Camelot, la patria della cavalleria

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Lady Gwen 27-08-2018 00.39.47

Annuii e poco dopo eravamo già pronti per partire.
Speravo che le mie fiamme azzurre fossero ancora lì a segnare il percorso per la macchina, altrimenti avremmo avuto grosse difficoltà a ritrovarla.

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Altea 27-08-2018 00.43.34

Rimasi vicino al professore, quindi qualcuno si divertiva a sbatterci da un posto all' altro..volevo proprio vederlo questo scienziato però era la unica via di fuga.
Così mi unii agli altri per partire.

Destresya 27-08-2018 00.54.08

Quelle parole, quel gemito liberatorio e incontrollato, più quella mano sulla mia testa.
Tutto era ormai divenuto sfrenato, caldo e intenso, così forte da non riuscire fermarsi.
La stanza trasudava di sesso, passione, dei nostri corpi sudati e vogliosi.
Sentivo il sudore imperlare il mio corpo, scorrendo leggero sulla mia pelle, mentre il suo membro era sempre più caldo e bagnato, nella mia bocca.
Oh ma la sua mano ora era sulla mia testa, e continuava ad assecondare i miei movimenti, a spingermi sempre di più, sempre più forte.
Un ritmo che sostenevo, che procavo con la lingua che si muoveva all’interno della bocca, facendolo impazzire in quel crescendo di pura lussuria.
Ancora e ancora e ancora.
Ormai riempiva tutta la mia bocca, la mia gola, perché il suo movimento continuava a spingermi sempre di più, sempre più in profondità.
Non riuscivo a respirare, ma non mi fermavo, la voglia era più forte di ogni altra cosa, il desiderio di assaporare quel membro così saldo e voglioso, che mi stava facendo impazzire.
Avevo le lacrime agli occhi, ma continuavo a muovermi, su e giù, sempre più in fondo, in quel gioco proibito ma bellissimo.
Sarei potuta andare avanti all’infinito.
Quando cedetti, vinta dai conati e dalla mancanza del respiro, lo spinsi via, portando la testa all’indietro, per poi guardarlo negli occhi, con un’espressione che mostrava tutta la mia lussuria, voglia, desidero e passione.
“Prendimi...” sussurrai, una volta recuperata la vice, con tono lascivo, fremente, quasi un gemito.

Guisgard 27-08-2018 00.56.28

La carrozza ed il carro partirono, fino a raggiungere il bosco.
Attraversarono un bel tratto di vegetazione, seguendo le indicazioni di Gwen fino ad arrivare dove ancora brillavano i fuochi fatui accesi da lei.
Appena vi giunsero la carrozza ed il carro i fuochi si spensero per magia.
C'era anche lo strano macchinario.
Lo scienziato lo guardò con profonda attenzione, curiosità ed interesse.
Poi ordinò a Settimio di caricarla sul carro.
Così fecero ritorno al palazzo.
La macchina del Tempo fu portata nella cantina e qui lo scienziato iniziò ad analizzarla.
“Speriamo sappia riportarci da dove siamo venuti.” Disse Elv a Gwen e ad Altea.

Altea 27-08-2018 01.00.59

Arrivammo dove si trovava quel macchinario e lo guardai attentamente, poi il professore ordinò di portarlo in cantina e partimmo di nuovo verso il Palazzo.
Alle parole del ragazzo mi avvicinai a lui titubante.."E perché vuole analizzarla, non ha preso lo scienziato, presumo solo lui sappia usarla, non è che vuole farne lui qualche uso? Ho scoperto ha una cantina sotterranea con strani fiori tanto da farti perdere i sensi" rivolgendomi pure alla ragazza.

Lady Gwen 27-08-2018 01.04.57

Per fortuna, i fuochi erano ancora lì e ci guidarono fino alla macchina, spegnendosi subito dopo.
L'uomo guardò l'oggetto con profondo interesse ed attenzione, scrutandone ogni dettaglio e studiandolo in ogni sua minima parte.
Portammo la macchina con noi e l'uomo la fece portare in una tenda per studiarla.
"Sì, lo spero anche io" ad Elv "Spero che sappia utilizzarla anche senza l'aiuto di Engener, o succederà ancora qualcos'altro..." sospirando.

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Guisgard 27-08-2018 01.11.27

“Non ci resta che aspettare...” disse Elv ad Altea e a Gwen.
I tre così attesero.
Passò mezz'ora, poi un'ora, due, tre ed infine quattro.
Arrivò il pomeriggio e poi il crepuscolo.
Verso il tramonto, quando ormai quell'attesa era diventata spasmodica, Elv sbuffò.
“Io vado a vedere nelle cantine cosa è successo...” alle due.

Lady Gwen 27-08-2018 01.13.05

Il tempo passò e passò.
Passò.
Passò.
Quattro ore.
Elv sbuffò e disse di voler andare a controllare.
"Vengo con te" prendendolo per mano.

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Altea 27-08-2018 01.15.33

Il tempo passava inesorabile, ma che succedeva. Il ragazzo andò in cantina, io pure mi premunii di andare a vedere che stesse succedendo.

Guisgard 27-08-2018 01.23.07

Alla fine Destresya non resistette più.
Spinse via Taddeon e la sua mascolinità, riprendendo così a respirare.
Poi non doma lanciò quell'ordine perentorio al suo servitore.
Lui salì sul letto, prendendola per i fianchi in modo virile, quasi rude, facendola mettere a carponi sulle lenzuola.
Allora, eccitato e potente, le si avvicinò e la prese deciso, penetrandola con vigore, facendole sentire tutta la sua forza e la sua mascolinità.
Cominciò così una meravigliosa e sfrenata cavalcata, in cui il guardiacaccia cominciò a far sussultare e godere la sua padrona.
L'uomo lanciò al galoppo la sua cavalla, tenendola a freno col suo bastone, segno di comando e potenza, soverchiare così i ruoli.
Ora era lui a comandare, a domarla, a punirla, a possederla.
Lei sapeva di dover essere sottomessa al suo padrone, che con quel bastone poteva punirla tremendamente.
Lui era forte, autoritario, quasi cattivo, al punto da tenerla bloccata con la robustezza del suo corpo.
Sudavano, gridavano e gemevano.
Ancora ed ancora, per poi ricominciare.
Era lussuria sfrenata, sopraffazione, dominio e sottomissione.
La teneva peri seni, stretti, sbattendola con impeto su quel letto, fra quelle lenzuola impregnate oramai di sudore.
Ad un tratto Destresya non resistette più a carponi e si ritrovò schiacciata sotto di lui che continuava a penetrarla, a possederla, quasi volesse aprirla in due.
Come a volerla sfondare fin nell'anima.
Era una danza di sensi, un groviglio di carne sudata e calda, un estasi proibita e sfrenata.
Le urla della marchesa echeggiavano in tutto il castello e tutti sapevano cosa la padrona faceva.


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