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Avevo quel bicchiere in mano, osservavo quell' uomo molto affascinante ma alquanto strano e bizzarro, e facendo finta di nulla mi diressi verso il camino acceso..."Non conoscete Capomazda? La Gioia dei Taddei..la storia dei Duchi" fingendo di bere "allora promettetemi verrete allo spettacolo che daremo e ne saprete di più" e avvicinatami al camino, mi voltai di scatto e repentinamente feci scivolare le mani all'indietro gettando il vino sulle braci ma senza farle spegnere fortunatamente.
Sospirai, tenendo sempre le mani all' indietro per non far notare il bicchiere già vuoto.."Ottimo questo vino milord, avevate ragione" dissi con un sorriso ironico.."Però io vi parlerò della bellezza...che tanto adulate in me..si dice la bellezza a volte sia effimera, ingannatoria. Attorno a voi, in questo Palazzo, nel vostro abbigliamento vi vedo circondato da oggetti stupendi, affascinanti..eppure...è solo Apparenza, voi amate solo ciò che Appare senza andare a fondo alle cose. Non trattereste mai una donna brutta o con qualche difetto fisico come ora state trattando me vero...e perchè? Se avesse un Animo bello, il suo volto deforme potrebbe splendere della bellezza della sua Anima..non soffermatevi alle apparenze, o rimarrete ingannato, non ci avete mai pensato?" e portai le mie mani conserte davanti con il bicchiere di vino vuoto. |
Ascoltai il racconto della bambina, con una stretta al cuore.
Poi, fissai Mamyon con uno sguardo d'intesa, mi sporsi verso di lui. "...il pozzo, la selva, quel rumore... Non ti sembra uno scenario familiare?" Sussurrai. Distolsi lo sguardo per tornare ad osservare Julia. Cercavo le parole giuste, parole gentili e comprensive, ma anche un modo per saperne di più senza spaventare la piccola. Ma le parole mi morivano in gola, e restai per un momento immobile, incapace di proferire parola. Così, sorrisi alla bimba. "...grazie, Julia... Ci sei stata di grande aiuto" con un sorriso. Se prima avevo qualche dubbio a riguardo, ora sapevo per certo che quella strana setta c'entrava con la scomparsa di Lucius. Un brivido freddo mi attraversò la schiena. Guardai il cavaliere di fonte a me "...che facciamo adesso? Secondo te dobbiamo tornare la?" |
Ci trovammo così di fronte ad un dilemma.
"Dobbiamo scegliere per forza a quanto pare...che facciamo?" dissi rivolgendomi a Urez dopo che il vecchio contadino si fu allontanato. "Destra o sinistra? Buona o cattiva sorte? " Mi avvicinai a guardare meglio gli altarini posti all'inizio delle due strade. Riflettemmo a lungo sul da farsi mentre il pomeriggio stava passando. Attendemmo un eventuale passante in modo da ottenere ulteriori informazioni invano. "Basta, sono stufa di aspettare, una vale l'altra a questo punto, abbiamo le stesse possibilità di fare giusto o sbagliato.Buttiamoci" così dicendo diedi un colpo di tacco al cavallo lasciandolo a briglia sciolta. Fu così che imboccammo la strada con a capo la statua di un angelo. |
Sawas era stato molto deciso..il mio racconto si era straordinariamente sposato con la pagina da lui trovata....
Ritornammo verso casa sua e sotto la casa....sorpresa ?....una carrozza....una carrozza straordinaria, se lo avessi raccontato nel mio paese forse qualche scienziato come Orez..mi avrebbe creduto....salimmo allora per iniziare il nostro meraviglioso viaggio, Enusia era accanto a me...e' Una favola.....io sto vivendo una favola.....Sawas e se Liam avesse ragione.....sua zia era la Regina del bosco vicino a Tylesia.....le maghe a quanto pare non muoiono mai...Orez....voi siete uno scienziato avete creato questa bellezza.......nel bosco ci potrebbe essere una risposta..".....la carrozza andava speditamente......ed io ero come se in un sogno fantastico stavo vivendo la mia avventura |
La Turbocarrozza attraversava spedita la regione, tagliando rapida la selva e avvistando già, nonostante l'imbrunire, i confini di quella regione.
“Se quelle storie sono vere” disse Sawas ad Elisabeth “allora forse troveremo quella donna. Chiunque sia.” Si voltò poi verso Orez. “Ora serve una sbirciatina sul nostro Atlante Temporale.” “Giustissimo!” Fece Orez. Il dottore prese allora un libro e lo aprì. E le pagine si piegarono a formare un cartonato in tre dimensioni. “Allora...” cercando su quel cartonato Orez “... duenque... Tylesia... ecco, trovata!” Esclamò. “Allora...” cominciando a leggere “... Tylesia, antica città leggendaria della mitologia Capomazdese. Essa è legata al cosiddetto Ciclo del Fiore e attorno al suo nome sono sorti molti miti. E secondo la tradizione Tylesia fu distrutta da un cataclisma.” “Quindi non esiste più?” Domandò Sawas. “Ammesso sia esistita davvero.” Fece Enusia. “Forse” replicò Orez “il nostro ruolo ci impone di credere ai miti e alle leggende, amici miei...” |
L'Arconte Meccanico attraversò rapido le scale, fino a raggiungere una stanza in fondo ad un lungo corridoio.
