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Velven si alzo` e inizio` a chiamarmi. Era triste e io non potevo fare niente. Mi sentivo terribilmente impotente in questo stato.
Apri` la finestra per far entrare un po' d'aria fresca, ma non si accorse di me. Fuori c'era un gran fermento. Subito non capii perche`, ma poi rammentai che era giovedi` santo e la citta` si preparava alla Pasqua. Feci per uscire e Velven mi vide. |
Se io fossi stata nei suoi panni....avrei avuto la stessa reazione, sarei spaventata......ma la paura avviene perchè celiamo qualcosa......perchè qualcuno ci minaccia..o perchè abbiamo visto qualcosa che non dovevamo vedere......
" Mi dispiace se io e il Priore siamo apparsi ......in questo modo.....non vogliamo farvi del male e non vogliamo accusarvi di nulla....Un prete e una donna.......non credo possano farvi del male.....ma se questo vi spaventa......noi andremo via...vero Priore Tommaso....."..... |
Era una spada dalla bellezza straordinaria.
Identificarne lo stile era impossibile, visto le sue fattezze così particolari e lontane da ogni altra spada conosciuta in questo tempo. Sotto i bagliori della Luna e delle stelle, immersa in quell'enigmatica penombra figlia della notte Capomazdese, la sua lama sembrava emanare bagliori azzurrognoli, come se il suo elemento naturale fosse l'acqua. Icarius, attirato da tale bellezza, la impugnò, ma quando cercò di estrarla dalla teca non vi riuscì. “E' pesante...” disse stupito “... pesante come se fosse di pietra...” Ma in quel momento si accorse di qualcosa. Nella teca, infatti, vi erano incise altre parole, stavolta in Afragolignonese arcaico, ma comunque decifrabili, che così recitavano: “Cosa lega la Vergine Maria, Satana e l'arma impugnata da molti cavalieri?” “Sembra un arcano...” Icarius a Clio. |
Salutammo così il maestro, che si ritirò in preghiera.
Entrambi eravamo grati a quell'uomo saggio, che ci aveva accolti ed aiutati senza riserva alcuna. Una volta fuori dalla grotta, ci guardammo intorno. In lontananza, udimmo le campane del Santuario e, almeno per me, fu quasi come la benedizione ad intraprendere un nuovo cammino. "Bene" dissi a Bernard " Cosa facciamo adesso? Torniamo da Vecia e dal marito o ce ne andiamo altrove?" |
Bernard e Tessa lasciarono l'eremo del vecchio, ritrovandosi poco distanti dal Santuario di San Michele.
L'ex galeotto si fece il Segno della Croce al rintocco delle campane. “Direi di tornare da Vecia e da suo marito.” Disse poi a Tessa. “Sono stati ospitali e non mi va di andarmene così. Lì decideremo da dove cominciare poi le nostre ricerche.” E col carretto tornarono al borgo degli anziani coniugi, che era animato da una festosa agitazione. Era infatti il Giovedì Santo. Il carretto si fermò davanti alla casa dei vecchi e Bernard aiutò Tessa a scendere. E all'udire il rumore del carretto, Vecia uscì subito sulla staccionata. “Salute!” Guardando Tessa. Ma restò sorpresa nel vedere quel giovane uomo. “Voi...” mormorò. “Si, sono io.” Sorridendo Bernard. “Senza più la maschera.” “Oh, Bontà Divina!” Esclamò la vecchia, per poi andare loro incontro. “Come hanno potuto chiudere il vostro volto in quella maschera? Siete bello ed era un peccato...” L'ex galeotto sorrise. In quel momento arrivò anche Oldano. E restò anch'egli sorpreso. “Ragazzo mio...” fissando Bernard “... ti vedo bene... non ti ricordavo così bello... la maschera ti ha fatto bene. O forse è il matrimonio.” Sorridendo a Tessa. |
“Si, immagino che nell'intimità con voi lui facesse altro...” disse Ezio annuendo ad Altea “... cercheremo di scoprire qualcosa anche su questa Clio... comunque non dobbiamo fidarci di nessuno.” Guardò la dama e le tre nobildonne. “Io sono qui con nuove direttive. Quelle che attendevate. Vi è una lettera. Scritta tempo fa da un nobile di Capomazda ora però deceduto. Parlo di messer Albano. Ebbene quella lettera fu consegnata a lord Gvineth perchè ritenuto fedele ai Taddei, essendo egli imparentato con loro, ma oggi purtroppo andata perduta. Quella lettera è un documento che vale come prova. Grazie ad essa viene attestata l'esistenza di un sosia del duca. Dobbiamo ritrovarla.”
E istintivamente Sissi e le due sorelle guardarono Altea. Loro infatti sapevano che la lettera era conservata da lei. |
La donna restò in silenzio a quelle parole di Elisabeth.
“E' vero...” disse il Priore Tommaso “... è vero, noi non vogliamo farvi alcun male, signora... ma solo scoprire cosa si nasconde in queste lande...” “E lo cercate qui a casa nostra?” Chiese la vecchia. “Lo cerchiamo ovunque si nasconda.” Rispose il religioso. In quel momento si udirono dei passi provenire da fuori. “E' mio nipote...” mormorò la vecchia. |
La colomba fece per spiccare il volo e Velven si accorse di lei.
“Si, vola libera, amica mia...” disse malinconico, ripensando alla sua Gwen. La colomba uscì e volò sulla città in festa. E tra la folla notò una donna incappucciata, ma col volto ben visibile. E le parve di vedere Cassaluia. |
A quelle parole di Ezio trasalii...avevo in mano una bomba ad orologeria..le donne mi guardavano..mille paure...e se avessi fatto un errore.
Ma misi la mano nella mano tremante nella sacca e gliela porsi..."Forse parlate di questa?". |
Icarius provò a impugnare la spada senza successo.
Sembrava quasi che non volesse uscire dalla teca. Ma poi ci accorgemmo di un enigma, nell'idioma conosciuto. Lo lessi e rilessi tante e tante volte. "Sì, è proprio un arcano... probabilmente bisogna risolverlo per poter avere la spada.." alzando gli occhi su Icarius "Eppure non mi viene in mente nulla..." pensierosa. |
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