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"È palese che lady Gwen abbia ragione." Disse Rovolin. "La storia della malattia è quanto di più assurdo si possa raccontare." Guardò poi Clio ed annuì. "Sono anche io curioso di sentire a questo punto la seconda teoria."
"La seconda possibile spiegazione" fece Avevola "è quella che da sempre tutti favoreggiamento circa i vostri predecessori..." "Dunque" sorseggio' Rovolin "davvero una belva abominevole vaga nella brughiera in cerca di tutti i Taddei innamorati..." sarcastico. "Magari fosse davvero così." Intervenne Reddas. "Stanare un animale è infinitamente più facile rispetto a dover uccidere un uomo. Le belve obbediscono al proprio istinto, gli esseri umani invece ai loro vizi." "Concordo in pieno, caro cugino." Rovolin. "Ma mi pare ci fosse una terza ipotesi, vero?" Guardando poi il Ciambellano, il cortigiano ed il parroco. |
''È vero ciò che dite, ma è vero anche che proprio per il fatto che le belve obbediscono all'istinto sono imprevedibili e quindi non sempre più facili da catturare'' dissi, per poi attendere in silenzio la terza ipotesi.
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"Le bestie" disse Reddas a Gwen, senza degnarsi di guardarla "agiscono per un solo motivo, ossia la fame. Questo dunque le rende prevedibili. Gli uomini invece si comportano in base a sentimenti e stati d'animo tra i più disparati, quali odio, invidia, ambizione, avidità, paura, superbia, orgoglio. Ciò rende i loro comportamenti assolutamente imprevedibili. Anche se io non ho mai incontrato qualcuno in grado di sorprendermi." Bevendo.
"Eh, mio cugino è un uomo tutto d'un pezzo." Osservò Rovolin. "Ebbene, questa terza ipotesi?" Fissando il Ciambellano. "La terza ipotesi" mormorò Avevola "è alquanto audace, milord." "Più audace del credere ad una bestia mostruosa che vaga famelica nella brughiera in cerca di duchi innamorati?" Sarcastico Rovolin. "Lo giudicherete voi stesso, signore..." disse Pietro. "Infatti vi è la possibilità che dietro le misteriose morti dei vostri antenati, milord, vi sia la mano di qualcuno..." Avevola "... mano di uomini..." |
"Le Flegee" disse Sibille ad Altea "stanno attraversando un momento particolare... dopo la morte dell'Arciduca il caos sembra essere piombato su queste terre. Praticamente i mari stanno diventando prede di questi predoni e le forze ducali non sembrano in grado di porvi rimedio per adesso..."
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Stavo per rispondere malamente a Reddas quando il discorso venne, per fortuna, riportato sull'ultima ipotesi.
Mano di uomini? ''Vi riferite ad un omicidio?'' chiesi ad Avevola. Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
La guardia aprì la cella e una donna entrò.
Versò un pò di brodaglia in una scodella e dell'acqua in un catino, per poi mettere il tutto davanti alla prigioniera. "Mangia." Disse ad Elisabeth. Uscì e la guardia richiuse la cella. "Prima ti ho vista guardare con interesse le grate della finestra..." il militare alla prigioniera "... bada che nel cortile ci sono i cani e finiresti sbranata prima ancora di poter capire dove scappare. Mangia ora, che più tardi sarai ascoltata dal tenente per decidere circa della tua colpevolezza." |
"Temo di si, milady." Disse Avevola a Gwen.
"Un omicida" fece Rovolin, ora palesemente più pensieroso "a cui risalirebbe l'uccisione di mio zio?" "Potrebbe darsi, milord." Annuì Avevola. "È una possibilità che non possiamo permetterci di ignorare." "Un omicida..." mormorò Reddas. "Ma se anche fosse" nervosamente Rovolin "come si possono spiegare le morti precedenti? Quelle che da secoli flagellano la stirpe dei miei antenati? Forse che questo omicida sia capace di venire dal passato?" Rise nervosamente, cercando di rispondere con sarcasmo a quella teoria. "O magari ritenete sia un fantasma? Forse uno spirito che perseguita noi Taddei? Gira e rigira sempre su assurde superstizioni andate a parare." "O più realisticamente" disse Pietro "potrebbe trattarsi di una setta, una congrega o qualcosa di simile... insomma un gruppo di fanatici che da generazioni cerca di eliminare i duchi, probabilmente per motivi politici, milord..." "Sono tutte supposizioni" fece Avevola "che meritano di essere prese in considerazione, signore. Non possiamo scartare nessuna possibilità ora come ora..." |
''Milord'' iniziai, cauta, rivolgendomi a Rovolin ''Non voglio certo porre queste leggende come veritiere, ma dovrete ammettere che anche l'ipotesi dell'omicidio è improbabile e che ci sia un motivo se si arriva sempre ad una conclusione superstiziosa, come voi stesso avete detto...'' conclusi, preparandomi ad un'eventuale sfuriata da parte sua.
