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Nello stesso momento, nella tana degli Atari, Guisgard, Talia e Gila erano stati condannati nel terribile Inferno dei Peccatori Divorati Vivi.
Calati in quel pozzo, subito un senso di angoscia li avvolse. "Questa è la vostra fine..." disse Guxio dall'alto del pozzo "... avete cercato di ostacolare la nostra missione divina..." "Perchè non scendi qui e mi affronti da uomo?" Gridò Guisgard. "Avanti, maledetto eretico! Vieni qui e risolviamola tra di noi!" "Stolto cavaliere..." rispose con disprezzo Guxio "... sei solo un insignificante uomo... come te ne abbiamo uccisi tanti... sei uno straniero venuto a morire qui, per una causa che non è nemmeno tua..." "I pazzi come te ed i tuoi tirapiedi vanno fermati!" Disse Guisgard. "Perchè sei venuto fin nel nostro tempio?" Chiese Guxio. "Per quella donna?" Guardando Talia. "Valeva davvero la pena? Il mondo è pieno di donne. Esseri inferiori come te vivono solo per soddisfare gli istinti più bassi... non meriti di vivere... e come te anche i tuoi compagni lasceranno questo mondo..." "Bastardo figlio di..." Ma la risata di Guxio interruppe l'ira di Guisgard. Poi, il capo degli Atari, fece cenno ai suoi ed il pozzo cominciò a chiudersi. E mentre la luce diminuiva sempre più, l'unica cosa che si udiva era la delirante risata di Guxio. E quando il pozzo fu chiuso, Talia prese una delle tre torce, imitata subito da Gila. Illuminarono così l'interno di quel luogo e scoprendo l'orrenda verità che li circondava. Una sterminata colonia di ratti avvolgeva ogni angolo di quel posto. |
Intanto, al villaggio dei nani, un gran movimento di truppe aveva messo in allarme Cavaliere25.
"Non temere, amico mio..." disse Belven al giovane arciere "... sono nostri alleati... dimmi, hai mai sognato di comandare un esercito? Beh, se la tua risposta è si, allora preparati..." Si voltò poi verso Sausar. "Siamo pronti, signore." "Bene, anche noi." Rispose il capo villaggio. "Mai un simile esercito di nani è stato formato... anche se..." "Cosa?" Chiese Belven. "Ci vorrebbe un gran condottiero nano..." rispose Sausar "... un grande guerriero per comandarlo al meglio..." "Ci siete voi." Disse Belven. "Sono vecchio ormai..." "Non abbiamo molto tempo, signore..." "Avete ragione..." E dopo aver detto questo a Belven, diede ordine ai suoi di prepararsi. Fu aperta la grande porta del villaggio e l'esercitò cominciò a muoversi. "C'è qualcuno davanti alla porta!" Gridò improvvisamente uno dei soldati. Belven allora corse subito a vedere. Ed una piccola sagoma, avvolta nel buio e nella foschia, era ferma davanti alla grande porta del villaggio. |
Mi avvicinai a Belven e dissi ma dove stiamo andando amico mio? poi guardai quella sagoma davanti alla porta e aspettai che parlasse ho si muovesse dentro di me pensai chissà dove andrò questa volta speriamo di non incontrare brutta gente che ne ho incontrata tanta e rimasi fermo ad aspettare ordini.
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Gaynor rimase a dir poco stupita dalla condotta del vecchio. Chi era veramente, e cosa sapeva? In quel momento, si rese conto dell'assurdità della propria missione. Era partita all'avventura, senza sapere dove andare nè cosa cercare, stava cavalcando da ore in un bosco che sembrava non portare a nulla. Ed ora questo vecchio, che parlava con lingua oscura e che ora si offriva di accompagnarli. Ma accompagnarli dove? La sua mente era un brulichìo di interrogativi, interrotti dalla vista del vecchio in sella ad una mula. Guardandolo, non potè fare a meno di reprimere un sorriso, considerando che la mula sembrava più vecchia del suo padrone. Ovunque voglia condurci, a dorso di mulo ci arriveremo domani...
"Buon uomo, per le domande ed i ringraziamenti c'è tempo, ma forse sarebbe meglio se prendeste questo cavallo che abbiamo con noi. Arriveremmo prima, e per voi sarebbe di certo più comodo..." |
La luce di samsagra si spense di colpo, piombando quel piccolo angolo di chiesa nella cupa oscurità. Così come si era risbegliata, altrettanto misteriosamente e repentinamente la spada era ripiombata nel muto sonno degli oggetti.
Morven fece quasi un balzo indietro per lo spavento di trovarsi di nuovo senza una guida, e in quel momento al terrore della vista si aggiunse il terrore dell'udito. Un rumore di passi si fece sempre più prossimo, quindi la voce di Bumin lo sorprese e quasi lo costrinse ad irrigidirsi. "Ah, siete qui..." disse, rivolto a Morven ed al Cappellano "... vi abbiamo cercato nei paraggi... per fortuna siete sani e salvi..." Il silenzio di gelo che seguì quelle parole andò ad intrecciarsi all'ombra che dimorava in quel luogo maledetto. Morven poteva distintamente udire il suo respiro, che sembrava ancora troppo agitato nonostante i suoi sforzi di controllarlo. La sua mano stringeva Samsagra, come a cercarne conforto. Ma non udiva la voce della sua spada, che restava muta al suo fianco. "Sì," si decise infine a rispondere "grazie a Dio siamo scampati a quell'attacco!" Si levò in piedi, avvicinandosi ai due, e prese a parlare, sperando così di distogliere la loro attenzione dal luogo in cui avevano trovato la grata. "Voi state bene? E gli altri cavalieri? Allontanare quegli assassini è stato piuttosto facile, ma forse sono solo nascosti qua intorno, in attesa di un momento migliore per attaccarci..." |
Topi... un grigio ammasso di topi squittenti fu tutto ciò che vidi... topi agitati dalla nostra presenza... c’erano topi ovunque!
