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Recitavo le preghiere di fronte alla tomba di Guisgard, eppure quel luogo mi inquietava...non era tanto per il pensiero io mi sbagliassi e li fosse davvero sepolto lui.
Ma fui destata da una voce e vidi il becchino e guardai Bensuon.."Quello..è uno dei due becchini che quella sera non mi fece entrare..sembra folle, ma sta profanando una tomba? Uno dei due addirittura pure parlava male dei Taddei". Mi avvicinai a lui e lo guardai.."I miei omaggi messere...sono venuta a trovare Lord Guisgard, ditemi chi è solito venire qui a fargli visita?". |
“Si, immagino di cosa voglia parlarmi...” disse De Gur ad Elisabeth, tradendo una certa fretta “... ma purtroppo non posso fermarmi molto, mia cara... sono atteso in caserma... sarà per un'altra volta, padre...” sorridendo con indifferenza al Priore Tommaso e dando poi un lieve e veloce bacio a sua moglie.
Ed uscì. “Temo che non ci è concesso molto tempo, milady...” il priore ad Elisabeth “... dobbiamo andare quanto prima al Cimitero...” |
Il becchino rise a quelle parole di Altea, per poi riprendere a scavare.
Era infatti intento a raccogliere le ossa di una vecchia sepoltura per portale in una nicchia comune. “Oh, un tempo vi giungevano varie persone...” disse “... perlopiù contadini e persone comuni, oltre naturalmente a qualche ricco borghese... oggi invece quasi nessuno più vi giunge... solo l'altra sera vennero su quella cripta due individui... una bella e giovane ragazza dai capelli chiari ed un omone grande e grosso, come un armadio...” guardò Altea “... ma poi perchè dovrebbe venirci gente?” Ridendo. “Tutte le tombe sono uguali, con i propri resti e i ratti e gli insetti che se ne cibano.” |
Edwig viveva in una vecchia capanna, costruita dove un tempo sorgeva una stalla usata dalle vecchie allevatrici del post per far partorire le giovani madri.
E nell'antichità spesso simili pratiche erano viste dalla gente del posto non troppo dissimili da quelle magiche. Era un pianoro erboso ed isolato, con poche piante selvatiche distanti e non lontano da un piccolo canale d'acqua che una volta era invece un gorgheggiante ruscello. E nell'udire la voce di Tessa, la vecchia guaritrice alzò lo sguardo e la salutò con un cenno del capo. “Chiunque attraversa la brughiera” disse Edwig “con un simile tempo deve per forza avere qualcosa di grave da rivelare... magari una colpa o forse un rimorso...” rise grottescamente “... vieni, entriamo in casa...” e la fece entrare nella sua casa per ascoltarla. |
"Avete ragione, siamo tutti uguali davanti a Dio..anche nella vita comune dovrebbe essere cosi, ma non accade ecco perchè vi sono certi tiranni..gente comune..certo, era amato dal popolo" ...i nobili, pensai..ovvio non vengono più per non mostrare a Gvineth e Cimiero che si interessano ai Taddei..."Avete detto una ragazza bionda e un uomo grosso? Beh, normale..forse erano amici..ma avete notato nulla di strano..perchè la gente non viene più secondo voi, nemmeno quella del popolo?"
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Il becchino rise.
“Semplice.” Disse ad Altea. “Perchè la gente dimentica e nessuno è infondo così indispensabile. Morto un Papa, come si dice? Se ne fa un altro.” Rise di nuovo. “E poi i Taddei non erano così Santi come qualcuno vuol far credere. Dopotutto se hanno avuto addosso quella maledizione una certa colpa devono pur averla avuta, no?” Con una smorfia da ebete. |
I miei occhi si fecero di fuoco.."Colpe? Voi avete giudicato pure la scorsa volta, se colpe sono state commesse allora sarà Iddio a giudicarli..non noi comuni mortali..e che colpe avrebbe commesso secondo voi Lord Guisgard? Voi credete a quella maledizione...ma per un errore di un antenato allora gli altri devono pagare? Non mi sembra abbia avuto colpe..ma voi che ne pensate?" ...eppure di notte nei miei sogni sembrava quella Gioia venisse a parlarmi, o era solo il mio subconscio...ma pure il pastore Marion aveva detto di non sfidarla, appunto..ma forse neppure lui ne era convinto, era un discorso che doveva concludersi ancora quello col pastore e prima di andare a Corte...o dopo..a costo di sfidare la brughiera di notte, era proprio nella umile dimora di Marion avevo sfidato la Gioia.