''Oppure potremmo fondere le ultime due teorie, dunque sarebbe la mano di uomini ad agire attraverso la belva, sfruttando la leggenda...'' dissi ad un certo punto. Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
La luce filtrava timida attraverso le travi che componevano le mura della mia stanza.
Stanza, più che una stanza era una minuscola soffitta, ricavata sopra la bottega. Amavo la bottega, era ciò che avevo di più caro, ciò che definivo casa, io che una casa non l'avevo mai avuta. La mia vita era stata tutta un viaggio, incessante, attraverso terre e fiumi, oltrepassando mari e confini. Un viaggio che era terminato con la morte dei miei genitori. Uccisi per essere ciò che erano, dei viaggiatori, dei gitani. Da allora mio zio, a cui ero stata affidata, aveva preso la decisione di fermarsi. Era stato difficile abituarsi a vivere in un solo luogo, a vedere sempre gli stessi edifici, a dimorare sempre nella stessa casa, a fare sempre le stesse cose. La città di Capodamadza era grande, brulicante di persone, gente che andava e veniva, presa dai loro affari. Mendicanti a cui si affiancavano nobili ben vestiti, lavandaie e contadine, donne piene di gioielli e stoffe morbide e pregiate, cavalieri e guardie armate. Spesso però mi ritrovavo a lottare contro la monotonia e per farlo il mio rifugio era la bottega. Lì non ci si annoiava mai, era un luogo così pieno di oggetti e misteri, libri impolverati e monili dalle sconosciute origini. Mio zio era un uomo pieno di fascino, riusciva ad attrarre i clienti con i suoi modi cordiali e vivaci, accattivanti e gioviali. Quanto a me, io ero più che altro una sorta di attrazione. Me ne stavo nel mio angolino, appena dopo l'ingresso della bottega, seduta ad un tavolo nascosto da una lunga tovaglia blu notte, con un mazzo di tarocchi da un lato e una sfera di cristallo al centro. La gente, soprattutto le donne, era attirate dal mio banchetto, pieni di curiosità e domande che attendevano risposta. Per me la mia era un arte, tramandata di generazione in generazione, e ora toccava a me portare avanti la tradizione. La vita, quella mia e di mio zio, era semplice, costellata da piccoli momenti di allegria ma piena di vecchi ricordi dolorosi. Con me portavo sempre un anello, quello che mio padre donò a mia madre per il matrimonio. Ormai l'unica cosa che mi restava di loro. http://media-cache-ec0.pinimg.com/73...54010b6ad4.jpg |
Poggiai la tazzina di fine porcellana francese sul basso tavolino e guardai oltre la grande vetrata da dove si poteva ammirare lo sconfinato mare e tutte le sue screziature.
"Si, ho sentito parlare della morte dell' Arciduca dalla servitù, non fanno altro che spettegolare di questo, infatti sono stati reguarditi. Li ho sentiti parlare di circostanze misteriose, trovo scandaloso ricamare storie strane sulla morte di questo nobile..anzi di qualsiasi uomo..che misteri potrebbero esserci". Il mio viso si corrucciò a riflettere sulle parole di mia zia.."E' strano, non hanno un pretendente al seggio ducale, non vi è nessuno da mettere al trono?". La cosa era alquanto bizzarra, sapevo che i nobili di Capomazda erano rinomati e pure erano stati dei valorosi guerrieri.."I Taddei..vero? Si chiamano cosi i nobili duca di queste Terre, ma non penso la anarchia e la prepotenza di certi malviventi sia una piaga solo di questa zona dunque..ma di tutto il Ducato, e non si decidono a mettere qualcuno a governare?" alzai leggermente le spalle "Comunque, presto la situazione si placherà presumo..per fortuna abitiamo in una zona dove risiedono molti nobili e non e quindi basterà non andare a mare aperto..si spera..fuggire non si può" risposi con quella solita calma e supponenza che molti detestavano e finii la mia tazza di tisana. |
“Questo perchè” disse Avevola a Gwen “gli uomini di queste terre tendono a vedere il soprannaturale ovunque, milady. Solo per questo ogni possibile spiegazione verte sempre sul'occulto o sulla stregoneria.”
