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Le parole sussurrate dalla saggia donna, gelarono il mio sangue......
Un uomo per intentare una giusta causa è decaduto in uno degli inferni creati dal "Padrino" .......molto probabilmente, il potere che possiede và oltre il nostro comprender comune.... Divenni cupo in viso, e pensai' tra me: "Sarebbe un'impresa disperata la nostra......o meglio, la mia.......di certo non posso condurre degli onorevoli cavalieri ad un suicidio.....non ho neanche l'esperienza adatta per guidarli......" Mi alzai' di scatto dalla sedia e dissi: "......qualcuno......potrebbe farlo......" |
"...beh, io non dico che sia conscio di esserlo..." Sussurrai, pensando all'arconte.
"...oh, la bestia? Non saprei come altro definirlo... Ti giuro, non sembrava nemmeno umano... Sembrava uno di quei demoni che popolano miti e leggende... Si, vabbé era per spiegarmi... Non prendermi per pazza adesso..." Con un sorriso. Nonostante le mie perplessità, mi lasciai condurre da Mamyon fuori, verso il palazzo reale. Guardai stupita il casolare in cui ci trovavamo, e fui lieta di poterlo definire un posto sicuro. "...chissà quando avremo un po' di pace.." Dissi, con un sorriso. Camminammo in silenzio, uno accanto all'altra, per qualche tempo, ogni tanto i nostri occhi si incontravano, donandomi un sorriso inaspettato. Dopo poco, arrivammo al palazzo, Mamyon si fece riconoscere e chiese di parlare con l'arconte. Mentre aspettavamo la risposta della guardia a cui si era rivolto, eravamo in un'ampia anticamera. Mi avvicinai al cavaliere e lo guardai negli occhi "...Credi che ci saranno problemi se sarò presente anch'io all'incontro? Se preferisci andare da solo... Per me va bene... Mi fido di te...". Gli accarezzai dolcemente la guancia, sorridendo. Certo, mi sentivo al sicuro insieme a lui, era come se nulla potesse capitarmi. Ma, nonostante ciò, un vago senso di inquietudine mi pervadeva. Continuavo ad osservare la grande porta davanti a me, chiedendomi se l'arconte avesse o meno accettato di riceverci. |
Dopo varie ricerche della collana, il Chevalier de Lys diede le direttive e chiese a me e l'altra ragazza di accompagnarlo al maniero di sir Brunos, come se fosse incurante di ciò che mi era successo.
Quell'uomo era proprio come una maschera..da lui non trapelava alcuna emozione o un pensiero, chissà quali misteri celavano la sua vita. Lo seguii in silenzio, il maniero si trovava sopra una altura e vi era una salita per arrivarci, dall' alto si poteva ammirare la cittadina sottostante e la campagna che lo attorniava, ero vicina al Chevalier ed esclamai a bassa voce.."Scusate il trambusto creatosi prima ma quella collana è un pegno di amore!..ebbene si oltre al Fiore, tale Frate Nicola sto anche cercando il mio Cavaliere..anche se per un momento mi sembrava di averlo trovato" sorrisi perplessa. Trattenni le lacrime..cosa significava la scomparsa della collana? Lady Anastasiya non parlò della sua scomparsa ma di un suo cambiamento..e dove era finita allora? Fosse un segnale del destino...davvero mi aveva dimenticato o avevo perduto il suo Amore per sempre? Ora il cuore si tormenvava in cupi pensieri, tutto sembrava girare a mio sfavore, maledii quasi il giorno in cui intrapresi il viaggio verso Santa Agata di Gothia e pure il giorno in cui la lasciai con quel carrozzone...io lo avevo intrapreso per Lui quel viaggio e ora non ero nemmeno più sicura dei suoi sentimenti. Quei cupi pensieri svanirono, trovandomi di fronte a un grande portone, stranamente decorato in stile orientale, il maniero cosi vicino ora era più maestoso e de Lys mi fece cenno con la mano e bussai forte con i decorati battenti. |
La spazzola scendeva lenta tra i capelli... ripetutamente, ritmicamente... la mia mano la guidava, ma il mio sguardo andava oltre la mia immagine nello specchio, perdendosi lontano...
Poi, all’improvviso, quella melodia... non avrei saputo dire come fosse iniziata, né quando... mi accorsi soltanto che mi ci ero persa dentro, che mi stava cullando... la spazzola si era fermata, come incantata da quella musica morbida... la riabbassai lentamente e distrattamente la appoggiai sul tavolo... poi mi alzai e mi accostai alla finestra. Era buio, ormai. Il sole era calato e una lieve oscurità aveva dapprima velato il paesaggio, per poi nasconderlo quasi completamente... anche nella stanza era buio, ormai... tuttavia non accesi subito le candele... al contrario, rimasi vicino alla finestra, nascosta nell’oscurità, e ascoltai quella melodia... la ascoltai finché, lievemente, non si dissolse nell’aria... poi, lentamente, chiusi gli occhi. |
" Sono mussulmana padre....ma sapete a Gerusalemme si parla ogni ti po di Credo.....e' l'ombelico del mondo.....per tutte le religioni.....vi dissi che fu un amico di mio marito....lui era cristiano e in punto di morte gli ha chiesto di portare il suo saluto a Frate Nicola.......pero' una cosa mi incuriosice...un Frate che ha l'esigenza di andar via molto in fretta per il suo bene e per quello dei suoi confratelli......in Terra Santa non ho mai visto un Cristiano fuggire neanche alla morte........Voi vi sarete fatto un idea di dove possa essere andato.....ad un uomo in punto di morte se si fa una promessa questa si deve mantenere.......anche se in gioco ci fosse la propria vita.....!!!....."..
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Seduti ad un tavolo, sorseggiando una birra fresca, esposi al cavaliere la mia storia: gli parlai del mio villaggio, dei clan, di mio padre, dell' epidemia e del Fiore Azzurro.
Il Cavaliere mi ascoltava serio, fissandomi intensamente coi suoi profondi occhi verdi. A ben guardarlo, ora che aveva tolto l'elmo, mi resi conto che doveva avere pochi anni in più di me. Il suo viso era però già segnato dal tempo e dalle avventure passate, a testimoniare ciò una cicatrice gli percorreva la guancia destra, dall'orecchio fin quasi al collo, seminascosta da lunghi capelli scuri. Finì di scolarsi il suo boccale di birra continuando col suo sguardo disarmante. "Bene messere ora io vi ho narrato le mie vicende credo che sia il vostro turno. Perlomeno ditemi il vostro nome.."dissi e poi aggiunsi per incentivarlo a parlare" avete notato le croci incise ovunque immagino..vi piacerebbe saperne di più?" |
Guisgard guardava verso la finestra della stanza di Talia, senza però scorgere nulla, visto che la ragazza era celata dall'oscurità della sua camera.
