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@Sir Emanuel
Bella... non sapendo se ciò che avete scritto è vostro, vi chiederei di indicare la fonte. Grazie |
Citazione:
Posso farvi una domanda? Perchè citate proprio le parole "gridate" da Pietro l'Eremita?:neutral_think: |
Mi scuso per la dimenticanza ;) cavaliere Hastatus 77...lo scritto è di mio pugno. Ringrazio per l'apprezzamento
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Citazione:
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Citazione:
Troppo gentile :smile: cara milady llamrei....è una cosa che mi è venuta d'istinto scrivere...per il resto la citazione delle parole di Pietro L'Eremita: "Deus Vult" sono state inserite per il forte impatto morale, sono parole che prese con le dovute attenzioni ci riordano che esiste una volontà superiore alla nostra, una forza che trascende ogni cosa materiale e che arriva a toccare le nostre più intime coscienze. In un mondo che plasma la fede a propio piacimento, forse, esistono ancora persone disposte a perdere tutto! ogni cosa, per un bene superiore.... aggiungerei anche codesta frase: chi è come Dio? |
Citazione:
(questo da un punto di vista umano);) da un punto di vista "pratico" direi che Pietro l'Eremita non ha fatto, a mio avviso, un gran bene richiamare a se tanti poveri da avviare ad una crociata..:neutral_doh: Citazione:
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Citazione:
Solo nel senso più puro milady....filosofia che molti cavalieri hanno abbracciato solo per i soldi o per le terre..colpe per cui molti ordini si sono macchiati di infamie e omicidi. come per esempio Pietro L'eremita che molto prima di arrivare in terra santa già saccheggiava e depredava villaggi...senza parole |
Citazione:
La crociata dei poveri fu devastante tanto che l'imperatore di Costantinopoli cercò di tamponare il saccheggio...accompagnando la spedizione oltre il Bosforo...poi li ci hanno pensato i turchi a non farli proseguire... Idem per la crociata ufficiale, quella dei nobili..e qui lo stesso imperatore cercò di utilizzare la diplomazia...ma questa è un'altra storia ;) |
Citazione:
si si l'armata di Pietro L'Eremita se così si può chiamare non arrivò a destinazione le mie parole erano riferite all'intenzione cioè già prima di arrivare ossia appena partito carico di "nobili propositi" già si macchiava di ignobili atti....mi son spiegato malamente:neutral_doh: noto con piacere che siete molto ferrata in materia:smile: permettetemi la citazione della frase del film le crociate: O un regno di rettitudine o niente! e camelot credo propio che segua questa filosofia:smile: |
Dio lo vuole! è sicuramente una frase ricca di traporto spirituale e di enfasi...a me piace molto dal punto di vista del trasporto e dell'intensità.Però devo riconoscere che è stata troppe volte utilizzata per scopi veniali ed egoistici, perciò in linea di massima sono contrario moralmente ad un affermazione del genere, anche perchè presumerebbe una conoscenza dell'uomo di ciò che Dio effettivamente vuole e...aimè credo che sia un pò improbabile. Oltre alle crociate, sapete quale personaggio questa frase rievoca nella mia mente?Giovanna d'Arco..che secondo me è divina( è una donna che mi ha colpito molto e di cui ho una grande considerazione storica)....la pulzella d'Orlèans
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Il film le Crociate: grande Bloom!!!! Orlando Insegna a quanto pare!!!:D:D
E' un piacere veramente chiacchierare con voi tutti: sto imparando moltissime cose! |
Ah, parlando di crociate...quella che più mi affascina è la IV ;)
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La crociata che non arrivò mai in terra santa e che fu poi indirizzata contro Costantinopoli?
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La crociata chiamata l'"incompiuta" o "dei veneziani". Quella che ha portato alla costituzione dell'impero Latino
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siamo tremendamente ot
siamo costretti a migrare altrove, cavalieri, onde evitare fustigazioni :D |
Avete ragione!
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Come giustificar questo mio esagerato interessamento a lei... non è amicizia... non è adulazione, non è amore, non è nulla di tutto questo.