“Allora voi quale ipotesi ritenete la più possibile?” Chiese Rovolin al Ciambellano. “Ecco, personalmente ritengo che quella dell'omicida sia estremamente degna di attenzione.” Rispose questi. “L'Arciduca” intervenne Reddas fissando il vino rosso del suo bicchiere “al momento del suo ritrovamento appariva col volto orrendamente sfigurato da un'espressione che a sentire i testimoni sembrava essere stata causata da un'indicibile paura... qualcosa insomma lo aveva spaventato a morte, letteralmente... e una belva che assale qualcuno non si limita a spaventarlo senza poi sbranarlo...” bevendo. “Infatti, per questo ritengo ci sia la mano di qualcuno.” Annuì Avevola. “Qualcuno” mormorò Pietro “che probabilmente avrà somministrato a Sua Signoria un qualche siero o veleno in gradi di arrestare le sue funzioni vitali all'istante e causargli quell'espressione indescrivibile...” |
Feci uno sforzo immane per non rispondere.
Proprio con me ne parlavano... Io comunque non ero d'accordo con nessuna delle loro teorie, o comunque non ero d'accordo che si trattasse di un banale omicidio, era ovvio che ci fosse qualcosa di strano dietro e per me era normale credere in teorie occulte, ma per loro no e non li biasimavo. A quel punto decisi di dissociarmi completamente dalla discussione e attesi che la cena terminasse per tornare a palazzo. Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
La bottega era variegata da ogni sorta di oggetto, dai più strani, curiosi ed assurdi monili, accessori, utensili e strumenti che nessuno si sarebbe mai immaginato di trovare lì.
In quel luogo facevano bella mostra materiali dei più disparati. Esotici, raffinati, persino pregiati e naturalmente anche fasulli. E tutto era stato disposto ad arte per affascinare, incuriosire, stupire chiunque vi entrava anche solo per dare un'occhiata. Una piccola finestra era poi lasciata sempre socchiusa, in modo che uno spiffero di vento facesse tintinnare i pendagli di un singolare lampadario di paste vitree colorate, i cui bagliori e tintinnii davano un'atmosfera particolare alla bottega. Per i romantici poteva essere incantata, come un sogno, per i più sensibili quasi ipnotica e per i più suscettibili addirittura mistica. Lo zio di Dacey era un uomo alto e robusto, dagli occhi magnetici e penetranti, i modi affabili ed un curioso accento straniero che conferiva alla sua voce una sorta di esotica cadenza in grado di dare un suono particolare, mutevole e sfuggevole alle sue parole. E forse era proprio questo odore di magia che attirava molti dei loro clienti. “Oggi è Venerdì Santo” disse a sua nipote sempre seduta al suo folcloristico tavolo divinatorio “e sembra che la gente preferisca restarsene a casa per cucinare pesce e recitare le Preghiere di Penitenza... mi sa che non si batterà chiodo...” scuotendo la testa. Ma proprio in quel momento la porta della bottega si aprì facendo suonare il sonaglino appeso. Ed entrò un uomo incappucciato. “Benvenuto, signore, nella nostra bottega delle meraviglie.” Fece lo zio di Dacey col suo solito accento pieno di aspettative. http://www.rapportoconfidenziale.org...ELA_LUGOSI.jpg |
“Oh, tu parli così perchè sei una donna.” Disse Sibille finendo la sua tisana. “Altea cara, la successione è uno degli aspetti più complicati che riguardano la storia dell'umanità. Credi forse che altri restino a guardare mentre uno si avventa sulla torta?” Rise piano. “Affatto, mia cara. Tutti vogliono sedersi a tavola e mangiare. Il seggio vacante dei Taddei è nelle mire di almeno tre personaggi. Due sono Taddeidi, mentre il terzo è un vassallo del defunto duca Anione ed oggi pretendente al potere per non si sa bene quale diritto. E le Flegee sono nel mezzo, spettatrici di ciò che deciderà in seguito le sue sorti.”
