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Le guardie fecero attendere per un bel po' Clio in quel piccolo ingresso.
Poi finalmente arrivò un domestico. “Vogliate seguirmi, prego...” disse alla ragazza. Attraversarono così l'androne dopo il portone, giungendo ad un vasto cortile, attorno al quale correva l'interno della residenza dei Fiosari. Imboccarono un lungo e silenzio corridoio, che li condusse in una saletta privata che dava poi, attraverso un piccolo vestibolo laterale, sul giardino del palazzo. La saletta era arredata con gusto mondano, abbellita con frivolezze di vario tipo, perlopiù monili provenienti da varie città italiane ed Europee, che tradivano quegli aspetti e particolari tipici che contraddistinguono gli spazi amati dai giovani dell'alta società del tempo. Roberto era in piedi a guardare da una delle due piccole finestre della saletta, che davano sul giardino, quando il domestico entrò con Clio. L'uomo mostrò un lieve inchino ed uscì, lasciando la ragazza sola col giovane. “Forse è questa l'altra vita...” voltandosi lui, mentre stringeva fra le mani quella collanina con l'orchidea “... l'altra vita in ritrovarci...” sorrise “... come stai, Clio?” |
Altea così raggiunse il laghetto per rilassarsi.
Ma mentre era in balia dei suoi pensieri, ad un tratto udì dei rumori. Era una veloce carrozza che attraversava la stradina adiacente al lago. Poi si fermò per far abbeverare i cavalli e da essa scesero alcuni uomini abbigliati in modo esotico e pittoresco. Fra essi apparve uno che sembrava esserne il capo. Era grosso e robusto, i capelli lunghi e il volto piccolo. “Lasciate che i cavalli bevano...” disse ai suoi “... ma poi rimettiamoci subito in cammino... il padrone ci sta aspettando.” |
“La lista” disse Cestia ad Eilonwy “continua anche dietro...” e mostrò alla ragazza la seconda pagina.
E in effetti gli invitati erano il doppio, più di un centinaio. E nel vedere quei nomi, Eilonwy notò uno assai particolare: il Cavaliere di Altafonte. |
“Cestia, ma chi è Cavaliere di Altafonte?".
Altafonte, non so per quale motivo, mi veniva quasi da ridere. Non aveva niente di buffo il nome, ma mi risultava divertente e strano. "Quanti anni ha? Lo sai?". |
Ad un tratto sobbalzai quasi presa come ero dai miei pensieri...si fermò una carrozza.
Certamente, non era inusuale visto la nobiltà che qui faceva bella mostra di sè eppure rimasi colpita dagli uomini che scesero. I loro abiti erano davvero strani, sembravano quasi orientali..ricordavo gli studi fatti col maestro Denser. Poi prese la parola uno di loro..diceva agli uomini di affrettarsi poichè il loro padrone li aspettava..quindi erano alle dipendenze di qualche signorotto della città. Li guardai e fui troppo tentata e mi avvicinai a quello che doveva essere il capo..ma l'essere finalmente libera mi aveva fatto ritornare a quella che veramente ero..in quel posto mi sentivo finalmente di nuovo me stessa. "I miei saluti messere" dissi al capo "sono lady Altea Mac Parker..stavo prendendo dell'aria fresca e vi ho visto arrivare di gran fretta e potete immaginare sono rimasta colpita nel vedervi, non sono di Sygma ma neppure voi vedo...da che posto straniero provenite?" |
Ascoltai la guardia pensando di vivere un incubo......avrei voluto urlare sono loro.....avrei voluto saltare giu' dal carro e salire sul cavallo con una guardia...ma allo stesso tempo potevo essere giudicata loro complice........" Vi ringrazio.....terremo come oro il vostro consiglio....".....ed il carro prosegui' il suo percorso...guardavo avanti la strada e sentivo che mi guardavano....già..sentivo i loro sguardi....ora sapevo..." Quindi , siete la peggior feccia che ci sia sulla faccia della terra......avete ucciso per il piacere di farlo...avete stuprato.......e ora, cosa pensate di fare adesso......il mio dover l'ho fatto....dovete lasciarmi andare via.....non vi indichero' mai a nessuno....meglio dimenticare le vostre facce che ricordarle....."....mi rannicchiai in segno di protezione.....e fu solo un attimo......la mia vita poteva interrompersi lì .......su quel carro sconosciuto...
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Salii sul piedistallo al centro della bottega di madama Lucia ed allargai le braccia di fronte allo specchio, mentre la donna si affaccendava per prendere le misure per il mio abito.
Alle parole vaghe di Silvia sorrisi ampiamente... "Sono certa che Jacopo sarebbe molto colpito se solo sapesse tutti i complimenti che gli rivolgete, milady..." dissi divertita. Poi mi voltai verso di lei, appena, quel tanto che la stoffa fermata e appuntata con le decine di spille che Lucia mi stava mettendo addosso me lo consentiva, e le sorrisi appena... "Quanto al vostro misterioso straniero..." soggiunsi piano "Pensate davvero che verrà? Non so, ma se ha preso in affitto Palazzo Lorena, così enorme e così solitario, mi viene da pensare che non ami troppo la compagnia del suo prossimo..." Continuammo a chiacchierare del più e del meno per qualche momento, finché la sarta non ebbe finito con le misure, dopodiché salutai con la promessa che l'abito mi sarebbe stato recapitato entro la mattina seguente, uscii dalla bottega e risalii in carrozza. |
L'uomo dagli abiti orientali si voltò e fissò Altea.
