![]() |
A nord dell’antico e ridente ducato di Capomazda nella vecchia e felice Afragogna, nel distretto racchiuso dal passo detto Stretta di Saggesia e la grande Foresta Verde, cuore dei miti e delle leggende più antiche del regno, si estendeva il grande potere dei de Ceraw, nobili baroni di San Marco di Saggesia.
Signore di questa nobile stirpe guerriera era sir Gwinet de Ceraw, vassallo dei Taddei, del quale i lettori ricorderanno l’apparizione agli inizi di questa nostra avventura. “Anche il tempo sembra flagellare queste terre!” Disse Gwinet, mentre passeggiava nervosamente nell’ampia sala. “La pioggia si abbatte su questo castello come fosse un castigo divino, mentre un lamento lontano sembra angosciare e maledire questa sera!” Aggiunse. Era un uomo di robusta e forte costituzione, col volto arso dal Sole e reso ruvido dalle intense passioni che lo animavano continuamente. La sua rozza e marcata figura, tipica immagine di quell’aristocrazia guerriera e fondiaria che rappresentava l’anima più antica ed indomita del regno di Afragogna, ben ritraeva anche lo spirito di questo nobile e bellicoso patrizio, che con il lupo, simbolo della sua stirpe, condivideva più di una caratteristica. “Forse è solo un segno, mio signore…” mormorò ridacchiando Bief, cugino del barone. Questi lo fissò turbato. “Segni e sogni sono materia per profeti, veggenti e poeti!” Replicò con disprezzo. “Io invece mi occupo solo di cose concrete, reali e che siano capaci di dare frutto!” “Giustissimo, milord!” “Ora basta temporeggiare, parliamo di cose importanti…” con insofferenza Gwinet “… è dunque vero ciò che mi ha rivelato?” “Verissimo, mio signore!” Rispose con un ghigno Bief. “Orami a Capomazda ne parlano tutti, dopo l’episodio che lo ha visto protagonista con quel contadino a cui il duca aveva sedotto la moglie proprio la prima notte di nozze!” “Cosa dicono laggiù?” Domandò Gwinet. “Che il duca è pazzo, folle!” Rispose Bief. “Dopo l’incidente avvenuto al Gorgo del Lagno pare non si sia più ripreso!” “Sai che se ciò si rivelasse una menzogna io ti farò mettere ai ferri, vero?” “Mio signore, tutti ne parlano a Capomazda!” Esclamò il cugino del barone. “Nell’ultima assemblea, in cui erano presenti alcuni dei baroni, lord Icarius si è limitato ad assistere senza pronunciare neanche una parola! Izar ha parlato per lui… segno che il nipote di lord Rauger è ormai incapace di governare!” Gwinet restò in silenzio a riflettere. “Cosa vedi, madre?” Domandò poi alla donna che si trovava in fondo alla sala, intenta a bruciare alcune erbe. “Fumo… nebbia… incertezze…” mormorò la donna, mentre i fumi delle erbe cominciavano a fluttuare nella sala “… amore, rabbia, odio, vendetta, sangue e fuoco…” Sgranò poi gli occhi, come se improvvisamente avesse visto qualcosa. Sputò allora su quelle erbe e vi versò sopra alcune gocce di un’ampolla. “C’è qualcosa…” continuò mentre una vampata si accese da quell’intruglio “… qualcosa di oscuro, primordiale… qualcosa che sta errando nella notte, tra paure, tentazioni e peccato… un predatore… un predatore che cerca la sua preda…” Ad un trattò urlò per la paura, gettando tutto ciò che aveva davanti per terra. “Cosa hai visto, madre?” Domandò Gwinet. “Prendi… prendi il posto del duca…” ansimò la donna “… fallo ora… prima che di Capomazda non resterà più nulla…” “E come?” Chiese il barone. “Fa che venga deposto…” con tono delirante la donna “… e poi legittima il tuo ruolo…” “In che modo, madre?” “Prenderai in moglie la sposa del duca!” Sentenziò la megera. http://www.wearysloth.com/Gallery/Ac...1585-16143.jpg |
Icarius sorseggiò anche lui un po’ di quella tisana.
“Non lo so…” disse quasi sospirando “… forse qualche animale feroce della brughiera… ci sono molte fiere ostili e poco conosciute…” Per un attimo la visione che aveva visto davanti alla porta chiusa della locanda gli attraversò la mente. “Vedrai che di questo si sarà trattato…” destandosi da quel ricordo “…magari un lupo, o forse qualche rapace notturno.” Sorridendo e cercando di apparire tranquillo. “Comunque, di qualsiasi animale si sia trattato, qui saremo al sicuro… ora stenditi e prova a dormire… io resterò qui fino a quando non ti sarai addormentata… ho chiesto alla moglie del locandiere di vegliare sulla ragazzina fino al mio ritorno…” |
La curiosità uccise il gatto... ma qualche volta, no!
Morrigan sorrise tra sè.... la faccenda si era fatta di colpo interessate, e lei non avrebbe potuto chiedere di meglio. Da quando era giunta a Capomazda si era sempre sentita irrequieta, confusa. Era combattuta tra la tentazione di restare e quella di vivere un altro viaggio... ma tutto quel mistero l'affascinava oltremodo! Non aveva forse detto, Guisgard, di essere uno straniero in quel luogo e di non conoscervi nessuno? Allora cosa faceva in quel luogo, dove sembrava essere conosciuto e forse persino atteso? Aspettò quindi che il cavaliere fosse entrato e la porta si fosse richiusa alle sue spalle. Quindi si nascose nell'ombra, sul fianco della casa. Seguì il richiamo della luce per comprendere in quale stanza si trovassero. L'aria era dolce, perchè era una splendida sera di Maggio, e le imposte della casupola erano state lasciate aperte. Era l'occasione perfetta. Morrigan si celò tra i cespugli che circondavano quell'abitazione e quando scorse la sagoma di Guisgard muoversi nella stanza tutti i suoi sensi si tesero a scoprire cosa stesse accadendo. |
Decisi di andare in cerca di Aytli.
