Gan rise.
Arrivarono alla villa e parcheggiarono nel cortile.
Il maggiordomo venne ad accoglierli e li accompagnò in casa.
Qui trovarono un uomo ad attendere uno dei 2 padroni.
"Il signor Montes, uno scrittore, sta attendendo uno dei padroni." Disse il maggiordomo ai 2 agenti dell'Afrapol.
"Buongiorno." Salutò Montes. "Siete nuovi? Non vi ho mai visti da queste parti." Ai 2 poliziotti.
Era grasso e dall'aspetto burbero.
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Scossi la testa ancora divertita, mentre arrivavano alla villa.
Entrammo ed il maggiordomo ci presentò un uomo pingue e dallo sguardo apparentemente burbero, che aspettava uno dei padroni di casa.
Era lo scrittore, Montes, ricordavo che fosse in attesa di una consegna di vino ed Elv aveva demandato la cosa al fratello, mentre era con noi.
Aveva poco la faccia dello scrittore e molto quella del classico tipo che trovavi la domenica allo stadio di baseball, hot dog in un amano e birra da 66 nell'altra, ma chi ero io per giudicare le apparenze?
"Salve, signor Montes. Io sono l'agente Gwen Ygraal e lui è l'agente Gan Luk, siamo venuti qui dall'Afrapol per indagare sulle morti di questi bambini" presentai entrambi all'uomo, con tono professionale.

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"Molto lieto." Disse Montes stringendo la mano a Gen e poi a Gan. "Si, i due omicidi che hanno gettato queste campagne nell'orrore." Annuì.
"Lei abita molto lontano da qui?" Chiese Gan.
"Ho affittato una villa a qualche chilometro da qui." Rispose lo scrittore. "Sono arrivato da poco, mi serviva un luogo tranquillo in cui scrivere il mio nuovo romanzo. Ma pare che abbia scelto il posto ed il momento sbagliato." Fissando i 2 agenti di polizia.

"Orrore è dire poco..." annuendo.
Pareva fosse arrivato anche lui da poco.
"Sì, mi sa di sì, signor Montes... Decisamente il periodo sbagliato..." con una smorfia.
"Spero che si riesca comunque a far luce prima possibile su questa faccenda, voglio fermare quel bastardo e andar via da qui... Sarà per ciò che è successo, ma pare che in queste campagne vi sia un'atmosfera così cupa..."

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"Non vorrei sembrarvi pessimista o mancare di fiducia verso il vostrolavoro..." disse Montes a Gwen, per poi tirare fuori un pacchetto di sigarette ed offrirne ai 2 agenti "... ma dubito fortemente che questo assassino verrà catturato..." accendendosi una sigaretta "... questi omicidi resteranno irrisolti temo..."
"E cosa ve lo fa credere?" Gan. "Voglio dire, io e la mia collega siamo anche in gamba e magari qualcosa caveremo dal buco, no?"
"Non dubito che siate bravi" fumando Montes "ma questo genere di assassini non agiscono secondo una logica comune... intendo dire che non seguono il caso, ma ossessioni tutte loro."
"Noi stiamo ancora cercando di capire se si tratti di uno o più assassini..." fece Gan.
"Io ho una mia ipotesi." Mormorò Montes.
"Sono curioso di sentirla." Gan a lui.
"Penso si tratti di una banda." Spiegò Montes. "Anzi, di un branco per meglio dire." Finendo la sua sigaretta.

Erano questi i discorsi che mi facevano andare fuori di testa, mentre lo ascoltavo senza prendere la sigaretta che mi offriva.
"Buona fortuna a trovare un assassino che ragioni secondo la logica comune..." sarcasticamente "Fosse così, il nostro ruolo non ci sarebbe..." con un sorriso candido ed enigmatico al contempo.
"E cosa c'è alla base della sua ipotesi?" chiesi, a quel punto curiosa di capire cosa gli facesse dire che potesse trattarsi di una banda, cosa che onestamente mi lasciava molto perplessa.

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"Sono zone rurali queste..." disse Montes a Gwen "... c'è poca cultura e pochi controlli... inoltre sono posti carichi di superstizione ed ignoranza... i giornali hanno parlato del ritrovamento del primo bambino... sembrava quasi ucciso come in un rituale. E siccome non credo che il diavolo si aggiri in questi posti in cerca di bambini, mi pare chiaro che il fanatismo regni sovrano."
"Quindi lei crede ci sia una specie di banda, tipo una setta o qualcosa del genere?" Gan.
"Si, ne sono convinto." Annuì Montes.