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La giornata procedeva a rilento, le feste religiose tendevano ad allontanare i clienti dalla nostra bottega, i quali preferivano restare in famiglia, lontani delle stranezze che noi vendevamo.
<< Si avete ragione zio. Forse potremmo approfittare per passeggiare un po' in città, ci viviamo da mesi e la conosciamo così poco... >> mentre parlavo avevo cominciato a ritirare gli oggetti dal mio tavolo per riporli in una vecchia cassa di legno scuro. << Buon giorno signore>> mormorai colta di sorpresa nel vedere un cliente nonostante le nostre previsioni. |
Annuii a mia zia..."Quindi una lotta al potere...tra chi sarà più bravo, furbo e perfido. Da ciò che mi dite, non vedo un futuro sereno per Capomazda..di norma dovrebbe andare la successione ad un erede diretto. Penso non ci resti che aspettare...d' altronde noi non siamo di questo posto, zia cara...oppure la cosa ti interessa per qualche motivo" sorrisi "Oh, non pretenderai di diventare la futura Arciduchessa di Capomazda" e Sophie seguì il mio sorriso "A parte questo, se queste sono le prospettive, nessuno di loro è degno al seggio...bene, è tutto..cosa potremmo fare ora visto la nostra gita è saltata, non temo di rimanere qui...e spero nemmeno voi".
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“Dunque mi state dicendo” disse Rovolin “che ci sono in giro uno o più individui intenzionati ad uccidermi qualora diventassi duca?”
“Se hai paura basta rinunciare a qualunque diritto sul ducato, cugino.” Bevendo Reddas. “Vivrai meno potente, ma sicuramente più a lungo.” “Il tuo spirito è del tutto fuori posto, Reddas.” Replicò l'aspirante duca. “Su, ora non fatevi impressionare da queste cose, milord.” Pietro. “Rischieremo di rovinarci la cena.” Rovolin parve rasserenarsi, almeno apparentemente e la cena continuò. “Vi fermerete al palazzo stanotte, damigella?” Chiese l'aspirante duca a Gwen, per alleggerire la tensione. |
Il cliente si avvicinò al bancone e si tolse il cappuccio.
Era un uomo di mezz'età, di costituzione esile ed il volto segnato dalla stanchezza o forse dalle preoccupazioni. “Salute a voi...” disse fissando Dacey e suo zio “... mi hanno detto che qui trattate ogni sorta di oggetto...” “Certo.” Annuì lo zio. “Cosa state cercando? Qualcosa di particolare forse?” “In verità” rispose l'uomo “sono qui per vendere, non per comprare... voglio vendervi qualcosa, visto sono in partenza e mi occorre denaro...” Lo zio si voltò a guardare Dacey con un'espressione incuriosita. |
“Oh, neanche per idea.” Disse Sibille. “Detesto poche cose al mondo come restare in casa dopo cena e soprattutto dopo aver bevuto la mia tisana. E' Venerdì Santo e le chiese sono chiuse. Dunque forse la gente è in strada ed uscendo vedremo qualche volto simpatico. Magari una passeggiata al porto, cosa ne dite, ragazze?”
“Perchè no!” Sorridendo Sophie, per poi fissare Altea. |
Ascoltai distrattamente lo squallido umorismo di Reddas, quando Rovolin si rivolse a me.
''Oh no, tornerò a palazzo. C'è la mia carrozza che mi aspetta fuori, vi ringrazio'' risposi, con un sorriso cortese. Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
“Come preferite, damigella.” Disse Rovolin a Gwen. “Ma è inutile dirvi che questo palazzo è sempre aperto per voi. Adesso e soprattutto se un giorno io sarò duca.”
“Cosa che noi tutti ci auguriamo caldamente, milord.” Fece Pietro. “Augurarsi una cosa non basta per farla avverare, messere.” Replicò Rovolin. “Ma confido che mi aiuterete nel voler dare a Capomazda un nuovo signore.” “Naturalmente, milord.” Annuì Avevola. Poco dopo la cena terminò. |
Guardai mia zia...non voleva diventare una carica importante..era sempre cosi misteriosa, forse sapeva qualcosa che a noi sfuggiva.