La vidi che stava uscendo dalla sala delle armi. Le corsi incontro. Con una mano trattenni il velo sul mio capo. "Lady Aytli, la mia presenza non è più necessaria alla vostra missione?" Sospettosamente aggiunsi: "Perché?" La scrutai attentamente. Quanto sapeva di me? Quanto le aveva rivelato Gouf? Se fosse partita da sola avrei avvisato Lady Talia. Ero nel pieno delle forze, raggiungerla con una visione non sarebbe stato troppo faticoso. Ma cosa le sarebbe successo? Forse l'avrebbero catturata, semplicemente. Forse invece l'avrebbero giustiziata. Chiaramente non avevo motivo di preoccuparmi della vita di Aytli, ma una parte di me si domandava se sarebbe stato opportuno infischiarmene così tranquillamente. Anche se a guardarla bene le sarebbe piaciuto tanto potermi torcere il collo. Si vedeva chiaramente dall'espressione di sufficienza che le si dipingeva sul volto ogni volta che la incrociavo. Assunsi un'espressione neutra, in attesa della sua risposta. |
Ero stanca... troppi eventi, troppe emozioni, troppi pensieri.
Appoggiai la testa sul guanciale soffice e immediatamente mi sentii scivolare via, lentamente verso quell'oblio e quella pace dei sensi che è il sonno della stanchezza. Le parole di Icarius rimbalzavano nella mia mente... ...magari un lupo, o forse qualche rapace notturno... ...forse qualche animale feroce della brughiera... ...comunque qui saremo al sicuro... "Siamo al sicuro..." ripetei, in un sussurro. Rimbalzavano qua e là quelle frasi e si confondavano con le immagini di quel sogno che, al solo ricordo, ancora mi spaventava. E, nel dormiveglia ormai incipiente, si fece forte il bisogno di raccontarglielo. "Ma..." tentai, sentendomi scivolare sempre più in quel sonno incontrastabile "Ma se non lo fosse... se... fosse stato... quel sogno... era così... vero..." Ma altro non riuscii a dire. Finalmente mi addormentai, di quel sonno cupo e senza sogni tipico delle ore più difficili... "Non andare via!" sussurrai tuttavia in quell'ultimo lampo tra la coscienza e l'incoscienza e tanto lievemente che quasi non mi si sentiva... e, nel dirlo, strinsi appena la sua mano nella mia. |
Aytli fissò Melisendra.
“Non verrete con me…” disse “… andrò io sola… perchè, mi chiedete? Forse dovreste domandarlo a sir Gouf…” Per qualche istante restò in silenzio. “Sta per cominciare la battaglia decisiva…” mormorò “… e sono felice di combatterla altrove… perché se dovessimo perdere, non sarò costretta ad assistere alla sconfitta dell’uomo che io amo…” Per un attimo, breve ed indefinito, il suo sguardo fiero e glaciale sembrò attraversato da un’ombra, che assunse poi l’immagine di una profonda ed inconsolabile solitudine. Un lieve vento si alzò dalla brughiera. Aytli restò a fissare Melisendra per qualche altro istante. Poi scosse il capo ed andò via. |
La stanza era piccola e stracolma di oggetti di varia natura.
Ovunque vi erano croci in lamina di stagno, rame e qualcuna anche in argento. Pelli di animali erano sparse qua e là ed un odore di incenso era diffuso in quell’ambiente. “Oh, ben tornato, mio signore!” Disse un vecchio spuntato dietro una moltitudine di libri. “Vi attendevo.” “Non sono il signore di nessuno.” Replicò Guisgard quasi infastidito. E non voglio più ripetertelo. “Sono stato alla locanda di quell’uomo…” “Ebbene?” “Alla fine ha vuotato il sacco…” rispose Guisgard. “Quindi lady Rasyel è giunta a quel monastero?” Domandò il vecchio. “Si…” “Lord Ardross non poteva saperlo…” mormorò il vecchio “… altrimenti sarebbe andato a riprenderla.” “Non mi interessa niente di lui…” con disprezzo Guisgard. “Sbagliate a giudicarlo, mio signore… voi e lui…” “Basta!” Lo zittì Guisgard. “Non ho niente in comune con lui! Chiaro? E bada di non dire più una cosa simile!” “Avete visto sua signoria?” Chiese il vecchio. “E lui ha visto voi?” “Si, di sfuggita…” “I vostri occhi…” “Ora basta! Basta con queste storie! I miei occhi sono come quelli di mia madre!” Il vecchio non disse nulla. “Diacono, vecchio mio…” calmandosi Guisgard “… parlami di lei e dei suoi occhi…” “I suoi occhi erano meravigliosi…” sorridendo Diacono “… verdi come quelli di un lago a primavera… luminosi e vispi, profondi ed incantati… bastava guardarli per innamorarsi follemente di lei… un giorno lord Ardross disse che gli occhi di lei erano simili a quelli della regina Ginevra…” Guisgard saltò su e fissò quasi con rabbia il vecchio Diacono. “Perdonatemi, mio signore…” “Io non sono il signore di nessuno…” Diacono chinò il capo. “Cos’hai per me ora?” Domandò Guisgard. “Cercate il vecchio Lho…” rispose Diacono “… lui sa molte cose…” “Bene… tornerò quando avrò altre notizie…” E, salutato il vecchio Diacono, Guisgard uscì da quella casa. |
“Si, devo essere presente alla cerimonia anche io.” Disse Pasuan. “E mi piacerebbe che tu mi accompagnassi come… come mia dama…”
“Vedremo come si sentirà Dafne il giorno dell’incoronazione.” Intervenne la madre di Pasuan. “Ricordati che non può fare molti sforzi.” “Si, la mamma ha ragione, Dafne.” Sorridendo Pasuan. “Ora tu ed il bambino dovete riposare… domani sono certo che ti sentirai già meglio.” E appena rimasero soli si avvicinò a lei e la baciò delicatamente sulla bocca. La notte trascorse serena ed il mattino fu illuminato da un mite Sole. L’odore del latte caldo e del pane fresco svegliarono Dafne. Il piccolo Hubert era accanto a lei, ancora addormentato. La porta si aprì lentamente e Pasua entrò, cercando di non fare molto rumore. “Buongiorno, principessa…” sorridendo lui “… dormito bene? Come ti senti oggi? La mattinata sembra adatta per passeggiare all’aria aperta. Ti va? Potremmo lasciare alla mamma e a Mian il piccolo Hubert dopo la poppata… voglio mostrati il mio villaggio, se ti senti di uscire…” |
"Andiamo, laggiù c'è una locanda." Disse Finiwell a Cavaliere25. "Chiederemo lì a qualcuno di Pasuan. Il villaggio è piccolo e lo conosceranno di certo."
I due raggiunsero la locanda e domandarono della casa del loro amico. "E' laggiù, in fondo a quella stradina." Indicò loro un uomo nella locanda. |
“Non andare via!”
