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Osservai la donna un momento con sguardo torvo… non avevo intenzione di mangiare! Non avevo intenzione di prestarmi al gioco di quella gente: se fossi morta Guisgard non avrebbe avuto più alcun motivo per venire lì e sarebbe stato salvo! Sarebbe stato libero!
“Mi occorrerebbe che mi lasciaste fuggire da qui!” dissi in tono piatto ma provocatorio. |
Morrigan scese lentamente quelle scale.
Il corridoio era semibuio e stani giochi di chiaroscuro sembravano animare le austere icone appese sulle pareti di pietra. Immagini della Vergine col Bambino, dei Santi Arcangeli, degli Apostoli, parevano sul punto di muoversi, quasi intenti a rompere l'inquietante atmosfera di quel luogo tetro e misterioso. Morrigan allora si accorse di una debole luce che proveniva da una porta semiaperta. Si avvicinò fino a quando udì una grottesca risata che le gelò il sangue. |
"Non potete fuggire da qui..." disse la vecchia a Talia "... nessuno di noi può... siete alla mercè del demonio... il padrone cerca un uomo... un uomo che dovrebbe giungere qui per voi... ma nessuno può violare questo luogo... avete la Bibbia... fossi in voi pregherei..."
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“Se pregassi…” dissi senza riflettere “Pregherei il Cielo di portarlo lontano da qui, di condurlo al sicuro! Non merita di finire così!”
La osservai poi per un momento, la osservai per la prima volta: “Ma voi chi siete?” chiesi “Perché siete qui?” |
"Io sono dolore, pena e pianto..." rispose con freddezza la vecchia a Talia "... sono vittima oltre che del mio indegno fato, anche della mia miseria... un tempo ero bella... bella come voi... ed il diavolo ama distruggere ciò che è troppo bello... come faranno con voi..."
La fissò per alcuni istanti ed aggiunse: "Dovreste pregare per voi, non per altri... ma chi è colui che tanto vi sta a cuore proteggere? Merita davvero il vostro sacrificio?" |
Distolsi lo sguardo dalla donna e lo puntai a terra per un momento, poi tornai a guardarla: “Purtroppo io non posso proteggere nessuno in questo momento!” dissi “Ma se potessi… sì, credo che lo farei! Pregare per me non servirebbe, la Provvidenza mi ha già donato tanto che non saprei che altro chiedere se non la sua salvezza!”
La scrutai un secondo, poi soggiunsi: “Lo trovate strano, forse?” |
"Strano?" Ripeté la vecchia. "Io non credo più in niente che possa considerarsi nobile e sacro... chi è quell'uomo? Vostro fratello? Un amico? O qualcos'altro?" Chiese cercando leggere nell'animo di Talia.
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"Ma quando non si ha più niente in cui credere..." le dissi "non si ha più niente per cui vivere!"
Abbassai poi gli occhi, sentendo qualcosa di strano agitarsi dentro di me alla sua domanda, l'immagime di Guisgard riempì la mia mente e lo sguardo della donna mi fece sentire improvvisamente a disagio: "Adesso andate!" dissi in fretta "Questa cella non è il vostro posto, è il mio!" |
"L'amore non esiste..." disse la vecchia a Talia "... e se anche esistesse non è abbastanza forte per poter scavalcare le mura di questa torre! Mura che sono maledette dal demonio in persona!"
Si avvicinò allora alla porta e prima di uscire aggiunse: "Avete già un demone che presto giungerà a tormentarvi... non cercatene un altro. Il demone dell'illussione sarebbe solo un'altra pena che si aggiungerebbe al vostro dramma!" Uscì e chiuse la porta alle sue spalle, lasciando Talia sola in quella umida stanza. |
Nel frattempo, in casa degli zii di Guisgard la tensione era alle stelle.
Guisgard camminava nervosamente per la stanza e quasi ad intervalli regolari si fervama a tirare pugni sulla pietra del camino. "Cerca di star calmo, figliolo." Gli disse lo zio. "Dobbiamo capire chi ha portato via Talia! Chi può essere stato?" "Che il diavolo mi porti se lo so!" Rispose Guisgard, senza smettere di andare avanti ed indietro per la stanza. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Era Polgara. Appena ascoltate le sue parole, Guisgard e Tisson si scambiarono un veloce sguardo d'intesa. "Cosa vi è accaduto di preciso, milady?" Chiese Tisson. "Mi chiamo Guisgard e ditemi cosa posso fare per voi." "Guisgard?" Intervenne lo zio. "Ma lui..." Guisgard lo interruppe scuotendolo. "Recati nel fienile" prese a dire poi a Tisson "e sella il cavallo, così da poter condurre la nostra bella dama alla sua casa... proteggendola da eventuali altri pericoli." "Vi prego di seguirmi, milady..." la invitò Tisson, dopo aver scambiato un rapido cenno con Guisgard. |
Va bene dissi guardando Maladesh speriamo che ci portino buone notizie che di cattive ne abbiamo gia sentite poi guardai Buck e dissi hei amico mio ti sta piacendo l'avventura? e gli misi una mano sulla testa e lo guardai dolcemente.
