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Sorrisi appena a quelle parole della buona servitrice...
poi mi alzai e mi accostai alla finestra... “Oh, Marijeta...” mormorai dolcemente “Non è stata Santa Caterina a salvarmi da quel pugnale, sai? E’ stato un cavaliere...” Guardai fuori, lontano... pioveva e l’orizzonte appariva incerto, mutevole... sospirai... “Ero proprio qui...” dissi poi “Ero qui quando è successo...” lentamente i miei occhi corsero verso la colonna da cui era uscita quella figura... “E’ arrivato così in fretta... così silenziosamente... e se non fosse stato per lui, per Guisgard, io...” mi interruppi e chiusi gli occhi... vacillai... e dovetti tenermi al muro per restare in piedi... |
Fornò annuì a quelle parole di Altea.
“E sia...” disse “... attenderò di venire con voi dall'Arconte Meccanico... e forse avremo delle risposte... ci ritroveremo fra un'ora davanti al palazzo reale... a presto...” e si allontanò. Ad un tratto Altea fu poi attirata da una chiromante che leggeva i tarocchi sul suo banco. E prese le sue monete, quella donna cominciò ad aprire le carte per lei. “Vedo...” mormorò la chiromante “... un viaggio... e poi un cavaliere... e infine una torre...” fissò Altea “... strane forze agiscono attorno a voi, figlia mia... state attenta...” |
“Voi non lo mangerete...” disse il vecchio ad Elisabeth “... questi musulmani sono peggio dei Cristiani...” rivolgendosi alle misteriose figure che erano con lui “... io voglio il Fiore e voi lo porterete qui!” Tornando a fissare Elisabeth. “La vostra amica è nelle mie mani e ad un mio cenno sarà scaraventata nell'inferno dei peccatori blasfemi! Dunque partirete subito per cercare il Fiore! E siccome sono magnanimo e misericordioso con voi cani d'Oriente, vi darò un piccolo indizio per la vostra ricerca... forse esiste un uomo che conosce dove il Fiore si trovi... è un chierico... il suo nome è Frate Nicola... forse lui sa... ma a me non interessa... voglio il Fiore o la vostra amica morirà nell'inferno delle peccatrici lascivi!”
Poi dalla bocca del vecchio uscì uno strano fumo ed Elisabeth perse i sensi. Si svegliò il giorno dopo. Ed era sola nella sua stanza. Elina non c'era più. |
Avevo in gola un gusto dolciastro....e un mal di testada lasciarmi strodita..mi trascinai giu' dal letto e con una voce impastata dal sonno cominciai a chiamare Elina......Elina non era con me...ma poteva essere gia' andata da Sawas.....non ne capivo il motivo, ma lo speravo col cuore. Mi lavai come potetti e rimesso il vestito del giorno prima, uscii da quelle mura per andare al villaggio....c'era un caotico vocio la gente era in tumulto...e fui spinta in ogni direzione...finche' arrivai al portone dove pendeva l'insegna.....bussai dapprima con pazienza...e poi urlandoil nome di Saws..." Aprite...Sawas....sono qui per l'appuntamentgo...aprite ".....laporta' si apri' molto lentamente....
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Annuii alle parole di Fornò ma prima dissi perplessa..."Milord se mi attardo, non preoccupatevi, devo vedere la rappresentazione".
Poi udii le parole di quella donna..."Si...è vero dovrei intraprendere un viaggio..avete ragione ma ignoro il cavaliere di cui parlate e pure la torre...non sapete vedere meglio?"...oscure e strane forze agivano attorno a me, era vero...quella donna diceva il vero. |
"Locanda del re Lucertola"pensai" non promette molto bene ma non ho scelta".
Lungo i viottoli non riuscivo a scongere anima vota. Nessunoa luce alle finestre. Legai Jaya ad un palo e entrai nella locanda. Fui subito immersa nell'oscurità, alle narici mi arrivò un misto di cenere e pesce andato a male che mi fece lacrimare.Balraj starnutì goffamente anche lui infastidito dal forte odore. Mi addentrai all'interno della sala cercando di evitare di andare a sbattere contro il mobilio. Pochi passi e quel fumo fitto si dissolse permettendomi di scoprirne la provenienza. In una nicchia bolliva rabbiosamente un enorme calderone dal contenuto dubbio.Il fuoco che lo riscaldava sprigionava appunto il fumo grigio. Con una visuale migliore riuscii a notare il bancone. Mi sedetti su un vecchio sgabello e attesi di essere servita. Passato qualche minuto senza che arrivasse nessuno mi alzai ma proprio in quel momento dal retro vidi emergere una figura. |
Mi voltai di scatto nell'udire quelle grida.
Sgranai gli occhi: non potevo credere a ciò che stava accadendo. Non che mi sembrasse strano vedere i soldati disperdere la folla, ma riconobbi subito quella voce. Era la sua, la voce di Mamyon. Lo cercai con lo sguardo e non fu difficile individuarlo: guidava l'attacco. Una fitta attraversò il mio cuore. Un'altra volta. No, non poteva essere lui a trattare così quella gente, come potevo essere stata così cieca? Mi accorsi, d'un tratto, che mi aveva visto. Lo osservai per lunghi istanti con uno sguardo duro e freddo. Una parte di me, la più debole e fragile, avrebbe voluto correre da lui, parlargli, specchiersi nei suoi occhi. Stinsi i denti e indurii ancor di più lo sguardo. Non potevo permettere a quella parte di vincere, non me lo sarei mai perdonato. Scacciai i ricordi dei poni giorni passati insieme e mi concentrai sulle sue ultime parole. Che razza di uomo propone una scelta tanto assurda? Mi ero aperta con lui, mi ero fidata ingenuamente, non avrei commesso lo stesso errore una seconda volta. Restai a fissarlo con quello sguardo che non gli avevo mai rivolto per un tempo che mi sembrò infinito. Nonostante lo sguardo freddo colmo di rabbia, era come se non riuscissi a staccare gli occhi da quelli del cavaliere. Non mi mossi di un centimetro verso di lui, non versai una lacrima per quanto il mio cuore fosse lacerato e diviso. Lentamente, mi voltai, trassi un profondo respiro che mi aiutasse a ripartire. |
La porta si aprì e sulla soglia apparve il dottor Orez.
