Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 23-11-2010 01.43.45

Nello stesso momento, in un luogo sconosciuto e maledetto, nel cuore più oscuro del bosco, due figure si trovavano in un'umida cella.
Uno era incatenato alla parete e l'altro era il suo carceriere.
"Cos'hai da guardarmi, nano?" Domandò con rabbia Guisgard al suo carceriere. "Cerchi di spaventarmi? Credi davvero che le parole di uno storpio come te possano intimorirmi?"
Il nano continuava a fissarlo senza dire niente.
"Al diavolo!" Esclamò Guisgard. "Non so cosa sia più sgradevole in questa maledetta storia... se questa cella maleodorante, queste dannate catene che mi stanno segando i polsi o il fatto di avere davanti agli occhi un cane come te!"
"Continui ad insultarmi..." prese a dire il nano "... ma questo non cambierà la tua posizione..."
"Togliti di mezzo e va all'Inferno!" Ringhiò Guisgard.
"Sono morte molte giovani qui dentro..." disse il nano.
"Già ed ora, a quanto pare, la prossima festa sarà in mio onore, vero?"
Il nano lo fissò di nuovo senza rispondere nulla.
Ad un tratto si udirono dei passi ed un attimo dopo due uomini tatuati entrarono nella cella.
Uno dei due cominciò a colpire Guisgard con violenti calci allo stomaco e ai fianchi.
E quando il cavaliere si accasciò per il dolore, i due lo liberarono dalle catene e lo tirarono su.
Gli legarono poi i polsi dietro la schiena e lo condussero via, sotto gli occhi del nano.
"Dove... dove mi portate...?" Chiese Guisgard con il fiato che ancora risentiva dei colpi subiti.
"Sta zitto, feccia Cristiana!" Lo zittì uno dei due uomini tatuati.
I tre giunsero poi in una stanza illuminata da alcune torce alla pareti.
C'era un grande tavolo di legno massiccio e vari utensili su di esso.
Al centro della stanza vi era un piccolo pozzo, con alcune catene che dal soffitto pendevano su di esso.
Guisgard allora fu legato a quelle catene e lasciato penzolare sul pozzo.
In quel momento, da una porta laterale, nella stanza entrò un omino di età avanzata.
Era magro e con la faccia rugosa.
I suoi occhi erano bianchissimi ed inespressivi, i capelli grigi e cortissimi e con una leggera peluria sul viso.
"Chi... chi sei... tu?" Chiese Guisgard al vecchio.
"Oh, ma questo non è importante ora, mio buon amico..." rispose con una voce calma e calda il vecchio "... la domanda invece credo più opportuna sia dove siamo..."
Guisgard lo fissò.
"Questo è il Pozzo del Supplizio, mio sventurato amico..." continuò il vecchio, mentre teneva con le mani gli occhi di Guisgard aperti per controllare in che stato fosse il cavaliere "... bene, vedo che sei abbastanza cosciente... cosi che tu stesso possa renderti conto di ciò che ti accadrà ora..."
Il vecchio allora si avvicinò al tavolo e cominciò a preparare i vari utensili che si trovavano su di esso.
"Trovo che sia molto ingiusto, sai..." riprese a dire "... che la tortura non venga definita come una forma d'arte... ti stupiresti, credimi, se potessi vedere i numerosi ed esotici metodi che hanno escogitato in Oriente per causare dolore al proprio prossimo... io fui apprendista di un cinese e da lui imparai i più bizzarri e crudeli modi per torturare i miei simili... lui fu al servizio dei mongoli dell'Orda d'Oro..."
Si voltò verso Guisgard e lo fissò con indifferenza.
"Vuoi sapere quale supplizio subirai?" Chiese il veccio. "Bene, voglio rivelartelo... qualcuno crede che non faccia differenza, ma io sono convinto che suscitare la paura nel prigioniero aumenti l'efficacia della tortura..." e rise in maniera grottesca "... ebbene, sarai immerso in un calderone, colmo di acqua calda. Non caldissima, diciamo 60, 70 gradi. Resterai a bollire fino a quando la tua pelle comincerà a gonfiarsi pian piano. Si formeranno piccole bolle destinate a rompersi, lasciando il posto a piccole piaghe. E lì comincerà il mio lavoro... io con questo piccolo coltello" disse mostrandogli uno dei coltelli sul tavolo "ti allargherò ciascuna di quelle piaghe... e da esse ti strapperò via, pian piano ed a piccoli strati, tutta la tua pelle, mio buon amico..."

cavaliere25 23-11-2010 08.52.46

dissi avete ragion cavaliere sono stufo anche io speriamo di trovare la strada del ritorno poi rivolgendomi a mylady Arowhena gli chiesi voi madame cosa dite sapreste portarci fuori di qui? aspettai una sua risposta mentre mi giravo su me stesso per cercare un indizio ma sembrava tutto uguale in quel bosco non si intravedeva neanche un sentiero

vortigern 23-11-2010 12.18.15

Ci fermammo vicino al vecchio che ancora scavava e gli domandai se avesse visto passare da queste parti un nobile messere che scortava una giovane fanciulla e dalla sua risposta capì che a mezz’ora di cammino c’era
un vecchio rudere che forse lì c’era qualcuno, quindi proseguimmo verso il rudere.

ladyGonzaga 23-11-2010 12.28.20

" mio Signore , dissi rivolgendomi a Se Morven , avete visto come il mendicante si è prostrato ai suoi piedi e come in un solo secondo abbia perso tutta la sua sicurezza? "
Continuai , osservando i miei amici , " Il cavaliere del Giglio sembrava conoscere molto bene il nostro amico mendicante, ha saputo fare centro nella sua mente.
Se non ricordo male anni fa esisteva non lontano da queste terre un nobile casato chiamato appunto " contrada del Giglio" .
Sentii dire che il padre diseredò il suo unico figlio perchè questo si innamorò di una fanciulla accusata di stregoneria .Seppi che il padre pur di separare questi due giovani fecce di tutto persino di mandare il figlio alle crociate.
Il padre morì in seguito ad un epidemia di colera e del figlio l'unica traccia che si riusci a trovare , furono quelle lasciate in terra santa.

Della giovane fanciulla non si seppe più nulla per molti anni sino a quando non circolò la voce che mori di parto lasciando un piccolo bimbo alle porte di un antico convento .

Non so se questo misterioso cavaliere possa far parte di questo passato, ma e meglio non fidarsi , anche lui vuole la vostra spada..e noi dobbiamo fare in modo che nessuno all'infuori di voi la possa impugnare.