Qui trovò il Maestro George. “Sai bene che non voglio essere disturbato quando sono immerso nello studio...” disse questi. “E' importante, Maestro...” “Spera per te che lo sia davvero...” “Una mia spia a Sygma” fece l'Arconte “mi ha informato che la principessa non è mai arrivata lassù...” George alzò lo sguardo e lo fissò. “Si, non è mai arrivata.” Continuò l'Arconte. “E anzi, non era neanche attesa... dunque è ovvio che ha mentito... probabilmente si è allontanata volontariamente.” “Ma non può averlo fatto da sola...” mormorò George “... dov'è il Capitano della Guardia?” “E' al suo posto.” “E i cavalieri?” “Nel Ludus Magnus.” Rispose l'Arconte. “Ne ho visti tre proprio stamani.” “E gli altri due?” “Uno è in licenza fino ad oggi.” “E l'altro?” “Credo sia anch'egli nel Ludus Magnus.” “Credi?” Fissandolo il Maestro. “Controllerò subito, Maestro.” “Chi è?” “E' quel sir Guisgard...” “Va subito a controllare.” Ordinò George. “ Fallo subito, o giuro che farò massacrare tutti gli abitanti adulti di questa città e gettare tutti i bambini nell'inferno degli stuprati a mano mozze!” L'Arconte annuì e corse via. Intanto, Clio e Mamyon erano ancora in quella locanda. Il cavaliere appariva pensieroso. “Si, credo di si...” disse poi a Clio “... si, bisogna tornare là... ma non voglio che ci sia anche tu. Quel posto è pericoloso. Ci andrò con gli altri quattro cavalieri della principessa. Riuscirò a convincerli. E una volta insieme, non correremo alcun rischio. Nessuno infatti attaccherebbe cinque cavalieri.” Prese le mani di lei nelle sue. “Clio, mi aspetterai al casale. Con te ci sarà Densesu. E ti prometto che presto tutto questo finirà.” |
Brunos sorrise a quelle parole di Altea.
“Voi” disse “scegliereste un uomo disgustoso o deforme come compagno? Anzi, non malformato, anche solo brutto o per niente attraente... lo scegliereste? No.” scuotendo il capo. “Voi, come tutte le persone, sognate un uomo bello, affascinante, carismatico e poi, forse, dolce e sensibile. E' solo ipocrita chi dice di guardare all'animo di un uomo o di una donna. Solo una vuota ed ostentata dimostrazione di profondità. In verità siamo tutti attratti dalla bellezza. Al di sopra di tutte le altre cose. Sbaglio? Dimostratemi che sono in errore e vi concederò qualsiasi cosa... accettate?” Sorseggiò altro vino. “Ho uno stalliere gobbo e dai tratti irregolari. Egli però è l'uomo più buono e generoso che io conosca. E visto che voi siete così virtuosa e sensibile, voglio premiare la sua fedeltà verso di me facendogli passare una sera in vostra compagnia... cosa ne pensate?” |
Così, Cheyenne e Urez imboccarono la strada di destra.
Penetrarono allora nel cuore della boscaglia, in mezzo ad un trionfo di colori, dominati dal verde in mille e più sfumature, dal profumo dei campi e da un cielo solo appena velato da qualche nuvola. Dopo un pò arrivarono ad una chiesetta immersa nella vegetazione. La porta era aperta ma sembrava deserta. Urez allora vi entrò e vide sull'altare un'Ostia esposta in una teca incastrata su un calice. “E' il Santissimo Sacramento...” disse all'improvviso qualcuno alle loro spalle “... è esposto per i fedeli, affinchè possano adorarlo...” Era una donna, anche se non giovanissima, molto bella, vestita con un abito austero, ma signorile. In mano stringeva un Rosario. http://farm3.static.flickr.com/2112/...afbfc63ff8.jpg |
Mi morsi il labbro per placare la mia rabbia udendo quelle parole di lord Brunos...che ne sapeva lui di me?
"Una prova...?Sappiate" dissi a un tratto con le lacrime al volto e poggiando forte il calice vuoto sul tavolo di legno pregiato "che la sottoscritta, seppur ne decantiate la bellezza, come tutti...è stata abbandonata dopo un pegno d' Amore e credendo all' Amore da un Cavaliere che amava più della sua vita....e ora ditemi Voi, milord...a cosa era servita la mia bellezza se l'uomo che ho amato e amo è fuggito da me?". Mi ricomposi asciugandomi le lacrime..."Quanto al vostro stalliere, sarei lieta fosse nostro ospite a cena, non ho intenzione di passare una nottata d'amore nè con lui nè con voi....e se darete risposta al quesito che vi ho appena posto allora rimarrò qui, altrimenti sarò libera di andarmene". |
Cominciammo a percorre il sentiero e il paesaggio che ci circondava pareva tratto da una fiaba.
Senza problemi giunsimo nel pressi di una cappella. Smontammo da cavallo e ci guardamno intorno incuriositi. La porta dell'edificio era stata lasciata aperta ma nei dintorni non notai nessuno. Entrati vicino sull'altare, posta proprio al centro, una sorta di candelabro a forma di croce e nel centro, all'interno, era posto un cerchio bianco che pareva composto da qualche farina. Mi avvicinai all'oggetto per vederlo meglio quando una voce misteriosa, proveniente dal fondo della navata, non ci spiegò il significato del manufatto. Io e Urez ci voltammo stupefatti per aver scoperto di non esser soli. Al nostro cospetto ci trovammo un bella donna, elegantemente vestita di bianco e azzurro, dai biondi capelli raccolti in trecce sulla nuca e un rosario tra i palmi delle mani. I suoi occhi, anch'essi di color azzurro cielo emanavano serenità e pace, così come il tono della sua voce. "Sembra la Madonna" mormorai piano verso Urez, riportando alla mente un'immagine che avevo visto durante la processione nello strano villaggio in cui avevamo sostato. Anche Urez pareva colpito e non aveva ancora proferito qualcuna delle sue pungenti frasi da so tutto io. Mi avvicinai alla donna, ammirata e le domandai che posto fosse questo.Poi, incoraggiata dal sorriso della bella signora, le chiesi chi fosse e le spiegai prevemente il nostro viaggio, in particolare la scelta del sentiero al bivio, sperando di aver conferma della giusta scelta. |
Scossi la testa a quelle parole del cavaliere, senza però togliere le mani dalle sue.