Beh, al fanatismo ci eravamo arrivati anche noi, nulla di epocale.
"Io invece sono portata a pensare che una sola persona si avvalga de fanatismo di questo posto, sembra un atto di vendetta e sono portata a pensare che un branco avrebbe agito in modo ben peggiore, più in grande."

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"Beh, i poliziotti siete voi." Disse Monties a Gwen. "Siete voi che dovete risolvere questo caso. E mi auguro ci riusciate, naturalmente."
In quel momento arrivò Elv.
"Vedo che vi siete già conosciuti tutti." Divertito. "Signor Monties,ho chiamato mio fratello ed il suo vino è pronto. Ora un operaio lo caricherà sulla sua auto."

"Ce lo auguriamo anche noi" annuii sinceramente.
Poi, arrivò Elv, con la solita goliardia che probabilmente non lo abbandonava mai.
A quanto pareva, il vino per Montes era arrivato e notai che l'identità del fratello rimaneva ancora celata.
Quanto mistero...
Continuavo a chiedermi come mai, mentre attendevo che si presentasse.

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Monties pagò per il vino, salutò i presenti ed andò via.
"Tipo eccentrico il nostro scrittore." Disse Gan.
"E' uno che si è fatto da sè..." fece Elv "... autodidatta in tutto... io lo vedo un pò grezzo... ma tant'è." E rise. "E voi, scoperto qualcosa?" a Gwen e a Gan.

Montes andò via e le parole di Elv su di lui mi fecero ridacchiare, pur senza troppa voglia, ma era né più né meno ciò che avevo pensato io.
Poi, chiese del caso.
"Lo vuoi davvero sapere?" gli chiesi allora io, guardandolo con amaro sarcasmo, perchè c'era poco da fare, i dettagli erano decisamente infelici e anche io me lo sarei risparmiati.

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"Beh, la tua faccia è tutto un programma..." disse Elv a Gwen "... facciamo così.. stasera vi offrirò una cena per cercare di farvi rilassare un pò... sono un cuoco provetto, sapete?" Divertito. "Ditemi solo la parolina magica... carne o pesce?" Ridendo.

Per fortuna, Elv capì, segno che quello sguardo scuro era decisamente profondo come appariva, dietro il suo essere così impunito e sfacciato.
Sollevai un sopracciglio quando disse che avrebbe cucinato.
Beh, questa era una scoperta.
"Dato che siamo nel bel mezzo della campagna e il mare non si vede nemmeno col binocolo, scelgo pesce" con un sorriso furbo, volendo metterlo alla prova.

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"Si, vada per il pesce." Disse Gan annuuendo a Gwen.
"Perfetto." Divertito Elv. "Il pesce è la mia specialità. Bene, ora comincerò a darmi da fare. A più tardi." E andò via.
"Beato lui cheè sempre allegro." Fece Gan.
In quel momento si aprì una porta che era era rimasta sempre chiusa fino a quel momento e attraverso essa arrivò il maggiordomo.
L'uomo la richiuse subito, ma Gwen ebbe il tempo di vedere un grande ritratto appeso alla parete.
Sulla tela era raffigurato un uomo dall'aspetto grottesco e spaventoso.
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"Siamo davvero molto curiosi" risposi divertita, prima che andasse via.
"Con tutto quello che stiamo passando, onestamente non mi dispiace..." dissi a Gan.
Notai poi una porta che non era ancora stata aperta.
Ne uscì il maggiordomo e pur nel movimento rapido nel richiuderla, notai un quadro che mostrava un'immagine orripilante.
Cosa poteva mai essere?
Di certo, in questo posto ce n'erano molte di stranezze...

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Il maggiordomo chiuse subito la porta, salutò cortesemente i 2 agenti dell'Afrapol e tornò verso la cucina.
"Io ho bisogna di prendere un pò d'aria..." disse Gan a Gwen "... vado a fare un giro in giardino."

Il maggiordomo chiuse svelto la porta e andò in cucina, mentre Gan usciva a prendere un po' d'aria.
Mi guardai attorno e curiosa come un gatto, come solo io potevo essere, assicurandomi che non ci fosse nessuno nei paraggi, aprii appena appena la porta per sbirciare dentro la stanza.

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Gwen aprì la porta e si ritrovò davanti quel ritratto terrificante.
Raffigurava un uomo anziato, dall'aspetto grottesco, col volto simile ad una maschera di rughe e piaghe, gli occhi infossati e spettrali, la bocca deformata da un ghigno di folle sofferenza.
Attorno a lui nel ritratto comparivano misteriose ed inquietanti figure.

