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Le parole del giovane non trovarono risposta.
"Andiamo... Salta fuori.." Pensai, scrutando la radura. Possibile che ci avesse sentito? Ma chi ha paura di una semplice ragazza? Continui ad osservare, sperando di riuscire finalmente a scorgere il pastore. |
La carrozza con a bordo Altea e Bensuon attraversò la vasta e selvaggia brughiera, con i suoi sterminati campi di un verde melanconico, che si impreziosiva con sfumature di chiaroscuro per le ombre che si allungavano come a voler celare ogni mistero di quei luoghi.
Le nuvole circondavano in ogni dove il cielo e solo a sprazzi sembravano squarciarsi sotto la dorata luce del Sole. Poi la brughiera terminò e una campagna più accogliente e solare si aprì ad accogliere la vettura, fino a quando giunsero a Capomazda. “E sia...” disse Bensuon fissando il panorama dal finestrino “... niente patti... vuol dire che ti conquisterò con le mie solo forze e scaccerò il fantasma di Guisgard dal tuo cuore, Altea...” |
Quel giovane avanzò ancor più verso le pecore, senza che nessuno rispondesse alle sue parole.
Intanto Clio ed Ammone restavano ben nascosti in attesa. “Ehi...” disse ad alta voce il giovane garzone “... ma dove sei finito?” Ad un tratto arrivò il cane che aveva abbaiato da lontano. “Ciao, bello!” Accarezzandolo il garzone. “Ma dov'è finito il tuo padrone? Lascia il gregge e sparisce?” |
Quel sogno.
Quasi un incubo, eppure così reale. Il cuore di Tessa batteva all'impazzata e fuori ormai era già giorno. Poi all'improvviso qualcuno bussò alla porta. “Tessa...” disse qualcuno dall'altra parte della porta “... sei sveglia?” Era Rabona. “Ti ho cercata in biblioteca ma non c'eri. E' strano, eppure sei sempre così mattiniera. Ma sei sveglia? Dai, voglio parlarti... ho saputo che ieri sei stata in un posto eccitante... devi raccontarmi tutto prima della lezione di oggi!” |
De Gur non rispose nulla ad Elisabeth e restò a fissarla mentre usciva dalla stanza.
La donna scese nel salone e trovò ad attenderla il Priore Tommaso. “Salute a voi, milady.” Disse con un cenno cordiale il religioso. “Chi confida nella Misericordia di Dio non trova mai notizie funeste.” E mostrò una lettera alla donna. “Ecco il permesso scritto di Sua Grazia. Possiamo riesumare il corpo del duca. Tuttavia, deve restare un segreto tra noi, milady.” |
Galgan bussò alla porta della cappella, mentre un irreale silenzio calò intorno al cavaliere ed al suo scudiero.
“Dunque” disse una voce all'improvviso dall'interno del Sacro Edificio “le mie preghiere sono volte al nulla, visto avevo domandato a San Raffaele, protettore dei viaggiatori, di non recarmi disturbo con nessuno di essi, poiché la Quaresima è già iniziata ed io ho bisogno di pregare in solitudine.” “Messere...” Lucas a Galgan “... non credo che questo sia un benvenuto...” con timore ed un pizzico di sarcasmo. |
Quel pastore metteva a seria prova la mia pazienza, che dopo i mesi passati a Miral era passata da poca ad inesistente.
Eppure non potevo fare altro che aspettare, tenendo a bada persino i battiti del cuore, che pensavo si sentissero fino alla fine della radura. Non potevo rischiare che quel garzone mi vedesse. Però, pensai, se quel garzone era andato a cercarlo laddove l'aveva visto il pazzo, allora forse non era un caso, ma frequentava abitualmente quel posto. Al massimo sarei potuta tornare il giorno dopo. Ma avrei preferito chiudere quella vicenda una volta per tutte quella mattina. |
Sorrisi in modo enigmatico alle parole di Bensuon...non voleva arrendersi.."Ti ho chiesto aiuto per scoprire se i miei sospetti sul fatto che Guisgard è vivo siano veri...non per cercare un fidanzato, ricordatelo..anzi, io non sono ancora andata a vedere la sua tomba, andiamo a trovarlo assieme..la scorsa volta non volevano farmi entrare".
Dissi al cocchiere di portarci al cimitero dove era sepolto Guisgard..o se era sepolto, ma ero inquieta..puoi farcela Altea |
Rida mi saluto`. Mi sembro` abbastanza cordiale e socievole. Non era di certo facile convivere come sola donna in un ambiente di soli uomini, sebbene avessi sempre creduto che uomini e donne potessero, e dovessero, avere gli stessi diritti e doveri e non ci dovessero essere differenze tra loro.
