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Il misterioso Chevalier de Lys mostrò un lieve inchino ad Altea, in segno di saluto e riconoscenza per le sue parole.
“Sono certo” disse “che stavolta il nostro spettacolo non sarà interrotto. Ora i cavalieri della principessa hanno di meglio a cui pensare.” Dalla maschera si potevano vedere solo gli occhi di quella misteriosissima persona. Grandi e luminosi occhi verdi. E ora che poteva parlarci da vicino, Altea si rese anche conto che la sua voce aveva un accento particolare, sconosciuto in quelle terre. “Però” continuò “non vedo la vostra amica... come avete detto si chiamava? Ah, si... Vivian... come mai non è qui con voi?” |
Mamyon restò in silenzio a quelle parole di Clio.
Poi la vide avvicinarsi alla porta. “Non saprei cosa dirti...” disse finalmente “... per me è tutto assurdo... ho sentito che i chierici sono scappati da questa città... mi sembra dunque chiaro che ora saranno molto lontani da qui... ma c'è il tuo amico in ballo ed io non ho il diritto di impedirti di intraprendere questo insensato viaggio, immagino... del resto io cosa sono? E' lui il tuo grande amico... lui che merita ogni tuo sforzo, ogni tuo sacrificio...” scosse il capo e si avvicinò ad una finestra “... allora vai, cosa aspetti? Va a cercare quel tuo Fiore... e fa presto, visto che il tuo amico sembra dipendere dal tuo successo... anche io ho i miei impegni... e non mi sono stati dati da sogni e visioni...” prese il suo mantello e si avvicinò alla porta “... e non temere, Clio... da oggi non ti importunerò più... sei libera dall'obbligo di sentirti mia madrina... da oggi ti lascerò in pace con il tuo viaggio, la tua ricerca e la liberazione del tuo amico...” aprì la porta e prima di sparire nel lungo corridoio, per la rabbia ruppe uno dei vasi nell'androne. |
Quelle parole furono come ripetute coltellate inflitte al mio cuore, veloci e implacabili.
Importunato? Come poteva pensare questo? Sapevo che non poteva venire con me, per quanto una parte di me lo sperasse utopicamente, ma non avrei mai immaginato una reazione del genere. Guardai la porta davanti a me, e mi accorsi di avere la vista velata da lacrime incontrollate, così mi voltai verso il corridoio e lo sguardo mi cadde sul vaso rotto dal cavaliere. Una ricerca senza meta, pensai, poteva attendere qualche altro minuto. "...Mamyon, aspetta..." Urlai verso il corridoio mente lo ricorrevo con tutto il fiato di cui disponevo. Lo raggiunsi, e, prendendolo per un braccio lo costrinsi a voltarsi. "...non puoi andartene via così..." Sussurrai rifugiandomi tra le sue braccia e tenendolo stretto a me. Lasciai che le lacrime scorressero, ed ascoltai il battito del suo cuore per qualche istante. "...è vero, devo partire..." Dissi con voce spezzata "..ed è una ricerca assurda... So... So bene di non aver alcun diritto di chiederti di lasciare tutto per me... Sei destinato a grandi cose e io non mi metterò in mezzo.. Non me lo perdonerei mai...". Alzai lo sguardo incrociando il suo "...ma non ti permetterò di dire tali sciocchezze... Non voglio nemmeno che le pensi.." Gli presi il viso tra le mani tremanti "..tu.. Tu non mi hai mai importunata, come ti viene in mente? Certo mi hai spaventato nella selva ma... Santo cielo.. Non ero mai stata da sola con un uomo.. Non sapevo come comportarmi.. Ma poi, mi sono sempre fidata di te... Ti ho raccontato cose che nessuno sapeva oltre Lucius..." Lasciai ricadere le mani e lo guardai scuotendo la testa "...per chi mi hai preso? Credi che mi comporti così con tutti i cavalieri che incontro? Non avevo mai permesso a nessuno di avvicinarsi a me, nè di sfiorarmi, figuriamoci poi di baciarmi... Io non sono una che prende le cose alla leggera.. Quindi.." La voce mi si ruppe in gola "...quindi ti prego, non dire così... Non so che avrei fatto senza di te... Io.. Io voglio essere la tua madrina.." Lo guardai negli occhi "..non voglio essere la madrina di nessun altro..." Poi, non riuscii più a guardarlo "...non sopporto l'idea che te ne troverai subito un'altra.." Proruppi in un sussurro. Ero tornata a rifugiarmi nella sua spalla, e lasciai che il mio cuore assaporasse la sicurezza e la dolcezza di quell'abbraccio un'ultima volta. Non potevo, per quanto lo desiderassi, restare così per sempre. Così mi spostai leggermente e lo guardai nuovamente negli occhi "...tornerò, te lo prometto.." Mi tolsi il braccialetto che gli aveva permesso di correre in mio aiuto e glielo legai al polso. "..Non dimenticarti di me..." Dissi tra le lacrime "...io non lo farò..". Gli accarezzai la guancia dolcemente "...cielo, quanto vorrei averti con me..." Ma sapevo bene che era un addio, mi avvicinai ancora un poco e lo baciai un ultima volta con passione, dolcezza e una tristezza infinita. |
"Non é ancora l'ora.Dobbiamo rispettare la sentenza dell'Oracolo"disse Menaros"Il Fiore non può essere trovato se non al momento opportuno.Conosci la Leggenda!"
"Va bene,avete ragione....Rinuncerò a cercare il Fiore Azzurro, sarà l'Oracolo a dirci quando e a designare il Cercatore..forse toccherà a mio figlio...Cheyenne!Che cosa ci fai all'Assemblea?Vattene subito da tua madre, faremo i conti più tardi!". E i conti li avevamo fatti.Fu l'unica volta che mi picchiò. A udire le parole del saggio quell'episodio della mia infanzia. Una nuova consultazione dell'Oracolo fu decisa per il giorno seguente.L'identità del Cercatore sarebbe stata svelata. A casa, quella sera, cercai di interrogare mio padre ma ottenni solo di restare senza la cena. A causa del Fiore Azzurro ero stata punita per ben due volte! Fui svegliata dal graffiare del mio lupo alla porta della mia stanza. Insieme scendemmo nella piazza dove già una discreta folla si era radunata. Fui raggiunta da un gruppo di ragazzi del distretto dell'Acqua coi quali stavo parlando allegramente al suono del corno. Tutta la piazza si ammutolì. I membri dell'Assemblea uscirono e si disposero in semicerchio di fronte alla gente. Mio padre poi, dopo aver ricevuto una pergamena dal membro più vecchio, si portò verso il centro. Un nuovo squillo di corno e mio padre parlò. Il rumore della folla mi impediva di udire bene, cercai di portarmi in avanti ma invano. Decisi di allontanarmi, avrei chiesto a mio padre più tardi pensai. Uscii dalla fortezza per fare una passeggiata con Balraj, il mio lupo che avevo addomesticato con anni di fatica. Tornai nel villaggio solo più tardi e notai che tutti mi guardavano con occhi sgranati dalla meraviglia. Entrai in casa e buttato sul tavolo vidi la pergamena aperta.Sopra vi era scritto il mio nome. |
Guardai nei profondissimi occhi verdi del Chevalier de Lys, l'unica cosa visibile del suo volto, sebbene in molti dicono che basti guardare negli occhi di una persona per capire le espressioni, i sentimenti e la sua anima.