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Morrigan era stata addestrata a non avere paura. Stava in mezzo alla battaglia per distruggere con i suoi incantesimi, e di certo lo spettacolo cui i suoi occhie erano avvezzi non era tra i più ridenti. Inoltre, di una cosa era sempre stata assolutamente sicura... aveva sempre temuto più i morti che i vivi! Ciò che apparteneva alla sfera dello spirituale era per lei di sicuro più tenebroso di qualsiasi guerriero con un'ascia in mano, proprio perchè ne conosceva in prima persona l'intrinseca pericolosità! E quella folle, alterata risata che la sorprese proprio nel giungere alla fine della scala, non sembrava appartenere al mondo dei viventi... non più, almeno!
Con uno scatto, Morrigan si appiattì contro il muro, riparandosi dietro il pesante uscio di legno. Da quel punto, attraverso la feritoia lasciata dai cardini, riusciva a scorgere appena la sagoma di spalle della donna che aveva scosso i suoi pensieri nelle ultime ore. Dovevano esserci almeno altre tre persone con lei, a giudicare dai rumori. Morrigan decise di restare lì, nascosta, e di ascoltare quanto più possibile ciò che sarebbe stato detto in quella stanza. |
Edell fu lesta ad accompagnarmi nell' umida cella......una suora in catene.......una stridula e crudele risata.....Pieta' per la sua pazzia, paura no..nessuna paura, paura per chi ...... i morti non mi facevano paura...dovevo temere i vivi.
Mi avvicinai alla suora....." Felice di vedermi..Madre?.....Voi sapete che io sarei arrivata.....Siete stata la mia fonte di vita, piu' volte nel bosco mi avete portato da mangiare....molte volte ero ridotta alla disperazione e Voi mi avete accolta tra le vostre braccia, un giorno non veniste piu' a trovarmi......e non seppi piu' nulla di voi..pazza, chi vi definisce pazza non ha idea di che persona siete......Ho bisogno di Voi dovete, ho visto Guisgard.....so che e' un uomo giusto e non posso farlo condannare.....devo fermare un uomo..che se non verra' fermato si macchiera' ancora del sangue di un innocente......dovete darmi le mie pietre..le avete voi devo viaggiare in fretta ....devo andare da Cosimus...".........Presi una polvere che avevo nel sacchettino sotto al mantello e lo sfregai sulle catene.......il ferro si deformo' al punto che gli anelli si aprirono.......e la suora fu libera........Una forte sensazione.....Qualcuno era alle mei spalle......mi voltai di scatto ......." Non e' piu' il caso che stia li' ad origliare.....fatevi avanti conosco gia' il vostro volto.......Sorella....anche se il vostro animo mi dice che di donna pia avete poco.......non temete..non lo sono neanche io....."..... |
"Guisgard dite, che bel nome..." e gli sorrisi. Guardai quest'uomo alto e robusto, dagli occhi scuri e dai modi ruvidi ma che trasmettevano sicurezza. Che fosse davvero lui? Dal fisico poteva essere un capitano della guardia, ma il portamento...non so qualcosa non mi convinceva...
Prima di seguirlo nella stalla il mio sguardo si posò sull'altro uomo: il portamento era fiero e sicuro, di stazza era più esile e meno alto, i lineamenti del volto delicati e gentili, gli occhi di un blu profondo e sinceri. A cosa credere? Che fare? Nessuno dei due mi sembrava un assassino... Mi voltai verso Guisgard, se questo era il suo nome, e dissi:"davvero fareste questo per me? Non saprei come ringraziarvi, però la mia casa è lontana da qui, mi basterebbe giungere il centro del paese...POsso chieder solo dell'acqua? Poi vi seguirò. Siete così gentili e non avrei voluto disturbare ma sapete, la foresta è piena di cattive persone al giorno d'oggi ed una donna da sola rischia molto..ed ho preso una tal paura! Se non fosse per il sauro di pura razza sarei sicuramente finita nelle loro grinfie..terribile! Tremo al solo pensarci...perdonate nel trambusto non mi sono nemmeno presentata: Polgara di Menestriére è il mio nome e giungo da molto lontanto...e chi devo ringraziare per l'aiuto, oltre a Guisgard ben ovvio!" |
Quella voce, gentile eppure decisa allo stesso tempo, fece fermare il cuore di Morrigan. L'aveva sentita, dunque, e ancor di più, aveva letto la sua anima. Avrebbe dovuto sentirsi spaventata e forse anche adirata dall'essere stata smascherata in quel modo.
