"Beh, non è che indosso sempre la maschera..." disse lui sotto la doccia "... ci sono alcune cose che non richiedono di indossarla, mia cara..." a Gwen.

Accennai un sorriso.
"Oltre la doccia, intendi? Accidenti, sarei proprio curiosa di sapere quali siano..." con tono fortemente provocatorio e sarcastico.

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"Non hai che da chiedermelo, mia cara..." disse lui, con lo stesso tono provocatorio usato da Gwen.
Chiuse allora l'acqua ed uscì dalla doccia, indossando un accappatoio, ovviamente tenendo sul capo il cappuccio, in modo da coprire testa e volto.

Scossi la testa alla sua risposta, mentre lui usciva col viso coperto dal cappuccio dell'accappatoio.
"No, mi sa che per stanotte terrò per me la curiosità. Proviamo a rifare il discorso quando sarò un po' più sbronza di così..." dissi sarcasticamente, avviandomi alla porta per tornare in camera.

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Lui rise.
"Cerca di dormire un pò, o domani non sarai in forma per interpretare mia figlia." Disse divertito a Gwen. "Buonanotte, Gwen."

Alzai gli occhi in su.
"Buonanotte, paparino..." sarcasticamente "E cerca di dormire anche tu, ché mi sembravi un po' su di giri, un attimo fa..." con falso tono candido.
Alla fine, tornai in camera, mi misi a letto e cercai di prender sonno, almeno stavolta.

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Lui rise a quelle parole di Gwen.
La ragazza tornò in camera sua e dopo un pò, finalmente, riuscì a prendere sonno, anche perchè il temporale sembrava meno intenso.
Dormì fino al mattino, quando un cielo nuvoloso ed inquieto accolse il suo risveglio.

Finalmente, riuscii a dormire, il temporale che aveva rallentato la sua foga.
Dormii fino al mattino, quando vidi un cielo grigio, uggioso, al di fuori delle tende.
Mi alzai, indossando nuovamente la vestaglia e scesi giù, per vedere se avessero servito di già la colazione.
Mi sentivo abbastanza preparata, per il giorno, era importante, lo sapevo e non avrei fallito.

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Una volta messo giù il telefono sentii bussare.
Tempismo perfetto!
Dovevo avere un aspetto da schifo dopo quella nottataccia passata negli studi al telefono con lui.
Mi alzai per versarmi qualcosa da bere dal firgobar e andai ad aprire la porta.

Gwen indossò la vestaglia e scese al pianoterra, dove in un salotto dall'arredo coloniale in stile "Vecchia Afragolignone" Baduk aveva servito in tavola una ricca colazione.
"Buongiorno, signorina." Disse il maggiordomo di colore.

La colazione era stata servita in un salotto, delizioso, più contenuto rispetto all'austerità della sala da pranzo.
Baduk era già lì.
"Buongiorno" lo salutai "Sarò da sola a colazione?" mi informai, prendendo una tazza di latte appena macchiata col caffè ed una fetta di torta.
Avevo la vaga sensazione che Cappuccio Nero fosse già uscito di buon mattino, ma poco male, avevo tutta la casa per me.

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"Si, il signore non fa mai colazione." Disse Baduk a Gwen. "Però ha lasciato detto che, riguardo la vostra missione, dopo colazione potrà cominciare a prepararsi. Nel salone troverà abiti adatti fra cui scegliere, signorina."

Annuii.
Di certo, non aveva lasciato nulla al caso, ma dubitavo lo facesse.
Sembrava davvero una di quelle persone ossessionate dalla precisione, ma ero sicura che su questo fossimo assolutamente d'accordo.
"La ringrazio, Baduk" con un cortese cenno del capo.
Presi ancora un sorso dal caffelatte e poi guardai ancora il maggiordomo.
"Neanche lei conosce il suo nome, vero?" chiesi, con tono retorico, immaginando già la risposta.