Eppur, lei, contiunua a rispondermi che non debbo scusarmi, che non debbo stupirmi, se sono così preoccupato, se penso sempre a lei. L'attrazione verso codesta donna non è normale, lei mi sfugge, mi cattura, mi ammalia, ed io, cosa posso fare, più di quello che faccio!? Il sentimento che provo, è più grande dell' "amore" stesso; quest'ultimo è ormai cosa di tutti, banale per il mio intelletto....per lei sento qualcosa di unico .. che non so come chiamare. Per rispetto ...chiederò aiuto al suo sottile diletto: sarà lei a dargli il meritato nome... per me.. sarebbe certamente perfetto. |
Citazione:
Sono bellissime parole che rispecchiano un sentimento molto molto forte. Vi auguro il meglio Sir e vi auguro che colei (se questo è il fine per la quale avete declamato il vostro pensiero) si renda conto di tale vostra emozione. |
[quote=Morris;4936]Come giustificar questo mio esagerato interessamento a lei... non è amicizia... non è adulazione, non è amore, non è nulla di tutto questo.
Il sentimento che provo, è più grande dell' "amore" stesso; quest'ultimo è ormai cosa di tutti, banale per il mio intelletto....per lei sento qualcosa di unico .. che non so come chiamare. Sir Morris..ma vi siete accorto che in un altro vostro intervento avete dato già un nome a questa cosa? l'avete chiamata... "musica" se non erro...e molto mi ha colpito!!! |
Avete ragione, lady Gwen, e vi ringrazio per la vostra acuta osservazione!
In effetti, lei, per me, è musica...e la musica non è altro che lei. Siete gentile e sottile; la stima mia, per Voi, è molto aumentata! Un Grazie sincero. |
:smile_wave_lady:... è solo che comprendo!!!
mi auguro però che anche la dama in questione lo faccia!!!:Divers_13::Divers_13: |
Lady llamrei, siete un tesoro inestimabile! Grazie Assai!
Ella resisterà a lungo, e forse per sempre.......spero almeno che si accorga che sono sincero! |
sapete una cosa, amico mio?
a volte ringrazio di essere nata "dama".. per nulla al mondo mi cambierei con un cavaliere e tutto ciò che il suo cuore, lì sotto l'armatura, deve sopportare!!il nostro cuor gentile a volte è tanto duro, da non aver bisogno di cotta o di armatura! sia chiaro, non che sia la regola.. almeno spero ancora!!! vi auguro con sincerità... tutto ciò che davvero desiderate!!! |
Per Voi Gwen
Vi è una nuova stella
in questo celestiale firmamento Il suo nome è Gwen e splende ai miei occhi in modo intenso e soave Quando la guardo, ella mi sorride io le mando un bacio e penso che ormai non posso fare a meno della sua forza magnetica Essa mi ritempra e mi ricarica e sono pronto per nuove emozioni! |
:o...