"..Gli altri? Ma hai sentito cosa ti hanno detto l'altra volta? Come pensi di convincerli ad aiutarti?". Sbuffai "..Comunque, per quanto mi costi ammetterlo, avrete più successo senza di me.. non voglio certo esservi di impiccio". Restai per un momento a guardare lontano, come a voler rincorrere un pensiero sfuggente. Chiusi gli occhi ed inspirai profondamente. "..Senti, mi fido di te.. so che farai il possibile, davvero.. ma devi stare attendo.." Mi fermai, nel vedere la sua espressione "...Si, lo so, lo so..." dissi con un cenno della mano "..Sei il cavaliere migliore del mondo, nessuno può tenerti testa, nessuno può sconfiggerti.." dissi sorridendo, come fosse una cantilena. Strinsi più forte le sue mani. "..Ma devi fare attenzione lo stesso.. non voglio perdere anche te.." continuai piano, guardandolo negli occhi. "Comunque." dissi, sorridendo "..Non ho la minima intenzione di starmene con le mani in mano... Facciamo così, io me ne starò buona nel casale, ma prima mi porterai nella biblioteca cittadina.." lo guardai con uno sguardo che non ammetteva repliche "..Se vuoi puoi andare al palazzo e lasciarmi con Densesu, ti fidi di lui, no? Non mi caccerò in nessun guaio, promesso... Ma devo saperne di più su questa storia.. Mi basterebbe anche un libraio ben fornito.. ho abbastanza denaro per comprare il libro che cerco..". Improvvisamente, si era delineata nella mia mente la strada da seguire per tentare di scoprire qualcosa su quella setta. I cavalieri avevano le loro armi e non potevo in alcun modo competere con loro, ma avrei usato tutte le mie capacità per aiutare Lucius. "..Allora, mio caro..." Alzandomi dal tavolo, sorridendo "..Vogliamo andare?". E gli feci l'occhiolino. |
Brunos sorrise a quelle parole di Altea.
“Come immaginavo...” disse con tono sarcastico “... e sia, risponderò a quanto mi avete chiesto... conosco il nome di Capomazda solo per sentito dire da vari viaggiatori giunti qui... in verità non mi interesso molto di cose che non riguardano la mia ricerca della bellezza... quanto a quella che definite la maledizione dei duchi, beh, vi dirò... per me l'unica maledizione esistente è quella che potrebbe privarmi della mia bellezza...” Ad un tratto giunse una servitrice. “Milord...” “Cosa c'è?” Chiese Brunos. “Volete che il fiore domattina resti nella serra?” “No, lo porterete nel cortile” rispose Brunos “così che possa nutrirsi della luce del Sole. E mi raccomando, badate che non si sciupi. Sapete che è inestimabile.” La servitrice annuì ed uscì. “Va bene...” rivolgendosi Brunos ad Altea “... io non ho certo intenzione di prendervi con la forza... ma so che non resisterete a lungo alla mia bellezza...” si alzò dalla sedia “... per stanotte dormirete in una delle stanze degli ospiti... domani vedremo... la vostra stanza, uscendo da qui, è quella in fondo al corridoio. Vi auguro la buonanotte.” E si ritirò. |
“Tanto so che non cambieresti idea comunque.” Disse sorridendo Mamyon a Clio. “E va bene. Ti porterò nella più grande biblioteca di questa città. Ma Densesu resterà con te. Così saprò che non ti caccerai nei guai. Ah...” fissandola con aria sarcastica “... fa poco la spiritosa, signorina, circa le mie qualità di miglior cavaliere del mondo.” La prese fra le braccia. “Perchè so farmi valere non solo come cavaliere...” le fece l'occhiolino e un momento dopo la sua espressione si fece seria.
La guardò per qualche istante negli occhi, per poi baciarla. Poco dopo i due erano già in cammino verso il casale. Qui trovarono Densesu ed insieme a lui si diressero poi nella più grande Biblioteca di Sant'Agata di Gothia. Era gestita da una donna, di nome Marlyan. In passato la biblioteca era appartenuta al Vescovado e dei suoi libri ne usufruivano tutti i maestri e gli studenti della scuola cattedrale. Lo stesso vescovo, uomo di cultura, aveva raccolto negli anni una gran quantità di testi, alcuni molto rari e preziosi, arricchendo così la biblioteca di straordinari capolavori letterari. “All'interno della biblioteca” spiegò Mamyon a Clio “troverai una donna. Chiedi a lei dei libri o degli argomenti che ti interessano. Quando avrai trovato ciò che cerchi, ritornerai con Densesu al casale. Io vi raggiungerò là appena avrò parlato con gli altri cavalieri. A presto.” La baciò ancora e poi si diresse al Palazzo Reale. http://www.pausacaffeblog.it/wp/wp-c...0/clas-lib.jpg |
“Questa è la Cappella di San Giovanni.” Disse la misteriosa donna a Cheyenne. “E' dedicata a San Giovanni Battista e a San Giovanni Evangelista. Qui si viene ad adorare il Santissimo Sacramento esposto.” Guardò poi con attenzione Cheyenne. “Io sono semplicemente una penitente. Sono qui per pregare davanti al Corpo di Nostro Signore e per chiedere il perdono dei miei peccati.”
“E questa chiesa è sempre così vuota?” Domandò Urez. “Si riempie” rispose la donna “all'ora della messa. Per il resto non è molto frequentata.” “E non vi è il sacerdote ora?” Chiese il cavaliere. “Credo sia andato a portare l'Ostia ad una donna anziana impossibilitata a venire in chiesa.” Fissandolo la penitente. Tornò poi a guardare Cheyenne. La ragazza aveva narrato del loro viaggio e della loro ricerca alla misteriosa donna. “Interessante il vostro viaggio...” mormorò “... ma siete fortunati. Ciò che state cercando non è lontano da qui.” |
"...Ma sentilo..." Dissi ridendo, abbandonandomi a quell'abbraccio e a quel bacio così dolce e appassionato.