Contro ogni ragionevolezza, invece, Morrigan si sentì quasi sollevata. Si accorse in quel momento di aver desiderato che quella donna la vedesse. Aveva desiderato fin dal primo istante che l'altra la riconoscesse e quasi la sollevasse dalla necessità di continuare a restare nell'ombra. Con un passo reso appena incerto dalla tutte quelle emozioni improvvise, Morrigan uscì dal suo nascondiglio e si fece avanti, mostrandosi agli occhi delle donne che c'erano in quella sala e che si erano voltate verso di lei. Non aveva occhi che per quella donna che le aveva parlato. Ella era altera, maestosa, con addosso i segni di chi ha sofferto ma che ha sempre superato con forza le avversità del destino. Morrigan, nonostante la sua abituale altezzosità, non potè fare a meno di chinare il capo e rivolgerle un segno di rispettoso omaggio. "Non era mia intenzione mancarvi di rispetto, signora. Se conoscete il mio volto, conoscete anche il mio cuore e saprete allora che le mie intenzioni non erano malvage" |
“Tu credi che i miei sogni si realizzeranno mai?”
“Lo spero… ma c’è da dire che tu hai sogni molto ambiziosi!” “Allora sono solo illusioni, secondo te! E io sono una stupida a pensarci!” “No! Chiunque fosse tanto sciocco da spogliarsi da tutti i suoi sogni e dalle illusioni, rimarrebbe nudo…” La voce di Raphael si dissolse lentamente e io mi svegliai di soprassalto: era stato una specie di sogno, più precisamente un ricordo riemerso da chissà quale cassetto della memoria, sollecitato dalle ultime parole della vecchia, che ancora non ero riuscita a dimenticare. ‘I sogni, fossero pure null’altro che illusioni, sono ciò che sprona l’uomo a migliorarsi’ soleva dire Raphael… Pensai a Guisgard, mi chiesi dove fosse e cosa stesse facendo e, improvvisamente, mi resi conto che la vecchia aveva ragione: pregare era tutto ciò che potevo fare. Così chiusi gli occhi e pregai che stesse bene, che dovunque fosse non fosse in pericolo. E fu così che, prima che me ne rendessi conto, stavo pregando anche che giungesse presto a quella torre… che non mi lasciasse lì da sola! |
Elisabeth e Morrigan si fissarono per alcuni interminabili istanti.
Qualcosa le aveva da sempre legate e proprio quel qualcosa le aveva ora riunite in quel monastero. Ma qualcosa, all'improvviso le destò. Edell si avvicinò alla vecchia monaca pazza e dopo aver poggiato il capo sulle sue ginocchia, cominciò ad intonare una strana ed infantile melodia, che sembrava più una lenta litania. La vecchia monaca allora cominciò ad accarezzare il capo della giovane Edell. "La foresta ci circonda..." cominciò a dire la monaca "... ma in essa si annida il male... ecco, vedete..." indicando il buio vuoto della stanza con gli occhi spalancati e grotteschi "... lo vedete? E' San Giorgio... egli avanza nella buia e misteriosa selva... cerca la principessa... ma il drago è in agguato e lo attende..." Edell allora si alzò di scatto e cominciò a farfugliare qualcosa di incomprensibile. Piangeva ed era impaurita. "No..." la tranquillizzò la vecchia monaca "... non aver paura... qui il drago non può arrivare... esso è lontano, a guardia di una torre abbandonata..." Edell si tranquillizzò. Poi, fissando Elisabeth e Morrigan, aggiunse: "Siete qui per capire, comprendere, conoscere... ma chi presterà fede a noi ed a ciò che diremo?" Ad un tratto, dall'altra parte della stanza, emerse un'ombra. Era una fanciulla, la stessa che era apparsa al castello e nel bosco ad Elisabeth. Ed accanto alla ragazza prese forma una visione... Quella stessa ragazza era a terra e sanguinava... Passi rapidi si udirono dalle scale... Un uomo arrivò... "No! Giungo tardi!" Gridò l'uomo. "Cosa ti ha fatto? Dimmelo, in nome del Cielo!" "Lui..." tentò di rispondere la ragazza "mi... ha..." e scoppiò a piangere. "No!" Urlò l'uomo. "Non... andartene... ti... prego..." "Sono..." sussurrò l'uomo "... sono giunto tardi... perdonami..." e tentò di abbracciarla. Ma la ragazza, ancora scossa ed impaurita, lo respinse. Lui si sentì come impazzire e corse via. "Guisgard..." disse con un filo di voce lei "... perdonami..." Poco dopo, l'uomo giunse al cospetto di un nobile signore... "L'hai avuta alla fine..." disse ansimando "... ma potevi prenderla solo con la forza... maledetto..." "Va