Un poderoso brivido mi attraversò la schiena, scuotendomi tutta. Istintivamente, i miei occhi vagarono verso la torcia che avevo in mano... probabilmente era soltanto soggezione, ma ebbi la sensazione che brillasse più debolmente. Ebbi paura! Spostai allora lo sguardo sui miei due compagni e li osservai per un istante... e un solo istante fu più che sufficiente, poi non fui più in grado di sorreggere il loro sguardo: tutti e tre, infatti, sapevamo bene che soltanto il fuoco teneva quei maledetti topi lontani da noi. Così, una volta che si fossero spente le torce, sarebbe finita... Chiusi gli occhi un momento... e fu allora che la mia mente, appena uscita dal vortice di terrore e panico causato dal fantasma di Eileen, si oppose a quella situazione e mi fece reagire. “Al diavolo, Guxio!” sbottai dopo un istante, aggrappandomi a quella torcia con tutte le forze che avevo, nel tentativo di non concentrarmi troppo su ciò che ci circondava “Deve esserci una via d’uscita! Controlliamo le pareti, coraggio!” |
Bumin fissò con attenzione Morven.
Restò a guardarlo per alcuni istanti. "Gli altri cavalieri" disse "sono tutti morti... io e sir Dukey siamo vivi per miracolo..." "Si" intervenne Dukey "e disperavamo di ritrovarvi vivi..." "Comunque..." riprese a dire Bumin "... abbiamo messo in fuga alcuni di quegli uomini... credo che il loro covo non sia molto lontano da qui... forse verso nord..." "Si, del resto sono scappati in quella direzione..." aggiunse Dukey. "Cosa proponete di fare, cavalieri?" Chiese il Cappellano. "E' quasi buio" rispose Bumin "e non credo convenga addentrarci oltre nel bosco... direi di passare la notte qui, al coperto, facendo turni di guardia e riprendere la ricerca domani all'alba. Siete daccordo?" |
Nel frattempo, in un'altra zona del bosco, Gaynor e Iodix avevano incontrato il misterioso vecchio delle fosse.
E questi, stranamente, aveva deciso di unirsi a loro. "Vi ringrazio, milady..." disse "... la mia mula è vecchia ed anche se fedele, per lei è comunque faticoso intraprendere questo viaggio..." E detto questo, riportò la mula nella stalla e ritornato dai due, montò in sella al cavallo che Gaynor gli aveva offerto. "Sono pronto!" Esclamò. "L'unica strada da seguire è quella che porta ad est... direi di partire subito, visto che si approssima la sera..." "Dove siamo diretti, buon vecchio? Qui sembra di girare sempre in cercio!" Chiese il giullare. "Il bosco non è un labirinto, se si conosce ciò che si cerca..." rispose il vecchio "... nulla accade per caso... e voi stessi ne avete avuto la prova... siete in due eppure avevate con voi un terzo cavallo..." Sorrise ed aggiunse: "Seguendo la strada giungeremo in un luogo senza Fede, forse sconsacrato... ma è lì che troveremo ciò che stiamo cercando..." Si voltò indietro e fissò una delle lapidi. Poi fece cenno ai suoi due compagni di seguirlo e si mise in marcia. |
Intanto, al villaggio dei nani, qualcuno era apparso sulla grande porta del villaggio.
Belven si avvicinò, cercando di capire chi fosse. "Resta indietro!" ordinò a Cavaliere25. E quando fu davanti alla porta gridò: "Chi è là? Avanza lentamente e mostrati!" Alcuni nani, che avevano seguito Belven, si misero in posizione di attacco con i loro archi. Quella misteriosa figura allora fece un passo in avanti. "Sono io..." disse "... Goldblum..." "Goldblum!" Esclamò Belven. "Cosa ci fai qui? Dove sono gli altri?" "Non lo so..." rispose il nano "... ma se sono vivi allora sono in grave pericolo..." |
Segui gli ordini di Belven e aspettai indietro ma dopo aver visto chi era davanti alla porta mi avvicinai e dissi amico mio allora ce ancora una speranza di ritrovare gli altri del gruppo poi rivolgendomi a Goldblum dissi come sei arrivato fino a qui come non sai che fine hanno fatto gli altri e perche dovrebbero essere in pericolo se sai qualcosa parla ora ho taci per sempre e aspettai una sua risposta
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Il Sole stancamente calava oltre i monti del nord, lasciando un tenue alone dorato sulla campagna.