Poco dopo, in compagnia di Densesu, raggiungemmo la biblioteca e Mamyon si accomiatò per andare al palazzo, in cerca degli altri cavalieri. Io e il fido scudiero entrammo nella grande biblioteca. La mia meraviglia cresceva ad ogni passo. Camminavo con la testa all'insù, senza guardare dove mettevo i piedi e rischiando di inciampare due o tre volte. Volumi di immenso valore, di ogni genere e fattura, erano sistemati in ampi scaffali. Mi avvicinai alla donna descritta da Mamyon e mi feci indicare il settore dove si trovavano i libri che stavo cercando. Iniziai così a vagare per gli scaffali, sfiorando delicatamente il dorso di codici di ogni tipo e valore. Per un momento, dimenticai cosa stavo cercando, immersa com'ero in quel profumo di sapere. Poi, la vista del libro che mi era stato prezioso alleato, mi destò dai miei vaneggiamenti. Lo presi delicatamente dallo scaffale e tolsi con un cenno della mano la polvere che vi si era depositata. Completai la mia ricerca con un erbario e un volume miniato della Cronica Nolhiana, memore della chiacchierata con gli studenti. Mi avvicinai, con il mio pesante carico, verso un grande tavolo, illuminato da una luminosa candela. "...Beh, cominciamo così.." Dissi sorridendo. Feci cenno a Densesu di avvicinarsi e mi sedetti di fronte ai libri. Dovevo fare con ordine. L'erbario poteva decisamente aspettare. Guardai il volume della Cronaca Nolhiana, incerta. Cos'era prioritario? Il Fiore Azzurro o l'occhio? "...No.." Sussurrai piano "... Il Fiore è un tesoro inestimabile per molta gente... Io devo capire cosa vogliono farci questi...". Lasciai così da parte anche la Cronaca per concentrarmi sul grande libro rilegato finemente, che avevo sulla destra. Sorrisi, pensando a quanto mi fosse stato utile in passato. "...Andiamo, vecchio mio..." Sussurrai iniziando a sfogliarlo decisa Il libro, all'apparenza, non era che una semplice raccolta araldica, commissionata da alcuni "nobili nuovi" che volevano evitare di adottare simboli poco consoni o equivoci per lo stemma del loro casato nuovo di zecca. Risi tra me e me, pensando alle parole di mio padre su quell'argomento. "Oh, certo.." Disse l'uomo sbuffando "..adesso lo stemma si sceglie da un libro.. E in che modo, aprendolo a caso? Come può uno stemma non avere una storia, una tradizione?" Scuotendo la testa. Ma quelle polemiche a me non interessavano. In quel libro, infatti, c'era molto di più. L'uomo a cui era stato dato il compito di redigerlo non era un semplice cortigiano ma uno studioso che aveva dedicato la vita allo studio dei simboli in ogni paese e cultura conosciuta. Dunque, erano descritte minuziosamente centinaia e centinaia di simboli o raffigurazioni iconografiche. In seguito mi sarei dedicata all'analisi di tutte le possibili raffigurazioni del Fiore Azzurro. In quel momento, però, stavo cercando altro. "...ecco qui..." Dissi accarezzando la pagina con un dito "...l'occhio..". Era incredibile vedere quanto fosse usato come simbolo, e nelle culture più diverse. Ma infondo, pensai non c'era da stupirsi che fosse così. Guardai le splendide miniature e passai in rassegna le varie e possibili raffigurazioni. L'occhio di Horus, decisamente, non poteva essere. Ma nemmeno, pensai, quello raffigurante la Trinità, incastonato in un triangolo con o senza raggi. Poi, quasi sussultai. "...Eccolo, è proprio questo..." Bisbigliai, osservando la miniatura che raffigurava un occhio straordinariamente somigliante a quello che avevo visto in quella cripta. Presi un profondo respiro e iniziai a leggere. |
Rimasi sola in mezzo al corridoio...certo che quell' uomo non vedeva nulla all' infuori della sua Bellezza e della ricerca di Bellezza, doveva possedere tutto ciò che era bello.
Ma rimasi piuttosto pensierosa a quelle parole della servitrice e lord Brunos...di che fiore stavano parlando? Era impossibile fosse proprio...quel Fiore. Ormai si stavano tutti ritirando, i servi spegnevano le torce e aprii la porta indicatami da Lord Brunos..perchè mai non avrei dovuto dormire nella camera che mi era stata data all'inizio, avevo pure le mie vesti laggiù e il mio borsello. E, infatti, con sorpresa aprendo la porta mi trovai in una stanza angusta, un semplice letto di legno, un tavolo, un armadio e una sedia e nemmeno di legno pregiato...era probabilmente la camera di una serva. Era una prova? Voleva mettermi alla prova visto gli avevo detto che lui amava solo attorniarsi di belle cose? Non vi era problema per me, accesi una candela sul comodino, e mi posai sul duro giaciglio, presi in mano la collana e la facevo ciondolare davanti a me..."Si, io ti troverò, anche se tu fossi già sposato, fidanzato a un'altra...ma voglio una spiegazione." In quella angusta camera mille pensieri prendevano sopravvento, pensai a Vivian..che cosa stava subendo ora, la solitudine che pervadeva ora il mio cuore o la inquietudine. Mi alzai di scatto...presi la candela e aprii lentamente la porta, tolsi le scarpe e prendendole in mano camminai a piedi nudi fino alla porta della stanza in cui fu accolta all'inizio per prendere almeno una camicia da notte e il borsello, ma era chiusa a chiave e battei i piedi dal nervoso sul freddo marmo. Non riuscivo a dormire, e non certo perchè bramavo di entrare nella stanza del Bel Lord...il Fiore...ero curiosa, e se l'indomani lo avrebbero nascosto prima che potessi vederlo? Non potevo espormi parlandone col primo venuto, soprattutto con quell' uomo dai futili pensieri. Quindi continuai a camminare per il buio corridoio rischiarata solo dalla candela, i miei piedi freddi dal contatto col marmo che tentavano di non fare passi falsi e rumore e mi trovai in giardino. Camminai per un pò e finalmente vidi ciò che sembrava una serra, aprii la porta...non era chiusa a chiave e sgattaiolai dentro, guardavo i fiori ma erano pochi e tutti normali finchè sopra a un tavolo intarsiato di avorio vidi un Fiore mai visto prima...era molto strano e avvicinandomi lo illuminai con la candela per osservarlo meglio. |
E si vagava tra monti e fiumi e laghi nascosti....tutto mi sembrava cosi' profondamente bello...ero estasiata...senza che alcun ombra mi passasse nella mente.....mi senti ragazzina e poi bimba...ero in grado di credere ad un mondo a cui i grandi non riuscivano piu' a credere...anzi noi grandi non riuscivamo piu' a vedere.......mi avvicinaiad Orez mentre prendeva quelle carte che sembravano aprirsi in grandi paesaggi...." Si'...Elisabeth....la mia prozia....fantastica...sapete una cosa ?...alla fine quando Tylesia fu distrutta, ogni persona si dedico' alla ricostruzione........Liam mi racconto' che con Elisabeth ci fu un certo Reas era una guardia fidatissima della Regina e Lady Altea, compagna di naufragio della prozia......quindi se cio' corrispondesse a realta'......qualcosa dovra' pur esserci.......".....incominciai a scrutare la cartina con loro...Enusia....mi era accanto e in lei percepii una forte presenza......" Gia' Enusia a quanto pare Elisabeth era una maga..."....