all'Inferno, cane!" Ringhiò il signore. "Non le ho fatto nulla che non volesse!" "Budmin di Provenza... ora ti ucciderò..." E scoppiò una furiosa rissa, fino a quando, l'uomo lasciò al suolo, pestato a sangue, il signore di Provenza. "Maledetto, Guisgard..." sussurrò questi, mentre l'altro andava via... Ad un tratto un cavaliere si avvicinò all'uomo picchiato... "Cosimus!" Disse questi, riconoscendo il suo cavaliere. "Quel cane di Guisgard... catturalo... me la deve pagare..." "La pagherà, lord Budmin..." rispose con un ghigno il cavaliere "... la pagherà, credetemi... e voi mi aiuterete in questo..." "E come?" Chiese il signore tentando di alzarsi. "Con il vostro estremo sacrificio!" Rispose il cavaliere trafiggendolo con la sua spada. "Cosimus... tu..." disse il signore prima di cadere a terra senza vita... Ed il cavaliere rise compiaciuto... E quella terribile visione fu interrotta dalle grida di paura di Edell, che si strinse, piangendo, alla vecchia monaca. |
"Siamo una semplice famiglia di contadini" disse la zia a Polgara mentre le porgeva dell'acqua "e aiutare chi è in difficoltà è un dovere di ogni buon cristiano."
"Venite, milady..." intervenne Tisson "... andiamo a prendere il mio cavallo cosi che possa accompagnarvi fino a casa vostra." E quando giunsero nel fienile Tisson prese a dire: "Che sbadato! Ho dimenticato la mia spada! Vado in casa a prenderla. Un momento e sarò di ritorno." Ma mentre Polgara attendeva il ritorno del falso Guisgard, con rapido e silenzioso gesto, all'improvvisò qualcunò alle sue spalle la immobilizzò, puntandogli un pugnale alla gola. "E sia..." disse la voce alle sue spalle, che era stavolta del vero Guisgard "... una bella donna, con fare sicuro e per niente intimorita, arriva qui e dice di essere stata assalita dai briganti..." Allora l'uomo fece scorrere la sua mano nella veste di Polgara, quasi ad accarezzarle la pelle, fino a raggiungere le armi che la donna nascondeva nel vestito. "E queste, milady?" Chiese Guisgard. "Strano che non le abbiate usate per intimorire quei briganti! E sia, la commedia è durata già troppo per i miei gusti! Chi siete? Una spia? E magari vi mandano gli stessi che hanno rapito Talia! Ora mi direte tutta la verità, o anche se siete una donna giuro su quanto ho di più sacro che vi taglio la gola!" |
Nel frattempo, al carro di Maladesh, il cacciatore di taglie e Cavaliere25 attendevano il ritorno dei loro due compagni.
Ad un tratto due sagome emersero tra gli alberi. "Alla buon'ora!" Esclamò Maladesh. "Ce ne avete messo di tempo! Allora, diteci, cosa avete scoperto?" "Capo, quella donna che insieme allo spadaccino ed al chierico ci ha scortato fin qui" cominciò a dire uno dei due assistenti "è giunta da sola a Capomagnus, vestita come se fosse una normale dama, ed è entrata in una casa del borgo." "Lo sapevo!" Esclamò Maladesh. "Quella donna mi ha insospettito sin da subito!" "Allora che si fa?" Chiese l'altro assistente. "E' chiaro" rispose Maladesh "che quella donna è dentro questa storia come lo siamo noi! E credo sia meglio andare al borgo..." Fissò Cavaliere25 ed aggiunse: "Andiamo, ragazzo! E cerchiamo di scoprire cosa nasconde davvero quella donna!" |
In tanto, nella locanda di Capomagnus, Mion e frate Adamoc attendevano notizie di Polgara.
"E' via da troppo tempo!" Esclamò lo spadaccino. "Ed io non sono abituato ad attendere troppo con le mani in mano!" "In effetti" rispose il frate "lady Polgara non ci ha più dato sue notizie..." "Al diavolo! Non sono mai stato ai comandi di una donna e non voglio certo dipendere dai suoi umori!" Ma proprio in quel momento si udirono diversi cavalli giungere alla locanda. Mion si affacciò e riconobbe i suoi compagni, i cavalieri di Borgogna. Con loro vi erano anche alcuni cavalieri che recavano lo stendardo di Camelot. La compagnia era guidata da Stefan e Hastatus. "Eccoci a Capomagnus, milord." Disse Stefan a Hastatus. "Secondo il messaggio inviatoci da Mion, Guisgard si trova in questo borgo. E con lui c'è anche lady Talia." Un attimo dopo, Mion si presentò davanti ai nuovi arrivati. "Finalmente, mio signore!" Disse a Stefan. "Attendavamo con ansia il vostro arrivo!" |
Intanto alla torre, Iwan ed i suoi erano ritornati da Cosimus.
