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Padre Anselmo si voltò a fissare Elisabeth.
La sua espressione era però strana, come inquieta. Infatti egli non tradì alcuna emozioni a sentire la donna parlare. Riuscì solo a fare un cenno, quasi impercettibile, con gli occhi, quasi fosse un segnale. Ma in quello stesso momento due sagome presero forma dalla penombra che avvolgeva la navata. “Guarda guarda...” disse un uomo sbucato dal nulla “... una pecorella che torna all'ovile...” “Fortunati, vero?” Ridendo l'altro che gli stava accanto. “Avanti, prete...” fece il primo mostrando un affilato coltello “... mettiti accanto all'altare... e fa lo stesso anche tu, bella signora...” minacciando poi anche Elisabeth “... tienili d'occhio, Ioga.” Fissando il suo compare. “Tranquillo, Monty!” Esclamò questi. “Al minimo passo falso” mormorò Monty “non esitare ad accopparli entrambi.” Si voltò allora verso la penombra più fitta del presbiterio. “Vieni avanti, capo...” E dalla semioscurità emerse una terza figura. Era un uomo alto, dai capelli lunghi, la barba incolta e l'espressione inquieta. http://www.cinefilos.it/v2/wp-conten...04/Aragorn.png |
Talia, così, lasciato il palazzo, cavalcò verso la campagna.
Attraversò rapidamente la città, ritrovandosi poi immersa nella verdeggiante campagna. Qui dominava un silenzio calmo, rasserenante, reso tale anche dal chiarore del cielo, attraversato dal vento, che mostrava l'ancestrale bellezza di quel luogo. In lontananza apparivano poggi distanti, dai quali si stagliavano contro il limpido crepuscolo le sagome quasi fiabesche delle loro torri merlate circondate da slanciati cipressi. E l'immensità di quel mondo abbracciò e raccolse Talia in balia delle sue inquietudini. |
Osservai gli occhi sgranati dalla meraviglia dei frati, e le loro mille domande...uomo e donna, che differenza faceva.
Già..trovare un lavoro e un frate aveva proposto un convento. Sarebbe stato troppo pericoloso lavorare per qualche famiglia sotto le sembianze di una serva...non avrei nemmeno saputo come iniziare o cucinare un uovo. "Io..sembrava fosse chiaro" dissi sorridendo benevolmente a quei frati "sono partita in cerca di fortuna...si ... come tutte le persone che vogliono salvare quel quadro" e fu la prima volta che mi vergognavo di me stessa per quella bugia seppur in fin di bene, proprio a dei chierici. |
Viaggiai per tutto il giorno, senza fermarmi, guardando il panorama cambiare intorno a me.
I mercanti col frate a carico mi erano davanti, sembrava proprio che non riuscissi a liberarmi di loro. Ma qualcuno cantava e, senza accorgermene, mi ritrovai a sorridere. Prima ancora che si facesse buio, si accamparono in una radura. Dapprima pensai di proseguire, ma poi mi resi conto che, infondo, non avevo fretta. E se proprio dovevano arrivare dei briganti avrebbero preso di mira più volentieri il fiorente carro che mi precedeva piuttosto che un viandante malandato. Così, legai Ercole ad un albero non molto distante e mi sedetti accanto a lui. Potevo sentire le voci dei mercanti attorno al fuoco, ma un grande albero mi nascondeva alla loro vista, e probabilmente era meglio così. Non avrei dormito quella notte, era troppo pericoloso. Restai immobile, la schiena appoggiata ad un possente albero a guardare le stelle, la testa buttata all'indietro. Il cielo, limpido e immenso, non era poi tanto diverso da quello che amavo osservare dal mio balcone. Se i miei cari non stavano guardando quelle stesse stelle, allora probabilmente stavano guardando me, da lassù. E non saper dare una risposta a questa terribile domanda inespressa mi tormentava più di qualunque altra cosa. Mi misi a giocherellare con un rametto di legno, cercando di pensare a qualcosa di bello, un ricordo che mi accompagnasse durante quella lunga notte di veglia. Quando lo trovai, restai a fissare un punto indefinito davanti a me per molto tempo, e sorrisi. Ma poi il sogno ad occhi aperti finì, e cupi pensieri oscurarono la mia mente. Almeno finchè un pallido raggio di sole non annunciò che l'alba era ormai vicina. |
Era da tempo che non vedevo lo zio Nicolò.
Chissà? Forse oltre a portarmi qualche dono mi avrebbe permesso di stare a Sygma con lui. Mi ricordo ancora quando visitai il castello di mio zio a 5 anni. Era stupendo sia fuori che dentro. http://czech-transport.com/images/hluboka%20b.jpg Fu lo zio in persona a regalarmi Dante, il mio dolce e fiero cavallo nero. http://digilander.libero.it/rgtech/i...oto/tunder.jpg |
Il cavallo correva sulla stretta strada di campagna.