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"Certo che lo conosco, signorina." Disse flemmatico Baduk a Gwen. "Ma sono abbastanza furbo da averlo dimenticato." Fissandola. "Se mi permette un consiglio... non faccia l'errore di vederlo come un uomo. Egli è molto di più. E' un ideale."

Okay, stavolta mi aveva sorpresa.
Ascoltai le sue parole e scrollai le spalle, finendo di consumare la mia colazione.
"È solo il mio datore di lavoro, nulla di più" dissi con tono schietto e neutro.
Dopotutto, non ci dovevo vivere insieme, mi aveva solo assunta, il resto mi importava ben poco.

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Gwen continuò la sua colazione, poi Baduk sparecchiò.
Nel salone vi erano, come detto dal maggiordomo di colore, diversi abiti da utilizzare per la missione.
Si trattava di vestiti molto particolari, di taglio giovanile, alcuni persino infantili, ma parecchio sensuali, provocanti, più adatti quasi ad un film per adulti che ad una figlia in viaggio con suo padre.
Abiti insomma che una brava ragazza non avrebbe mai indossato.

Destresya vide la porta aprirsi e tre uomini entrare.
Indossavano le divise tipiche dei cacciatori, con lo stemma del network e l'emblema governativo.
"Ai suoi ordini." Dissero in coro i 3, fissando Destresya.

Finii di fare colazione e mi recai nel salone, ad osservare gli abiti.
Inarcai un sopracciglio, osservandoli, non perchè mi imbarazzarsi ad indossarne uno, ma perchè si doveva essere davvero malati per scegliere di vederne uno addosso ad una ragazzina e il motivo poi...
Beh, meglio non pensarci, non ero comunque una ragazzina di sedici anni.
Ne scelsi uno, dunque, corto e rosso a piccoli pois bianchi, appuntato sul fianco, tanto che la chiusura sembrava quasi sul punto di aprirsi.
Mi preparai a dovere, con calma, finché non mi vestii e fui finalmente pronta.https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...ca6918e908.jpg

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Gwen scelse uno di quegli abiti, lo indossò e fu pronta per la missione.
"Notevole, senza dubbio..." disse la voce di Cappuccio Nero alle sue spalle "... solo un eunuco o peggio potrebbero resistere alla tentazione di saltarti addosso, mia cara..."

Sentii la sua voce alle mie spalle e accennai un sorriso sarcastico.
"Beh, di sicuro la scelta degli abiti ha aiutato, anche se si deve essere davvero perversi per avere certe idee di una ragazzina... Peggio che Lolita..." commentai, scuotendo la testa e voltandomi verso di lui.

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"Dipende quanti anni vorrai dimostrare, mia cara..." disse lui, mentre Gwen si voltò per guardarlo.
La ragazza allora si ritrovò davanti uno sguardo familiare, un volto che conosceva bene ed una bocca della quale aveva assaporato baci e sospiri.
Infatti vide Yldama che le sorrideva.
Il volto era il suo, identico in ogni tratto e fattezza, sebbene lo sguardo era diverso, più vago e mutevole, mentre un ghigno misterioso abbelliva quel viso.
Era però di fisico più asciutto e slanciato rispetto all'uomo con cui Gwen aveva fatto l'amore.
"Sei davvero uno splendore, piccola mia." Guardandola tutta Cappuccio Nero.
https://mr.comingsoon.it/imgdb/persone/181708_ico.jpg

Mi voltai... E rimasi senza parole.
Era il suo viso.
Quello di Yldama.
La sua bocca, era la sua, sebbene quel ghigno facesse la differenza.
Ma gli occhi erano più vaghi, mutevoli, come il fisico, nettamente diverso da quello dell'uomo con cui avevo trascorso la notte.
"Cosa... Cosa vuol dire? Perché l'hai fatto?" dissi con un filo di voce, ancora sconvolta e a bocca aperta.

