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“Milady...” disse quell'uomo ad Altea “... il mio nome è Ermiano e sono il servitore del Cavaliere di Altafonte... il luogo in cui vi trovate è la sua casa... vi hanno trovata senza conoscenza alcune guardie davanti al portone... vi hanno portata dentro ed il cavaliere ha disposto ogni cosa per accudirvi, asciugarvi e farvi riposare...” prese allora una vestaglia di ciniglia finemente ricamata “... indossate questa... vi terrà calda...” dandole la vestaglia “... naturalmente per qualsiasi vostro bisogno o richiesta, chiedete pure a me, milady...” e mostrò un lieve inchino.
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"Buongiorno e benvenuti!" dissi con cortesia e facendo un leggero inchino.
Non vedevo l'ora che incominciassero le ricerche. Dovevo ricordarmi (come se me ne potessi scordare) che, questo pomeriggio, dovevo recarmi per gli allenamenti dal Cavaliere d'Altafonte. Mi sentivo veramente in forma quella mattina. Avevo dormito come un ghiro e mi ero svegliata come un gallo. Di fronte a me c'erano due uomini. Uno dagli abiti e dal portamento distinto, l'altro alto e robusto, dai modi rozzi e dall'espressione accigliata. |
Mi voltai nel sentirlo arrivare, ero uscita in veranda per vedere il cielo, ormai privo di nuvole ma colmo di stelle.
Sorrisi, nell'udire quelle parole sussurrate, parole che avevano il potere di illuminare il viso e riscaldare il cuore. Un brivido leggero mi attraversò, e sentii i battiti accelerare appena. Tuttavia, restai in silenzio. Le parole e le sensazioni si mescolavano nella mia mente, ma non le pronunciai, temendo di divenire vulnerabile. Dovevo lasciare quel velo che ci separava, non potevo, semplicemente, dire quello che pensavo. Ed era una tortura. Ma era necessario, lui era sposato e io potevo avere ancora qualche speranza di sposarmi, non c'era futuro per noi, come non c'era mai stato. Lo sapevamo bene, anche se solo i nostri occhi avevano affrontato un tale argomento, le parole e i gesti erano molto più disciplinati. Dovevo seppellire quelle sensazioni e quei pensieri o avrei solo peggiorato la situazione. Quando poi sfiorò la mia mano in un lieve bacio, trattenni appena il fiato, i miei occhi restarono incatenati ai suoi, e temetti che potesse davvero leggermi dentro. Sorrisi, e il mio sorriso fu l'unica risposta a quelle parole, ma ugualmente espressivo. "Buonanotte.." Sussurrai poi. Lo guardai andare via, finché non sparì dalla mia vista, svoltando in un corridoio che portava alla sua stanza. Restai a passeggiare per un poco, cercando di non pensare alle parole di Roberto, allo sguardo che mi aveva rivolto e di concentrarmi invece su Mirabole. Alla fine, mi ritirai sospirando, raggiungendo la mia stanza. La notte trascorse quieta e la mattina dopo mi svegliai, notando con piacere che il sole era tornato a risplendere, indossai un bellissimo abito, non troppo sfarzoso, ma adatto ad una gita in campagna, osai nuovamente indossare un cappellino all'europea, pensando che mi avrebbe protetto dal sole. Mi acconciai i capelli e scesi dove una carrozza già ci aspettava. "Buongiorno, cugino..." Dissi sorridendo "..dormito bene? Una splendida giornata per andare in campagna..". |
Velv la vedeva a suo modo e non mi andava di fare discussioni........" No andro' a letto...non faccio parte dei vostri piani, spero propio, che li troviate in fretta ed ognuno di noi prenda la propia strada........"........aprii la porta che mi fu assegnata ...e mi sedetti sul letto...le lenzuola erano pulite......e anche lo stanza lo era...........spartana...ma c'era quel che bastava...mi affaccia alla finestrella....e osservai il passaggio delle carrozze.......immaginando....posti stupendi.......Immaginando.....ma non era il mio mondo e non potevo immaginarlo a me bastava quanto possedevo...e risi..tra me e me....non possedevo nulla......mi sciacquai le mani ed il volto.....mi avvinai al letto e mi sedetti su con un balzo........ecco.....ora avrei dormito...e domani magari..era solo un brutto sogno
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A quelle parole, inattese, chinai appena la testa, sorridendo lievemente... un sorriso amaro...