Gli zoccoli sembravano sfiorare appena la terra battuta, il verde dei prati mi sfrecciava intorno... tutto era silenzio alle mie orecchie, attente solo al sibilare del vento tra i miei capelli... tutto era silenzio dentro a fuori di me. Ad un tratto tirai le briglie ed il cavallo si fermò. Avevo attraversato, quasi senza rendermene conto, la strada che serpeggiava tra le colline ed ero giunta fin quasi sulla sommità di un piccolo poggio... sonnolenti campi modellavano le colline tutt’intorno, punteggiati qua e là da alte e frondose querce, cipressi ed olivi, e di fronte a me, seminascosta dagli alberi che la attorniavano, apparve la piccola cupola di mattoni rossi. Esitai. Poi, lentamente, scesi da cavallo e, prendendolo per le briglie, mi accostai alla cappellina. Era questo un edificio a pianta ottagonale, dalle candide mura bianche, rafforzate agli angoli da finte colonne di gusto classicheggiante. Camminando lentamente, un passo dietro l’alto, risalii il lieve declivio e raggiunsi il selciato. Tutto era silenzio e quiete. Chiusi gli occhi. Il pennello scorreva leggero sulla tela... azzurro, verde, ocra, arancio, rosso... le forme vi prendevano via via consistenza ad ogni mio tocco, ad ogni movimento dalla mano... Mi piaceva dipingere, mi era sempre piaciuto, mi rilassava... e quella solitaria cappellina, dalla quale si poteva godere di un paesaggio senza eguali, era uno dei miei luoghi preferiti per farlo. Nessuno saliva mai lassù, fino alla Cappella di San Michele, e la sua storia e tutte le leggende che la circondavano erano ormai quasi perdute. E forse proprio per questo motivo a me piaceva così tanto quel luogo ed amavo rammentarne le storie... perché quel luogo era silenzioso e solitario, ma vivo allo stesso tempo... La mia mano smise di accarezzare la tela con il pennello e quei colori, per un istante... mi mossi appena sulla bassa sedia, cambiando angolazione e visuale, come a voler valutare quel mio disegno con altri occhi, con un altro sguardo. E fu proprio in quel momento che udii quei passi inattesi sul selciato. Sussultai e mi voltai di scatto. Il ragazzo camminava lento, come perso in cupi pensieri... aggirò la cappella e fu allora che, sollevando lo sguardo, mi vide... si bloccò e mi parve, per un momento, leggere la sorpresa nei suoi occhi chiari. Io riportai in fretta i miei sulla tela, in silenzio. Battei le palpebre e mi costrinsi ad abbandonare quel ricordo... erano passati anni, ormai... troppi anni. E poi... Esitai... era stato un errore salire lassù, pensai... uno sciocco errore. In fretta, in preda ad una inspiegabile agitazione, saltai di nuovo in sella al mio cavallo e mi lanciai al galoppo giù per il pendio, lontana dalla cappella, lontana dai ricordi. |
Guardai Padre Anselmo con un strana sensazione...era diventato muto...in genere avrebbe alzato le braccia al cielo e avrebbe chiesto a nostro Signore perchè io mi comportavo in maniera sconsiderata....ormai la recita la conoscevo tutta......ma questa volta i suoi occhi erano segnali..eme ne accorsi subito dopo...due bifolchi spuntati dal nulla ...ci fecero mettere vicini all'altare.......era quasi giorno ormai......sarei dovuta andar via....." Che cosa sta succedendo Padre ?....non c'e'nulla da rubare qui dentro....e noi due...facciamo pietà al Signore stesso....".....questo sussurrai al suo orecchio...quando qualcuno chiamo' il Capo.....il Capo ?.....erano andati tutti fuori di mente......vidi arrivare quest'uomo, comparve dal buio ......era alto....magro ...ed aveva i capelli lunghi...con la barba che non vedeva cura da un po' di tempo......aveva gli occhi luminosi....forse dalle fiamme delle candele.....sembravano brillare......e se fosse un fuggitivo ?......pensai ai bambini....la mattina andavano a messa con regolarità......." Credo che abbiate sbagliato prete...Chiesa e situazione.....siamo di una povertà sconvolgente e credo che tranne che un pezzo di pane secco...non si possa offrire...e poi Padre Anselmo deve prepararsi alla Santa Messa e io devo aiutarlo.........Vero Padre ?...".....alle mie parole ne'Padre Anselmo ne'..lo sconosciuto si scomposero.........ma io dovevo andare......io lo dovevo ai miei ragazzi......
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“Sta zitta...” disse Monty ad Elisabeth “... zitta o ti tiro il collo come si fa con le galline...”
Ioga rise a quelle minacce. “Tagliamo corto...” fece colui che era il capo dei tre “... a noi occorre un posto sicuro in cui rifugiarci... questa è una chiesa e presto ci sarà gente per la messa del mattino... indicateci un luogo in cui nasconderci o su quell'altare oggi non verrà spezzato solo del Pane...” E guardandolo, Elisabeth si accorse che era ferito ad una gamba. |
Il cielo si rischiarò pian piano e il Sole fece finalmente la sua comparsa, mutando quello scenario e liberandolo dall'oscurità e dai silenzi della notte.
Ma proprio in quel momento una serpe sbucò davanti ad Ercole ed il destriero di Clio si imbizzarrì. Quel nitrito attirò subito l'attenzione dei mercanti accampani poco lontano. Impugnarono le armi e corsero a controllare, convinti di essere seguiti. “Voi...” disse Francesco giungendo davanti a Clio “... voi chi siete?” http://katushka.net/torrents/00057679/screenshot_3.jpg |
“Beh, di sorte” disse uno dei frati ad Altea “ne troverete molta a Sygma... e starà a voi poi capire se sarà buona o cattiva...”
“Sembra che la storia di quel quadro” un altro dei frati “abbia attirato a Sygma davvero tanta gente... ma voi” chiese alla ragazza “vi sentite in grado di partecipare ad una cosa così pericolosa? Una vera e propria caccia al ladro... non sarà certo un gioco...” Ma ad un tratto uno dei frati indicò agli altri le alte torri di Sygma che cominciavano ad apparire nel primo chiarore del mattino. Poco dopo raggiunsero le porte della capitale di quel regno ed un grandioso spettacolo li accolse. La città si stava appena svegliando al nuovo giorno e lo splendore dei suoi palazzi, la monumentalità delle torri merlate e quadrangolari, le guglie slanciate delle sue chiese e gli eleganti ed essenziali campanili romanici apparivano come meravigliosi pilastri su cui l'infinito cielo azzurro e terso sembrava aver poggiato le sue fondamenta sulla Terra. |
Eilonwy fu accompagnata dalla sua nutrice nel grande salone, dove si trovava suo padre in compagnia dello zio Nicolò.
E questi, nel vedere arrivare la giovane nipote, le corse subito incontro, abbracciandola forte. “Ma sei diventata una signorina ormai...” disse poi ridendo “... una splendida signorina! Eh, ma bisognerà tenere lontani i giovanotti, o qualcuno penserà bene di rapirti! Sai che tuo zio ti ha portato un dono? Guarda qui...” prendendo la sua borsa “... questa è una magnifica spada greca che secondo la leggenda è appartenuta all'eroina Clorinda... ed è ora tutta per te!” “Nicolò, non voglio che Eilonwy abbia simili oggetti...” fece suo padre. “Sciocchezze!” Esclamò Nicolò. “E' una spada degna di una principessa!” |
Annuii leggermente ma fui distolta dalla visuale che improvvisamente apparve...entrammo in città, eravamo a Sygma. Mai avevo visto niente di spettacolare, forse nemmeno a Camelot, guardavo i palazzi monumentali e le chiese a naso in su e leggermente sorrisi.
Ma poi mi destai...quello non era un viaggio di divertimento o una visita. Ad un tratto il carro si fermò e io volli scendere..."Avete ragione...la sorte può essere buona o cattiva e io mi affido al Buon Dio". Certamente io non ero arrivata a Sygma proprio per custodire quel quadro...era solo un pretesto per fuggire da quel assurdo matrimonio e alla infelicità che mi avrebbe sopraffatta. Salutai e ringraziai i frati e iniziai a camminare per la città..forse avrei potuto chiedere in qualche locanda vitto e alloggio e in cambio avrei fatto la lavapiatti. Ricordavo ancora quando nel casolare di caccia mia nonna mi chiamava a lavare i piatti solo per distogliersi da quei noiosi discorsi mondani. Lei era forte, particolare...dicevano avevo preso da lei. E ci divertivamo assieme parlando di vari argomenti. Vidi una insegna proprio vicino e mi diressi verso quella locanda e la gente mi spintonava, era vero...a Sygma era arrivata gente di ogni genere. |
Nel palazzo dei Gufoni, Jacopo entrò nel suo studio e trovò ad attenderlo un uomo.