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Il becchino rise a quelle parole di Altea.
“Certo, Iddio.” Disse facendosi il Segno della Croce. “Ma non è forse Iddio Onnipotente che manda i castighi sugli empi? Non libera forse Lui il demonio per tentare e flagellare i peccatori? Dunque” ridendo ancor più forte “i Taddei hanno meritato il loro castigo.” |
Icarius sorrise a Clio.
“Si, vivo qui sin da piccolo...” disse “... o almeno sin da quando ne ho memoria... un posto ideale per innamorati?” Guardandosi intorno. “Si, forse si... ho sempre pensato che qui un uomo possa viverci bene con la propria donna...” tornò a guardare la ragazza “... ma temo che una ragazza di città o di qualsiasi altro posto al mondo disdegni di finire davvero qui... dopotutto queste lande sono amate solo da chi come me vive qui da sempre...” un velo d'inquietudine nei suoi occhi azzurri “... un amico... capisco... ma forse vostro fratello ha ragione... una bella ragazza come voi non può mai essere davvero al sicuro immagino...” In quel momento tornò Afel con il latte di pecora. Ed Icarius ne offrì subito una ciotola a Clio. “Bevete piano...” sussurrò “... assaporandolo lentamente e con gli occhi chiusi... sentirete il sapore ed il profumo di queste terre...” e nel porgerle la ciotola sfiorò le dita di lei con le sue. |
"E' inutile parlare con voi" mi voltai verso Bensuon e tornai sulla tomba di Guisgard, feci il segno della croce e uscii dal camposanto.
Dissi al cocchiere poteva andare a Corte e portare la mia valigia e gli oggetti di Bensuon nella mia camera, poi per lui avremmo trovato una sistemazione. Feci cenno al ragazzo di seguirmi e alzai la veste iniziando a camminare nella brughiera, vedevo del fumo e sapevo la casa di Marion non era lontana e poi volevo vedere quella impronta..e poi? Non sapevo nemmeno io..mi avesse portato via con lui quella Gioia, sarebbe stato meglio. La veste frusciava nell' erba e prendevo degli stecchetti giocandoci nervosamente.."Hai visto Bensuon..ora sai come sono cambiate le cose a Capomazda..i Taddei sembrano essere odiati o li stanno facendo odiare...ormai tutti hanno dimenticato le loro gesta e poi..Guisgard..e non è il primo che parla così..ora capisci perchè devo lottare per sapere la verità, anche per Capomazda stessa, ma io poi chi sono....una povera damina di corte.." scossi il capo. |
Altea e Bensuon camminavano nella brughiera resa ancor più sinistra e cupa dal tempo grigio ed inclemente.
Ed infatti cominciò a piovere ed a soffiare un freddo vento, come se i cancelli dell'Aldilà si fossero aperti di colpo ed il mondo fosse stato invaso dall'alito glaciale della morte. Bensuon prese allora Altea per mano, correndo sotto un'altra e frondosa quercia in cerca di riparo dalla pioggia. “Non è stata proprio una grande idea venire nella brughiera con questo tempaccio...” disse Bensuon, con lo sguardo rivolto verso il cielo nuvoloso “... speriamo smetta presto di piovere o resteremo bloccati qui sotto a lungo...” si voltò e la fissò divertito “... e poi stanotte sarei costretto a scaldarti, bellezza mia...” facendole l'occhiolino. |
Sorrisi a Icarius.
