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Lui restò a guardare Gaynor che si era spogliata davanti a lui.
E la guardò a lungo. Per lunghi istanti lei vide e sentì lo sguardo di quell'uomo sul suo corpo nudo. “Dimmi che mi vuoi...” disse lui piano, avvicinando le labbra al collo di lei “... dimmi che muori dalla voglia di essere presa... di essere mia...” baciando e leccando la sua pelle “... dimmelo... ora...” e con la mano cominciò ad accarezzare piano i seni della ragazza. Audaci giochi di dita che sfioravano i suoi seni in tutta la loro forma, fino a raggiungere i suoi capezzoli, provocandoli, premendoli e strizzandoli piano. In un gioco sempre più provocante e sensuale. |
Gwen controllò nella stana di Richard, senza però trovarlo.
Non c'era in nessun'altra stanza. Non era più in casa. |
“Sta calma...” disse Guisgard ad Altea “... lì sei al sicuro... possono telefonarti e mandarti sms, ma non possono trovarti... ora ti raggiungo... tu non rispondere più al cellulare, ammesso non sia io a chiamarti... arrivo quanto prima.” E staccò. “Dì al dottor Iasevol che devo allontanarmi... ma tornerò presto.” A Clio.
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Tardes sorrise a quelle parole di Dacey, lasciando poi che lei gli togliesse l'uniforme di dosso.
“Anche tu...” disse lui “... anche tu lo sei... questa biancheria la trovo troppo castigata... un delitto per te che vieni dalla terra che ci ha regalato il Kamasutra...” ridendo con fare sensuale. |
Una volta che il mio abito ebbe toccato terra, capii che non era più possibile tornare indietro. Avevo acceso una miccia che avrebbe preso fuoco in un attimo ed infatti pochi istanti occorsero a Mister X per incollarsi a me, baciandomi il collo e accarezzandomi il seno, torturando lentamente me e i miei capezzoli.
"Ti voglio..." gli sussurrai in un orecchio "Muoio dalla voglia di essere presa... di essere tua... adesso..." Inviato dal mio Z00D utilizzando Tapatalk |
"Si...infatti non ho risposto..sono stata previdente..scusami per il disturbo..ti aspetto, ma stai attento, ah si...non posso dire non correre, non hai l' auto" cercando di smorzare la tensione.
Riattaccai e posi il cellulare sul tavolino, misi un piatto sopra il the. Andai in camera..ero nuda..per Giove..indossai un paio di slip col pizzo nero e poi vidi una sua camicia e la indossai sopra. Ritornai in soggiorno sempre con la candela, presi il the e mi accesi una sigaretta rannicchiata sul divano. |
Risi a mia volta e portai le mani dietro la schiena, slacciai il reggiseno e lasciai che cadesse a terra.
" Così va un po' meglio ?" accarezzando il suo petto e le sue braccia virili. " Spegni il telefono , questa volta non voglio alcuna interruzione " sbottonando il pantalone con lo sguardo fisso nei suoi occhi . Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
Richard non era più nemmeno in casa.
Era molto molto strano che si allontanasse senza avvisarti. Così senza pensarci due volte presi il cellulare e provai a chiamarlo. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Tutto accadde piano, ma in modo del tutto naturale.
Gaynor in un attimo fu completamente nuda davanti a quell'uomo bellissimo e senza nome. Nuda solo per i suoi occhi, i suoi sensi. Nuda come una statua greca, una Giunone resa carne e passione. Nuda nell'intimo. E lui la guardò. La guardò tutta. Dov'era più bella, più eccitante. Guardò i suoi seni e poi il suo sesso. Allora cominciò a toccarla ovunque. Mani esperte, abili, agili, avide. Mani fatte di dita, di carezze, di tatto e di sensi. Mani che raggiunsero ogni parte del suo corpo, toccandola fino a penetrare nella sua anima più profonda. Fino a farla fodere, a farla morire di piacere. A toccarla fino a quando lei non riuscì più a restare in piedi. Era come una schiava. Era sua. Era la madre di due bambine, era una donna sola. Ed ora quei gesti, quelle carezze, quei baci, quel toccarsi, tutto ciò un tempo l'avrebbero fatta morire di vergogna. Ora invece la vergogna moriva. Pian piano, ma inesorabilmente. Una vergogna bruciata dal fuoco della sessualità. Questo pensava ora in quei folli momenti di passione. “Così... si... si, così... così è la vita...” disse fra sé la parte più istintiva di lei. E quell'uomo senza nome si dimostrò un degno compagno. Era penetrato in lei. Non solo nel suo corpo, ma fino al suo cuore ed alla sua anima. Era un demonio. Si, un diavolo. Questo si ripeteva Gaynor fra le sue braccia, poi sotto il suo corpo ed infine sopra di lui. Si, era un demonio quell'uomo così bello. E bisogna essere forti per tenergli testa, per stargli alla pari. Era una sessualità bruciante, avvolgente, penetrante. E lui era infaticabile, instancabile. E lei ne aveva bisogno. Aveva bisogno di tutto questo ora. Quell'uomo non aveva vergogna, né debolezza e neanche stanchezza. La prese in tutti modi possibili. In tutte le posizioni concepibili, senza temere vergogna o peccato. Lei sentì dolore, a tratti forte, insopportabile, ma mai gli chiese di smettere di fermarsi, di uscire dal suo letto. Le mani di lui la tenevano forte per i seni grandi, stringendoli, facendola ansimare, gridare, godere. Le teneva per i fianchi, portandola lontana. Spingendola forte in una folle e meravigliosa cavalcata verso boschi e foreste di solitaria bellezza. I loro corpi sudati, vibranti, tesi si rincorrevano e si trovavano. Più e più volte. E Gaynor fu sul punto di perdere i sensi per quell'indomito calore che bruciava nel suo ventre senza sosta. http://3.bp.blogspot.com/-KU4KvA5XoE...110408_003.jpg |
Altea si coprì ed attese il ritorno di Guisgard.
Dopo un po' udì dei rumori sulle scale. Poi qualcuno aprì la porta ed entrò. “Altea...” disse Guisgard togliendosi il giubbotto. |
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