Era di corporatura sgraziata, il collo tozzo e le spalle strette, i capelli scurissimi e la pelle cotta dal Sole. Questi si voltò e il Capitano della Guardia Reale subito lo riconobbe. Il mercato si Sygma, attraversato dal fiume Elsa, era il centro commerciale ed economico dell'intero regno. E un'umanità viva, vivace e varia frequentava quel luogo per le ragioni più disparate. E così avventurieri, mendicanti, mercanti, commercianti, accattoni, prostitute, imbroglioni e sprovveduti affollavano ogni angolo di quello spaccato cittadino. E due figure, distinguendosi da tutte le altre, fissavano un punto del parapetto del ponte, dal quale si sporgeva un ragazzo con abiti militari e l'aria cupa a fissare la parte più ampia del corso del fiume. “Jacopo...” disse una delle due figure indicando quel militare “... è innamorato... spasima per la bella Talia... ma lei non si decide... e lui soffre... boh! Bravo chi comprende l'amore!” Gli occhi dell'altra figura, piccoli e scuri, si serrarono quasi del tutto, come se volesse penetrare l'animo del ragazzo che si sporgeva dal parapetto. “Vieni, Massimo...” mormorò poi all'altro “... andiamo da lui...” E raggiunsero il giovane militare sul ponte. “Jacopo...” fece Massimo quando i due lo raggiunsero “... mica vorrai gettarti nel fiume!” “Meglio!” A denti stretti il soldato. “Assaggia un po' di vino se vuoi bagnarti.” Fissandolo Massimo. “A parte che l'acqua un uomo vero non la tocca mai.” Disse l'altro. “Simone ha ragione.” Indicandolo Massimo. “L'acqua fa male. Il Diluvio lo insegna. L'acqua è per gli uomini malvagi e i derelitti.” “Andiamo...” guardando il militare Simone “... affogheremo le tue pene d'amore, amico mio...” E i tre si avviarono verso la locanda. “Ci si rivede, amico mio.” Voltandosi l'ospite. “O dovrei dire capitano?” “Simone, che sorpresa.” Sorridendo Jacopo. “Pensavo fossi in Corsica.” “Qui c'è molto più da fare.” Fissandolo Simone. “Sia per te che per me... e già una volta, se rammenti, abbiamo fatto ottime cose insieme...” “Ti ascolto...” mormorò Jacopo. “Come Procuratore del Re” spiegò Simone “sono stato richiamato per occuparmi della faccenda del Verziere Fiesolano e scoprire chi c'è dietro quella minaccia di furto...” “Andiamo, non penserai che esiste un fantomatico ladro che con piglio epico e romantico ruba ai nobili per dare ai chierici...” “Affatto.” Scuotendo il capo Simone. “Ma di sicuro so che non saranno i Domenicani o i Gesuiti, dopo essersi alzati i loro cappucci, a portare via quel quadro... la Chiesa in passato ha più volte agito contro la normale etica e morale umana, giustificando un Bene, per essa, superiore... e probabilmente anche in questo caso sta andando così... e il nostro compito è scoprire chi sta agendo per conto del Vescovo...” Jacopo lo ascoltava in silenzio. “Se ci riusciremo” continuò Simone “io diventerò Console... e tu magari Governatore di una città del regno... pensaci, amico mio...” sorrise “... dobbiamo solo scoprire chi o cosa si cela dietro il nome Mirabole...” Intanto Talia, quasi senza accorgersene, galoppando si ritrovò alla periferia della città. E vide una sfarzosa carrozza correre e poi arrestarsi davanti a Palazzo Lorena, uno dei palazzi più sontuosi della città. E dalla carrozza scese un uomo dall'aria semplice e i capelli cortissimi, seguito da altri abbigliati in modo fastoso ed esotico, come se fossero guardie di qualche ricco emiro. L'uomo fece segno alle guardie di attenderlo accanto alla carrozza, per poi dirigersi verso l'ingresso del palazzo, dove fu accolto con tutti gli onori dal proprietario. http://assets3.howtospendit.ft-stati...n_hundred.jpeg |
Erano due idioti con l'immondizia in bocca.......il collo lo avrei tirato io a loro.....ma il Capo dei due infelici.....apri' bocca, voleva un rifugio.......e aveva anche ragione..tutto calcolato, la Chiesa tra un po' si sarebbe popolata.....donne uomini...e bambini....già i miei bambini.....mi guardai con Padre Anselmo.....era una storia da sistemare al piu' presto.....nel guardare quell'uomo mi accorsi della sua gamba....era ferito, ma la carità Cristiana non guarda in faccia nessuno......" Abbiamo il piacere di parlare con chi ?....un ladro, un assassino....un fuggiasco di sicuro e la vostra gamba credo che abbia bisogno di cure.......Padre Anselmo....c'e' una stanza che non usate mai nella sacrestia, non sarà la stanza di un castello...ma per sua signoria e i suoi amici, credo vada bene.....che ne dite..credo che abbiamo tutti da fare...."....
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"Buono, buono, bello.." esclamai alzandomi di scatto.
"Non è niente, su… tranquillo.. se n'è andata..". Presi le redini di Ercole e gli accarezzai il muso dolcemente, finchè non si calmò. Ma il suo nitrito aveva attirato l'attenzione dei mercanti. In un attimo, me li ritrovai di fronte, con le spade sguainate. Tutto quello che avrei voluto evitare. Sospirai, indurendo lo sguardo. Ma qualcosa mi colpì a tal punto, da farmi sgranare gli occhi: lo sguardo interrogativo dell'uomo. Forse, avevo esagerato, forse era giunta l'ora di abbassare la guardia. Non aveva idea di chi fossi, non aveva mai visto il mio viso, e sicuramente non conosceva il mio nome. "Mi dispiace.." dissi, calma "..una serpe.. si è imbizzarito.." alzando lo sguardo verso Ercole. "Io? Io sono solo un viandante diretto a Sygma in cerca di fortuna… perdonate se ho disturbato la vostra quiete.." sorrisi "..non era mia intenzione spaventarvi..". |
"Oh, ma è stupenda. E' magnifica, bellissima. Davvero era appartenuta a
Clorinda? Grazie, grazie, grazie mille. Siete un angelo". Lo abbracciai forte e gli diedi un bacio sulla guancia rasata. Non avevo mai visto una spada così lucente e affilata. La impugnai e mi senti una guerriera. Scommetto che nessuno aveva una spada come questa. Anche se era un po' pesante riuscivo a destreggiarla bene. Tutto merito dei miei insegnanti di scherma. |
Nicolò fu felice nel vedere la giovane Eilonwy raggiante per quel dono.