Quella domanda fu prorompente nel mio cuore e mi sentii veramente sola, improvvisamente iniziai ad aprirmi con lui, forse solo per avere qualcuno con cui parlarne..."Avete ragione..ormai..quel cavaliere non sarà più un pericolo e..i cavalieri della Principessa hanno altro a cui pensare, l'ho constatato pure io, conobbi uno di loro, molto umile, e a quanto pare la vita a palazzo fa dimenticare ogni persona o ci fa credere di essere arrivati a qualcosa di superiore?Infatti, per ben due volte gli chiesi aiuto..ma mi ignorò" dissi guardando un punto indefinito di quel prato "Vivian...la mia amica..non so dove sia, milord, è sparita nel nulla, non so nemmeno chi sia..il suo rapitore..si, avete capito bene..rapitore. In cambio vogliono che io cerchi un Fiore e soprattutto un frate, Frate Nicola, che conosce dove si trova quel Fiore...non sono impazzita, non preoccupatevi..è una storia lunga e complicata, e quindi dedicate questa rappresentazione alla mia cara amica, sapete che siamo arrivate qui solo per vedervi?" annuii con un sorriso malinconico, notando che il cavaliere misterioso non era del posto, visto lo strano accento. |
Entrai e, lentamente, mi chiusi la porta alle spalle.
Quella notte passò lenta... impiegai molto tempo, probabilmente molto più del necessario, a lavarmi via di dosso il sangue di quel sicario... poi indossai una veste pulita, perché avevo necessità di non vedere più quel rosso cupo di sangue... e mi avvicinai alla finestra, restando a lungo a guardare fuori... Non riuscivo a togliermi dalla mente quelle immagini, non riuscivo a smettere di pensare a quella figura che scivolava verso di me, al luccichio della lama di quel pugnale... e poi a sir Guisgard... ai suoi occhi, alla sua voce, al modo in cui mi aveva riportata fin lì... Distrattamente mi avvicinai al letto e mi lasciai scivolare sulla coperta soffice, fissando la porta che dava sull’anticamera, oltre cui, nel corridoio, sapevo essere quel cavaliere... mi dava un vago senso di sicurezza saperlo lì... una piacevole sensazione di benessere... e mi addormentai così: sopra la coperta, osservando ininterrottamente quella porta chiusa. Il resto della notte passò agitata, tra sogni confusi... pugnali... ombre che mi inseguivano... sangue... e poi, di colpo, sir Guisgard... la sua mano che sfiorava la mia... i miei occhi che cercavano i suoi, così azzurri... e poi, all’improvviso, un occhio... un grande occhio che mi fissava, mi controllava, mi giudicava... Mi svegliai di soprassalto. Una pallida e debole luce iniziava ad entrare dalla finestra, quel chiarore tipico che precede l’alba... aprii gli occhi e rimasi così, distesa sulla schiena a fissare il soffitto... immobile... respirando lentamente... sommessamente... poi, lentamente, mi alzai ed iniziai a prepararmi. Improvvisamente avevo cominciato a sentirmi a disagio, da sola in quella stanza... avevo cominciato ad avere irrazionalmente paura... avevo cominciato a lanciare occhiate alla finestra... occhiate sempre più nervose, più rapide e frequenti... Mi vestii in fretta, dunque, e mi precipitai fuori da quella stanza, attraversai l’anticamera quasi di corsa e, d’impeto, aprii la porta che dava sul corridoio. |
“Correrò ad avvertire subito il capitano, cavaliere.” Disse turbata Marijeta a Guisgard.
E Talia, aprendo proprio in quel momento la porta delle sue stanze, arrivò solo a vedere la sua servitrice andare via. Poco dopo ritornò col capitano. “Cavaliere, cosa ci fate qui?” Domandò il capitano a Guisgard. “Quello per cui sono stato assoldato...” rispose il cavaliere. “Altezza...” mostrando il capitano un inchino a Talia. “Prima che disturbiate la vostra principessa” fece Guisgard “ecco la risposta ai dubbi vostri e a quelli della servitrice...” e mostrò al militare la mano mozzata del sicario. “Che cos'è?” “Ciò che resta di un nuovo attentato alla principessa...” “Come state ora, altezza?” Avvicinandosi preoccupato il capitano a Talia. “Com'è potuto accadere ancora?” “E probabilmente accadrà di nuovo.” Disse Guisgard. “Era un sicario molto abile.” “Ora dov'è finito?” “Questa mano mozzata è tutto ciò che resta di lui.” “Non l'avete ucciso?” “No, è fuggito...” mormorò Guisgard guardando poi dalla finestra dalla quale era salto giù “... si è lanciato da qui...” “Si è tolto la vita...” fece il capitano “... ha preferito uccidersi, invece che farsi catturare vivo...” “No, non si è ucciso.” Sentenziò Guisgard. “Come sarebbe a dire?” “Che non voleva uccidersi.” “Come fate a dirlo?” “Se avesse voluto davvero togliersi la vita” spiegò Guisgard “perchè precipitare da questa altezza? Poteva evitare una morte simile lanciandosi sulla mia spada. Era puntata verso di lui. Sarebbe stata una morte rapida.” “Come vi spiegate ciò?” Fissandolo il capitano. “Non è morto...” rispose Guisgard “... e tornerà per finire ciò che ha cominciato...” “Allora voi e gli altri cavalieri glielo impedirete.” Arrivando l'Arconte Meccanico. E con lui vi erano Xouf, Lhar e Kosev. |
Mi sembrava di stare a casa di un grande Mago.....rientrando a casa Sawas non aveva perso tempo....con i suoi amici...aveva preso di tutto,pergamene, libri e tutta una serie di cose che la mia mente non riusciva piu' a contenere....stavo li' a guardarli......mentre Sawas offrendomi un fazzoletto.....mi consiglio' di andare a riposare, lo presi e noti che profumava di sandalo....mi ricordo' il mio paese, era un grande uomo....forse aveva ragione Enusia, ero in buone mani......" vi ringrazio per cio' che state facendo...forse e' meglio che io vada....".....cosi' fu alpasso con Elina andai sino al palazzo......" Domani....pensi sara' il momento buono Elina ?.....domani...si...dormiro' tanto da sentirmi in forze......sognero' di lui....e lui benedira' il mio viaggio.....sara' cosi', torveremo il fiore e il mi desiderio sara' esaudito....."....sentii la pressione della mano di Elina farsi piu' forte, ma non ci feci caso......dovevo andare a riposare....domani era vicino, torppo vicino perche' pensassi ad altro.....