"Beh, non sapete che una donna innamorata seguirebbe il suo amato in capo al mondo?" Mormorai, soavemente con gli occhi in quelli del pastore. "No, in realtà si preoccupa troppo, so badare a me stessa... Ma mi piace pensare che il suo preoccuparsi per me non sia mancanza di fiducia ma un modo per dimostrarmi il suo affetto.." Con un velo di tristezza. Volevo dirgli meno menzogne possibili. Da sempre.. Quindi ricordava perfettamente la sua infanzia li? Come era possibile? Quando tornò Afel col latte, sorrisi al pastore e annuii lentamente, mentre un brivido mi attraversò a quel tocco leggero, che accese i miei occhi di un ardore che cercai di mascherare chiudendo gli occhi immediatamente. Così, seguii le sue istruzioni, e assaporai la campagna, i suoni, i colori, le sensazioni che trasmetteva attraverso quella ciotola di latte. Poi, lentamente, aprii gli occhi. |
Ad un tratto la pioggia iniziò a scendere copiosa e Bensuon mi portò sotto una grande quercia e lo guardai.."Oh, il tempo migliore per camminare in un posto come questo non pensi.." e vidi un lampo e udii un tuono, proprio come quel ricordo avuto prima..chissà forse era un segno.
Mi sedetti su un tronco sotto l' albero.."Bel posto per ripararci...se arriva un fulmine sai che fine facciamo sotto questo albero? Non dirmi hai paura...io no..affatto..non ricordi la mia vena gotica che mi caratterizza?". Alla fine egli esordi con quella battuta e risi..."Eh certo, perchè tu mi hai seguito solo per me, non per amicizia di Guisgard vero?" e guardavo la campagna che sembrava lavare i mille misteri di secoli che racchiudeva e posi la testa sul tronco della grande quercia osservandola in religioso silenzio. |
Clio sorseggiò quel latte, assaporandolo piano con gli occhi chiusi.
Gli effetti ed il calore di quella lieve carezza dettata dal leggero tocco delle dita di Icarius sulle sue era ancora vivo, quando tutta una serie di sensazioni avvolsero l'animo della bella piratessa di Miral. Allora la forza della lussureggiante e primordiale campagna Capomazdese invase i suoi sensi, con i profumi, gli odori ed i sapori di quell'antica e nobile terra. Fu un attimo, ma lungo ed indefinito, come se il Tempo si fosse fermato. Clio allora avvertì il corso del giorno fuggente, l'odore delle bacche selvatiche, i licheni e i salici, i lievi pendii popolati di cespi e lamponi, come una visione della verginale Primavera nascente. E poi, sempre con gli occhi chiusi e col denso senso di dolcezza di quel latte sulle labbra, vide il bianco gregge che correva tra prati e ruscelli nel magico chiarore del giorno, che come un sorriso accoglieva il dorato alone del grano nuovo e rigoglioso. Ed ancora il Sole che tramontava, lasciando la bella e mistica sera dipanare tra purpurei splendori e vermiglie nostalgie. Ed infine la notte amica, col suo chiuso ed appartato mistero, di ogni sognatore ed innamorato, simile ad una donna sconosciuta dal volto celato e gli occhi sognanti di stelle e firmamento incantato. Poi Clio lentamente riaprì gli occhi, mentre quelle magiche e bucoliche sensazioni scivolavano via lungo la sua pelle, causandole brividi ed emozioni appaganti e serene. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...45bfc59b0e.jpg |
Raccontai ad Edwig della mia visita al carcere, del prigioniero dalla maschera di ferro, dei discorsi carpiti ai carcerieri, del volto intravisto dalle sbarre e del mio sogno. Le parole uscivano come un torrente in piena e fui grata ad Edwig, che mi ascoltò per tutto il tempo senza proferire parola, con la fronte aggrottata e lo sguardo attento, a tratti preoccupato.
"Edwig, voi mi conoscete da tempo e sapete che non sono donna dalle facili fantasticherie. Ma sento che quell'uomo nascosto dentro al carcere ha bisogno di aiuto. Ma sono una donna sola, per me il carcere è inavvicinabile e non so come venirne a capo. Vi prego, aiutatemi a trovare una soluzione!" |
Quando riaprii gli occhi, l'intensa serenità che mi avevano trasmesso quelle sensazioni senza tempo ancora mi pervadeva, riuscendo a cacciare il dolore con cui ero abituata a convivere.