“Così dicono...” disse poi “... pare sia davvero appartenuta a Clorinda... e secondo la leggenda la stava impugnando quando fu battezzata dal suo Tancredi...” sorrise “... insomma con questa spada sarai una perfetta amazzone!” Rise di gusto. “Una ragazza del suo lignaggio” fece il padre di lei “non può avere oggetti simili.” “Sciocchezze, fratello mio!” Scuotendo il capo Nicolò. “Anzi, penso che tu sia troppo severo con tua figlia. E' una ragazza in gamba e deve imparare a conoscere il mondo.” “Davvero?” Contrariato il padre. “Si, davvero.” Annuendo Nicolò. “E forse dovresti farla venire con me a Sygma. Sarebbe utile per la sua educazione.” Guardò Eilonwy. “Cosa ne pensi, Eilonwy?” |
A quelle parole di Clio, Francesco fece cenno ai suoi due compagni di abbassare le armi.
“Un viandante da solo ad attraversare questi boschi...” fissandola “... il meno che può capitarvi è quello di incontrare un cinghiale furioso...” la sua arma era però ancora in bella mostra “... posso sapere invece perchè ci stavate seguendo? Attratto dal nostro carico? O forse siete solo il primo di una banda di briganti? Magari mandato avanti dai suoi compari? Parlate se tenete alla vita!” Con fare minaccioso Francesco. “E vi avverto... la mia pazienza scarseggia come i guadagni che questo dannato viaggio ci ha portato... avanti... ditemi chi siete o giuro davanti al Cielo che vi infilzo all'istante!” “Bontà Divina!” Segnandosi tre volte il religioso che era con loro. |
“Si, abbiamo tutti da fare...” disse il capo ad Elisabeth “... e voi due” indicando la donna ed il prete “più di tutti... indicatemi la stanza... vi seguirò... voi intanto” parlando poi ai suoi due compari “tenete d'occhio il prete e chiudete la chiesa.”
“La Casa del Signore non può essere chiusa!” Protestò Padre Anselmo. “E' come chiudere la Sua Misericordia!” “Fa quello che ti dico, prete, o qui di misericordia non ce ne sarà per nessuno...” fissandolo il capo. Ioga rise forte. “Avanti, mostratemi quella stanza...” rivolgendosi ancora ad Elisabeth “... e badate di non fare scherzi o farete la fine di una delle tante statue di martiri che affollano questo posto... e cercate di tenere per voi le vostre domande... meglio sapete di noi, meglio è per voi...” e puntandole il coltello contro le intimò di portarlo in quella stanza. |
Nonostante quella ressa, Altea riuscì a raggiungere l'entrata della locanda.
Era un ambiente non grandissimo, eppure vi era gente praticamente seduta anche sul muretto che correva lungo la parete interna tanto era gremito. E mentre la ragazza cercava di arrivare al banco, udì una strana conversazione. “Dilettanti...” disse un uomo seduto ad uno dei tavoli “... ciò che più detesto sono i dilettanti... Kos, quando verranno gli altri?” Chiese ad un omone che era seduto con lui. “Credo in giornata, barone...” “Ci saranno tutti?” “Si, barone.” “Ci occorre qualcun altro...” per poi guardarsi intorno “... ma che non siano dilettanti o persone comuni... detesto quello scialbo apparire e quell'insignificante inespressività tipica degli individui ordinari...” sgranò gli occhi “... per Bacco!” Esclamò. “Fidia avrebbe risolto gran parte del suo tempo se fosse passato qui, invece che cercare fra l'Attica e l'Arcadia!” Si alzò in piedi, avvicinandosi ad Altea. “Madama... permettete?” Prendendo la sua mano e baciandola. “Anche se la bellezza è patrimonio di ogni uomo intellettualmente libero, concedetemi l'ardire di potervi adulare da vicino...” e mostrò un vistoso inchino, per poi restare a fissarla. http://www.wadelhardt.eu/B/s1/Thur1.jpg |
Avevo parlato al maschile, e al maschile quell'uomo si era rivolto a me.
Ringraziai di non avere una vocina stridula. Sorrisi, portando una mano al cappuccio, per scoprire il mio viso. Mi credevano una minaccia, ma come poteva una fanciulla esserlo? La mano mi tremava impercettibilmente, mentre le raccomandazioni di mio padre mi tornavano alla mente. La grande sala era illunimata dalle molte fiaccole appese alle pareti, creando un gioco di luce ed ombra che da bambina mi aveva sempre spaventato. Era raro che fosse così gremita di gente, eppure, quel giorno soldati, scudieri, ancelle e persino ragazzi lo affollavano. Tutti, però, si scostavano al mio passaggio. Raggiunsi così la parte alta della sala, dove uomini giovani e anziani erano in piedi intorno ad un tavolo, intenti a discutere animatamente. Feramai l'araldo con un cenno della mano: mi sarei annunciata da sola. "Padre.." chiamai ad alta voce, calma e decisa. Un uomo non molto alto ma dal portamento nobile ed elegante lasciò quel tavolo e si girò verso di me. I suoi occhi azzurri, così simili ai miei, si illuminarono nel vedermi. Sorrisi. "Clio.. grazie al Cielo, sei qui.." disse con un sorriso, si voltò poi verso gli altri uomini "..vogliate scusarmi..". Si avvicinò e mi fece cenno di seguirlo in una piccola stanzetta poco distante. "Quelli non sono gli abiti di tuo fratello.." disse mentre camminavamo, osservando i pantaloni, la cintura e la camicia che mi andavano alla perfezione, evidentemente fatti su misura. "No, in realtà.." balbettai io, arrossendo. "Lascia stare.." mi interruppe lui "..non ho il tempo per rimproverarti perchè ti sei fatta fare dei vestiti da uomo..". Abbassai lo sguardo, imbarazzata. Come potevo spiegare a mio padre che gli splendidi abiti da fanciulla, che sicuramente non mi mancavano, erano davvero scomodi nelle lunghe cavalcate con mio fratello, o per tirare con lui di spada? Eravamo soli, dopotutto. E insieme ci eravamo sempre divertiti un mondo. Alzai lo sguardo e repressi il sorriso che quel breve ricordo aveva posato sulle mie labbra, eravamo arrivati