"Allora, recate con voi notizie di Guisgard?" Chiese loro Cosimus. "I miei hanno tenuto d'occhio la sua casa." Rispose Iwan. "E per ora quel cane è ancora a Capomagnus." "Era ovvio..." disse Cosimus "... non partirà lasciando in pericolo la ragazza..." "Come fate ad esserne così sicuro, milord?" Chiese Iwan. "Altrimenti l'avrebbe già fatto!" Rispose Cosimus. Si alzò e prese una coppa di vino. "Perseo mise a repentaglio il suo ritorno ad Argo..." aggiunse mentre sorseggiava il suo vino "... e con esso la possibilità di mostrare a tutti la gloria di aver ucciso la mostruosa Medusa, un'impresa che l'avrebbe reso immortale, pari agli dei... e sapete perchè?" Chiese ad Iwan. Questi scosse il capo. "Per salvare la sua Andromeda." Concluse Cosimus. "Guisgard non rischierà tanto per una donna." Ribatté Iwan. "Voi, amico mio, sottovalutate la forza che sa dare il cuore." Disse Cosimus. "Orfeo scese fino agli Inferi per riavere la sua Euridice... e noi faremo in modo che quando Guisgard giungerà qui, troverà ad attenderlo il medesimo Inferno!" E rise forte, rompendo la coppa fra le sue mani. "Milord..." interruppe la sua risata Iwan "... vorrei vedere la ragazza." "E sia, ma solo per un momento." Acconsentì Cosimus. "Poi ritornerete a Capomagnus." Alcuni attimi dopo, a Iwan fu permesso di entrare nella stanza di Talia. "Come state, milady?" Chiese alla ragazza. "Mi spiace sia accaduto tutto questo. Ma era l'unico modo per avervi. Ma vi prometto, se sarete ragionevole, che tutto questo presto finirà. Cosimus vuole solo Guisgard e quando l'avrà catturato io vi condurrò via da qui." |
Guardai Maladesh e gli feci un cenno con la testa per dirgli che ero d'accordo poi dissi rivolgendomi a Buck ora amico mio devi dare tutto te stesso devi cercare Guisggard e la dama che lo accompagna forza andiamo mentre dissi quello mi guardai intorno per cercare un punto ho una persona famigliare.
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"Tutto questo è già accaduto, ed accadrà di nuovo..."
Morrigan mormorò quelle parole meccanicamente, senza avere quasi la coscenza di ciò che stava dicendo. Solo quando si rese conto di aver parlato e di aver rotto così il silenzio in cui la stanza era piombato dopo il grido Edell, ebbe un sobbalzo e tornò a fissare i presenti con uno sguardo colmo di stupore. In tutti quegli anni in cui Morrigan aveva studiato le arti magiche, mai era stata benedetta dal dono delle visioni... eppure quella ragazza, quella terribile scena... era sicura di averla veduta, era apparsa sotto i suoi occhi... ma com'è possibile? Fissò con intensità la vecchia suora seduta di fronte a lei... "Siete qui per capire, comprendere, conoscere...", così aveva detto, riferendosi chiaramente anche a lei... ma com'è possibile?... lei, che non credeva nemmeno al loro unico Dio! Come poteva, lei, essere stata chiamata a quella conoscenza? "... ma chi presterà fede a noi ed a ciò che diremo?"... già, forse era questo il punto! Probabilmente, pensò Morrigan in quel momento, non importa in chi o in cosa crediamo o non crediamo... quello che importa è avere fede, soprattutto in ciò che non possiamo vedere! Così, con ritrovata sicurezza e con sguardo risoluto, si rivolse alla donna che era presso di lei, quella donna cui si sentiva legata così fortemente. "Guisgard..." disse, scandendo quel nome. "Da qualche giorno questo nome visita i miei sogni, e non ne so il perchè! L'ho sentito nella mia testa, sempre più forte, man mano che voi vi avvicinavate a me! Signora, io voglio aiutarvi, ma per farlo devo sapere cosa sta accadendo... soltanto voi potete darmi queste risposte!" |
"Mai mettersi contro un donna armata!" dissi e così facendo gli assestai un sonora gomitata nel fianco con tutta la forza che possedevo. Questo mi permise di liberarmi e di recuperare la spada sotto la sella di Diamante.