"Luogotenente, sono pronte le armi?" Chiese il bambino al suo sottoposto. "Si, milord!" Rispose questi, mettendosi sull'attenti. "E sono le migliori armi che un esercito abbia mai utilizzato!" Fece cenno al bambino che lo seguiva e questi gettò alcune spade di legno ai piedi dei due che gli stavano davanti. "Ottimo, miei cavalieri!" Esclamò entusiasta il primo bambino. Ad un tratto si udirono dei passi stentati. "Ancora tu?" Chiese infastidito il primo bambino. "Ti avevamo detto che non facevi parte del nostro esercito!" Aggiunse il suo luogotenente. "Io... veramente..." tentò di dire il nuovo arrivato, che si reggeva sulla sua stampella "... potrei fare la sentinella, o anche la spia..." "Non ci servi!" Rispose il primo bambino. "Non capisci che questa è una battaglia? Se non battiamo la banda di Tom Kenneth e dei suoi amici, perderemo il diritto di poter venire a giocare in questo posto!" "Che succede?" Chiese all'improvviso un bambino appena arrivato. "Guisgard!" Gridarono gli altri. "Finalmente sei arrivato!" "Sir Guisgard!" Disse il primo bambino. "Vi attendavamo! Avete trovato il Santo Graal?" "Non ancora, milord." Rispose il nuovo arrivato. "Ma lo troverò! Come troverò il vero Amore ed un regno tutto mio!" "Sarete allora della battaglia domani?" "Si, milord!" Rispose Guisgard. Tutti esultarono a quelle parole. "Ma con me ci sarà anche il mio scudiero!" Esclamò Guisgard, indicando il bambino con la stampella che gli stava accanto. "Ma lui non sa neanche stare in piedi con le sue gambe!" "Lui non è diverso da tutti noi!" Replicò Guisgard. "Ed io non esiterei a mettere la mia vita nelle sue mani!" Il bambino con le stampelle guardò Guisgard con gli occhi carichi di lacrime ed ammirazione. "Andiamo, appoggiati a me..." gli disse Guisgard "... e domani attendetici entrambi qui per la battaglia." Ribadì al resto del gruppo il piccolo nipote del duca di Cornovaglia. I due bambini allora si allontanarono dal gruppo che li salutò con l'attenti. "Sei il mio eroe, Guisgard..." disse il bambino con la stampella, mentre tornavano in paese "... tu da grande diventerai un grande cavaliere... non hai mai paura di niente..." Guisgard sorrise. "Vuoi conoscere Tody?" "Certo!" Rispose Guisgard. "Eccolo!" Disse il bambino con la stampella, estraendo dalla tasca il suo topolino. "Accidenti!" Urlò Guisgard, facendosi indietro. "Ma è un topo!" "Si, il mio topolino!" "Mettilo via, ti prego!" "Ma... è inoffensivo... guarda, prendilo in mano..." "No... non voglio vederlo!" Farfugliò Gusgard. "Mettilo via!" "Va bene... come vuoi..." I due bambini allora si scambiarono un rapido sguardo e scoppiarono a ridere. Le parole di Talia destarono Guisgard dai suoi ricordi d'infanzia. "Proprio dei topi dovevo trovare..." mormorò con un'espressione tra la rabbia ed il disgusto. "Prendi la torcia, Guis!" Disse Gila. "Agitala, così che quelle bestiacce ci stiano lontane!" E dopo un profondo respiro, il cavaliere prese la torcia da terra, cominciandola ad agitare. "Dobbiamo alimentare le torce!" Fece segno ai suoi compagni. "Gila, strappati la giubba ed avvolgila attorno alla tua torcia! E voi fate altrettanto con un pò della vostra gonna, milady!" E detto questo, Guisgard si strappò parte della camicia, avvolgendola attorno alla sua torcia. "Milady..." disse il nano a Talia "... non è facile controllare le pareti... i topi sono tutti ammassati attorno ad esse..." "Si, ma Talia ha ragione..." intervenne Guisgard "... da qualche parte questi dannati topi devono pure entrare..." |
Gaynor e Iodix seguirono il vecchio che si era incamminato verso est. Cominciarono a galoppare, e Gaynor rimase stupita dall'agilità del loro accompagnatore. Chissà dove ci starà conducendo... faremo bene a fidarci? Sembrava così preso dal suo lavoro eppure ha lasciato tutto all'improvviso per accompagnare noi. Che sia un'imboscata? Che sia così che attirano tutte le loro vittime? No, non voglio crederlo, i suoi occhi sembrano miti e buoni. Signore Iddio, posa la tua mano sul nostro capo e benedici il nostro cammino.
Galoppando velocemente, Gaynor raggiunse il vecchio che li precedeva di qualche passo. Gli fece cenno di rallentare e gli disse: "Volevo dirvi che mi fido di voi e che seguendovi ho affidato le mia vita e quella di Iodix nelle vostre mani. Se volete che taccia lo farò, ma se invece voleste spiegarmi a cosa stiamo andando incontro ve ne sarei grata. L'ardore e l'impulsività mi hanno spinto verso quest'avventura, ma ora la ragione ha ripreso possesso di me e mi sento spaventata. Si, ho paura di quello che non so, ho paura all'idea di essere impreparata ad affrontare l'ignoto. Se solo sapessi che ci sono nemici da affrontare, ma qualcosa da vincere, allora sarebbe diverso, il coraggio verrebbe in mio soccorso. Ma così, mi sento in balìa del dubbio... Non vorreste voi ora dissipare questi miei dubbi? Se la causa è nobile quanto penso, e se voi siete tanto saggio quanto apparite, direi che è venuto il momento che qualcuno mi spieghi cosa succede in questo bosco maledetto." |
Nel villaggio dei nani, Goldblum era ricomparso.
"Cavaliere25 ha ragione..." disse Belven al nano "... dicci tutto ciò che sai! Di misteri ce ne sono già abbastanza in questo bosco! Avanti, parla!" "Un'imboscata degli Atari..." cominciò a raccontare Goldblum "... il gruppo si è diviso per sfuggire a quel vile attacco... ero con Bumin e Dukey... quando all'improvviso, spariti gli Atari, i due cavalieri hanno massacrato i loro stessi soldati... hanno poi cercato di fare lo stesso con me, ma sono riuscito a nascondermi nel bosco..." "Allora..." lo interruppe Belven "... Bumin e Dukey..." "Si, fanno parte di quella maledetta setta!" Disse il nano. "Ed ora gli altri nostri compagni rischiano la vita... speriamo solo che non sia troppo tardi..." |
Nello stesso momento, in un'altra parte del bosco, Gaynor, Iodix ed il misterioso vecchio delle fosse galoppavano verso una misteriosa meta.