....... mi inchino a un sì bravo poeta! e ringrazio... |
Grazie Gwen
Ringrazio Nostro Signore
Creatore del cielo e della terra per aver usato la costola di Adamo per donarci il più bel regalo che ci potesse fare. Senza le donne, noi uomini non saremmo tali Nessuna poesia, nessuna gioia di vivere non saremmo diventati neanche cavalieri... saremmo solo....putrido deserto! |
Un giorno, presi una decisione
chiamai "il bene" e il "male" e li invitai a cena senza dire nulla dell'altrui invito. Ci ritrovammo in tre in un locale di periferia. I due si guardarono in faccia mentre io guardavo i loro volti. Presi la mani dell'uno e dell'altro e le avvicinai tra loro. I due, stavolta, fissarono me e, all'unisono, mi dissero: "Non possiamo fare nulla per te, Sir Morris Il bene ed il male fanno parte dell'uomo Noi possiamo fare ben poco Non possiamo neanche stringerci la mano L'uomo infrangerebbe comunque tale accordo"! |
Certamente!:smile_lol:
La "Bella Marsiglia" La "Bella Marsiglia" era una bellissima fanciulla sedicenne di nome Margherita, dai capelli rossi ed era diretta discendente della famiglia senese dei Marsili. Quando fu rapita nell’aprile del 1543 dal pirata Ariademo Barbarossa sulla spiaggia di Cala di Forno, ebbe l’intera famiglia sterminata e fu venduta schiava a Solimano II, sultano dei Turchi. Consapevole del suo fascino, Margherita diventò ben presto la favorita del sultano, il quale incantato dalla sua chioma rossa, era sottomesso a lei come un bambino. Ella riusci a porre sul trono di Costantinopoli, nel 1566, il proprio figlio Selim II, che condusse poi le navi musulmane durante la battaglia di Lepanto nel 1571. Margherita, detta la rossa, però non vide più la solida torre presso la quale aveva perso la propria famiglia, i verdi colli e le scogliere dell’ Uccellina. "Quando il sole al tramonto trae riflessi cuprei dalle aspre scogliere, pare che una gran chioma fiammante fluttui al vento, fasci e lambisca le vecchie pietre della torre, mentre giù sotto, le onde placate, si fan viola come gli occhi di quella antica fanciulla maremmana. |
Narra la leggenda che una notte le streghe riunite alla villa dei marchesi bourbon ebbero occasione di rapire un bambino dalla culla dove dormiva, portandolo, attraverso i passaggi sotterranei che solo loro conoscevano, i un luogo detto il bagno dell'ebreo, dove lo avrebbero arrostito con l'olio bollente. Ma qui giunte, nessuna aveva il coraggio di compiere il gesto insano, perché ognuna di loro, per un ramo o per l'altro della propria famiglia, era parente del bimbo. Si attardavano, quindi, passandoselo di mano in mano, quando il padre del piccolo, che accortosi dell'accaduto era riuscito a seguirle, sopraggiunse e disse: "a me, a me! Dallo a me. Ce lo butto io, che non m'è niente!". Le streghe, colte di sorpresa, lasciarono il piccolo, che l'uomo afferrò e poi scappò via.
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Dama vi riporterò quì una cosa che ho trvato in un sito!
La Maremma e il drago La Maremma e il drago «Siete più bianca della neve in montagna più rossa che del sangue d’un dragone le vostre bellezze girano la Spagna… » Così inizia una antica canzone del maggio rilevata sull’Amiata. Come ci si potrebbe aspettare la citazione del drago in un canto d’amore? Che l’amata sia descritta facendo ricorso alla purezza del bianco della neve, nulla di strano, e neppure che la si riferisca al colore rosso, che denota la forza d’animo, un temperamento acceso, passionale. Ma che il rosso sia quello del “sangue di un drago”, questo suona quanto meno strano. I santi draghicidi E invece, il drago è presente nell’immaginario collettivo di tutto il territorio maremmano, quasi protagonista incontrastato dei miti di fondazione delle comunità locali. Fra i più noti racconti mitologici in cui si narra la sconfitta di un drago per opera dell’eroe cristiano, troviamo quello di Montorgiali: San Giorgio, che l’iconografia rappresenta armato di lancia, con un rosso mantello ed elmo dorato, uccide il drago liberando il paese dall’incubo e dal ricatto. Esigeva, infatti, un tributo di ragazzi o ragazze, se non addirittura, secondo un’altra versione, la principessa del paese. Nelle narrazioni mitologiche, frequentemente vengono individuati i luoghi in cui la vicenda avrebbe avuto svolgimento. La dimora del drago sconfitto da San Giorgio sarebbe lungo il corso di un fosso, indicato come Fosso Inferno, a sottolineare l’analogia, se non una identificazione, nella rappresentazione cristianizzata del mito, dell’essere malvagio con il maligno. Lungo la via che conduce al santuario nel bosco è indicata l’impronta lasciata dal drago, mentre altrove si osserva