“Presto la cena sarà servita, sir...” disse all'improvviso Tanis. “Ehi, mi hai spaventato!” Esclamò Guisgard. “Perdonatemi, probabilmente eravate sovrappensiero.” Fece la marionetta. “No, sei tu che sei arrivato all'improvviso!” “Non vorrei insistere, ma eravate fermo a fissare la stanza di vostra sorella.” “Ma che dici!” “Si, la vostra testa era rivolta proprio in quella direzione e le vostre pupille risentono ancora del vago riflesso del Sole morente sui vetri della finestra.” “Insomma, cosa volevi?” Alzandosi il cavaliere. “Ah, si... si cena...” “Si, a breve.” Fissandolo la marionetta. “Avrei una lista di piatti tra cui scegliere...” “Sei anche un cuoco?” “Naturale, sono specializzato.” “Va bene... vedremo le signore cosa sceglieranno...” “Benissimo.” Guisgard allora si allontanò e raggiunse gli alloggi. E quando fu sul punto di bussare alla porta di Talia, una voce lo fermò. “Cosa fate?” Chiese Marijeta. “Busso, no?” Voltandosi Guisgard. “In verità volevo passare per il balcone, sapete, è più romantico, ma c'è solo una finestra ed è anche molto in alto.” “Siete sempre così spiritoso?” “Sempre.” Sorridendo Guisgard. “E' una mia dote. Anche se non la migliore.” “Risparmiatemela.” “Siete un tantino acida, signora.” “E' l'effetto che mi fanno i buffoni.” “Si, decisamente acida.” “Sicuro che siete un cavaliere?” Ironica la servitrice. “E non un pagliaccio?” Lui rise. “Avvertite sua altezza” disse poi “che presto si cenerà. Ah, ditele di non mettersi nulla di sfarzoso... non deve fare sfoggio della sua bellezza e della sua potenza qui...” le fece l'occhiolino “... vi attenderò sul terrazzo di fronte.” Ed uscì ad aspettarle lì. |
Il cavaliere fissò Cheyenne e sorrise.
“Devo dire” disse “che siete un tipino loquace. Prima che io scolassi questo boccale di birra mi avete narrato tutto di voi.” Le fece l'occhiolino. “Quanto a me” finendo di bere “sono sir Urez di Goyn, probabilmente il miglior cavaliere mai nato. Comunque il più grande di quest'epoca. Ora però devo solo legittimare questa mia naturale convinzione e fare qualcosa di straordinariamente sensazionale. Un'avventura fuori dal comune, che mi conduca nell'Olimpo dei più grandi cavalieri.” Si fece serio. “Avete parlato del Fiore Azzurro e mi ha incuriosito... ditemi tutto ciò che sapete di quel Fiore.” http://cs416819.userapi.com/v4168196...CXDJqRkQMY.jpg |
“No, ti voglio con me.” Disse Mamyon a Clio. “E non voglio certo lasciarti sola, altrimenti finiresti di certo in qualche guaio...” sorrise “... anche se, devo dire, il ruolo di tuo salvatore non mi dispiace affatto.” E le fece l'occhiolino. “Ora racconteremo tutto all'Arconte e tu gli parlerai del misterioso uomo che chiami bestia... così si renderanno conto, lui e la principessa, il pericolo che corre questa città.”
In quel momento arrivò un servitore. “Sua signoria sarà subito avvertito della vostra presenza, sir.” “Bene.” Annuì Mamyon. Nel frattempo, in una delle torri del palazzo, all'Arconte Meccanico fu portata una notizia. “Sua altezza partita?” Meravigliato il signore di Sant'Agata di Gothia. “Per Sygma? Senza consultarmi prima?” Tirò un pugno alla parete per la rabbia, facendo scricchiolare la pietra. Congedò allora il soldato e fece chiamare una sua fidata serva. Le mormorò qualcosa sotto voce ed ella poi andò via. Giunse allora un altro servitore ed avvertì l'Arconte della visita di uno dei cavalieri. “Cosa vorrà ora?” Infastidito l'uomo meccanico. “Che seccatura. E sia... dì che lo riceverò tra breve...” Poco dopo, l'Arconte raggiunse Clio e Mamyon. “Salute, milord...” con un inchino il cavaliere. “Ebbene?” “Ecco, siamo qui per parlarvi di una cosa assai importante...” fece Mamyon “... crediamo, milord, che qualcuno si nasconda in questa città... a vostra insaputa...” e fissò Clio. |
“Un pegno d'amore...” disse l'enigmatico Chevalier de Lys ad Altea “... l'amore, che io sappia, non dipende certo da monili... comunque, il carrozzone è pieno di cianfrusaglie, prima o poi salterà fuori... magari dopo lo cercheremo.”
Altea allora bussò al portone del castello. Da qui si poteva ammirare uno straordinario paesaggio, dove la città, addormentata lungo le pendici del monte, finiva per confondersi, ai suoi limiti estremi, con il furore verdeggiante e primordiale della foresta che ricopriva tutto ciò che gli occhi potevano vedere, fino ai monti lontani. L'aria era pulita e il cielo vedeva un forte contrasto di nuvole inquiete che, sorrette dal vento, navigavano lente verso Oriente, perdendosi nel crepuscolo. Ad un tratto il portone si aprì ed apparve una ragazza. Era vagamente svestita, con i capelli spettinati. “Cerchiamo il signore di questo maniero.” Fissandola de Lys. “Lord Brunos...” mormorò la ragazza “... ora è occupato... piacevolmente occupato...” e sorrise “... chi siete voi?” |
“Purtroppo” disse il Priore ad Elisabeth “non posso aiutarvi. Come detto, Frate Nicola non ha lasciato indicazioni circa la sua destinazione... sappiamo solo che ha fatto perdere le sue tracce proprio per non essere trovato da alcuno... e credetemi, nessuno potrà trovarlo senza che egli lo voglia... conosco bene Frate Nicola.”