"Vi fidate di me? Bene, me ne compiaccio..." disse il vecchio a Gaynor "... del resto non avrei motivo di recarvi danno, mia signora... quanto alla nostra meta... sappiate che siamo diretti dove troverete ciò che state cercando..." Fissò per un momento il Cielo, quasi a volerlo interrogare sul da farsi ed aggiunse: "I nemici che troveremo sono feroci... sono la negazione della Verità... e questo è il male assoluto... preparatevi, perchè ci stanno aspettando..." "Chi siete, signore? Siate sincero! Svelate a noi questo vostro segreto!" Recitò Iodix. "Il mio nome?" Chiese il vecchio. "Cosa cambia un nome? Anche voi state cercando qualcuno di cui non conoscete nulla... vero, milady? Quanto a me... sono solo un vecchio a cui è stato commissionato un lavoro... faccio dunque solo il mio dovere..." |
Ascoltai il nano e poi guardai Belven e dissi amico mio dobbiamo trovare quegli infedeli e fagliela pagare per il loro tradimento e salvare gli altri poi rovolgendomi al nano gli dissi tu sapresti portarci dove vi siete divisi? chiesi e aspettai una sua risposta mentre stringevo i denti dalla rabbia
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Feci ciò che mi era stato detto: strappai dal fondo della mia gonna un’ampia fascia di stoffa e la avvolsi intorno alla torcia. La fiamma ne fu subito rinvigorita e prese a bruciare con più forza, cosa che mi donò un po’ di coraggio.
Imitando i miei compagni, poi, iniziai ad agitare il fuoco davanti a me per allontanare i roditori e, armata di tutta la determinazione possibile, mossi qualche incerto passo verso una delle pareti... da qualche parte si doveva pur cominciare, dopotutto! |
I tre agitavano con vigore le torce, mentre quel posto echeggiava degli squittii di quei ratti.
Ogni angolo sembrava invaso da quell'informe massa di creature, che spaventate dalle torce correvano da una parte all'altra di quell'ambiente. Guisgard si guardava intorno, cercando di capire in che modo quel posto comunicasse con l'esterno. Intanto le torce bruciavano e si consumavano sempre di più. Ad un tratto Gila estrasse qualcosa dalla sua borsa. Era una strana polverina scura. Ne cosparse la parete a lui più vicino e poi la infiammò. In un momento l'intera parete cominciò a bruciare. Questo spaventò ancora di più i ratti, che cominciarono a correre tutti verso il lato nord di quell'ambiente. "Avevo visto giusto..." disse il nano ai suoi due compagni "... i topi arrivano da quella parte... oltre quella parete deve esserci un passaggio naturale..." Gila allora corse verso la parete che aveva appena indicato e cominciò ad agitare ancor più la torcia. "Avanti, voi due!" Gridò a Guisgard e a Talia. "Non restate con le mani in mano! Datemi una mano!" "Ma..." farfugliò Guisgard "... tutti i topi vanno verso quel punto..." "Infatti!" Rispose il nano. "Perchè è l'unica via di fuga! E noi dobbiamo aprirci un varco tra quelle bestiacce!" "Ma saranno centinaia di topi..." mormorò Guisgard. "Sono molto più spaventati di te!" Esclamò il nano. "Avanti! O non farai mai colpo sulla nostra bella dama! E anche voi, milady!" Incitando Talia. "Venite qui ed aiutateci a scacciare queste bestiacce!" "Che il diavolo ti porti!" Esclamò Guisgard raggiungendo il suo compagno. "Fortuna che il tuo cervello non è da meno alla tua linguaccia!" E mentre agitava con forza la sua torcia, il nano si abbandonò ad una sonora risata. |
“Aprirci un varco?” mormorai... mi sembrava che il cervello mi si fosse inceppato su quella frase! Insomma... una cosa era camminare adagio mantenendo i topi lontani con la torcia, ben altra era volersi gettare lì in mezzo! Ed io non ero per niente sicura di volerlo fare!
Rimasi immobile, impalata, impietrita dall’orrore per qualche minuto... poi l’immagine dei miei compagni davanti a me fece breccia nella mia coscienza. Di malavoglia, dunque, mi avvicinai lentamente e iniziai ad agitare anche io la mia torcia... pur tenendomi strategicamente un po’ da parte! |
Individuata la parete verso la quale i topi correvano, Guisgard, Talia e Gila cominciarono ad agitare le torce per spaventare e allontanare quelle bestiacce.
"Ma perchè corrono proprio sui miei stivali?" Gridò disgustato Guisgard. "Che t'importa? Tanto hai pantaloni dentro gli stivali!" Rispose il nano, mentre agitava e urlava contro quei ratti. "Ma perchè... sono capaci si salire su per i pantaloni?" "Oh, certo!" Rispose il nano. "Lo fecero ad un tale che conoscevo! E ricorda che la gamba di un nano è più corta di quella di un uomo!" E scoppiò a ridere. "Va all'Inferno, diavolo di un nano!" Gridò Guisgard. E mentre tentavano di avvicinarsi alla parete, Guisgard indicò un piccolo passaggio. "Ecco da dove passano i topi! E' da qui che si può uscire da questo posto!" "Si, ma è troppo stretto..." mormorò Gila. "Allora lo allargheremo...." "E come?" Chiese Gila. "Con quella!" Indicò Guisgard. Era un'antica colonna di pietra, squadrata in modo grossolano ed eretta fin quasi a toccare il soffitto. "Avanti, cerchiamo di tirarla giù..." disse Guisgard "... la useremo come ariete..." |
Nello stesso momento, al villaggio dei nani, Belven e Cavaliere25 apprendevano da Goldblum la verità su Bumin e Dukey.