Quando Ozzillon ci chiamo` a raccolta, salimmo tutti sul carrozzone, diretti a Capomazda. Quando salii ed entrai in quel caravan bizzarro, rimasi a bocca aperta. L'interno era tanto eccentrico quanto l'esterno, le pareti erando dipinte dei colori piu` vari e sgargianti e ornate da tantissime decorazioni, comprese maschere teatrali e locandine di spettacoli scritti da Ozzillon e interpretati dalla sua compagnia, che come fulcro centrale avevano Rida, dal momento che era l'unica donna. L'insieme era sistemato come una piccola casa su ruote, come se il tutto fosse stato rimpicciolito e collocato su quattro ruote. Si prospettava una grande avventura. |
La voce di Rabona mi riportò del tutto alla realtà. Il sole era già alto e io ero in ritardo per la biblioteca.
Aprii la porta alla giovane. "Rabona, di' alla Madre Superiora che non sto bene. Ieri sera ho preso freddo mentre tornavo dalla casa del curato e oggi resterò a letto" Volevo uscire dal convento senza dare troppe spiegazioni, per andare a cercare una persona. |
Clio ed Ammone se ne stavano ben nascosti, mentre il garzone accarezzava il cane e continuava a guardarsi intorno in cerca di qualcuno che aveva chiamato con insistenza ma senza frutto.
“Ehi...” disse fissando il gregge di pecore che pascolavano “... ma dove sei finito?” Poi, ad un tratto, il giovane prese a sorridere. Infatti nell'aria si diffuse il suono di un'ocarina. |
Aspettavo, immobile e inquieta.
Cosa mi aspettavo di trovare? Cosa volevo dimostrare stando lì? Non osavo nemmeno ammetterlo a me stessa, perché mi sarei presa per pazza. Ma forse lo ero sempre stata quindi non era una novità, pensai con un sorriso. E poi la sentii: l'ocarina. Trattenni il fiato, mentre il cuore accelerava. "Andiamo.." Pensai, guardandomi attorno, cercando di scorgere senza essere vista "Ti prego, lascia che ti veda, solo un momento...". |
Entrata all'interno del carrozzone, Gwen si sentì come dentro un libro di fiabe o di vecchie novelle.
Ovunque vi erano maschere e costumi, oggetti scenici, pannelli variopinti a richiamare gli scenari più esotici, fino a quelli più magici e surreali. E poi spade di legno, armature di cartapesta, elmi di sughero e pelli di ogni tipo, da quelle di animali selvatici ad altre che dovevano richiamare l'aspetto di chissà quale creatura mitologica, come unicorni, liocorni, draghi e così via. “Ecco il paese delle meraviglie.” Disse Ozzillon alla ragazza, mostrando quel mondo fatto di finzione ed effetti speciali. E finalmente il carrozzone riprese a muoversi. Così, lentamente, cigolando e tintinnando, quel bizzarro caravan ricominciò il suo cammino nella campagna Capomazdese, fino a raggiungere le porte della capitale ducale tra il clamore della gente, la curiosità dei passanti e l'entusiasmo dei ragazzini. Allora Ozzillon sbucò dal tetto del carrozzone e salutò la città ed i suoi abitanti. |
Il suono dell'ocarina si diffuse nell'aria, dolce e vagamente malinconico.
Allora il giovane garzone sorrise e seguì il cane che, scodinzolando, prese a correre verso uno dei pini che si trovavano là. Ammone fece un passo in avanti e poi istintivamente fissò Clio. “Seguiamo quel tipo...” disse alla ragazza. |
Seguii con lo sguardo quel tipo avvicinarci a dei pini.
Poi mi accorsi di Ammone e gli sorrisi, annuendo. "Sì, ottima idea..." Sorrisi "Ma stiamo comunque attenti a non farci vedere...". Così, seguendo il consiglio di Ammone, ci avvicinammo a quei pini come aveva fatto il garzone. |
Clio ed Ammone seguirono il garzone a debita distanza, sempre attenti a non farsi vedere.
Il giovane raggiunse così un alto pino, sotto il quale proveniva il suono di quell'ocarina. E all'ombra di quell'albero vi era qualcuno seduto a terra, con la schiena contro il tronco. “Ehilà...” disse il garzone a quello “... ti sto chiamando da almeno un quarto di lega...” L'altro però non smise subito di suonare. Terminò la sua melodia, suonando con gli occhi chiusi e l'espressione come assorta da chissà quali sogni. Poi, di colpo, smise di suonare. “Cos'hai?” Chiese il garzone. L'altro allora si alzò e restò a fissare il vuoto della campagna. “Hai mai sognato qualcosa di così reale da sembrarti vera?” Voltandosi verso il garzone e mostrando finalmente il suo volto. Era Guisgard. http://www.ka-bloom.org/gallerie/alb...rod60hires.jpg |
Il cocchiere annuì all'ordine di Altea e diresse la carrozza vecchio il Camposanto.