“Salute a voi, milady.” Disse ad Elisabeth. “Non vi attendevamo così presto. Ma prego, entrate.” E la fece entrare in casa. “Sawas è uscito poco dopo l'alba. Si è recato con Enusia in un convento fuori le mura di Sant'Agata di Gothia. E' in cerca di informazioni sul vostro caso. Beh, visto che siamo in tema, dovrei dirvelo... è molto interessante questa faccenda, sapete? Si, quel misterioso Fiore e tutto il resto. Si, decisamente interessante.” La fissò. “Ma come mai non vedo la vostra amica? Siete sola oggi?” |
“Allora...” disse la chiromante ad Altea “... il Viaggio mi dite di conoscerlo già... la Torre... può avere vari significati... potrebbe essere la metà del vostro viaggio... oppure un luogo inaccessibile... o magari simboleggia una situazione che non riuscite a risolvere... o forse la carta richiede un'interpretazione più profonda...” prese la carta “... dalla Torre due personaggi precipitano a testa in giù e ai piedi della Torre vi sono pietre... la carta potrebbe avvertirvi dei pericoli che quel viaggio racchiude...” indicò poi la terza carta “... il Cavaliere... si tratta di una figura che si rivelerà fondamentale per voi... forse è già comparso, forse no...”
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Il locandiere si avvicinò al bancone e con un cenno si rivolse a Cheyenne.
“Salute a te, ragazza...” disse poi “... cosa posso servirti?” Si accorse poi di Balraj. “E mi raccomando, tieni a bada il tuo cane...” In quel momento la porta si aprì e qualcuno entrò. “Che tempo...” fece il nuovo arrivato, per poi sedersi al bancone “... la giornata è stata piovosa per buona parte...” fissò Cheyenne per un istante e poi tornò a guardare il locandiere “... non c'è anima viva per la strada...” “E ti meravigli?” Fece il locandiere. “Tu stesso hai detto che il tempo è tutt'altro che buono.” In quel momento Cheyenne, dissipatosi il fumo che fino a poco prima riempiva quell'ambiente, si accorse che alle pareti c'era qualcosa. Decine di croci incise. Erano state impresse nella muratura da qualche oggetto appuntito. Forse un coltello o qualcosa di simile. |
Mamyon fissò Clio.
E restò a fissarla fino a quando la ragazza non scomparve nella strada. “Andiamo, milord...” disse uno dei soldati al cavaliere “... bisogna portare quesi uomini in prigione e fare rapporto dell'accaduto a sua signoria.” “Si, arrivo...” mormorò Mamyon. E tornò con i soldati al Palazzo Reale. Clio, nel frattempo, era arrivata al castello dell'Arconte Meccanico. La ragazza era decisa ad intraprendere il suo viaggio, in cerca del misterioso Fiore. E mentre era nella sua stanza a preparare le sue cose, qualcuno bussò. Era una servitrice e le consegnò un biglietto. Il biglietto recava queste parole: “Ho importanti notizie sul tuo amico. Se vuoi conoscerle recati al boschetto presso le mura poco prima dell'alba. Mi troverai ad attenderti. E vieni sola. Un amico.” |
“Altezza, se posso permettermi...” disse Marijeta a Talia “... quel cavaliere non mi ispira buone sensazioni... non so, ma ho ragione di credere che sia una testa calda, un tipo scostante e arrogante... uno di quelli che risultano insofferenti ad ogni tipo di regola... e non credo sua signoria si fidi molto di lui... tipi come quello sono senza onore, senza patria e senza valori... sapete, ho sentito alcune servitrici parlare di lui... pare frequenti luoghi non certo degni e donne di malaffare...”
“Davvero dicono questo di me?” All'improvviso una voce alle loro spalle. “E dire che sono così carine e gentili quelle servitrici!” Sorridendo Guisgard. “Mi sorridono spesso! Ma forse è colpa mia... si, forse dovrei dedicare loro più attenzioni... eh, si... credo proprio di si...” e rise di gusto. Marijeta si voltò di scatto. “Cavaliere...” fissandolo “... non potete entrare qui senza essere convocato!” |
Il locandiere si posizionò e io ebbi appena il tempo di chiederli da bere che entrò nella locanda un nuovo avventore che subito si rivolse all'uomo dietro il bancone.
Sembravano conoscersi. Mi guardai intorno e notai dei segni alla parete. Guardando meglio scoprii che erano delle croci, scalfite sul muro da una lama, probabilmente di pugnale o coltello. Incuriosita mi rivolsi al locandiere"Scusate signore, vorrei prendere una stanza per la notte e mettere il mio cavallo all'asciutto. Eh,ehm, perdonate la mia curiosità, che cosa significano quei strani segni sulle pareti?" |
Ringraziai la servitrice e mi sedetti su una poltrona a leggere il biglietto.
Corrucciai la fronte. Un amico? Chi poteva essere? Eppure, non avevo un punto di partenza e forse quel messaggio poteva fornirmene uno. Guardai fuori dalla finestra, avevo ancora un po' di tempo prima dell'alba. Sentivo la stanchezza impossessarsi di me. "...vieni sola..." Sussurrai, ironica "... E con chi dovrei venire? Sono sola ormai... Ma non per questo mi fermerò....". Preparai i bagagli in fretta e mi coricai per qualche ora. Sapevo che mi sarei svegliata dopo poco, erano anni che non dormivo una notte intera. E infatti, dopo poche ore, mi svegliai di soprassalto, madida di sudore, con le mani strette al collo dove , poco prima, erano strette pesanti catene. Chiusi gli occhi, cercando di dimenticare la testa di Leonard che rotolava ai miei piedi. Questa notte, avevo sognato la scure. Cercai di calmarmi, sarebbe stato troppo facile pensare a Mamyon, al suo sguardo, al suo bacio, ma sapevo che mi sarei fatta del male da sola. Infondo, avevo fatto quegli incubi molte notti prima di incontrarlo. Così, pensai a Lucius, alla sua risata, ai nostri pomeriggi passati insieme mentre i miei genitori mi credevano chiusa nella mia stanza. Quella dolce serenità mi calmò. Mi alzai, mi preparai con calma, dato che la notte era ancora buia e calma, e dopo poco fui pronta. Avevo indossato un abito semplice e comodo, preferendo passare inosservata, per quanto possibile. Mi buttai sulle spalle il mantello e raccolsi la mia sacca da viaggio. Rivolsi un ultimo sguardo a quella stanza, non potevo portare con me tutti i bagagli, ma ciò che lasciavo erano cianfrusaglie senza importanza, facilmente comprabili, i miei tesori li portavo con me. Uscii, silenziosamente, dal palazzo e mi diressi verso il luogo dell'appuntamento. Contrariamente a quanto pensassi, non fu difficile trovarlo. Una volta arrivata, abbassai il cappuccio del mantello e mi guardai intorno, facendo mille congetture sull'identità di quel misterioso "amico". |
Ringraziai la chiromante e rimasi immobile mentre altre persone passavano davanti per farsi leggere il futuro.."Già!" pensai "ha detto il vero, sembra. Ho da intraprendere il viaggio, il mistero rimane la Torre ovvero se è la meta o le vicessitudini del viaggio? E chi sarà mai questo cavaliere? Si scoprirà solo andando avanti con coraggio."