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Cheyenne tornò e vide quella pergamena sul tavolo.
E sopra vi era inciso il suo nome. Suo padre, però, nel vederla rincasare, subito si affrettò a prendere il rotolo e a chiuderlo bene. “Non ti avevo sentito tornare...” disse “... forse perchè in questi giorni c'è tensione ed ansia al villaggio... ed è per questo che non voglio saperti qui... partirai per raggiungere tue zia Matliscia... resterai lì per qualche settimana... mi sentirò più tranquillo...” Era visibilmente agitato e i suoi modi tradivano una profonda inquietudine. Il viso era rigato dal sudore e l'espressione contratta, come se qualcosa lo spaventasse. E anche il fedele lupo di Cheyenne cominciò a mostrarsi nervoso. |
E dopo quel bacio, Mamyon prese le mani di Clio nelle sue.
“Parole...” disse guardandola negli occhi “... parole... il mondo è pieno di parole... io non sono un poeta, sono un cavaliere... e sono stanco di sentire parole... tornerai? Da dove? Se neanche conosci la meta del tuo viaggio. Se neanche sai cosa sia realmente quel Fiore. Ed io cosa dovrò fare? Star qui giorno e notte ad aspettare una tua notizia? Magari mentre corri chissà quali pericoli? Il mondo è pieno di pazzi. E per lasciare questa città bisogna attraversare la selva... vuoi tornarci da sola? Rischiando di finire come il tuo amico? Ed io? Ad aspettare cosa? Magari un infinito silenzio? No, Clio... devi scegliere... vuoi rischiare la vita così? Per il tuo amico? O restare qui con me? Scegli... me o lui...” |
Il misterioso Chevalier de Lys ascoltò Altea e poi annuì in maniera impercettibile.
“Che cosa buffa...” disse “... anche nel mio spettacolo appaiono molti fiori... ognuno con una particolarità... e anche quel frate... si, anche lui compare sulla scena... ma forse è vero ciò che dicono i poeti... ognuno di noi, in fondo, cerca le medesime cose... milady, lo spettacolo sarà dedicato a voi ed alla vostra amica...” estrasse un cartoncino dalla tasca “... questo è un biglietto speciale... vi permetterà di poter entrare in ogni città che ospita uno dei miei spettacoli... conservatelo, sono certo che vi sarà utile per il vostro viaggio...” I suoi modi erano delicati, dolci, quasi sconosciuti alla maggior parte degli altri uomini. La sua figura era leggera, gentile, slanciata e le movenze impreziosite da un tenero candore. |
I miei occhi rimasero su Guisgard, mentre parlava.
Eravamo tornati nella Sala delle Udienze, ed io mi accorsi di sentirmi oltremodo a disagio lì... mi accorsi di essere nervosa, agitata e nuovamente spaventata, anche se in modo del tutto irrazionale... Sir Guisgard spiegò brevemente ciò che era accaduto, mostrò la mano ed il coltello, mostrò la finestra da cui il sicario si era lanciato... io rimasi in silenzio, senza avere il coraggio di alzare gli occhi su quella finestra né sull’arma. Mi ero allontanata un po’ da loro ed ero andata a sedermi sulla mia ampia poltrona, sforzandomi di non tremare... di non guardare verso le colonne da cui avevo visto scivolare fuori quella sagoma... La porta si aprì di nuovo e, di nuovo, sussultai violentemente. Assistetti a quell’ulteriore scambio di battute, senza una parola... silenziosa... rigida... tremante... Infine sospirai appena... “Questa volta ci sono andati vicini...” sussurrai, ma pianissimo e con la voce che tremava mio malgrado “Molto, molto vicini... troppo! Io... io avevo appena congedato sir Giusgard, ed è stata pura fortuna se egli ancora non si era allontanato e mi ha sentita gridare...” I miei occhi si mossero impercettibilmente tra i presenti, scorrendoli ad uno ad uno... e, quando raggiunsero Guisgard, vi rimasero a lungo. |
Elisabeth ed Elina, ritornate in stanza, si addormentarono.
Ad un tratto dei rumori ed Elisabeth si svegliò di colpo. Era in una stanza diversa, illuminata da poche candele e con l'aria intrisa di essenze sconosciute. Ad un tratto si accorse che Elina non era più con lei. Attorno al letto allora intravide delle figure. Ad un tratto fra esse avanzò qualcuno verso di lei. Era un vecchio cadente. Il suo aspetto era ripugnante e il suo corpo emanava un fetido insopportabile. “Una musulmana...” disse ridendo in modo grottesco “... sono peggio dei Cristiani... ancora più intolleranti... e forse questo loro modo di essere mi sarà utile...” e si avvicinò ancor più al letto di Elisabeth, http://d2tq98mqfjyz2l.cloudfront.net...0438354603.jpg |
Entrammo nella stanza e giusto il tempo di lavarci e metllerci a letto...il sonno mi prese, mi avvolse come in una calda coltre.......sino a quando non sentii nell'aria degli strani odori...erano essenze non piaceveli.....questo mi infastidi' a tal punto che mi svegliai di colpo....mi sembrava di avere la vista annebbiata......Elina non era piu' con me e vidi un uomo isto non era un sognoun uomo disgustoso.....mi fece tanto ribrezzo che cominciai ad urlare....urlai ...e mi svegliai..madida di sudore...........era l'alba , saltai giu' dal letto "Elina svegliati.....svegliati ho fatto un sogno orribile....." le raccontai tutto....mi batteva forte il cuore...." Brutti presagi.......Elina....intanto sta nascendo il nuovo giorno.....andiamo prima da Sawas...." mi vestii e andammo da Sawas....dovevo raccontare a lui il sogno...anche se qiuello che avevo visto non era un sogno......Elina voleva che attendessi il pomeriggio...ma io non potevo.....assolutamente aspettare un momento di piu'....