"Si, posso condurvi dove li ho lasciati l'ultima volta." Disse il nano fissando Cavaliere25. "Bene, allora non perdiamo altro tempo!" Esclamò Belven. Poi, rivolgendosi a Sauser: "Signore... Goldblum ci farà da guida verso quei traditori... vi supplico, conferitegli il comando del vostro esercito..." "In passato quel nano si è coperto di viltà!" Rispose il capo villaggio. "Io non so cosa abbia fatto in passato..." disse Belven "... ma ora so che è tornato apposta per raccontarci cosa sta accadendo attorno a noi... io non conosco le leggi dei nani, ma le rispetto... posso solo dirvi che nella cavalleria, uomini con le virtù di Goldblum sono definiti eroi." "E sia... gli conferisco il comando." Sentenziò Sausar. "Grazie... mio signore..." disse commosso Goldblum. "Bene, allora partiamo immediatamente! In marcia!" Gridò Belven. |
Mi misi in marcia al fianco di Belven e dissi se riusciamoa trovare quei traditori non avrò nessuna pietà per loro li ucciderò senza nessun ritegno è la loro punizione per essere stati degli infedeli e iniziai a camminare verso il luogo dove il nano aveva visto per l'ultima vota i nostri compagni
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Morven fronteggiò Bumin e il suo sguardo acuto per un lungo istante, in silenzio. Le mani nervosamente strette sui fianchi, il viso contratto dall'ansia, stava freneticamente ragionando su come uscire fuori da quella situazione.
D'un tratto si avvide che il Cappellano si era pure sollevato al suo fianco e guardava i due cavalieri con sguardo tranquillo. Quel dettaglio lo colpì. La calma serafica di quell'uomo di chiesa era forse la dote che gli era mancata per tutto quel tempo. Soprattutto da quando Goldblum era morto, Morven aveva smesso di ragionare lucidamente. Era stato solo preda dei suoi cattivi sogni e dei suoi più tristi ricordi, e forse proprio per questo Samsagra aveva ormai quasi smesso di parlargli... "Perchè lo stai facendo? Perchè accetti di sposare quell'uomo?" La ragazza non rispose e chinò il capo. Il giovane al suo fianco, splendente nella sua nuova armatura, si era chinato e le aveva sfiorato il volto con la mano, obbligandola gentilmente a sollevare gli occhi e a guardarlo. "Zulora... noi ci siamo fatti voto di sincerità fin quasi nella culla... signora, amica, sorella... ti chiedo di rispondermi, adesso!" Zulora lo fissò con uno sguardo colmo di tristezza. "Faccio ciò per cui sono nata... non ho altra scelta. Faccio la scelta migliore che io sia stata messa in grado di fare" "Ma non è così, ti dico! Un donna non è obbligata da nulla ad obbedire silenziosamente al padre, al marito o al fratello... potrebbe scegliere un'altra strada, una strada che non sia per forza la casa e la famiglia... potrebbe perfino scegliere di combattere e restare comunque una vera donna!" Zulora, a quelle parole, mutò il suo sguardo e lo fissò quasi volesse provocarlo con la sua risposta, o ferirlo. "Una donna" disse "può anche scegliere di non seguire ciecamente i battiti del suo cuore... può scegliere di servire il suo sangue e il suo casato comunque, anche senza tenere le armi in pugno... servire, scegliendo di fare ciò che è giusto per proteggere la sua famiglia, e questo fa di lei una vera donna!" A quelle parole, Morven ebbe uno scarto, e spazientito si allontanò da lei, come se fosse stato sul punto di reagire sgarbatamente e stesse tentando di reprimere quella risposta cattiva. "Questo è ciò che ti piacerebbe credere..." mormorò infine, dopo un lungo silenzio. E in silenzio, Zulora si lasciò sfuggire una lacrima che le rigò il volto. Morven la seguì rotolare sulla pelle chiara, poi cadere giù e infrangersi. "Tu hai perso la speranza, Zulora..." "La speranza non esiste!" "Mia piccola... padre Adam ti ammonirebbe per quello che hai appena detto! La fede comporta la speranza, e la speranza equivale alla fede! E a noi due occorre fede, se vogliamo arrivare fino in fondo al nostro destino!" Quelle parole gli risuonarono in testa come un campanello squillante e argentino... Zulora... come ho fatto ad essere così stolto?! Eppure un tempo conoscevo le risposte per ogni cosa... e adesso? Adesso sto smarrendo ogni spenza... io, che ero tanto bravo a parlare, un tempo! Se abbandono la speranza, abbandono la fede... Samsagra resterà muta per sempre, e io... io forse morirò proprio per mano di uno di questi due demoni! Guardò di nuovo Bumin, e sentì crescere dentro il cuore l'antipatia e il disprezzo per quell'uomo... ma io non sono nato per questo destino! No, avrebbe risolto la situazione, in un modo o nell'altro! Doveva agire d'astuzia, e cercare di capire com'era meglio muoversi con quei due uomini. Li guardò allora con aria condiscendente. "Sì," rispose "mi sembra giusto ciò che dite. Restare qui a vigilare mi sembra la cosa migliore da farsi!" Sorrise a Bumin, con un sorriso strano, guardandolo fisso negli occhi, poi si ricolse al Cappellano. "Padre," cominciò "è notte, ed è questa l'ora in cui si scoprono le tombe e gli intenti più malvagi vengono fuori... noi siamo su suolo sconsacrato, e il demonio può tentarci in ogni istante. Vi prego, dunque... stendete la vostra mano su di me e su questi due cavalieri e impartiteci la benedizione della nostra Santa Romana Chiesa!" E mentre pronunciava quelle parole, il suo sguardo seguiva con attenzione il volto di Bumin e ogni sua possibile variazione. |
Mi voltai di scatto e individuai la colonna indicataci da Guisgard.