nella stanzetta splendidamente affrescata, e quello non era certo il momento di scherzare. Mio padre restò a fissare la parete per alcuni minuti, vi erano raffigurate scene mitologiche: Achille e Pentesilea, Atteone dilaniato dai cani, Bellerofonte e la Chimera, Eracle e il cinghiale Erimanto. Mi ero sempre chiesta se ci fosse un senso in quella successione di immagini così diverse tra loro, ma se c'era, io non riuscivo a trovarlo. Ero rimasta in silenzio ad osservare lo sguardo di Pentesilea morente. "Devi partire, Clio.. stanotte stessa.." mio padre parlò come se ogni parola fosse un pesante macigno. Un lampo di terrore attraversò i miei occhi. "No!" esclamai, trattenendo le lacrime. Lui si girò e mi fissò negli occhi, con una calma che mi sorprese. "Sono qui.." disse piano "..ma quando entreranno, tu sarai già lontana..". "Padre, vi prego.." sussurrai, tra le lacrime che non ero riuscita a fermare "… il mio posto è qui… non.. non potete chiedermi di lasciarvi.. non passeranno, li fermerete, lo so..". Il suo sguardo tradì una tristezza che non vedevo da molti anni. "Somigli sempre di più a tua madre.." sussurrò "..impulsiva e fiduciosa..". Mi avviciai di un passo, e lui, di slancio, mi abbracciò. Restai tra le sue braccia per molto tempo, fingendo di non sentire i tamburi e gli schiamazzi provenire dal palazzo. "Sono in troppi.." disse, infine. Mi scostai da lui. "Da quando avete così poca speranza, padre?" dissi, guardandolo negli occhi "..li respingerete..". Per tutta risposta lui si tolse la spada lucente dal prezioso fodero e me la porse. "Non discutere con me, Clio.." disse, ritrovando l'autorità che la tristezza aveva fatto vacillare per un momento. La presi tra le mani tremanti. "Padre.. come.. come potete pensare che potrei abbandonarvi? Questa è casa mia, il mio posto è accanto a voi.." dissi, con tutta la calma che mi restava. Guardai la spada che avevo in mano, apparteneva alla mia famiglia da secoli, era stata bottino di guerra di un mio avo, e ogni discendente maschio l'aveva abbellita, affilata, ammodernata, ma mai cambiata o persa. Mio padre aveva aggiunto solo un incisione con un monogramma che univa le iniziali sue e di mia madre, morto lui, sarebbe appartenuta a mio fratello. "Tu farai quello che ti dico, Clio.." tuonò con voce severa "… non osare contraddire i miei ordini…" con uno sguardo triste e disperato che contrastava con la sicurezza della voce. "Ma padre…" mormorai "..è la vostra spada.." porgendogliela nuovamente. "E tu sei mia figlia.." tuonò lui "..e non voglio che abbiano nessuna delle due! Sono stato chiaro?". Per un breve momento, sorrise "So che la saprai maneggiare molto bene.. credi che non sappia con chi si esercita quell'incosciente di mio figlio?". Arrossii "..mandate lui in salvo.. questa spada appartiene a lui non a me..". Mio padre scosse la testa "..No, lui mi serve qui.. e se dovesse accadermi qualcosa prenderà il mio posto, ma se tutto dovesse essere perduto, almeno sapremo entrambi che la nostra stirpe non si esaurirà.." mi posò le mani sulle spalle "…ascolta Clio… c'è una nave che ti aspetta.. ha istruzioni precise, ma non mostrare mai il tuo volto, non sanno chi devono trasportare… non fidarti di nessuno.. quando sbarcherai, raggiungi Camelot e poi, Capomazda o Sygma.. regni lontani, dove non hanno idea di cosa accade qui.. so che saprai badare a te stessa.. Beh, anche se non potrai guadagnarti da vivere ricamando o cucendo, visto che fai di tutto per non imparare.." sforzandosi di scherzare. Sorrisi. "Quando sarai al sicuro.." continuò "..solo allora fidati delle persone.. nessuno ti riconoscerà, nessuno ti cercherà.. fai di tutto per passare inosservata, per non dare nell'occhio.. e, soprattutto, vedi di non metterti nei guai.." con un sorriso. Non riuscivo a trattenere le lacrime, lui mi strinse per lunghi istanti. "Se tutto andrà bene, verremo a cercarti, potresti anche raggiungere i confini del mondo ma ti troveremo.. e.." la voce gli tremò "..se dovesse andar male..". "Tornerò a vendicare la mia casa.." lo interruppi, con la voce calma e lo sguardo deciso, nonostante le lacrime. Lui sorrise e mi guardò colmo d'orgoglio. "Sei la nostra speranza, Clio.. nel bene e nel male.." disse sorridendo. "Ora va, e rendimi fiero..". "Addio padre.." dissi, reprimendo la voglia di abbracciarlo o sarebbe stato ancora più doloroso il distacco. "Ehi.." mi chiamò, facendomi voltare un'ultima volta "..attenta alla spada..". "Non temete, è in buone mani.." dissi, con un doloroso sorriso. "Oh, lo so bene.. addio, figlia mia.." mormorò piano. Ero abbastanza lontana, dovevo essere una persona qualunque, uguale a mille altra. Così, abbassai il cappuccio, rivelando all'uomo i miei occhi chiari, fermi e decisi. "Il mio nome è Clio.." dissi, guardandolo negli occhi. Mentire sul mio nome non mi sembrava una buona idea. "…vi ho già detto chi sono, solo un viandante… e i cinghiali non mi spaventano… Ho viaggiato molto per arrivare qui…" dissi sorridendo "… non vi stavo seguendo, sono solo diretta a Sygma, come voi… e temo che la strada sia la stessa per tutti… Ci siamo già visti, rammentate, a Camelot.. alloggiavamo nella stessa locanda.. siete solo partiti prima di me…". Alzai le spalle "…mettete via quella spada.." dissi con noncuranza "…non mi aspetto che vi fidiate delle mie parole, io non mi fiderei delle vostre, d'altronde… se preferite, partirò prima di voi stavolta, così potrete controllare che non vada a spifferare a nessuna banda di briganti dove siete…". |
Ero corsa via da quel luogo con la mente così sconvolta che non mi ero quasi accorta di aver raggiunto in breve la periferia della città.