Mi guardai attorno, ancora lo spettacolo non iniziava e tra meno di un'ora dovevo incontrare Fornò, quando l'occhio cadde davanti a una bottega sulla strada...la sartoria!! Già, dovevo ritirare il vestito con la stoffa azzurra presa al mercato e dovevo presentarmi al meglio davanti all'Arconte, guardando il mio vestito sporco di terra del giardinetto su cui ero seduta. Entrai, vi era una giovane sarta e dissi dovevo ritirare quel vestito azzurro e notai un vago sorriso sul suo volto e mi presentò uno stupendo vestito di fine seta chiaro con ricami in fili d'oro..."Oh, vi state sbagliando, il mio era azzurro e se non erro con riflessi cobalto"...sentii una mano afferrarmi, mi voltai di scatto e la vidi...eterea con il suo splendore quasi di Angelo. La sarta era alle prese col lavoro e non si accorse di nulla, mi voltai di nuovo e vidi la sua veste bianca e il volto celato dal velo bianco, come una sposa..e quella stretta dolce e rassicurante. "Pensi che avrei permesso che una mia consanguinea vestisse una semplice stoffa comprata al mercato? Rammenta chi sei, sempre, e chi rappresenti!!..il conto è già pagato coi soldi di vostro padre." "Lady Anastasiya perdonatemi! Pensavo per quel viaggio servisse un vestito comodo..." mi mise un dito sulla bocca per zittirmi. "Prima devi parlare col cavaliere..e poi con l'Arconte. Ora egli è libero da incombenze sai? Cosa aspetti...e da tanto tempo che te lo dico, devi parlare con lui" disse in tono severo. "Sembra non voglia vedermi quel cavaliere, ha ignorato le mie missive" mi contorcevo le mani, ero nervosa al pensiero di vederlo "si..il frate..devo sapere come avete detto se quel frate da cui è stato istruito è quello che sto cercando..ma vi è la rappresentazione teatrale..ditemi Voi che fare.." ma sparì nel nulla. La sarta allora si avvicinò a me, indossai il vestito nuovo e uscii, nervosamente, e mi trovai di nuovo sul luogo della rappresentazione..doveva iniziare oppure no? Guardai la meridiana, era passato troppo tempo...e Fornò aspettava e avrei rischiato di non incontrare Guisgard. Mi sedetti su una panca in preda all'agitazione. |
Ero affannata....credo scompigliata....avevo ancora la notte nei miei occhi....quando la porta' si apri' e vidi il volto del Dottor Orez, fu' gentile mi fece accomodare....." Sawas e' fuori dall'alba.....e io e' dall'alba che ho l'inferno nel mio cuore....una storia interessante...per chi..incomincio ad aver paura, Elina...non so dove sia, potrei dirvi che e' stata rapita nel mio incubo o forse era realta'........Elina ho la sua vita che pende al centro delle miei mani.....se sbaglio...muore...e se centro.....secondo il mio istinto morira' comunque, la persona che mi ha parlato noncredo avesse molti scrupoli..la sua parola, non vale nulla...."...raccontai al Dottore il mio sogno...." c'e' un convento fuori dalle mura..io non lo sapevo, il fetido uomo, mi ha detto di cercare Frate Nicola......e se noi andassimo incontro a sawas..magari possiamo anticipare i tempi, che ne dite....o vi prego, non guardatemi come un'allucinata...."...presi tra le miei mani le mani di Orez...e cercai di persuaderlo portandolo fuori da quella casa.....sembrava di marmo quell' ometto....." perche' state qui fermo a guardarmi ....."
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Ascoltavo le parole di Marijeta, continuando a guardare fuori...
arrogante... scostante... testa calda... oh... lo era di sicuro, pensai. Eppure c’era stato nell’unico momento in cui avevo avuto davvero bisogno. E non solo questo... no... ripensai ai suoi occhi, al suo sguardo quando mi aveva raccolta e portata via da lì... avrebbe potuto lasciarmi dov’ero e, magari, farmi trovare da qualche servitrice... dopotutto ero fuori percolo, ormai, e dunque il suo compito era finito... ma non lo aveva fatto... al contrario, con il suo comportamento mi aveva tenuta al riparo da pettegolezzi e voci di palazzo, tenendo nascosta la mia debolezza e la mia paura mi aveva protetta... era stato gentile, quindi, e discreto... quello era il tipico comportamento di un uomo senza valori, mi chiedevo? Citazione:
Mi voltai, dunque, e lo vidi... se ne stava sulla porta, ridendo. Sollevai un sopracciglio e, impenetrabile, attesi che smettesse di ridere... “Marijeta ha ragione, sir...” mormorai poi, senza che la mia voce tradisse neanche minimamente quel tumulto di pensieri e sensazioni “Di grazia, dunque... cosa ci fate qui?” |
“Sto compiendo il mio dovere, altezza...” disse Guisgard a Talia, per poi avvicinarsi a lei “... sto proteggendo vostra maestà...” e con un delicato gesto della mano sollevò la spallina che era scivolata giù, lasciando scoperta la spalla della principessa “... perchè, mia signora, non basterà il protocollo di corte a tener lontano quel sicario dal vostro eremo...” sorrise sarcastico.