“Io non capisco, padre Roberio...” mormorai “Non mi avete posto questa domanda quando venni a dirvi che avrei sposato Jacopo. Vi dissi che mia madre e mio padre volevano che lo sposassi, che me ne avevano pregato con insistenza e che io, infine, avevo bene o male accettato... ma voi non mi poneste questa domanda. Perché me la ponete adesso, dunque?” La mia voce, lievemente adirata, si spense... e ciò che rimase fu appena un lieve sospiro... “Io stimo Jacopo...” soggiunsi poi, pianissimo “Lo stimavo molto, credevo davvero che fosse un uomo giusto, retto... questo è ciò che so di provare per lui. Voi mi chiedete se lo amo...” esitai “Ebbene, non lo so... lo conosco da così tanto tempo che non so più se lo amo...” Scrollai le spalle... “Ma questo...” dissi pianissimo, tra me “Questo, infine, a chi importa? Non era per parlare di questo che ero venuta qui... ero venuta per parlare di... di lui...” |
A quelle parole di Talia seguì un lungo silenzio da parte del sacerdote.
“Parlare” disse poi “di chi? Di un fantasma? Di un'ombra? Di chi vuoi parlarmi, figliola? Di un sogno o di un'illusione? Di chi vuoi parlarmi oggi? E perchè vuoi parlarmi di qualcuno che non sia tuo marito? Forse vuoi parlarmi dei morti? O dei dannati che soffrono nell'Inferno della lontananza da tutto ciò che più amano?” E la sagoma oltre la grata parve avvicinarsi a Talia, forse per guardarla meglio. “Ti ascolto...” sussurrò poi, con una voce che sembrava, per la prima volta, in balia di indefinite emozioni. |
Afferrai la vestaglia e guardai istintivamente la tisana che era sul comodino.
Rimasi perplessa...quindi mi trovavo nella dimora del Cavaliere.."Scusatemi se sono stata brusca, ma pensavo di trovarmi chissà dove, grazie, vi chiederei di lasciarmi sola e se il vostro padrone si trova a casa vorrei parlare con lui...se sono venuta fin qui vi è un motivo importante e devo pure delle spiegazioni. Dimenticavo, se le mie vesti sono asciutte gradirei rivestirmi..grazie". Vidi il servitore uscire e indossai la vestaglia di ciniglia, la osservavo...era rifinita riccamente...presi la tisana e iniziai a sorseggiarla. Ovviamente mille dubbi passavano tra la mia mente...il suono del clavicembalo, quella figura nell'ombra con la voce di Azable che poi prese le sembianze di Madama Irene...possibile fosse tutto frutto della mia immaginazione? |
“Perfetta, direi.” Disse Roberto aiutando Clio a salire in carrozza. “E poi avere un'accompagnatrice così affascinante rende di sicuro più piacevole questo bucolico soggiorno che ci aspetta.”
La vettura così partì e lasciò in breve la città. Le tenere colline che circondavano le sue mura, oltre la conca che accoglieva la capitale, subito avvolsero la carrozza. L'aria fresca, l'odore di pioggia che ancora rendeva intriso quello scenario, gli alti cipressi, le sparute abitazioni che frastagliavano quel panorama e poi quello sterminato mare di colline che si apriva fino a perdersi all'orizzonte, sul quale, tra le nuvole lontane, si stagliavano le sagome di torri e borghi che parevano quasi incantati, rapirono quasi la vettura. Alla fine, la carrozza imboccò una stradina che serpeggiava tra viti e poi andava quasi a svanire in un campo di girasoli, risalendo poi una collinetta, sulla quale sorgeva un bel casale rustico. I colori erano di un pastello chiaro, con uno steccato che circondava un ampio spiazzo, sul cui lato destro fioriva un bel giardino molto curato. Le stalle, il forno e il pozzo coperto arricchivano infine lo spazio che precedeva l'abitazione. La carrozza giunse davanti all'ingresso e subito fu accolta da alcuni cani che correvano ad abbaiare verso di essa. Poi dal casale uscì un uomo. Era magro e piccolo di statura. “Salute a voi.” Scendendo dalla carrozza Roberto ed aiutando Clio a fare altrettanto. “Sono il conte Fiosari e questa è mia cugina, lady Clio... cercavamo messer Duon...” “Io sono Censone.” Disse l'uomo. “Domestico e aiutante di messer Duon. Ora egli non è qui, ma fuori per una battuta di caccia. Potete accomodarvi ed attenderlo, signori.” Roberto annuì e con Clio seguirono Censone in casa. “Censone...” mormorò pianissimo Roberto all'orecchio di Clio “... un nome davvero appropriato...” facendole poi l'occhiolino. |
Anche io mi accostai appena alla grata, a quelle ultime parole...