la ginocchiata del cavallo del santo. Anche Montemerano è interessato dalla vicenda dell’uccisione del drago da parte di San Giorgio: lì, infatti, narra la leggenda, presso una fonte, sarebbe iniziata la lotta che ha portato, lungo fossi e botri, fino a Montorgiali, alla vittoria del bene. Non si può non pensare all’altro santo draghicida della Maremma, il cui ciclo leggendario è ancora più ricco, San Guglielmo di Malavalle. La sua grandezza - il culto è diffuso nelle località intorno ai monti di Castiglione - è sottolineata dal fatto che non una battaglia ha fatto da preludio alla vittoria sul drago, bensì il solo tocco della spada. C’è un elemento che ricorre nelle narrazioni intorno ai mostri draghiformi: l’acqua. Ogni volta che incontriamo un drago, lì vicino c’è, o c’era, o vi è sorta una sorgente, un ruscello, un lago. Il drago ucciso da San Guglielmo stava a guardia di una fonte, impedendone l’uso da parte della comunità; a Montorgiali una sorgente è detta “fonte del drago”. Draghi e altri animali mitologici Si narra anche di un essere che, misterioso e introvabile, abiterebbe le profondità del lago dell’Accesa. Questo specchio d’acqua, che la leggenda vuole originato dal vortice provocato dai buoi durante la trebbiatura del grano in un giorno proibito (la festa di Sant’Anna), in altre leggende nasconderebbe, immerso fra le sue acque limacciose, e perciò invisibile, un intero paese: in certe notti si udirebbe il rintocco delle campane del suo campanile. Altre narrazioni, dall’origine apparentemente più recente, ma chissà da quali profondità culturali risalgono le radici, lo vogliono popolato di un grosso e pericoloso coccodrillo, la cui origine sarebbe attribuita, in senso razionale, ad un viaggiatore per paesi esotici che si sarebbe portato “la lucertola”, in tenera età, per poi abbandonarla nelle sue acque. Di questa presenza, la cui notizia è stata diffusa anche dai giornali locali, non c’è stata conferma. Ma animali mitologici continuano a popolare la campagna maremmana. Come il puma di cui si sarebbero viste le tracce nelle colline dell’entroterra, e che avrebbe fatto razzia di pecore. O il grosso e feroce cane bianco che nelle notti senza luna sarebbe apparso nelle campagne intorno a Paganico. Non avrebbe aggredito nessuno, ma la sola sua comparsa improvvisa, nel buio delle fredde notti invernali, avrebbe messo in fuga chi lo avesse incontrato. Draghi antichi e moderni Nell’immaginario popolare il drago costituisce l’elemento che, sconfitto ad opera del bene, serve da tema rassicurante e fondativo della comunità degli uomini. Pare che l’opposto fondi l’opposto: non ci sarebbe il bene senza il male, il giusto senza l’errore, il positivo senza il negativo e via dicendo. Per questo il drago, con la sua connotazione, assume una grande importanza, tanto che, ad esempio, si dice che al convento della Santissima Trinità della Selva se ne conservino le ossa della testa, come una sorta di reliquia al negativo. Come a Tirli, dove si troverebbe un osso di drago dalle dimensioni spaventose. Si narra che a Seggiano, in una notte di nevicata, un sacerdote incontrò un drago che solo l’intercessione della Vergine farà scomparire. Il tema ricorre: forse se ne possono individuare le tracce anche nelle recenti argomentazioni a proposito dei misteri di Maria di Paolo Giovanni II. In fondo molto dipende dal significato che attribuiamo alle parole: il drago nelle narrazioni popolari da sempre incorpora in sé la simbologia del male. Eppure un tempo gli uomini e il drago devono essere stati alleati, se questo, come si racconta intorno al padule di Castiglione, sotto forma di un serpente dalle dimensioni spropositate, si accompagnava all’uomo durante i lavori: la raccolta delle cannucce, delle erbe palustri, di paglia e scarzòlo. È con l’avvento della modernità, con l’allontanamento dell’uomo dall’ambiente naturale che il drago non ha più riconosciuto il suo antico alleato. Tutto si trasforma, come direbbero gli antichi filosofi, le cose e il loro significato. E ciò che era bene, oggi è diventato il male; ciò che oggi è il bene, domani potrebbe non avere alcun valore. Che cosa rappresenta questa figura aliena e terrificante? È forse la natura ciò che l’uomo teme? Quella natura che si rifiuta di sottoporsi ad una totale sottomissione? O forse il mostro sta solo dentro ai suoi pensieri? Non deve essere stato sempre così, se, come disse il frate della Selva (in un disegno di Roberto Ferretti): «Ma se è un essere vivente è anche lui nostro fratello…». http://archiviotradizionipopolarimar...mma-e-il-drago |
Questa la saprete di gia ed è quella che mi ha sempre affascinata fin da bambina...