A questo punto eravamo pari tutti e due armati e faccia a faccia pronti allo scontro. "Bene bene, dunque il vero Guisgard siete voi...non so perchè ma lo sospettavo. Mi spiace deludervi non sono una spia e onestamente non so chi sia questa Talia, posso solo dedurre che deve essere una donna che viaggiava con voi e a cui tenete molto. Purtroppo vi informo che non è lei la meta del mio interesse ma io sono qui per voi" Poi sorrisi con fare malizioso:"Non aveta le sembianze di un assassino ad ogni modo io obbedisco solo agli ordini del vostro capo ovvero Sua Signoria il Vescovo ed è da lui che vi devo riportare che lo vogliate o no...sebbene ammetto che lungo il cammino ho potuto apprezzare quanto siate richiesto.." Poi alzando la guardia e mettendomi in posizione di attacco gli dissi:"ora cosa dobbiamo fare? Duellare o pensate di seguirmi senza troppe discussioni?" |
Quando sentii la porta aprirsi di nuovo, alzai la testa di scatto temendo fosse il soldato. Invece un’altra figura entrò, un uomo un poco più esile e dall’aria baldanzosa, che riconobbi subito.
“Iwan!” dissi, sorpresa, alzandomi e andandogli incontro. Le sue parole, tuttavia, mi lasciarono di stucco… non potevo crederci! “Voi avete…” balbettai “Voi avete… fatto… che cosa?” Lo osservai per un istante ma non riuscii a dominare l’animo, così alzai un braccio e lo schiaffeggiai forte, più forte che potevo. Poi, voltandogli le spalle, mi allontanai di nuovo da lui… camminai nervosamente attraverso la stanza, cercando di mettere insieme le idee: era assurdo, era una cosa senza senso… Mi passai una mano sul viso per calmarmi e tornai a guardarlo: “Perché Iwan?” chiesi “Perché avete voluto entrare in questa storia? Perché non voleste seguire il mio consiglio, quella sera alla festa? Ricordate? Vi dissi che avreste fatto meglio a tornare in paese e cercarvi una brava ragazza devota ed innamorata di voi… sarebbe stato così semplice: voi sareste stato felice, io adesso sarei lontana da qui e Guisgard…” Mi interruppi. Guisgard! Chiusi gli occhi un momento, poi li riaprii. “Se gli accade qualcosa…” dissi con voce tremante all’uomo che mi stava di fronte “Se viene catturato, se viene… ferito… io… io, Iwan, non vi guarderò più in faccia! Mai più!” |
La vidi entrare nella stanza era una ragazza giovane di aspetto fiero.....le sorrisi...." Morrigan e' il tuo nome.......e l'importante e credere ecco perche' tu ora sei qui e io ho bisogno di te perche' un uomo giusto non venga condannato........e il colpevole dovra' pagare per tutto il male che ha macchiato la misera anima.........".......mi voltai e mi avvicinai alla suora..." perche' dite queste cose Madre, voi sapete che vi credo.....e se sono qui e' perche' siete la mia fonte di verita'........Una torre......io conosco quella torre e' in mezzo alla foresta, coperta da alberi di alto fusto e intorno la vegetazione ..la rende invisibile ad occhi umani........Ma i miei occhi vedono e voli lo sapete...... trovero' Cosimus......"...Un gelido vento ..mi porto' una visione.....uan visione.....una visione, ondate di ricordi e visi sconosciuti........La ragazza......ecco cosa era successo....sapevo che Guisgard era innocente...ne ero sicura....." Morigan dobbiamo andare via di qua.....dobbiamo raggiungere quella torre.......per ora loro stanno bene qui...con noi non possiamo portarle..."....
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"Farò come ordinate, signora... ma prima..."
Morrigan guardò quasi con imbarazzo la veste bianca che aveva indosso, come se ormai fosse un cencio inutile e senza senso, ora che era stata vista ed era stata riconosciuta... ora che poteva tornare finalmente ad essere soltanto Morrigan, la strega da battaglia e la donna imprevedibile che era sempre stata. "... prima lasciate che io abbandoni questi abiti e riprenda le mie vesti scure e il mio mantello. E lasciate che prenda dal loro nascondiglio la mia verga e la mia spada, perchè se davvero stiamo andando incontro al male di cui parlate, queste due fedeli compagne di viaggio potrebbero tornarci molto utili! Attendetemi qui, sarò da voi al più presto, e pronta al vostro comando!" |
" Vi prego Morrigan chiamatemi Elisabeth........nessuno e' al comando di nessuno..........Io e te siamo uguali...l'esperienza dell'una e la forza dell'altra....questo ci fara' essere forti....e l'umilta' ci fara' arrivare alla verita'......vi attendero' qui mia cara.......non tardate.....abbiamo molta strada da fare....."
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Come già le era accaduto di fare, spontaneamente, nel momento in cui l'aveva vista, Morrigan chinò il capo con rispetto verso Elisabeth, quindi sparì rapida nel buio della scala.