Conclusi dicendo...abbiamo deciso il da farsi? "

Talia 23-11-2010 17.50.08

Quella delirante risata echeggiò tra le pareti della piccola cella e mi gelò il sangue, mentre l’allusione a Eileen fece sprofondare il mio cuore nella disperazione. Tuttavia irrigidii la schiena, per non lasciare che neanche un tremito la scuotesse, e mi sforzai di sfoderare un sorriso sarcastico.
“La potenza degli Atari?” chiesi, in tono tagliente “Una potenza tale che avete dovuto addormentarmi e incatenarmi ad una parete per avere la meglio su di me... su di me, poi: una donna! I miei più vivi complimenti per tanta audacia!”
Rimasi per un istante in silenzio, assaporando l’effetto delle mie parole su quegli uomini, poi proseguii: “Atari! E’ così, dunque, che ambite a farvi chiamare? Non avevo mai sentito parlare di voi! Del resto, la gente ormai vi nomina soltanto ‘assassini’ e ‘criminali’... perché è ciò che siete, non è vero? Assassini! Pazzi, che rapiscono ragazze sole e indifese nel bosco! Ma non siete altro che codardi... guardatevi: dipingete i vostri corpi a tal punto da rendervi irriconoscibili, camuffate persino le voci...” dissi, strizzando gli occhi per riuscire a scorgere nel buio il volto dell’uomo che mi aveva parlato “E vi credete potenti? Vi credete migliori? Perché? Che cosa fate per esser migliori? Rapite! Torturate! Uccidete! E’ questo che vi rende migliori?”
Feci una breve pausa, poi soggiunsi: “Volete spedire i miei capelli a Corte? Fatelo! ...E presto giungeranno cavalieri a reclamare la vostra testa! Potete aver corrotto Bumin, ma non potrete corrompere tutti... e la gente di Cartignone presto si stancherà di sacrificare le proprie figlie! Verrà un giorno in cui vi pentirete di tutto questo!”

Morrigan 23-11-2010 17.56.06

Il giovane Morven si guardò attorno per qualche istante, piuttosto confuso.
Gli scocciava ammetterlo, ma tutte quelle circostanze lo avevano messo in difficoltà. Aveva sfiorato in pochi minuti tutta una immensa gamma di emozioni che andavano dall'ira alla paura, dallo scoramento alla tracotanza, per dover infine accorgersi di essere forse ancora troppo giovane ed inesperto per poterle fronteggiare e dominare nella maniera più corretta.

Si era messo in viaggio con i più nobili intenti di guidare quella piccola compagnia e di proteggere Lady Gonzaga, ed invece aveva finito per esporre tutti ad una pericolosa situazione. Perfino Samsagra, che pure gli era tanto cara, era stata messa in pericolo, alla mercè di quel vile mendicante.

L'apparizione del Cavaliere del Giglio lo aveva sorpreso non poco. Morven lo aveva fissato a lungo, con stupore, e all'udire il suo discorso, aveva in cuor suo ringraziato il Cielo, e aveva pensato che l'intervento di quell'uomo fosse stata una provvidenziale risposta alla sua preghiera.
Così felice al pensiero di poter riavere la sua spada, Morven promise al cavaliere che sarebbe andato al suo castello e che lo avrebbe sfidato. Non pensò nemmeno per un istante alle conseguenze di quelle parole. Non calcolò il peso, l'importanza e i rischi di quella sfida. Non si domandò chi fosse il cavaliere e perchè avesse in tal modo riscattato la sua arma. Così felice egli era, al pensiero di poterla impugnare ancora, che non fece nessuna delle considerazioni pratiche che sarebbe stato utile fare in quel frangente. Promise, senza battere ciglio, e appena il Cavaliere Gigliato ebbe spronato il cavallo lontano da loro, Morven si inginocchiò sull'erba e delicatamente prese Samsagra tra le mani, come avrebbe preso una creatura delicata e preziosa. La strinse a sè, quindi, ringraziando il Destino che lo aveva aiutato, si sollevò e con cura rimise la spada nel fodero.

Solo allora, quando ebbe sentito il familiare peso di Samsagra al suo fianco, Morven prestò orecchio ai discorsi di Gonzaga e di Goldblum.
Ascoltò con grande interesse quello che la ragazza aveva da dire, e pensò che era stata una gran fortuna l'averla incontrata, chè Gonzaga mostrava di conoscere molto bene quelle terre e la loro storia, e la conoscenza degli uomini e dei luoghi è sempre fondamentale per la riuscita di un'impresa.
Quando ebbe finito con quel racconto, Gonzaga si era rivolta verso di lui:

"Non so se questo misterioso cavaliere possa far parte di questo passato, ma e meglio non fidarsi , anche lui vuole la vostra spada... e noi dobbiamo fare in modo che nessuno all'infuori di voi la possa impugnare. Abbiamo deciso il da farsi?"

Quelle parole servirono a riportare Morven alla realtà, ad ancorarlo fortemente a Gonzaga, a Goldblum e alla realtà che lo corcondava. Ripetè a se stesso che, se avesse continuato ad inseguire le sue strane fantasie, non sarebbe giunto da nessuna parte, e non sarebbe stato di alcuna utilità nè a se stesso nè ai suoi compagni.
Decise che da quel momento sarebbe stato più deciso nelle sue azioni, e più responsabile del suo operato.
Sorrise gentilmente delle parole di Gonzaga. Le prese la mano e si chinò ad omaggiarla con un gesto galante.

"Milady, vi ringrazio per la pena che vi siete data per la mia spada!"

Tornò a fissarla negli occhi, e finalmente la sua espressione si fece più distesa.

"Non temete... non commetterrò più l'errore di mettere Samsagra in pericolo. Nessuno potrà mai togliermi questa spada, perchè mi è stata donata da una volontà che trascende la comprensione degli uomini!
... E poi, " scherzò a quel punto, con voce più serena "con due compagni fieri e leali come voi e sir Goldblum, chi mai potrai attentare alla sua sicurezza? Samsagra ci proteggerà, come noi proteggeremo lei!"

Quindi rivolse un sorriso amichevole a Goldblum, e con nuovo entusiasmo, rispose ai suoi compagni.

"Amici miei, comprendo i vostri dubbi e le perplessità che la storia narrataci da Milady possa aver indotto nelle vostre menti, ma vedete... siamo giunti fino a questo punto, e come voi stesso, Goldblum, avete detto quando ci siamo nuovamente incontrati, la nostra missione non è finita... lo dobbiamo a noi stessi e ai nostri compagni... a quelli che sono morti e a quelli che forse invece attendono ancora il nostro arrivo! Quindi riprendiamo il nostro cammino e seguiamo questo sentiero fino alla chiesa, così come ci è stato detto da quel mendicante... seguiamo la nostra strada, e accettiamo quello che il Fato ci ha riservato!"