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Fissai il cavaliere a quelle parole...
lo fissai a lungo... “E’ giusto...” mormorai poi, lentamente “E dunque, credo, avete trovato una ulteriore risposta a quella vostra domanda... vi siete risposto da solo... perché... perché, se quelle due fortezze cadessero, come posso prevedere cosa ne sarebbe di me? O cosa ne sarebbe di tutti noi...” Continuai a fissarlo per molti minuti, senza parlare... avevo gli occhi nei suoi ed osservavo quella strana luce che gli illuminava lo sguardo, chiedendomi cosa stesse davvero pensando... E poi, proprio in quel momento, quel rumore... Citazione:
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“Forse” disse Guisgard a Talia “ciò che ci spaventa non sempre è un male, anzi...” la sua voce si fece più bassa, quasi un sussurro, nel pronunciare quelle parole “... e forse di quelle due fortezze solo una è davvero importante... voi...” fissandola con più intensità “... voi avete mai ascoltato davvero il vostro cuore? Facendo cessare tutte le altre voci intorno a voi? Ascoltando solo il vostro cuore?”
Ma proprio in quel momento arrivò Tanis. “Oh, si, milady...” annuendo a ciò che poi Talia gli disse “... magari a voi daranno ascolto... vi condurrò da loro... prego...” “Tutti i regni, stati e città sono retti da regimi” disse il Re “che si differiscono dal numero di coloro che detengono il potere.” “A seconda” intervenne l'Alfiere “se il potere è in mano ad uno, a pochi o a molti.” “E sono detti rispettivamente” fece il Pedone “Monarchia, Aristocrazia e Democrazia.” “Tutte e tre queste forme di governo” sentenziò il Re “sono naturali e dunque positive.” “Conoscono negatività solo quando mutano nelle loro forme corrotte” annuendo l'Alfiere “e ovvero in Tirannide, Oligarchia e Oclocrazia.” “Ossia” completò il pedone “quando al re si sostituisce un capo illegittimo, quando alla nobiltà di sangue subentra quella di possesso e quando ai rappresentanti del popolo si sostituisce l'istinto della massa.” “Ora bisognerà discutere” fissando gli altri due pezzi il Re “chi fra esse è la migliore. Io credo, senza timore di essere smentito, che la principale sia la Monarchia, visto che soddisfa in pieno la concezione che il potere scende dal Cielo e che se vi è un solo uomo a rappresentarlo il tutto è molto più semplice.” “Io invece credo che la migliore sia l'Aristocrazia.” Disse l'Alfiere. “Se vi sono più uomini scelti da Dio, sarà più semplice tenere a bada le debolezze e i limiti di ciascuno.” “Io ritengo che invece sia la Democrazia ad essere la migliore forma di governo.” Fissandoli il Pedone. “Voi, per le vostre tesi, partite da un errore di fondo... il potere è del popolo e sua è la sovranità. Per questo spetta ad esso eleggere i propri rappresentanti.” I tre allora cominciarono a discutere animatamente. “Signori!” Entrando Tanis con Guisgard e Talia. “Possibile che finiate sempre per litigare tra voi? Anche ora che abbiamo ospiti!” “Allora saranno i nostri ospiti” voltandosi il Re “a fare da arbitri a questa discussione.” http://it.eonline.com/resize/600/445....cm.101711.jpg |
Clio aveva trovato qualcosa riguardante quel misterioso Occhio.
Cominciò così a leggere: “L'Occhio Illuminato è un simbolo antichissimo, denominato dalla Scolastica Capomazdese Archetipo di Naughe, che richiama antiche tendenze religiose pagane precristiane. L'Occhio giunse in queste terre in seguito alla migrazione di coloni bretoni e si diffuse tra alcuni giovani poeti e letterati che adoperavano questa simbologia in chiave anticlericale. Il gruppo non aveva propositi religiosi, ma solo racchiudersi sotto un simbolo chiaramente critico verso il Clero e la nobiltà. Tuttavia questi letterati ben presto cominciarono a mostrare il vero intendo della loro confraternita, organizzando raduni orgiastici e riti volti a soddisfare i sensi più bassi dell'animo umano. Tutto ciò spinse l'Arciduca Oneas a proclamare fuorilegge la confraternita. Incaricò allora sir Rodolfo di Ferrabronzo, capitano di ventura, a combattere i devoti dell'Occhio. In pochi mesi gli adepti del gruppo furono arrestati, processati e impiccati tutti. Tuttavia, nella confraternita, non tutti erano interessati solo all'aspetto politico e sociale. Uno dei membri, l'unico a sfuggire all'arresto, lasciò il ducato per nascondersi nel regno di Sygma. Il suo nome era...” Ma a questo punto il testo appariva bruciato e si interrompeva. |
Altea, entrata nella serra, vide qualcosa e si avvicinò.
Illuminandolo con la candela si accorse poi che era una bottiglia a forma di fiore. Probabilmente adoperata per innaffiare i vari fiori della serra. Intorno a lei vi erano molti fiori, tutti belli e ben curati. Poi, quasi per caso, si accorse di qualcosa in fondo. Era un vaso sotto una campana di vetro. E dai riflessi sul vetro si poteva vedere qualcosa al suo interno. Sembrava un fiore. “Voi...” disse all'improvviso qualcuno “... come siete entrata qui?” Era una servitrice. |
Scossi il capo, che sciocca...era una bottiglia e la presi in mano, guardavo con attenzione i fiori che mi circondavano, vi era un profumo tra l'acre della terra e il profumo che emanavano.