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Presi quel biglietto, era davvero gentile, era come se mi donasse la sua presenza protezione ovunque lui vi sia stato...non sarei stata sola.
Notai il suo portamento...sembrava quasi un cavaliere di nobili origini, dal portamento e i modi gentili..ricordo ciò che narrò Vivian...egli combattè in Terrasanta e fece un giuramento, e dopo questo..lasciò la Terra di Gerusalemme, ma forse con l'aiuto di un uomo di Chiesa? Non ricordavo...era un particolare che mi sfuggiva. Mi risedetti su quel tronco, stavolta non volevo celarmi e aspettavo ansiosamente l'inizio della rappresentazione. |
Ritrassi le mani di scatto e lo osservai con occhi confusi e tristi.
"..non, non puoi chiedermi questo... È assurdo..Non posso...Non posso paragonare un fratello con..." Cercai invano la parola giusta "...te.." Riuscii soltanto a dire. Abbassai lo sguardo, lentamente. Sarebbe stato bello restare con lui, ma non pensai nemmeno per un momento di fermarmi. Non avrei vissuto nemmeno un istante di pace. "...da piccoli.." Iniziai a dire "...ci siamo promessi di difenderci in ogni situazione... Io so che lui scenderebbe all'inferno per me... A volte non occorre avere lo stesso sangue o avere sangue nobile per essere uniti come fratello e sorella... ". Sospirai "...No, la mia felicità non vale la sua vita..." Sorrisi, malinconica. "...Felicità.. Che sciocca che sono... Sono lieta di averti rincorso, sentirmi dire queste parole mi eviterà molto dolore... Perdonami... Non avrei dovuto parlarti in questo modo... Son solo una ragazzina..." Scossi la testa "..chi sono io per chiederti di non dimenticarmi? Ti ho portato solo guai... Hai ragione..." Sussurrai tra le lacrime "...sono stata una sciocca.. Mi sono lasciata trasportare come un'ingenua...". Abbassai lo sguardo "...Addio Mamyon..." Dissi avviandomi verso la porta con il cuore in pezzi "...quello tienilo.." Indicando il braccialetto "...se mai ci rivedremo, me lo renderai...". |
"Perché c'é il mio nome? Sono io il Cercatore? Dimmelo! Credi forse che sono ancora una bambina?Ho visto come la gente mi guardava mentre passavo.Credi che mandandomi lontana dalla zia riuscirai a sottrarmi al mio Destino?Lo sai quanto sono testarda,sono decisa a partire in questa spedizione se questo servirà al mio popolo.Insomma sei stato proprio tu a insegnarmi che un capo deve sapersi sacrificare per il bene comune."
Mio padre ascoltava le mie parole che pian piano aumentavano di volume. Balraj si mise a ululare intimorito dalla discussione e dovette accucciarmi per calmarlo. "Capisco le tue preoccupazioni padre ma devi darmi fiducia e permettermi di renderti fiero di me. Ti prometto che ce la farò e tornerò sana e salva." Mi avvicinai a lui e lo abbracciai mentre una lacrima solitaria mi rigava la guancia. |
“Che aspetto” disse l'Arconte Meccanico a Guisgard “aveva quel sicario?”
“Era avvolto in un lungo mantello.” Rispose il cavaliere dopo un istante di silenzio. Era infatti rimasto a fissare quello sguardo di Talia che aveva indugiato su di lui. E ogni volta la principessa lo toccava con i suoi occhi, lui avvertiva strane e inspiegabili sensazioni. E spesso si ritrovava a cercare quello sguardo di lei, anche quando appariva freddo e lontano. “Se ci fossi stato io” fece Xouf “l'avrei di certo ucciso.” Guisgard lo guardò senza rispondere nulla. “Non doveva uscire vivo di qui.” Continuò Xouf. “Tornerà...” mormorò Guisgard “... e così avrete la vostra occasione...” I due si lanciarono varie occhiate di sfida. “Buttarsi da qui” osservando la finestra Lhar “equivale a morte certa... per me si è suicidato...” “Prima di lanciarsi” fissandolo Guisgard “si è preoccupato di avvolgere la mano mozzata nel mantello. Non credo sia una necessità di un aspirante suicida, non trovate?” “In effetti avete ragione...” mormorò Kosev. “Milord...” rivolgendosi Guisgard all'Arconte “... so per certo che quel sicario tornerà... ecco perchè questo luogo non è più sicuro per la principessa... chiedo di portarla in un altro posto, dove potrà essere protetta adeguatamente.” “E' assurdo!” Esclamò l'Arconte. “E dove portereste sua altezza?” Chiese il capitano. “In un luogo segreto.” Rispose Guisgard. “Non voglio correre rischi.” “Segreto anche per noi?” Domandò il capitano. “Si.” Annuì Guisgard. “Siete pazzo.” Ridendo l'Arconte. “Pazzo se credete che affiderei a voi sua altezza. E per portarla dove poi? In un luogo sconosciuto a tutti, tranne a voi? Avete perso il senno.” “Qui è in pericolo.” “Fate silenzio.” Lo zittì l'Arconte. “Attenetevi al vostro ruolo. Difendere la principessa e nulla più.” Si voltò verso Talia. “Ora riposate, altezza. I vostri cavalieri sorveglieranno l'intero palazzo.” |
Quella situazione comportò una visione per Elisabeth.
Un attimo dopo si destò. Era sempre in quella misteriosa stanza, senza Elina, al cospetto di quelle figure e di quel vecchio. “Non potete decidere di uscire da qui...” disse ridendo il vecchio “... nessuno può... questo non è un sogno... e forse neanche un incubo... dipenderà da voi... sono qui per dirvi che il vostro viaggio deve iniziare... voglio il Fiore... voi portatemelo ed io vi renderò la vostra servitrice... se invece fallirete, lei finirà nell'inferno degli scorticati vivi...” il suo sguardo divenne cupo “... aiutatemi, milady... guardate come sono ridotto... una mummia ormai... eppure il mio potere potrebbe far inabissare tutte le chiese del mondo, sterminare popoli, cancellare la vita da intere regioni... ma ora sono intrappolato qui, in questa salma... aiutatemi, vi supplico...” |
Clio uscì e nessuno la seguì.