Ed erano mesi che non mi sentivo tanto serena. Lui era lì, i suoi occhi azzurri nei miei, anche se mi guardava in modo diverso, e mi mancava quella luce nei suoi occhi. Mi chiesi se lui riuscisse a leggere nel mio sguardo, ma certo non avrebbe compreso. Non mi importava, la mia amata nonna diceva sempre che a tutto c'è rimedio, meno che alla morte. Se lui davvero non era morto, avrei fatto in modo di riaccendere quella luce nel suo sguardo. "Grazie..." Mormorai, tremendamente sincera, anche se quella parola semplice e abusata racchiudeva molto più di quanto non sembrasse. Gli porsi la ciotola, sfiorando nuovamente le sue mani. "Io.." Esitai "Dovrei andare..." Mormorai, anche se i miei occhi dicevano altro. Ma dovevo andare, non potevo neanche esagerare. Anche se era difficile, dovevo staccarmi da lui, altrimenti avrei ottenuto l'effetto contrario. Lui non poteva sapere. Ma speravo vivamente che non mi avrebbe lasciato andare così, altrimenti mi sarei inventata una scusa per rivederlo. "Se.. Poteste... Si insomma.. Indicarmi la strada per la capitale..." con un timido sorriso. |
Edwig ascoltò con attenzione ogni parola di Tessa, smarrendo pian piano il suo sorriso sul volto rugoso ed accogliendo invece un'espressione austera e gravosa.
Si avvicinò allora al braciere e cominciò a muovere i tizzoni ardenti con una pala. “Da quando i duchi sono morti” disse piano “tutto sembra essere caduto nel caos in queste lande...” tornò a sorridere “... i due viscidi aguzzini hanno gettato ovunque il loro sguardo lercio, lasciando germogliare melma...” si voltò a fissarla “... da ciò che mi hai detto il capo del carcere prova interesse per te e ha chiesto quei vecchi testi da consultare... ebbene torna al monastero, prendi quegli annali e recati ancora alla prigione... quell'uomo è stolto e crederà che in te ci sia interesse verso di lui, dandoti la possibilità di poterti muovere in quel luogo e scoprire di più su quel prigioniero... le occasioni non mancheranno, vedrai...” tornò a fissare i tizzoni nel braciere, come se vi leggesse qualcosa “... ma bada che quel prigioniero cela un segreto e strane forze ruotano intorno a lui... se continuerai ad addentrarti in questa storia, dovrai viverne gli eventi fino alla fine...” |
“In verità” disse Bensuon ad Altea “non sono mai stato un grande amico di Guisgard. Certo, lo rispettavo e gli portavo obbedienza, ma nulla più. E poi il solo fatto che tu ancor oggi pensi a lui me lo rende antipatico.” Rise.
Poi, ad un tratto, i due udirono uno strano rumore. Come se qualcuno lavorasse su del marmo. “Ma cosa può essere?” Fissando la brughiera Bensuon. “Qui vivono solo pochi contadini... chi dunque lavora col marmo?” |
Icarius ebbe un moto di delusione a quelle ultime parole di Clio.
“Si, certo...” disse annuendo, per poi avvicinarsi alle spalle di lei “... per di là...” indicando col dito un sentiero e sfiorando con la mano i biondi capelli della ragazza “... percorretelo tutto e vi troverete lungo la strada maestra... io non sono mai arrivato laggiù, ma so che da lì si raggiunge la capitale...” la guardò quasi titubante “... immagino il vostro amico vi starà cercando...” In quel momento cominciò a piovere sulla brughiera. |
Mi scappo una risata.."Antipatico? Se pensi sia morto..provi antipatia per un morto?"...mi stavo rendendo conto come le persone non davano peso ai sentimenti..come fosse facile dimenticare una persona a cui si era legate in modo forte.
Poi il rumore di uno scalpello come se qualcuno stesse lavorando marmo.."Forse un artista..ispirato come me da questa atmosfera primordiale e misteriosa..". Mi alzai.."Avanti andiamo a vedere, seguiamo quel rumore, sembra la pioggia sia lieve ormai, non vorrai pure tu avere paura della umidità per i tuoi capelli". E piano iniziai a guardarmi attorno e seguire quel rumore. |
A quelle parole di Galgan la porta cominciò ad aprirsi.