“Da cosa è fuggito esattamente?” Domandò Sawas. “A Sant'Agata di Gothia” rispose il Priore “il nuovo governo è apertamente anticlericale e una figura come Frate Nicola è scomoda... egli infatti è abituato a trattare con i grandi del regno e davanti alla verità e alla giustizia non bastano minacce e moniti per scoraggiarlo...” “Insomma è introvabile...” mormorò Enusia. “Si, a meno che non sia lui a voler essere trovato...” fissandoli il Priore. “Ottimo.” Sarcastico Orez. “Un Fiore e un chierico introvabili. Di certo non ci annoieremo.” |
Presi un profondo respiro e guardai con occhi fermi l'arconte.
"...Perdonate, Milord.." dissi con una riverenza composta "..se vi abbiamo disturbato.. ma avete diritto di sapere.. quando ho lasciato la mia città mi è stato chiesto di giurare fedeltà alla vostra persona, e non ad altri.. e non è mia abitudine venir meno ad un giuramento di tale importanza.." inspirai profondamente "...l'ultima volta che vi ho parlato voi mi avete assicurato che nessuno aveva intenzione nè interesse a separarmi dal mio amico, l'uomo con cui sono giunta qui da Camelot. Invece, non è stato così… E' stato rapito, e mi è stato chiesto il Fiore in cambio della sua vita.. Io ho ribadito che avevo promesso il Fiore a voi, e che non potevo venir meno alla parola data.. ma mi è stato risposto, dall'essere immondo con cui ho parlato, che era lui il padrone della città, e non voi.. Ha detto che soltanto a lui si doveva obbedienza, che tutto era ai suoi comandi... Quest'uomo, mi ha condotto in un luogo chiamato "Il Nulla" dove erano custoditi i corpi di fanciulle e fanciulli tra cui anche il mio amico.. Era davvero raccapricciante, non sembrava nemmeno umano, aveva gli occhi fiammeggianti di odio.. Mi ha chiesto il Fiore come se ne avesse bisogno, non so.. per sopravvivere.. Io, ho ritenuto giusto farvelo sapere.. Siete voi il signore di questa città, Milord.." con un inchino. |
Mi soffermai a quelle ultime parole del Chevalier...certo l' Amore era un pegno del Cuore e questo bastava, e se ero lì era perchè avevo dato fedeltà a quel pegno e il fato mi avrebbe forse premiata, facendomi stare vicino al mio Cavaliere e...Vivian. Non pretendevo troppo...a quanto sembrava, ma non sapeva che ora quel ciondolo era anche un legame tra me e lady Anastasiya e dovevo conoscere il responso, fui lieta del fatto che mi promise di aiutarmi a cercarlo.
L'aria era veramente frizzante e d'un tratto la porta si aprì, davanti a me si presento una ragazza....scompigliata, le vesti eleganti ma seminuda quasi. Notavo la perplessità del Chevalier e d'un tratto mi venne in mente quella scena vissuta con Guisgard..a pensarci ora fu davvero divertente. La ragazza non dava retta alle nostre richieste..."Milady" dissi in tono secco "non toglieremo troppo tempo...ai vostri divertimenti, dobbiamo solo chiedere un nulla osta a sostare in questo luogo a Lord Brunos, e poi ce ne andremo, non siamo ospiti, solo viaggiatori di passaggio". Guardavo se vi fossero cappelle in giro...Frate Nicola...era come un incubo diventato, dovevo cercare pure nella cittadina. |
Citazione:
Nel frattempo l'oste, che vedendomi in compagnia del cavaliere non aveva osato trattarmi come la sera precedente, ci portò del cibo. "Uhm" esclamai di gusto davanti al piatto abbondante Lasciai che il cavaliere agguuntasse il cibo e poi continuai" ve ne sarei eternamente grata e così il mio popolo." |
Urez ascoltò con attenzione quelle enigmatiche parole sul misterioso Fiore.
“Sembra si riferisca ad un regno lontano...” disse pensieroso “... visto che le caratteristiche descritte sono di una terra diversa da questa in cui ci troviamo... in verità mi piacciono gli indovinelli...” abbozzò un sorriso e poi tornò a guardare Cheyenne “... e forse questi versi non sono poi tanto diversi da un indovinello... il Fiore che state cercando è senza dubbio nel luogo cantato da quelle rime... in pratica bisogna decifrarle...” assaggiò un po' del cibo in tavola e poi ordinò un altro boccale di birra “... deve trattarsi di un Oggetto fuori dal comune... qualcosa di simile al mitico Vello d'Oro degli Argonauti... una specie di Reliquia dal valore inimmaginabile... un simile Tesoro deve trovarsi per forza di cose in una terra dai tratti fiabeschi e molto probabilmente sarà celato agli occhi di tutti... avanti...” quasi spronando Cheyenne “... ripensate a quei versi... analizzandoli che caratteristiche riuscite a scorgere di quel misterioso paese?” |
La ragazza fissò Altea.
“Ora sir Brunos è impegnato...” disse quasi seccata “... l'unica cosa che posso fare per voi è farvi entrare, in modo da poter attendere di essere ricevuti.” “Non possiamo restare troppo a lungo in questo castello” rispose de Lys “perchè dobbiamo raggiungere gli altri ed aiutarli a montare il tutto per il nostro spettacolo.” “Senza l'autorizzazione di sir Brunos” replicò la ragazza “non vi serviranno a nulla tutti questi preparativi. Se egli vi negherà l'ingresso in città, voi sarete costretti a ripartire.” “Allora faremo così...” mormorò de Lys “... Altea resterà qui, aspetterà di essere ricevuta dal vostro padrone e poi mostrerà a lui il permesso che possediamo di poter sostare in una qualsiasi città del regno.” Prese il permesso e lo consegnò ad Altea. “Vi chiedo questo favore... vi va di restare qui per mostrare a sir Brunos il nostro permesso di ingresso?” Domandò alla nobile di Camelot. |
L'Arconte Meccanico ascoltò in silenzio ogni parola di Clio.