Guisgard 23-11-2010 19.42.52

Così, Morven, Gonzaga e Goldblum, ripresero il cammino attraverso il bosco, seguendo le indicazioni del mendicante.
"Devo ammettere che conoscete storie tanto affascinanti quanto misteriose, milady." Cominciò a dire Goldblum a Gonzaga. "Prima la storia del cavaliere ladro di quegli antichi saperi, poi il triste racconto del Cavaliere del Giglio... è vero ciò che mi raccontavano i bardi da piccolo... questo bosco è ricco di leggende e misteri... e putroppo per noi anche di orrori..." aggiunse inquieto guardandosi intorno.
I tre continuarono il loro cammino, fino a quando qualcosa cominciò a vedersi nella folta boscaglia.
"Guardate, amici..." indicò Goldblum "... c'è qualcosa laggiù..."
E quando si avvicinarono, ai nostri eroi apparve una vecchia costruzione abbandonata.
Era la chiesa di cui parlava il mendicante.
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Guisgard 23-11-2010 20.00.44

Intanto, in un'altra parte del bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25 si trovavano in una situazione disperata.
"Inutile continuare ad interrogare il fato..." disse Belven "... le uniche risposte che avremo saranno quelle degli uccelli e delle fiere di questo bosco! Prendiamo quindi una direzione a caso e cominciamo a seguirla... sperando che madonna Fortuna non ci abbandoni..."
Detto ciò, Belven guidò il terzetto attraverso un piccolo sentiero che si apriva a fatica tra la verdeggiante vegetazione.
Proseguirono così, fino a quando si ritrovarono davanti ad una robusta e vecchia quercia.
E sul tronco di quell'albero vi erano impressi strani segni, simili ad un'antichissima mappa.

Morrigan 23-11-2010 20.03.25

Morven fermò i suoi passi non appena si trovarono dinnanzi l'antica e cadente costruzione, e così fecero i suoi compagni al suo fianco.
Il giovane studiò a lungo le pietre erose dal tempo, la porta visibilmente malferma sui cardini, la vecchia croce arrugginita, che svettava ormai piegata e non più dritta e orgogliosa verso il cielo, le campane che avevano perso i batocchi, l'edera che si arrampicava abbacciando l'edificio.
Trasse un profondo respiro.

"Venite, amici..." disse "questo è il luogo!"

Fece ancora qualche passe in direzione della chiesa, quindi lanciò a Goldblum uno sguardo d'intesa e si volse immediatamente verso Gonzaga, come colto da un improvviso, pesante pensiero.

"Milady... "esitò solo un istante, come se gli pesasse pronunciare quelle parole "io non vorrei che voi vi inoltraste in questo luogo così malsicuro! Mi piacerebbe che rimaneste qui fuori, nella radura, e ben in vista e alla portata del nostro orecchio, per poterci chiamare immediatamente in caso di bisogno. Lasciate che io e Goldblum controlliamo questo posto pericolante. Vi prometto che vi chiamerò se non vi scorgerò pericolo alcuno"

Guisgard 23-11-2010 20.23.36

Nel frattempo, in un luogo dove l'orrore e la morte sembravano aver messo le radici, Talia era davanti ai suoi rapitori.
E proprio quando la ragazza ebbe finito di parlare, uno di quegli uomini la colpì al volto con un violento schiaffo.
"Zitta, donna!" Le intimò.
"Vedo che sei ancora convinta di essere alla corte di Cartignone..." disse il capo degli Atari "... ma qui nessuno ti proteggerà... e nessuno accorrerà in tuo aiuto quando griderai per il dolore... perchè tu griderai, credimi, griderai..."
Fissò con disprezzo Talia per qualche istante e poi fece un cenno ai suoi.
Due di loro si avvicinarono alla ragazza e cominciarono a toccarle i capelli.
"Meravigliosi capelli..." mormorò il signore degli Atari "... saranno un dolce ricordo per i membri della corte di Cartignone... almeno avranno qualcosa su cui piangerti..."
A quelle parole, gli eretici uscirono dalla cella, lasciando Talia sola in preda ai fantasmi ed ai demoni di quel luogo maledetto.

cavaliere25 23-11-2010 20.49.38

Mi avvicinai alla vecchia quercia e cercai di capire quei segni mi girai e dissi amici venite qua chi è capace a leggere questi simboli? io non riesco a decifrarli pultroppo voi siete in grado? aspettai una loro risposta mentre continuavo a fissare quei simboli

ladyGonzaga 23-11-2010 23.09.53

" Andate pure avanti, mio signore, resterò qui fuori , vi aspetterò. " risposi a ser Morven e mentre li vidi avviarsi verso quel luogo sconsacrato dentro di me prendeva posto la paura che potesse succedere qualcosa al mio Signore .

Mai come in questo momento mi sentivo in pericolo , lo vidi allontanarsi da me, in sella al suo cavallo , Goldblum lo seguiva al suo fianco, il silenzio aveva ricoperto il tutto...

" Ser Morven !!!!" gridai con un filo di voce...non mi sentì...andava avanti ...

avrei voluto che mi sentisse ...avrei voluto riportarlo indietro...


mai come in questo momento mi sentivo in ansia per qualcuno.

Morrigan 23-11-2010 23.38.57

Morven sorrise all'udire le parole di Gonzaga, e inavvertitamente strinse la sua mano, che ancora teneva tra la sua, intimamente sollevato da quella risposta. Fece un lieve cenno con il capo.

"Grazie, milady," rispose "vi prometto che saremo veloci e al più presto saremo da voi con qualche notizia. Voi, ve ne prego, non esitate nemmeno un istante a chiamare, se ne avrete bisogno! Non sono che pochi metri, dalla soglia della chiesa fino a questo luogo... sarò da voi in un istante!"

Disse questo, e le lasciò la mano. Fece un cenno a Goldblum, che prontamente lo seguì, e il cavaliere e il suo amico nano si diressero con passo svelto e deciso fino all'antica costruzione.

Giunti che furono all'ingresso, Morven cercò di aprire uno dei malconci battenti.
La porta, ormai quasi del tutto uscita dal proprio asse, si mosse con difficoltà, stridendo contro la pietra e sbriciolandosi nell'attrito, quindi si dischiuse quel tanto che era necessario ai due compagni per poter penetrare all'interno di quell'edificio.
Morven diede una rapida occhiata, ma l'oscurità e la fuliggine per un istante gli impedirono di distinguere qualsiasi forma. Quindi, senza perdere altro tempo, si insinuò nello stretto passaggio ed entrò.

