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Afiel fu veramente veloce e presi la veste dalla sua mano e rimasi sorpresa dalle sue parole ridendo.."Prendere al lazo un buon partito? Ma qui non ve ne sono..non ho visto principi, conti, duchi o chissia" ma mi bloccai alle mie parole subito imbarazzata e perplessa e scrutai Afiel seria per poi sorridere "Ah si..un Duca..lo conosco e per me non è presunto..non ha bisogno di prove per me come trovare il Fiore Azzurro e penso nemmeno per voi".
Incrociai le braccia guardando fuori la Santa Caterina.. "Afiel ma dubito questo..buon partito..possa prenderlo al lazo..non penso di essere il suo tipo ideale..anzi per lui sono una sciocca dama di corte anche se penso di aver recuperato dei punti..ora aspettatemi fuori mi vesto e andrò sulla Santa Caterina..e penso sia meglio non dire nulla di tutto questo al capitano, non vorrei mi lasciasse qui per questo". Appena Afiel fu fuori stanza, misi l' abito asciutto e presi quella bagnata e lasciai la bella camicia da notte anche se ne avevo bisogno, ma non mi sarei mai abbassata a prenderla senza permesso, mi voltai a guardare quella stanza perplessa...ma chi abitava qui? Ringraziai la donna e chiesi pure a lei il riserbo su quel fatto e uscii dalla fortezza con Afiel per dirigermi verso la Santa Caterina.."Strano, quella fortezza era arredata..e vi era una cameriera o sembrava quasi una dama di compagnia..come mai tutto questo Afiel, voi ne siete a conoscenza" e appena salii sul veliero volante un brivido mi percorse..qui tutto si era bloccato..e non ricordavo il momento in cui mi gettai o caddi nella acqua. Scossi il capo..niente paure e titubanze Altea, se cosi è devi dimostrare di avere coraggio di sfidare tutto..pure quella specie di strega e qualsiasi cosa possa avermi fatto. |
-Invero, è un pensiero che ho avuto anch'io-
Intervenni, rivolto ai miei compagni; -Non so perchè, ma l'idea della pietra filosofale mi è parsa, fin dal principio, una sorta di specchietto per le allodole. Ho idea che il nostro nemico sia astuto- E nel pronunciare quell'ultima frase, ammorbidii lievemente le labbra nella parodia di un sorriso, perchè era mia opinione, come è ancora oggi, del resto, che nel mondo, e nella vita, la legge del contrappasso sia implacabile ed inesorabile; chi compie il male, subirà il male, e pagherà per gli errori fatti.....Ed in effetti, anche in questo stava la mia funzione. Eppure, una parte di me, rivolgeva all'Altissimo una muta domanda: "E se costui si pentisse? Troverebbe la consolazione del perdono?" Socchiusi un istante gli occhi, e trovai pace, perchè quella era la promessa che Cristo aveva fatto all'uomo.......In un modo o nell'altro, avrei aiutato i miei compagni a trovare l'eretico, e chissà, forse la Divina Provvidenza avrebbe salvato la sua anima; da parte mia, sapevo che non avrei esitato, mai, e che la mia spada avrebbe sempre colpito senza indugio, nè rimpianto alcuno, se ve ne fosse stata esigenza. -In alto i cuori!- Sussurrai ai miei compagni di viaggio. |
l'ufficiale fu molto cortese....pochi ordini ai suoi uomini, già ....avrebbero fatto piazza pulita di cose che ne' io ne' Nettuno avevamo ancora visto......dalla scialuppa.....fummo portati sulla " Regina di Afravalone"......Nettuno sembrava teso....e io lo seguivo senza riuscire a comprendere dove ci avrebbe portato quell' avventura.....si...perchè sapeva proprio di avventura.......L'Ufficiale ci annunciò al suo capitano.......entrammo nel suo studio.....era grande .......tutto legno intagliato...carte nautiche ...sino a quando il mio sguardo non incrociò quello del Capitano..........in genere...non avevo problemi ad esprimermi...ma rimasi qualche secondo a guardarlo..........aspettai che Nettuno parlasse..ma non avvenne...." Ci spiace se non siamo presentabili...ma gli ultimi eventi ci hanno...come dire.....provati nel corpo e nell'anima.....siamo stati fortunati....visto che il vostro ufficiale ci ha gentilmente offerto un passaggio sulla Vostra nave......"........Nettuno....sembrava fissarlo con insistenza....non mi sembrava educato e gli diedi una piccola stretta al braccio...giusto per portarlo alla realtà......ma il suo sguardo guardava minuziosamente ogni dettaglio di quella stanza....stava diventando una situazione imbarazzante......" Bene ......Capitano...questo e' Nettuno..il mio compagno di viaggio...".......e che diamine.......perchè nel dire Nettuno ebbi l sensazione che quel nome stonasse come campane provenienti da mondi diversi ?..........Una sola cosa era certa.....ero così lontana dalla mia Isola che ebbi una strana sensazione di abbandono.........