"Si, è Venerdi Santo..ho rispettato le giuste tradizioni, nonostante tutto la famiglia de Chermount è una delle più cattoliche francesi e legate al Papato...direi la camminata al porto potrebbe andare bene..vado a sistemarmi in camera". Ritornai nelle mie stanze e scelsi personalmente il vestito, ne vidi uno rosso amaranto con inserti di oro e in bella vista si poteva notare la veste di sotto bianca coi suoi pizzi..un vezzo per le dame francesi da dove provenivo, abbastanza diverse da quelle parigine. Le spalle leggermente scoperte, Petronilla mi pose uno scialle trasparente di organza dello stesso colore e tempestato di fiori leggeri in fili di oro. Lasciai sempre i capelli sciolti, appuntandoli alla spilla e misi una semplice collana. Uscii scendendo lentamente le scale e vidi Sophie e sorridendo mi avvicinai fremente.."Chissà quali volti simpatici incontreremo". |
Questo era insolito, saremmo stati compratori invece che venditori per una volta.
Quella proposta mi incuriosiva parecchio, scrutai l'uomo per poi passare lo sguardo verso mio zio. Senza attende mi avvicinai allo sconosciuto, ero preda della curiosità. << Che cosa volete vendere signore?>> |
Ascoltai attentamente le tre teorie, cercando di non commentare.
A volte era utile ascoltare e basta. Quella della setta era qualcosa a cui avevo pensato anche io più volte, quando l'idea di una maledizione mi sembrava incredibilmente folle. O meglio, quando non volevo crederci. Le morti erano troppo precise per poter essere dettate dal caso. Fortunatamente la cena terminò in fretta, e madamigella Gwen sarebbe tornata nel suo palazzo. La salutai con un sorriso, invitandola a tornare a trovarci quanto prima. La sua compagnia era sempre molto piacevole, quella ragazza era sveglia e intelligente. Così presi congedo anche dagli altri commensali e lasciai la sala. Mi chiedevo che avrei fatto quella sera. Se era il caso di tornare al mio palazzo o fermarmi nell'alloggio che avevo a disposizione a corte. Prima di tutto però raggiunsi il quartier generale della Guardia Ducale per vedere se c'erano novità, se tutto era in ordine. |
Sorrisi con un cenno del capo a Rovolin.
Poco dopo la cena terminò. ''Vi ringrazio per l'invito Milord, e anche per la vostra disponibilità. Signori'' congedandomi da Rovolin, rivolta poi agli altri ''Arrivederci, milady. Venite a trovarmi, ogni tanto, mi raccomando'' salutando Clio con un sorriso e un tocco amichevole sul suo braccio. Presi il mantello e uscii poi fuori, salendo sulla carrozza. ''Torniamo subito a palazzo'' ordinai al cocchiere. Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
Quando furono pronte, Altea e Sophie si mostrarono allegre per quella passeggiata decisa dalla loro zia.
La carrozza lasciò la lussuosa abitazione e prese a scendere verso il porto, che si trovava alla fine del promontorio dove sorgeva la dimora di Sibille. L'aria era fresca e limpida, col mare chiaro di luci che si specchiavano sulle acque. L'atmosfera appariva vivace per la presenza di molte persone lungo i moli. Il cocchiere li condusse nel cuore del porto, dove vi erano alcuni dei locali preferiti dalla nobiltà del posto. E fuori ad uno di quei luoghi, scendendo dalla carrozza, le tre dame sentirono i racconti di un vecchio marinaio seduto all'ingresso del locale. |
Salimmo sulla carrozza per raggiungere il porto.."E' la prima volta che vedo un posto così vivace e da mozzare il fiato..ed è impensabile che proprio in questi mari vi siano persone che stanno spadroneggiando in modo improprio".
Raggiungemmo i locali più rinomati e nobili e la brezza mosse i chiari capelli. Ma qualcosa di particolare attirò la mia attenzione..un anziano che narrava una storia e feci segno a Sophie e a mia zia, come una bimba curiosa, di seguirmi. Era un vecchio marinaio, notai dalle sue vesti, e mi misi leggermente in disparte per ascoltare le sue storie. |
“Questo vecchio libro...” disse l'uomo a Dacey, mettendo un consumato libro sul bancone, sulla cui copertina era raffigurata una civetta sbiadita “... è mio da diverso tempo... ora però voglio disfarmene perchè sono in partenza e mi occorre denaro...”