Guisgard 24-11-2010 00.44.44

La chiesa appariva molto malandata e danneggiata.
Due grosse nicchie vuote erano ai lati del portico e da questo erano state raschiate tutte le figure che animavano l'antica decorazione.
Sulla sommità della facciata non vi era alcun crocifisso ed il piccolo campanile che sorgeva vicino era quasi del tutto crollato.
E quando Morven e Goldblum furono all'interno dell'edificio si ritrovarono in una navata in gran parte rovinata, con i resti delle panche e delle statue su tutta la pavimentazione.
L'ambiente era semibuio e tutto sembrava confondersi con il sinistro incanto di quel luogo.
"Guardate lì..." indicò Goldblum al cavaliere.
E i due videro un grande crocifisso che oscillava sull'altare.
Era appeso sottosopra, segno indiscutibile di come quella chiesa fosse stata sconsacrata.

Guisgard 24-11-2010 01.00.21

Nello stesso momento, in un luogo sconosciuto, il vecchio aveva ormai preparato ogni suo arnese per torturare il prigioniero.
"Vecchio pazzo..." mormorò Guisgard "... sadico pezzente... quando mi sarò liberato ti farò ingoiare le porcherie che vai dicendo..."
"Liberarti?" Ripetè tra lo stupito ed il divertito il vecchio. "E come pensi di liberarti? Da questa stanza nessuno è mai uscito vivo... e tu non farai certo eccezione, mio sciocco cavaliere..."
Ad un tratto si udirono degli strani rumori provenire da fuori.
I due uomini rimasti di guardia nella stanza si scambiarono una rapida occhiata e uno di loro aprì la porta per controllare.
In quel momento una grossa botte, grazie alla leggera pendenza del corridoio, si schiantò sulla porta, uccidendo di colpo i due uomini tatuati.
La botte, per l'impatto, finì in tanti pezzi che come schegge colpirono il tavolo con tutti gli strumenti di tortura.
E per l'impatto il vecchio fu sbalzato via, finendo col volto sul braciere accanto al tavolo, cominciando a gridare come un ossesso per il dolore.
Un attimo dopo entrò nella cella il nano che Guisgard aveva avuto come carceriere nella sua cella.
Questi si guardò intorno e, fissando divertito Guisgard, esclamò:
"Sembra che abbia fatto centro!"
http://www.arwen-undomiel.com/images...imli_vexed.jpg

Morrigan 24-11-2010 01.06.53

Tutta l'ambiente circostante trasmetteva a Morven bizzarre e controverse sensazioni... desolato, senza essere abbandonato... malandato, senza essere cadente... sufficientemente spoglio e anonimo da non destare al primo sguardo alcun interesse, ma abbastanza tenebroso e malsicuro da scoraggiare i mendicanti o i curiosi...
Mentre cercava di adattare i propri occhi alla semioscurità e formulava quei ragionamenti, Goldblum, che come tutti i nani era meglio abituato al buio di antri e città sotterranee, lo aveva preceduto lungo la navata.

"Guardate lì..." indicò d'un tratto a Morven.

Il giovane seguì lo sguardo del suo compagno e vide un grande crocifisso che oscillava sull'altare. Era appeso sottosopra, segno indiscutibile di come quella chiesa fosse stata sconsacrata. Istintivamente Morven si segnò.

"Angeli e ministri della grazia, difendeteci..." mormorò sommessamente, e mentre pronunciava quelle parole si fece avanti, fino a giungere sotto il crocifisso.

Si fermò, restò per qualche istante a fissare quel segno inquietante. Tese una mano, e toccò la sommità della croce che penzolava sopra la sua testa... in quel contatto ebbe quasi una vertigine... di nuovo ebbe la stessa pesante sensazione già provata sulla piazza di Cartignone, quella sera in compagnia di Guisgard... l'impressione viva di una belva acquattata nell'ombra, pronta al balzo... le zanne affilate, i canini digrignati, il muso ancora sporco di sangue dell'ultima preda... rabbrividì!

Staccò le dita dal legno e per distrarsi da quell'idea cominciò a guardarsi intorno, e di nuovo ebbe l'impressione che quel luogo non fosse così abbandonato come dava a vedere... non era poi passato così tanto tempo dall'ultima volta che qualcuno aveva attraversato quelle macerie.

"Guardiamo bene..." disse a Goldblum "nelle navate laterali e qui, intorno all'altare... se il mendicante non ha mentito, ci deve essere un segno, o qualche altro indizio, che faccia al caso nostro!"

Guisgard 24-11-2010 01.13.03

"Questo posto mette i brividi..." mormorò Goldblum "... c'è qualcosa che mi opprime... voi non provate nessuna strana sensazione?" Chiese a Morven.
Ma ad un tratto i due udirono un rumore.
E nella semioscurità della navata si intravide una sagoma.
Era grossa, robusta e li fissava in silenzio.

Morrigan 24-11-2010 01.20.26

Morven e Goldblum sobbalzarono all'unisono, e i loro occhi si indirizzarono verso la fonte di quell'improvviso rumore.
Nella semioscurità una sagoma apparve, possente, e dal suo atteggiamento sembrava intenta ad osservarli.
Morven estrasse dal fodero Samsagra, che pure nell'oscurità risplendette per un istante di un vivo bagliore di giada, e la puntò contro quella creatura che si erano trovati dinnanzi.

"Chi va là?" gridò " Fatevi avanti e fatevi riconoscere, o sulla mia spada giuro che vi infilzo!"

Guisgard 24-11-2010 01.31.33

Quella misteriosa figura continuò a restare in silenzio per qualche altro istante dopo la minaccia di Morven.
Poi, all'improvviso, come se si fosse destata, fece qualche passo in avanti.
"Abbassate la spada, cavaliere..." disse Bumin, il cui volto ora era illuminato da un raggio di luce che proveniva dal soffitto della chiesa "... non sono certo io uno dei vostri nemici..."
"Chi siete voi?" Chiese Goldblum.
"Sono sir Bumin, cavaliere di lord Frigoros, signore di Cartignone..." rispose il cavaliere.

Morrigan 24-11-2010 01.39.10

Ma nonostante le parole del cavaliere, Morven non si fece convincere ad abbassare la spada. Ormai non sarebbe stato capace di fidarsi nemmeno della sua ombra... men che meno di un uomo che sbucava fuori all'improvviso dall'oscurità di una chiesa sconsacrata nel cuore del bosco di Cartignone!