Il mio cavallo prese la strada principale, passando così proprio di fianco al muro di cinta del sontuoso Palazzo Lorana, e fu perciò che vidi quella scena... Citazione:
e tutto ciò a Palazzo Lorena... mi chiesi se Jacopo avrebbe trovato interessante, quella cosa... Jacopo... non gli avevo neanche detto che sarei uscita a cavallo... certo, mi corressi subito, lui forse neanche si era accorto della mia assenza, chiuso nel suo studio... Esitai... lanciai un’ultima occhiata a quella carrozza ferma... poi spronai il cavallo e ripartii. |
Sorrisi e il mio viso si illuminò di falicità.
http://fc08.deviantart.net/fs70/f/20...94-d4gr4z5.jpg "Oh, caro zio. Per me va benone. Certo che verrò con voi. Che bello. Grazie ancora". Lo abbracciai di nuovo. Adoravo mio zio Nicolò. Non poteva darmi una felicità piu' grande. |
La locanda era veramente affollata, a fatica si respirava...mi sentii per un attimo barcollare per il caldo e la stanchezza.
Mi incamminai verso il bancale osservando le persone e il mio sguardo si pose a un tavolino..vi erano seduti non persone del popolo ma un nobile con alcuni uomini che si stava lamentando per qualcosa che non capivo. Ad un tratto il suo sguardo si fermò su di me, rimase quasi incredulo e sbigottito..mi guardavo attorno..cosa avessi di tanto strano? Si alzò e baciandomi la mano mi propose addirittura di corteggiarmi, lo osservai sgranando gli occhi..che mai voleva quello sconosciuto? Da una serva poi...ovvero non eravamo a Camelot quindi non poteva sapere fossi del suo stesso rango e pure baronessa come lui e il mio aspetto era quello di una umile e povera ragazza ora. "Milord" feci un leggero inchino togliendo la mano dalla sua "posso sapere cosa mai ha colpito tanto la vostra attenzione?" lo fissai attentamente mentre gli parlavo..poteva avere pure cattive intenzioni. |
Chiudere la Chiesa al culto.....ci sarebbe stato il caos...Padre Anselmo pregava sommessamente...tenevo stretta la mia sacca tra le mani......e vidi i due andare a chiudere le porte della Chiesa......sotto minaccia.....mi voltai verso la sagrestia e portai il Capo nella piccola stanza dove ogni tanto Padre Anselmo...schiacciava un pisolino nelle ore più calde dell'estate......la porta in legno cigolava.....c'era poca luce...veniva da una finestrella in alto..." Sdraiatevi sul letto...siete stanco e state zoppicando.........se volete daro' un'occhiata alla vostra gamba.....ma permettetemi di dirvi,che se chiudete le porte della Chiesa vi tirerete dietro un vespaio......qui' c'e'povera gente e questo luogo e' luogo di rifugio.....cercheranno Padre Anselmo a costo di buttare giu' le porte......non credo che abbiate bisogno di questo....!!!! ".......ero in ansia...i ragazzi da soli, io che sarei dovuta essere già in cammino per quei maledetti soldi che mi servivano e che mi avevano condotto a prendere quella decisione........
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“Non fidiamoci di lei...” disse uno dei mercanti a Francesco “... è troppo sveglia per essere una semplice donna...”
“Perchè, tu hai mai incontrato donne meno sveglie di te, Bartolo?” Fissandolo lui. “Stento a crederlo.” Tornò a guardare Clio. “Perchè siete diretta a Sygma? E' per la storia del quadro forse? Siete un'avventuriera o una cacciatrice di taglie?” “Credi che ti dirà la verità se non è né l'una, né l'altra?” Fece Bartolo. “Siamo ormai prossimi ai confini di Sygma.” Disse Francesco. “Tra un'ora al massimo avvisteremo la capitale... se ci fossero dei briganti sulle nostre tracce, allora ci avrebbero già attaccato molto prima...” fissò di nuovo Clio “... se volete, potrete unirvi a noi fino a Sygma... io mi chiamo Francesco dei Binardi e questi due sono i miei compagni... Bartolo e Cadimo... lui” indicando il chierico “è frate Biagio...” e il capo dei mercanti attese una risposta da Clio. http://25.media.tumblr.com/tumblr_m8...xjz0o1_500.jpg |
Nicolò rise per la reazione felice di Eilonwy.
“Su, comincia a preparare le tue cose.” Disse poi. “Partiremo domattina presto. Devo tornare subito alla mia banca.” Nicolò infatti era un noto banchiere a Sygma, legato alla ricca e potente compagnia dei Bardi. Tuttavia il padre di Eilonwy si mostrava ancora contrariato per quella faccenda. “Non credi sia pericolosa ora Sygma?” Chiese allo zio. “E perchè mai?” “La storia di quel ladro... tutta Camelot ne parla...” “Sciocchezze!” Minimizzando lo zio. “Il mio palazzo è lontano dalla chiesa di Santa Felicita, dove si trova il quadro. Questa storia neanche ci toccherà.” E alla fine Nicolò riusci a convincerlo. Così cominciarono i preparativi del viaggio. Il giorno dopo, al mattino presto, la carrozza di Nicolò era pronta per lasciare Camelot e raggiungere Sygma. Cominciava una nuova vita per Eilonwy. |
Il capo si sdraiò sul piccolo letto, facendo attenzione a poggiare la gamba ferita sul materasso.
“Non ho bisogno del vostro aiuto...” disse ad Elisabeth “... occupatevi solo di seguire tutto ciò che vi dirò...” fece una smorfia di dolore a causa di quella ferita “... piuttosto... cosa dicevate prima? Verrà gente qui? Bene, troveranno il mio compagno ad accoglierli...” e mostrò ancora il suo coltello “... anzi, vi darò l'occasione per salvare voi, il prete e ognuno che tenterà di entrare qui... trovate uno stratagemma per tenere eventuali seccatori lontano da questa chiesa... perchè vi avverto... io sono il più ragionevole dei tre... i miei due compagni invece sono teste calde e mettono mano alle armi per un nonnulla...” |
Talia ritornò così a casa.
Ed entrando nel cortile del palazzo, vide uscire dall'androne due figure. Erano Jacopo ed un altro uomo. “Talia...” disse il militare nel vedere la ragazza “... eri uscita a cavalcare? Già di ritorno? Lascia che ti presenti messer Simone Missani... viceprocuratore del re...” “Nonché” sorridendo Simone “amico di vecchia data del capitano... incantato di conoscervi, milady...” e mostrò un lieve inchino. “Messer Missani stava andando via...” “Eh, ci sono molti impegni ultimamente qui...” fece Simone “... ma sono certo che avremo molte occasioni per rivederci ancora... milady... capitano...” E andò via, lasciando Talia sola con Jacopo. E lo sguardo del militare era cupo ed indecifrabile. |
Sorrisi alle parole dell'uomo.