E quando la ragazza terminò di parlare, il signore di Sant'Agata di Gothia restò a fissarla per un tempo che parve infinito. “Abbiamo motivo di credere” disse Mamyon “che qualcuno si nasconda nei meandri di questa città e che miri ad acquisirne il comando.” Ad un tratto l'uomo meccanico si abbandonò ad una grossa risata, lasciano Mamyon sorpreso. “Quando conquistai questa città” tornando serio l'Arconte “la rivoltai come un guanto. Volevo annientare ogni opposizione e ogni fazione legata ai Capomazdesi. E vi posso assicurare che non vi è nulla di oscuro qui a Sant'Agata di Gothia. Non più. Le ultime ambiguità sono svanite con la fuga del vescovo e degli altri ecclesiastici. Si, abbiamo un nemico. Un nemico immondo, che striscia come un serpente e che si nasconde come una civetta nella notte. Ma non si trova qui. Quel nemico è a Capomazda ed è lui il vero pericolo che incombe su di noi. Altri nemici non ve ne sono.” Abbozzò una nuova risata. “Voi avete di certo sognato, milady. Forse sedotta dal fascino del Fiore. Avete avuto un incubo. Probabilmente siete stanca ed inquieta. Vi consiglio di riposarvi prima di partire alla ricerca del Fiore.” “Milord, io credo...” fece Mamyon. “Cavaliere...” interrompendolo l'Arconte “... la vostra amica credo sia molto stanca... l'aria di Sant'Agata di Gothia, con i suoi miti e le sue leggende, esercita su di lei una misteriosa suggestione... fossi in voi la riporterei a casa per farla riposare... vi concedo una mezza giornata libera, così da potervi occupare di lei.” “Si, milord...” annuì Mamyon. “Ci rivedremo domani.” Fissandoli l'Arconte. “E' tutto.” E uscì dalla sala. |
Abbassai lo sguardo e mi voltai verso la finestra, se avessi pronunciato una sola parola, sarei scoppiata a piangere.
No, non volevo versare più una lacrima. Avevo pianto abbastanza. "..Visto?" dissi piano a Mamyon "…nemmeno l'arconte ci ascolta.. persino adesso mette in dubbio le mie parole..". Strinsi i pugni "..Detesto non essere creduta, detesto che mi si dia della pazza visionaria.. è una cosa che non sopporto.. che mi fa imbestialire..". Alte nuvole coprivano il sole, quella mattina d'autunno, e il silenzio del bosco era rotto soltanto dai tonfi dei sassi che, implacabili, cadevano nel lago, uno dopo l'altro. Guardavo quella distesa d'acqua, e avrei voluto che insieme ai sassi affondassero la mia tristezza e la mia rabbia. "..Buongiorno, Signorina Clio.. cosa ci fate fuori dal palazzo a quest'ora del mattino?" una voce gentile alle mie spalle. "..Sono sola, Lucius.." risposi senza voltarmi. "...Oh, che è successo?". Il ragazzo legò il cavallo ad un albero e mi si sedette accanto, cercando di vedere l'espressione del mio viso. "..Ehi.. Clio.. Che succede.." ripetè piano. Scossi la testa, non riuscendo a trattenere le lacrime. "..Indovina… Mia madre.." presi un sasso e lo buttai nel fiume con forza, e questo cadde con un tonfo sordo "..è entrata nelle mie stanze urlando.. mi ha detto che non è vero niente… che sono una bugiarda… ah, e che Dio mi punirà, ovviamente.. ma io.. ho detto la verità.. devi credermi..". Lucius mi abbracciò in silenzio. "…io ti credo, Clio.. non devi ascoltare quello che dice.. lo sai com'è.. non sopporta che qualcuno la pensi in maniera diversa… solo quello che dice è verità il resto è menzogna.. dai, Clio.. non piangere.. ci sono qua io adesso...". "...che farei senza di te, amico mio.." posando la testa sulla sua spalla. "..Dai, su.. non ho intenzione di vederti piangere.. forza, in piedi..". Mi aiutò ad alzarmi, gentilmente. "..Guarda..." disse poi racogliendo un sasso da terra "...devi lanciarlo così.." prese la mia mano sulla sua e lanciò il sasso lontano, facendogli fare tre rimbalzi. Sorrisi. "..oh, ecco qua.. un bel sorriso… non la ascoltare… nessuno ha il diritto di mettere i dubbio le tue parole...". E, così dicendo, mi diede un altro sasso piatto e levigato. "..Forza.. tocca a te, ora.." facendomi l'occhiolino. Sorrisi a quel ricordo lontano. "..Che facciamo ora?" dissi prendendo le mani del cavaliere tra le mie "...abbiamo tutta la giornata da passare insieme.… mi sembra un ottima cosa.." con un sorriso. "..muoio di fame.. dai, andiamo a mangiare da qualche parte…" guardandolo negli occhi "..poi mi porterai in una biblioteca come ti ho chiesto? Come vedi, dovremo cavarcela da soli… anzi.. lo sai che dovrai proteggermi da lui se scoprirà quanto abbiamo deciso sul viaggio, vero?" gli sussurrai. "..Dai, lasciamo questo posto.." continuai prendendolo per mano "...decisamente non fa per me...". |
Annuii alle parole del Chevalier de Lys, anche se il fatto di rimanere sola in posto che non conoscevo non mi rassicurava molto, e da come si era presentata quella donna sembrava pure un posto strano.
Tuttavia presi in mano da de Lys il lasciapassare.. "Non preoccupatevi sir de Lys, attenderò pazientemente che Lord Brunos si liberi dalle sue incombenze" e sorrisi pensando a chissà quale espressione avesse invece il cavaliere mascherato. Attraversai con la donna una parte del giardino, sotto un porticato con profumati glicini cascanti e mi accomodai nell'atrio della dimora. Iniziai ad aspettare...impazientemente e guardandomi attorno notando la casa finemente arredata e sperando mi facessero almeno accomodare o apparisse presto questo indaffaratissimo Lord Brunos. |
Ero ancora appoggiata distrattamente all’arco che incorniciava la finestra, scrutando il cielo ormai stellato attraverso la tenda leggera, quando udii quelle voci proprio fuori la mia porta.