Poi alzai gli occhi e vidi una campana di vetro, che sembrava racchiudere un vaso con un fiore....un ricordo di un racconto passato davanti al focolare di quando ero piccola e mio padre amava raccontarci le storie dei nostri antenati... "E così la vostra antenata...lady Altea giunse in quella misteriosa città luminosa, mai vista prima...Tylesia. Ella, di cui tu porti il nome" disse sorridendomi e indicandomi "narrava di aver visto un Fiore, dietro un cancello di un regno e di un Giardino dove vi era impossibile entrare, chiuso da un lucchetto di diamanti. Più volte tentò di aprirlo, era proprio testarda come te piccola Altea.., ma non ci riuscì mai, disse di averlo solo visto in una teca di cristallo forse, se non sbaglio dal libro scritto proprio da lei su questa avventura. Poi ella conobbe un nobile, lord James Richard II Trevor, che sposò e al suo ritorno a Camelot continuarono la nostra dinastia, poi come sapete, ella ebbe lady Anastasiya...quel Fiore dice era Azzurro". Sobbalzai mentre mi avvicinavo a quella campana di vetro, mentre pensavo a tutto questo...mi voltai di scatto era una delle serve. "Scusatemi, che sto facendo di male..non riuscivo a dormire e cosi ero scesa in giardino...e sono giunta qui? Vi è qualcosa che non dovrei vedere forse?" |
Più procedeva il cammino della Turbocarrozza, più Elisabeth si sentiva presa da quel viaggio.
Attraversavano una regione perlopiù sconosciuta, fatta di foreste, vallate, colli e monti. La natura qui era selvaggia, incontaminata, a tratti inaccessibili ed abitata da secoli di leggende e tradizioni. La civiltà in questi luoghi dalle fattezze primordiali era giunta con le truppe Capomazdesi e i vari mercanti che dal ducato raggiungevano poi tutte le più importanti città del Nord. Il racconto di Elisabeth sull'antica Tylesia catturò l'attenzione dei suoi compagni di viaggio, soprattutto Enusia. “Doveva essere una città dai tratti fiabeschi questa Tylesia...” disse sognante. “In verità” fece Orez “le città, come tutte le cose di questo mondo, sono destinate a nascere, crescere e inevitabilmente a morire.” “Come siete cinico!” Fissandolo Enusia. “Eh, è la vita, ragazza mia.” Mormorò il dottore. Ad un tratto apparve un lungo fiume che tagliava in due la foresta. Dalle sue acque salivano intensi vapori. “L'Atlante Temporale” disse Orez “indica che si tratta del Calars, il fiume dalle acque calde... seguendo il suo corso si giungerà poi alla sua foce... lì, secondo i miti, sorgeva Tylesia...” La Turbocarrozza allora aumentò la sua velocità, percorrendo l'intero corso del Calars. Erano passati molti anni dall'epopea in cui Tylesia dominava queste terre e oggi era molto più semplice viaggiare attraverso questi luoghi, un tempo sconosciuti e impenetrabili. E verso il crepuscolo, la Turbocarrozza raggiunse la foce del Calars. Qui ai loro occhi si mostrò uno spettacolo sconcertante. Le rovine di una colossale città dominavano l'intero paesaggio. http://fc09.deviantart.net/fs24/f/20...y_Inkarnus.jpg |
Lessi le parole riguardante l'occhio, tutto d'un fiato, seguendo con il palmo della mano lo scorrere delle righe.
Restai impietrita, nel vedere che il testo era bruciato proprio dove era più importante. Sbuffai scuotendo la testa. "...ci mancava questo adesso...". Mi presi la testa tra le mani, come voler tenere i pensieri di quel momento. Allora, abbiamo un nuovo indizio: il capitano di ventura. Devo trovare qualche cronaca su di lui. "...un momento.." Sussurrai rileggendo la pagina "..l'occhio dell'illuminazione... Non mi è nuovo come nome. Richiama culti pagani? Mm... Allora non può essermi sfuggito.. Ma Capomazda, io so ben poco di quella terra..". Chiusi gli occhi cercando di acciuffare i ricordi che quelle parole risvegliavano in me. "..andiamo Clio..." Sussurrai piano "...illuminazione..". "..Che state cercando, mia cara?". Sporsi la testa dallo scaffale che ero intenta a spulciare. "..Ah, siete voi, maestro... Buongiorno..." Sorridendo. Mi avvicinai al libro posato sul tavolo. "..c'è un passaggio che non riesco a capire... Parla della luce.. Ma no, la luce non c'entra... È che.. Oh.. Allora, con ordine.." Respirai profondamente "...c'è nel testo un vocabolo che ha a che fare con la luce... Direi che più precisamente è "illuminazione" si.. O qualcosa del genere.. Tuttavia non parla affatto della luce del sole o altri, ma ha un significato metaforico... Ho come la sensazione che usi un linguaggio tecnico... Non so se mi spiego..". Presi il libro tra le mani e iniziai a leggere: "...e quelli, tra loro, che avevano ricevuto l'illuminazione...". Alzai lo sguardo verso il maestro. "...vedete, non ha senso.. Non ha messo lì una parola a caso, l'ha scelta con cura... Devo scoprire perché..." Con un sorriso. "...vi dice qualcosa?" Guardandolo speranzosa. Il maestro mi guardò e aspettò un attimo prima di parlare. "...quel libro non è che una favola, Milady.. Ci sarà un errore." "...Cosa?" Sbottai allibita "...un errore? No di certo maestro... Ve lo ripeto, ogni parola in questo testo è scelta con cura..". "Sentite... Avrebbe un senso... Ma il romanzo di Leonard non è ambientato a Sygma, né a Capomazda..." "..se è per questo non possiamo sapere con certezza dove sia ambientato... Ma non capite? È un indizio... Un indizio dato a Leonard sul rapimento di Sybil.. Ditemi ciò che vi era venuto in mente..." "...beh.. C'è una setta che usa quel linguaggio... Ma, non sono che leggende..". "...Maestro, vi prego... Ditemi di cosa si tratta e cercherò da sola..". "..beh, si tratta degli Illufestati..". "..ecco cos'era!" Esclamai piano con un sorriso "...come posso averlo dimenticato!". Non avevo trovato nulla a Camelot su quegli individui, ma quella città apparteneva a Sygma, e prima era dominio capomazdese. Pensai che, infondo, era il posto migliore dove cercare. "...due piccioni con una fava.." Pensai, alzandomi. E con quei nuovi indizi ben saldi nella mia memoria, tornai allo scaffale e ripresi la ricerca. |
Lievemente sorpresa seguii Tanis attraverso la porta vetrata, per un corridoio, varie rampe di scale e ampie stanze... fino ad una sala dal soffitto a volta, illuminata da grandi bracieri accesi lungo tutto il perimetro e completamente ingombra da un’immensa scacchiera, i cui pezzi erano ben più alti di me e si muovevano liberamente...