Mollai, allora, la torcia a terra e corsi verso quella colonna... era molto alta e aveva la base tanto ampia che non avrei potuto abbracciarla tutta neanche stendendo entrambe le braccia. “Non riusciremo mai a muoverla una volta che sarà caduta!” dissi, girandole intorno “Però...” Allora chiusi un occhio e mi mossi lentamente, finché la colonna non mi parve esattamente in linea con l’apertura nella parete. “Ecco! Se riusciamo a spingerla esattamente in questa direzione...” dissi alzando il braccio ad indicare “forse riusciremo comunque a sfondare quel muro!” |
"Il mio nome?" Chiese il vecchio. "Cosa cambia un nome? Anche voi state cercando qualcuno di cui non conoscete nulla... vero, milady? Quanto a me... sono solo un vecchio a cui è stato commissionato un lavoro... faccio dunque solo il mio dovere..."
E' vero, anche io sto cercando qualcuno di cui non conosco nulla... a pensarci bene non conosco nemmeno il suo nome... lei è Lady Talia, ma lui non so come si chiami... Questo vecchio non mi dirà una sola parola di più, inutile insistere. Eppure mi fido di lui, ha gli occhi buoni, sono azzurri e benevoli, mi ricordano quelli di mio padre... caro padre mio, tu fosti l'unico a capire ciò che avevo nel cuore... se solo avessi ascoltato le tue parole, se solo non mi fosse mancato il coraggio! A quest'ora Duncan sarebbe solo un nome perso nel tempo, invece che una presenza oscura nella mia vita... Come vorrei dimenticare tutto... |
Il Cappellano, annuendo alle parole di Morven, si segnò ed estrasse un rosario in legno.
Cominciò allora a pronunciare alcune orazioni, ma improvvisamente le parole di Bumin lo interrupperò. "La mia vita l'ho sempre decisa con l'ardore del mio cuore e col ferro della mia spada. Risparmiate le vostre preghiere per altro." "Le preghiere" rispose il Cappellano "non vanno risparmiate, per nostra fortuna. Sono un dono infitino di Nostro Signore." "Questo bosco" replicò Bumin "ha visto molti accadimenti che conosciamo bene. Quelle martiri avranno sicuramento pregato, eppure nessuno le ha salvate dalla loro sorte." Il Cappellano a quelle parole fissò Bumin. "Ora dunque" continuò il cavaliere "direi di occuparci di ciò che è nelle nostre forze. Sir Dukey, farete voi il primo turno di guardia. Noi, intanto, dormiremo un pò." "Si, milord!" Rispose Dukey. |
Nel frattempo, Guisgard, Talia e Gila erano imprigionati in quel luogo che pullulava di topi.
Guisgard fissò la colonna dopo aver udito le parole di Talia e con entusiasmo gridò: "Siete un genio, milady! Avanti, Gila... cerchiamo di buttare giù quella colonna!" I tre allora raggiunsero la colonna. Guisgard appoggiò la schiena contro il fusto della colonna e spingendo con le gambe appoggiate alla parete cercò di smuoverla. Mentre Talia e Gila spingevano con le mani contro la colonna, in direzione del passaggio da cui uscivano i topi. E, finalmente, dopo diversi sforzi quella colonna si mosse e cadde rovinosamente contro la parete del passaggio. Un sordo boato si diffuse in quell'ambiente, insieme ad una densa nuvola di polvere. E quando questa cominciò a dissolversi, un varco naturale si mostrò ai tre tra le macerie della parete crollata. "Andiamo!" Disse Guisgard ai suoi due compagni. |
C'eravamo riusciti! Un vivo moto di soddisfazione mi pervase quando la nuvola di polvere si dissolse e quel varco apparve alla nostra vista.
Raggiante, sorrisi ai miei compagni. Poi scattai in avanti e recuperai la mia torcia, che era rimasta abbandonata da una parte... "Queste ci occorreranno ancora, credo!" dissi, lanciando al contempo uno sguardo verso il buio di quel passaggio che ci attendeva. |
Morven aveva osservato Bumin per tutto quel tempo, senza perdere una piega del suo viso o una sillaba delle sue parole, e quando lo vide interrompere il Cappellano e ebbe udito quelle frasi... ecco, questo è il segno che aspettavo!
D'improvviso, mentre nessuno dei presenti si sarebbe aspettato più quel gesto da parte sua, Morven, con un movimento rapido e preciso, estrasse Samsagra dal suo fodero e la puntò contro la gola di Bumin. "Inginocchiatevi, cavaliere!" gli ordinò con voce cupa e colma di ira "Inginocchiatevi vi dico, e ricevete la benedizione della Chiesa di Roma, se non siete un eretico e un dannato!" |
Nello stesso momento, lungo il sentiero che tagliava in due il grande bosco, Gaynor, Iodix, insieme al vecchio delle fosse, galoppavano verso l'ignoto.
