziai a prepararlo per la partenza. In momenti come questi più che mai comprendevo quanto la forza del Ribelle fosse insito e radicato nella gioventù, in quell'incoscienza romantica di chi è disposto a offrire la propria vita senza avere nulla in cambio. E a volte la lotta si condensa in un istante di follia. Canticchiavo serena una nostra canzone che parlava della scelta che è stata data ad ognuno di noi. Puoi scegliere la via più semplice, adeguarti alle leggi umane di questa città, fare finta di niente, e camperai cent'anni in questo lerciume. Oppure puoi scegliere la strada più in salita, la strada della lotta che forse vedrà cadere il tuo corpo, ma lascerà puro il tuo cuore. In pochissimo tempo ero pronta a partire. |
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