La spada nella roccia La spada nella roccia. Una storia attraverso l'Europa Galgano eremita La storia di San Galgano s’inserisce nel più ampio quadro delle “fughe dal mondo”, dell’ascetismo cristiano purificatorio e dei movimenti che, poco dopo l'anno mille, si sono sviluppati soprattutto in Italia, dando vita a diversi ordini monastici. Galgano Guidotti nacque a Chiusdino, feudo fortificato del vescovado di Volterra, nell'anno del Signore 1148, da una famiglia nobile. Secondo un codice conservato nella biblioteca Chigiana del Vaticano, da giovane Galgano fu un uomo feroce e incline al vizio. Tre episodi segnarono la sua vita, inducendolo a cambiare radicalmente ogni aspetto della propria esistenza: due sogni ed un'esperienza diurna. Gli apparve San Michele arcangelo, che gli ordinava di indossare un abito da cavaliere. A distanza di qualche anno, sognò di nuovo il santo che gli ordinava di seguirlo. Lo conduceva su una vicina collinetta sulla quale si ergeva una costruzione rotonda. Il terzo episodio si differenzia dai primi perché non è un sogno o una visione, ma un’esperienza del mondo reale: durante un viaggio verso la vicina Civitella, il cavallo s'impuntò e non volle più saperne di proseguire, conducendolo a Montesiepi, che Galgano riconobbe come il luogo del secondo sogno. Qui Galgano si ritirò in eremitaggio, conficcando la spada nella dura pietra, ed usandola come croce di fronte alla quale pregare. Visse di digiuni e penitenza poco meno di un anno, durante il quale pare si recasse dal papa Alessandro III, forse con l’intenzione di vedersi approvare un nuovo ordine monastico. Dopo undici mesi di vita eremitica, morì. Seppellito in prossimità della sua spada infissa nella roccia, il luogo divenne presto meta di pellegrini. In breve tempo fu costruita la rotonda, dove si insediarono i cistercensi. Oltre alla splendida e singolare costruzione circolare, dal tetto a cupola, ciò che ci colpisce maggiormente oggi sono i resti della grande abbazia la cui costruzione iniziò una quarantina d’anni dopo la morte del santo. Stupisce il fatto che della costruzione oggi non restano che i muri esterni con le bifore ad arco acuto e lo splendido rosone del transetto di destra, il colonnato, l’assenza totale del tetto e il prato al posto del pavimento. Ipotesi di sviluppo di un ciclo leggendario Il tema della spada nella roccia, ma questa volta nell'azione di estrarla dalla pietra con un gesto magico, lo ritroviamo nel ciclo romano-celtico di Re Artù. Difficile dire fino a che punto il ciclo leggendario di Re Artù, cui recentemente ha attinto una produzione cinematografica di successo, assai complesso e completo nel suo genere, possa essere messo in relazione con le storie che si raccontano in Maremma, e in particolare con la vicenda di Galgano Guidotti. Ci piace pensare che menestrelli, cantastorie e vagabondi, nel medio evo viaggiassero per turriti castelli e villaggi di baracche dei contadini, narrando, in ogni luogo in cui si fermavano, le storie che avevano raccolto altrove. Più facilmente, però, la diffusione di queste storie è da attribuire all’ampio movimento di gente attuato dalle crociate. Principi e cavalieri, scudieri e tutto il seguito, evidentemente portavano a sud le storie del nord e viceversa. Questo sapere, tramandato da un capo all’altro del vecchio continente, è attestato anche da alcuni elementi materiali. Nella basilica di Otranto, uno dei luoghi da cui prendere il mare per raggiungere la terra santa, il pavimento, formato da un enorme mosaico, presenta in una zona marginale, un Re Artù, che, a cavallo a una capra, combatte contro un gatto o un leopardo. Il grande mosaico è stato