Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 21-11-2016 18.12.42

Guisgard guardò Altea che sorseggiava dal suo bicchiere.
“Si, ho notato sei abbastanza calda...” disse sorridendo e guardando le gambe di lei scoperte “... ho idea che tu stia cercando di provocarmi, eh...” fissandola.
Allora con una mano sfiorò la camicia che lei indossava e ne abbottonò un paio di bottoni.
“Su, fa la brava...” divertito lui.

Clio 21-11-2016 18.13.08

Lessi un paio di righe, ma mi resi conto che continuavo a distrarmi.
Il cellulare era lì, accanto a me.
Silenzioso.
Freddo.
Mi adesso e chiusi il libro, prendendo in mano il telefono.
Non chiamerà...
Sospirai.
Quei pensieri erano strani, nuovi.
Così belli da un lato e così terribili dall'altro.
Mi chiedevo se mi stesse pensando in quel momento, e mi ritrovai a sorridere.
Poi mi dicevo che se fossi stata nei suoi pensieri mi avrebbe chiamato.
Dopotutto era palese quanto mi aveva dato fastidio il fatto che se ne fosse andato.
Il mio tono, le mie parole, il mio sguardo.
Era palese la mia delusione, la mia rabbia.
Probabilmente non gli importava nulla, altrimenti si sarebbe preoccupato di sapere se mi era passata.
Invece era silenzioso.
Morto.
Muto.
Freddo.
Lo fissai ancora, e ancora, con la speranza che cresceva e diminuiva di attimo in attimo.
Allora per distrarmi iniziai a provare un po' di applicazioni varie.
Eppure il cuore batteva in quell'assurda attesa di qualcosa che non sarebbe mai successo.
Eppure mi sembrava un modo per essergli vicina.
Che razza di ragionamento assurdo era mai quello?
Sospirai, mentre i miei occhi divennero sempre più malinconico.

Lady Gwen 21-11-2016 18.22.15

Sentii la porta aprirsi e chiusi gli occhi, cercando di mantenere la calma e respirando.
Ora lo avrei ucciso.
"Ti chiamo dopo" dissi ad Elv e chiusi il telefono.
Quando Richard entrò, mi trovò con le braccia incrociate, seria.
"Hai dimenticato qualcosa, fratellino?" dissi, con un falso sorriso e un tono melenso, tenendo il suo cellulare in mano "E magari hai pure dimenticato di avvisarmi che uscivi, no?" dissi seria e scocciata "Lasciare anche un biglietto, qualsiasi cosa"

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Altea 21-11-2016 18.22.32

"Mi risulta pure tu sei caldo..non hai i termosifoni..." la sua mano sulla camicia che non sbottonava ma abbottonava ma sentii un brivido caldo al contatto..la sua mano calda sfiorare la mia pelle.."Penso io sia la unica donna tu abbia abbottonato invece che sbottonato...eh, so di non essere il tuo tipo, lo hai sempre dimostrato" porgendogli il bicchiere da dove avevo bevuto.
Tagliai la crostata e mi avvicinai a lui.."Allora accendi il caminetto..anche perchè è meglio qui vi sia poca luce se mi stanno cercando" a bassa voce "Non vorrei turbarti...io sono calda ma tu sei freddo..o forse sei ghiaccio bollente come quella bibita" sbottonandomi di nuovo i bottoni da lui abbottonati e portando la crostata di fronte al camino "Sei stanco...vuoi un massaggio..? Sai è tutto strano..qui..mi sento a casa mia..mi sento bene qui..è triste dovermene andare ... da qui..da te" e il verde si fuse con l'azzurro dei suoi occhi malinconicamente.

Guisgard 21-11-2016 18.24.41

Nyoko volse lo sguardo altrove, in cerca di Ren e lontano dagli occhi di quel ragazzo misterioso.
Un attimo dopo, però, lui le si avvicinò.
“Io non ti avrei lasciata sola neanche per un istante...” disse, per poi posare un fiore nella mano di lei “... è un'erica... nel linguaggio dei fiori indica la solitudine... e tu ora lo sei...”
E andò via.