Mamyon infatti scomparve nei corridoi del palazzo. E quando la ragazza fu fuori dal palazzo vide un capannello di gente. Erano attorno ad un carro. Si trattava di un alcuni contadini che si erano riuniti. “Abbiamo deciso...” disse uno di quelli “... andremo nella selva a cercare i nostri figli e nessuno potrà impedircelo!” Tutti gli altri annuirono. Erano decisi ad andare nella selva. Erano armati con forconi, zappe e falcetti. E con loro avevano anche dei cani. Insomma, si preparavano per una vera e propria caccia. Ma contro chi? Contro cosa? Chi o cosa si nascondeva davvero nella selva? E perchè aveva rapito i loro figli? |
Parlavano...
parlavano di me quasi fossi un oggetto fragile da collocare in un posto sicuro... parlavano tra sé, proprio come se io non fossi presente. Sir Guisgard aveva indugiato con lo sguardo su di me per qualche momento, poi aveva ripreso a parlare con gli altri, esattamente come tutti gli altri... io li osservavo in silenzio... li osservavo attentamente... Ero ancora spaventata ed essere di nuovo lì, in quella sala, mi provava molto. Tuttavia, inspirai profondamente e mi costrinsi a recuperare un minimo di autocontrollo... “Riposare è l’ultima cosa di cui ho bisogno!” risposi seccamente all’Arconte, poi i miei occhi si spostarono su tutti loro... “E gradirei...” soggiunsi, mentre la mia voce si abbassava pericolosamente “Che non osaste mai più parlare di me in questo modo... come se io non fossi presente, o non fossi in grado di comprendere la gravità della situazione!” Tacqui... e fu silenzio. Poi i miei occhi tornarono su Guisgard... “Sir...” mormorai, tendendogli la mano “Il pugnale, prego!” Lo presi, dunque, ed un lungo brivido di orrore mi percorse la schiena... me lo rigirai tra le mani per qualche momento, tuttavia... “Questo è un pugnale molto particolare...” dissi poi “Confido che lo abbiate notato! Le incisioni e gli smalti lo denotano in modo particolarissimo ed assoluto... questo non è un pugnale che si trova ad ogni angolo di strada, è un oggetto prezioso e ricercato... ed io voglio sapere cosa significano queste iscrizioni e a cosa serve, voglio sapere chi lo usa e per quale ragione! Voglio conoscere tutto di questo pugnale... mi sono spiegata? Tutto! E badate bene... ho detto ‘voglio’: è un ordine!” Lo osservai ancora per qualche istante... poi lo porsi all’Arconte. “Abbiatene cura, milord!” dissi “Da questo momento sarete personalmente responsabile di quel pugnale... preoccupatevi che non vada perduto!” Lo osservai per un attimo... poi i miei occhi tornarono ad osservare i quattro cavalieri presenti, uno ad uno... “Sir Guisgard...” dissi, ignorando lo sguardo dell’Arconte “Siate sincero... voi pensate davvero che questo castello non sia sicuro per me?” |
Il padre di Cheyenne fece cenno alla figlia di sedersi.
“Ascoltami...” disse “... forse è il tuo destino ed io non posso fare nulla per impedirlo... il Fiore Azzurro sboccia in tempi e luoghi lontani... il suo potere è tanto sconosciuto, quanto immenso... nessuno sa dove è fiorito... prima di partire ti recherai dagli anziani e loro ti riveleranno l'unico indizio lasciato dall'oracolo... l'indizio che ti permetterà di cominciare il tuo viaggio, piccola mia...” si avvicinò ed abbracciò sua figlia “... porterai con te Balraj... lui sarà il tuo fedele compagno... e ricorda... la salvezza del villaggio dipende da te...” |
E mentre Altea attendeva l'inizio dello spettacolo, all'improvviso qualcuno le si avvicinò.
“Milady...” disse una voce “... ho bisogno di parlarvi... è cosa urgente...” Altea lo riconobbe. Era Fornò, l'uomo che era giunto con loro al castello dell'Arconte Meccanico. “Riguarda il motivo per cui siamo giunti qui...” aggiunse. Fornò era un cavaliere dallo sguardo cupo e sfuggente, i capelli chiari e un modo di fare che sembrava mostrare ora una pacata riservatezza, ora un'ostentata superbia. Affermava di essere un re e i suoi modi avevano un che di regale e nobile. Ma perchè un re giunge in una città come Sant'Agata di Gothia? Chi era veramente Fornò? |
Nemmeno il tempo di accomodarmi in quel piccolo campo di margherite che un ragazzo mi si avvicinò, voltandomi lo riconobbi subito...era colui che si proclamava re di quel regno il cui nome mi sfuggiva..."Oh, milord..o maestà..che sorpresa" annuii seriamente alle sue parole..."Non siete il solo che vorrebbe parlarne, ma non qui, ci sono troppe persone".
Mi alzai e lo accompagnai poco lontano, sotto una maestosa quercia secolare..."Si, presumo che come tutti quanti siete venuto qui per raggiungere Santa Agata di Gothia ma come tutti noi pure ignoravate che si doveva cercare un Fiore" mi guardavo in giro e abbassai il timbro di voce..."Vivian...ve la ricordate? E' stata rapita...non so da chi, dice il rapitore di essere il padrone di questa città e sembra quasi..un demone" dissi con aria sprezzante "e mi ha intimato di cercare quel Fiore o...ucciderà la mia amica. Come può essere? Non so chi sia...avevo pure pensato di parlarne con l' Arconte Meccanico mentre aspettavo l'inizio della rappresentazione....ma Voi, sire, che avete da dirmi?". Lo osservai, era alquanto misterioso quel ragazzo, non capivo il suo modo di essere, e comunque lui ci seguì pure il giorno che Vivian scomparve, speravo avesse qualcosa da raccontare che poteva rassicurarmi. Istintivamente guardai la gente presente, quasi cercando un volto conosciuto..ma nulla e abbassai il capo per scacciare la delusione prima di fissare di nuovo Fornò. |
Guardai commossa mio padre e restai a lungo con lui quella sera.