Era terrificante.
Davvero.
Mai nella mia vita avevo visto qualcosa di simile, era agghiacciante, i suoi occhi crudeli ed infossati sembravano entrarmi fin dentro l'anima, era una sensazione terribile, come quella provocata dalle figure che gli aleggiavano attorno.
Mi chiedevo chi mai potesse raffigurare e per quale accidenti di motivo lo tenessero in casa, cosa mai potevano farci?
Pensavo questo, mentre prestavo attenzione a che nessuno arrivasse nei paraggi.

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Guardando quel ritratto grottesco e spaventoso, Gwen si accorse che la tela era molto vecchia, consumata oltre che dal Tempo anche dalla muffa e dai tarli sulla cornice.
Inoltre molte delle rughe non erano dipinte sul volto del vecchio raffigurato, ma generate proprio dalla tela troppo rovinata.
Come se quel ritratto fosse in quello stato anche per il tempo trascorso.

La tela era davvero vecchia.
Nel senso di consunta, consumata all'inverosimile, come fosse stata lì da secoli innumerevoli, preda di tarli che avevano ormai saccheggiato la polpa lignea della cornice e la muffa che si era estesa a macchia d'olio.
Tutti quegli elementi, egualmente raccapriccianti, rendevano il tutto decisamente peggiore, come quelle rughe che gli deformavano il viso, rendendolo la peggior grottesca mai vista sulla terra.
Stanca e provata dalla giornata, e con poca intenzione a volermi far rovinare ulteriormente la giornata da un maledetto quadro vecchio e orripilante, richiusi la porta e rimasi lì a gironzolare.
Ero intenzionata a raggiungere la cucina e provai a ripercorrere la strada fatta prima dal maggiordomo.

Arrivammo sulla scena del crimine, e io mi fermai a guardarmi attorno, attentamente.
La scena che mi si parò davanti agli occhi offriva molti spunti di riflessione e mi incuriosiva sempre più scoprire chi fosse questo assassino.
C'era uno schema, c'era come un disegno, solo che era fatto in una lingua che per ora comprendeva soltanto lui, eppure ero sicura che avesse messo, in quelle scene del crimine, tutti gli elementi per poterli identificare.
Come promesso restai in disparte ad osservare, non volendo essere d'intralcio.
Alzai un sopracciglio a quelle parole di Goz.
Ma veramente? E io che sono, scusa?
Mi trattenni dal fare il paragone, sarebbe stato un rischio inutile.
Oh ma come avrei voluto.
"Quale sarà la sua prossima mossa, ispettore?" chiesi invece, senza smettere di osservare tutto intorno a me.

Gwen chiuse la porta e cercò la cucina, arrivandovi e trovando Elv impegnato a cucinare fischiettando.
Intanto Ester era andata con Goz sul luogo del secondo delitto.
"A breve farà buio, meglio andare..." disse luia lei "... non lo so, devo rifletterci..." poi sorrise marpione "... perchè stasera non mi permette di invitarla a casa mia? Una cenetta e magari discutiamo del caso... che ne dice, dottoressa?" Divertito.

Stranamente riuscii a trovare la cucina senza perdermi ed Elv era lì a cucinare, gaio e tranquillo come al solito.
Accennai un sorriso divertito, rimanendo sulla soglia della porta in silenzio.
A passo felpato mi avvicinai, il mio incedere sovrastato dal soffriggere delle padelle.
"Le preparazioni promettono bene..." mormorai di punto in bianco, con aria divertita.

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Elv si voltò di scatto e guardò Gwen.
"Ehi, ciao, bellissima." Disse lui facendole l'occhiolino. "Ti ha attirato il profumino della mia cucina o la mancanza di me?" Divertito.

Sì, anche io ci dovevo pensare, dovevo capire bene cosa avesse in mente l'assassino, studiare il caso.
Poi quello sfrontato di un ispettore mi invitò a cena.
A me? Oh mio caro, non mi tentare!
Non lo sai come finisce normalmente una cena con me?
Non ti piacerebbe! A me sì, questo è vero.
Ma non posso uccidere al mio solito modo un poliziotto.
Oh ma verrà il tuo momento, non preoccuparti.
Fammi escogitare un piano.
Uno sbirro in meno, dopotutto, perchè no?
"Lei è gentile, ispettore, ma ho già un impegno!" elegantemente "Mi faccia avere tutta la documentazione delle due scene del crimine e tutti gli elementi che avete trovato, in modo che possa cominciare a elaborare un profilo. A presto, ispettore!" salutandolo con un gesto della mano.
Avevo davvero da fare, e certo un ispettore tra i piedi era l'ultima cosa che mi serviva.