lo feci quasi involontariamente, come per riuscire a distinguere i tratti dell’uomo dall’altra parte... lo feci perché, per un istante, una folle sensazione mi aveva attraversato la mente. Ma fu solo un attimo, poi subito chinai lo sguardo. “Forse non c’è molto da dire...” mormorai “Forse il mio è davvero solo senso di colpa, come dice Francesco... uno spasmo della mia coscienza... eppure...” Esitai... “Eppure...” Eppure avevo provato un’intensa gioia nel vederlo, mi dissi. Perché si dovrebbe provare gioia nel vedere qualcuno con cui mai si è andati d’accordo? Perché avevo provato gioia e non spavento? Perché avevo tenuto il segreto sulla sua identità anziché dire subito tutto a Jacopo? Perché, infine, solo io sembravo averlo riconosciuto? Perché ci tenevo tanto? Quelli e mille altri pensieri mi vorticavano per la mente... “Eppure...” sussurrai “Eppure non faccio altro che sognare quel lontano pomeriggio alla cappellina di San Michele!” |
A quella rivelazione di Talia, il sacerdote restò ancora una volta in silenzio.
“Quel pomeriggio alla Cappellina di San Michele...” disse all'improvviso “... e cosa ricordi di quel pomeriggio, figliola? L'incanto delle colline? Il silenzio di quel luogo? La paura della coscienza o il tormento del cuore? Cosa sogni? Uno schiaffo o un bacio? I suoi occhi o la sua voce?” Ad un tratto si udì la porta della chiesa aprirsi di colpo. Il sacerdote esitò, poi riprese: “La rosa è il fiore per eccellenza... è ha tanti significati, come tante sono le rose... ma in sé, nel linguaggio dei fiori, la rosa simboleggia su tutto l'Amore ed il segreto... ed il segreto è l'eterno compagno di chi ama...” la tendina del confessionale si spostò quel tanto da far passare la mano del sacerdote “... perchè chi ama in segreto vede il suo amore brillare di luce propria, poiché è lontano dagli occhi e dal cuore dell'amata... vede il suo sentimento nutrirsi solo delle proprie forze, senza certezze, ma solo di sogni e speranze...” cominciarono ad udirsi dei passi nella navata “... e un simile amore, come un fiore selvaggio, sa resistere ad ogni intemperia... chi ti ama così, ti ama da sempre... e ti amerà per sempre...” allora mostrò una rosa nella sua mano, che poi lasciò scivolare nella mano di lei. “Talia!” Chiamò all'improvviso una voce. “Talia, dove sei?” Era Jacopo e gridava nella navata. http://www.frasiaforismi.com/wp-cont...undicesima.jpg |
La boscaglia era avvolta da una tetra foschia.
La pioggia era caduta forte, rendendo fango la campagna. I tre, con le catene ai piedi, correvano con movenze quasi grottesche, inciampando ora l'uno, ora l'altro, con ogni volta gli altri due ad aiutare colui che finiva nella melma. Ma erano ormai braccati. I loro inseguitori avevano sguinzagliato i cani e sparavano con i loro fucili nella notte. E mentre quei tre si abbandonavano a quella corsa disperata, uno si voltò verso Elisabeth. Era il capo ed il suo volto era coperto da tagli e sanguinava. Ma erano i suoi occhi a far impallidire la donna. Erano colmi d'orgoglio eppure tradivano un'infinita pietà. Ma proprio in quel momento un colpo di fucile lo raggiunse al volto, facendolo cadere nella melma. Elisabeth si svegliò di colpo. Era ormai giorno. |
Nicolò spiegò in breve, davanti ad Eilonwy, al Colonnello Cesare ed al suo aitante la questione che lo aveva spinto a cercare un investigatore.
“Ottimo...” disse infine il Colonnello “... cominceremo subito le ricerche su questo Cavaliere di Altafonte... visiteremo il suo palazzo e indagheremo sui suoi affari... devo dire che è alquanto bizzarro il motivo che, almeno in apparenza, sembra averlo spinto a venire qui a Sygma... la ricerca di una moglie... ma il mio lavoro e la mia esperienza mi hanno insegnato che non c'è da meravigliarsi di nulla ormai. Dico bene, Lutor?” “Si, signore...” mormorò l'energumeno aiutante. |
“Sua signoria” disse Ermiano ad Altea “ora non è qui. Affari urgenti lo hanno portato fuori città, ma credo di poter dire che tra non molto farà ritorno in questo palazzo. Ora vi lascio tranquilla. Sul comodino avete quel campanellino e per ogni vostro bisogno suonatelo pure. I vostri abiti sono quasi asciutti e ve li riporterò al più presto. Permettete, milady.” Mostrò un lieve inchino ed uscì, lasciando Altea da sola nella stanza.