“Che Allah vi risparmi, signora...” disse mostrando un lieve inchino col capo “... avete visto giusto... io ed i miei uomini” indicando quelli che erano con lui “non siamo di questo regno e neanche di altri regni latini. Non siamo battezzati e proveniamo dall'Oriente... siamo originari della città del Profeta... ci troviamo qui agli ordini del nostro padrone... il Cavaliere di Altafonte, l'uomo più ricco del mondo... egli un giorno ci riscattò dalla morte e noi giurammo di difenderlo a costo della nostra stessa vita...” e mostrò ancora un cenno del capo come saluto. |
Seguii la guardia in silenzio, attraverso quelle stanze elegantemente arredate.
Mi guardai intorno e, d'un tratto, sorrisi: allora c'era il giardino. Entrammo nella piccola saletta e il mio sguardo si posò sulla figura accanto alla finestra. Roberto.. Il mio viso si illuminò nel vederlo, da quanto tempo non vedevo un volto amico? Non era cambiato in quei tre anni. Mi avvicinai a lui, cercando di non sporcare troppo col mio mantello fradicio. "Sono in un mare di guai.." dissi con una smorfia, senza rispondere alla sua prima domanda. "Non hai saputo?" dissi poi, cercando i suoi occhi con i miei "Crysa è messa a ferro e fuoco.. I ricchi borghesi, banchieri, mercanti, e quelli che pretendevano di entrare nell'alta società, hanno aizzato la folla.. sostenengono che la nobiltà sia solo tirannide.. che solo dando il potere a loro i cittadini saranno davvero liberi.. come se fossero migliori.." scossi la testa "...sono caduti tutti.. tutti.." la voce iniziò a tremarmi "...non hanno risparmiato nessuno, donne, bambini, persino neonati.. ed espongono le teste dei nobili sulle mura dei loro palazzi.. se qualcuno riesce a scappare, mettono una taglia talmente alta che nessuno si è salvato... sono in troppi... alcuni vengono anche dal continente, quasi fosse una crociata.. hanno armi moderne ed efficienti.. noi... insomma siamo in pace da almeno un secolo.. hai visto com'è il nostro esercito.. mio padre certo non è un guerrafondaio... siamo rimasti soli, e senza alleati.. per quanto ogni tanto qualche cadetto riuscisse a scappare per rifugiarsi a palazzo.. solo i contadini ci hanno appoggiato, non credendo alle menzogne dei nuovi ricchi.. ma stanno pagando un prezzo troppo alto per la loro lealtà..". Sospirai, stavo parlando troppo, probabilmente conosceva ogni cosa. "Scusa, sto divagando... ho lasciato Crysa dieci giorni fa, più o meno.. il palazzo si preparava all'assedio finale e mio padre mi ha obbligato ad andarmene, a mettere in salvo me stessa e la nostra eredità..." allargando il mantello per mostrargli la spada. Gli occhi mi si riempirono di lacrime, ma le trattenni, a fatica "..Non so nemmeno se abbiano resistito.. non so nemmeno se.." non riuscii a finire la frase, se avessi detto anche solo un'altra parola sarei scoppiata in lacrime. E non potevo certo farmi vedere in quello stato. Trassi un profondo respiro e rialzai lo sguardo verso di lui. "Ho bisogno del tuo aiuto, Roberto... non mi fiderei di nessun'altro... non so nemmeno cosa chiederti, in realtà, asilo, protezione.. una via di fuga... e discrezione.. nessuno sa che sono qui.." chiusi gli occhi per la rabbia, rammentando il maniscalco "...forse no, ho incontrato un uomo ieri.. lavorava per mio padre, è una lunga storia.. ma credo mi abbia riconosciuto anche se ha fatto finta di non conoscermi..". Scossi la testa "Ti prego, dimmi che posso contare sul tuo aiuto... non ti avrei immischiato in questa storia se non ne fossi stata costretta.." sorrisi "...ti ho sempre augurato di essere felice, e arrivo io a scombussolarti i piani.." continuai a guardarlo negli occhi "...io ti ho parlato anche fin troppo di me, dimmi, piuttosto.. come procede al tua vita in questa bella città?". |
Il capo si voltò verso Elisabeth che se ne stava rannicchiata e in silenzio.
“Si...” disse il brigante “... abbiamo ucciso... siamo stati costretti a farlo, ma non cerco giustificazioni... quell'uomo voleva consegnarci al boia e se tornassi indietro lo rifarei... quando un animale è braccato, messo con le spalle al muro, estrae gli artigli e lotta con tutto se stesso... è una legge naturale e vale per tutti... uomini e bestie...” “Quella donna...” fece Monty “... è stata lei a provocarmi... è stata lei a cercarsela... e comunque alla fine, ne sono certo, le sarà pure piaciuto...” rise e subito Ioga gli fece eco con una risata ancora più fragorosa. “Ma come vi ho detto” mormorò il capo “io rispetto la parola data... non procuratemi problemi e vi lascerò andare... non ora, non qui ma a Sygma...” Proseguirono per un po', poi verso il tramonto il capo decise di far riposare i cavalli. Scesero allora dal carro e accesero un fuoco per tenere lontani eventuali lupi. “Monty, farai tu il primo turno di guardia...” ordinò il capo “... poi toccherà a te, Ioga... io vado a stendermi...” e andò a riposare nel carro. Intanto Monty e Ioga erano accanto al fuoco a bere del liquore. “Su, venite qui vicino a noi...” rivolgendosi Monty ad Elisabeth “... magari a bere un sorso... avanti, non c'è nulla da temere... siamo due frati ormai...” E Ioga si abbandonò d un'insopportabile risata. |
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