"Dateci le prove di essere colui che dite, e di servire il principe... e diteci che cosa ci fate in questo luogo, da solo e senza scorta... e se ci avrete convinti, forse allora mi deciderò a riporre la spada, signore!"

Guisgard 24-11-2010 01.49.09

Bumin sorrise lievemente ed avanzò di qualche altro passo.
Si reggeva il braccio sinistro con l'altro mano ed il suo mantello era lacerato in molti punti.
"Vedete lo stemma sulla mia tunica?" Indicando il simbolo del casato di Cartignone che aveva dipinto sul petto. "Credo che sia molto più convincente di tante parole... quanto al fatto che io mi trovi qui, è presto detto... ero insieme ad una dama di Cartignone che affermava di conoscere bene questo luogo... eravamo in cerca di un cavaliere svanito... all'improvviso siamo stati assaliti da alcuni uomini... mi sono difeso fino allo stremo, venendo anche ferito... e nella confusione dovuta allo scontro sono riuscito a nascondermi qui dentro... ma purtroppo quei dannati hanno rapito la donna che era con me..."
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Morrigan 24-11-2010 01.57.25

La decisione di Morven parve vacillare per un istante alla vista dello stemma del principe di Cartignone. La mano gli tremò appena, ma non abbandonò la stretta intorno all'elsa di Smasagra.
Sostenne lo sguardo di Bumin e ascoltò le sue parole. La sua voce era calma e pacata, il suo tono convincente, ma non lo fu fino alla fine, cheè Morven voleva essere davvero certo di non commettere più errori di valutazione, dettati da un'eccessiva fiducia in se stesso o negli altri.

"Sta bene," rispose allora, senza abbassare la guardia e senza staccare gli occhi da quell'uomo "vorrà dire che per darci prova definitiva della vostra sincerità. ci guiderete nel luogo che dite... di certo, come onesto servitore del principe, non vi sognerete certo di tornare a Cartignone a mani vuote e senza la dama che era sotto la vostra protezione!"

Sollevò appena Samsagra, la fece oscillare sotto gli occhi di Bumin, a pochi centimetri dal suo viso, quindi gli fece cenno di fare strada.

"Sù," lo incitò ancora una volta "mostrateci pure questo luogo periglioso che tanto vi ha fatto tremare!"

Talia 24-11-2010 02.02.53

Uscirono, chiudendosi la porta alle spalle, e l'oscurità calò di nuovo nella piccola cella. I miei occhi, in quel buio improvviso, non vedevano più e forse proprio per questo un'ondata di sensazioni contrastanti mi assalì in quel momento...
Un brivido mi corse giù per la schiena, non tanto per le parole crudeli dell'uomo, quanto piuttosto per l'orrore che mi avevano provocato quelle mani sui miei capelli... mani che, forse, avevano torturato e ucciso tante ragazze... mani che avevano torturato e ucciso Eileen... mani che avrebbero torturato e ucciso anche me?
Chiusi gli occhi e un'immagine mi assalì...

Bussai piano sul battente. Poi, senza attender risposta, lo spinsi piano ed entrai nell'ampia stanza... le tende erano tirate e un'innaturale penombra avvolgeva ogni cosa. Rimasi per un istante ferma sulla soglia, poi individuai ciò che stavo cercando: una piccola sagoma, immobile nell'angolo più lontano.
Sorrisi, ma non di un sorriso di gioia... piuttosto sorrisi perché al fine l'avevo trovata e l'avevo trovata esattamente deve avevo supposto che fosse.
"Non si confà alla dama di Cartignone questo buio e questa solitudine..." dissi, avvicinandomi.
Lei non si mosse, ma io non ci feci caso: le giunsi vicino e mi sedetti sul tappeto, accanto a lei.
"Ti stanno cercando tutti..." dissi di nuovo, più dolcemente "Stai facendo correre paggi su e giù per il palazzo da tutta la mattina e il maestro di cerimonia si è quasi sentito male... hanno dovuto preparargli una tisana!"
Un altro momento di silenzio, poi la voce di Eileen emerse dal fastello di veli e veletti dell'abito: "Ma tu mi hai trovata!"
"Ma io sapevo dove cercarti!" risposi.
Sapevo esattamente cosa le stesse passando per la mente, ma volevo che fosse lei a dirlo... le avrebbe fatto bene.
"D'altro canto..." dissi allora "Se tu avessi voluto nasconderti, avresti anche potuto cercare un luogo più originale! Se non ti hanno trovata prima è solo perché non ti conoscono affatto..."
"Tu, invece, mi conosci bene, vero Talia?" domandò lei, alzando finalmente la testa e scrutandomi.
Annuii.
"Già! E io conosco te!" proseguì "Perciò so esattamente qual è la tua tattica: parlare, parlare, fino a convincermi a fare la cosa giusta!"
Sorrisi: "La mia tattica, veramente, consiste soltanto nel capire cos'è che tu vuoi veramente! ...Perché sei scappata, Eileen? Seriamente!"
Mi osservò per un lungo istante, poi si decise a parlare: "Gran giorno, quest'oggi, per Cartignone, vero? Grandi festeggiamenti! Un torneo con fior di cavalieri! E sai in quanti hanno dichiarato di voler essere i miei campioni, Talia?"
Annuii di nuovo.
"Quasi tutti!" proseguì lei "Quasi tutti!! Ma io mi chiedo... quanti di loro l'avrebbero fatto se io non fossi la figlia del principe?"
Scrollai le spalle: "Probabilmente gli stessi!" dissi.
"Ma forse no!" mi riprese.
"Non puoi saperlo!"
"No, non posso!" concesse "Ma so un'altra cosa: so che il chierico Guxio, il consigliere di mio padre, ha sparso la voce che a breve mi sposerò e che probabilmente proprio in questo torneo sceglierò il mio futuro marito! Ora ti porgo di nuovo la domanda, Talia: quanti cavalieri desiderano soltanto giostrare per me?"
Chinai la testa... ero a conoscenza di quelle voci e, anche se non volevo ammetterlo con Eileen, anche io le avevo trovate offensive e fuori luogo.
"Sai..." mormorò dopo un istante lei, come in preda a cupi pensieri "A volte ho la sensazione che Guxio voglia liberarsi di me!"
Sollevai la testa e la fissai: "Ma che dici?"
"Davvero! Mio padre pende dalle sue labbra e dai suoi consigli... io no! E talvolta ho la sensazione che non veda l'ora di togliermi di mezzo!"
"Eileen, è pazzesco!" balbettai... ero senza parole!
Lei sorrise: "Sei una buona amica, Talia! Davvero!"