"Non ho mai detto di essere una semplice donna.." strizzandogli l'occhio. Ascoltai il capo dei mercanti parlare, e lo fissai negli occhi. "Già, è per la storia del quadro..." annuii "...per me un posto vale l'altro e.. beh, un po' di avventura non fa mai male, no?" sorridendo. Presi le briglie di Ercole e tornai a guardare i mercanti. "Beh, preferisco viaggiare da sola, in realtà.. ma se manca così poco a Sygma.. allora non vedo perchè non viaggiare con voi...". Sospirai, avevo cercato di evitare quei mercanti per tutto il viaggio, eppure mi ero ritrovata a dover condividere la strada con loro. La verità era che erano anni che non parlavo con gente di quel tipo, arricchiti e borghesi che bramavano il potere e il guadagno più di qualunque altra cosa. Ma loro non avevano idea di chi fossi, e non avrebbero mai dovuto saperlo. Una volta giunti a Sygma, ognuno avrebbe preso la sua strada. L'ultima cosa che volevo era legare con dei mercanti, ma avevo accettato solo per sembrare gentile. Mi sembrava terribilmente scortese, infatti, andarmene per la mia strada, lasciandoli con il dubbio che fossi una minaccia. Meno problemi trovavo sul mio cammino, meglio era. "Ebbene, messeri.." dissi guardandoli con un sorriso "..vogliamo andare?'". |
Senza fare molto caso alla strada, ripresi a cavalcare ed il fedele animale mi riporti presto sulla strada di casa.
La scena al Palazzo dei Lorena non voleva uscirmi dalla mente... quell'uomo, i suoi misteriosi accompagnatori... Poco dopo varcai l'alto cancello ed entrai nel cortile del Palazzo de' Gufoni. Con una mano sfiorai la mia attrezzatura da pittura, che avevo preparato ma poi non utilizzato... e tra me mi ripromisi di uscire a dipingere il giorno seguente... era tanto che non dipingevo più... troppo tempo... eppure era sempre stata la mia attività preferita... Fu in quel momento che notai Jacopo... Citazione:
e quando questi, poco dopo, se ne fu andato, mi acciaiai a Jacopo... aveva uno sguardo cupo ed indecifrabile, preoccupato forse... "Che cosa c'è, Jacopo?" sfiorandogli delicatamente il braccio "Qualcosa non va? Che cosa era venuto a dirti messer Simone?" |
“Oh, perdonatemi, milady...” disse mostrando un ghigno quell'uomo ad Altea “... ma probabilmente la vostra bellezza ha, diciamo così, offuscato momentaneamente quegli insegnamenti e quei precetti, tanto cari a monsignore Della Casa o al cortese Baldassarre Castiglione, con i quali il sottoscritto ha avuto cura di affinare il proprio spirito e gusto... ma vi assicuro che non era certo mia intenzione corteggiarvi o importunarvi... ma lasciate che mi presenti...” facendole garbatamente segno di sedersi al suo tavolo “... sono il Barone Azable...” si voltò poi verso l'omone che era seduto con lui “... Kos, va a sincerarti che gli altri trovino questo luogo...”
“Si, barone.” Annuì quello, per poi uscire. “Barone Azable, dicevo...” tornando l'uomo a fissare Altea “... servo vostro umilissimo, come il maestro da Vinci lo era di Monna Lisa...” |
Francesco annuì a quelle parole di Clio.
“Donna di poche parole vedo...” disse fissandola “... e sia... rimettiamoci in viaggio... Sygma non è lontana ormai...” Così, i mercanti, raccolta ogni loro cosa, si rimisero in viaggio, affiancati dalla ragazza col suo fido cavallo. “Immagino” fece Francesco “che arrivata a Sygma saprete già cosa fare, visto che è stata la faccenda di quel quadro ad attirarvi da noi... vi confesso che farei anche io questo... si, se sapessi tirare di spada ed usare le armi, anche io cercherei di guadagnare soldi facendo la guardia a quel quadro... ormai il commercio è in una crisi profonda e se non fosse per mio padre che è affezionato alla nostra compagnia, io avrei già chiuso i battenti e cercato un altro lavoro... ma perchè, mi chiedo, una ragazza diventa un'avventuriera? Cosa la spinge a fare una cosa così assurda? E' per denaro? Immagino di si...” dandosi lui stesso una risposta “... per cos'altro, sennò... ormai tutto si fa per denaro...” Poco dopo entrarono nei confini di Sygma e percorso qualche altro miglio avvistarono la capitale. Entrati in città, furono subito accolti dalla gran quantità di persone che animava le sue strade. “Eccoci in città...” mormorò Francesco “... una città gremita... molti hanno avuto la vostra stessa idea per guadagnare soldi credo...” voltandosi verso Clio. |
Ringraziai il cielo di avermi mandato quell'angelo di mio zio.
Era l'alba. Mi lavai il candido viso con del sapone al latte d'asina. Mi spazzolai e mi acconciai i capelli. http://2.bp.blogspot.com/-1Sgv3jqx0T...JzYPIQs_f.jpeg Indossai un abito rosso e nero. http://www.pinkland.net/blog/vestitomedievale.jpg Salutai mio padre. Lo abbracciai, lo baciai sulla guancia e gli dissi: "Padre, vi voglio tanto bene. Starò bene vedrete. Vi renderò fiero di me". Salutai anche la mia dolce nutrice. Salì nella carrozza trainata da Dante (il mio destriero) e da cinque cavalli bianchi. I bagagli erano stati fissati alla carrozza con delle funi. Misi la spada di Clorinda accanto a me e quando partimmo salutai per l'ultima volta i miei cari. Verso a metà viaggio chiesi: " Caro zio, ma è vero che nel vostro castello c'è un fantasma di una dama che si chiamava Angelica? E' vero che si suicidò per amore?". http://i589.photobucket.com/albums/s...riaFrances.jpg |
Il viaggio era iniziato per Eilonwy.
“Oh, Cielo...” disse ridendo Nicolò a quella domanda della nipote “... sai, Sygma è una terra molto antica e tanti artisti vi giungono per trovare ispirazione... la bellezza delle sue terre, i suoi capolavori architettonici ed artistici... e non nego che vi siano diverse leggende che animano ancor più quella realtà, rendendolo quasi fiabesca... e qualcuna di queste leggende è stata raccontata anche sul nostro palazzo... e chissà, magari qualche mia vecchia servitrice un giorno potrà raccontartela...” Il viaggio proseguì tranquillo, fino a quando la carrozza giunse nelle terre di Sygma e poco dopo varcò la porta della capitale. Verso il tardo pomeriggio, infine, raggiunsero il grande palazzo di Nicolò, dove l'uomo fece portare i bagagli di sua nipote nella stanza fatta preparare per lei. “Ora” disse aiutando la ragazza a scendere dalla carrozza “organizzeremo un gran ballo per te... per presentarti all'alta società di Sygma.” Si presentò allora una vecchia servitrice. “Questa è Cestia...” presentandola Nicolò ad Eilonwy “... e si occuperà di te.” |
Jacopo, destato dai suoi pensieri da quelle parole di Talia, si scosse quasi con un sorriso, per poi prendere nella sua mano quella della giovane moglie.