I miei occhi si allargarono appena a quella vista... ero stupita... mi voltai appena, allora, e guardai Guisgard... gli lanciai un’occhiata incerta alla quale mi parve che rispondesse, e tuttavia non avrei saputo dire se anche lui fosse stupito o meno perché i suoi occhi, come spesso accadeva, non tradivano un reale stato d’animo... lo fissai per un attimo, poi tornai a guardare gli scacchi che, proprio in quel momento, avevano iniziato a discutere... Citazione:
I miei occhi si mossero tra le tre alte figure... si spostarono su Tanis... poi su Guisgard... “Intendo dire...” mormorai poi, piano “Che cos’è che fa agire il monarca? E cosa fa agire il rappresentante del popolo repubblicano? E l’oligarca? A quali compromessi deve sottostare ciascuno di loro? Trovate il principio motore... e vedrete quale forma di governo è superiore alle altre...” La mia voce si spense in un sussurro ed io li osservai di nuovo tutti in silenzio... e quando mi miei occhi tornarono su Guisgard, sorrisi appena. |
“No, non vi è nulla di segreto qui.” Disse la servitrice ad Altea. “Tuttavia questa è una serra e la porta era chiusa. Forse nessuno vi ha insegnato che non si entra in un posto il cui ingresso è serrato? I fiori qui hanno bisogno di aria temperata ed è per questo che la serra era chiusa. Il giardino è quello fuori.” La fissò con attenzione. “Ora vi prego di uscire. E d'ora in poi, quando trovate un ambiente chiuso, abbiate la cortesia di non entrarci.” Le fece segno di seguirla ed entrambe uscirono dalla serra. “Ora, se volete ancora passeggiare, abbiate la compiacenza di farlo qui in giardino.” Ed andò via.
Altea si ritrovò così da sola in giardino. La notte ormai volgeva alla fine e presto sarebbe sorto un nuovo giorno. Ma cosa c'era in quella serra? Perchè la servitrice aveva reagito in maniera così aspra nel vedere lì dentro Altea? E di quale fiore Brunos aveva parlato con la sua servitrice? |
Clio si mise così a cercare ancora fra quei vecchi libri.
La biblioteca ne conteneva davvero moltissimi, spaziando da tutte le discipline conosciute. Si imbatté così in libri di teologia, filosofia, letteratura, retorica, dialettica, geometria, aritmetica, musica, storia, architettura, agricoltura, ingegneria e alchimia. Ma nulla sembrava contenere quello che alla ragazza interessava. Ad un tratto le si avvicinò qualcuno. Era Marlyan, la donna addetta alla biblioteca. La salutò con un cortese cenno del capo ed un sorriso. Cercò alcuni libri e poi ne prese qualcuno. Ma prima di allontanarsi fece scivolare da uno di quelli un bigliettino. “E' un anagramma... buona fortuna...” disse a bassa voce, per poi andare via. Nella biblioteca infatti vi erano altre persone e quella donna sembrava non voler attirare sospetti su di sé. Il bigliettino cadde così ai piedi di Clio e su di esso vi era scritto: “Lui, il freddo tarda festa.” |
Guisgard guardò Talia e rispose con un sorriso a quello della ragazza.
Poi con un cenno del capo annuì a ciò che lei aveva appena detto agli scacchi. “Si, milady...” disse il Re alla principessa “... ma non avete chiarito però il punto... di chi è il potere? Non certo del popolo! Dunque ciò ci spinge ad eliminare la terza forma di governo!” “Affatto!” Intervenne il Pedone. “Il potere è del popolo ed esso deve scegliere i suoi rappresentanti!” “Che sciocchezza!” Esclamò l'Alfiere. “Come disse Socrate, se io sto male chiamo un medico. Se mi si rompe il tetto mi occorre un muratore e se ho fame chiamo un cuoco. Perchè allora in politica, che è la più importante delle mansioni umane, non dovrei affidarmi agli specialisti?” “Sante parole!” Sentenziò il Re. “Il popolo, ossia la massa, è, come scrisse Seneca, una bestia e con le bestie non si ragiona!” “Neanche con i somari allora!” Sbottò il Pedone. “Come osi!” Tuonò l'Alfiere. “Signori!” Intervenne Guisgard. “Come potete pensare di amministrare il potere, se poi non riuscite neanche ad accordarvi fra voi!” “Siete forse un politicante?” Chiese l'Alfiere. “No, sono un cavaliere.” “I cavalieri sono buoni per la guerra, non per la politica.” Fece il Re. “Spesso però” replicò il cavaliere “il buon senso basta per le cose basilari.” “Sentiamo.” Fissandolo il Re. “Beh, voi citate Socrate e Seneca, amici miei...” spiegò Guisgard “... io invece mi rifarò a Polibio lo storico... la forma migliore per governare è quella in cui tutte le classi sociali sono al potere, in modo che nasca un equilibrio tra esse... come nell'antica Roma Repubblicana, dove i Consoli rappresentavano la Monarchia, il Senato l'Aristocrazia ed i Tribuni della Plebe la Democrazia. E Roma, infatti, conquistò il mondo.” “Arguto!” Annuendo il Re. “Un giovane preparato!” Con soddisfazione l'Alfiere. “Restate con noi a discutere, amico mio.” Propose il Pedone. “Mi spiace” fece Guisgard “ma ho promesso a mia sorella” avvicinandosi a Talia, per poi prenderla per mano “di farle visitare questo castello. Dunque mi scuserete, ma dobbiamo andare. Piuttosto, toccherà a voi regolare la faccenda. E mi raccomando, amici miei, siate giusti e imparziali. La politica non deve avere colori.” “Sicuramente non è rossa!” Fece il Re. “Sicuramente non è Blu!” Replicò il Pedone. “Magari è Bianca!” Annuì l'Alfiere. “Signori, vi prego!” Disse Tanis. “Non ricominciate ora!” Nel frattempo Guisgard e Talia erano usciti dalla sala e raggiunto il corridoio. “Siamo salvi!” Esclamò Guisgar, per poi sorriderle. “Quei tre erano davvero pedanti. La cosa più sciocca è discutere di una cosa utilizzando solamente il proprio punto di vista.” In quel momento si accorse che la sua mano stringeva ancora quella di Talia. “Forse, se mi vedessero ora a corte qualcuno mi taglierebbe la mano per aver preso la vostra...” |
“Più che sciocco...” mormorai alle sue parole “Più che sciocco, direi che è sintomo di debolezza... e non è il vostro caso, devo ammettere!”