Apparve allora un venerabile eremita, dalla lunga e canuta barba, i capelli bianchi e corti ed il viso segnato dal tempo e dall'austera sua condizione. “Ebbene...” disse al cavaliere “... vi ascolto.” “Non è buon regola” fece Lucas “invitare gli ospiti ad entrare, padre? Anche gli antichi pagani infatti, ho sentito dire, tenevano in gran conto l'ospitalità.” “Questo perchè” replicò il religioso “essi non dedicavano tempo alcuno nella loro giornata alla preghiera ed alla meditazione, ma amavano invece solo gozzovigliare e peccare. Per questo hanno perduto la libertà ed il loro vasto impero.” Sentenziò con preciso riferimento alla perdita d'indipendenza delle libere cittadine della Grecia e alla Conversione dell'Impero Romano da pagano a Cristiano. “Su, entrate...” facendo segno ai due di entrare “... ma badate di far in fretta.” |
“A me sembra piovi come prima...” disse Bensuon ad Altea.
Ma poi, davanti alla decisione della dama de Bastian, il finto duca comprese che c'era poco da fare. Così i due seguirono quell'insolito rumore, camminando tra la brughiera ormai densa dell'imbrunire e sotto la pioggia. Ed infine giunsero in un luogo. Era un antico ed abbandonato Cimitero Longobardo. E lì vi era una capanna, da cui proveniva quel rumore. |
"Infatti piove come prima...altrimenti ti saresti fermato li".
Il finto conte non aveva capito quanto caparbia era una de Bastian..e camminammo fino a raggiungere un Cimitero Longobardo. Mi fermai stupita..."Forse costruiscono una lapide commemorativa..viene da quella capanna, andiamo a vedere". Mi strizzai i capelli e la gonna bagnata e lentamente entrai nel cimitero fino a raggiungere quella capanna.."Vi è nessuno..scusate l'intrusione ma..ci siamo persi" dissi facendo l' occhiolino di intesa a Bensuon. |
Abbassai gli occhi.
Me l'ero immaginata quello sguardo deluso? "Già..." Mormorai piano, per poi sospirare "Un fratello mi bastava.. Due sono eccessivi.." Ridendo piano, ma senza allegria. Lo guardai ancora, intensamente. "Grazie..." Mormorai, con un sorriso "Probabilmente mi aspetta una bella ramanzina, ma.. Ecco.. Io..." Alzando nuovamente gli occhi su di lui "Sono contenta di essermi persa... È stato un piacere conoscervi... Grazie ancora..." Arrossendo, per poi voltarmi verso la strada. Mi ero esposta anche troppo, dovevo andare. Presi un profondo respiro e mi incamminai piano, mentre una pioggia copiosa si riversò sulla brughiera. "Fantastico.." Mormorai pianissimo, sarcastica. Ma ad ogni passo speravo di sentire la sua voce che mi chiamava, o la sua mano sul mio polso. Andiamo.. Non lasciarmi andare.. Dimmi di tornare a trovarti almeno, no? Non vorrai che torni indietro io? Non vorrai lasciarmi davvero la prima mossa? Mi sono già sbilanciata abbastanza. Intanto, la pioggia mi aveva infradiciato completamente, ma non mi importava. |
Indifferenza......la cosa che piu' faceva male era l'indifferenza....e il Priore non era un uomo che non notasse anche i piccoli particolari.......presi quel bacio...come per la miseria Divina un uomo getta un tozzo di pane ad un affamato.....allo stesso modo strinsi le mie labbra sul sapore delle sue....ando' via come una folata di vento...non seppi neppure giudicare...se andasse in caserma o da una donna di poco conto......ero come se...già, si ero come se ad un bambino intento a raccontare ad un adulto una cosa stupenda...quell'adulto lo avesse preso a ceffoni sul volto........." Si Padre..possiamo andare...avete ragione e' molto tardi e io ho perso solo del tempo...."...presi il mantello ed uscimmo...non volli parlare...non volli chiedergli cosa avremmo fatto...cosa cercavamo .....non volli chiedere cosa gia' sapesse lui che io non sapevo.......ma tra i miei pensieri....e la vicinanza di quell'uomo di Dio arrivammo al cimitero senza che me accorgessi,arrivata al cancello .....scesi da cavallo......." Ci sarà qualcuno che ci condurrà alla tomba...sperando di non trovarci qualcuno.......magari...qualcuno piange per lui.....e dovunque egli sia spera solo che lo venga a sapere......."......da lontano intanto vidi arrivare un uomo mezzo sbilenco e sorridente...chi poteva sorridere in mezzo ai morti se non il becchino......" Forza Padre...questo e' un luogo Sacro..toccano a voi le domande "...