Il tempo, il passato, il rimpianto. E poi l'ignoto, l'incertezza, la paura. Cosa avrebbero trovato dopo quel sentiero? Questo si chiedeva Gaynor, mentre immagini di un passato lontano si affacciavano come demoni sul suo presente. E mentre tutto ciò turbava la dama di Imperion, qualcosa, emergendo dalla fitta boscaglia, apparve ai tre. Era la chiesa sconsacrata. "Che strana chiesa quella che ci appare davanti! Sembra adatta ad un sabba di streghe danzanti!" Esclamò Iodix. |
Aperto il varco, Guisgard, Talia e Gila lo attraversarono, cercando la tanto sospirata via di fuga da quell'Inferno.
Superata la parete crollata, i tre si ritrovarono in un lungo cunicolo, attraversato al centro da un piccolo corso d'acqua maleodorante. "Camminiamo lungo i bordi" disse Gila "ed agitiamo le torce... così facendo i topi si getteranno in acqua..." "Anche perchè noi non potremmo fare lo stesso..." rispose Guisgard "... visto lo stato di quest'acqua..." Poi rivolgendosi a Talia: "State al centro... meglio che sia io a stare dietro, così da poter gettare un occhio alle nostre spalle..." e sorridendo aggiunse "... ah, siete stata in gamba prima... davvero un bel colpo d'occhio nel vedere quella colonna contro la parete." Ma mentre proseguivano, Guisgard cominciò a sentire una fitta al braccio ferito. La ferita era stata causata dal morso di quella ragazza che il cavaliere aveva preso in braccio. All'improvviso la ferita aveva cominciato a pulsare prima e a bruciare poi. Ed aumentava sempre di più. Guisgard cercò di non pensarci, ma pian piano la vista cominciò ad appannarsi e sentì il respiro farsi più pesante. |
Intanto, alla chiesa sconsacrata, Morven teneva puntata Samsagra contro Bumin, minacciandolo.
"Come osi darmi ordini e minacciarmi, cane!" Ringhiò Bumin, estraendo in un attimo la sua spada. "Ora ti darò una lezione che non dimenticherai più... se sopravviverai!" "Qualcuno si avvicina!" Gridò all'improvviso Dukey. Gaynor, Iodix ed il vecchio delle fosse erano infatti appena giunti davanti alla chiesa. "Chi è là?" Urò Dukey ai nuovi arrivati. "Avvicinatevi con calma e rivelatevi!" |
Nel frattempo, l'esercito dei nani, con in testa Belven, Cavaliere25 e Goldblum, aveva appena lasciato il villaggio.
"E' lontano il posto dove si trovano i nostri compagni?" Chiese Belven a Goldblum. "Non molto... se marceremo senza fermarci, saremo lì prima dell'alba." "Bene, sarà un vantaggio avvicinarci a quel posto col favore delle tenebre." Disse Belven. "Si, mio signore." Annuì il nano. "E tu, mio buon amico, sei pronto per lo scontro con quei traditori?" Chiese poi rivolgendosi a Cavaliere25. |
si sono pronto a battermi contro quei maledetti dissi rivolgendomi a Belven non avranno nessuna via di fuga e continuai a camminare seguendo il gruppo tutto compatto
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Sorrisi al cavaliere e lo ringraziai...
“...ma è stata più che altro fortuna!” soggiunsi in fretta, sentendomi leggermente a disagio. Prendemmo, dunque, a camminare per quel cunicolo. Io seguivo il nano, continuando ad agitare la torcia di fronte a me e a tener d’occhio i topi che, squittendo impauriti, correvano di fronte a noi e poi si gettavano in tutta fretta in quella sorta di canale centrale... cosa che mi causava non poco disgusto. Ad un tratto una curiosa sensazione mi invase, mi voltai e vidi Guisgard che era rimasto diversi passi dietro di me... era pallido, aveva gli occhi arrossati e mi parve che faticasse a respirare. “Gila!” chiamai allarmata, voltandomi contemporaneamente e precipitandomi di nuovo sui miei passi. “Guisgard, che vi succede?” chiesi, raggiungendolo “State male?” In quel momento il mio sguardo scivolò lungo il suo braccio ed individuai la ferita... aveva assunto un aspetto orribile! |
Il gruppo formato dai nani armati e guidato da Belven, Goldblum e Cavaliere25, galoppando attraverso il bosco, giunse in una piccola radura che sorgeva nel bel mezzo della fitta boscaglia.
Ad un tratto sentirono dei passi in lontananza. "Cosa è stato?" Chiese Belven ai suoi compagni. "Sembrano cavalli..." rispose Goldblum con fare guardingo. "Già, sembra anche a me..." mormorò Belven, facendo segno a tutti loro di fermarsi "... sparpagliomici e nascondiamoci nella boscaglia... ma teniamoci pronti ad ogni evenienza..." |
Nello stesso momento, nell'oscuro cuore del bosco, Guisgard, Talia e Gila tentavano di uscire dal covo degli Atari.
