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“Invece no…” disse Guisgard lanciando un sasso lontano “… avrei dovuto capire che era una donna… da come si batteva, dai movimenti… non so…” con un gesto di rabbia “… non so in che modo, ma avrei dovuto capirlo…” lasciò che l’aria mite della sera accarezzasse il suo volto.
Fissò poi Melisendra mentre lei si sedeva presso le radici di un grosso albero. “Non credo che voi siate una sciocca…” mormorò “… ma solo una ragazza un pò piena di sé certe volte… credete di saper badare a voi stessa e di essere in grado di risolvere tutti i problemi e i guai che vi sorgono intorno… beh, dovreste essere più cauta e ragionevole… siete responsabile anche di vostro figlio… e lui ne pagherebbe le conseguenze se vi accadesse qualcosa…” lanciò un altro sasso verso la campagna “… e fatemi la cortesia di lasciar perdere il ruolo di veggente, almeno con me! Smettetela perciò di tentare di leggermi dentro! Non ho alcun dolore, ne tormento! Almeno non avevo fino a quando non sono giunto in questa città! Ma presto tornerò il ragazzo sereno di sempre, perché andrò via da Capomazda e da tutti i suoi abitanti!” |
“Statemi a sentire, voi…” disse Finiwell a Llamrei “… io non sono biondino! Cosa credete? Questi ricci nerissimi sono naturali e, senza falsa modestia, hanno sempre suscitato l’interesse di diverse dame!”
Giunsero così ad una botola. Llamrei la sollevò e si ritrovarono nel cortile della caserma. “Chi siete voi?” Chiese un cavaliere di bell’aspetto, con i capelli rossicci e molto lunghi ed una leggera barba ad ingentilire il suo volto. “Uscite da lì e fatevi riconoscere!” Ordinò August, chinandosi e fissandoli con sospetto. http://4.bp.blogspot.com/_93Y09YDcf0...+Confusion.jpg |
"Biondino è un modo carino per non sminuirvi ulteriormente, bel "morettino"!" Risposi alquanto seccata a Finiwell.
Citazione:
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Mi rannicchiai tra le radici, appoggiando la guancia alla ruvida corteccia. Era confortante. E sentivo una specie di marea accarezzarmi dolcemente. Doveva essere merito degli spiriti, mai in vita mia ero stata capace di percepire una cosa simile.
Continuai a osservare Guisgard. "Come volete..." mormorai. "Uriel non vi riguarda... ma non ho mai detto di essere una buona madre, con tutte le mie mancanza e i miei difetti, ma il buonsenso ce l'ho... e questo mi dice che è bene per lui crescere con delle brave persone. Il male si propaga come una malattia ed è contagioso... meglio per lui crescere lontano da me. Quello che posso fare è proteggere il suo mondo, dove crescerà come un bambino qualunque, senza sangue, addestramenti e questo..." dissi, facendo rimbalzare lontano una fioca luce che si era posata su di me. Quella capì e scomparve lanciandosi lontano. Sospirai. "Quanto ad Aytli... era un cavaliere, l'arma preferita di Gouf, fedele e feroce come un molosso. Aveva scelto così, nessuna delle vostre parole avrebbe potuto fermarla dal combattervi, anzi, vi avrebbe ucciso. Per amore di Gouf." Sorrisi, c'era qualcosa di fanciullesco in quell'infatuazione. "Potete pensare che io sia piena di me, ma non lo sono più di un cavaliere che ricorda il numero degli scontri a cui è sopravvissuto." |
“Oh, ma smettetela…” disse Guisgard sedendosi accanto a lei “… quel bambino ha solo bisogno di una cosa… di sua madre.” Si voltò a fissarla. “Solo di quello ha bisogno. Il tempo è un bene prezioso, specialmente negli affetti…” esitò per un istante “… il tempo perduto non ci verrà mai reso… mai… vostro figlio sta crescendo e lo sta facendo senza di voi… il vostro posto è accanto a lui… e dovreste dargli una famiglia… perché non si può vivere senza amore… neanche voi potete…”
Si appoggiò con la schiena contro il tronco dell’albero. “Aytli…” sussurrò “… così dunque si chiamava… era molto bella… ed anche lei amava quell’uomo…” tornò a fissare per un istante Melisendra “… vi sbagliate…” cambiando repentinamente discorso “… un cavaliere non pensa mai agli scontri passati, ma solo a quelli che lo attendono…” poi sorrise "... l'aria di campagna sembra farvi bene... è la prima volta che vi sento sospirare..." |
"Sapete essere esasperante... ma Gavron era rimasto troppo affranto per non tentare di parlare con voi..." Lo guardai con la coda dell'occhio e sorrisi.