Ruotai gli occhi in quella direzione, dunque, e rimasi in ascolto... poi sorrisi leggermente... quei due non andavano proprio d’accordo, pensai. Pochi istanti dopo sentii la porta aprirsi... “Accendi pure le candele, Marijeta...” dissi, allora, da quell’oscurità “Sarà opportuno prepararsi, giacché siamo attese...” Mentre la donna si apprestava ad illuminare l’ambiente, dunque, io mi avvicinai al mio baule e lo aprii... Marijeta aveva provveduto a preparare il mio bagaglio con gli abiti meno appariscenti che possedevo, ciò nonostante li tirai tutti fuori e ne scelsi con cura uno... era di un vago color ocra, con sottilissimi ricami d’oro... sorrisi tra me, pensando che sir Guisgard non avrebbe di certo approvato quella scelta. Poco dopo ero pronta... io e Marijeta, dunque, uscimmo dalla mia stanza e raggiungemmo Guisgard sul terrazzo. |
Aspettai prima di rispondere alla domanda di Urez, riflettei a lungo sulle sue parole e sulle poche indicazioni che avevo, sull' indovinello.
"Certamente" mormorai quasi tra me e me" deve trattarsi di un regno fondato da molto, con una storia quasi epica e sicuramente gloriosa, l'enigma parlava di fiumi e valli quindi non po' di certo essere collocato in questa regione che é quasi completamente ricoperta da colli e colline. Un regno che ha visto battersi per lui uomini valorosi e ha udito ballate in suo nome...uhm" mi interruppi per cogliere qualche segnatle dal mio ascoltatore ma Urez manteneva la sua solita espressione" credo che sia necessario riportare alla memoria quelle storie miste a leggende che spesso vengono narrate quando si é bambini, l'enigma infatti sembra suggerire che intorno a questo regno ci sia un velo di magia e mistero...vediamo...voi avete citato gli Argonauti...sono quasi convinta che anche il nostro enigma faccia riferimento a un episodio del genere...uhm..poi cosa diceva..ah si..parlava della forma del castello..beh da quello che ho udito dal resoconto di alcuni mercanti questo tipo di costruzione é tipica del sud della Britannia, di certo io non ho visto nulla di simile qui in Caledonia...devo ammettere però di non aver mai viaggiato molto...voi messer Urez che cosa ne pensate? Ipotizzare che il regno si trovi in Britannia ben coincide con il tipp di edificio descritto e col paesaggio, e può essere valido anche per le guerre che in quei luoghi sono state frequenti al fine di respingere gli invasori" terminata la mia ipotesi guardai Urez che nel frattempo aveva finito un'altra birra. |
Guisgard era sul terrazzo.
Fissava la vasta foresta tutt'intorno, fino alla piana attraversata dal fiume. Il cielo velato, pian piano, aveva visto passare il giorno e giungere la sera, mentre i monti circostanti erano andati sempre più a confondersi con l'incerto incidere dell'imbrunire. Nell'aria si sentiva un rustico odore di bruciato, che saliva lento dall'abitato sottostante, diffondendo nell'aria odori e profumi di quel borgo antico e dormiente. Ad un tratto il cavaliere udì dei passi e si voltò. Vide allora Talia e Marijeta. La principessa indossava un elegante abito color ocra, con ricami d'oro e d'argento. Il vestito cadeva perfettamente, disegnando magnificamente la snella figura di Talia in ogni sua forma. E nel vederla arrivare, Guisgard restò per un attimo a fissarla. Un lungo attimo. “Dunque...” disse Marijeta “... la cena?” Quelle parole destarono Guisgard. “Vi avevo detto di non indossare abiti appariscenti...” avvicinandosi a Talia “... non siamo a corte e non dovete apparire bella a nessuno qui. Ora tornate nella vostra camera e mettete qualcosa di più comune.” “Badate a come parlate!” Fece Marijeta. “Sto solo svolgendo il mio compito, signora!” Replicò lui. |
Mamyon annuì a quelle parole di Clio e poi sorrise.
Non disse nulla, prese solo la sua mano e la portò fuori dal palazzo. “Densesu” disse “dice di aver trovato un posto davvero carino per mangiare... si trova all'inizio del centro cittadino e si raggiunge facilmente attraverso quella viuzza laggiù...” Così condusse la ragazza per quella stretta stradina, fino a raggiungere una caratteristica locanda. Sulla soglia era appesa a scricchiolare un'insegna sulla quale vi era scritto “Locanda del Borgo”. Entrarono e subito si sedettero ad uno dei tavoli. Si avvicinò loro il locandiere e li salutò. “Ma che bella coppia di tortorelle!” Esclamò. “Eh, io riconosco subito due innamorati! E la mia locanda, lontana dalla confusione, intrisa di odori e sapori, nella quiete di queste antiche pietre è il luogo ideale per trascorrere del tempo con chi si ama!” Rise. “Voi non sapete, ma qui, tempo fa, venne a mangiare l'uomo più potente di queste terre...” “Chi?” Chiese Mamyon. “Sua signoria, l'Arciduca di Capomazda.” Rispose a voce bassa il locandiere. “Giunse qui una sera, mentre era di ritorno da una giostra tenutasi in una città vicina... e nel ritrovarmelo davanti, con il suo seguito, beh, mi lasciò tanto meravigliato, quanto intimorito...” “E' un uomo che incute tanto timore?” Domandò Mamyon. “E' risaputo” spiegò il locandiere “che sul cibo egli è uomo assai poco indulgente. Ogni piatto deve essere preparato secondo i suoi gusti, o viene bollato come poco tradizionale, indigesto, inutile e così via.” “E la vostra cucina piacque all'Arciduca?” Incuriosito Mamyon. “Vi dico solo questo...” con soddisfazione il locandiere “... sapevo che sua signoria ama i formaggi... allora preparai uno sformato con formaggi e salumi, una pastella di farina e uova appena dorate. Il tutto servito con verdure e ortaggi coltivati proprio nel mio campetto, arrostiti e insaporiti con olio, peperoncino e alloro.” Rise. “Alla fine l'Arciduca ne fu straordinariamente soddisfatto!” “Ma allora siamo capitati nel posto giusto!” Esclamò Mamyon. “Cosa vuoi assaggiare, Clio?” Rivolgendosi alla ragazza. |
Fissai Guisgard per un lungo attimo, a quelle parole...
la mia espressione era neutra, distante, impenetrabile... “E’ un ordine, questo... per caso?” mormorai. I miei occhi erano nei suoi e ne ricambiarono lo sguardi penetrante per un altro lungo momento ancora, in silenzio... poi, all’improvviso, un lieve sorriso mi sfiorò le labbra... “Oh... ma perché non vi rilassate, invece... mio caro fratello?” dissi quindi, con aria appena divertita. Delicatamente mi appoggiai al suo braccio, allora, e mi voltai verso la grande porta finestra che dava all’interno... “Andiamo a cena, ora...” gli mormorai pianissimo, incitandolo con un leggero movimento della mano sul suo braccio a muoversi “E state tranquillo, sir... sono certa che questa sera, qui, non ci sarà nessuno che potrebbe trovarmi... bella! Non è così?” Gli lanciai appena un’occhiata, indecifrabile... poi tornai a guardare davanti a me. |
Cheyenne aveva appena finito di parlare ad Urez, quando qualcuno si avvicinò al loro tavolo.