Fuori, intanto, aveva smesso di piovere. |
Mentre aspettavo che tornasse il Cavaliere e che mi fossero riportati i vestiti mi alzai dal letto e mi affacciai alla finestra...un bellissimo sole faceva bella mostra di se in un cielo terso, dopo il forte acquazzone.
Mi misi a camminare nervosamente a piedi nudi pure per la stanza e mi misi a curiosare tra gli oggetti che stavano sui vari mobili. Ormai era giorno...e comunque pensare che dovevo ritornare in quella dimora mi spaventava, forse avrei dovuto chiedere al Cavaliere la protezione di uno dei suoi uomini. Presi in mano un vecchio tomo che trovai e iniziai a sfogliarlo distrattamente, come ero solita fare quando dovevo aspettare. |
Speravo tanto che riuscissimo a trovare delle informazioni sul Cavaliere d'Altafonte!
Chissà? Forse....forse avrei saputo se era quel ragazzino di nome Guisgard, che io chiamavo Apollo. Poi sentii quello che disse il Colonnello. "Pensate davvero, egregio Colonnello Cesare, che il Cavaliere d'Altafonte non sia venuto qui per cercare semplicemente moglie?.... Bè in effetti mi pare un po' strano anche a me dato......" non potevo di certo dirgli la mia assurda ipotesi. E poi volevo scoprire di piu' su di lui in modo tale da farlo innamorare di me e scoprire se era il mio piccolo Guisgard. http://media.tumblr.com/tumblr_mev0s9Cyfe1raxp5i.gif |
Il cuore mi batteva forte, le mie mani tremavano appena...
quelle parole, quella voce che si confondeva in un sussurro... il ricordo di quel pomeriggio... un ricordo che soltanto in due condividevamo, di un pomeriggio che soltanto in due potevamo conoscere... Abbassai gli occhi sulla rosa tra le mie mani e la fissai... una rosa rossa... bellissima... con i petali ancora leggermente umidi... “Non puoi essere qui...” sussurrai nel buio “Non puoi... è follia.” Citazione:
fu curioso, ma mi accorsi di quella voce che mi stava chiamando soltanto con qualche momento di ritardo... e fu come un eco... un eco che lentamente giunse a me... sollevai lo sguardo, quasi stupita... era Jacopo... e gridava... non sapevo perché, ma non mi mossi. |
Guisgard...Guisgard....Apollo....Apollo.
In quel momento mi tornò in mente quando un giorno andammo nella Cappellina di San Michele. Il sole stava per tramontare. Apollo mi strinse tea le sue braccia. Lo strinsi forte a me come se avessi paura di perderlo per sempre. Lo guardai in quei bellissimi occhi azzurri. Quando lo guardavo intensamente negli occhi mi pareva di toccare il Paradiso con un dito o di immergermi nell'acqua fredda di un abisso marino. Gli accarezzai i capelli neri come la notte e gli sorrisi dolcemente. Mi ricordo che con un trucco di magia fece apparire una magnifica rosa gialla orlata di rosso. Nel linguaggio dei fiori, la rosa gialla orlata di rosso indica l'amore tenero ed eterno! La presi e gli diedi un tenero bacio sulla guancia. http://www.fabulandia.it/lucia/files...A-E-ROSSA1.jpg |
Dal confessionale il sacerdote non parlò più.
Il silenzio nella navata allora fu rotto solo dalla voce di Jacopo che si avvicinava sempre più. I suoi passi echeggiavano, quasi rimbombando, per la chiesa, come se scandissero lo scorrere di un momento ormai giunto alla fine. “Talia, vieni...” disse poi afferrandola per un braccio e facendola alzare dal confessionale “... non senti che ti chiamo? Cosa fai qui? Nessuno doveva entrare in chiesa! E' pericoloso!” |
Jacopo mi tirò con forza per un braccio ed io, mio malgrado, mi alzai...