“Siete insolente come nessun altro!” Esclamò Marijeta. “Non vi vado a genio.” Fissandola Guisgard. “Lo so, non vi vado a genio.” E rise. “No, per niente!” Sbottò la servitrice. “Beh, sono stato assoldato per il mio valore” replicò lui “e non per la mia simpatia.” Tornò a guardare Talia. “Magari non piaccio neanche a voi, altezza, eppure non avete altra scelta... dovete fidarvi di me. Perchè nessuno in questo palazzo può proteggervi adesso. Quel sicario tornerà. Forse stanotte. E non deve trovarvi qui. Lasceremo ora questo palazzo. Vi porterò in un luogo sicuro.” “Voi siete pazzo!” Protestò Marijeta. “Ora andrò a chiamare sua signoria!” “Altezza...” fece Guisgard con i suoi occhi in quelli di Talia “... ogni istante trascorso qui è un pericolo costante per voi. Dovete lasciare questo palazzo. Se resterete ancora fra queste mura, nessun cavaliere di questa città potrà strapparvi alla morte.” |
A quelle parole di Cheyenne, il locandiere e l'altro uomo si scambiarono strani sguardi.
Come se i loro occhi fossero attraversati da una misteriosa inquietudine. Ad un tratto si udirono dei piatti cadere e poi rompersi. Era una donna che li aveva fatti cadere. “Scusatemi...” disse mentre li raccoglieva. “Lascia stare, cara...” fece il locandiere a sua moglie “... raccoglierò io i cocci...” “Tu...” avvicinandosi l'altro uomo a Cheyenne “... tu... hai spaventato la moglie del locandiere... devi andartene ora... va via...” “Si, non c'è posto per te qui, ragazza...” mormorò il locandiere. “Non...” fece la locandiera “... non potete mandarla via... non potete... è quasi notte...” “Tieniti lontana dal cimitero...” impassibile il locandiere a Cheyenne “... e che il Cielo ti assista...” “Non potete...” fissando i due la locandiera. “Avanti, vattene!” Intimò l'altro uomo a Cheyenne. |
Clio era giunta al luogo dell'appuntamento.
Ora attendeva solo di incontrare il misterioso amico. Ad un tratto vide una sagoma apparire nel boschetto. Poi le si avvicinò. E giunto sotto la luce della Luna, Clio ne vide il volto. Era un giovane. “Salute...” disse facendole un cenno con la mano. Ma all'improvviso, Clio si sentì afferrare alle spalle, una mano le coprì la bocca e poi solo silenzio. Riprese conoscenza dopo un po'. Era in una stanza, su un lettino, con accanto una candela su un basso mobiletto. Ad un tratto la porta si aprì e qualcuno entrò. Si avvicinò alla luce della candela e mostrò il suo volto. Era Mamyon. |
Dapprima pensai che fosse un sogno.
Mamyon che si avvicinava, i miei occhi stavano per illuminarsi a quella vista. Poi, pian piano, rammentai. Hai dimenticato che per te ci sono solo incubi.. Razza di stupida che non sei altro? Mi alzai a sedere di scatto, con gli occhi colmi di rabbia. "...Tu?" Dissi fissando il cavaliere con occhi di fuoco "...che cosa significa tutto questo? Dove sono? Era una trappola, maledetto.. Ma.. Perché?" Corrucciai lo sguardo, senza riuscire a capire il senso di quella situazione. Mi alzai in piedi e sostenni il suo sguardo "...io, mi sono fidata di te.. Come hai potuto?" Sussurrai. "...Se volevi parlarmi potevi farlo oggi in piazza..." Dissi dura e tagliente "..perchè mi hai portato qui?" . |
La mia domanda suscitò una reazione curiosa tra i due uomini ma tutto quello che ottenni fu di essere scacciata malamente.
Dopo aver vagato invano nel villaggio alla ricerca di ospitalità capii che l' unica possibilità era di accamparmi e attendere la mattina. Imboccai una strada che pensavo portasse fuori dal borgo e invece mi condusse dritta dritta nell'unico posto che mi era stato sconsigliato: il cimitero. Il perimetro era delineato da un rettagolo formato da un muretto a secco piuttosto basso che permetteva di vedere all'interno. Le pietre tombali e le statue poggiavano su un prato che un tempo era verde ma che ora non era altrò che sterpagli giallognola. Sia il muro che i monumenti funebri era percorse da numerosi rampicanti che nascondevano molte incisioni. Per rendere il tutto ancor più tetro e desolato ogni cosa era ricoperta di fitte ragnatele. Un brivido mi percorse la schiena e venni preso da uno strano senso di inquietudine che non riuscivo a decifrare. Anche i miei animali davano cenni di nervosismo. Decisi di alzare i tacchi velocemente, montai in sella e mi posi alle spalle del cimitero. |
I miei occhi erano fissi in quelli di sir Guisgard...
lo osservavano, lo studiavano... ma quegli occhi azzurri, incredibilmente chiari, apparivano inaccessibili, impenetrabili... mi fissava ed io fissavo lui... Sentivo Marijeta sbuffare e agitarsi, proprio accanto a me, ma non le badai... “Voi l’avete fatto, però...” sussurrai, in risposta alle parole del cavaliere “Voi l’avete fatto già una volta: mi avete salvata, cacciando via quell’uomo...” Mi avvicinai di mezzo passo a lui, senza distogliere gli occhi dai suoi neanche per un istante... “Ditemi perché...” mormorai poi, con la voce che si faceva appena più bassa “Ditemi perché pensate di non poterlo fare di nuovo, perché dite di non potermi salvare di nuovo... Ditemi perché devo fidarmi di ciò che dite adesso e non di ciò che l’Arconte crede, o il capitano, o gli altri cavalieri... Ditemi ciò che pensate dell’uomo che mi ha aggredita, voi che lo avete visto...” La mia voce era poco più che un sussurro tra me e lui, e vibrava forte... “Datemi una ragione, Guisgard!” mormorai. |
“So solo che era un sicario molto abile...” disse Guisgard a Talia “... ho intravisto i suoi occhi... ha un'unica missione... anche a costo della sua stessa vita... vuole eliminarvi, altezza... e probabilmente sa che il suo è un viaggio senza ritorno... e questo lo rende infinitamente più pericoloso... qui so che sarà difficile proteggervi... quel sicario si muoveva come uno spettro, un'ombra... ha studiato ogni angolo di questo palazzo... per questo qui è più difficile proteggervi, altezza... ed io voglio condurvi in un posto segreto, dove quel dannato non potrà trovarvi... non posso correre rischi... non su di voi...” i suoi occhi erano in quelli di lei.