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Chiusi gli occhi a quel gesto delicato, mentre un brivido mi attraversava laddove mi sfiorava la sua mano.
Sentii il cuore accelerare, e quando riaprii gli occhi erano ancora più pieni di lacrime. Sorrisi alle sue parole. “Davvero avresti voluto fare a pugni per me? Guarda che poi mi monto la testa.." Ridendo appena, senza staccare gli occhi dai suoi, mentre usavo il suo prezioso fazzoletto per asciugare le nuove lacrime che, copiose, mi rigavano le guance. Presi un profondo respiro. "D'accordo.. Concedimi soltanto un minuto... Io.." esitai, ma avevo aspettato troppo a lungo quel momento per tirarmi indietro, per quanto fossi terrorizzata. Un terrore diverso da allora, certo, ma dovevo riuscire a dirgli ogni cosa, altrimenti non sarei mai stata libera. Sii forte, Clio.. Ma mi sentivo fragile e indifesa. "È vero che scappavo sempre.. Ma perché ero terrorizzata.." Ammisi "Quando stavo con te io..." Sorrisi appena "Non avrei mai voluto andar via..Mai.." Dolcemente "Quando suonavi l'ocarina mi ritrovavo a sognare di avere un bel vestito, i capelli in ordine, modi aggraziati.." Sorrisi appena "Solo per rubare un tuo sguardo, per.. Per essere bella ai tuoi occhi.." Scossi la testa "E questo mi spaventava a morte.. Capisci? Avevo paura di cambiare, perdere me stessa, di arrivare un giorno a non riconoscermi più.. La sera che mi hai fatto ballare, ricordi?" Sorrisi, alzando appena le spalle "Io.. Non sono mai stata tanto felice in vita mia.." Mentre sentivo le lacrime riaffiorare "Ma sapevo che poteva durare solo un momento.. Potevo anche sembrare una ragazza come le altre con quel vestito.." Risi appena "Magari solo un tantino più goffa.. Ma non ho mai voluto essere come loro e tu lo sai.. Anche se le invidiavo da morire quando ti vedevo parlare con loro, ballare, sorridere.. essere galante.." Scossi la testa. "In tutti questi anni non c'è mai stato nessuno.. mai.. Non ho mai lasciato avvicinare nessuno quanto te.. E poi.. Come avrei potuto? Non ti avevo mai detto niente.." alzai appena le spalle "Non sono mai riuscita a mettermi l'anima in pace... ci ho provato, non credere.. ho continuato a ripetermi anno dopo anno, che era inutile, che anche se mai ti avessi rivisto non avresti certo voluto una come me al tuo fianco... ma.." esitai "Una parte di me non si è mai arresa, e continuava a ripetermi di sperare..." sentivo il cuore esplodere, non mi ero mai messa tanto in gioco in vita mia "..che, chissà, magari invece mi sbagliavo, magari mi avresti.. preso tra le braccia o che so io.." abbassai lo sguardo, sicura di essere arrossita "Che sciocca.." mormorai, scuotendo la testa. Tolsi lentamente la spada e il fodero dalla cintura, per evitare di sfoderare la lama inutilmente. Girai il pomello dell'elsa trattenendo il fiato, mentre un meccanismo si attivava, rivelando una teca di vetro all'interno dell'impugnatura. Qui, quasi irriconoscibile, stava un vecchissimo fiore essiccato. Sorrisi, alzando finalmente lo sguardo su di lui. "L'avevo buttato via.. rammenti?" con un leggero sorriso "Ma la mattina dopo l'ho trovato sulla mia finestra.. Non sapevo cosa fare, cosa pensare.. L'ho tenuto tra le pagine del mio diario.. ma qui è sempre con me.." mi sembrava di tremare "Sì.." sorrisi, sarcastica "Sono bravissima a farmi del male da sola..". Presi un profondo respiro, mettendo a posto la spada. "Bene, ti ho annoiato abbastanza con queste storie lacrimevoli.." sorridendo "Non ne parlerò