"Stavo... stavo aspettando padre Roberio..." mormorai, lanciando appena un'occhiata all'interno del confessionale, protetto dalla tenda color porpora "Ma... ma credo che non sia qui..." Jacopo era irritato, lo sentivo... ma non ci badai... "Pericoloso?" domandai, mentre mi stava malamente trascinando verso la porta "E' una chiesa, Jacopo... ti prego, non essere assurdo... come può essere pericoloso questo luogo?" |
I sogni fanno parte dell'uomo come le paure e le incertezze....ma quella sera mi addormentai, di sasso....la stanchezza ed il disagio che provavo quando Velv parlava del Capo.......non c'era motivo alcuno ...nelle sue parole non trovavo nessuna verità....Il Capo...mi aveva tolta da quelle putride mani e non aveva avuto secondi fini.........ma la notte porta i pensieri e gli odori.....porta le visioni di chi entra nel mondo dei morti.....ma io ero in quello dei sogni.....un rumore di catene..e i suoi occhi....Dio mio avevo condannato un innocente.....forse aveva ucciso...ma aveva ucciso per difendersi..........uno sparo...uno solo...su quegli occhi pieni di pietà...per chi era quella pietà..........mi svegliai a quello sparo....ero sudata, agitata.......non potevo...mai non avrei mai riconosciuto quel volto..........non il suo.....mi alzai e mi bagnai il volto.....qualcuno busso'alla porta
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“Signora...” disse una voce dall'altra parte della porta “... siete sveglia?” Era Velv.
Elisabeth si era appena svegliata, con ancora addosso le sensazioni suscitate da quell'inquietante sogno. “Giù stanno servendo la colazione...” continuò Velv “... quando siete pronta scendete pure... ci troverete là... dopo aver mangiato poi ripartiremo...” Ma Elisabeth sentiva ancora forti le emozioni che quel sogno le aveva trasmesso. http://static.vivacinema.it/vivacine...rimo-piano.jpg |
E mentre Altea sfogliava quel libro, dalle sue pagine scivolò fuori una lettera.
La ceralacca era rotta e la busta aperta. Recava il nome del Cavaliere di Altafonte. |
“Beh...” disse il Colonnello ad Eilonwy “... come motivo è un po' particolare, diciamo così... un po' insolito, ecco...” masticando del tabacco che aveva tirato fuori da un piccolo scrigno di noce “... solitamente chi cerca una moglie non lo sparge ai quattro venti... forse è un esibizionista, o magari un mitomane... o forse solo uno di quei ricchi molto eccentrici... a ditemi... voi conoscete forse una dama da lui corteggiata o che comunque egli frequenta con una certa assiduità?” Chiese poi alla ragazza e a suo zio.
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Sfogliavo nervosamente quando cadde qualcosa...era un foglio di carta, mi chinai per prenderlo e mi accorsi era una lettera...la ceralacca era aperta e portava il nome del Cavaliere di Altafonte.
Mi sedetti sulla poltrona e mossa da curiosità e sapere anche qualcosa di più su lui mi misi a leggerla. |
Jacopo fissò Talia negli occhi.
“Si...” disse annuendo “... non può essere qui il prete... perchè era con me fuori la chiesa...” infatti Padre Roberio entrò in quel momento in chiesa. “Perchè gridavate a quel modo?” Chiese poi al capitano. “Statene fuori, padre.” Rispose Jacopo. Si era accorto della rossa rossa in mano a Talia. “E questa?” Indicandola alla ragazza. Ma senza attendere risposta, estrasse la spada e infilzò la tendina del confessionale, come a voler uccidere chi vi si trovasse all'interno. “Siete impazzito?” Protestò Padre Roberio. Il capitano non disse nulla e aprì con rabbia la tendina, ma il confessionale era vuoto. “Chi pensavate di trovare?” Fissandolo il sacerdote. “Se eri da sola qui dentro” rivolgendosi Jacopo a Talia “chi ti ha dato quella rosa?” http://upload.wikimedia.org/wikipedi...lm_1952%29.JPG |
"Beh...diciamo che oltre a frequentare me, frequenta anche Lady Altea Sveva.
Secondo il parere del Cavaliere siamo le uniche dame che ritiene bellissime, intelligenti, nobili di cuore e degne di lui. Queste sono le esatte parole del Cavaliere d'Altafonte. L'ha.....dette proprio ieri quando sono andata ad allenarmi con l'arco e la spada! Per di piu' ha degli uomini orientali a suo servizio e quando era giovane ha amato Lady Talia, la moglie del Capitano della Guardia Reale Jacopo de' Gufoni!" dissi con tranquillità. Aspettai la loro risposta. |
Altea aprì la lettera e cominciò a leggerla.