Aveva detto lei quasi sussurrato. Icarius la fissò e sorrise teneramente. Poi ripensò alle parole dette da Talia un attimo prima. “Un sogno…” disse fra sé Icarius “… parlava di un sogno… cosa darei per attraversare i tuoi sogni… anche solo per una notte… in fondo, quando si ama, non vi è differenza fra una sola notte e l’eternità… mi è bastato un attimo per innamorarmi di te, ricordi? Al mio ritorno dal Lagno… tu mi attendevi sulla soglia del palazzo… un attimo… un solo, singolo, infinitesimale attimo… non avevo nulla… né un passato, né un presente e forse nemmeno un futuro… ma ti è bastato un attimo per riempire il grande vuoto della mia vita…” Le accarezzò dolcemente il volto e adagiò meglio la coperta su di lei. Poi si chinò a baciarla. “Torno presto, non temere…” le sussurrò. Icarius raggiunse poi l’altra stanza, dove trovò la locandiera accanto al letto di Sayla. “Come sta?” Chiese l’ultimo dei Taddei. “Sta meglio. Ora riposa.” Rispose la donna. “E vostra moglie si è rasserenata?” “Si, sta dormendo. Era molto stanca.” La donna allora ritornò da suo marito ed Icarius restò a fissare la ragazzina che dormiva stretta fra le coperte. “Chi sarà?” Si domandava. “E cosa ci faceva da sola nel bosco? Come può avermi riconosciuto?” La Luna si affacciava lungo le nubi argentate di quella notte. L’aria era limpida ed il cielo stellato. In lontananza si udivano canti e musica. “Forse c’è una festa.” Disse fra sé Talia. Cominciò a seguire quei suoni, fino a giungere in un viale che tagliava il folto bosco. “Segui la strada ed evita la brughiera.” Mormorò qualcuno. Ad un tratto, in fondo al viale, apparve la pieve. I canti e la musica non erano più allegri, ma tristi ed austeri. Un lungo corteo funebre seguiva una bara portata in spalla da alcuni monaci. “Era così dolce e bella…” piangendo alcune vecchie che seguivano il corteo. “Chissà il duca che dolore...” “Si, questo lutto l’ha reso folle...” La bara fu portata nella pieve. Talia si avvicinò alla testa del corteo e cercò di scorgere il corpo portato nella bara. E quando fu vicina, si accorse che il corpo era quello di una donna. Una donna che aveva il suo volto. http://img88.imageshack.us/img88/436...nddress8co.jpg Si svegliò bruscamente da quel sogno e per un attimo restò confusa. “Buongiorno.” La salutò Icarius. Il duca stava accanto ad una finestra, dalla quale la luce del mattino ed il canto degli uccelli annunciavano il nuovo giorno. “Dormito bene?” Chiese poi. “La giornata sembra buona. Andiamo a vedere come si sente quella ragazzina nell’altra stanza? Così da poter far poi colazione tutt’insieme?” |
guardai Finiwell e dissi che velocità non dobbiamo neanche andare molto lontano e sorrisi e aspettai di avviarmi verso la casa di Pasual
|
Mi svegliai di soprassalto e per un attimo non riconobbi il posto dove mi trovavo, per un attimo mi mancò l’aria...
Avevo assistito ad un funerale... No, mi corressi mentalmente, avevo assistito al mio funerale! Rabbrividii. Ma perché quel sogno? Perché di nuovo quella pieve nei miei sogni? E perché, mi domandai, avevo la sgradevole sensazione che quei sogni avessero tutti un nesso tra loro? Le pieve di Gyaia... Gyaia, la principessa venuta da Sygma... Sospirai... avrei dato qualsiasi cosa per sapere qualcosa in più su di lei. Qualsiasi cosa! Citazione:
Tutta persa com’ero da quel sogno non lo avevo visto subito. Ma la sua presenza, la sua voce tranquilla e quell’aria tersa che si percepiva dalla finestra alle sue spalle contribuirono a scacciare i miei cupi pensieri... Gli sorrisi e mi alzai. “Si!” dissi, accostandomi a lui e allungandomi appena per dargli un piccolo bacio “Dovremmo proprio andare... sono curiosa di sapere chi sia quella bimba, che cosa ci faceva nel bosco e, soprattutto, com’è possibile che ti abbia riconosciuto! E poi...” soggiunsi, senza riuscire a reprimere un mezzo sorriso vagamente divertito “Poi dovremo anche tornare in fretta a Capomazda: Izar non sarà affatto contento di noi! Saremo fortunati se non si sarà sentito male per la sparizione del suo sconsiderato duca!” Tornammo così nell’altra stanza e qui trovammo la ragazza che pareva essersi appena svegliata... “Buongiorno!” le dissi gentilmente “Hai dormito bene? Immagino che avrai fame adesso... vieni, scendiamo di sotto. Vuoi?” |
Mi svegliai poco prima che Icarius e Lady Talia entrassero nella stanza.
Lady Talia mi chiese se avevo dormito bene e se volevo scendere con loro a mangiare. "Pensavo ai miei genitori...e a mia sorella... aveva solo 3 anni. Mia madre era in chiesa a pregare, io invece stavo giocando con gli altri bambini a rincorrersi, mio padre era a cacciare... ma poi sono arrivati, dal bosco. Come può esistere tanta crudeltà?" Fissai Icarius, in piedi sulla soglia. "No, mylady." continuai spostando il mio sguardo su di lei, "proprio non mi va di mangiare!" Mi tirai fin sopra la testa le morbide coperte e singhiozzai. Quella storia non era finta, era successo veramente. Ma quel pianto, quelle lacrime... quelle si, che erano finte! |
Icarius fissò Talia dopo aver udito le parole della giovane Sayla.
“Sai…” disse Icarius scostando delicatamente le coperte dal volto della ragazza “… ho sentito dire che la locandiera fa una marmellata alle fragole davvero ottima. E dal profumo che si sente in giro sembra che suo marito abbia appena sfornato del pane bianco. E dopo aver fatto colazione, se vorrai, ti mostreremo la nostra bellissima cavalla dal manto color cielo. Secondo me tu e lei diventerete grandi amiche!” Le sorrise teneramente ed aggiunse: “Mi spiace per ciò che è accaduto alla tua famiglia, ma ora sei al sicuro e nessuno potrà farti più del male… però devi mangiare qualcosa, altrimenti non riprenderai mai le forze…” Si avvicinò poi nuovamente a Talia. “Guardala, è poco più che una bambina…” disse sottovoce a sua moglie “… credo che abbia attraversato l’Inferno…” scosse lievemente il capo “… noi però dobbiamo tornare subito a Capomazda, altrimenti davvero saranno in pena laggiù… scendo dal locandiere e faccio preparare i nostri cavalli…” |
Avrei dovuto prevederlo. Tornare a Capomazda avrebbe anche potuto rivelarsi una buona idea. Ma mi trovavo bloccata lì.