Battei le palpebre e tornai in quella cella.
Quel ricordo mi aveva attraversato la mente in un lampo... erano passate poche settimane da quella conversazione, e quattro giorni dopo Eileen era scomparsa!
Chiusi gli occhi e mi sforzai di affogare dolore, frustrazione e sensi di colpa in un mare di nera rabbia...
"Dannati!" gridai nel buio "Siate tutti maledetti!"

Guisgard 24-11-2010 02.05.38

Bumin accennò di nuovo quel suo lieve sorriso.
"Cavaliere, forse non vi è chiaro l'accaduto..." disse "... forse siete troppo preso dal puntarmi contro la vostra spada, tradendo nervosismo ed ansia... io e la dama fummo assaliti nella radura che circonda questa chiesa... io entrai qui per sfuggire al loro attacco, ma la dama non fu altrettanto fortunata... si, fortuna... siete un cavaliere e dovreste sapere che se si è soli e si sopravvive ad un attaco di almeno una dozzina di individui armati, il merito è solo della buona sorte... e tuttavia li avrei rincorsi, nonostante la mia ferita, ma presa la dama svanirono nel nulla..."

Morrigan 24-11-2010 02.15.55

Morven tradì appena un piccolo scarto con la mano, segno che le parole di quel cavaliere cominciavano a spazientirlo.
Aveva fretta, e pensava che Gonzaga era ancora fuori, nella radura, ad attendere qualche novità, e lui e Goldblum stavano solo perdendo tempo con quell'uomo dalla voce sinuosa e dal fare sicuro e sarcastico insieme.

"Per vostra sfortuna, io non sono ancora un cavaliere, signore, ma per quel poco che ho visto, la fortuna c'entra poco o nulla con la cavalleria e con il coraggio!
Quindi adesso sta a voi... se davvero avete voglia di darvela a gambe, uscite di qui e non fatevi più vedere... la strada è sgombra e non saremo noi a fermare i vostri passi!
Se invece volete unirvi a noi, vi scorteremo nel luogo in cui vi hanno attaccato... può darsi che in buona compagnia quella dozzina di uomini non farà poi così tanto effetto!
Ma se avete intenzione di farmi perdere ancora del tempo, ebbene, signore... sfoderate la vostra arma... non saremo che uno contro uno, e non penso che un giovane come me possa impensierirvi più di tanto, non trovate?"

Guisgard 24-11-2010 02.45.16

Nel frattempo, in un luogo sconosciuto, il nano carceriere aveva ucciso le due sentinelle e causato ferite al vecchio.
"Tu...?" Chiese stupito Guisgard nel vedere il nano dopo la sua incredibile entrata in scena.
"Si, io!" Rispose il carceriere. "Ti sembra così strano?"
"Che mi prenda un colpo..." mormorò Guisgard "... ma tu da che parte stai?"
"Dalla mia, ovvio!"
Il cavaliere sorrise quasi incredulo.
"Ora perchè non mi liberi da qui?" Chiese al nano.
Questi allora si avvicinò ad una leva sulla parete e la tirò.
Un attimò dopo Guisgard cadde pesantemente sul bordo del pozzo.
"E che diamine!" Urlò. "Potevi essere un pò più accorto!"
"Se vuoi fuggire da qui conviene muoverci."
"Un momento..." frenò Guisgard "... poco fa eri il mio carceriere e ti divertivi a descrivermi le attrazioni di questo posto... poi piombi qui come il salvatore della patria e pretendi che io mi fidi di te..."
"Credi che sia una trappola?" Domandò spazientito il nano. "E a che pro? Eri già immobilizzato per bene, pronto per essere torturato fino alla morte... che senso avrebbe liberarti, illudendoti con una finta fuga, per poi riacciuffarti e riportarti nella stessa situazione dalla quale sei stato liberato? Certo che voi uomini ne avete di fantasia, eh!"
Guisgard lo fissò sbuffando.
"Va bene..." disse "... ma bada che ti tengo d'occhio ed al minimo passo falso..."
"Si, va bene, Capitan Fracassa..." annuì sarcastico il nano "... ora usciamo da qui."
In quel momento i due si accorsero che il vecchio aveva ripreso a lementarsi con una certa insistenza.
"Quello ci farà scoprire..." mormorò il nano.
"Più di tutto il rumore che ha fatto quella botte esplodendo?" Chiese ironico Guisgard.
"Che facciamo con lui?" Domandò il nano.
"Quello meriterebbe di bruciare all'Inferno!" Rispose con disprezzo Guisgard.
"E sia, come desideri."
E detto ciò, il nano spaccò la testa del vecchio con un pesantissimo martello preso proprio dagli arnesi che servivano per torturare.
"Andiamo ora, o finiranno davvero per scoprirci." Disse il nano.

Guisgard 24-11-2010 03.29.10

Nello stesso momento, Belven, Arowhena e Cavaliere25 erano davanti a quella misteriosa quercia.
"La lingua con la quale sono incisi nella corteccia è quella celtica..." disse Belven "... ma il senso compiuto mi sfugge... sembrano rituali, strane formule, bizzarre litanie... no, non riesco a comprenderne il senso..."

Guisgard 24-11-2010 03.31.20

La cella semibuia, umida, consumata dal tempo e forse dalle preghiere di chi aveva preceduto Talia, appariva come un qualcosa di irreale e nello stesso tempo terribile.
La corte di Cartignone, le luci ed i suoni della città, il verde della campagna ed il fresco scorrere del suo fiume: come erano lontane tutte queste cose.
L'infanzia di Talia, i suoi sogni, i suoi cari, il suo mondo.
Sguardi, voci e volti amici.
Ma tutto ora sembrava smarrito.
Quell'incubo sappariva senza via d'uscita e l'odio di quegli uomini si poteva quasi toccare, tanto era intenso.
E così, il suo bel volto fu rigato da tristi lacrime, mentre l'umidità aveva bagnato i suoi lunghi e meravigliosi capelli chiari.
E quel gocciolio continuava a scandire lo scorrere di un tempo che sembrava anch'esso preda dei malefici incanti di quel luogo senza Dio.