Vi giunsero così attraversando un margine di campagna ormai intrisa dell'incerto chiarore del meriggio e ammantata di penombra tra i dolci e mutevoli declivi coperti di muschio, agrifogli ed edera. Il cancello del Cimitero era aperto per metà e nessuno dei becchini era là a presidiare quell'ingresso. Allora, fermata la carrozza davanti all'entrata, Altea e Bensuon scesero ed entrarono nel Camposanto. Poco dopo avevano già raggiunto la cripta che custodiva il corpo di Guisgard. |
Quel posto era davvero magico. E io di magia me ne intendevo. Anche l'aria era satura di arte, colori, fantasia e non so quali altre cose fantastiche e meravigliose.
Mi sedetti su un letto, un po' malconcio e che emise uno strano rumore sotto il mio peso. Era morbido e sopra vi erano coperte di ogni genere, tessuto e colore. Seta, raso, vi erano anche coperte realizzate con tante stoffe diverse. Alcune piu` pesanti, altre meno, alcune sgargianti, altre delicate. Prestai piu` attenzione quando sentii uno strano profumo: un odore caldo, di spezie profumate, ammalianti, che mi riportavano con la mente a posti lontani. Fu allora che capii che Ozzillon aveva davvero viaggiato dovunque. Mi accorsi che eravamo arrivati a Capomazda perche` sentii un brusio di gente incuriosita dall'allegro e bizzarro caravan e gli schiamazzi entusiasti dei bambini. "Da quanto tempo reciti nella compagnia di Ozzillon?" chiesi a Rida, che mi era seduta accanto, intenta ad arginare l'indomabile chioma fulva. |
Lo seguimmo in silenzio, anche se avevo come l'impressione che i miei pensieri fossero così intensi da rimbombare intorno a me.
E quella musica.. quella musica che riusciva a raggiungere la mia anima, a smuovere le corde più remote del mio essere. Quella voce.. possibile che..? No, faticavo persino ad ammetterlo a me stessa. Ma poi si girò. E io restai immobile, pietrificata con gli occhi sbarrati. Guisgard.... Non saprei dire che cosa stessi provando in quel momento. Ero felice, ma anche terrorizzata, e piena di domande, ma poi di nuovo felice e spaesata, sconvolta. Guisgard... Cercai il braccio di Ammone e gli strinsi il polso, voltandomi poi verso di lui perché la sua espressione mi dicesse se ero io pazza, e avevo visto quello che volevo vedere, o se invece era davvero lui. Guisgard.. Com'era possibile? Perché? Perché non mi aveva detto niente? Come.. Guisgard... Non riuscivo a parlare, non riuscivo a pensare. Guisgard.. Avrei voluto correre da lui, stringerlo forte a me e non lasciarlo andare mai più. Dimenticare ogni cosa a parte Noi, e badare a quel gregge con lui per il resto della vita. Oh, Guisgard.. Ma qualcosa mi bloccò.. e se mi avesse mandato via? Se, peggio, mi avesse dimenticato? Poi un pensiero mi assalì. E se avesse dimenticato ogni cosa? Così, restai immobile per lunghi istanti ad osservarlo. "Oh, al diavolo.." pensai. C'era una sola cosa da fare. I suoi occhi non sapevano mentire, se avesse incrociato il mio sguardo avrei compreso molte cose. Così, sciolsi i capelli e consegnai ad Ammone la cintura con la spada. Avevo davvero paura, ma non potevo starmene ferma. Nessuno vieta ad una semplice ragazza di vagare per la brughiera, no? E le ragazze sono spesso svampite e si perdono. Così, mi avvicinai ai due, sempre di soppiatto, cosicché non avesse il tempo di scappare. Quando ormai ero vicinissima, presi un profondo respiro, e mi avvicinai ancora di più, inciampando volutamente in una radice quando ormai ero a pochissimi metri da lui. "Accidenti.." cercando di rialzarmi "Scusate, non volevo spaventarvi... ma non c'è anima viva qui intorno e ho completamente perso la strada..." alzando finalmente lo sguardo "Potete aiutarmi?". |
Fuori dal carrozzone, via via che la bizzarra vettura avanzava in strada, si udivano le grida entusiaste dei bambini, le risate della gente e gli schiamazzi generati da quella festosa confusione.