Il mattino seguente preparai il poco bagaglio che potevo portarmi dietro: Una tunica lunga al ginocchio e un paio di calzoni scuri di ricambio, un pettine per curare i lunghi capelli che non avevo mai tagliato, della bianchieria pulita e del cibo secco. Mi cinsi alla vita la cintura alla quale era appesa la mia spada, infilai gli stivali dentro i quali misi due piccoli pugnali, imbracciai l'arco e appesi alla spalla opposta al bagaglio la faretra ben fornita. Andai nella stalla e sellai la mia giumenta grigia Jaya. Quando ebbi terminato i preparativi lentamente mi diressi all'Assemblea. Fui invitata ad entrare. All'interno,seduti ad un grosso tavolo di quercia finemente intarsiato, stavano tutti i capi clan con mio padre. Mi invitarono a sedere per terra e dopo qualche formula di saluto e congratulazioni si accinsero a descrivere in dettaglio la mia missione |
Camminavo a testa bassa, tentando di trattenere le lacrime.
Dovevo essere forte, dovevo farlo per Lucius. Infondo, dovevo dimenticare Mamyon, non era che un fugace momento della mia vita. Lucius, invece, c'era sempre stato, e ci sarebbe stato sempre. Mi odiavo per essermi lasciata andare così tanto, per essermi aperta con lui, per essermi fidata in quel modo. Eppure c'era qualcosa, qualcosa di indescrivibile che mi scuoteva quando mi avvicinavo a Mamyon. Infondo, come pensavo che sarebbe finita? Che avrebbe rinunciato a tutto per me? Chi ero io per lui, infondo? Scossa da questi pensieri lasciai il palazzo, col cuore colmo di tristezza e angoscia. Ma mi destai presto quando vidi un manipolo di contadini decisi a recarsi nella selva per liberare i loro figli. Mi avvicinai ad uno dei presenti e gli chiesi gentilmente "..perdonate..che sta succedendo? Andrete nella selva a liberare i fanciulli rapiti? Ma.. Sembra quasi una caccia.. Cosa pensate di trovare?". Un brivido mi scosse la schiena, se temevo per o quattro cavalieri della principessa ancor di più quei contadini mi sembravano carne da macello. Sapevo che non potevano vincere, sapevo che l'unico modo per liberarli era il Fiore. Ma poi, mi chiesi, sarebbe bastato per tutti? Un fiore in cambio della vita di quei fanciulli. D'improvviso mi sentii egoista e squallida, io avevo chiesto solo la vita di Lucius, ma quelle madri non avevano la possibilità di barattare quella dei loro figli. Dovevo fare qualcosa, ma già una volta avevo parlato a quella gente, ottenendo solo umiliazione. E ora non sarebbe bastato il sorriso di Mamyon a scaldarmi il cuore. Già, perché non avrei più rivisto quel sorriso. Dovevo dimenticare, dovevo convincermi che fosse un sogno, il più bello nel momento peggiore. "...perdonate la mia curiosità Messere, ma anche io ho perduto qualcuno nella selva..." Continuai, sforzandomi di non piangere. |
“Anche io” disse Fornò ad Altea “sono giunto qui perchè mi era stato promesso un grande desiderio. Poi sono successe tante cose strane. E stanotte ho fatto un sogno tanto assurdo, quanto inquietante... mi è stato chiesto di cercare un eccentrico tesoro... un Fiore... avevo il sospetto che fosse stato chiesto anche ad altri ed ora, parlando con voi, ne ho avuto certezza... allora ditemi... cosa sapete di questo Fiore? Che poteri possiede? E soprattutto dove si trova? Io devo cercarlo subito. Non posso perdere altro tempo... ne va del mio regno... ditemi dunque tutto ciò che sapete di questa storia... compresi coloro che vi hanno ordinato di cercarlo... anzi, vi propongo un patto... aiutatemi ed io vi aiuterò a riavere la vostra amica... vi do la mia parola.”
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L'ospitalità non fu da meno.....le tre anziane ci offrirono un pasto, un letto e una gradevole compagnia.
Nel contempo, cominciammo a parlare del più e del meno finchè il compagno Ozg non pronunciò la fatidica cittadina......Sant'Agata di Gothia......improvvisamente, una delle tre anziane cambiò colorito.....divenne pallida in viso e tremante pronunciò la cittadina; un lampo squarciò il cielo tanto da farmi sobbalzare: "Che significa ciò......." pronunciaì. "Cosa nasconde la città di Gothia......" tornai' al mio posto e recuperata la calma tirai' il mio diario dello zaino e attesi parola. |
“Anche voi” disse il contadino a Clio “avete perso qualcuno nella selva?”
“Allora unitevi a noi.” Intervenne un altro di quelli. “Noi stiamo andando a riprenderci i nostri figli e le nostre figlie.” Erano decisi ad andare nella misteriosa selva. Sul carro montavano circa una dozzina di persone, fra uomini e donne. Vari cani erano legati a quel mezzo e abbaiavano come degli ossessi. “Andremo in quel posto” fece una delle donne “e riavremo i nostri figli!” “Un momento!” Arrivando un vecchio davanti al carro. “Ragionate! Cosa farete una volta giunti nella selva? Se davvero i vostri figli sono stati rapiti da creature oscure che dimorano laggiù? Come le affronterete?” “Allora cosa ci proponi di fare, vecchio?” Gridò un'altra di quelle donne. Restare qui ed aspettare che i nostri figli muoiano? Ammesso che non sia già troppo tardi?” “Se davvero nella selva vivono oscure creature” fissandoli il vecchio “in che modo strapperete loro i vostri figli? Non si affrontano tali essere con forconi e zappe!” “Togliti di mezzo!” Urlò uno dei contadini. “Non vi lascerò andare in contro a morte certa!” Deciso il vecchio. Il contadino allora scese dal carro e colpì con un bastone il vecchio, spaccandogli la testa e facendolo cadere a terra. |
“Giovane Cheyenne...” disse uno dei saggi anziani “... il nostro villaggio è sempre stato un luogo di pace in cui le forze della Natura vivevano in armonia. Ma ogni equilibrio non deve mai essere alterato. E invece ciò è accaduto. L'epidemia ha decimato la nostra popolazione e ciò ha invogliato i nostri nemici di Brulandia ad attaccarci. L'unica salvezza ora per il nostro villaggio è ritrovare il perduto Fiore Azzurro... solo il Fiore potrà ridare energia vitale al nostro villaggio, salvandoci così dagli uomini di Brulandia. L'Oracolo ci ha rivelato che sarai tu a cercarlo. Tu sei la predestinata, la prescelta, Cheyenne. E queste sono le parole che l'oracolo ha lasciato come traccia da seguire per trovare il luogo in cui il Fiore è sbocciato...”