Ora lui poteva guardarla senza paura di essere scoperto. “Altezza...” con la voce che divenne più bassa, quasi un sussurro “... devo proteggervi e voi dovete fidarvi di me... perchè... perchè non voglio che vi accada qualcosa...” “Altezza, faccio chiamare sua signoria?” Avvicinandosi a lei Marijeta. |
E proprio in quel momento, davanti ad Altea, lo spettacolo teatrale ebbe inizio.
Attori abbigliati con fantasiosi costumi apparirono sulla scena, simboleggiando le Stagioni, il Sole, la Luna, il Vento e le varie parti del Giorno. “Il giorno...” disse uno degli attori “... scandisce le ore e i momenti del giovin signore... egli è l'amato nipote dell'Arciduca di Capomazda e suo zio esaudisce ogni suo capriccio... il racconto comincia al Mattino, col giovin signore che si sveglia, si lava, le serve lo vestono e poi fa colazione... poi tira di spada e con l'arco, un tutore gli legge i classici e poi giunge il Mezzogiorno, dove egli pranza, passeggia nel giardino e infine si riposa fino al Meriggio... alla Sera si prepara per uno dei tanti banchetti e trascorre la serata tra giochi e dame... e poi la Notte...” Allora altri attori salirono sul palco, simboleggiando fantasmi e ombre. “E la Notte porta gli spiriti notturni...” continuò l'attore “... e con essa il misterioso Pegno di Gioia...” Ma proprio in quel momento arrivò qualcuno. Erano i tre scudieri di Xouf, Lhar e Kosev. Ed erano armati di bastoni. “Basta!” Gridò uno di loro. “Fatela finita con questa lagna! Avanti, rompiamo tutto!” E cominciarono ad accanirsi contro il palcoscenico e a malmenare gli attori. |
Orez alla fine annuì ad Elisabeth.
“Preparo il necessario...” disse “... aspettatemi qui...” poco dopo ritornò con una grossa borsa. “Venite, andremo in contro a Swas...” Presero allora il calesse del dottore e uscirono dalla città. Giunsero così al convento che si trovava poco dopo le mura di Sant'Agata di Gothia. Bussarono e furono accolti da un monaco. Orez chiese dei due visitatori che li avevano preceduti e furono accompagnati nella biblioteca. Qui trovarono Sawas ed Enusia alle prese con alcuni vecchi volumi. “La tua cliente moriva dalla voglia di vederti.” Rivolgendosi Orez e Sawas. “Cosa ci fate qui?” Stupito questi. “Cosa è accaduto?” |
Ma proprio mentre Cheyenne stava per lasciare il cimitero, cominciarono ad udirsi degli strani rumori.
Come se qualcuno stesse scavando a poca distanza da lì. Ad un tratto il cavallo della ragazza si fermò di colpo, rifiutandosi di andare oltre. Anche Balraj si fermò, tradendo nervosismo. All'improvviso si sentirono delle voci di bambini. Sembravano giocare e provenivano dal cimitero. Poi il rintocco della campana e quelle voci cessarono di colpo. E di nuovo ripresero quei rumori. Come se qualcuno stesse scavando nel cimitero. Poi voci lontane e confuse. Stavolta di adulti. E ancora quei rumori dal cimitero. |
La sua voce...
i suoi occhi... e poi quelle parole... Mi colpirono, quelle parole... mi colpirono molto profondamente. Rimasi in silenzio, fissandolo... Citazione:
“No...” mormorai “No, Marijeta... non credo sia necessario!” Per qualche attimo ancora non dissi altro... ero combattuta... indecisa tra ciò che il mio cuore sentiva giusto e ciò che la mia mente riteneva prudente... e scrutavo gli occhi di quel cavaliere, come in cerca di risposte... Infine abbassai gli occhi a terra... avevo deciso. “Sir Guisgard...” iniziai a dire, la voce ora di nuovo ferma e vagamente distante “Voi siete un pazzo! Vi ho già detto una volta che la vostra condotta è pericolosa... molto pericolosa! Vi ho già detto una volta che forse fareste meglio a tenere a freno la vostra parlantina e la vostra, vagamente discutibile, ironia! Lo rammentate, mi auguro!” Lo fissai per un istante, in silenzio... “Tuttavia...” ripresi poi, più lentamente “Come già vi dissi quella volta, siete fortunato! Lo siete perché avete generato curiosità nella vostra regina. Ed ora... ora lo siete ancor di più, perché ella si fida di voi!” Di nuovo tacqui per un momento... “Non sarei qui, se non fosse stato per voi...” sussurrai poi “Se stiamo discutendo di questo, sir Guisgard, è solo e soltanto per merito vostro! Ed io non sottovaluto mai un merito... sicuramente non uno di questo genere!” Un lungo silenzio accolse quelle mie parole... fissavo il cavaliere e lo fissai a lungo... poi mi voltai verso Marijeta... “Fa preparare due borse da viaggio...” le dissi “Una per me e l’altra... sì, l’altra per te, Marijeta! Partiamo tra un’ora! Vai!” Vidi il disappunto negli occhi della donna... e, per un istante, credetti che stesse per ribattere... invece non disse niente, si inchinò ed uscì. “Nelle scuderie...” dissi, tornando a guardare il cavaliere “Troverete una piccola carrozza di colore scuro... è la carrozza da caccia di Sua Grazia. Sareste così cortese da farla preparare? Agli scudieri che ve ne chiederanno ragione, potete dire che la regina intende raggiungere Sygma in incognito ed in fretta...” Lo osservai per un momento, ancora... poi sorrisi... “Coraggio, cavaliere!” lo incalzai “O Marijeta sarà pronta con i bagagli prima di voi...” Quando rimasi sola, tornai a guardare l’orizzonte attraverso la finestra... un alone aranciato lo stava tingendo, incupendosi poi nel rosso del tramonto... rimasi lì, ferma, per qualche tempo, riflettendo... poi, lentamente, mi diressi verso la porta di accesso alla sala e la aprii... c’erano due soldati nel corridoio, con un cenno ne chiamai uno a me... “Ti affido un compito, soldato!” dissi, con la mia consueta voce fredda e distante “Recati da Sua Signoria, l’Arconte, e riferiscigli che sto partendo. E’ mia intenzione raggiungere Sygma, infatti, in modo da consultarmi con il mio anziano padre circa gli ultimi spiacevoli avvenimenti... e, come Sua Grazia sa, mio padre ormai non esce dalla sua dimora e si rifiuta di ricevere missive... sono dunque nella necessità di recarmi là di persona! Puoi comunque rassicurarlo che sarò di ritorno al più presto! Porto con me la mia anziana e fedele servitrice ed un cavaliere per la mia sicurezza. Per il resto, sarà più rapido viaggiare in incognito, dato che la via tra qui e Sygma è, al momento, assolutamente sicura! Vai, è tutto!” Richiusi la porta, attraversai la stanza e uscii dalla portina laterale... diretta al cortile interno nel quale, supponevo, Marijeta e sir Guisgard dovevano già essere pronti alla partenza. |
Guisgard sorrise a quella decisione di Talia.