“Signori e signori...” disse Ozzillon sul tetto del carrozzone “... la grande e spettacolare compagnia del grande Ozzillon è giunta tra voi, desiderosa di narrarvi di terre lontane, incantate, esotiche ed abitate da creature che molti hanno visto solo nei libri. Ma poi vi saranno grandi storie, ricche di avventure e tesori.” Tra il delirio della folla. “Vi attendiamo dunque al nostro primo spettacolo! A presto!” Intanto, all'interno del caravan, Gwen era insieme a Rida, con quest'ultima indaffarata a sistemare la sua chiama rossa e ribelle. “In verità” fece la donna “è qualche mese che sono qui. In principio la compagnia era formata solo da quelli che hai conosciuto e durante gli spettacoli si dividevano i vari ruoli, sia maschili che femminili.” Sorrise. “Poi Ozzillon decise che alla compagnia occorreva una donna e scelsero me. Ora però sono curiosa di sapere che opera metterà in scena il nostro istrionico capo.” Le fece l'occhiolino. “Comunque” mormorò “vorrei prima vedere questa città. Cosa ne dici che se mentre Ozzillon e gli altri sistemano il tutto, io e te ci facciamo un giretto per queste strade? Ti va?” |
Clio inciampò, finendo a terra proprio davanti al pastore ed al garzone che subito si voltarono verso di lei.
E mentre il secondo restò sorpreso nel vedere una così bella ragazza apparsa quasi dal nulla, il pastore lesto si avvicinò, per poi chinarsi su di lei. “In verità” disse sorridendo, con i suoi occhi azzurri in quelli di lei “siamo nella brughiera ormai e non si vedono molte persone in giro. E di certo non belle con voi.” Guardò la caviglia di Clio. “Vi siete fatta male? Ce la fate ad alzarvi?” Rise appena. “O forse devo pensare che non siete vera, ma forse solo uscita da uno dei miei sogni? O peggio ancora, magari altro non siete che una ninfa dei boschi o qualcuna di quelle fate di cui si sente narrare dei racconti cavallereschi dei bardi?” Facendole l'occhiolino. |
Come avevo previsto, si chinò su di me, preoccupandosi della mia caviglia.
Salvare le dame in difficoltà era la sua specialità, dopotutto. Sorrisi nell'incrociare il suo sguardo, quasi stessi sognando. Ma sembrava davvero che mi vedesse per la prima volta. Una fitta dolorosa mi attraversò, ma continuai a sorridere, arrossendo appena con gli occhi bassi. Non potevo certo fissarlo in quel modo se non aveva idea di chi fossi. "Sto bene, grazie..." Alzando di nuovo lo sguardo su di lui, timidamente "Mi aiutate, per favore?" Porgendogli la mano perché mi aiutasse ad alzarmi. Risi appena a quelle domande. Io sono più che vera, ma tu? Sei un fantasma? Un riflesso dei miei desideri più segreti? Qualcuno che gli somiglia molto, o cosa? Oppure sei semplicemente tu, e non hai memoria del passato? O fingi perché non siamo soli? No, ricordavo lo sguardo di intesa ad Auroria, quando nessuno doveva riconoscermi. Non si era tradito, ma avevo compreso che mi aveva riconosciuto. Ma ovviamente non espressi ad alta voce nessuna di quelle domande. "Magari provengo da quei sogni di cui parlavate prima..." Con gli occhi nei suoi, uno sguardo intenso "Quelli che sembrano realtà... Perché lo sono..." Sorrisi, facendogli l'occhiolino a mia volta "Almeno, io lo sono di sicuro.." Alleggerendo il tono della voce, più spensierato. "Eravate voi a suonare prima?" Dolcemente, sempre con gli occhi nei suoi "Sapete, mentre vagavo per la brughiera chiedendomi dove fossi finita, ho udito quel suono melodioso e stupendo e l'ho seguito... È stata quella musica a condurmi da voi... Credevo di vagare per la brughiera tutto il giorno senza incontare nessuno, siete stati una benedizione..." Timidamente "Ah, che sbadata... Permettete che mi presenti, il mio nome è Clio.." Chinando appena il capo in un cenno di saluto. |
Rida mi rispose che era entrata a far par parte della compagnia da pochi mesi. Fino a quel momento, i ragazzi si erano alternati nei ruoli maschili e femminili, ma poi Ozzillon aveva deciso che era meglio far interpretare i ruoli femminili ad una donna e aveva preso lei.
Fuori, l'eccitazione del popolo aumentava e Rida propose di andare a fare un giro per Capomazda mentre il nostro "istrionico capo", come lei lo aveva definito, sistemava tutto per la rappresentazione. Cosi, scendemmo e ci inoltrammo alla volta della cittadina. Capomazda era piena di mercatini, bancarelle, i quali vendevano articoli di ogni genere. Dai giochi per bambimi ai gioielli, dalle botteghe dei fabbri e dei maniscalchi ai commercianti di stoffe, fino ad arrivare a delle bancarelle piene zeppe degli oggetti piu` disparati e bizzarri che avessi mai visto in vita mia. |
Il pastore sorrise ed aiutò Clio ad alzarsi, tenendola per mano.