Guardai Aytli andarsene e pensai che forse non l'avrei più rivista. Stranamente non quel pensiero non mi fece l'effetto che credevo. Mi diressi verso la sala principale e mi sedetti. Una cameriera mi portò una tisana di erbe rilassanti, ma la tensione continuava a essere alta e irriducibile. Se avessi dovuto andarmene, Gouf me lo avrebbe permesso? Appurato che non sarei riuscita a prendere un cavallo, sarei riuscita a uscire dal castello senza farmi notare? Forse mi sarei persa in quella landa desolata. Ero assorta tra i miei pensieri e tamburellavo nervosamente le dita sul tavolo. |
Mentre Melisendra era assorta nei suoi pensieri, qualcuno le si avvicinò alle spalle.
“Poche cose sono affascinanti come la brughiera all’imbrunire…” disse Nyclos sfiorandole i lunghi capelli “… posso invitarmi per una cavalcata nel crepuscolo, milady?” Si sedette poi accanto a lei e continuò: “La guerra spesso fa perdere l’esatta concezione del tempo e della vita agli uomini… la proposta di lady Aytli era insensata come le sue scelte di vita…” sorrise “… francamente trovo incomprensibile come una bella donna possa rinnegare la sua natura per seguire l’ideale della lotta… fortuna, invece, che voi non siete tanto sciocca, milady… mi concedete dunque il privilegio della vostra compagnia, mentre l’incanto della sera abbraccia la brughiera?” |
Osservai mio marito per un momento, poi gli sorrisi... era riuscito a sorprendermi, dopotutto!
"Portiamola con noi!" mormorai, trattenendolo prima che scendesse "Non ha più nessuno, e non può certo restare da sola! Se la porteremo a Capomazda sarà al sicuro!" Mi accostai quandi al letto e le carezzai piano i capelli... "Non temere..." le dissi dolcemente "Andrà tutto bene, adesso! Dimmi, ti piacerebbe venire con noi? Capomazda è una bella città... vedrai!" |
Mi riscossi subito.
"Mio signore... accetto volentieri, con piacere!" Sorrisi. "Vediamoci alle scuderie tra un'ora..." Gli lanciai un'occhiata fulminante e mi ritirai. Andai in cerca di Gouf. Avevo bisogno di parlargli. Scesi dove si allenavano i suoi mercenari e chiesi di lui. |
“Milady, sir Gouf è uscito poco fa col suo cavallo.” Disse uno dei mercenari a Melisendra.
“Ha detto che voleva cavalcare nella brughiera.” Aggiunse un altro. La brughiera infatti era splendida. Il cielo ancora grigio sembrava finalmente aprirsi e bagliori di rosso vivo si riflettevano sulle grandi nuvole che per buona parte del giorno avevano coperto quel luogo. Le colline ed i monti in lontananza vedevano i loro pendii tinti di un manto purpureo, mentre, pian piano, ancestrali ombre si allungavano tra le scoscese lande di quel selvaggio scenario. http://mw2.google.com/mw-panoramio/p...m/10499635.jpg |
Mi precipitai in camera e indossai qualcosa di adatto a una passeggiata serale.
Il vento continuava a soffiare, il cielo iniziava a rosseggiare all'orizzonte. Quando scesi nelle scuderie i cavalli erano già lì ad attenderci. Montai sul mio cavallo e lo spronai. "Andiamo, milord! Seguitemi!" Cercai di apparire allegra e spensierata, ma ero preoccupata. Spronai nuovamente il cavallo verso la brughiera. |
Icarius fissò Talia.
“Portarla con noi…” disse fra sé “… non sappiamo quasi nulla di lei… mentre invece quella ragazzina sembra conoscerci bene… chissà se sono riuscito a convincerla quando ho negato di essere Icarius…” Poi, sorrise a sua moglie. “Ti sentiresti più tranquilla se venisse con noi, vero?” Chiese. “ Va bene, verrà noi.” Si voltò a guardare Sayla. “Voi preparatevi per la partenza.” Voltandosi di nuovo verso Talia. “Io intanto scenderò per far preparare i cavalli.” Un attimo dopo Icarius era già con il locandiere. “I vostri cavalli saranno pronti tra un momento, signore.” Disse con indifferenza questi. “Ditemi quanto vi devo per le due stanze.” “Niente…” rispose l’uomo “… ma fatemi la cortesia di non ritornare più nella mia locanda.” Icarius lo guardò stupito. “C’è qualcosa qui…” mormorò “… qualcosa che cercate di tenere nascosto…” “Via dalla mia locanda!” Urlò all’improvviso l’uomo. “Si, con immenso piacere…” cercando di restare calmo Icarius “… appena mia moglie e la ragazzina saranno scese ce ne andremo, statene certo…” L’uomo allora chiuse i registri e si diresse verso la cucina, seguito da sua moglie che lanciò un enigmatico sguardo verso il duca, prima di chiudere la porta dietro di sé. |
Melisendra e Nyclos uscirono dal castello, in sella ai loro cavalli.
Il crepuscolo era ormai prossimo e la brughiera cominciava a vestirsi con le mistiche ombre che annunciano la sera. I due galoppavano con andatura regolare ed il giovane barone sembrava totalmente rapito dal fascino della bellissima incantatrice. “Ditemi, milady…” disse “… come vi trovate con noi? E’ di vostro gradimento la vita qui al castello?” Ma proprio in quel momento, lungo il profilo scosceso che precedeva il sentiero intrapreso dai due, apparve in lontananza una sagoma scura a cavallo. Stava immobile a fissare lo sterminato ed inquieto orizzonte della brughiera. Era nera ed il suo lungo mantello sembrava danzare sotto il soffio del vento. A chiunque, nel vederla, quella figura sarebbe apparsa come un fantasma, una visione spettrale. Ma non a Melisendra. Ella, tre le ultime luci del giorno morente e le inquiete ombre del crepuscolo, riconobbe in quella figura il volto di Gouf. |
Lady Talia era davvero una donna molto dolce, come si era sentito dire. Quasi mi dispiaque prenderla in giro in questo modo, ma dopotutto, è a fin di bene!