“Onorato” disse “di aver suscitato curiosità nella vostra persona, altezza...” di nuovo quel suo sorriso vagamente sarcastico “... e compiaciuto della vostra fiducia. Chissà che un giorno non arrivi a fare di meglio...” mostrò un lieve inchino “... quanto alla vostra fedele servitrice... ella nutre una forte antipatia per me e vi è molto devota a quanto vedo... l'ideale dunque per farvi da discreto seguito...” rise appena “... si, credo che tutto sia perfetto... io vi proteggerò dall'attentatore e la servitrice vi difenderà da me... ora si che sarete al sicuro da ogni pericolo... ora, col vostro permesso...” e si allontanò. Poco dopo la principessa raggiunse il cortile. E avvolti dall'oscurità, i tre a bordo della carrozza lasciarono il palazzo prima e Sant'Agata di Gothia poi. |
Mamyon fissava Clio senza dire nulla.
Ascoltava e vedeva la sua rabbia, viva e forte, restando tuttavia in silenzio. “Ascolta...” disse poi all'improvviso “... una legge permette ai cavalieri dell'Arconte Meccanico e della Corona di poter avanzare qualsiasi pretesa su donne della borghesia o della gleba. Ed io come tale posso pretendere di averti dunque come ostaggio... in pratica sei ai miei ordini, Clio... posso fare di te ciò che voglio, capisci? Posso prenderti con la forza e obbligarti ad amarmi... posso possederti come un capriccio e poi buttarti via... posso ordinarti di morire per me... ora sta a te decidere... essere la mia schiava... o la mia compagna...” |
All'improvviso iniziarono sinistri rumori che mi fecero gelare il sangue. C'era qualcuno che stava scavando,poi rida di bambini ora degli adulti.
Mi voltai in direzione del cimitero ma a causa del buio non ero in grado di scorgere molto. Allora decisi di tornare li per capire l'origine di quei suoni macabri. Mossi qualche passo trascinando i miei animali che erano restii ad avvicinarsi al campo santo. Più mivavvicinavo più riuscivo a udire distintamente le diverse voci. Notai che tutte tendevano a essere gutturali e roche, anche quelle di fanciullo. Giunta al muretto perimetrale mi nascosi dietro un albero. In quella posizione però non vedevo altre che ombre sfocate così risolsi di arrampicarmi sperando che tra le fronte avessi avuto una visuale migliore. |
Non volevo credere a quelle parole. Davvero mi ero fidata di un uomo tanto meschino?
Alzai il braccio destro di scatto e lo colpii al volto con tutta la forza che avevo. "...Come osi parlarmi in questo modo?" dissi poi, carica di rabbia "...con chi credi di avere a che fare? Non sono una sgualdrina da quattro soldi, e nemmeno la figlia di un commerciante.. sono la futura marchesa di Restoiry... ed esistono leggi molto severe sul rapimento di un membro della nobiltà, da dove vengo io.. certo, non siamo a Camelot.. ma non sono così sicura che qui le cose siano tanto diverse.. l' hai detto tu stesso.. borghesia, plebe.. secondo te, una donna borghese indosserebbe un abito con seta finissima e oro? Andiamo.. non dire sciocchezze.. si può sapere che ti è saltato in mente? Cosa dirà l'Arconte quando saprà che mi stai impedendo di compiere la missione che mi ha affidato? Non ti è venuto in mente che sono sotto la sua protezione? Ma si può sapere che ti è preso?". Scossi la testa, mentre le sue parole continuavano a tormentarmi "Certo che sai proprio come sedurre una donna eh.." continuai ironica "..La tua compagna.. la tua schiava... santo cielo non sarò niente del genere..." mi avvicinai a lui e lo fissai negli occhi, cercando di trovarvi una spiegazione a quel cambiamento così repentino, che mi appariva così insensato. "...No, avrei voluto essere tua moglie..." dissi piano "..quello sì.. essere tua, di mia volontà per sempre... quando mi hai proibito di parlare del mio matrimonio.. te lo ricordi? io.. io speravo che mi volessi per te..." abbassai lo sguardo "...che razza di idiota sono stata...". Eppure il mio animo era combattuto e diviso. Una parte di me, infatti, voleva urlare contro di lui, colpirlo, insultarlo. Un'altra invece, per quanto ferita e disperata, avrebbe voluto rifugiarsi tra le sue braccia, chiudere gli occhi e scoprire che quello era soltanto un brutto incubo, come quelli che popolavano le mie notti. E mi odiavo terribilmente per questo, mi odiavo per essermi fidata di un uomo che mi stava trattando nel peggiore dei modi, e odiavo quel sentimento che non potevo fare a meno di provare. Mi avvicinai e gli presi il viso tra le mani "...Mamyon.. Mamyon.. hai davvero mentito per tutto questo tempo? Dov'è finito l'uomo che mi parlava con dolcezza, che mi ha difeso davanti all'arconte, che ha giurato di proteggermi per sempre? Non posso essermelo immaginato... Sono stata così cieca da scambiare un brigante