Camelot, la patria della cavalleria

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Lady Gwen 23-06-2016 17.01.10

Finalmente quella cena che sembrava interminabile finì e noi andammo in camera.
Risi alla reazione di Theris mentre riponevo i gioielli e toglievo le ultime tracce di trucco.
Poi raggiunsi il letto e mi misi a cavalcioni su di lui, appoggiando poi i gomiti sul suo petto.
"Sono sicura che tua zia avrebbe usato volentieri il coltello per lanciartelo, piuttosto che per tagliare l'arrosto..." con finto tono drammatico, per poi ridere.

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Guisgard 23-06-2016 17.05.57

La cappellina era invasa da una velata e misteriosa penombra che rendeva ogni cosa vaga e sfuggente, come se un incanto indugiasse nell'aria cupa di quella notte chiara di enigmatica Luna.
Un'unica arcata centrale fungeva da stacco tra la navatella ed il presbiterio, come un passaggio fino all'abside in cui dominava la statua della Divina Misericordia, con accanto, su un piedistallo laterale sormontato da una nicchia a volta e sorretta da due colonnine tortili in marmo bianco, la Sempre Vergine Maria Immacolata nell'atto di schiacciare il serpente.
Le due figure avanzavano silenziose come ombre e vaghe e furtive raggiunsero la nicchia di Santa Rita, dove scintillava al chiarore di poche candele un magnifico cesto di rose dai petali d'oro ai piedi della Santa.
“Diamine...” disse piano uno dei due lestofanti “... cosa se ne faranno mai i Santi di questi preziosi gingilli?”
“Già, cosa?” Fece l'altro.
“Te lo dico io...” mormorò il primo “... loro nulla, ma i chierici ingrasseranno parecchio con tali reliquie che di Sacro hanno ben poco.” Accennando un sorriso più simile ad un ghigno. “Su, portiamolo via. A Santa Rita poco importerà, visto, si narra, che in vita fece fiorire rose in pieno Inverno.” Con espressione blasfema.
Ad un tratto si udì un rumore.
“Ehi, cos'è stato?” Il secondo.
“Nulla, sono edifici vecchi e dunque scricchiolano.” Lo rassicurò il primo.
“Facciamo presto, non mi sento tranquillo...”
“Perchè mai?” Fissandolo torvo il primo furfante. “Temi forse che un Angelo scenda ad infilzarti?” Ridendo piano.
“Tu ci scherzi...” intimorito il secondo “... ma forse hai dimenticato quelle strane storie? Quelle inquietanti voci sul fantasma?”
“Che fantasma?” Borbottò il primo. “Ti sei bevuto il cervello?”
“Si dice” l'altro “che un fantasma si stato visto nella cattedrale... che si aggiri tra le navate per rubare l'anima dei peccatori...”
“Non essere idiota!” Lo rimproverò il primo. “I fantasmi sono come i Santi e la Madonna... invenzioni per gli allocchi come te. E poi hai scordato ciò che dice il Maestro? Sono tutte idiozie... tutte!”
“Già, il Maestro...” scuotendo il capo il secondo “... chi è poi quell'uomo? Te lo sei mai chiesto? Perchè non si fa mai vedere in faccia?”
“Che ti importa?” Seccato il primo. “Basta che paghi, no? Su, portiamo via queste rose d'oro da qui...”
“Si, facciamo presto...” preoccupato il secondo.
Ma di nuovo quel rumore.
“Di nuovo!” Voltandosi indietro il secondo.
All'improvviso si udì una risata, poi dei passi che echeggiavano nella breve navatella.
“Chi è là?” Gridò il secondo.
“Zitto, bestia!” Lo riprese il primo. “Vuoi farti scoprire?”
Ma ancora quella risata.
Poi un suono.
“Co... cos'è?” Balbettò il secondo furfante. “Un... un flauto?”
Allora un'ombra apparve nell'abside.
Un'ombra snella e leggera, tutta nera, simile ad uno spettro.
I due ladruncoli corsero via spaventati, arrampicandosi fino al tetto a capriata, da dove erano penetrati nella cappellina.
Ma l'ombra apparve loro davanti e per la paura il primo lestofante perse l'equilibrio e cadde di sotto.
Il secondo, allora, pietrificato per lo spavento si accasciò a terra tutto tremante.
“Non... non uccidermi...” piangendo per la paura “... abbi... abbi pietà...”
“No, non ti ucciderò...” avvicinandosi a lui l'ombra “... non stanotte...” con un tono che fece rabbrividire ancor più il furfante “... ma voglio sapere chi ti ha mandato... dimmelo.”
“Non lo so...” farfugliò l'uomo “... giuro che non lo so... si fa chiamare Maestro e vuole tutte le opere d'arte e preziose conservate nelle chiese... non so altro... lo giuro... non uccidermi...” in lacrime.
Chinò il capo per un istante, quasi rassegnato a morire e quando lo rialzò l'ombra non c'era più, svanita nel silenzio blasfemo di quella notte, come rapita dalla Luna che si era tinta di un rosso e purpureo alone.
Accanto a lui però il furfante notò qualcosa lasciato dall'ombra.
Un fiore.
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Guisgard 23-06-2016 17.13.20