“Scusatemi...” disse l'uomo “... sono un mercante e senza volerlo ho sentito i vostri discorsi... e mi ha incuriosito quello strano indovinello...” “Volete aiutarci a decifrarlo?” Chiese Urez. “Non ho questa pretesa...” fece il mercante “... ma per esperienza forse potrei farvi guadagnare qualche indizio...” “Sentiamo.” Annuì Urez. “Beh, per prima cosa...” mormorò il mercante “... se queste parole provengono da questa regione, allora eliminate pure la Britannia e qualsiasi altra terra che non abbia a che fare con Capomazda.” “Perchè?” Domandò Urez. “Perchè in questi luoghi che orbitano attorno al ducato, domina la cultura Capomadese in ogni sua forma. E tutto ciò a cui è riconosciuta una certa importanza deve per forza di cosa riguardare Capomazda. Terre non legate al ducato sono da sempre considerate non del tutto civilizzate.” “Megalomani questi Capomazdesi!” Esclamò Urez. Il mercante sorrise. “Quindi questa fantomatica terra” fissandolo il cavaliere “deve per forza essere Capomazda...” “O uno dei suoi domini.” Replicò il mercante. |
Ad un tratto Altea udì dei passi.
Un attimo dopo apparve un uomo di bell'aspetto, con capelli scuri ed ondulati, sguardo sicuro, portamento fiero e vestito con una camicia bianca, giacca di camoscio e pantaloni da caccia racchiusi in alti stivali di cuoio. “Sei una delle ragazze giunte dal borgo...” disse “... vero?” La fissò. “Non sei niente male... occhi chiari, bionda... si, mi piaci... decisamente... ora ti farò indossare qualcosa per la notte, che metta in evidenza il meglio del tuo corpo... così sarai pronta per stanotte...” |
Guardai Mamyon ascoltare le parole del locandiere, osservai i lineamenti del viso, cercando di imprimere nella memoria ogni sua espressione.
Sorrisi, quasi non mi pareva vero quel momento di pace. "....Beh... Come potrei scegliere, se questo luogo è davvero così di qualità? Mi fido del vostro giudizio, Messere... Assaggerò volentieri la vostra specialità, qualunque essa sia.. Non sono esigente come l'arciduca, certo, ma apprezzo il buon cibo.. E il buon vino, s'intende..." Con un sorriso. Mi voltai verso Mamyon "...tu, invece, volevi assaggiare qualcosa in particolare?". Sorrisi nuovamente, senza staccare gli occhi da quelli del cavaliere. Sembrava incredibile, con tutti i problemi e le disavventure che dovevo affrontare, ma avrei voluto che quella pace durasse per sempre. Presi la sua mano nella mia, e restai a guardarlo sognante per un tempo che mi parve infinito. |
Mi voltai...passi veloci che scendevano le scale, vidi quell' uomo davvero affascinante, nel portamento e nell'aspetto e cosi sfoderai il mio miglior sorriso nel salutarlo con un leggero inchino, che andò lentamente a socchiudersi nella mia bocca ad udire quelle parole guardandolo sbigottita..."Ci deve essere un errore...sir..anzi immagino voi siate Lord Brunos. Io non vengo dal borgo, anzi sono pure di sangue nobilissimo" esclamai con sguardo fiero mettendo in bella mostra la spilla del casato appuntato sul busto.."non ho intenzione di passare la notte nel vostro Palazzo, sebbene lo trovi veramente di un fascino particolare, questo gusto orientale che adottate nell'arredamento dona un chè di particolare e..sensuale direi" dissi osservando quel palazzo particolare.."Eppure non sono nemmeno qui per dei motivi..ambigui..." gli porsi il lasciapassare "sono con la Compagnia Teatrale del Chevalier de Lys, e confidiamo nella vostra generosità nel volerci far sostare per un loro spettacolo, sono certa non lo negherete, visto non vi è motivo". Ma sentivo gli occhi di quell'uomo addosso a me scrutarmi in modo troppo persistente.
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Guisgard avrebbe voluto impedirgli di indossare ancora quell'abito e avrebbe voluto replicare con forza alle sue parole, ma quando Talia lo sfiorò, quando la sua mano prese il braccio di lui, il cavaliere avvertì un sussulto, un fremito.
Averla così vicino, guardare i suoi occhi, la sua bocca, il suo viso, riuscendo ad avvertine il profumo e a sentire il tocco della sua pelle, per un attimo annientò ogni volontà di Guisgard. E così si lasciò ammansire, per un istante, dalla voce di lei. Si diressero allora verso il pian terreno, dove Tanis avrebbe servito la cena. “Sapete benissimo di essere bella, altezza...” disse lui a bassa voce, mentre scendevano le scale “... e non solo bella...” la sua voce si fece lenta, quasi incerta “... ma non è questo il punto... in questo borgo non ci sono donne simili a voi... e probabilmente in nessun altro luogo... e dunque non passerete di certo inosservata... forse avrei dovuto portarvi in un monastero...” Giunsero in una vasta sala e Tanis fece loro prendere posto a tavola. “Cosa desiderate?” Chiese la marionetta. “Abbiamo antipastini di pane abbrustolito e accompagnati da formaggi fusi, verdurine tritate e salsine di aromi e spezie. A seguire una minestra di verdure, cereali e crostini, per poi accompagnare il tutto con focacce rustiche e grigliata mista. E per finire trionfo di Crema Noliana, con frutta di stagione e biscotti al miele. Ovviamente vini della miglior scelta e sidri.” “Quanti servitori hanno lavorato a tutto questo?” Chiese stupita Marijeta. “Io soltanto, signora.” Rispose Tanis. “Il padrone detesta avere troppi servitori.” |
Mamyon strinse anch'egli la mano di Clio e le sorrise.