senza onore per un valoroso cavaliere? E' questo che mi stai dicendo? E' questo che vuoi?" lasciai che la tristezza prendesse il posto della rabbia e parlai dolcemente "..Perchè Mamyon.. perchè? Ti ho detto che sarei tornata e mi hai mandato via.. io volevo stare con te.. volevo essere tua.... e tua soltanto, per sempre.. avrei fatto carte false per te.. avrei affrontato l'ira di mio padre... ma, se mi volevi bastava parlarne con me, mandare una missiva a Restoiry... perchè tutto questo? Perchè vuoi distruggere tutto quello che hai fatto in questi giorni, tutto quello che provo, con insulti e minacce? Ti prego.. non riesco a capire... cos'è cambiato? dicevi di volermi aiutare, che mi avresti sempre protetta... e ora.." la voce mi morì in gola "...e io che mi stavo innamorando di te... che stupida...". Sentivo il cuore battere forte, ed ogni battito era doloroso e forte. Cercavo di trattenere le lacrime, caparbiamente, non volevo che mi vedesse fragile e indifesa. Anche se, a buon diritto, lo ero. Scossi la testa "...Non ci credo che vuoi soltanto prendermi... no, non ci credo.. puoi avere tutte le donne della borghesia e della plebe che vuoi.. ." in tono canzonatorio "...perchè io? Ci sono decine di ragazze più belle e docili di me...". Ma, di nuovo, per quando tentassi di prendere le distanze, di schernirlo, il mio cuore batteva dolorosamente. "...Oh, maledizione..." dissi con rabbia, rivolta più a me che a lui "..è davvero questo che vuoi? Avermi contro la mia volontà? Allora, forza.. che aspetti?". Allungai le braccia verso di lui come se dovessero essere cinte da catene invisibili. "..Credi di spaventarmi? Sono rassegnata da anni ormai.. Tu solo avresti potuto avere molto di più, ma hai preferito rovinare tutto... quindi.. così, tu o chiunque altro non fa differenza.. Avanti.." continuai fissandolo negli occhi "...almeno potrò odiarti, finalmente.. perchè non so se sia peggio sentirti parlare così o rendermi conto di provare un sentimento per un uomo meschino e senza onore..". E sostenni il suo sguardo, fieramente. |
Alla vista di quello che stava avvenendo mi arrabbiai e non poco, mi alzai...quella commedia era sfortunata, come la maledizione che narrava.
Mi alzai senza pensarci, ero già in ritardo e Fornò non doveva aspettare...ma era strano come quella Gioia dei Taddei ruotava sulla mia vita, appena arrivata al maniero avrei aperto quel libro che recava il suo nome. Presi di fretta la via verso il Palazzo Reale e con quei pensieri in testa non mi accorsi che ero proprio arrivata di fronte al Palazzo Reale e quasi stavo sbattendo contro Fornò.."Oh milord, scusate la irruenza del mio passo, ero di fretta, avete già chiesto udienza con l' Arconte?" |
Trovai Marijeta nel cortile, mi porse il mantello ed io lo indossai, calandomi il cappuccio sopra la testa.
Poi salii in carrozza e partimmo. “Oh, insomma, Marijeta...” mormorai dopo qualche momento “Puoi smetterla di guardarmi con quest’aria di rimprovero, ormai! Tanto non tornerò sulla mia decisione!” Le lanciai un’occhiata obliqua... “E’ un fatto che per già due volte hanno tentato di uccidermi, da quando siamo a Sant’Agata... ed io non ho alcuna intenzione di stare ad aspettare che finalmente ci riescano! E poi...” lentamente i miei occhi si spostarono in avanti e scrutarono il cavaliere che, seduto in cassetta, conduceva la carrozza... lo osservarono per lunghi minuti... “E poi...” ripresi a dire, ma più piano, quasi sovrappensiero “Qualsiasi cosa tu, l’Arconte, il capitano possiate dire... io... io sento di potermi fidare di quel cavaliere!” |
Trovai comprensione in Orez, e preso cio' che ci sarebbe servito partimmo per la volta del monastero.....il viaggio sul calesse, fu veloce, presa da mille sentimenti ero nervosa..." Mi spiace Orez, mi spiace davvero....ma dovremmo accorciare i tempi..spero che voimi comprendiate.."......non so se fu cosi', ma ci trovammonella biblioteca del monastero...e li' c'era Sawas e Enusia...li vidi entrambicon la bocca aperta.....mi avvicinai al tavolo, dove vi erano libri e carte di ogni genere......alcuni fogli avevano colori sgargianti......La voce di Sawas mi riporto' alla realta'...." Avete ragione..il nostro appuntamento era nel pomeriggio presso casa vostra...ma, stanotte un uomo che veniva da un mondo che non era il nostro, e che aveva le carni molli e fetide.....mi chiese del fiore, voleva il fiore.....questomaledetto fiore,che mi ha portato via Elina...si' perche' Elina non c'e' piu'.......io non so cosa stia succedendo...ma c'e' un Frate...Frete Nicola.....mi e' stato consigliato da questo uomo che potrei chiamare La Bestia.......io non so ....ma incomincio a pensare che il male vive tra noi......"........