Guisgard 24-11-2010 03.33.40

Un ghigno sorse sul volto di Bumin.
"Vi giuro che se non avessi cose più importanti a cui pensare" disse "avrei davvero accettato la vostra goffa sfida, ragazzo mio! Del resto un cavaliere che sfida un avversario ferito non credo sia poi tanto valoroso... e marmocchi come voi li uso per pulire la stalla del mio cavallo..."
Lo fissò con disprezzo ed aggiunse:
"Quegli uomini sono svaniti nel bosco... qui non li troverete... quanto a me, devo subito tornare a Cartignone ed avvertire dell'accaduto lord Frigoros... e credetemi, stolto ragazzo, quando avrò avuto una squadra di cavalieri verrò qui e metterò a ferro e fuoco questo bosco!"

cavaliere25 24-11-2010 11.11.47

Allora che facciamo? domandai guardando belven proseguiamo ho rimaniamo qui a cercare di decifrare questi strani codici celtici? io inizio a essere stanco la stanchezza inizia a farsi sentire piano piano dobbiamo anche trovare un riparo per questa notte se non riusciremo a uscire da questo maledetto labirinto di bosco

Morrigan 24-11-2010 17.11.54

Quello sguardo di disprezzo, quel tono così sarcastico e intollerabile, ricordarono a Morven qualcosa che aveva già vissuto... sì, lo stesso sguardo, si ripetè... come di un dio che guarda un satiro... e di colpo la scena gli ritornò alla mente, vivida e chiara, come fosse appena avvenuta... il palazzo di Frigoros, la sala del trono... gli occhi taglienti e lo sguardo affilato, l'espressione sprezzante, il ghigno e la minaccia... sì, quell'uomo, quel Bumin, gli aveva riportato alla mente quel bellimbusto che aveva incrociato alla corte del principe... quel tronfio vitello... come si chiamava? Duckky... Dukey... bah, che importa!

Si fece appena da parte, allontanando Samsagra dal viso di Bumin, senza tuttavia abbassare la guardia della spada, e nell'oscurità sorrise di sfida a quelle offese che l'altro gli aveva lanciato.

"Allora prego, signore... per di qua!" disse, scostandosi di fianco come a mostrargli l'uscita "Tornate pure a Cartignone a radunare il vostro gregge... come ho già avuto modo di dirvi, la strada è già sgombra... due o tre di quei vigliacchi ho avuto il piacere di infilzarli io stesso, e altrettanti ne ha castigati il mio compagno, quindi non temete... andate pure in pace, e lasciateci ai nostri affari, come noi vi lasciamo ai vostri!"

Poi si voltò rapido verso Goldblum, e chinandosi quando gli era possibile fare senza perdere d'occhio Bumin, gli sussurrò all'orecchio con urgenza:

"Svelto, amico mio... corri fuori e conduci qui Lady Gonzaga... il mio cuore è più tranquillo adesso se la so sotto il nostro vigile sguardo.
Và, senza indugio. Io ti aspetterò qui, e appena quel cavaliere si sarà allontanato, continuerò a cercare qualche segno che ci sia d'aiuto!"

Guisgard 24-11-2010 19.29.37

Bumin fissò Morven ed il suo compagno Goldblum.
"Le regole della cavalleria ed i precetti Cristiani impongono ad un vero cavaliere di soccorrere un suo pari." Disse. "Sono ferito e disarmato... se davvero vi vantate di essere un soldato e mirate a divenire in futuro un cavaliere allora avete il dovere di ricondurmi a Cartignone..."
"Io raggiungo lady Gonzaga, intanto..." intervenne il nano, seguendo gli ordini di Morven.

Guisgard 24-11-2010 20.01.19

Nello stesso momento, nei meandri del covo degli Atari, due figure si aggiravano guardinghe in quel misterioso luogo.
"Ancora non capisco perchè tu stia facendo tutto questo..." disse Guisgard al nano.
Questi però non rispose.
"Non so, non mi convince tutto questo..." continuò il cavaliere.
"Non sei molto portato ad aver fiducia negli altri, vero?" Chiese il nano.
"Non ho mai avuto bisogno degli altri..." rispose Guisgard "... madonna Solitudine è una compagna che non mi fa mancare nulla..."
"Il mio nome Gilamaghesh." Disse il nano.
"E' un nome troppo difficile da ricordare per me..." replicò Guisgard "... dimmi, perchè mi stai aiutando? Perchè stai tradendo questi porci eretici?"
"Hai mai passato interi giorni ed intere notti a leggere la paura e l'orrore sul volto degli altri?" Rispose il nano. "Ascoltare le suppliche e la disperazione di chi sapevi già condannato ad una triste fine? Per anni io ho fatto questo... ed oggi non mi sento più un essere umano..."
"Da quando sei al servizio di questi maledetti?" Domandò Guisgard.
"Da quando fuggii dal mio villaggio..." rispose il nano "... ma dimmi... tu sei un cavaliere, vero?"
"Beh, qualcuno non ci metterebbe la mano sul fuoco, ma si, sono stato armato cavaliere, per quel che può significare in questo momento..."
"Un cavaliere fa dell'onore la sua massima forza, giusto?"
"Si, insieme alla sua Fede." Rispose Guisgard.
"E dimmi, cavaliere... io potrò mai redimermi? Potrò mai tornare ad essere degno di vivere?"
"Io non so se sia umanamente possibile perdonare ciò che hai fatto... anche se non hai torturato ed ucciso, sei comunque rimasto in silenzio davanti all'orrore che avveniva in questo Inferno..."
Il nano, a quelle parole del cavaliere, chinò il capo.
"Ma Qualcuno che ha amato come nessun altro" continuò Guisgard "e che ha saputo morire per ognuno di noi, ha detto che amare e perdonare è ciò che rende gli uomini simili a Dio... credo che ci sia sempre una seconda possibilità per ognuno di noi..."
"Dici sul serio?" Chiese il nano.
"Si, ne sono certo, anzi." Sorrise Guisgard.
"Grazie, amico mio..." mormorò commosso il nano.
"E visto che siamo compagni di ventura, è bene presentarsi a dovere..." disse Guisgard "... io mi chiamo Guisgard. E tu, visto che hai un nome per me impronunciabile, avrai un diminutivo... ti chiamerò Gila!"
"Allora anche io ti darò un diminutivo... ti chiamerò Guis!"
I due risero di gusto e ripresero ad attraversare quel triste luogo.