Prese allora una pergamena e cominciò a leggere: “Vi è un regno lontano e fatato e da gran poeti in versi cantato. Ambito da grandi e mosso da guerra, è impreziosito del rosso sangue della terra. Non circolari, ma ben squadrati i suoi dongioni, tra colli, valli e fiumi bacian il Fior or le stagioni.” |
“A Sant'Agata di Gothia...” disse una delle tre vecchie a Parsifal, a Ozg e a Loi “... è giunto il male... il male nella sua forma più oscura... un essere diabolico che presenta le debolezze umane, come faziosità, invidia, rancore e i tratti del demone...”
“Il peggiore dei demoni...” intervenne l'altra vecchia “... quello che vive solo per tormentare gli altri...” La terza vecchia allora prese dei sassolini e li fece rotolare sul tavolo. “Le rune vedono...” mormorò “... vedono tempeste... tuoni, fulmini, saette... e poi un ratto che morde un albero... con i denti che gli restano nel legno...” “Cosa significa tutto ciò?” Chiese Ozg. “Sono le difficoltà che incontrerete una volta giunti a Sant'Agata di Gothia.” Rispose la terza vecchia. “Solo se sarete forti” fissando i tre cavalieri la prima vecchia “riuscirete a mettere ordine in quel caos.” http://3.bp.blogspot.com/_yczBEZn1R-.../S668/rune.jpg |
“Si, altezza...” disse Guisgard a Talia “... credo che qui voi non siate sicura al momento... sono certo che quel sicario tornerà... tornerà per completare il suo compito...”
“Faremo sorvegliare il palazzo da altre guarnigioni.” Intervenne l'Arconte Meccanico. “Anzi, io stesso sorveglierò ogni angolo di questo luogo. E giuro sul mio onore che farò a pezzi con queste mani quel dannato assassino.” “Milord, quel sicario...” mormorò Guisgard. “Ora basta.” Lo interruppe l'Arconte. “Altezza, voi non correte alcun rischio qui.” Rivolgendosi a Talia. “Cosa diversa se lascerete il palazzo. Allora si che sarete in balia di qualsiasi pericolo. Ma qui non correte rischi. Voi siete sotto la mia protezione. Ho giurato a vostro padre di proteggervi e così sarà. E con tale autorità, conferitami dal re vostro padre, io dichiaro chiusa la questione. E' chiaro, cavaliere?” Tornando a fissare Guisgard. “Ma certo, milord...” sorridendo lui “... dopotutto io sono qui solo per obbedire a ciò che mi viene comandato... non ho altri doveri se non quello di eseguire gli ordini... altezza...” voltandosi verso Talia “... ora siete nelle mani dell'Arconte... io allora, col vostro permesso, andrò a riposarmi, visto che la notte è stata lunga... tanto ormai quel mio proposito è stato bocciato...” mostrò un lieve inchino. Restò a guardarla per qualche altro istante, con un enigmatico sorriso, le fece poi l'occhiolino e andò via. “Allora è deciso.” Fece l'Arconte. “Cavalieri...” rivolgendosi a Xouf, Lhar e Kosev “... voi sorveglierete il palazzo costantemente. E ad ogni minimo sospetto non esitate ad attaccare.” Ad un tratto giunse un soldato. “Milord, ci sono disordini in città...” “Come sarebbe?” “Alcuni contadini vogliono recarsi nella selva nonostante il divieto.” “Dannati...” infastidito l'Arconte “... manderemo degli uomini a disperdere la folla...” si voltò verso Talia “... col vostro permesso, altezza...” ed uscì insieme al capitano. Allora anche i tre cavalieri raggiunsero i loro posti di guardia, lasciando Talia sola con Marijeta. |
Non mi fu dato altro tempo per porre domande ai saggi.
Senza neanche rendermene conto mi trovai a cavallo davanti alle porte della città salutata da una folla speranzosa. Scorsi mio padre, mi si avvicinò e mi porse un ciondolo. La collana portafortuna di mia madre. Scesi a ringraziarlo e poi dovetti partire. Fuori presi il sentiero che portava lontano dalla Fortezza, in terre sconosciute. Cavalcai tutto il giorno con brevi soste fino a giungere a un piccolo aglomerato di casupole nel fonte di una valle. Ero stanca e lo erano anche i miei animali. Decisu dunque di andare nel villaggetto per richiedere ospitalità. |
Guardai quella scena inorridita.
Mi chinai sul vecchio, cercando di alzarlo con tutta la forza che avevo. La testa sanguinava, ed il suo sangue ricadde sulle mie mani. "...è così che intendete procedere? Uccidendo chiunque tenti di fermarvi? Anche i più deboli? Colpirete anche me se vi dirò che quest'uomo aveva ragione?" Guardai negli occhi l'uomo che aveva colpito il vecchio "...sono la prima a sostenere che tutto questo sia un abominio, e a rivolere chi ho perso...ma andare voi soli nella selva è una pazzia.. Non sono i lupi ad aver rapito i vostri figli... Qualcosa di oscuro si nasconde.. E quest'uomo ha ragione.. Non si combatte con i forconi...". Restai a fissare quegli uomini per lunghi istanti, ma infondo sapevo di non avere una soluzione da proporre loro, e visto come era finito il vecchio la mia missione poteva finire ancor prima di iniziare. Così, senza attendere altro tempo, mi allontanai, dirigendomi verso il palazzo dell'Arconte. Dovevo preparare i bagagli, sistemarmi, e riordinare le idee. Cominciai a pensare a tutte le cose che mi servivano, una mappa, una bussola, il mio prezioso libro, delle monete, delle provviste. Non conoscevo quei luoghi, e non sapevo dove dirigermi. Ma se Mamyon aveva ragione e per lasciare la città dovevo passare per la selva mi serviva un piano alternativo. Non potevo tornarci, da sola o in compagnia della miglior scorta del regno non avrebbe fatto la differenza: non potevo tornarci senza il Fiore. Non avrei messo a repentaglio la vita del mio amico. |
Ascoltai perplessa le parole di Fornò.."Dunque, mi state dicendo che pure a Voi qualcuno ha intimato di cercare quel Fiore? Una persona diversa dall' Arconte Meccanico?" la cosa mi insospettiva molto, scrollai le spalle in segno di rassegnazione "Milord, vorrei tanto aiutarvi, se solo sapessi...avrei di nuovo la mia amica Vivian qui con me. Ne so quanto voi, sembra, non so dove si possa trovare, che sembianze abbia...ma sembra quasi un Fiore di valore inestimabile perchè..come se potesse sconfiggere qualcosa o realizzare un desiderio."
