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Iasevol ascoltò ogni parola di Clio con sguardo basso, pensieroso, per poi alzarsi dalla sedia quando lei ebbe finito di parlare.
Si avvicinò allora alla finestra e guardò fuori. “Lui sapeva di essere in pericolo...” disse “... si, lo sapeva e me ne parlò tempo fa... ma ha sempre minimizzato... sapeva di correre un gran rischio... non ha mai voluto che l'aiutassi... non ha mai voluto venire qui al centro... e naturalmente so di te, Clio... so chi sei...” voltandosi “... mi fece promettere che se gli fosse accaduto qualcosa io avrei dovuto prendermi cura di te... resterai qui con noi al centro... sarai al sicuro... io solo conosco il tuo segreto...” abbozzando un sorriso “... questa sarà la tua nuova casa, Clio...” |
Vagavo, vagavo, non sapevo dove andavo.
Ad un certo punto trovai un punto più affollato. Richard! Mi fermai e lasciai la moto, per poi cercare qualcuno che mi desse cosa fosse andata e come stesse lui. "Senta quello è mio fratello, come sta?" chiesi agitata al poliziotto. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
A quelle parole mi si strinse il cuore, forse perché cominciavo per la prima volta a comprendere che tutto quello era reale, che davvero non avrei mai più visto mio padre.
Forse perché mi sentivo meno sola, rassicurata, accolta da quell'uomo e dal centro. Gli ero grata, ed ero grata a mio padre per aver pensato a me anche in quella circostanza. "Vi ringrazio..." dissi, con un sorriso malinconico "Vorrei potermi rendere utile.." aggiunsi "Sono programmata per il combattimento, ma posso imparare facilmente anche altre cose, se serve...". |
“In verità non è che io sia così abituato alla famigerata ora dell'aperitivo...” disse divertito Simon a Dacey “... anzi, ti dirò, sono molto poco mondano...” facendo cenno al cameriere di avvicinarsi “... ecco i testi...” dando alla ragazza una cartellina “... beh, non vorrei metterti fretta, ma prima saranno pronti e meglio sarà.” Sorridendo. “Sai, sono contento tu sia qui...” fissandola.
Arrivò il cameriere. “I signori cosa prendono?” Domandò loro. |
" Davvero? Non l'avrei mai detto" sincera, con un sorriso osservando il volto dell'uomo di fronte a me.
" Nessuna fretta. Come ti dicevo al momento non ho altre priorità per cui, vedrò di fartele avere al più presto. Per caso c'è bisogno anche di un commento al testo o basta la traduzione? " aprendo la cartellina e iniziando a dare un primo sguardo ai brani. " Si anche io e speravo di poter avere la tua opinione su una cosa... É da un po' che ci penso ma per vari motivi avevo accantonato l'idea e..." Mi interruppi all'arrivo del cameriere. " Uhm per me del vino bianco" decisi preferendo andare sul semplice. " Dunque stavo dicendo... Ora la traduzione di questi testi la faccio come favore ma... Se rendessi questa attività un lavoro.. Per biblioteche, scuole... Non lo so, chiunque abbia bisogno di una traduzione nella mia lingua madre... Dimmi se ti sembra una cosa sensata o solo una sciocchezza..." tormentandomi le dita in attesa della risposta. |
“Così” disse il professore, continuando la sua lezione “l'intelligenza malvagia, diciamo così, ha una sua etica, una sua morale per quanto assurdo possa sembrarci.” Mentre Nyoko, Ren e tutti gli altri studenti annotavano il tutto. “Non esiste quindi un cattivo che consciamente ammette a se stesso di fare, di compiere il male. Lo stesso Lucifero, come detto, era convinto delle sue ragioni, del suo essere superiore a qualsiasi altra creatura, uomo compreso, al punto da rifiutarsi di inchinarsi davanti a Cristo stesso, ossia Dio fatto uomo. Come l'imperatore Diocleziano, anch'egli convinto delle sue ragioni e quindi della necessità dei suoi crimini. Roma si basava sulla forza militare ed una Religione, come era il Cristianesimo, che professava la fratellanza, la pace e l'uguaglianza, rappresentava perciò un pericolo per l'ordine dell'impero. Di qui le atroci persecuzioni ed i tanti Martiri Cristiani. La storia e la vita hanno una morale e nessun ideale potrà mai sovrastarla. E' l'umanità, la sacralità della vita. Per questo Diocleziano e i tanti altri tiranni sanguinari verranno sempre condannati agli occhi della storia. Ricordatelo sempre... la storia è il sommo giudice.” Annuì. “Domande in merito?”
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“Sta calma...” disse l'uomo a Gaynor, sempre con la pistola puntata contro di lei “... una mossa anche solo sospetta o una parola più che sussurrata e ti faccio un buco in fronte, chiaro?” Guardandosi intorno. “Ora rispondi a ciò che ti chiederò... vivi sola qui? Se no, dove sono gli altri? Marito, parenti amici? Tra quanto verranno?” Fissandola con i suoi occhi azzurri, per poi avvicinarsi al frigorifero. “Hai del cibo in casa?”
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“No no, una serata diversa mi andrebbe proprio...” disse Carlotta ad Altea “... l'importante è che non si faccia troppo tardi... dammi qualche minuto e mi preparo, ok?”
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Ascoltai il professore che mi fece sorridere. Aveva un idea troppo religiosa sulla malvagità. Non mi trovai molto d'accordo. Non ero forse l'unica lì ma non mi misi a ribattere. Rispettavo le credenze di tutti e non mi sarei messa contro gli ideali di nessuno. Ogni essere umano si batte per il suo, in fondo. Nel bene e nel male. Alla sua domanda feci silenzio. Non volevo essere la sola a parlare.
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“Stia calma...” disse il poliziotto a Gwen, cercando di non farla agitare “... è stato portato poco fa in ospedale... lei si calmi però.”
“Cosa succede?” Avvicinandosi un altro poliziotto. “La ragazza qui è la sorella del ragazzo ferito...” l'altro, indicando Gwen. “Ok, me ne occupo io...” il secondo poliziotto “... sono il tenente Tardes...” rivolto alla ragazza “... suo fratello è stato coinvolto in un brutto incidente... stiamo cercando di ricostruirne la dinamica ma sembra che sia stato speronato da un pirata della strada... ora è in ospedale.” |
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