Lady Gaynor 21-11-2016 18.26.01

Quella stanza dal gusto orientale fu lo scenario di una notte di autentica passione. Lunghe ore di sesso senza limiti, da cui avevamo bandito la parola pudore. Ero una schiava alla mercé del padrone, una bambola di carne nelle mani di un perverso voglioso che poteva fare, e fece, tutto ciò che voleva di me, del mio sesso e della mia anima. Le lenzuola sporche di sangue e sudore, i segni dei suoi denti sul mio seno, i graffi sulla sua schiena, gli umori copiosi che ribollivano nel basso ventre prima di esplodere. Era un vortice di sesso e amore, di turgida mascolinità contro tenera carne, di pelle e umide lingue... Lo capii mentre dietro di me si muoveva implacabile, lacerando la carne e innalzando lo spirito... capii che quello altro non era che il primordiale bisogno di appartenere ad un'altra persona, appartenergli anima e corpo, indissolubilmente, incondizionatamente...

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Nyoko 21-11-2016 18.33.53

Guardai fisso verso Ren quando qualcuno mi si avvicinò. Era lui. Mi si spezzò il respiro. Guardai il suo volto e lo ascoltai. Non dissi una parola. Mi porse un fiore, era bellissimo. Non sapevo come comportarmi. Tremavo. Abbassai lo sguardo e sussurrai un leggero "grazie" impercettibile. Ma quando alzai lo sguardo lui se n'era già andato. Guardai allora il fiore che mi era stato donato. "Erica" aveva detto? Solitudine? Apparivo così? Mi guardai intorno e mi resi conto della verità delle sue parole. Ero sola, non conoscevo nessuno apparte Ren. Attesi il suo ritorno, portando ogni tanto il bellissimo fiore sul viso per annusarlo. Emanava un buon profumo. Carezzai i petali soffici e mi sentì stranamente felice. Forse era la mia poca esperienza a farmi titubare così tanto. Nonostante tutto, però, il mio cuore tratteneva sentimenti contrastanti. Era stato gentile? Guardai un'altra volta nella direzione di Ren, sperando di vederlo, tentata più che mai di alzarmi e raggiungerlo.

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Guisgard 21-11-2016 18.50.09

Tardes prese Dacey.
Dopo giorni e notti di indifferenza, malintesi, solitudine, gelosia e paure, i due tornarono ad essere amanti.
Fecero a lungo l'amore.
Lui la fece sua con il suo impeto, la sua passionalità.
Lei lo accolse docile e seducente fra le sue braccia.
Si amarono forte, si amarono tanto.
Lui sapeva come prenderla, come baciarla, come stringerla.
Sapeva come farla sua.
Lei su di lui trovò piacere, sicurezza, amore e felicità.
I loro corpi avvinghiati, le loro mani strette.
E lei vibrò forte tra le braccia di lui.

Dacey Starklan 21-11-2016 18.56.03

Sembravamo essere tornati indietro nel tempo, agli inizi del matrimonio quando non avevamo problemi e tutto ciò che volevamo era l'altro.
Ci amammo così, come se il tempo non fosse mai passato.
Ci amammo come per cancellare gli errori commessi da entrambi.
Ci amammo come allora sperando di tornare a quella armonia.
E durò a lungo, tra gemiti e sospiri e fruscii di lenzuola.
Sfinita mi ritrovai tra le sue braccia, con un sorriso beato sulle labbra.


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Guisgard 21-11-2016 18.58.45

Nulla.
Quel display era piatto, freddo, indifferente.
Era una macchina.
E lei?
Clio?
Cos'era lei?
Alzò gli occhi da quel cellulare e vide lo specchio non distante dal letto.
E guardò la sua immagine riflessa.
Era una macchina?
Possibile?
Eppure poche altre ragazze erano come lei.
Belle come lei.
Ma quanto era umana?
Quanto era debole?


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