Era indirizzata al Cavaliere di Altafonte... “Milord, in seguito a quanto da voi richiesto, sono riuscito a scoprire a chi appartiene ora il palazzo un tempo residenza del barone di Castelflorenzio. L'edificio è oggi in mano ai banchieri Bardi e sono certo riuscirete ad ottenere informazioni in merito molto facilmente, dato l'ottimo stato dei vostri rapporti con loro. Il palazzo è sottoposto a normale contratto di affitto, ma tuttavia risulta difficile la sua collocazione nel mercato degli immobili in quanto una vecchia storia riguardante un presunto adulterio e un assassinio ne hanno infangato la rispettabilità. Vi fu coinvolto un giovane cresciuto nella casa dei de' Binardi, morto durante la fuga, in seguito all'uccisione del barone. Spero di esservi stato utile, milord. Messer Montelupi, notaio ed avvocato.” |
Lessi la lettera tutta di un fiato e mille domande mi vennero in mente...quando fu data questa lettera al Cavaliere di Altafonte? Eppure il giorno prima egli stesso chiese a Madama Irene a chi potesse chiedere per poter affittare quell'immobile.
Rabbrividii di nuovo e mi raggomitalai nella calda vestaglia...che storia triste..un adulterio e un ragazzo morto e coinvolto..uno dei dè Binardi. Quel nome non mi diceva nulla, non avevo conosciuto nessuno con quel nome alla festa...solo la famiglia dè Gufoni. Mi alzai in fretta e rimisi la lettera nel libro dove la avevo trovata...ma come il Cavaliere mi aveva messo in una dimora che tutti consideravano come una disgrazia? E chi era questo ragazzo morto...un adulterio..era forse invaghito di lady Vittoria? Dovevo cercare quella famiglia e parlarne con loro per sapere di più. Poi ebbi quasi un sussulto..ricordai la fine della festa..e un ragazzo che chiedeva proprio un prestito..non ricordavo bene il nome..ma poteva essere Francesco dè Binardi, che il Cavaliere andò a fermare come se lo conoscesse? |
Al leggero bussare.......sentii la voce di Velv .....la colazione " Si vi ringrazio....non ho passato una notte serena...fatemi mettere qualcosa parte...lungo il viaggio...mangero' qualcosa.."....il mio stomaco brontolava quanto non mai, da quanto tempo era che non toccavo cibo.......ma quel sogno e mi resi conto che era un sogno troppo reale....quasi potessi vedere i risultati sul viso del Capo....dovuti a quell'arma micidiale...........se fossi scappata dalla finestra......sarei stata la quarta taglia......se..avessi fatto finta di non riconoscere il Capo...quei due disgraziati...mi avrebbero fatto mettere alla gogna..........avremmo visitato le prigioni, era la mia parola contro la loro.......mi sistemai e scesi ..........dovevano essere pronti perchè..erano tutti in piedi..." Spero di non avervi fatto attendere troppo.....per me possiamo andare....."
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Sorrisi, divertita alle parole di Roberto.
"Beh, il posto è davvero splendido.. Attendo con ansia di conoscere questo Duon.. Sperando che la caccia l'abbia messo di buon umore...". |
Elisabeth scese al pianterreno della locanda e trovò i suoi nuovi compagni di viaggio intenti a terminare la loro colazione.
Velv sorseggiava qualcosa di caldo, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra, come se mille e più pensieri attraversassero la sua mente. Ma poi, nel vedere Elisabeth, si alzò e fece cenno ai suoi compagni di affrettarsi. Si appoggiò poi sulla tavola e aprì una mappa del territorio. “Ho segnato” disse “le prigioni più importanti con delle X... le visiteremo tutte... se davvero hanno deciso di nascondersi in una di queste, noi li troveremo prima o poi...” Poco dopo, finito di mangiare, il gruppo si mise in cammino. Avevano quattro cavalli e in sella ad essi cominciarono la loro ricerca. La prima prigione che raggiunsero fu quella detta di Baccano. Si presentarono ai carcerieri e subito venne mostrato loro quel carcere. Così, una ad una visitarono le celle, controllarono le liste dei detenuti e presero nota persino degli ultimi condannati a morte. “Ce ne sono altri?” Chiese Velv al carceriere. “In verità” rispose questi “è rimasto solo uno... si tratta di un vecchio pazzo che afferma di essere una sorta di profeta... credo sia un Francescano... o almeno un ex frate... volete vedere anche lui?” “Si...” annuì Velv. Il carceriere allora li condusse nei sotterranei, dove si trovava la cella del vecchio pazzo. Fu aperto lo spioncino della porta e Velv chiese ad Elisabeth di guardare dentro. Il prigioniero però non era nessuno dei tre fuggiaschi. Era vecchio e vestito di stracci, dal volto scarno e il corpo denutrito. “Salute a voi, signora...” mormorò fissando Elisabeth dalla sua cella “... siete reale o solo una visione? Solitamente le donne non giungono in questi inferni... o forse siete un Gin orientale che ho evocato con i miei esperimenti di alchimia?” |
E mentre Altea era in balia di questi pensieri inquieti, udì dei rumori.