“Allora” disse poi al locandiere “ci rimetteremo al vostro giudizio. Siamo certi che ci stupirete.” “Un momento!” Esclamò il locandiere. “Ma certo! Perchè non ci ho pensato prima! Tempo fa, alcuni nobili si fermarono qui ed entrarono nella mia locanda. E quel giorno, aveva voluto il Cielo, due di loro, marito e moglie, festeggiavano l'anniversario delle loro nozze. E per loro preparai qualcosa di speciale. E se volete, per voi, rifarò lo stesso piatto.” “Ottima idea!” Esclamò Mamyon. Il locandiere annuì e poi andò via. Il cavaliere allora riempì i loro due bicchieri e poi ne diede uno a Clio. “Brindiamo...” fissandola “... alla ragazza più bella... e al cavaliere più fortunato... perchè sei qui con me e in nessun altro luogo... perchè sono i miei occhi quelli che stai guardando ora... e brindiamo alla vita... perchè non mi è mai sembrata così bella come adesso...” |
Lord Brunos fissò Altea con ancora più attenzione, per poi prendere il permesso che lei mostrava.
“Attori itineranti...” disse leggendolo. Tornò a guardarla. E quello sguardo non tentava di celare nulla. Quell'uomo la desiderava. E intensamente. I suoi occhi erano su di lei, sui suoi capelli, sul suo viso e sulla sua pelle. “Concederò il permesso...” continuò “... ma lo farò per voi, in omaggio alla vostra bellezza... a patto però che trascorriate tre giorni qui nel mio castello...” |
A quelle parole di Guisgard, sulle scale, i miei occhi ruotarono su di lui...
“Davvero?” sussurrai, altrettanto piano “E cos’è la bellezza, ditemi? Esiste qualcosa di più fugace, fuggevole, fasullo? Un poeta ha scritto che la bellezza è una moneta che ha corso e validità in un solo giorno, e poi perde ogni valore... Diffidate di ciò che è bello, sir... poiché domani potrebbe non esserlo più!” Tornai a guardare davanti a me per qualche momento... la mia espressione era distante, come velata da qualcosa di indecifrabile, di impalpabile... poi, all’improvviso, mi riscossi... tornai a guardarlo e sorrisi appena... “Quanto alla mia sicurezza...” mormorai, in tono leggero “Beh... che io ricordi, non vi ho mai promesso che sarebbe stato facile, sir... non è così?” Citazione:
poi si spostarono su Tanis e poi su Guisgard... “Questo nostro ospite...” dissi “E’ di certo straordinario... quanta attenzione pone per dei semplici viandanti... Credete...” tornando a scrutare Tanis “Credete che potremmo ringraziarlo personalmente?” |
Un attimo di silenzio..deglutii e sentii le mie mani sudate, segno di tensione.
Pensai alla Compagnia Teatrale, al fatto che era stata cacciata via da Santa Agata di Gothia in quel modo orribile e gli attori erano stati umiliati per ben due volte e il guadagno era stato misero per loro...la loro gentilezza nell'accogliermi nel carozzone e nel cercare la collana. Fissavo quell' uomo e potevo leggere nel suo sguardo un chè di ambiguo nei miei confronti, ma certo se io ero ferma e risoluta, non avrebbe ottenuto ciò che voleva, non poteva costringermi...una via di fuga vi era sempre. "D'accordo Lord Brunos" sorrisi falsamente "anzi vi ringrazio per la vostra..ospitalità, ma vi rammento che non avete a che fare con una donna di borgo, ma con una contessa, quindi vi pregherei pure di moderare i vostri modi poco consoni a voi e anche alla mia posizione" dissi in tono secco.."ovviamente, vorrei che mandaste un vostro servitore a dare permesso alla Compagnia Teatrale di poter iniziare i preparativi e vorrei pure conferire con il Chevalier de Lys...vedete, devo essere presente alla loro recita, se volete potete allietarci con la vostra compagnia" sorrisi ambiguamente. Alzai gli occhi al Cielo...certo qui non poteva trovarsi Frate Nicola!! |
“Sarete voi stessa, milady, a portare il permesso ai vostri amici.” Disse Brunos ad Altea. “Ma solo al termine dei tre giorni trascorsi qui. Nel frattempo loro prepareranno lo spettacolo. Avete la mia parola che vi sarà concesso il permesso di restare qui nel borgo per tutto il tempo. Basta solo che accettiate di trascorrere al castello i prossimi tre giorni. E vi assicuro che saranno estremamente piacevoli.” Battè le mani e arrivarono delle servitrici. “Fate preparare abiti e gioielli per la nostra ospite. E voglio che tutto sia degno della sua bellezza.” Ordinò Brunos.
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“Le monete” disse Guisgard “perdono valore perchè cambiano i regnanti e i loro volti devono cedere il posto al nuovo potere... ma se su di una moneta vi è un'immagine di valore assoluto, allora essa circolerà per sempre...” sorrise “... altezza, io conosco Capomazda... lì da secoli vi è una sola moneta, il Taddeo, che reca l'immagine della Santa Croce da un lato e il simbolo dei nobili Taddei dall'altro... e nessun mortale oserebbe negare il valore di quella moneta, poiché essa è coniata per durare per sempre... e anche per la bellezza è così... quando è assoluta, essa dura per sempre...”