terminato nel 1165. Se in quegli anni era così diffuso il mito di Re Artù, stando agli elementi del mosaico, non lo era invece quello della spada nella roccia. Se si considera ancora che l’episodio della conversione e del ritiro spirituale di Galgano è di pochi anni successivo al completamento del mosaico, si può supporre che il mito della spada nel ciclo narrativo di Re Artù sia un’aggiunta successiva, la cui origine potrebbe essere quella di Montesiepi. Sembrano invece già presenti altri elementi che sono rimasti nel ciclo narrativo bretone, benché modificati, probabilmente addolciti, e con una maggiore articolazione dei ruoli. Il fatto che il Re Artù del mosaico sia rappresentato a cavallo di una capra, lo mette in relazione ad intrinseche capacità magiche. Le streghe, infatti, e altri esseri magici, erano rappresentati allo stesso modo. Sembra quindi che solo successivamente sia stato definito come mago il vecchio druido Merlino, ed invece siano rimasti solo attributi politici e militari al Re Artù. Ma a questo proposito, anche la narrazione che è giunta fino a noi presenta elementi di ambiguità, poiché Artù sarebbe figlio di una fata o di una strega. Benché l'ambientazione del ciclo narrativo sia quella di una Bretagna in cui regnano ancora antichi rituali celtici, come elementi sincretici di una cristianizzazione che avanza, la geografia del mito arturiano presenta ulteriori elementi che contribuiscono ad accreditare l’ipotesi secondo la quale l’intero complesso narrativo si sia formato nel tempo, aggiungendo talvolta elementi nuovi, e talaltra perdendoli. Si giustificherebbe così, infatti, il fatto che sull’Amiata un toponimo indichi la “tomba di Merlino”, o che alcune storie di fate raccolte in Maremma presentino un personaggio dal nome Morgana. http://archiviotradizionipopolarimar...a-nella-roccia |
Molto molto belle queste storie! Quella relativa al bimbo da friggere è alquanto inquietante...:eek:
Vi chiedo, milady, di citare SEMPRE le fonti da dove attingete le storie. Questo consiglio ovviamente è rivolto a tutti gli utenti del forum. Grazie |
Citazione:
TESORI DI SAN RABANO Si narra che un tempo assai remoto, ma non tanto da non poterlo ricordare, un bracconiere frequentasse, spesso e volentieri, i luoghi intorno alla torre di San Rabano. Talvolta restava fuori tutto il giorno e più spesso la notte. Una di queste volte, in un tempestoso autunno, restò fuori un paio di giorni, ma i familiari, non vedendolo tornare, non si preoccuparono: era capitato altre volte che restasse fuori per tanto tempo. Narra la leggenda che i frati di San Rabano decapitati dai pirati, continuassero a vagare per quelle selve. Procedevano come se scorressero su una rotaia, e portavano il cappuccio sollevato su una testa che non c'era: chi li avesse incontrati e non fosse morto di spavento, avrebbe visto, al posto del capo, un'ombra scura. Quei frati, sempre secondo la leggenda, sapendo di essere soggetti alle incursioni dei saraceni, avrebbero nascosto fra le rovine del monastero un favoloso tesoro. Il bracconiere proprio fra quei muri diroccati aveva trovato riparo per la notte. Al mattino, prima di riprendere la caccia, decise di fare una perlustrazione, con la speranza di trovare il favoloso tesoro nascosto. Si narra che trovò un forziere, e lo aprì: era pieno d'oro. Ma un frate senza testa vi stava di guardia, e quando il bracconiere lo vide lo spavento fu tanto che gli s'imbiancarono d'improvviso i capelli, perse l'uso della parola e restò a vagare intorno ai ruderi. Così lo trovarono i familiari quando lo andarono a cercare, alcuni giorni più tardi. "Archivio delle leggende popolari della Maremma grossetana" http://archiviotradizionipopolarimar...dell-uccellina |