"Questa città non sopravviverà all'assedio... l'unico modo per andarsene da qui è attraversare la palude... spero che portiate con voi Gavron quando ve ne andrete..." Accarezzai i fili d'erba e mi scossi dalla quiete di quel frutteto, era tempo di tornare a questioni più pratiche. "Ah, l'amore... ad Aytli non ha giovato la sua infatuazione e nemmeno la sua bellezza..." Mi mordicchiai un labbro, pensierosa sul da farsi. |
“Allora vuol dire che attraverserò la palude se sarà necessario…” disse Guisgard fissando il cielo.
“Già, l’amore l’ha giocata…” continuò “… ma forse Aytli la pensava diversamente da noi… Gavron…” mormorò “… portarlo con me? Non potrei offrirgli nulla…” Chiuse gli occhi e lasciò, per un momento, che tutti i suoi pensieri scivolassero via, tra ansie ed inquietudini. “Credo sia ora di tornare da Gavron…” riaprendo gli occhi “… del resto gli sono debitore…” si alzò e fissò sorridendo Melisendra “… è infatti merito suo se voi siete venuta qui a parlare con me!” Scoppiò a ridere, per poi porgere la mano alla ragazza. “Prego, milady…” scimmiottando un vistoso inchino “… torniamo nel nostro nido d’amore!” |
Accettai la sua mano e mi rimisi in piedi.
"Nido d'amore? Piuttosto un nido di litigiosi pettirosso, visto che non riusciamo a smettere di battibeccare..." Mi spazzolai la gonna. "Bè, sapete cosa succede quando i vincitori entrano in una città assediata... Gavron farà bene a non trovarsi qui quando Capomazda cadrà." Osservai il suo volto, mentre ci incamminavamo verso la casetta e aggiunsi: "Io resto. Dopo aver eliminato l'uomo incappucciato, non correrò pericoli... Gouf non mi torcerà un capello... gli caverò gli occhi se oserà pronunciare di nuovo le sue minacce..." |
“Davvero siamo così litigiosi? Non l’avrei mai detto!” Disse Guisgard divertito. “Ed io che pensavo il nostro fosse un nido accogliente! Beh, comincio a credere che la mia compagnia non vi faccia affatto impazzire! Magari mi trovate anche fastidioso come un calabrone, o una zanzara!”
Si incamminarono verso la casa di Gavron. “E comunque, non solo i bambini rischiano quando una città cade…” fece Guisgard “… ma anche le donne. Soprattutto quelle belle.” La fissò col suo solito sorriso scanzonato. “Però vi consiglio di conservare questa vostra espressione accigliata… sono certo che spaventerete a morte anche il terribile Cavaliere del Gufo, facendolo scappare via con la coda fra le gambe.” E rise di gusto. Giunsero così davanti alla casa. “Ehi, Gavron!” Chiamò Guisgard. “Dove ti sei cacciato? Avanti vieni fuori!” Ma Gavron non rispose. “Gavron!” Di nuovo Guisgard. “Ti sei nascosto per farmi un dispetto? Su, avanti, salta fuori che ti porto a vedere Peogora!” Ma di Gavron nemmeno l’ombra. “Strano…” mormorò Guisgard “… solitamente a quest’ora è a casa… io do un’occhiata nel fienile ed intorno alla casa… voi invece cercate in casa.” Disse a Melisendra. |
"Come siete spiritoso..." dissi, facendo l'offesa. "Non dovete preoccuparvi... le incantatrici sanno come difendersi... la bellezza è come il canto delle sirene... e il nostro tocco può aprirci i segreti dell'animo, il nostro bacio può dare la morte."
Sorrisi. "Qualunque dio ci abbia fatte, ci ha messo notevole ironia..." Quando Guisgard chiamò Gavron a gran voce e questi non rispose, lì per lì pensai che fosse un semplice dispetto. Lo chiamai anch'io, ma non rispose nessuno. Guardai nelle stanze, ma erano vuote. "Gavron, per l'amor di Dio, esci fuori!" gridai. Ma nulla. Mi diressi a cercare nel fienile. Forse si era arrampicato di nuovo tra le balle di fieno. |
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