Talia 24-11-2010 23.03.33

Ventiquattromilaseicentottantasette, ventiquattromilaseicentottantotto, ventiquattromilaseicento...
Non sapevo perché avevo iniziato a contare quelle gocce, probabilmente semplicemente per non impazzire. Non sapevo neanche quanto tempo era passato da quando ero stata chiusa in quella cella... in effetti, pensandoci bene, mi resi conto di non sapere neanche se era giorno o notte in quel momento!
Appoggiai la testa contro la parete e guardai il soffitto: i miei occhi si erano abituati a quell’oscurità ormai ed ora riuscivo a distinguere gli spogli contorni di quella cupa e triste cella...
Ad un tratto, un volto mi venne alla mente: il volto di mio padre... ‘Bell’affare!’ avrebbe detto se avesse potuto vedermi in quel momento ‘Sempre la solita Talia: parti in quarta, piena di propositi... e poi, per la fretta, non vedi neanche dove vai. Non vedi neanche a chi ti affidi!’
Avrebbe detto così, papà... sicuramente! E avrebbe avuto ragione!
Chiusi gli occhi e una lacrima mi rigò la guancia... ‘Sciocca, Talia!’ mi ammonii ‘Smettila di piangere! A che serve?’

Guisgard 25-11-2010 00.54.07

Nel frattempo, nel palazzo di Cartignone, lord Frigoros era insieme al suo fedele consigliere Guxio.
In quel momento fu annunciato il Cappellano.
"I miei omaggi, mio signore..." si presentò questi.
"Venite avanti..." fece segno Frigoros.
"Sono riuscito a farmi raccontare qualcosa da quella ragazza, Argalia..." disse il Cappellano "... nonostante l'orrore subito è riuscita a ricordare qualcosa sui nostri nemici..."
"Ebbene?" Chiese Frigoros.
"Sono dei fanatici, degli eretici..." rispose il Cappellano "... hanno la testa imbevuta di deliranti dogmi e sono disposti a tutto pur di attuarli..."
"Che genere di dogmi?" Chiese Frigoros.
"In realtà questa gente non ha poi molta fantasia..." rispose il Cappellano "... condannano le solite cose, come la corruzione del mondo, il male che domina ovunque e la falsità della nostra Fede... il loro bersaglio è la Chiesa di Roma e ne proclamano l'imminente distruzione."
"Perchè?" Domandò il signore di Cartignone.
"Perchè Dio, secondo loro, è lontano, rinchiuso nei cieli infiniti. La Chiesa invece è qui, in mezzo alla gente. Essa non si nasconde, nè teme i potenti. Distruggere quindi la Chiesa equivale a distruggere la nostra Fede.”
“Ma perché rapiscono e torturano fino al martirio ragazze innocenti?” Domandò ancora Frigoros.
“Loro affermano” rispose il Cappellano “che questi rituali, almeno così loro li definiscono, servono a purificare questo mondo dalla sua falsità e dalla sua corruzione. Io in realtà credo che sia solo un brutale ed inumano modo per far conoscere il loro delirio a tutti noi.”
“In pratica voglio intimorirci…” disse Frigoros.
“Temo di si, milord.” Annuì il Cappellano.
“Vedo che dai confusi e forse dubbi ricordi di una povera ragazzata traumatizzata” intervenne Guxio “siete riuscito a definire una summa teologica e filosofica sui nostri nemici.”
“Vedete, eccellenza…” replicò il Cappellano “… purtroppo non è la prima volta che ho a che fare con dei movimenti ereticali. E nonostante cambino i nomi ed i proclami, alla fine il fanatismo di quella gente batte sempre sullo stesso chiodo.”
“Siete quindi un esperto, a quanto vedo…” disse Guxio “… e cosa ci proponete di fare?”
“Purtroppo credo ci sia poco da fare…” rispose il Cappellano “… gli eretici sono come bestie… e come affermava il filosofo Seneca, con le bestie non si discute…”
A quelle parole del Cappellano, Guxio gli lanciò un enigmatico sguardo.
http://thetorchonline.com/wp-content...old-vosloo.jpg

Guisgard 25-11-2010 01.13.05

Intanto, nel bosco, Belven, Arowhena e Cavaliere25 erano alle prese con alcuni strani ed arcani segni in lingua celtica impressi su una robusta quercia.
E mentre erano intenti a decidere sul da farsi, nell'aria cominciò a diffondersi un canto.
"Robusti boscaioli e nel bosco andiam,
abili il legname e la pietra noi lavoriam!
Siam minatori, artigiani, pastori, contadini
e qualsiasi lavoro ci fa felici come bambini!"
"Non facciamo rumore..." intimò Belven ai suoi compagni "... qualcuno si avvicina... presto, nascondiamoci in quei cespugli..."
Un momento dopo giunsero presso la quercia una mezza dozzina di nani che cantavano lieti e spensierati.

ladyGonzaga 25-11-2010 01.17.37

http://t2.gstatic.com/images?q=tbn:9...tasy-1.jpg&t=1

" Eccolo ..finalmente " dissi in cuor mio.
Erano mancato per poco tempo e a me sembravano delle ore.

Guisgard 25-11-2010 01.25.04

Goldblum corse fuori e raggiunse Gonzaga.
La dama era accanto ad un verde salice ed una leggera brezza ne accarezzava i rami e le foglie.
"Milady..." disse Goldblum a Gonzaga "... non restate oltre qui fuori. Questo bosco non è mai stato avaro di sorprese, spesso spiacevoli, per chi ha ceduto alla tentazione di visitarlo. Seguitemi dunque e raggiungiamo sir Morven che ci attende nella chiesa."

ladyGonzaga 25-11-2010 01.28.57

"Mi fido di voi , caro Goldblum, non ho altra scelta se non quella di proseguire in questa missione".
Cosi lo segui e arrivammo dinanzi alla chiesa sconsacrata.
Essere li mi metteva ansia, sapevo i pericoli che essa poteva nascondere, ma non volevo essere di peso...mi feci forza ed entrai.
Vidi ser Morven accanto ad una vecchia altare..o meglio a ciò che rimaneva di lei. La sua postura era quella di un uomo fiero e sicuro di se,il suo viso non aveva il minimo segno di stanchezza e dissi tra me :
" Ecco..un vero cavaliere! "
Guardandolo ebbi quasi paura che si accorgesse che lo stavo osservando cosi antentamente.

Guisgard 25-11-2010 01.38.14

Così, Gonzaga e Goldblum entrarono nella chiesa sconsacrata.
Il giorno volgeva al termine e la luce cominciava pian piano a scemare.
L'oscurità all'interno del blasfemo edificio consumava così gli ultimi sprazzi di luminosità, rendendo l'atmosfera ancor più angosciante e sinistra.
"Eccoci, milord." Disse Goldblum a Morven.
Bumin guardò Gonzaga.
"Una dama in questo luogo maledetto..." mormorò "... non credo sia saggio da parte vostra" fissando Morven "condurla qui... negli ultimi tempi eventi assai funesti sono avvenuti in questo bosco..."


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