Qualcuno stava avvicinandosi alla porta della stanza. Qualche attimo dopo qualcuno bussò. “Milady...” disse Ermiano dall'altra parte della porta “... vi occorre qualcosa? Volete che vi porti da mangiare? Se vi sentite meglio potreste scendere in giardino. Ormai non piove più e la giornata sembra serena.” |
A quelle parole di Eilonwy, il Colonnello Cesare scambiò un fugace sguardo col fido Lutor.
Questo poi annuì quasi in maniera impercettibile, come se fosse un cenno di intesa. Il Colonnello allora annotò tutto con calma su un taccuino che estrasse dal taschino. “Ma, Eilonwy...” disse all'improvviso Nicolò “... cosa dici? Il cavaliere e la moglie del capitano?” Rise. “Eh, abbiate pazienza, Colonnello... mia nipote è giovane e ha una vivace immaginazione... il Cavaliere di Altafonte in realtà, come detto, non è di queste terre e da ragazzo non può certo aver incontrato lady Talia o qualsiasi altra dama di Sygma... infatti egli stesso mi ha rivelato di essere giunto qui da noi solo ora per la prima volta...” guardò poi sua nipote “... ragazza mia, dovresti essere più prudente e più accorta... il capitano de' Gufoni e sua moglie sono innamorati praticamente da sempre... lui ha iniziato a corteggiarla sin da ragazzo... e posso dire che sono una delle coppie più ammirate di Sygma.” |
"Caro zio, non sto mentendo!!! Lo so che non si dovrebbe fare, ma.....ma la sera della festa ho diciamo....ho spiato il Cavaliere d'Altafonte e Lady Talia.
E hanno detto quello che ho raccontato. Non mi sto inventando le cose...così...tanto per divertirmi! Non mi prenderei mai gioco di voi, che siete il mio angelo, e di questi rispettabili signori" dissi con calma e freddezza. Li guardai con serietà e sicurezza. http://farm9.static.flickr.com/8382/...88f0b080_m.jpg |
Censone fece accomodare Clio e Roberto in un accogliente salone e servì loro del vino rosso.
Intrattenne poi i due ospiti con qualche storiella e un paio di improbabili imitazioni riguardanti il modo di parlare di alcuni contadini confinanti con la proprietà di Duon. Dopo una mezz'ora, finalmente, nello spiazzo del casale giunse una carrozza. E da essa scese un uomo alto e robusto, dai modi spicci e gli atteggiamenti irriverenti. Infatti imprecava per la caccia non andata benissimo e malediceva i bracconieri che facevano man bassa di selvaggina in quelle terre. Censone gli andò incontro e gli parlò della visita del conte Fiosari e di sua cugina. “Conte Fiosari...” disse Duon “... e cosa diavolo vole da me?” E lo disse a voce così alta che Roberto e Clio in casa non poterono far a meno di udirlo. Poi l'uomo li raggiunse nel salone. “Messere...” salutandolo Roberto. “Salute...” con fare seccato Duon “... in cosa posso servirvi? Forse per qualcuna di quelle assurde cause che a voi nobili stanno tanto a cuore? Vi avverto che di salvaguardare le pernici o i fagiani a me non interessa niente. Soprattutto se questo richiede un esborso di denaro.” “Oh, non temete...” sorridendo Roberto “... la nostra è solo una visita di cortesia, messere...” “Bene.” Annuì Duon. “Meglio così allora.” E Roberto fissò Clio, tradendo un po' di imbarazzo. |
“Ma, ragazza mia...” disse Nicolò ad Eilonwy “... è disdicevole spiare qualcuno... e una dama dell'alta società come te non dovrebbe comportarsi così... e comunque sono certo che avrai frainteso e poi fantasticato un po' su questa faccenda...”