“Purtroppo” disse lui “io non ho mai fatto sogni tanto belli. Intendo non tanto belli da ospitare una visione paragonabile a voi...” fece una smorfia “... cioè, volevo dire... si, insomma...” scosse il capo “... perdonatemi, Clio, ma... si, credo di apparirvi come un idiota, vero? Un pastore che tira fuori panzane poetiche... ninfe, fate, visioni... non riesco ad immaginare nulla di più sciocco di me che in questo momento farfuglio cose senza senso...” Il garzone alle sue spalle rise. |
Scese dal carrozzone, Gwen e Rida cominciarono ad inoltrarsi nelle variopinte strade di Capomazda, ricche di botteghe colme di vetrine con ogni genere di prodotti e merce.
Dai salumi ai formaggi, dai vini alla frutta, dai dolci al pane, passando poi per i negozi di abiti, di armi, di antiquariato, di mobili e di cimeli più o meno ricercati. E per le strade vi erano mendicanti in cerca di carità, zingare che assicuravano di conoscere passato e futuro, cantastorie, saltimbanchi, burattinai e artisti improvvisati d'ogni tipo. E mentre Gwen e Rida passeggiavano in quella vivace baraonda, ad un tratto udirono una voce alle loro spalle. “No, non mi crederà mai...” disse qualcuno. Rida si voltò di scatto e vide alcuni soldati. “No, non mi crederà mai, vi dico...” ripetè uno di quelli “... cosa pensate?” Fissando i suoi compagni e poi voltandosi a guardare Gwen. “Che oggi esistano ancora ragazze che credono alle favole di una volta?” Con gli occhi in quelli della ragazza di Avalon. “No, mi prenderebbe per un folle...” I suoi compagni risero. “Ma dopotutto” aggiunse il militare “cos'è un innamorato se non un folle? Dico bene, amici miei?” Era un giovane dai bei lineamenti, gli occhi scuri ed i lunghi capelli neri. “Chi può dirlo, amico mio!” Esclamò uno dei suoi compagni. “Io direi di dichiararti!” E gli altri militari annuirono divertiti. |
Sorrisi, era adorabile! Di solito era così sicuro di sé, così spavaldo, che mi faceva quasi tenerezza vederlo impacciato.
Avrei voluto zittirlo con un bacio, stringerlo, senza dire una parola, rassicurarlo come non avevo forse mai dovuto fare. Mi limitai a guardarlo e sorridere, come non facevo da tempo. Gli occhi mi stavano ingannando? O forse era il mio cuore a farmi vedere quel pastore con le sembianze dell'uomo che amavo? Ero impazzita a tal punto? Scossi la testa "Oh, no.. affatto.." sorridendo "Non sono solita giudicare un uomo dall'abito che porta, messere... e vi confesserò che mi piacciono molto le panzane poetiche.." strizzando l'occhio al pastore. Specie da quando non c'è più lui che mi parla in quel modo. "Però non vale.." vagamente divertita "Voi due conoscete il mio nome, ma io non conosco i vostri...". |
“Avete ragione...” disse il pastore a Clio “... vedete? Recito improbabili fandonie poetiche e poi neanche vi rivelo il mio nome...”
Il garzone alle sue spalle si schiarì la voce per attirare l'attenzione dei due. “Oh, già, dimenticavo...” voltandosi il pastore verso di lui “... rivelarvi i nostri nomi, Clio... lui è Afel, mentre io...” tornando a guardare la piratessa “... io mi chiamo Icarius...” |
Sorrisi ad Afel, con un leggero cenno del capo quando il pastore mi rivelò il nome del pastore. Ma poi sbiancai nel sentire quel nome.
Icarius... E io che avevo pensato di arrivare lì e chiamarlo proprio con quel nome. Ma poi avevo cambiato idea, per non attirare troppo l'attenzione, ed evitare di essere presa per pazza. "Icarius..." Ripetei, cercando di celare, per quanto possibile, il mio turbamento "È un bel nome..." Dissi soltanto. Un nome intriso di ricordi, si sogni e di speranze. Come poteva essere una coincidenza? Da quando io credevo alle coincidenze? Allora perché? Com'era possibile? "Piacere di fare la vostra conoscenza, allora..." Con un sorriso cordiale "Come ho detto, è stata la vostra musica a condurmi di qui.. È un'ocarina vero?" Quasi distrattamente. "Ah, ma io qui mi metto a chiacchierare e mi dimentico che devo andare al mercato..." Con una smorfia "Voi avete l'aria di chi è cresciuto e vive da queste parti.. Sapreste darmi qualche indicazione per non perdermi di nuovo?" Con gli occhi in quelli azzurri di Icarius. Non riuscivo a smettere di guardarlo. Dovevo trovare un modo per poterlo rivedere, forse solo passando del tempo con lui sarei riuscita a capire. Se era solo un'allucinazione, allora era solo il candidato perfetto per il piano del Patto delle Civette. Se era lui e aveva perso la memoria allora, beh... Gliel'avrei fatta tornare, in un modo o nell'altro. Oppure gli sarei stata accanto, senza che lui sapesse che ero già sua. Ma dovevo esserne sicura, il cuore poteva giocarmi brutti scherzi e non potevo rischiare. Ma troppe cose non quadravano, troppe coincidenze, troppe domande senza risposta. |
Icarius fissò negli occhi Clio, quasi rapido dal colore e dal candore, dalla dolcezza con cui quella ragazza gli parlava.