Si comportava in maniera strana, come se quel libro quasi scottasse. “Dunque...” continuò “... siete interessati a farmi un'offerta?” “Beh, dipende dal suo valore...” mormorò lo zio di Dacey. “E' un libro molto antico come detto...” l'uomo “... parla dei Taddei morti in passato in circostanze misteriose... è unico nel suo genere, credetemi... voglio trenta Taddei d'argento. Né più, né meno.” http://www.serbian-metal.org/images/...va-750x400.jpg |
La cena terminò e Gwen tornò al suo palazzo, posto verso le mura esterne della città, dove si poteva ammirare la bellezza selvaggia della brughiera.
Clio invece si recò al quartier generale della Guardia Ducale, dove trovò ser Gevan. Era un nobile Capomazdese non vedente, ma da sempre molto vicino ala famiglia Taddeide. “Signore...” disse uno dei militari a Clio “... ser Gervan chiede di parlarvi. Vi stava aspettando.” |
Trattenni il fiato ma rimasi un po' delusa nel vedere che si trattava solo di un libro, un libro vecchio e logoro per giunta.
L'unica cosa che lo rendeva particolare era la civetta, un animale che amavo molto. L'uomo ci spiegò che si trattava di un libro di storia, storia della stirpe dei Taddei e poi quelle parole, "le morti misteriose". Il mio cervello iniziò a lavorare rapido e subito mi venne in mente la recente morte del Duca, che ci fosse un collegamento? Non osai dare fiato alle mie parole però, ero solita viaggiare di fantasia e di certo così avrebbe bollato i mie pensieri lo zio, come semplici fantasie. << 30?>> chiesi pensierosa osservando il libro ma senza toccarlo, sembrava fragile e temevo di rompere qualche pagina. << Non vi pare un po' troppo per un singolo volume malconcio?>> |
Al rumore della cella che so apriva..scesi subito dallargo davanzale......un soldato accompagnava una donna...mi mise della zuppa in una scodella....e dell'acqua in un catino.......mi sentiiun cane alla catena........avevo il volto in fiamme......quando la guardia richiuse la cella.....i suoi avvertimenti...a cosa sarebbero serviti.....a nulla.....per la rabbia gli scagliai contro la scodella con ma minestra...." Mangiatela voi e tutti quelli che hanno una colpa..percheè voi siete il primo della lista "...........i miei genitori mi ammonivano continuamente.....quando parlavo dovevi stare attenta......attenta quando camminavo tra la gente.....Moltospesso...avevo predetto piccole cose...o curato malattie di poco conto...ma la gente era diffidente...e dovevo vivere tra i boschi.....Capomazda...non era un luogo per una donna come me......I cani...loro...non mi avrebbero fatto nulla....gli animali del bosco erano mansueti con me........mase avessi tentato di uscire.....avrei scatenato pensieri peggiori del furto.......e per quanto pazza....ancora un barlume di lucidita' viveva nella mia mente.......
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Tornai a palazzo, da dove si poteva ammirare la brughiera in tutta la sua selvaggia bellezza, essendo situato quasi alle porte della città.
"Preparate un bagno caldo con degli olii essenziali " dissi alle domestiche che erano giunte nell'androne del palazzo per prendere il mio mantello. Lì vidi i ritratti mio e dei miei genitori. Mi soffermai su quello di mia madre: mi venne un'improvvisa nostalgia, anche se stavo bene qui, mi sentivo indipendente, ma anche loro mi mancavano e rimasi per qualche minuto assorta nell'androne a fissare il dipinto. https://s-media-cache-ak0.pinimg.com...5fe541885d.jpg Inviato dal mio Archos 90 Copper utilizzando Tapatalk |
Il vecchio marinaio indossava abiti logori, aveva una lunga barba bianca e sul capo uno di quei cappelli tipici degli uomini del mare, di quelli imbarcati a forza dalla marina ducale.