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"Un volto vale l'altro, Gwen..." disse lui "... come un nome... non significano nulla... potevo prenderne uno in prestito da chiunque e ho scelto il buon Yldama. Non credo che a lui possa servire. Ti disturba forse? Ti rende difficile recitare avendo accanto il volto di chi ti ha portato a letto, mia cara? Sai... una spia non è diversa da una prostituta... deve essere dispsta a tutto e fingere... il resto non conta nulla... proprio come un volto... uno vale l'altro..." guardandola negli occhi.

Un nome valeva l'altro, un volto valeva l'altro.
Certo, magari per lui, ma non per me.
Avrei avuto tante cose da sputargli in faccia, tutto quello che pensavo e che sentivo, ma non ora.
Perchè non volevo, perchè non potevo e perchè non meritava il mio tempo.
Scossi la testa, arrabbiata e nervosa, allontanandomi da lui.
Ero partita bene, molto ben disposta nei confronti di questa missione, ma ora mi rendeva le cose davvero difficili.
Tuttavia, non lo avrei mai ammesso davanti a lui.
In realtà, avrei cercato di parlare meno possibile con lui, se non per ciò che era indispensabile alla missione.

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Lui la guardava, come se potesse leggerle dentro.
Gli occhi indefiniti di quell'uomo senza nome e senza volto erano in quelli verdi di Gwen, come a scavare fin dentro il suo animo.
Si, poteva leggerne ogni segreto.
Lei lo sapeva, lo sentiva.
Come Faust o Dorian Gray che patteggiarono col diavolo.
Non si può camminare verso il basso, verso l'Inferno e non soffrire, non sentire la sporcizia del mondo, le sue debolezze e le sue miserie.
Cappuccio Nero e quelli come lui credevano di combattere contro un regime, contro uomini dalle lunghe tonache, ma non era così.
Combattevano contro la Verità e contro loro stessi.
Proprio come gli angeli ribelli buttati giù dai Cieli.
"Se non hai domande o dubbi possiamo andare, mia cara..." disse lui porgendole la mano, come Mefistofele all'immagine fasulla di Margherita.

Adesso mi davano fastidio i suoi occhi che mi fissavano, per trovare chissà che cosa.
Mi porse la mano, ma lo seguii senza prenderla.
Finché potevo ancora essere me stessa e manifestare il mio fastidio per lui non volevo perdere l'occasione, quando ancora non dovevo iniziare a fingere.

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Nel cortile trovarono un'auto di grossa cilindrata e lui invitò Gwen a salirvi.
Partirono allora verso la città, attraversando la brughiera sotto un cielo inquieto, tra nuvole e Sole.
"Non mi haichiesto i dettagli del piano..." disse lui guidando.

Salimmo in auto ed iniziammo ad attraversare la brughiera in quella giornata avara di Sole, io che guardavo fuori dal finestrino.
"Dimmeli" schietta, senza fronzoli, nè altro.

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"E' molto semplice..." disse lui guidando "... dovrai sembrare una sgualdrina... il prete ci andrà matto... dovrai sembrarlo a tal punto da sentirti sporca dentro... e nel frattempo io troverò il modo di nascondere l'esplosivo nei sotterranei del museo... riuscirai a farlo senza farti influenzare dal tuo odio per me, Gwen?"

Cercai di concentrarmi solo sui dettagli utili, eliminando il resto, che era meglio tralasciare.
"E perché, tu chi saresti, di grazia?" chiesi con forzato sarcasmo e tono aspro, mentre guardavo ostentatamente fuori dal finestrino "Dovrei sapere chi sei, per odiarti. Giusto?" puntualizzai, con pungente sarcasmo.
"Odio ciò che hai fatto, che è diverso. Non posso odiare chi si rifiuta di avere un volto e un nome, per il semplice fatto che non ho un volto o un nome da odiare. O forse, lo fai proprio per questo, chissà."