“Icarius, si...” disse piano, quasi senza accorgersi che stringeva ancora la mano di lei nella sua “... in verità non mi è mai parso così bello il mio nome... mai come oggi, sentendolo pronunciare da voi...” accennò un sorriso tra l'imbarazzato e l'incerto “... eh, ma che sciocco, rieccomi a giocare a fare il poeta...” scosse il capo “... c'è un mercato, poco distante da qui... in verità è piccolo, ma fornito per la gente di queste lande, che non hanno poi tante pretese... ma magari voi siete diversa... non so neanche chi siete, né da dove venite... chissà, siete una nobile dama... allora forse dovrei indicarvi il mercato grande della capitale, ma che io non ho mai veduto...” |
Sorrisi, senza staccare lo sguardo da Icarius.
Eppure parlava come avrebbe parlato lui se mi avesse visto per la prima volta. Già, dovevo sembrargli una pazza! Eppure, teneva ancora la mano nella mia, e io di certo non gliela toglievo, era così rassicurante quel contatto, così casto eppure rovente. Era una tortura dover parlare in quel modo, dover stare attenta a come lo guardavo, dovergli stare a distanza. Cos'avrei dato per potermi rifugiare tra le sue braccia, per sentire le sue parole rassicuranti, la sua risata. Era imbarazzato, possibile? Beh, certo, io dovevo controllarmi.. non potevo continuare a guardarlo in quel modo. Eppure adoravo il modo in cui parlava. Risi appena alle sue parole "Una nobile dama? Io?" scossi la testa "No, direi proprio di no... Chissà, magari sono un pirata.." sorridendo divertita. No, tu chi sei? Poi strabuzzai gli occhi. "Come, non siete mai stato nella capitale? Come mai?" sorpresa. Ma certo, è ovvio, altrimenti l'avrebbero riconosciuto. "Beh, in realtà questa brughiera ha un fascino misterioso... comprendo perché non l'abbandonate..." con un sorriso cordiale "Questa pace non si trova certo nella capitale, credetemi...". |
Icarius sorrise e poi si guardò intorno.
“Si, la brughiera è un luogo particolare...” disse “... è un po' come un'isola deserta, dimenticata e sconosciuta ai più... nessuno ci vivrebbe mai forse, eppure se si possedesse un tesoro non credo esista un posto migliore al mondo per nasconderlo...” guardò Clio e restò a fissarla per un attimo che parve infinito. “Oh, perdonatemi...” quasi destandosi “... è che da queste parti non si vedono tutti i giorni ragazze belle come voi... una pirata?” Rise piano. “Mah, non credo... più un cavaliere se proprio dovessi scegliere... perchè i cavalieri, dicono, somiglino agli Angeli...” ancora con i suoi occhi in quelli di lei “... no, non ci sono mai stato nella capitale... vedete, vivo con un amico, un maniscalco che perse la vista tempo fa e raramente lo lascio da solo... e poi qui c'è tutto ciò di cui ho bisogno...” guardò Afel “... che maleducati, vero? Non abbiamo offerto nulla alla nostra misteriosa amica. Va a prendere un po' di latte fresco.” Afel annuì e corse via. “Vi piacerà.” Icarius a Clio. “Il latte di pecora è particolarmente buono.” Facendole l'occhiolino. |
Rabona restò sorpresa e delusa da quelle parole di Tessa.
“Oh, mi spiace...” disse mestamente “... in verità volevo sapere di ciò che avevi fatto ieri... della prigione e tutto il resto... ma se non ti senti bene, tranquilla, parlerò io con la Madre Superiora... poi però quando ti sentirai meglio voglio sapere tutto di ieri.” Con fare da civetta. La giovane allora andò dalla Madre Superiora per dirle di Tessa e liberarla così dagli impegni odierni in biblioteca. Ora Tessa era libera dalle sue solite mansioni quotidiane. Tuttavia l'inquietudine portata da quel sogno nel suo cuore era ancora viva e pulsante, lasciando come un'ombra indefinita nel suo animo. E quell'agitazione, quel soffuso turbamento, lo vide nei suoi stessi occhi, quando voltandosi verso lo specchio guardò il suo bellissimo riflesso così intriso di una velata ed indefinita paura. http://static.skynetblogs.be/media/3...bbd82317b0.jpg |
Mi vestii in fretta e, senza che nessuno mi vedesse, uscii dal convento, dirigendomi verso il bosco.