Ridacchiai vedendolo girarsi di scatto.
Sì, dovevo ammetterlo, arrivare di soppiatto era una soddisfazione tutta mia.
Sorrisi divertita alle sue parole.
Era davvero deciso a non mollare, caparbio e testardo, questo glielo si doveva riconoscere.
Tuttavia, sembrava lo facesse senza cattiveria o dubbia malizia.
Più del necessario, intendevo.
Di certo, era infinitamente migliore di Goz.
"Ti lascerò nel dubbio" con un sorriso candido.

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"Guarda che così mi lasci nel dubbio e mi invogli a fantasticare." Disse divertito Elv. "Dai, ammettilo... non ti sono indifferente." Facendo l'occhiolino a Gwen.
Nel frattempo Ester aveva trovato il modo di liquidare elegantemente i tentativi di lussuria di Goz.
Tornò infine a casa sua e qui poco dopo squillò ancora il telefono.

Non feci in tempo a tornare a casa, e a prepararmi per la mia serata, che suonò il telefono.
Quella giornata sembrava non finire mai!
Così risposi.
"Pronto?" con un tono che non lasciava trasparire emozioni.

"Beh, l'intento era più o meno quello" commentai, divertita.
A quella constatazione, perchè questo era, non una domanda, guardai attentamente, seppur per pochi istanti, le sue iridi di ossidiana, i capelli corvini, la carnagione ambrata con quei tratti bruni.
No, decisamente non mi era indifferente.
Sorrisi furbescamente.
"Se voglio lasciarti nel dubbio, a fantasticare, perchè dovrei risponderti?"

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"Dottoressa, sono io..." disse la voce al telefono a Ester "... l'assassino... grazie per non avermi denunciato all'ispettore..." evidentemente li aveva seguiti.
Nel frattempo, alla villa, Gwen era in cucina con Elv.
"Guarda che poi fantastico, eh!" Lui divertito. "E magari... chissà... potrei farti bere uno degli antidoti segreti di famiglia, sai? Qualche elisir d'Amore!" Facendole l'occhiolino.

"Non mi è sembrato che da oggi pomeriggio ad ora tu abbia chiesto il permesso per farlo..." con sornione sarcasmo, perchè era vero che era partito all'attacco all'istante e ora, ad essere onesta, la cosa iniziava a divertirmi, a donarmi quel senso di leggerezza di cui sentivo di aver bisogno.
"Ah ecco di cosa ti occupi mentre tuo fratello fa il vino..." sempre con sarcasmo, sentendo di un ipotetico elisir magico.

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Ah, di nuovo il mio misterioso amico.
Che carino, credeva che lo avessi fatto per lui di non denunciarlo alla polizia.
La verità era che non mi serviva più a quel punto.
L'idiota di Goz mi aveva chiamato prima che potessi farlo io.
Ma non c'era bisogno che ti dicessi queste cose, non è vero?
"Ti avevo detto che potevi fidarti di me..." con voce calma e rassicurante.
"Ho visto la tua opera stasera, ha tutta l'aria di voler lasciare un messaggio, lo sai?".

Elv rise.
"In verità il laboratio è di mio fratello." Disse a Gwen. "E' lì che lui mischia essenze, profumi e tipi di uve per il vino che produce. Io lo prenderei in prestito, ammesso che lui sappia farli gli elisir d'Amore." Divertito.
Intanto Ester era al telefono con il presunto assassino.
"Si..." farfugliò lui "... si... è... quello che volevo, si... e ucciderò ancora... ucciderò tutti i bambini!"

"Ah, interessante..." mormorai, per quel piccolo dietro le quinte "E se pensi di non essermi indifferente, perchè credi che io abbia bisogno di un elisir?" chiesi poi, guardandolo con un sorriso vago e divertito.

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Elv rise.
"E se io" disse "ti proporrei una scommessa?" Divertito. "Diciamo... se ti sorprendessi con la mia cena... pagheresti pegno?" Fissando Gwen.

Lo ascoltavo, incuriosita, anche se non è che mi sembrasse proprio la persona in grado di fare quello che avevo visto.
Ma dovevo reggere il gioco per farlo parlare.
"Perchè l'hai messo in quel modo? Me lo stavo chiedendo da prima, lo sai?" fingendomi molto incuriosita.

Lo ascoltai, mentre ora c'era di più sul piatto.
Qualcosa ad un livello superiore.
"È innegabilmente rischioso..." constatai "E dipende dal pegno..." aggiunsi poi, con aria furba ed un sopracciglio alzato.

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"Ecco... ora devo andare... non ho tempo..." disse agitato lui al telefono ad Ester "... si, devo andare... ti chiamerò io, dottoressa..." e staccò.
Nel frattempo Gwen era sempre con Elv in cucina.
"Sbaglio o l'agente Gwen ha paura di scommetere?" Provocandola lui.