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Non avevo visto mai in vita mia occhi talmente scuri eppure cosi luminosi.
Aveva un portamento nobile, fiero, sicuro Lo vidi avvicinarsi a me, come se stesse andando incontro all'ennesima battaglia , con un'espressione negli occhi di chi aveva gia` la vittora in mano. La frase che pronuncio` continuo` per un po' a rimbombarmi in testa, "ora che posso vedervi da vicino mi accorgo che ella non mi ha mentito affatto parlandomi di voi...". "Salute a voi, messere" lo salutai io a mia volta. |
Clio prese per allontanarsi e subito la pioggia inzuppò i suoi vestiti, rendendoli attillati e in gran parte quasi trasparenti, al punto da svelare molto del bel corpo della piratessa.
E nel vederla andare via ad Icarius quella misteriosa ragazza parve ancor più bella, come una visione. “Clio, aspettate...” disse all'improvviso il pastore. Ma proprio in quel momento l'abbaiare del suo cane quasi ridestò quella scena, facendola tornare alla realtà. “Icarius!” Chiamò qualcuno in lontananza. “Icarius!” Era Afel. “Devi tornare a casa! Le pecore devono rientrare all'ovile! Piove a dirotto!” Il pastore allora si fermò e guardò verso il garzone. Poi tornò a fissare Clio ancora una volta. “Si, arrivo...” annuì ad Afel. Nello stesso istante la piratessa vide Ammone uscire dal suo nascondiglio, fermo ad attenderla. |
Gwen salutò quel giovane militare e lui rispose a sua volta con un sorriso alle parole della giovane.
“Mi aveva detto di voi...” disse guardandole i capelli, la bocca, poi gli occhi ed ogni parte del volto “... del vostro sguardo, del vostro sorriso e dei giochi gentili che il Sole ama fare tra i vostri lineamenti, rendendovi quasi di porcellana...” raccolse allora una rosa rossa dal carretto di una fioraia “... una volta mi narrarono di un antico mito in cui si descriveva un magico giardino... ed ogni qualvolta due giovani si innamoravano, in quel giardino sbocciava una rosa...” le mise la rosa in una mano “... si, ella mi ha detto il vero nel parlarmi di voi... sebbene non ha voluto svelarmi il vostro nome...” |
Pioveva, sempre di più, sentivo i vestiti appiccicarsi alla pelle, potevo avvertire le fredde lame dei pugnali nascosti alla vista, mentre copiose gocce mi rigavano il viso, forse in competizione con le mie lacrime di quei giorni.
E poi lo sentii... il mio nome. Mi illuminai, anche se lui non poteva vedermi, mi bloccai di scatto, per poi voltarmi, con un chiaro sorriso. Non so se i nostri sguardi si incrociarono davvero, o se lo sperassi a tal punto da immaginarlo. Potevo sentire la voce di Afel in lontananza, e compresi che non sarebbe venuto da me, né mi avrebbe detto di tornare. Lasciatelo dire cara mia, sei proprio una frana... Chinai il capo, mentre due calde e liberatorie lacrime si mischiarono alla pioggia incessante sul mio viso. Così tornai a guardare avanti, e incontrai lo sguardo di Ammone, sorridendo appena. "Scusa.." mormorai appena, voltandomi ancora una volta indietro, verso le pecore "Non riuscivo a venir via..." ammisi, chinando nuovamente il capo "Sarà meglio tornare in città..". |
Ammone vide Clio avvicinarsi a lui col viso bagnato dalla pioggia e dalle lacrime.
“Io...” disse piano l'omone “... io non sapevo cosa fare... lui... lui sembrava diverso... sembrava non riconoscerti... e credo non avrebbe riconosciuto nemmeno me...” a capo chino "... forse non era lui... non era Guisgard... forse in questa brughiera vivono davvero solo spettri e fantasmi..." |
Mentre melodiose parole venivano pronunciate da quel misterioso soldato, potevo vedere distintamente il suo sguardo vagare sui miei capelli, sulla mia bocca, sul mio volto.
