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“Il mio nome...” disse lui a Gaynor “... ne sei certa? Vuoi davvero saperlo? Dopo nulla sarà più lo stesso...” tenendola stretta sul suo petto, accarezzandole la schiena e la gamba.
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“Certo...” disse Elv a Gwen “... potrei dirti di no? Dammi qualche minuto.” E staccò.
Arrivò dopo circa un quarto d'ora per fare colazione con loro. Bussò e Richard lo fece entrare, proprio mentre alla tv parlavano ancora dell'auto nera. “Ancora quell'auto...” mormorò Elv. |
In balia di un turbine di sensazione, Clio andò verso la camera di Guisgard.
Lui arrivò poco dopo, visibilmente seccato, persino arrabbiato. Ed imboccando il corridoio vide la ragazza. E le andò incontro. |
Sorrisi contenta quando accettò.
Arrivò dopo un quarto d'ora circa, proprio mentre in tv parlavano ancora dell'ultimo incidente. "Già... Temo che quella macchina continuerà a far parlare di sé ancora per un bel po'..." sospirando, per poi guardarlo e sorridere piano "Buongiorno..." dissi, salutandolo con un piccolo bacio. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Lui da una parte, io dall'altra.
Lui arrabbiato, io furiosa. Lui scocciato, io gelosa. Odiavo il fatto che avesse messo ancora in dubbio la mia umanità. Odiavo il fatto che non mi avesse creduto. Odiavo che quel momento speciale non fosse significato niente per lui. Un incontro, forse uno scontro. Uno scontro in cui i miei occhi parlarono per me. In cui la mia espressione, e la sua, dissero tutto ciò che c'era da dire. Un miscuglio di sentimenti e sensazioni forti, incontrollabili, veri. Questo vide nei miei occhi. La rabbia e la delusione. Il sentirmi respinta. L'essere preda di quelle emozioni forti e vere. L'essere vera. Una vera donna, furente davanti a lui. Piena di rabbia, passione, gelosia. Una donna che ardeva di un fuoco pericoloso. Occhi negli occhi, uno accanto all'altro. |
Gwen baciò Elv e lui rispose a quel dolce buongiorno.
Poi tornò a guardare la tv. “Eppure è strano...” disse “... il tipo alla Società Cibernetica Ateon disse che quell'auto non era ancora sul mercato... come può circolare sulle strade allora?” |
Guisgard arrivò e si trovò Clio davanti a lui.
Bellissima, visibilmente arrabbiata, con lo sguardo infuocato. “Eccomi...” disse “... sono qui, no? Avanti, portami alla vostra auto... facciamo i test e facciamola finita. La prossima volta cercate un'altra scusa però per farmi venire qui...” |
"Appunto, è questa la cosa strana. Non capisco come facciano. So solo che hanno studiato bene il fatto che tutti attendano con trepidazione l'uscita di questa macchina sul mercato ma che nessuno l'abbia vista... Intanto continua a mietere vittime come se niente fosse..." scuotendo la testa e sedendomi a tavola.
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Il Falco della strada
Così vicini, il suo sguardo nel mio.
Era arrabbiato, e io certo lo ero più di lui. Come osava trattarmi in quel modo? "Auto?" gridai quasi, sconvolta dal fatto che lo pensasse davvero. "Credi che mi importi un accidente di quella stramaledetta auto?" in preda alla rabbia, mentre piano piano però le lacrime salivano a cercare i miei occhi. Non le lasciai uscire. Ero troppo furiosa per piangere. Alzai la mano, per colpirlo. Un gesto chiaro, inequivocabile, ma poi la abbassai. "Ringrazia che non voglio ammazzarti...." a denti stretti, sempre più rabbiosa. Un mio schiaffo sarebbe stato troppo potente, e non volevo fargli del male. No, non era vero. Non volevo che svenisse per non potermi rispondere. "Credi che sia fingendo?" esclamai di nuovo "Credi che esista un software capace ci creare tutto questo?". I miei occhi nei suoi. "Hai detto.." mentre la voce, sebbene alterata dalla rabbia cominciasse ad essere meno ferma "Hai detto che non avresti mai.. mai più messo in discussione il mio essere donna..." ribollendo "E ora, ti prendi gioco di me accusandomi di una cosa così ignobile come averti ingannato!" sostenendo il suo sguardo. "Sai che ti dico?" ormai sul punto di esplodere "Che in questo momento forse vorrei essere una macchina per non aver passato le ultime ore struggendomi per qualcosa che nemmeno esiste forse... tu vedi solo ingranaggi in me ma io sono una donna!" urlai "Vera.. e ti ho chiamato dopo aver aspettato invano di sentirti per ore, ti ho chiamato perchè stavo impazzendo e tu.. tu mi accusi di mentirti? Perché?". Ero furiosa, e sentivo un fuoco bruciare in me. Volevo colpirlo, dannatamente. "Avanti.." avvicinandomi a lui "Perché non cerchi l'interruttore per spegnermi..." sempre più vicina, con aria di sfida. "Tanto sono una macchina, no?" Parole dette quasi con disprezzo "Oh lo so che vorresti spegnermi.." sempre con aria di sfida "Spegnermi e dimostrare di avere ragione, che sono solo una macchina insensibile... che non provo niente.." una lacrima ribelle scese sul viso e non la fermai "Che ti ha chiamato solo per lavoro, e non perché stava impazzendo all'idea che tu fossi con un'altra.." con rabbia crescente e le lacrime che ormai scendevano. "Te ne sei andato.." indicando la sua stanza, dove eravamo stati prima "Te ne sei andato senza dire una parola, come se non contassi niente.." ormai singhiozzavo, anche se il mio tono era ancora colmo di rabbia "Io.. stavo impazzendo, lo capisci?" Con gli occhi ormai rossi dalla rabbia, e dalle lacrime. |
Entrai nella doccia sotto un getto d'acqua bollente ma rigenerante.
Quando uscii cercai di essere veloce nell'asciugarmi i capelli quindi passai al trucco e infine indossai l'abito che avevo scelto. Stavo per sposarmi di nuovo, sarebbe stato davvero un nuovo inizio proprio come desideravo. Tornai in camera da letto e trovai Tardes che guardava la TV. Tutto il mio entusiasmo si spense nel sentire le notizie. " Devi tornare al lavoro?" chiesi con voce triste e rassegnata. Inviato dal mio iPhone utilizzando Tapatalk |
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