La chioccia d’oro
Fra i tesori che si narra siano nascosti nell’Abbazia di San Rabano, ci sarebbe una favolosa chioccia tutta d’oro con dodici pulcini, che periodicamente uscirebbe a pigolare. Secondo la leggenda gli antichi abitanti del posto le avrebbero dato la caccia, attratti dall’idea della ricchezza. La favolosa chioccia sarebbe stata in grado di nascondersi e scomparire attraverso la miriade di cunicoli che, secondo le credenze, sarebbe ricco il sottosuolo maremmano. Quei malcapitati però che l’avrebbero incontrata, si dice che siano rimasti abbagliati dallo splendore della chioccia, al punto da “perdere il lume”, da andare incontro alla pazzia. http://archiviotradizionipopolarimar...dell-uccellina |
Leggende
Il pescatore e la sirena
Un’altra leggenda narra di un giovane pescatore che, come al solito, si recava una notte a calare le reti nel tratto di mare antistante i monti dell’Uccellina. Sotto una luna che sembrava un sorriso nel cielo tempestato di stelle, una corrente avrebbe preso a trascinare irresistibilmente la barca verso costa, e qui all’interno di una delle grotte. Il pescatore, prima allarmato dell’evolversi dei fatti, di fronte all’impossibilità di modificare il corso delle cose, pensò rassegnato che forse si trattava di uno dei tanti modi in cui gli uomini sono chiamati a lasciare la terrena esistenza. Cessò di opporre resistenza e si lasciò trascinare. All’interno della grotta, alla fievole luce della luna che riusciva a filtrare, modificata dai riflessi dell’acqua, scoprì la presenza di una sirena. La corrente marina, così come lo aveva portato nella grotta, sospinse di nuovo la barca verso il largo. Ma la visione della sirena rimase impressa nella mente del giovane. Passarono i giorni e le notti, le settimane, i mesi e le stagioni. Il giovane continuava, con tutte le lune, a cercare l’ingresso di quella grotta della sirena, senza più avere la grazia di trovarlo. Narra ancora la leggenda che le vicende della vita lo portarono a cambiare mestiere, ad andare lontano. Ma il ricordo della sirena della grotta non lo abbandonò mai. Tornò, molti anni dopo, a cercare la grotta della sirena, ma il mare, che d’improvviso si fece tempestoso, fracassò la barca contro gli scogli. La leggenda conclude che si sentirebbe ancora il lamento del giovane, morto per ritrovare un sogno, quando la luna, nel cielo tempestato di stelle, sembra accennare a un sorriso beffardo. http://archiviotradizionipopolarimar...dell-uccellina |
Citazione:
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Lady Eufelia: è un piacere leggere le vostre storie ma debbo farvi due precisazioni molto importanti:
1) le storie devono essere riportate nel thread a loro dedicate, ossia qui http://www.camelot-irc.org/forum/sho...=5015#post5015 2) dovete sempre citate le fonti da dove attingete le vostre storie ;) 3) per un migliore uso del forum, vi prego (voi e come tutti gli altri utenti) di leggere il regolamento, qui http://www.camelot-irc.org/forum/showthread.php?t=326 Sposterò queste vostre interessanti storie nella sezione apposita, vi prego milady di aggiungervi i link corrispondenti grazie dell'aiuto prezioso Llamrei |
Citazione:
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Non fa nulla milady, l'importante è che in futuro vengano citate giusto perchè vi è un'etica in internet da rispettare ed è quindi giusto citare i reali autori.
Mi dite gentilmente quali vostre inserzioni sono frutto della vostra bravura? Giusto per togliere ogni dubbio. Grazie infinite della vostra collaborazione milady ;) |
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