Parlava con accento Flegeese, gesticolando e dando un che di teatrale alle sue parole, tanto da apparire nei modi più simile ad un cantastorie piuttosto che ad un marinaio. "I Capomazdesi non tengono a noi." Disse a coloro che si erano fermati per ascoltarlo. "Non vogliono darci i loro stessi diritti, ma piuttosto sfruttare queste nostre terre come una colonia. Ribellatevi. Ribelliamoci, fratelli. Ora che Capomazda è debole, senza il suo duca." Tutto ciò davanti ad Altea, a Sophie e a Sibille. |
Mentre Gwen fissava il ritratto di sua madre, qualcuno arrivò nell'androne.
"Bentornata, mia cara." Disse Costanza, la sua nutrice giunta con lei a Capomazda per volere dei suoi genitori come accompagnatrice della giovane. "È stata piacevole la serata al Palazzo dei Taddei? Sei stata cortese con lord Rovolin? Egli con ogni probabilità un giorno sarà Arciduca e guadagnare i favori è la cosa più saggia che tu possa fare, Gwen." |
Fu difficile capire le parole di quell' uomo, il suo gesticolare ma il suo fervore ed entusiasmo attiravano le persone.
Lo ascoltai attentamente..sembrava un rivoluzionario...rimasi perplessa e guardai mia zia e Sophie.."Sembra stia aizzando la gente, però io non do nulla per futile e scontato..se volete voi potete entrare nel locale ad aspettarmi ma io voglio saperne di più". La mia sete di curiosità in ogni campo era troppo forte e mi avvicinai a lui.."Messere, i miei saluti..io non sono capomazdese e sono qui nientemeno da quasi due giorni..perchè andate a dire queste parole? E cosa dovrebbe formarsi invece del Ducato...siamo tutti pronti a parlare ma le vostre idee quali sono?". Chissà se altri pensavano come lui. |
"Questo libro" disse l'uomo a Dacey "non deve essere giudicato per le sue condizioni poichè non è destinato a finire nella casa di qualche collezionista. No, il suo valore si basa su ciò che racconta, poichè è una fonte attendibile. Unica, che nessuno può mettere in discussione."
"Non nego ciò che dite" fece lo zio di Dacey "ma questa non è una biblioteca e dunque le cose che vendiamo devono avere un interesse particolare per i clienti. Se questo libro è un documento storico allora forse vi conviene portarlo a qualche scuola o magari ad un maestro." "Non capite?" L'uomo. "Questo libro è molto importante e posso assicurarvi che qualcuno farebbe carte false per averlo." "Allora perché non lo portate a chi può apprezzarlo?" Fissandolo lo zio di Dacey. "Sicuramente ci farete un guadagno maggiore." "Purtroppo per motivi che non posso spiegarvi sono costretto a venderlo subito." Spiego'l'uomo. "È vi assicuro che state facendo un affare. Questo libro racchiude i peggiori misteri di Capomazda, credetemi." Con un tono enigmatico. "Datemi trenta Taddei d'argento e ve lo lascerò." |
Mentre osservavo il ritratto, qualcuno arrivò: era Costanza, la mia nutrice.
"Costanza ti prego, non ricominciare..." sbuffai, imboccando le scale per raggiungere la mia stanza. |
Nonostante la rabbia per l'ingiustizia subita ed il digiuno causato dall'aver scaraventato l'umile cena contro le sbarre della cella, la notte giunse inesorabile ed alla fine Elisabeth cadde addormentata.
Non sognò nulla è verso l'albeggiare si svegliò a causa di un rumore di passi. Un soldato aprì all'improvviso la cella. "Forza, alzati e vieni con me..." disse con tono autoritario. |
"Milady..." disse il vecchio ad Altea "... i Capomazdesi si facciano il loro ducato e lascino a noi la libertà di governarci da soli. Le Flegee devono essere libere dall'arroganza dei duchi di Capomazda. Questo voglio. Che la gente di queste terre si ribelli e lotti per la sua libertà."
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"Dovresti essere più saggia e lungimirante." Disse Costanza seguendo Gwen sulle scale. "Presto ci sarà un duca e potrebbe essere lord Rovolin che la tua famiglia appoggia senza riserve. Vuoi forse vivere sempre come un'anarchica? Senza occuparti del tuo futuro? Non vuoi trovare marito? O pensi che gli uomini non preferiscano sposare le nobili dame rispettate da tutti?"
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