Mylady, quando potrò dirvi tutto, mi farò perdonare! Finalmente sarei giunta a Capomazda insieme al duca e alla moglie. "Mylady, voi siete una donna davvero gentile e generosa. Mi piacerebbe moltissimo poter venire a Capomazda con voi. Il duca è un uomo molto fortunato ad avervi come sposa, Lady Talia!" Sorrisi, un sorriso innocente, da bambina. Un sorriso che non si era mai trovato sulle mie labbra, tranne quando ero in compagnia di Luna. Poi, grazie al mio udito finissimo, riuscì a comprendere una frase del duca alla moglie: chissà se sono riuscito a convincerla quando ho negato di essere Icarius… No, nobile Taddei... |
Citazione:
"oh, oh, senti anche tu, Papà, un certo profumino? Dai forza, prova a cambiarlo tu..." e allungai il bambino, le face e le spille a Pasuan ridendo di gusto "e ricorda che devi anche lavarlo..." "Comunque mi sento bene e mi farebbe proprio piacere fare un giretto con te. Voglio vedere il paese nel quale sei cresciuto. Sono convinta che troveremo anche il tuo primo amore, che ti ha rifiutato ovviamente, e magari mi porti a vedere il luogo dove ti appartavi con qualche altra giovincella di ripiego..." e risi ancora più forte. |
Fermai il cavallo e mi avvicinai a Lord Nyclos.
"La vostra ospitalità è eccellente, milord", feci una pausa. "Non amo la vita chiusa tra quattro mura... vorrei essere una docile dama come ce ne sono tante, sarebbe indubbiamente più semplice, ma credo di invidiare la libertà e la forza di dame come lady Aytli." Aggiunsi, pensierosa. "Temo, mio signore, che voi mi confondiate...", sussurrai. "Lasciatemi dire che non dovreste essere tanto gentile con me... soprattutto perchè non posso darvi ciò che desiderate." Osservai la figura di Gouf, in lontananza, sembrava curvo sotto un pesante fardello. Smontai da cavallo e accarezzai il dorso dell'animale, osservando il tramonto farsi sempre più rosso. Rosso sangue. Brividi mi corsero lungo la schiena. |
Citazione:
I miei occhi lo seguirono mentre usciva dalla porta e prendeva la scala che conduceva al piano terreno della piccola locanda. Una volta rimaste sole, tornai a guardare la bimba... "Allora..." le dissi "Dobbiamo affrettarci, suppungo! Dovremo essere pronte velocemente, non abbiamo molto tempo..." Ma ciò che disse dopo mi turbò e la mia voce si spense... Citazione:
Lo osservai senza parole per un istante, poi sorrisi a mia volta per dissimulare quelle sensazioni... "Lady Talia?" le chiesi, inginocchiandomi di fronte a lei in modo che i nostri occhi fossero alla stessa altezza e potessi osservarla bene "Come mai sei tanto sicura che questo sia il mio nome? E come mai credi che mio marito sia il duca?" Feci una piccola pausa, poi soggiunsi: "Io credo che tu ci stia confondendo con qualcun altro, sai?" |
Guardai Lady Talia negli occhi.
Perchè vuole nascondermi di essere la moglie? Se mi portano con loro a Capomazda lo scprirei subito! Non capisco perchè tutto questo mistero... "Mylady, io non sbaglio, non sono una sciocca. Dopo che vedo una faccia non la scordo più e io ho visto il duca e conosco il suo nome! Avete forse già dimenticato di quando vostro marito è caduto da cavallo? Lo avete chiamato per nome e io ero lì di fianco a voi. Icarius e Lady Talia. Mylady, io sono certa che siete voi. Per questo vi chiedo aiuto." Fissai Lady Talia con uno sguardo intenso "Non ho una casa dove tornare... prendetemi con voi, mylady!" Attesi un poco, incerta sul da farsi. Poi mi alzai in piedi e presi i miei vestiti, mi cambiai e mi diressi verso le scale per riconsegnare alla locandiera il vestito pulito che mi aveva fatto indossare. |
Rimasi immobile per un istante, poi le sorrisi... era la bambina più curiosa che avessi mai conosciuto e non si poteva certo dire che fosse sprovveduta o che non fosse determinata!
Provai un'impulsiva simpatia per lei... "E va bene..." mormorai, vagamente divertita "Supponiamo per un istante che la verità sia quella che tu credi, mia giovane amica!" Mi alzai, quindi, e mi apprestai con lei a scendere al piano di sotto... "Sai che non mi hai ancora detto come ti chiami?" le dissi, mentre scendevamo le scale. |
Lady Talia ammise di essere Lady Talia, anche se non in modo esplicito; però è un passo in avanti. Forse inizia a provare anche simpatia per me, cioè per questa bambina...
Poi arrivò la domanda che speravo non arrivasse mai, ma sapevo che prima o poi mi avrebbe fatto. "Sai che non mi hai ancora detto come ti chiami?" "Già..." E ora che le dico? Forse è meglio se le dico il mio vero nome, tanto non lo conosce nessuno. Quasi, nessuno... "Il mio nome è Sayla, mylady." Ero seria, forse fin troppo. Ma non riuscivo a stare tranquilla, ero davvero molto preoccupata. E se ho sbagliato a dirle il mio vero nome? Forse non dovevo dirle il mio vero nome... Chissà quali saranno le conseguenze, io spero nessuna... |
La schiena appoggiata contro la parete esterna, umida della rugiada della sera, Morrigan si lasciò scivolare silenziosamente lungo quella superficie, fino a quando non si adagiò per terra. Pregò che nessuno potesse vederla e che le frasche fossero sufficienti a nasconderla.