La mattina era fredda e piovosa e, quel clima grigio, non faceva che accentuare il senso di inquietudine con il quale mi ero svegliata. A passo veloce, attraversai il piccolo ponte sul torrente, dirigendomi verso nord, dove il bosco si infittiva. L'odore del sottobosco mi riempì le narici e respirai a pieni polmoni. Vi era, ad un certo punto del cammino, un piccolo sentiero, nascosto dalla rigogliosa vegetazione. Lo imboccai e, dopo un quarto d'ora di cammino, arrivai finalmente alla casa di Edwig, la guaritrice. Edwig era una donna saggia ed intelligente, che si era conquistata la stima della Madre Superiora per la sua infinita conoscenza di piante ed erbe, con le quali preparava medicamenti miracolosi. Aveva trascorso la maggior parte dei suoi cinquanta anni vivendo da sola, nel bosco, lontana dalla gente e questo aveva sviluppato in lei la capacità di ascoltare attentamente. Edwig sapeva sempre tutto di tutti e, allo stesso tempo, nessuno meglio di lei era in grado di mantenere un segreto. La trovai intenta a raccogliere germogli dal suo orto e la salutai. "Dio vi guardi, Edwig! Dobbiamo parlare, ho bisogno del vostro aiuto..." |
Annuii, sorridendo.
Già, sei tu il tesoro nascosto... Restammo a fissarci per un lunghissimo istante, mentre quel dolore pulsante che mi aveva accompagnato in quei mesi difficili si faceva da parte, a poco a poco. Certo era una tortura dovergli stare lontana ma ora era lì, con me. Era un miracolo, un miracolo che non mi sarei mai aspettata. Sempre che non fossi impazzita, ma il mio cuore sembrava fiducioso. Dovevo smetterla di fissarlo in quel modo, ma fu lui a distogliere lo sguardo e scusarsi. Sorrisi appena alle sue parole vagamente imbarazzate. Ecco, lo spero proprio che non girino tante belle ragazze qua intorno... Ma anche se avesse avuto delle donne in quei mesi, se aveva perso la memoria che colpa potevo fargli? "Che peccato.." mentii "Non ditemi che la vostra è una vita solitaria..." con un sorrisetto divertito "O forse no, visto che avete detto di avere tutto ciò che vi serve... In effetti, credo che sia un posto perfetto per due innamorati... lontano da tutti...". Un po' come la Casetta... La sua risata.. quanto mi era mancato quel sorriso. "Un cavaliere, dite? Eh, temo di no..." sorridendo, divertita "Bisogna avere sangue nobile per essere armati cavalieri... oltre beh, a dover essere maschi, suppongo..." ridendo piano a mia volta. Anche i pirati somigliano ad Angeli, certe volte.. ma lui certo non poteva conoscere l'Angelo della Tempesta. Ed era passato talmente tanto tempo da quando mi avevano chiamato in quel modo l'ultima volta, che mi domandavo se fosse successo davvero. Trasalii, un maniscalco cieco. Perfetto! Era come se qualcuno l'avesse voluto nascondere per proteggerlo. Da cosa? Dalla Gioia? Una fitta al cuore mi attraversò. No, non volevo pensare a quella storia maledetta. "Quindi avete sempre vissuto qui, fin da bambino?" sorrisi, sperando di scoprire qualcosa "Io vengo da Miral, una città molto lontana, e invidio la pace che avete qui.." guardandomi attorno. Come avevo amato la pace che aleggiava intorno alla nostra Casetta, che racchiudeva i ricordi più felici. Mandò Afel a prendere del latte fresco, e io sorrisi. Eravamo soli. O almeno così lui credeva, c'era sempre Ammone poco lontano da me, e io sapevo di non poterlo lasciare solo a lungo, mi dispiaceva. Eppure non riuscivo a staccarmi da lui, avrei abbandonato ogni cosa immediatamente per starmene lì con loro. "Siete davvero gentile, Icarius.." mormorai, alzando gli occhi su di lui per l'ennesima volta, timidamente "Non posso restare molto, ero con un amico quando ho perso la strada, sarà preoccupato..." Sorrisi "Pare che mio... fratello gli abbia detto di badare a me, perché ho l'abitudine di mettermi nei guai..." Sorrisi "ma pensavo che, magari... sì insomma.. perdermi infondo non è stato un male..." sussurrai appena, con gli occhi nei suoi "Nulla, infondo accade per caso..". |
Prima di scendere dalla carrozza misi il velo nero, scesi e sistemai l' abito che avevo rimesso mentre aspettavo Bensuon.
