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Sorrisi quando si avvicinò ai miei capelli e sfiorò le mie labbra.
"Anche tu..." Col dito indugiò sulle miei labbra, fino a sconfinare fra esse ed io socchiusi per un istante gli occhi a quel gesto così sensuale e che quella sera, a cena, era rimasto come in sospeso. Non resistetti, strinsi il colletto della sua camicia e lo attirai ancora a me, baciandolo. Lo baciai lentamente, senza fretta, godendomi quel bacio fino in fondo, mentre la mia bocca assaporava la sua e la mia lingua cercava la sua. |
“Certo, madama.” Disse l'uomo ad Altea. “Lasciate solo che finisca il mio pranzo e poi vi accompagnerò con piacere al forte.” Sorridendo.
Nel frattempo, al primo piano, Dacey stava cercando di dimostrare chi davvero lei fosse. Ma il vecchio diacono non si smosse dalle sue convinzioni. “Come immaginavo...” disse, per poi avviarsi alla porta “... non rammentate quel momento, ricordando solo di esservi ritrovata da sola in un'altra città, quasi fuggita per miracolo dalla prigionia dei comunisti.” Scosse il capo. “Così si manifesta la pazzia. Voi credete di essere un fantasma, ragazza mia. Che il Cielo abbia Pietà di voi.” Ed uscì dalla stanza. “Prendete...” Levet, dando alla ragazza il suo fazzoletto profumato “... vi prego, non piangete... per quel che può valere io vi credo...” fissandola con i suoi occhi neri. |
Clio scese di quota, fino a sorvolare la zona da dove proveniva il fumo.
Vide così i resti di un aereo precipitato. Ma la cosa più strana fu quando si accorse che poco distante vi erano altri due aerei. Aerei legionari, fermi in una gola rocciosa usata per l'atterraggio. Intanto, non distante da lì, Gaynor e Palos avevano raggiunto una grotta. Ed entrarono. E nella grotta i due udirono qualcosa. Una voce. La voce di una donna che proveniva dalla fine della spelonca, in un incavo della roccia, simile ad una camera sotterranea. |
“Perdonatemi...” disse il pilota a Marwel, quasi a coprire le parole di lei “... ho approfittato di voi... perdonatemi, vi prometto che non accadrà più...”
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Un bacio unì Fermer e Gwen.
Un bacio caldo, lungo, avvolgente e penetrante. Un bacio fatto del calore dei sospiri e dall'umido ed ammaliante gioco delle lingue. Un bacio che in un attimo portò lui a stringere lei, forte, contro il suo petto, tirando quasi con le dita il bianco camice di lei. “Andiamo via da qui...” disse Fermer, staccandosi appena dalla bocca di Gwen “... non mi importa dove... anche nel borgo... ma voglio averti...” con passione. |
<< Il vostro amico é uno stolto. Vuole privare la Baronessa di sua nipote solo perché è cieco, arrocato nelle vecchie credenze >> presi il fazzoletto appoggiando le mani su quelle di Levet, << impeditegli di fare questa sciocchezza. Parlategli, convincetelo. Vi chiedo solo di poter vedere mia zia, di parlarle e sarà lei a capire che non mento. Lei lo capirà perché lei mi conosce davvero. Mi ha vista crescere. Vi prego. Mi sto affidando a voi signore>>
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"Oh fate pure, avrete lavorato sodo e non è stata una notte facile per tutti".
Mi accomodai in un tavolo, misi il tovagliolo sulle gambe e ordinai pure io qualche specialità della taverna, non avrei mai immaginato di trovarmi in questa situazione ma qualcosa, appunto, mi aveva appunto portato ad Evangelia per un motivo, giocherellavo con il foglio e una matita e feci il ritratto di un ragazzo..dalla aria turbolenta, irriverrente, bello ma dallo sguardo duro ma che sapeva darti molto..se avevi la sua fiducia e soprattutto in amore. Richiusi il foglio, aprii la borsetta di vernice rosso scuro e lo misi dentro..e iniziai a mangiare. |
Quel bacio fu travolgente, passionale, avvolgente.
Quel bacio che sapeva di essere l'anticamera di qualcosa che entrambi volevamo e non sarebbe stato mai appagante abbastanza, non più. Mentre mi stringeva a sè potevo sentire le sue dita tirare quasi il mio camice e ciò alimentò ancora di più la passione e il desiderio racchiusi in quel bacio. Sorrisi poi sulle sue labbra e annuii. "Sì, andiamo via... non ce la faccio più a doverti desiderare tutto il giorno senza poterti nemmeno sfiorare..." continuando ad assaporare la sua bocca con la mia. |
Non l'aveva udita. Marwel s'incupì, quasi sperasse che lui riacquistasse la memoria con quel bacio, come se fossero in una delle favole che raccontava ai suoi bambini prima di metterli a letto. Che ragazza sciocca.
"Non vi preoccupate, le cose si fanno in due ed è quindi anche colpa mia. Dovreste riposare ora" disse riaccompagnandolo a letto. "Vado a cercare da mangiare, avrete sicuramente fame" fece, mentre si dirigeva verso la porta. Si fermò dopo aver fatto pochi passi svelti e si voltò verso il pilota. "Mostratemi il vostro fianco sinistro" disse con il cuore in gola. Doveva saperlo. Doveva avere delle risposte. |
Pistola alla mano, mi avventurai all'interno dell'antro. Ad un tratto, udimmo una voce di donna provenire dalla fine della grotta, da un anfratto nella roccia. Feci segno a Palos di fare silenzio e con circospezione proseguimmo seguendo la voce.
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