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Sentii come un forte mal di testa quindi i miei occhi si aprirono.
Ero a palazzo, seduta e c'era Eisa a guardarmi un po' preoccupata. Rammentai di come e perché ero lì. " Siete certa di ciò che avete visto?" con un grande sorriso trepidante, " allora il principe deve esserne subito informato. Io devo tornare al villaggio!" |
Clio entrò in quella sala ed in breve entrò in sintonia col Cuore di Giada.
Una simbiosi forte, pulsante, che assorbiva ogni energia della ragazza, restituendola poi moltiplicata. Lei cominciò a combattere, ad allenarsi, affinando ogni senso, ogni riflesso, raggiungendo la perfezione. Damasgrada era un tutt'uno con le sue percezioni, mentre il nuovo scudo, pareva come estraniarla da tutto ciò che era contro la volontà del Cuore, difendendola forse anche da se stessa. Restò diverse ore ad allenarsi, fino a quando, spossata fisicamente, chinò la spada e lo scudo. |
Palos sorrise.
“In effetti sarei tentato dal rispondere si” disse divertito ad Altea “ma immagino sia il caso desistere. Su, riposate... al vostro risveglio mi troverete tra i cortili ed il giardino di questo posto... buon riposo.” Ed andò via, lasciandola riposare. E pian piano si calmò, riuscendo a riposare. |
Ci voleva, ci voleva proprio quell'allenamento.
Non pensare. Com'era bello non pensare quando i pensieri potevano dilaniarti. Non pensare che lui non era lì con me. Non pensare che presto sarebbe tornato per affrontarmi. Non pensare a quello che sarebbe potuto succedere. Non pensare a quanto sarebbe stato straziante ucciderlo. Non pensare che poteva essere il mio ultimo giorno di vita. Non pensare che in realtà era il mio primo giorno di vita. Alla fine, esausta, posai la spada e lo scudo. Erano davvero ben fatti, ed ero entrata subito in sintonia con loro. Buffo come fino al giorno prima del metallo fosse la mia unica consolazione. Così, stanca e spossata, mi rifugiai nella mia stanza da bagno, cercando di lavare via il sudore e la stanchezza di quel pomeriggio. Ma il pensiero, ora di nuovo libero, non poteva non pensare a molti piani più in basso, ad un'altra stanza da bagno e a quei primi momenti insieme così speciali. http://i67.tinypic.com/501r0n.jpg |
"Non mi concedo facilmente..sappiatelo" ribattei.
Se ne era andato, ero sola e avevo chiuso gli occhi. Mi addormentai ma il sonno era leggero...quasi turbata ancora. |
“E sia...” disse Gillen “... non c'è bisogno di fare quegli occhi da cerbiatta...” fissando Gwen “... ti darò retta... e darò retta a ciò che quei tipi stanno dicendo...”
Infatti i due uomini al tavolo vicino continuavano i loro discorsi. “L'importante è che non si faccia vedere qui nel villaggio...” uno dei due “... io dico che porta sfortuna... l'ultima volta che scese nel villaggio due maiali di un fattore morirono di uno strano morbo...” “Sai come la chiamano gli zingari?” L'altro. “La Custode... mah...” |
“Tornare al villaggio...” disse Eisa a Dacey “... ed abbandonare Retania? Il suo principe ed il suo popolo tutto? Dimenticando che forse solo le ricerche vostre e di vostro padre possono salvare tutti noi?”
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Sorrisi entusiasta, intenerita da come aveva definito i miei occhi, e gli donai un sonoro bacio sulla guancia.
Così ci mettemmo tutti in ascolto e quello che sentii mi sembrò ancor più strano. Chi mai poteva essere questa donna? Ma soprattutto, mi sembrava che quella povera donna fosse sono vittima dell'ignoranza e della superstizione della gente. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Immersa nella sua vasca, col mormorio dell'acqua, il profumo della schiuma ed il vapore soffuso che rendeva tutto umido e cago, Clio fu raggiunta ancora dai suoi pensieri, dai ricordi, dalle sensazioni e dalle sue paure.
Ma ad interrompere tutto ciò ci pensò Abelardo, che svolazzò dalla porta socchiusa, per poi appollaiarsi sul bordo della vasca. “Inquieta...” disse fissandola “... inquieta eh, ragazza mia... non ti nascondo che spero di non rivedere più quel tipo... sarebbe la soluzione migliore...” |
Finirono di mangiare ed Erien pagò il locandiere.
Lasciarono quel luogo e si diressero verso la fattoria indicata loro dal locandiere. Percorsero un bel tratto di strada, fino alla campagna. Qui, in uno spiazzo isolato, videro la fattoria. “Eccola...” disse Erien a Nyoko ed a Oltram. |
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