Ma la ferita causata a Guisgard da quella martire che i tre avevano tentato di liberare, sembrava aver portato una qualche infezione al cavaliere. Guisgard sentiva il suo braccio bruciare e pulsare senza sosta, mentre la vista si appannava sempre più ed il respiro si faceva pesante ed irregolare. "Tranquilla..." disse con la voce incerta a Talia che si era avvicinata "... non è niente... forse la ferita a contatto con quest'acqua sporca mi ha causato bruciore... ma posso sopportare... continuiamo a camminare..." "Non mi piace quella ferita, Guis..." fece preoccupato Gila, osservando la ferita di Guisgard "... sembra infetta... e i tuoi occhi stanno bruciando..." "Avanti... manca poco..." mormorò il cavaliere al nano "... non fermiamoci proprio ora... riprendi a camminare, Gila... e portaci fuori di qui..." Ma la vista diveniva sempre più sfocata ed un pallore innaturale cominciò ad assorbire il colorito del suo volto. Ad un tratto Guisgard cominciò ad avvertire freddo. Molto freddo. E dolori sparsi su tutto il corpo. Ed ad ogni passo la testa sembrava volergli esplodere. Lo scorrere di quel fetido canale, il diffuso gocciolio causato dall'umidità sulle pareti, gli squittii dei topi ed i passi dei suoi due compagni, incessanti ed insopportabili, presero a tormentarlo in maniere sempre più ossessiva. Tenere gli occhi aperti era diventato uno sforzo immane e camminare senza appoggiarsi alla parete sembrava impossibile. All'improvviso tutti quei rumori cessarono ed un profondo silenzio lo avvolse, mentre ogni cosa intorno a lui cominciò a girare vorticosamente, impedendogli di proseguire. |
Segui gli ordini di Belven e lo segui e mi nascosi nella boscaglia e aspettai che si movesse qualcosa ero pronto con arco e freccie aspettavo il segnale per attaccare se era necessario
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Nnon appena si avvicinarono alle porte della chiesa sconsacrata, Gaynor e i suoi compagni udirono una voce urlare: "Chi è là? Avvicinatevi con calma e rivelatevi!"
Presa alla sprovvista dall'inaspettata presenza di altre persone, Gaynor si fermò e fece cenno agli altri due di tacere. "Sono Lady Gaynor e porto con me il mio giullare ed un anziano servitore. Siamo dei semplici viandanti, disarmati e inoffensivi. Stiamo per entrare nella chiesa, per cui vi pregherei di accoglierci nel più cortese dei modi." Chiudendo bene il mantello per nascondere il vestito da paggio, Gaynor si rivolse a Iodix e al vecchio: "Seguitemi, e non rivelate il motivo della nostra presenza qui almeno fintanto che non avremo capito con chi abbiamo a che fare. E fatevi il segno della croce, ora più che mai ci stiamo affidando alle mani di Dio." Detto questo, smontò da cavallo imitata dai suoi compagni e si avviò verso l'entrata, non senza prima avvertire un lungo brivido che le correva su per la schiena. |
Continuai a camminare e a seguire Gila come mi era stato detto, voltandomi tuttavia continuamente indietro per tener d’occhio il cavaliere... così colsi l’aumentare delle sue incertezze, notai che i suoi passi divenivano sempre più lenti e malfermi, lo osservai scuotere due o tre volte la testa in modo inconsulto, come quando si vuole scacciare un fastidio... infine lo vidi fermarsi di colpo e tentare di appoggiarsi alla parete, come a non voler perdere l’equilibrio.
Mi voltai quindi all’istante e lo riafferrai per la giubba, prima che potesse finire in quel canale... “Va tutto bene...” gli mormorai, tentando di spingerlo contro la roccia perché restasse in piedi “Guisgard... sentite la mia voce? Va tutto bene, ma non ve ne andate!” “Gila...” dissi, poi, a voce più alta e con un tono che tradiva una certa urgenza “Dobbiamo pulire questa ferita... subito! Preferirei non farlo qui, ma se manca molto all’uscita vedrò di arrangiarmi! ...E mi occorrerà dell’acqua pulita!” |
La vide avanzare verso l'ingresso, una figura sottile che avanzava di lontano e andava infine a disegnarsi sul vano irregolare dell'antica porta.
Dal silenzio innaturale che regnava al di fuori della piccola chiesetta, aveva sentito giungere la sua voce, sottile ma chiara. "Sono Lady Gaynor e porto con me il mio giullare ed un anziano servitore!" Morven, pur continando a tenere alta la guardia e saldo il suo ferro contro quello di Bumin, non potè fare a meno di lanciare un'occhiata in quella direzione. Una fanciulla... questa non ci voleva! Non avrebbe saputo spiegarne il motivo, ma la presenza di quella giovane in quel luogo gli mise addosso una paura terribile. Già aveva temuto per la sorte di Gonzaga, e forse la sua fuga si era rivelata provvidenziale, a giudicare da come si stavano mettendo le cose con quel Bumin. Ma non aveva nemmeno avuto il tempo di rallegrarsi sapendo che lei era fuggita lontano, che ecco la sorte, bizzarra, aveva inviato un'altra ragazza in quel luogo maledetto! Guardò Bumin, sfidandolo con uno sguardo duro. Ormai aveva ben chiaro chi si stesse trovando di fronte. Due indizi non fanno una prova, questo era vero, ma erano di certo sufficienti a confermare il suo dubbio, almeno su uno dei due uomini che aveva di fronte. E ora che quella fanciulla era lì, non sapeva cosa sarebbe potuto accadere. "Fermò lì!" intimò all'indirizzo di Dukey, mentre con la mano sinistra sfoderava il gladio verso di lui e con la destra spingeva Samsagra a cozzare ancor di più contro l'arma di Bumin "Lasciate che sia il nostro buon Cappellano ad accogliere i viandanti! Le belle ragazze non fanno per voi, Dukey!" E mentre diceva questo, lanciò al Cappellano uno sguardo d'intesa, raccomandandogli silenziosamente la salute di quella giovane. |
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