Ad un certo punto, prese una rosa da un carretto, me la porse e mi racconto`di un giardino in cui cresceva un fiore ogni volta che due giovani si innamoravano e io lo ascoltavo, affascinata. "Sapete, messere, amo molto le leggende e le vecchie storie. Mi chiamo Gwenhwyfar, ma potete chiamarmi Gwen". |
“E forse voi” disse il militare a Gwen “siete arrivata proprio da una di quelle vecchie storie, damigella...” sorridendo “... Gwen...” ripetendo il nome appena svelato dalla ragazza “... adesso so come battezzare i miei sogni di stanotte e quelli che farò ogni notte per il resto della mia vita... col vostro nome...” strinse la mano della ragazza in cui c'era quella rosa rossa “... si, da una vecchia storia, così mi ha parlato di voi... narrandomi una vecchia storia di amanti, di follia e di Amore... il mio nome è Velven...”
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Scossi la testa.
"Non lo so.." mormorai "Non so cosa pensare... insomma, sembrava davvero lui.. il modo di parlare, il modo di fare... a parte che.." sorrisi appena, ricordando le sue parole farfugliate "Non aveva quella sicurezza di sé che si portava sempre dietro.. però era adorabile lo stesso.." fissai un punto indefinito nella brughiera "Comunque no, non mi ha riconosciuto..." mormorai, con uno sguardo triste "Non mi aveva mai guardato in quel modo.. mai.. certo, guardava una bella ragazza... niente di più.." chiamando nuovamente il capo. "Ma ci sono troppe cose che non tornano, Ammone, troppe coincidenze... hai sentito come si chiama? Icarius.." allargai le braccia "È il nome che aveva prima di Guisgard, da ragazzino, quando ci siamo conosciuti... ora, non è un nome molto comune... e dice di non aver mai lasciato la brughiera, non aver mai visto la capitale.. vive con un maniscalco cieco... cieco! E' come se qualcuno l'avesse nascosto, come per proteggerlo, togliendogli la memoria.. perché, altrimenti, tanto valeva ucciderlo, no?". Sospirai "Sto delirando, vero? Ho bisogno di un bel bicchiere di vino.. o di una bottiglia..". Tornai a guardare indietro "Non so se voglio semplicemente crederci, o se ci credo davvero... ma i suoi occhi, i suoi gesti, il modo di parlare.. sembrava davvero lui, tranne per il fatto che non sapeva chi fossi, ovviamente... Devo riuscire a rivederlo... sono sicura che passando del tempo con lui potrei capire meglio se è lui o no... Speravo mi fermasse, o mi dicesse di tornare... Ma non sono mai stata brava in queste cose, e deve avermi presa per pazza, dal modo in cui lo guardavo..." chinai il capo "Una cosa è certa, ho sprecato il mio pugnale, ma non avevo pensato alla possibilità che potesse non ricordare.." sorrisi appena, divertita "Così non posso nemmeno arrabbiarmi con lui, maledizione.." ridendo piano. |
“Non lo so...” disse Ammone a Clio “... anche a me tutto questo sembra strano... come un sogno, anzi un incubo...” scuotendo il capo “... anche a me servirebbe un buon bicchiere di vino... cosa facciamo adesso?” Chiese alla ragazza. “Andiamo ad affogare i nostri dubbi nel vino oppure torniamo da quegli uomini per raccontare loro del pastore?”
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Il Priore Tommaso ed Elisabeth lasciarono il castello, diretti al Cimitero.
Ma nel maniero, nel frattempo, De Gur che aveva solo finto di allontanarsi, si era nascosto in una sala appartata e qui poco dopo la partenza del religioso e sua moglie entrò una serva. “Parla, ti ascolto...” disse De Gur. “Padrone, ho udito tutto...” mormorò la serva “... il Priore ha una lettera...” “Una lettera?” Ripetè De Gur. “Che lettera?” “Non so di preciso...” scuotendo il capo la serva “... ma il Priore parlava del Cimitero...” A quella parola De Gur trasalì. Intanto il Priore ed Elisabeth erano giunti al Camposanto e qui trovarono uno dei becchini. A questi il religioso chiese di portarli alla cripta in cui era stato sepolto Guisgard e di chiamare un altro becchino. Arrivati sulla tomba, allora, il religioso mostrò ai becchini il permesso scritto del vescovo ed ordinò loro di cominciare a scavare. Bisognava riesumare il corpo dell'ultimo duca Taddeide. |
Annuii ad Ammone.