Raggiunse la piccola celletta che era stata la sua bizzarra dimora in quelle settimane e senza prendere nemmeno fiato, si sedette sul pavimento umido e cominciò ad armeggiare con una delle assi di legno, facendo leva con un coltellino che portava nascosto sotto la veste, unico ricordo della sua vita avventurosa dal quale non era riuscita a separarsi. Scoprì quindi il nascondiglio e ne tirò fuori un involto... la spada, la verga, il giubbetto di cuoio pesante, il mantello nero... alle suore aveva detto di aver gettato via tutto, per abbracciare la via del silenzio e della pace, ma non era così... non l'avrebbe mai potuto fare! Così, in quell'arnese, si presentò nuovamente agli occhi di Elisabeth, che l'attendeva. Con i lunghi capelli neri finalemente liberi, quelle vesti scure, la spada al fianco e la verga affibbiata alle spalle da un laccio di cuoio, Morrigan sapeva di essere quasi irriconoscibile. Sembrava di certo più oscura e minacciosa, ma sentiva che Elisabeth era in grado di andare ben oltre le apparenze. Le si piantò di fronte con con un gesto sicuro. "Sono pronta, adesso!", disse, ritrovando per un attimo il suo abituale sorriso, divertito e ironico insieme. |
Era li' vicina a me....era diversa , i nostri abiti erano simili..la differenza era che io sotto il mantello avevo un abito nero alla cui vita avevo legata una cinta in corda e sacchettini di erbe.......i mei capelli erano raccolti in una lunga treccia.....e la mia verga......quella non era un semplice bastone.....le sorrisi divertita...aveva negli occhi l'eccitazione di un urlo di battaglia..........il mio sguardo venne attratto da tre pietre ai piedi di Edell.......le mie pietre, potevamo viaggiare....ma dovevo raggiungere il centro del bosco....da li' non potevo...." Morrigan adesso mi sembrate piu' voi stessa........e' ora di uscire da qui e voi conoscete la strada meglio di me.......fatemi strada.."...Raccolsi le pietre da terra, le tenni nel palmo della mano..erano fredde....Bacia la suora e la ragazza.....e pensai a Calandrake....non l'avevo dimenticata, ma li' le avrebbero dato le cure di cui necessitava.......
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Attese che Elisabeth si congedasse, quindi iniziò a fare strada verso l'uscita del convento.
Appena vercata l'austera soglia, si girò un istante appena a fissare la facciata di quell'edificio, che in maniera del tutto inaspettata stava dando una svolta alla sua vita, gettandola tra le braccia di un'avventura che era ancora per lei tutta un mistero. Quindi guardò la sua nuova compagna di viaggio e sorrise. "Andiamo e facciamo il nostro viaggio", disse soltanto. E si incamminò con passo celere verso il centro della foresta. |
Elisabeth e Morrigan lasciarono così il convento.
Più si allontanavano, più la sagoma di quell'austero edificio finiva per confondersi nella vegetazione che dominava la foresta. E quando le due donne furono nel cuore più profondo e misterioso di quel lussureggiante ambiente, cominciarono ad avvertire qualcosa. La foresta ha mille suoni, mille voci, mille richiami, mille echi. Le due donne giunsero così davanti ad una piccola ed antica cappella abbandonata. La porta era chiusa da due assi incrociate, inchiodate in modo da formare una Croce di Sant'Andrea, che rendevano bloccata l'entrata in quel luogo. Accanto alla cappella, su un piccolo carretto trainato da un solo cavallo, vi era un vecchio nano, intento a lavorare con un coltello una piccola statuetta di legno. |
Intanto, nella torre, Iwan era giunto nella stanza di Talia.
"Il vostro consiglio?" Disse avvicinandosi e prendendola fra le braccia. "E' voi che voglio! E vi condurrò lontano da tutto questo!" La fissò ed aggiunse: "Guisgard? Cosa vi importa di lui? Lui ormai è condannato! Noi invece abbiamo tutta la vita davanti! Non siate sciocca e non negatevi la felicità che voglio darvi!" |
Nel frattempo, nel fienile Guisgard era alle prese con Polgara.