“Aspettate...” intervenne il Colonnello ad interrompere il banchiere “... lasciate che vostra nipote racconti tutto ciò che sa sul nostro uomo... più informazioni abbiamo sul cavaliere, più sarà semplice indagare su di lui...” fissò Eilonwy “... milady, diteci anche tutto ciò che sapete dell'altra dama che avete nominato... lady Altea Sveva...” |
Vidi padre Roberio entrare in chiesa ed ebbi un tuffo al cuore... non mi ero sbagliata, dunque!
Ma proprio in quell'istante Jacopo notò la rosa che stingevo in mano e, senza attendere che dicessi alcunché, tornò sui suoi passi e trafisse con rabbia la tenda del confessionale... sobbalzai ed a stento trattenni un grido... quando tuttavia egli stesso scostò malamente la tendina, il confessionale risultò vuoto. Segretamente tirai un sospiro di sollievo. E tuttavia dentro di me ero agitata... il cuore mi batteva forte per ciò che tanto incautamente avevo confessato poco prima alla persona dietro quella grata... una persona sulla cui identità, ormai, non nutrivo più dubbi. E poi quelle sue parole... come una dichiarazione... e quel fiore... A quella domanda improvvisa di Jacopo, tuttavia, sollevai gli occhi su di lui... "Se qui non vi è nessuno..." dissi "È evidente che questa rosa l'ho colta prima di venire qui!" Era una menzogna, era vero... ma non mi scomposi. "Oh..." soggiunsi, tanto per deviare la sua attenzione su qualcos'altro "Ho prestato la tua carrozza ai de' Binardi, ne avevano bisogno! La riprenderemo stasera o domani. Spero non ti dispiaccia!" |
Jacopo fissò a lungo Talia.
“Una rosa...” disse piano “... perchè mai entrare con una rosa in chiesa?” “Magari” intervenne Padre Roberio “per donarla ai piedi della Vergine Maria...” “Ti avevo detto di non venire qui oggi” fece Jacopo fissando Talia “ma tu non mi hai dato ascolto. C'è stato qualcuno in questa chiesa e forse è ancora nei paraggi. Ti farò accompagnare a casa dai soldati, visto che hai lasciato la carrozza ai de' Binardi. Discuteremo di questa cosa a casa.” Il capitano allora accompagnò fuori Talia, per farla accompagnare a casa dai suoi soldati. Dietro di loro Padre Roberio chiuse le porte della chiesa. E nel silenzio della navata, al flebile ed incerto chiarore delle candele che rendevano quasi vive le ombre delle statue dei Santi, un'ombra invece prese a scivolare via, per poi svanire nel nulla. |
"Perdonatemi zio, questa sarà la prima e l'ultima volta." dissi dispiaciuta e con un peso sul cuore.
Poi, mi ripresi quando il Colonnello mi disse di raccontargli dell'altra dama:"Vedete signori, anche Lady Altea Sveva l'ho incontrata alla festa. Io ho strinto subito amicizia con lei. E' una dama di buon cuore e quando ciò parlato sembrava che avesse bisogno d'aiuto, ma lei, probabilmente per non coinvolgermi, ha detto che non c'era niente che la turbava. Quando ieri sono andata ad allenarmi vicino alla Chiesa di San Giovanni, ho incontrato sia lei che il Cavaliere! Mi sembrava che fosse piu' serena del giorno prima, ma anche molto stanca! Poi, dopo che il Cavaliere d'Altafonte mi aveva detto che oggi potevo recarmi a casa sua, Lady Altea Sveva è andata via con lui sulla sua carrozza". Mi sentivo un' impicciona e una spiona, ma questo era l'unico modo per saperne di piu'. Mi sedetti su una poltroncina. Quel giorno avevo indossato un abito celeste e rosa e i miei capelli castano scuro mogano erano stati acconciati in una treccia-cerchietto. Mi venne vicino a fare le fusa il mio gattino Felis. http://images2.fanpop.com/image/phot...-1410-1561.jpg |
Ad un tratto sentii bussare alla porta e udii la voce del servitore Ermiano..aprii la porta sorridendo ma con un misto di inquietudine..forse l'aria fresca del mattino mi avrebbe fatto rinvigorire.
"Una colazione in giardino..si ottima idea..accompagnatemi gentilmente".Mentre lo seguivo mi guardai e mi accorsi ero ancora con quella vestaglia e per fortuna avevo indossato delle ciabatte prima di uscire dalla stanza e dissi a bruciapelo. ."Non avrò freddo secondo voi in giardino con questa vestaglia?". |
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