“Nulla di importante...” disse fissandola “... solo le solite questioni che angustiano l'umore del Capitano della Guardia Reale...” sorrise ancora, stavolta con più naturalezza “... messer Simone manca da un bel po' da Sygma e rivederlo ha riacceso in me vecchi ricordi... ora però, in quanto viceprocuratore del re, lavorerò con lui riguardo alla faccenda del quadro di Santa Felicita...” La locanda era praticamente vuota e quasi tutti i tavoli erano liberi. I tre avevano così potuto scegliere quello più vicino alla finestra. Jacopo afferrò subito il boccale col vino, ma Simone lo prese dalla sua mano. “Piano...” disse “... piano, soldato... prima a me...” riempendo il suo bicchiere “... poi a lui...” versando il vino in quello di Massimo “... e poi a te...” facendo lo stesso col bicchiere del giovane militare “... salute!” E i tre brindarono. “Eh...” fece Simone fissando il soldato “... povero Jacopo...” e scambiò una rapida occhiata con Massimo che avidamente riempiva ancora il suo bicchiere. Il militare infatti se ne stava in silenzio, con lo sguardo cupo e l'espressione accigliata. “Non è mica gentile” disse poi Massimo “starsene zitto e tenere tutto dentro...” “Lascialo stare...” mormorò Simone “... non vedi che gli secca?” “No.” Esclamò Massimo. “Brutto affare amare una ragazza e quella invece magari non ricambia.” Scuotendo il capo. “E' libera di amare chi vuole.” Fissandolo con disprezzo Jacopo. “Ah, già già...” mormorò Massimo “... e poi ormai... magari i buoni partiti aumenteranno in città...” Jacopo lo guardò con occhi ancora più duri. “Pare infatti che il nostro vecchio re” continuò Massimo “voglia appianare l'astio tra i clericali e voi mangiapreti... e so che Binardi vuol stringere accordi e alleanze con la vostra fazione... dunque chi fino a ieri è stato vostro nemico, da domani magari sarà vostro alleato... o parente, chissà...” Jacopo quasi trasalì a quelle parole. “E i figli del buon Binardi” aggiunse Massimo “si sentono già quasi i padroni di Sygma... soprattutto uno...” e guardò Simone “... vedessi... alza già polvere lui!” Simone rise e scosse lievemente il capo. “Si!” Battendo la mano sul tavolo Massimo. “E poi lui è mio amico! E mi ha anche offerto un lavoro nella loro compagnia! Alla sua salute!” E alzò il bicchiere con gesto di chi vuol brindare. “Brindiamo...” prendendo la parola Simone “... alla salute del prossimo capo mercante di Sygma, nonostante sia uno straniero, un Capomazdese... brinda anche tu Jacopo... e poi è pure tuo amico...” Simone e Massimo brindarono ma Jacopo fece solo finta di bere, rimettendo poi giù il bicchiere, senza aver toccato neanche un sorso di vino in quello strano brindisi. “Rientriamo in casa ora...” fece Jacopo “... e poi dobbiamo ancora decidere della nostra Luna di Miele, rammenti?” Ma proprio in quel momento arrivò un calesse davanti al cancello del loro palazzo. Vi scese una donna e subito i servitori la fecero entrare. “Lady Silvia...” salutandola Jacopo “... che sorpresa...” “Capitano...” sorridendo la donna “... lady Talia...” salutando poi anche la ragazza “... in città pare ci sia fermento... e non solo per la storia del quadro...” “A cosa vi riferite?” Incuriosito il capitano. “Non l'avete saputo?” Fissandoli Silvia. “Pare sia stata affittata la residenza dei Lorena...” “Affittata?” Ripetè Jacopo. “Si...” annuì Silvia “... da uno straniero dicono... del resto chi è così ricco qui da poter affittare un simile palazzo?” |
Fui condotta da Cestia per lunghi corridoi fino ad arrivare a una stanza con un letto a baldacchino, un terrazzo spazioso pieno di fiori e una libreria gotica.
http://www.wwnorton.com/college/engl...mantic/gp4.jpg Le tende erano di velluto blu come le coperte e le tende del letto. Dentro c'era anche un bellissimo caminetto in marmo bianco con volute e paffutelli cherubini. |
Se lui era buono immaginavo come lo fossero gli altri e in questo lui diceva la verità.....Salvare il mondo questo mi chiedeva....i ragazzi sapevano che io ero partita....e gli altri...come fare....guardai la finestrella....e guardai il Capo..era sudaticcio....il dolore lo stava tendendo su di giri..." Facciamo cosi'....usciro' dalla Chiesa e andro' a dire alla piu' pettegola del posto che padre Anselmo ha preso un brutto raffreddore contagiosissimo.....quindi dovranno stare lontani dal luogo di culto.....quando Padre Anselmo starà meglio sara' lui a dare l'avviso alle sue pecorelle, per un paio di giorni andranno a pregare da un'altra parte.......tornero' qui, curero' la vostra gamba ...ma voi, mi farete andare per la mia strada........vi assicuro.......che i miei problemi sono cosi' importanti che voi....siete l'ultimo dei miei pensieri.........vi sto offrendo quello che volete...infondo se uccidete qualcuno...bloccato qui dentro.....vi prenderanno.......lascio la mia sacca....certo non vi e' l'oro..poche cose.....ma tornero' a prenderla...."........
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Mi sedetti al tavolino ma ero in preda alla ansia..fissavo quel uomo in modo enigmatico, vi era qualcosa di strano in lui.
"Milord" finalmente ripresi la parola "il mio nome e' Altea e sono solo una serva in cerca di lavoro e mi trovo qui per questo..devo vivere in qualche modo..oppure davvero dovrò andare a proteggere quel quadro che vogliono rubare..". |
Vicino al letto a baldacchino c'era un manichino sul quale veniva sfoggiato un abito bianco e crema.
Era un vestito non di certo europeo, forse greco. Era in tulle, seta e broccato. Sembrava uscito da un racconto mitologico greco-romano. Era veramente stupendo. http://www.bunnychan.it/wp-content/u...ladio-1992.jpg |
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