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Capitolo VII: Il Castello di Limas
“Prospero:<<Calmati, e non temere più; dì al tuo cuore pietoso che non è accaduta nessuna sventura.>>” (William Shakespeare, La tempesta) La carrozza procedeva a passo spedito nella strada che tagliava in due la selva. Il chiarore del giorno aveva fatto il suo ingresso e le ombre della notte si erano, poco a poco, ritirate. Sant'Agata di Gothia ormai non si vedeva più alle loro spalle, ma il vecchio mondo non era ancora del tutto scomparso. Più si faceva chiaro e più apparivano distinte le nuove forme di quella regione. Era la soglia di quel territorio, dove la Sanningia cedeva il passo alla Cesaringia, sebbene la carrozza non oltrepassò totalmente quel valico. Giunse infine ai piedi di un piccolo borgo, disperso sul pendio di un appuntito colle, segnato da baratri aspri e profondi, ricoperti da folto fogliame. Quella zona era però fertile e gradevole, sebbene il cielo attraversato da alte nubi la rendesse enigmatica e mutevole. Visto dal basso, quel colle sembrava prolungarsi verso il Cielo, assumendo un aspetto quasi ultraterreno, non somigliando più ne' alla terra che lo generava, né al Cielo che lo accoglieva. E la cima, alla fine, quasi perdendosi tra le nubi più basse, mutava in un mastio dalle forme e dalle fattezze monumentali. Ma quelle forme, tinte dal chiarore delle nuvole avvolgenti e screziate dai riflessi scintillanti del fiume che scorreva sotto le pendici, di colpo si addolcivano, perdendo ogni richiamo a fattezze note, per divenire altro. Un luogo fuori dal mondo, silenzioso e surreale, racchiuso dalla lussureggiante vegetazione che, quasi sorta all'improvviso, ricopriva il colle fino alle sponde del fiume. “Eccoci arrivati...” disse Guisgard arrestando la carrozza “... quello è il castello di Limas... li troveremo rifugio...” dopo essere saltato giù ed aver aperto la porta della vettura. “Ma dove ci ha portate?” Turbata Marijeta. “Altezza...” fissando poi Talia “... cosa faremo se sua signoria vorrà trovarci?” “Qui nessuno vi troverà.” Rispose il cavaliere. http://image.hxsd.com/data/media/7/6__4.jpg |
Cheyenne tentò di arrampicarsi per poter scorgere all'interno del cimitero, ma riuscì a vedere ben poco.
Ad un tratto però notò una luce provenire da lì. Era un lumicino che si muoveva, lento, fra i viali che si aprivano in mezzo alle tombe. All'improvviso quella luce si fermò. E fu in quel momento che Cheyenne, per un istante, vide qualcosa. Un'immagine. Una figura che teneva in mano una lucerna. Fissò per un istante Cheyenne e poi svanì. Restò di nuovo solo quella debole luce. Fissa, come sospesa nel buio. E anche le voci e quei rumori sembravano ora dissolti nel nulla. |
Mamyon fissò Clio.
La ragazza, come una vergine che si immola sull'altera sacrificale, tendeva le braccia verso di lui, quasi rassegnata al suo destino. “Non capisci...” disse lui, prendendola per le braccia “... non hai capito nulla! Sei solo una sciocca ragazza! Io ho fatto tutto questo per te! Per averti con me! Per impedirti di intraprendere quel viaggio assurdo! Non ti rendi conto che non tornerai mai più? Sei solo una ragazza! Ed io non ti lascerò andare! Se fosse un viaggio semplice, pensi che chiederebbero a te di andare? E poi cos'è quel Fiore? I fiori crescono ovunque, quello invece sembra diverso! Perchè? Non comprendi che vi è qualcosa di misterioso in tutto ciò? Se vuoi salvare il tuo amico allora lo cercheremo nella selva! Ma non da sola! Insieme!” I suoi occhi erano in quelli di lei. “Non capisci? Ti voglio per me... come compagna... e moglie! Anche stanotte! Si, ti sposerò stanotte stessa! Ma devi dirmi di amarmi! E che rinuncerai a quel viaggio assurdo! Dimmelo, Clio! Dimmelo ora!” |
Fornò vide arrivare Altea e si alzò in piedi.
Era infatti rimasto ad aspettarla sotto un porticato, seduto sui gradini di quella che un tempo era stata una chiesa. “No, non ancora...” disse “... aspettavo voi... andremo insieme dall'Arconte Meccanico per chiedere udienza.” I due allora si avvicinarono al portone del palazzo e chiesero di essere ricevuti. “Sua signoria ha molto da fare.” Fece il soldato di guardia. “Tornate domani.” “Invece non torneremo.” Replicò Fornò. “Aspetteremo di essere ricevuti appena potrà.” “Davvero?” Fissandolo il soldato. “E chi lo dice?” “Io.” Rispose Fornò. “Vedremo!” Annuì il soldato, per poi fischiare. Un attimo dopo altri due soldati arrivarono. “Diamo una lezione a questo sbruffone!” Fece il primo dei soldati. E tutti e tre si lanciarono su Fornò. Questi però estrasse rapido la spada e scoppiò una lite. Ma nonostante fossero in tre contro uno, i soldati ebbero la peggio e Fornò li disarmò, ferendone addirittura due. “Cosa succede qui!” All'improvviso una voce. Era il capitano della guardia. “Chi ha osato ferire i soldati di sua signoria?” Guardando quella scena. |
Dopo quell'apparizione le voci cessarono.
Restai in allerta ancora per qualche minuti poi la stanchezza della giornata passata in viaggio si fece sentire. Scesi così dall'albero in cui mi ero appostata e ripresi la via verso il paese. Giunta nel villaggio non mi fermai neanche dato che l'atmosfera non era cambiata e alla locanda non sarei stata accettata. Continuai per la straa da cui ero arrivata quella sera fino ad arrivare nei campi che circondavano l'abitato. Trovai una sorta di capanno per gli attrezzi tra dei filari di vite. La baracca era di dimensioni modeste ma aveva una tettoia esterna ampia, é perfetta,pensai, per passare quealche ora di sonno. Presi tra i miei bagagli qualche coperta , le stesi sotto la tettoia e ne ricavai un cantuccio passabile. Per fortuna la temperatura era mite e non si vedevano nubi all'orizzonte. Le prime luci del mattino sfiorarono presto i miei occhi. Mi svegliai massaggiandomi la schiena,indolenzita a causa del terreno duro e freddo. Consumai un veloce pasto consumando parte delle mie provviste e qualche grappolo d'uva chr osai raccogliere nella vigna. A stomaco riempito decisi di tornare al villaggio per rifornirmi delle provviste. Inoltre l'avventura al cimitero unita al trattamento ricevuto all locanda mi aveva insospettita. |
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