Non vi era nessuno a guardia, presi dei fiori ed entrai sommessamente, mi guardavo attorno...dove poteva essere sepolto, finchè dopo varie ricerche trovai la cripta. I miei occhi si chiusero..non dovevo piangere..."Chissà...se il mio pensiero è vero o meno, eppure io sono certa, qui non vi sta Guisgard, ma porto rispetto per questo sacro posto perchè potrei pure essere in errore". Sistemai i fiori, tolsi alcune erbacce stavano rovinando il luogo dove ora, forse riposava.."Come possono trascurare questo posto? Come può una persona che era ben amata come Guisgard, non avere nessuno si prenda cura della sua tomba...e io sono in torto per prima...ma io sono certa lui sia vivo". Sistemai bene il vaso coi fiori, non mi feci notare da Bensuon ma le lacrime scendevano dal viso e le asciugai. http://i61.tinypic.com/rvks41.jpg |
Io e Rida proseguimmo il nostro giro, sempre piu` catturate dalle meraviglia che la cittadina offriva.
Io fui perfino fermata da una donna di mezza eta` che voleva leggete la mia mano e rivelare il mio futuro. Declinai l'offerta; usavo la magia ancor prima di imparare a parlare e sapevo riconoscere i bugiardi. Conclusasi la parentesi della zingara, io e Rida ci soffermammo davanti ad una bancarella particolarmente interessante. Ero intenta ad osservare la merce esposta e non mi accorsi di alcuni soldati poco distanti da noi. Rida, pero`, li noto`. Vidi la sua testa voltarsi di scatto, cosi mi voltai anch'io e incrociai dei profondi occhi scuri. |
Ero a disagio...da una parte pensavo a De Gur dall'altra ero felice che il Priore avesse avuto il permesso di riesumare il cadavere.......non dovevo parlarne con nessuno........quante cose avevo nel cuore...il Silenzio ......" Credo che volontariamente ho detto a mio marito che apprendero' da voi la Lectio Divina....e io vi insegnero' qualcosa sulla medicina e le erbe mediche.......se devo essere sincera era molto preoccupato tra qualche giorno uno dei due contendenti si siederà sulla Poltrona vacante...e ovviamente tutte le persone come lui che hanno una certa posizione e che si occupano da generazioni delle famiglie che vivono nei loro possedimenti.....hanno di che preoccuparsi e diventa un fardello molto pesante........Tra un po' scenderà.......vi prego di sostenere la mia tesi e avremo il tempo necessario per verificare....se non lo hanno fatto prima che ha obbligato quel poveretto a parlare.......".......mi zittii di colpo..era entrato De Gur....e gli andai incontro......." Il priore Tommaso vuole parlarti di piccolo progetto.....visto che tu sei occupato,...magari io potrei approfondire i miei studi......"......
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-Invero, non lo è-
risposi, con un mezzo sorriso a Lucas, -Talvolta, chi cerca la solitudine e la contemplazione, lo fa in modo talmente totalizzante, che l'altrui compagnia risulta essere un impedimento. E' uno stato d'animo che conosco molto bene, e che quindi non posso giudicare in alcuno- Mi rivolsi poi alla porta chiusa, quasi ch'essa fosse, di per se, un soggetto, e non un mezzo per raggiungere l'interlocutore; -Vi chiedo perdono, Domine Magister, invero il mio atteggiamento è imperdonabile, visto il periodo di penitenza già iniziato. Anzi, vi dirò che io stesso, in quanto Cavaliere di Cristo, dovrei passare a mia volta il tempo in contemplazione e preghiera, in preparazione della celebrazione del Sommo Sacrificio. Tuttavia, le faccende del mondo, ci chiamano prepotenti, ed invero, forse, l'Onnipotente vi ha assegnato un qualche ruolo negli accadimenti che vorrei narrarvi. Una volta parlato con voi, dopo aver lasciato le opportune offerte, non vi disturberò più- |
Altea e Bensuon raggiunsero la cripta in cui era sepolto Guisgard.
Il cielo era grigio e cupo, mentre la terra pareva voler trattenere il respiro, rendendo ogni cosa come intrisa da un qualche oscuro incantamento. Ma ad un tratto i due udirono dei rumori. Era uno dei becchini che stava scavando presso una vecchia sepoltura. “Cenere siamo” disse ridendo ed alzando con una mano un consumato cranio verso il cielo “e tale ritorneremo... e forse vi resteremo così in eterno...” con una smorfia da ebete. |
Gwen si voltò a guardare nella stessa direzione di Rida e vide quegli occhi.
Erano scuri e profondi, ma anche luminosi ed intrisi di una rara serenità. Erano gli occhi di un giovane soldato, dal portamento fiero ed i modi che tradivano una certa sicurezza. E questi, nel vedere Gwen intenta a guardarlo, sorrise, lasciò il gruppo degli altri militari e si avvicinò alla ragazza di Avalon. “Salute a voi, damigella...” disse con un lieve cenno del capo “... ora che posso vedervi da vicino mi accorgo che ella non mi ha mentito affatto parlandomi di voi...” https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...c5dfff9b85.jpg |
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