"Già.." mormorai "Un sogno..". Poi trasalii a quelle parole. "Dici, dici che dovremmo avvisarli?" sorpresa "Non lo so io.. insomma, e se lo spaventassero o peggio, lo mettessero in pericolo?" terrorizzata "Non posso permettere che gli accada niente... se fosse davvero lui? Devo riuscire a stargli accanto.. non so, tornare lì con una scusa, stare con lui..." con gli occhi nuovamente umidi "Era difficile certo... ma era anche bello stargli accanto.. sentire la sua voce..." mormorai, mentre il suo viso sorridente e titubante si insinuava nella mia mente. "Io cercherei un posto caldo e tranquillo, dove annegare i nostri dispiacere, e capire il da farsi... oltre ad aspettare che spiova, magari..." con un timido sorriso. |
“Beh...” disse guardandosi intorno Ammone “... siamo nel bel mezzo della brughiera e chissà dove possiamo trovare una taverna... vieni, seguiamo il sentiero...” con un cenno del capo a Clio.
Si incamminarono fino a quando, tra la selvaggia vegetazione e la pioggia ormai diminuita, intravidero una taverna che recava incisa su una rozza insegna un nome molto enigmatico ed inquietante: “La Gioia” |
Seguii Ammone per la brughiera, finché non trovammo quella inquietante taverna.
Alzai lo sguardo sull'insegna, scuotendo la testa, infastidita. "Ma che simpatici..." Esclamai piano, alzando poi lo sguardo sull'omone "Dai, entriamo..." Con un sorriso rassegnato. |
Clio ed Ammone entrarono in quella taverna.
All'interno quel locale era quasi del tutto vuoto. C'era ovunque odore di carne e verdure cotte. E nel vedere entrare la ragazza e l'omone, subito il taverniere, un uomo dall'aspetto insignificante ed i modi di chi è abituato ad essere cortese per convenienza, si avvicinò ai due, invitandoli a sedersi ad uno dei tavoli. “Portateci del vino.” Disse Ammone. “E qualcosa da mangiare.” “Certo, signori.” Annuendo l'uomo. Poco dopo portò ai due clienti una bottiglia di vino ed uno stufato di verdure con del pane tutt'altro che fresco. “Vedo i vostri abiti sono bagnati, signori...” fissandoli il taverniere “... potete sedervi vicino al camino acceso, così da riscaldarvi...” |
Il posto era senza pretese, ma certo non mi scandalizzava.
Sorrisi al proprietario "Vi ringrazio.." per poi prendere posto nel tavolo vicino al camino. Una volta sistemati, con davanti uno stufato e una bella bottiglia di vino, mi sentivo sollevata. Servii il vino ad entrambi, per poi assaporarlo piano. Tuttavia non mi sembrava di portare alle labbra quel rozzo bicchiere, ma piuttosto la semplice ciotola in cui lui mi aveva offerto il latte. E allora sentivo di nuovo la campagna, i suoi luoghi, colori e segreti intorno a me, certo, molto meno intensamente di quando avevo assaggiato quel buonissimo latte. Restai in silenzio per un lungo istante, ripensando a quella folle giornata. Non sapevo cosa fare con il Patto delle Civette. Continuavo a vedere il suo volto sereno eppure velato di inquietudine, che forse non riusciva a spiegare a se stesso. Loro volevano un Arciduca che reggesse il ducato, io volevo soltanto indietro il mio Amore. E non mi importava se fosse un Arciduca, un fuorilegge, un pastore, lo avrei seguito in ogni situazione. Ma certo non sarei stata lontana da lui, a meno che non me lo chiedesse. "Tu che ne pensi?" alzando gli occhi stanchi e inquieti su Ammone "Dovremmo parlarne ai nostri amici? Senza scendere nei dettagli, ovviamente..." strizzando l'occhio all'omone. Non potevo sapere chi ci stava ascoltando. |
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