Mi appoggiai al tronco di quella quercia riflettendo..."Ero già pronta per partire come vedete, ma ora ho pensato e riflettuto, partire cosi sarebbe da folli...e poi..non so Voi, ma io parlai con l' Arconte Meccanico prima di parlare con questo sconosciuto uomo che è apparso improvvisamente, promettendo prima all' Arconte di cercarlo..e cosa strana, loro hanno bisogno di noi per cercarlo nonostante abbiamo molti uomini al loro cospetto. Io andrò al Palazzo appena mi libero e ne voglio parlare direttamente con l'Arconte, d'altronde egli in cambio ci promise di realizzare i nostri desideri, ci lasciò liberi e non ci privò delle persone a noi care minacciandoci". Osservavo Fornò, egli chiedeva aiuto in cambio mi avrebbe dato aiuto...ero diventata un pò diffidente, visto gli ultimi fatti, e se ero solo un mezzo per lui per raggiungere i suoi scopi..dovevo essere più egoista ma, comunque, decisi di dargli una piccola opportunità.."Bene...se avrò notizie in merito, visto siamo ospiti dello stesso maniero vi prometto che ve ne riferirò, per il resto, io sono qui come voi, se volete potremmo andarne a parlare dopo assieme all' Arconte, sta a voi decidere ovviamente se rischiare così tanto". Vidi della folla attorno a un tavolino e incuriosita mi avvicinai, vi era seduta una enigmatica donna ma dai modi sicuri che muovevano tarocchi e tutti esclamavano sorpresi alle sue parole.."E per me milady, che vedete per me?" chiesi dandole alcune monete. |
Pensavo di essere fuori con lei....e pensavo di essere fuori da quell' incubo..invece nulla, c'era caldo tanto caldo e quell'orrenda e fetida figura........." Se non esco di qui, come faccio a cercare il fiore, e senza Elina mi sara' impossibile, lei e' il mio mentore....."....mi alzai dal letto...ma il pavimento sembrava essere di gelatina ogni passo avanti di cento ne sembravo andare indietro....." Vi portero' quel fiore....ma al vostro cospetto lo mangero'....."....incominciai a girarmi e a rigirarmi nel letto finche' non fu mattina.....
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Annuii appena alle parole di Guisgard...
e poi lo osservai allontanarsi, leggermente stupita... mi aveva strizzato l’occhio... per fortuna l’Arconte non aveva visto, mi sorpresi a pensare... i miei occhi seguirono il cavaliere finché non ebbe lasciato la stanza, richiudendosi la porta alle spalle... ero perplessa... e le sue parole continuavano a vorticarmi in mente. Avrei voluto chiedere ragione all’Arconte, di quella proposta di sir Guisgard, ma non mi fu possibile... un istante dopo, infatti, giunse un soldato e l’Arconte ed il capitano lasciarono la stanza. Congedai anche gli altri tre cavalieri, dunque, e solo quando tutti furono usciti mi rilassai... sospirai e mi lasciai scivolare indietro, appoggiando la schiena all’alta spalliera imbottita della poltrona... “Ti sei spaventata, Marjieta...” mormorai, notando il suo sguardo su di me “Mi dispiace!” |
Guisgard tornò negli alloggi del Ludus Magnus e tentò di riposare.
Ma il suo sonno fu irrequieto. Sognò molte cose, confuse, mutevoli, sfuggenti. Sognò suo zio, la loro lite, la partenza. Poi quel pegno che pendeva su di lui. Sognò il suo fedele cane e poi lo spettro. Poi ancora il vecchio frate e i suoi insegnamenti. E sognò la principessa. Bellissima e vestita di bianco. Poi il sogno si fece confuso ed apparve un'ombra. Era il sicario inviato per uccidere Talia. Aveva di nuovo la mano ed impugnava ancora il suo pugnale. Il cavaliere allora si svegliò di colpo. “Era...” disse ansimando “... era solo un sogno...” fissò fuori da una finestra. Il tempo era grigio e pioveva. “Un sogno...” scuotendo il capo lui. Nel frattempo, negli appartamenti reali, Talia era con Marijeta. “Non preoccupatevi, altezza...” fece la servitrice “... l'importante che tutto sia andato bene... e se anche qui non vogliono, io andrò a ringraziare la Vergine Assunta e Santa Caterina per aver vegliato su di voi...” |
Cheyenne giunse così in quel piccolo villaggio.
Era formato da poche case, arroccate attorno ad un'antica chiesetta e ad un cimitero longobardo. L'atmosfera di quel luogo era cupa, a tratti spettrale. E il tempo grigio rendeva il tutto ancora più buio. Cheyenne vide allora una locanda, l'unica del posto. Si trovava sul ciglio di una strada che entrava nel villaggio, con davanti un piccolo steccato nel quale era chiuso un campetto. Il porticato scricchiolava al vento e tra le assi filtrava l'acqua piovana. E recava una scritta sull'insegna: “Locanda del re Lucertola”. |
E mentre Clio ritornava al castello dell'Arconte Meccanico, udì all'improvviso dei rumori e poi delle grida.
Erano intervenuti i soldati per disperdere i contadini decisi a recarsi nella selva. Furono così presi con forza e fatti scendere dal carro. I contadini allora aizzarono i cani contro i soldati e questi li uccisero o ferirono. Presero poi i loro padroni e li arrestarono. I soldati erano guidati da Mamyon. “Ora ascoltatemi...” disse alle moglie e alle donne dei contadini “... per questa bravata i vostri uomini forse passeranno qualche notte al fresco... ma nulla di simile deve più succedere. Altrimenti finirà male per voi.” “Maledetti!” Gridò una donna. Liberate i nostri uomini! Prima i nostri figli, poi loro!” E cominciò a tirare pietre contro Mamyon e i soldati. “Calmatevi...” fissandola il cavaliere “... capisco il vostro dolore, ma questo non risolverà nulla...” e voltandosi vide, poco distante, Clio. http://www.entertainmentfuse.com/ima....guinevere.jpg |
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