Levò gli occhi verso il cielo, come chiedendo ausilio, ma la luna brillante dominava con un chiarore quasi eccessivo quella volta priva di nubi e di stelle. Respirava con agitazione. Si allentò rapidamente il primo laccio che le stringeva il giustacuore, cercando di trattenere il respiro e di calmare il cuore, mentre il suo cervello in subbuglio passava da un pensiero all'altro in pochi secondi, senza riuscire a concentrarsi su nulla... ... che significava quel dialogo che aveva udito? Il cuore le batteva all'impazzata. Per senza aver potuto comprendere il reale nocciolo della discussione, Morrigan aveva tuttavia compreso di aver appena assistito a qualcosa che non avrebbe mai dovuto vedere, e aveva udito ciò che avrebbe fatto meglio a non sapere... così Guisgard non era l'avventuriero che aveva finto di essere fino a quel momento! Il suo istinto, ancora una volta, aveva avuto ragione... mio signore... signore di chi, signore di cosa? E perchè era tanto infastidito da quell'appellativo? Lord Ardross... aveva già udito quel nome, anche non riusciva a rammentare il giusto momento... Lord Ardross... non era forse uno dei duchi, uno dei tanti ritratti nel palazzo dei Taddei? E quale legame poteva avere, allora, con quel misterioso cavaliere, che aveva sempre affermato di avere umili natali? E quale importanza poteva avere il fatto che Icarius lo avesse visto... i suoi occhi... occhi in cui una risata si mescolava con un'ombra scura... occhi come l'acqua del mare in tempesta... quale segreto custodivano? Misteri, misteri... ancora misteri! Tutti mentono in questo luogo, e ciascuno sembra avere un buon motivo per farlo! E mentre elaborava quel pensiero dovette ammettere a se stessa di non essere diversa dagli altri. Aveva forse rivelato ad alcuno le sue nobili origini, la storia del suo casato e la folle vendetta che l'aveva spinta fino a quel luogo? Come poteva dunque biasimare Guisgard, quando lei non era stata di molto più sincera. Forse anche lui perseguiva una vendetta... forse anche Guisgard voleva trovare qualcosa... qualcosa che, al contrario, non doveva trovare lui! In quel momento udì i passi del cavaliere e il rumore della porta che si chiudeva alle sue spalle. Guisgard prese la strada che passava proprio davanti al suo nascondiglio. Sentendolo venire, Morrigan si fece ancor più piccola, schiacciandosi contro la parete della casupola, e trattenne il respiro. Levò un rapido sguardo al cielo, e la luna continuava a splendere, illuminando drammaticamente ogni cosa, senza darle scampo. Allora non le rimase che sperare che Guisgard le passasse davanti in fretta e senza notarla. Se si fosse accorto di lei, forse stavolta l'avrebbe davvero infilzata con la spada, e senza troppi convenevoli. Ad ogni modo avrebbe dovuto fornire valide spiegazioni alla sua ira, e in quel momento, del tutto francamente, non avrebbe saputo trovarne alcuna. Così attese, pregando che egli fosse troppo preso dai suoi pensieri per notare alcunchè. |
Pasuan sorrise a quelle parole di Dafne.
“In effetti” disse ridendo “di posti romantici ne abbiamo in quantità da queste parti! Alcuni davvero mozzafiato!” E dopo, non senza qualche pasticcio e sotto gli sfottò di Mian, aver cambiato il piccolo Hubert, Pasuan e Dafne lasciarono il bambino alle cure della madre ed uscirono per una passeggiata. Pasuan cavalcava tenendo ben stretta Dafne davanti a sé, tra le sue braccia e le redini. Dopo un pò giunsero presso un lago, dominato dai resti di una vecchia rocca sopra ad una verde collinetta. “Questo posto, secondo molti è magico…” fece Pasuan “… quella è conosciuta come la Rocca del Duca…” Scese da cavallo ed aiutò Dafne a fare altrimenti. “Si narra” continuò Pasuan “che qui si incontravano segretamente due amanti per sfuggire da occhi ed orecchi indiscreti… i due amanti non erano persone qualunque… lui era il duca Ardross, erede di lord Rauger e lei era la moglie di uno dei baroni, la bellissima lady Rasyel… qualcuno dice che nelle giornate limpide come queste il vento porti con sé l’eco dei sospiri e dei sogni dei due sfortunati amanti… ascolta il vento, Dafne… ascoltalo e chiudi gli occhi…” Il suono dell’ocarina sembrava cullarsi nel tepore e nell’incanto di quella mattinata di Sole. Ardross era seduto all’ombra di un albero e suonava quasi guidato da pensieri e sensazioni lontane. Un rumore di passi lo destò all’improvviso. “Uh... chi c’è lì?” “Il futuro arciduca non dovrebbe oziare tutto il giorno all’ombra di un albero!” Esclamò una voce nascosta. “Ehi, oggi deve essere il mio giorno fortunato!” “Credete? Non datevi troppe arie… non sono qui per la vostra compagnia…” “Davvero? E dire che un po’ ci avevo sperato...” “Siete insopportabile ed insolente!” “Beh, date queste circostanze…” sorridendo lui “… potrei sapere il motivo di questa vostra visita, milady?” “Visita?” Ripeté lei. “Non mi pare che questo sia il vostro palazzo… quindi posso venirci a passeggiare quando voglio!” Ardross rise di gusto. “E, comunque, il motivo per cui sono venuta è perché lord Rauger mi ha chiesto di portarvi questo biglietto...” Ardross prese il biglietto e cominciò a leggere. E quando finì di leggere la sua espressione cambiò. “Siete... siete preoccupato, milord?” “Mio zio…” mormorò lui “… crede che il sangue sia un vincolo simile ad una catena… mi ordina di ritornare al palazzo oggi stesso…” Lei lo fissava in silenzio. “Immagino…” con un sorriso quasi beffardo lui “… che tra voi nobili le voci circolino in fretta…” “Io… non saprei, milord…” “Vi scongiuro... non chiamatevi anche voi così… non oggi, vi prego… non qui...” Rasyel non disse nulla. “Sono il futuro signore di queste terre!” continuò lui. “Il figlio del vento, il campione di tutto ciò che di più nobile e giusto ci sia al mondo! E posso esaudire i desideri di tutti! Vi occorre ricchezza? Potere? Anche la felicità potrei donare, sapete? Ed è buffo, non trovate? Io posso donare ciò che non ho, che non conosco neppure e che forse non conoscerò mai! Già, la felicità...” “Ho… ho una richiesta, mio signore...” Ardross la guardò. “Suonereste di nuovo la vostra ocarina? Per me…” Il duca riprese a suonare. “Suonate ancora, vi prego...” sussurrava in lacrime lei su quelle note “… suonate come se fosse l’ultimo giorno… e suonate come se questo giorno non dovesse finire mai... anche io, come voi, sono infelice…” aggiunse. Ardross allora smise di suonare e si voltò verso di lei. I suoi meravigliosi occhi di un verde pallido ed indefinito erano intrisi di calde lacrime. Lui allora le si avvicinò ed un tenero bacio unì i due giovani amanti. Un vento leggero e gradevole soffiava su quella radura, increspando lievemente le calme acque del lago. Pasuan condusse Dafne nella vecchia rocca, tra ciò che restava di quell'antico splendore. “Vengo spesso qui, quando sono in licenza…” disse “… credo che ci siano posti particolari, speciali, che hanno una loro storia e non attendono altro che trovare qualcuno disposto ad ascoltarla… dimmi, sei felice, Dafne?” Le chiese poi accarezzandole i suoi splendidi capelli bruni. http://3.bp.blogspot.com/_1RaJb2xGPh...in_padme08.jpg |
Icarius era presso la porta della locanda, quando vide scendere Talia e la giovane Sayla.