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Aprii la porta e li trovai lì, i tre cacciatori che avevo scelto per quella missione.
Li osservai uno per uno e sorrisi.
"Prego, entrate!" facendogli cenno con la mano ed entrando a mia volta nella stanza in modo da fare spazio.
Ripresi il mio posto alla scrivania con calma, facendo cenno di accomodarsi.
"Allora, la situazione è questa!" esordii, sprofondanndo nella poltrona, per poi spiegare loro tutti i dettagli della questione su quella puntata così particoalre.

Pensavo a quella strana sensazione, sembrava quasi fosse stato reale. La sua stretta e il suo bacio. Mi sentivo veramente strana. Ma mi destò l'arrivo di Dafaun, sorrisi e salii in auto.. "Parti prima che ci vedano".

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L'auto sfrecciava sulle strette strade di campagne, mentre il cielo sopra la brughiera andava a schiarirsi e le nuvole a dissolversi all'apparire di un Sole ancora pallido ma più deciso.
"E dimmi..." disse guidando lui "... cosa avrei fatto da farti essere così indisposta, Gwen?" Guidando.
Nel frattempo, ma stavolta sulle larghe strade cittadine, un'altra macchina correva.
Era quella con Altea ed il bel gigolò che partita dalla casa di moda era destinata ad uscire da Afragolopolis per raggiungere la costa e quindi il mare.
"Ho una sorpresa per te..." sorridendo Dafaun ad Altea.

Il cielo sembrò schiarirsi ed il Sole iniziò a fare capolino.
Ma io non ero certo dell'umore adatto, adesso.
Sospirai reggendo la fronte con le dita.
"Semplicemente ho un a vaga sensazione che tu lo abbia fatto apposta" ribattei, con tono aspro "Ero quasi di buon umore, stamattina..." continuai.

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I 3 cacciatori erano i migliori e più amati dal pubblico, ma secondo le regole del gioco sarebbero entrati in azione uno per volta.
Ascoltarono le parole di Destresya riguardo la nuova caccia e poi il secondo ed il terzo andarono via, lasciando con la bella cacciatrice solo Daq, in arte Capitan D.
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"Fatto apposta..." disse lui "... cosa di preciso, Gwen?" Disse lui guidando fra le stradine della brughiera carica di umidità ed intrisa di odore di pioggia.

Adesso davvero dovevo tenere a freno la rabbia, ma non volevo arrivare lì con un diavolo per capello più di quanto non lo avessi già, dunque cercai di respirare e di calmarmi, imponendolo a me stessa.
"Chiudiamo qui la discussione. È sterile, non porta a nulla e non ha a che fare con la missione, oltre a rendermi fin troppo nervosa e arrabbiata e non voglio arrivare lì in questo stato" dissi secca, chiudendo lì la questione.
Cercai di concentrarmi su altro che non fosse lui, nè tanto meno Yldama.
Primo, perchè mi distruggeva il pensiero di lui da solo e forse vittima anche di se stesso, secondo perchè mi dava fastidio che ad immaginare il suo volto mi veniva in mente quello che avevo al mio fianco ed era davvero una sensazione orribile.
Perchè erano stati bellissimi i momenti con lui e mi urtava tremendamente non riuscire a concentrarmi solo su questo, se poi mi veniva in mente Cappuccio Nero.
Era decisamente una cosa detestabile.

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Cappuccio Nero rise piano.
"Volevo solo metterti a tuo agio..." disse a Gwen "... dopottutto saperti ispirata e motivata è d'obbligo per la riuscita della missione, mia cara." Guidando.

"Ah secondo te farmi arrabbiare è utile alla missione? Perchè se è così, sono molto brava ad arrabbiarmi e inveire contro le persone, sai?" ribattei irritata, mentre quel tentativo di calmarmi rischiava di sfumare, ma dovevo resistere.

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"Capisco che il mio volto ti turbi, ma sei una professionista e comportati da tale..." disse lui guidando "... se ci scoprono, se falliamo... sai che fine fanno gli anticlericali nelle prigioni Afragolignonesi? Non ti piacerebbe saperlo, mia cara..." a Gwen "... quindi calmati, calati nella parte e fai il tuo dovere."