più... ma mi sembrava giusto che sapessi tutta la verità...". Abbassai lo sguardo solo per un momento. "Guisgard io.. So che probabilmente la cosa migliore da fare è andarmene il più lontano possibile ma.. non voglio perderti di nuovo.." con gli occhi nei suoi "Mi permetterai di restarti accanto? Solo come un membro del tuo equipaggio.. non ti chiedo altro.. sono un bravo marinaio, sai? E posso sempre guardarti le spalle.." sorrisi "infondo: se compri la mia nave e assoldi il mio equipaggio cosa mi resterà? Continuerò a comportarmi come se niente fosse, ovviamente, non temere... ti ho detto tutto quello che dovevo..." mormorai. Avevo atteso e temuto questo giorno anno dopo anno. E ora ero lì, davanti a lui, con tutti i miei segreti in bella vista. Lo fissai per un lungo istante poi, con un gesto improvviso e delicato, gli posai un dolce bacio sulle labbra, sfiorandogli il viso con una mano. Un istante, un brevissimo istante, nulla di più. Mi allontanai prima che potesse farlo lui. Dapprima abbassai lo sguardo, per poi rialzarlo timidamente su di lui. Sentivo il cuore scoppiare. "Capirò se non mi vorrai tra i piedi..." Mormorai. Mi sembrava di tremare. Non mi ero mai sentita tanto fragile e indifesa. Sapevo che gli bastava una parola, uno sguardo per ferirmi o distruggermi. |
Lasciata la fortezza, Altea ed Afiel si diressero verso il molo in cui era attraccata la Santa Caterina.
“La fortezza” disse Afiel alla dama “appartiene a Guisgard, come del resto tutto l'isolotto. Tutti quelli che vi lavorano sono al suo servizio. Egli mantiene questo posto col frutto delle scorribande della Santa Caterina.” Rise. “Davvero si può dire, come il leggendario Robin Hodd, che lui ruba ai ricchi per dare ai poveri. Anzi, ruba ai cattivi per dare ai buoni!” Giunsero così al vascello volante e vi salirono a bordo. Poco dopo anche Irko e gli altri tornarono alla Santa Caterina. |
Clio tentò di allontanarsi, ma di nuovo la mano di lui strinse forte il suo polso, tirandola a sé con decisione, fin quasi a spingerla contro il suo petto.
Gli occhi di Guisgard, azzurri e profondi, erano in quelli di lei, trasparenti ed arrossati per quelle lacrime. Fu un lungo istante, fatto solo di silenzio e sensazioni che si accavallavano. Poi si ritrovò vicinissima alle labbra di lui, che si schiusero piano, mentre gli occhi di lui furono sul punto di chiudersi ed abbandonarsi a quella marea incontrollata di sensazioni. “Icarus” disse in un sussurro lui, arrestando quel che sembrava un attimo inevitabile e desiderato “è rimasto là, in quei luoghi fatti di giorni spensierati... a sognare di fare a botte per te... oggi sono di nuovo Guisgard...” strinse la mano di lei con ancor più vigore “... e Guisgard è come un fantasma, uno spettro, che vaga nella notte della vita, come un Ulisse che brama il ritorno ad Itaca, un Giasone che sogna il Vello d'Oro, in un viaggio di cui ignora tutto... potrebbe essere pericoloso... non hai paura?” Fissandola. “No, non ne hai... lo so... ma io si... Icarus e Guisgard hanno il medesimo cuore ed entrambi sentono di doverti proteggere...” sorrise appena, accarezzando con l'altra mano la teca in cui c'era il giglio “... infondo, nonostante tutto, io ti ho sempre vista come questo fiore... forte e delicata allo stesso tempo... e bellissima...” lasciò la teca e con le dita accarezzò e strinse i chiari capelli di lei “... potremmo non tornare più... potrebbe essere molto più pericoloso di ogni nostra immaginazione questo viaggio... vuoi