"Certo che voi picchiate forte, milady!" Disse dopo essere stato colpito dalla ragazza. La fissò e con un sorriso continuò: "Sua grazia il vescovo? Beh, se ricordo bene, lui già decise sul mio conto... quando mi cacciò dalla sua guardia." Estrasse allora la spada e con fare guascone aggiunse: "Catturato da una dama? Devo dire che non avrei mai immaginato un simile finale per questa storia... solitamente di una donna, specie se bella come voi, preferisco innamorarmene... ora invece voi mi chiedete addirittura di battermi... in guardia allora!" E cominciò a menare fendenti rapidi e precisi, costringendo Polgara sulla difensiva. "Devo ammettere che siete abile con la spada..." riprese a dire "... ma trovo che la vostra guardia sia troppo alta, lasciando troppi punti scoperti... ed io amo colpire sempre al cuore, milady... facendo spesso centro!" E riprese a duellare, senza però mai affondare veramente i colpi, per paura che la sua ferita potesse riaprirsi. http://www.aceshowbiz.com/images/sti...of_zorro11.jpg |
“Felicità?” sbottai, allungando le braccia e spingendolo lontano da me “Quale felicità, Iwan? Voi siete pazzo! Credeste davvero che rapirmi, che consegnarmi nelle mani di quell’uomo, di quel Cosimus, sarebbe stato il modo giusto per…” lo guardai freddamente, poi proseguii “E poi voi non mi conoscete affatto, non sapete niente di me, niente! Potrei anche essere una persona orribile, per quel che ne sapete. Non negherete che è il mio volto che vi piace e nient’altro!”
Lo osservai ancora per un istante, cercando di reprimere il fiume di improperi che mi affollavano la mente, infine mi limitai a soggiungere, con il tono di chi cerca di convincere in prima istanza sé stesso: “Quanto a Guisgard… non è affatto condannato! Non lo è! C’è ancora speranza!” |
"Si, sono pazzo di voi!" Sussultò Iwan. "Mi avete stregato! Sogno di voi ogni notte! Vi desidero come se non ci fosse null'altro a questo mondo! E non accetterò il vostro rifiuto!"
La fissò con astio ed aggiunse: "E ricordate... o sarete mia o di nessun altro!" Restò un attimo in silenzio. "Ora ditemi... ma badate di dire il vero... cos'è per voi Guisgard?" Le chiese con uno sguardo di ghiaccio. |
Lo scrutai per un momento, con lo stesso sguardo di ghiaccio... detestavo essere trattata come un soprammobile e Iwan stava mettendo a dura prova la mia capacità di sopportazione.
"Io non sarò mai vostra, Iwan!" dissi infine "Né vostra, né di nessuno come voi: non sono un oggetto che si possa comprare, sebbene voi sembriate pensare proprio questo!" Esitai appena un istante, poi soggiunsi: "E qualsiasi cosa sia Guisgard per me, non vi riguarda!" |
Iwan, a quelle parole di Talia, mostrò una viva rabbia.
"E sia!" Disse quasi tremando per l'ira. "Qualsiasi cosa sia per voi quel gaglioffo, restarà un ricordo, un fantasma! Vi avevo offerto il mio amore e voi invece mi rispondete con astio ed orgoglio! Voi sarete mia! Lord Cosimus me l'ha promesso! E quanto a Guisgard... sarò io stesso ad ucciderlo!" E detto questo chiamò la vecchia carceriera, che lo fece uscire, per poi richiudere la porta di quella prigione. |
Intanto, in un'altra parte della torre, Cosimus era in compagnia di Caitley.
La donna scrutava della pece mischiata a maleodoranti erbe sul fondo di una ciotola. "Cosa vedi?" Chiese Cosimus. "Vedo..." cominciò a dire Caitley "... vedo... vedo due donne... due donne particolari... stanno cercando questa torre... e sono protette da misteriose e primordiali forze..." "Che donne?" Chiese Cosimus. "Sono... donne molto potenti... ecco... le vedo... una, si, è lei... Elisabeth... l'altra invece è sconosciuta ai miei occhi... ci stanno cercando..." "Al diavolo!" Ringhiò Cosimus. "Io posso proteggere questo torre dagli uomini, ma tocca a te difenderla dalla magia!" Disse alla donna. "Cosa ne farai di quella ragazza?" Chiese Caitley. "Lady Talia? La userò come ostaggio... ma non come se fosse di cristallo!" E rise con tono lascivo. Poco dopo, la vecchia carceriera entrò nella stanza di Talia. Posò sul tavolo un vestito pulito. "Indossatelo..." disse a Talia, senza però guardarla in viso "... il padrone stanotte vi farà portare nella sua stanza..." E nel pronunciare quelle parole, un accenno di pena si avvertì in quella vecchia. Una pena che non sfuggì a Talia. |
Guardai la vecchia e fui colpita dal suo tono carico di rammarico, di pena, di esitazione...
Mi avvicinai allora al tavolo e presi l'abito tra le mani: era un bel vestito, di buona fattura, morbido e vellutato... "Indossatelo... il padrone stanotte vi farà portare nella sua stanza..." Le parole della vecchia mi risuonarono nella orecchie e un vago senso di panico mi invase. "Non ho intenzione di indossarlo per compiacerlo!" dissi, con la voce che mi tremava, riappoggiandolo sul tavolo "E non andrò da nessuna parte!" |
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