“Bellezza assoluta?” Ripetè Marijeta. “Ora siete anche un filosofo? Comunque, nulla dura per sempre. Soprattutto la bellezza.” “La bellezza” replicò Guisgard “sta in molte cose... due occhi belli resteranno tali per sempre...” fissando Talia “... così come due labbra rosee daranno eternamente gli stessi baci... bellezza vuol dire molte cose... è un qualcosa che si sente, non solo che si vede... la bellezza ha la capacità di farti sentire felice... di darti serenità... da casa mia si vede una rigogliosa campagna... e ricordo che da piccolo restavo ore a guardarla... mi faceva stare bene... e la guardavo d'Estate, quando i campi erano in fiore e gli alberi carichi di frutta... ma anche d'Inverno, quando il paesaggio spoglio conferiva a tutto quel mondo una vaga malinconia, una dolce nostalgia... e mai, in nessuna stagione, ho pensato che quella campagna fosse meno bella...” chiuse gli occhi e assunse un'espressione indefinita “... ma forse siamo diversi... forse voi appartenete ad un altro mondo... e sono sciocchi probabilmente i Taddei a credere di poter congiungere mondi così diversi...” fissò Tanis e cambiò espressione “... già, quando potremo ringraziare direttamente il tuo padrone?” “Egli non ama essere ringraziato.” Rispose la marionetta. “E' estraneo a tutto ciò che di futile esiste al mondo.” E cominciò a servire loro la cena. |
C'era una panca in pietra...mi andai a sedere....e cominciai a pensare....mentre tutti parlottavano con il priore, Orez...fu il piu' divertente nella risposta....aveva ragione eravammo messi male, Frate introvabile e Fiore esistente solo nella fantasia dell'a Arconte meccanico......mi alzai e andai incontro al priore...." Voi invece conoscete bene Frate Nicola e la sua storia e tutte le storie che stanno succedendo in questo paese.....se voi stesso aveste deciso di andarlo a cercare ....dove andreste ?...un Frate....come lui dove potrebbe essere cercato da un Frate come voi ?......qui siete peggio che nel mio paese.....omertosi......".....guardai Sawas.....volevo andar via, anche se quell'uomo.....sapeva, avevo i sensi all'erta, non potevo battere la testa continuamente, non avevo mai uno spiraglio di luce........un Frate, puo' chiudersi in preghiera in un monastero.....in una chiesa o nella casa di una famiglia a lui molto fidata e cara, ma cosa ne sapevo io di Frati......pensai a mio marito, quando miparlava della sua religione, quando mi spiegava cosa poteva un uomo spingere ad amare Dio.....ero entrata in chiesa molte volte con lui......ma questo non bastava a farmi conoscere il mondo cristiano...." Frate Nicola....deve essere una persona molto particolare.....cosa ha di speciale.....ditemi e' possibile che noi non possiamo sapere ?..."....
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Fissavo Guisgard...
ed il mio sguardo, via via, si andò indurendo... “I Taddei...” ribattei seccamente “I Taddei sono sciocchi solo a credere di poter trattare il mondo come fosse una loro proprietà... di poter disporre di tutto e di tutti... e di poter asservire ciò che non gli appartiene facendosi largo a viva forza e a sonora prepotenza!” Lo fissai ancora per un momento, fredda e distante... poi abbassai gli occhi sul piatto... “E adesso non voglio parlarne più!” mormorai, iniziando a mangiare. |
Ringraziai calorosamente il mercante per il suo prezioso aiuto.
"Bene ora sappiamo per lo meno dove dobbiamo dirigere le nostre attenzioni... Capomazda o uno dei suoi domini..." mormorai riflessiva. "Ora non mi resta che individuare la via per giungervi e poi da li potranno partire le mie ricerche". A quel punto ebbi per un momento la tentazione di alzarmi, interrogare il mercante sulla strada e poi partire immediatamente ma poi guardando Urez mi parve di leggere la sua forte intenzione di partecipare più attivamente di come era stato fin ora alla mia ricerca. In sua presenza infatti mi rivolsi al mercato che gentilmente ci spiegò la via più rapida per arrivare al cuore di Capomazda. "Vi ringrazio nuovamente di cuore signore per il vostro aiutoX" dissi per congedarmi dal mercante che si allontanò. Urez pareva in attesa di un mio invito che infatti non tardò" Mi chiedevo messer Urez se per caso ci fosse in voi l'intenzione di accompagnarmi in questa mia ricerca o se questo non vi interessa vi chiedo almeno di accompagnarmi fino a Capomazda al fine non perdermi per la via" |
Mi morsi il labbro, le mie intenzioni erano quelle di parlare con il Chevalier de Lys, e anche di riferirgli che ero qui e di non preoccuparsi..."Ma mi verranno a cercare milord, non vedendomi arrivare, si preoccuperanno è ovvio e loro senza il vostro consenso non possono accamparsi qui, stanno aspettando, almeno avvisateli vi prego"..non ebbi nemmeno il tempo di continuare o replicare che subito mi trovai scortata da delle servitrici che mi portarono in una camera sempre decorata alla orientale, sembravo quasi Sherazade in quella sala.
Vidi passare davanti a me vestiti e gioielli, ma io mossi una mano..."Per me è indifferente, vedete voi..non ho da fare colpo su nessuno io, e gentilmente vorrei un bagno caldo..molto caldo, ho avuto un lungo viaggio". Immersa nella acqua calda e profumata mi guardavo nello specchio di fronte a me pensando quanto sciocca fossi stata, mi ero lasciata ingannare, speravo quell'uomo non fosse poi cosi pericoloso, ma gli avrei fatto capire che non avrebbe ricevuto nulla altro da me...mi aveva solo chiesto di trascorrere tre giorni in quel sontuoso palazzo e nulla altro...direttamente no...e dovevo giocare su questo..in alternativa vi era la finestra per scappare..e guardai la piccola loggia con le vetrate dai tanti colori che facevano vari giochi di luce. |
Presi il bicchiere che Mamyon mi porgeva con mani tremanti, lo alzai verso il suo per brindare.
"...oh, Mamyon... Così mi farai arrossire.." Dissi con un timido sorriso. "...Non sei l'unico ad essere fortunato qui, sai..." Continuai sorridendo "...non riesco nemmeno a immaginare cosa sarebbe stato affrontare tutto questo da sola...". Sorrisi "...sai, ho studiato a lungo gli antichi miti.. E se c'è una cosa che ho imparato da loro è che non si può sfuggire al proprio destino... Ogni cosa avviene per una ragione, sono certa di questo... E se non maledico il giorno in cui ho deciso di partire per questa città, è solo perché qui ho incontrato te..". Alzai nuovamente il bicchiere "...alla vita, dunque... E alla luce che ci attenderá dopo le nuvole più nere...". Gli presi la mano "...Non vorrei essere in nessun altro posto..." sussurrai "Promettimi che non mi lascerai mai sola... Non voglio separarmi da te...". Sospirai "...Ma ne abbiamo di strada da fare prima di poterci permettere un po' di pace duratura... Non mi hai detto più niente da quando abbiamo lasciato il palazzo... Cosa ne pensi dell'atteggiamento dell'Arconte? Ma più che altro... Cosa credi possiamo fare adesso? Abbiamo tempo fino a domattina, poi dovrai tornare al castello... Quel casolare, quello dove mi hai rapita... È sicuro? Posso restare lì per stanotte? Magari in una stanza un po' meno angosciante?" Con un sorriso canzonatorio. |
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