davvero venire con me?” La mano lasciò i capelli e scivolò prima sul viso di lei, poi sulle sue labbra, accarezzandole piano. Accanto ai due, all'angolo di una stradina, vi era una piccola libreria e davanti alla porta erano raffigurati, su una pregevole maiolica, Erec ed Enide. “Si narra che quando Enide chiese ad Erec di portarla con lui” continuò Guisgard, indicando la maiolica “egli impose a sua moglie una condizione... di cavalcare davanti a lui, evitando di rivelargli ogni pericolo incombente... come Erec anche io devo superare la mia prova e se ho accettato che altri mi seguissero l'ho fatto solo assicurandomi la loro cieca obbedienza, per poterli proteggere... io non potrei mai permettere che ti accada qualcosa e per questo, se verrai, dovrai ubbidire ad ogni mio ordine e mai rischiare la vita per me... proprio come Erec ed Enide...” http://www.tempiodellaninfa.net/nuov...id_gereint.jpg |
Rimasi sorpresa..apparteneva a Guisgard? Ovviamente sapevo egli era il padrone della Isola ma mi chiedevo come mai egli rimanesse sul vascello volante invece di scendere nella fortezza, sembrava davvero un castello sontuoso.
Salimmo sulla Santa Caterina e ci raggiunsero pure gli altri..Guisgard non era ancora arrivato e mi avvicinai maliziosamente ad Afiel.."Mio buon Afiel..ho paura a dormire sola stanotte..dopo ciò che è successo..fareste un favore alla vostra amica Altea?" e sorrisi guardando il suo viso perplesso e mi girai senza farmi sentire dagli altri.."Dove dorme il capitano? Sarà un segreto tra me e voi..potete portarmi nella sua stanza, lo aspetterò lì e non combinerò danni e non mi permetterei mai di curiosare o toccare i suoi oggetti..e domani avrete due fette di torta a colazione". |
Afiel restò sorpreso da quelle parole di Altea ed arrossì.
“Ecco...” disse balbettando “... forse non si potrebbe... in verità nessuno potrebbe entrare nella stanza del capitano senza il suo consenso... ma... ma... beh...” guardandola e sbavando “... beh, ecco... siete una bella donna e di certo non può dispiacergli... anzi...” si guardò intorno, certo che nessuno lo stesse osservando “... ecco... la sua stanza è l'ultima in fondo al corridoio degli alloggi ufficiali...” |
Velv fissò con attenzione l'uomo che Elisabeth aveva presentato come Nettuno.
Era uno sguardo incuriosito ed indagatore. Poi, ad un tratto, trasalì. “Per...” disse attonito “... per Giove!” Incredulo. “Ma voi...” fissando Nettuno “... voi siete... siete il capitano de Gur, sparito tempo fa in un naufragio!” Esclamò. “Guardò poi Elisabeth. “Egli è un ufficiale del duca. E voi... voi chi siete?” Chiese alla donna. “Che legami avete col capitano?” |
Belven annuì a quelle parole di Galgan.
“Si, la Pietra Filosofale potrebbe essere un inganno...” disse il cavaliere “... ma fare supposizioni ora e prenderle come dogmi è del tutto inutile. Scopriremo tutto quando lo avremo trovato.” Proseguirono così lungo la strada, fino a quando un rumore di colpi comincio ad udirsi. Proveniva dalla boscaglia. “Cosa accade?” Chiese Jone. “Sembrano colpi di spada...” fece Belven “... forse qualcuno si affronta in singolar tenzone...” “Sono colpi furiosi.” Disse Jone. “Si, si stanno battendo due rivali mossi da grande odio...” mormorò Belven “... almeno così pare dal fragore dei colpi...” “Cosa facciamo?” Perplesso lo scudiero. “Proseguiamo o ci rechiamo a vedere cosa accade? Rammento però che il notaio ci invitò a non lasciare la strada...” |
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