Le accolse con un sorriso e le condusse verso i loro cavalli. Attraversarono così il bosco fino a giungere nella verdeggiante e fertile campagna che circondava Capomazda ed il suo secolare palazzo. La monumentale porta d’ingresso si aprì ed il duca con sua moglie furono fatti entrare. Nella cittadella fortificata c’era agitazione. La prolungata assenza del duca e di sua moglie aveva generato preoccupazione un pò in tutti. “Bontà Divina!” Disse sorpreso ma sollevato August nel vederli arrivare. “Ho appena mandato alcuni cavalieri a setacciare la campagna per cercarvi…” “Tranquillo, amico mio…” lo interruppe Icarius “… va tutto bene.” “Ma cosa è accaduto? Dove siete stati? Qui eravamo tutti allarmati!” “Nulla di che, un piccolo contrattempo…” minimizzò Icarius “… mi spiace vi siate allarmati…” “Non dovreste allontanarvi senza avvertire nessuno…” “Hai ragione, amico mio… ti prometto che sarò più accorto in futuro. Ora ci daremo una bella rinfrescata…” rivolgendosi a Talia e a Sayla “… il duca è un mio buon amico e ci darà ospitalità.” Con tono scherzoso e facendo l’occhiolino alla giovane Sayla. I tre raggiunsero così il palazzo, dove trovarono Izar ad attenderli. “Mio signore…” tentò di dire il filosofo. “Avete ragione, avete ragione…” anticipando la sua possibile ramanzina Icarius “… ma non è accaduto nulla, quindi non datevi pensiero, mio buon consigliere. Piuttosto, affidate alle cure dei nostri servitori questa nostra giovane ospite.” Indicando Sayla. “Ora scusatemi, ma mi occorre un bagno…” Izar allora affidò ad alcuni servitori la giovane Sayla e poi chiese a lady Talia di poterle parlare. “Milady…” cominciò a dire il filosofo “… ciò che è accaduto è molto grave. Siamo nel bel mezzo di una guerra e sua signoria sappiamo bene che in questo momento non è in grado di poter badare completamente a se stesso… è da voi quindi che mi attendo prudenza e buon senso…” la fissò per qualche istante “… io posso comprendere che questa nuova situazione vi diverta, che possiate trovarla eccitante e romantica… capisco che per voi tutto questo è un gioco, un passatempo, milady… siamo sinceri tra noi, mia signora, in modo da non dover ripetere in pubblico queste cose… sua signoria è il presente ed il futuro di queste terre. Da lui dipende il popolo di Capomazda e buona parte della forza dell’intero regno. La sua amnesia è momentanea, lo dicono i medici e presto ritornerà in sé. E noi sappiamo bene cosa provava per voi sua signoria, milady…” accennò un sorriso di circostanza “… voi siete straniera qui e vi sentite estranea a Capomazda… vi consiglio di vivere con la giusta prudenza e cautela questa situazione grottesca e momentanea, milady… non durerà ancora per molto… fatevi furba, mia signora…” http://quizilla.teennick.com/user_im...rPalpatine.jpg |
Nyclos restò stupito dalle parole di Melisendra.
“Siete certa di non potermi dare ciò che desidero? Allora, forse devo credere che vi è qualcun altro, milady…” disse “… dunque, è così? Vi è qualcun altro nella vostra vita, milady?” Chiese avvicinandosi ed afferrando le redini del cavallo di lei. Poco distante da loro, continuava a restare immobile quell’inquieta figura. Sembrava osservare lo scorrere infinito del tempo che attraversava la brughiera. Il suo sguardo pareva perdersi nelle ansie e nei tormenti di quel mondo selvaggio e primordiale. Mentre il vento soffiava su quell’immenso dramma, portando con sé lamenti antichi di eterni peccati. http://www.alicia-logic.com/capsimag...avarreCity.jpg |
Ero più che certa che a Capomazda non era passata inosservata la nostra fuga... ma ciò che trovammo fu più di quel che mi ero attesa. Dopotutto eravamo stati via soltanto per una notte, pensai...
Ascoltai in silenzio Icarius parlare con August, smontando lentamente da cavallo, e sorrisi a Sayla mentre si allontanava con un’anziana servitrice... Poi, sulla soglia del palazzo, incontrammo Izar... Icarius non gli dette il tempo per parlare, allontanandosi in fretta, e così lui fermò me... Annuii di malavoglia alla sua richiesta, soffermandomi per ascoltare ciò che aveva da dire... Citazione:
Gli regalai un intero minuto di glaciale silenzio, poi mi avvicinai appena a lui e iniziai a parlare... “Capisco bene, Izar, che il vostro ruolo consiste nel dispensare consigli...” iniziai con voce pericolosamente calma e misurata “Tuttavia vi invito a farlo entro e non oltre i confini delle vostre competenze! Quelli che sono i miei rapporti privati con mio marito, sappiate che esulano da tali competenze e dunque vi chiedo di non occuparvene più, da questo momento in avanti!” Feci una breve pausa, poi ripresi... “Avete ragione, io non sono originaria di qui...” concessi, poi la mia voce si fece glaciale ed inesorabile “Ma non vi permetto di insinuare ciò che avete appena detto! Non dimenticate chi sono, Izar... l’amnesia di mio marito è stata forse un piccolo inconveniente per la nostra situazione, ma siete voi ad essere in errore se lo ritenete debole e incapace di ricoprire il suo ruolo! Egli non lo è affatto! Ho anzi potuto appurare personalmente che è ben forte, il suo temperamento è saldo ed è più che mai pronto ad affrontare gli eventi! Che recuperi o meno la memoria, egli è il legittimo duca di Capomazda!” i miei occhi erano lampeggianti, abbassai appena la voce e mi accostai ancora un po’, fissandolo gelidamente “Quanto a me, Izar... non siate tanto sciocco da sottovalutarmi! Io conosco il mio ruolo e la mia condizione, e vi invito caldamente a recuperare e a rispettare la vostra... Ma su una cosa avete ragione: dobbiamo esser sinceri tra noi in modo da non dover ripetere queste cose in pubblico... Sappiate, dunque, che il bene di Icarius e di Capomazda vengono sopra ogni cosa per me, indipendentemente dai pettegolezzi e dalle chiacchiere da taverna... non osate mai più affermare il contrario, Izar, non osate mai più pensarlo... mai più, o non sarò tanto pacata e clemente la prossima volta!” Le mie ultime parole si dissolsero nell’aria. Attesi che anche la loro ultima eco si spegnesse, poi mi voltai e mi allontanai senza aggiungere altro. |
Mi accigliai.