Il Palazzo dei Gigli dominava il lungo corso cittadino, che praticamente tagliava in due la capitale, unendo il Foro Ardeiano, centro economico della città con i suoi istituti bancari e la Zecca Reale, fino all'ingresso della Città Vecchia, in cui sorgeva il complesso intorno al Palazzo Imperiale.
Dacey scese dalla carrozza e vi si avvicinò per ammirarlo nello splendore della sera.
La ragazza notò però qualcosa.
C'era infatti polizia ovunque.
Era accaduto qualcosa.

Guisgard 23-06-2016 17.16.07

“Oh, mia cara...” disse la marchesa guardando la splendida composizione floreale “... sono davvero magnifici!” Fissando poi Gaynor. “Sei un'artista che potrebbe riempire il Palazzo Imperiale con i fiori più belli!”
Ad un tratto arrivò una cameriera.
“Milady...” alla marchesa “... è tornato il cocchiere... pare sia accaduto qualcosa al Palazzo dei Gigli... c'è polizia ovunque... sarà meglio rinviare la vostra passeggiata notturna...”
“Oh, che peccato...” la marchesa.

Dacey Starklan 23-06-2016 17.16.09

La gonna nera strisciava a terra mentre avanzavo incuriosita dal palazzo ma qualcosa distolse la mia attenzione dall'architettura.

La polizia era in gran numero e pareva in subbuglio. Mi insospettii, non doveva essere accaduto nulla di buono.

Intercettai un agente e lo interrogai in proposito per capire che stesse accadendo.

Guisgard 23-06-2016 17.18.14

Vivian, finito di cenare, tornò nella sua cameretta per riposare.
Ma prima che si mettesse a letto, dalla strada sottostante, udì un gran frastuono.
Erano gendarmi a cavallo e su delle carrozze.
Doveva essere accaduto qualcosa di grave.

Guisgard 23-06-2016 17.21.01

L'ometto occhialuto sorrise ad Altea e prese il suo biglietto.
“Sarà un onore avervi domani, milady.” Con un cortese inchino quello.
Poi la dama raggiunse la sartoria, che come da lei immaginato era colma di clienti.
E tutte le gran dame parlavano di quella inaugurazione e dello spettacolo da poco concluso.

Marwel 23-06-2016 17.23.09

"Oh bene, portatemi all'albergo più vicino. Ho proprio bisogno di riposare" disse al cocchiere.
Quando egli riprese a muovere la carrozza, Marwel trasse un sospiro. Non aveva voglia di figurare a quella inaugurazione, ma avrebbe dovuto farlo e non poteva di certo tornare indietro.

Clio 23-06-2016 17.25.15

Entrai nella piccola stanzetta, e sistemai le poche cose che avevo comprato quella mattina.
Iniziai a spogliarmi, quando udii un gran baccano provenire dal pianterreno.
Doveva essere successo qualcosa.
Così, incuriosita andai alla finestra, per cercare di capire cosa fosse successo.

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Altea 23-06-2016 17.26.59

Vi era fervore in sartoria che più era un salottino privato..tutte parlavano della inaugurazione e lo spettacolo appena concluso..quindi pure loro si erano fermate ad ammirarlo. Mi avvicinai a una giovane che cuciva un sontuoso abito su un manichino.."I miei saluti..potreste far chiamare Madama Tessot? Ditele sono Altea..". La donna era una amica sincera nonostante la differenza di età, una donna moderna e coraggiosa che si era fatta da sé.


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