"Non farebbe differenza... se anche vi dicessi che c'è un altro cosa cambierebbe?" Posai la mano sulle briglie. Il cavallo, diede segni di impazienza. "E ora, vi prego, controllatevi, milord." E non fate nulla di sciocco, pensai. Lo scrutai, preoccupata. Non volevo usare i miei poteri. Avrei risolto il problema senza fare ricorso ad essi. Le ombre si allungarono sul terreno, fino a confondersi tra loro. http://s3.amazonaws.com/data.tumblr....BCYW1MRtC9c%3D |
Icarius raggiunse la sala dove i servi avevano preparato il tutto per il suo bagno.
L’acqua era limpida e profumata. Il duca allora si immerse tra l’aroma e l’essenza di quei Sali profumati. Un attimo dopo, all’improvviso, entrarono nella sala tre bellissime ancelle. Avevano indosso abiti leggerissimi e recavano con loro ceste di fiori ed aromi profumati. Si avvicinarono alla vasca ridendo con tono malizioso. “Ragazze…” disse stupito Icarius “… cosa ci fate qui?” “Ma, mio signore, facciamo il nostro dovere!” Rispose una di loro. “L’acqua è abbastanza calda?” Chiese un’altra mettendo la mano nella vasca. “Ehi!” Esclamò Icarius quasi alzandosi dall’acqua, per poi fermarsi appena ricordatosi di essere nudo. Le ragazze risero fra loro. “Non temete, milord…” disse una di loro facendo scivolare a terra il suo vestito e restando nuda davanti a lui “… sappiamo bene cosa fare…” “Si, fidatevi di noi…” aggiunse un’altra nell’atto di imitare l’altra ancella appena spogliatasi. “Oh, accidenti…” sospirò Icarius tentando di volgere altrove lo sguardo “… ehm… ascoltatemi ragazze…” “Fateci posto, milord…” sorridendo l’ancella e cominciando ad entrare in acqua “… ci mancano tanto i vostri giochini…” “Si, l’ultima volta” avvicinandosi anche l’altra alla vasca “voi eravate il faraone e noi le schiave, ricordate?” “No, per carità, ferme!” Le zittì lui. Le ancelle restarono sorprese. “Non siamo più di vostro gradimento, mio signore?” “No, siete bellissime, ovvio…” sorridendo imbarazzato Icarius “… è che… ecco… si, forse è meglio che usciate, ragazze…” “Ma, mio signore…” “Ragazze, vi prego…” respirando profondamente lui “… su, fate le brave…” Le ancelle allora, quasi indispettite, ripresero i leggeri abiti che avevano ed uscirono. Icarius si immerse totalmente in acqua, quasi a volersi riprendere e poi chiamò uno dei servitori. “Avete chiamato, milord?” Chiese un ragazzino dalla pelle nera. “Si, Erun… fammi preparare una tinozza d’acqua fredda.” “Fredda, milord?” Domandò stupito il ragazzino. “Ne siete certo?” “Si, hai ragione… meglio ghiacciata. Va, fai alla svelta!” “Si, milord!” http://magazine.foxtv.it/wp-content/...ameron-pie.jpg |
“Oh, ne farebbe invece!” Disse Nyclos visibilmente contrariato. “Non permetto a nessuno di giungere nelle mie terre e sottrarmi ciò che mi spetta di diritto!”
Tentò allora di baciarla con la forza e poi di farla scendere da cavallo. “Una donna che accetta di uscire a cavallo di sera sola con un uomo” continuò Nyclos ormai totalmente fuori di sé “sa a cosa va incontro!” La tirò giù con forza da cavallo, spingendola contro uno spuntone di roccia. “Ora comprenderete che chiunque giunga in queste terre è a noi Cimarow che deve sottostare…” |
"No, milord, non lo comprendo!" Lo spinsi via.
"Siate ragionevole! Siete un uomo migliore di così!" Cercai di allontanarlo. La luce di bramosia nei suoi occhi mi inquietò, ma tenni le mie paure sotto controllo. "Avete molte donne che sarebbero più che liete delle vostre attenzioni, non intestarditevi con l'unica che non può assecondarvi. Non sarebbe opportuno... e ora lasciatemi!" Rimasi glacialmente fredda, continuando a puntare i piedi per allontanarmi dall'anfratto in cui mi aveva sospinta. |
“Cosa vuoi saperne tu di che tipo d’uomo io sia!” Disse Nyclos. “Sei solo una donna… una bellissima donna che stanotte mi farà compagnia e mi darà il giusto piacere che richiede un signore ad una sua serva!”
La prese di nuovo con forza, scuotendola e spingendola nuovamente contro le nude pietre che li circondavano. Ma in quel momento qualcuno lo aggredì alle spalle, tirandolo via e spingendolo contro la parete rocciosa li vicino. Nyclos scosse il capo, come a riprendersi da quel pesante urto e a fatica si rialzò. “Tu, maledetto cane bastardo…” mormorò fissando Gouf. Estrasse allora un pugnale dalla giubba e si lanciò sul cavaliere. Questi però lo bloccò, afferrando la mano con cui teneva il pugnale e piegandola verso il suo petto. Nyclos tentò di resistere, ma fu tutto vano. Un attimo dopo giaceva a terra con il pugnale nel petto ed il cuore spaccato, trafitto per sua stessa mano. “Un inetto…” ansimando Gouf “… neanche degno di fare da scudiero all’ultimo dei miei cavalieri… tu come stai?” Chiese poi a Melisendra. “Ti ha fatto qualcosa questo verme?” |
Mi chinai sul corpo e dalla pupilla immobile che mi guardava capii che non avrei potuto fare più nulla per lo sfortunato Lord Nyclos.
Mi rialzai. "Sto bene", sussurrai con un filo di voce. "Avrei potuto ucciderlo in qualunque momento... mi sarei difesa..." mi voltai verso di lui. "Cosa faremo adesso, Gouf? Dobbiamo nasconderlo!" L'apprensione mi fece tremare la voce, forse ero ancora scossa dall'accaduto. Nyclos sarebbe morto comunque, se si fosse avvicinato oltre. Mi chinai nuovamente e gli chiusi gli occhi. La macchia di sangue si allargava sempre più. "Oh Gouf... finirà mai questa maledetta scia di sangue?" Mi lasciai andare tra le sue braccia, piena di sconforto. |
Tutti gli orari sono GMT +2. Adesso sono le 05.39.24. |
Powered by vBulletin versione 3.8.11
Copyright ©2000 - 2025, Jelsoft Enterprises Ltd.
Copyright © 1998 - 2015 Massimiliano Tenerelli