Lo scrutai per un attimo... lui mi aveva presa ed ora stavamo uscendo dalla sala... “Mi avete sorpresa, sir... devo dirvelo. Polibio... l’equilibrio tra le classi sociali... una forma di governo mista in cui poteri ed organi si compensano l’un l’altro... sì, mi avete sorpresa! Ma... mi chiedo... i nobili Taddei di Capomazda, di cui voi siete tanto propenso a decantare i meriti, approverebbero questo vostro punto di vista?” Gli lanciai un’occhiata ed un sorriso vagamente divertito... “No, non credo... non credo, vero?” Citazione:
sapevo che avrei dovuto ritirarla, ma non lo feci. Eravamo in un lungo corridoio adesso, illuminato solo vagamente da torce che ardevano alle pareti... “Se dalla corte di Sant’Agata ci trovassero adesso...” mormorai, sollevando di nuovo gli occhi nei suoi e notando quanto era vicino “Penso che l’avermi preso la mano, sarebbe l’ultimo dei vostri più immediati problemi, cavaliere...” |
Raccolsi il bigliettino e seguii con lo sguardo la donna allontanarsi.
Lo rigirai tra le mani, pensierosa. Poi, presi distrattamente dallo scaffale un ampio volume, nascosi il biglietto nella copertina e mi avviai verso il mio tavolo a passo veloci. Sorrisi a Densesu e posai il pesante libro davanti a me, poi estrassi delicatamente il misterioso biglietto e me lo portai tra il libro e me, in modo che non fosse visibile. Estrassi dalla sacca che avevo preso al casale il mio taccuino, su cui annotavo tutti i protessi della mia ricerca. Intinsi la penna nell'inchiostro e riscrissi l'anagramma, distanziando bene le lettere tra loro. "...vediamo un po'..." Sussurrai. Iniziando a scarabocchiare coprendo le righe e scrivendo parole, per poi barrarle subito dopo. Scossi la testa, sconsolata. Ero riuscita ad identificare soltanto Illufestati, anche se poteva essere anchre al singolare o al femminile, magari. Le parole che si formavano dalle lettere rimanenti, però mi sembravano senza senso. "...non può essere..." Sbuffai "...oh, Clio, per l'amor del cielo!". Posai la testa sul tavolo per un momento. Ero talmente sfinita che mi sarei addormentata. "..ho deciso... gli anagrammi non fanno per me...". Mi voltai verso Densesu, con occhi speranzosi. "...dimmi che sei un esperto di giochi di parole, ti prego... Io, a quanto pare, sono negata...". Mi avvicinai a lui gli mostrai la pagina del taccuino con tutte le mie strane ipotesi. "...ti va di aiutarmi?" Con un timido sorriso "...sono ad un punto morto, continuo a vedere le stesse parole.. Orda fredda, dardo, arda... Ma, non hanno il minimo senso... Sono davvero negata...". Eppure, pensai, non poteva essere una coincidenza, quel nome che riaffiora dalla mia memoria e ora l'anagramma in cui comprare, no, decisamente doveva avere un senso, un motivo. Anche se non riuscivo a capire quale fosse. |
Fu così che mi trovai fuori nel giardino e stava quasi per albeggiare.
Quella serva era stata davvero insolente, la sua reazione era strana..forse era per paura scoprissi qualcosa? Magari riguardante quel Fiore? Non potevo credere fosse tutto cosi semplice, di aver trovato subito il Fiore..no, non era possibile..sicuramente si trattava di un fiore raro ma perchè averlo tanto a cura? Iniziavo ad avvertire la fresca brezza della prima mattina e rientrai nel castello, mi diressi verso la camera e mi stesi sul letto e presto mi addormentai.. "Attorno a me i prati fioriti, correvo tra iris, erba e vari fiori colorati e gli alberi facevano bella mostra di sè con le loro folte chiome verdi e colorate dei fiori..rosa, bianco e giallo. Mi sedetti all' ombra di un albero e mentre petali cadevano attorno a noi vidi gli occhi suoi nei miei, erano gioiosi, e iniziai a intrecciare una corona di vari fiori. Egli me la prese di mano sorridendo e me la pose sul capo..."Ecco la mia Regina" disse baciandomi "e ti renderò felice per il futuro avvenire, parola di fedele Cavaliere". Mi svegliai lentamente, avevo fatto quel sogno che in realtà era veramente un ricordo dei nostri incontri. Mi accorsi di aver dormito poco e mi rannicchiai sul letto, pensierosa, le mani sui piedi e il mento poggiato sulle ginocchia..pensavo ai suoi occhi grigi, che assumevano riflessi diversi in base al cambiare della Luce e soprattutto del suo umore. Mi scrollai di dosso quei dolci ricordi, mi avrebbero solo fatto del male. Sospirando mi alzai e uscii dalla stanza, camminando pensavo che mi sarei staccata dalla Compagnia Teatrale e appena uscita dal castello avrei salutato tutti loro, cosi gentili...dovevo continuare sola quel viaggio, non dovevo incatenarli con la mia ricerca e avevamo diverse prospettive. Arrivata vicino al salone chiesi di servirmi una buona colazione e soprattutto se era possibile far riaprire la mia stanza, ed entrai nel salone. |
Fu un viaggio che mi lascio' senza fiato....andavo in giro per la turbocarrozza a guardare da ogni oblo'......all'interno c'erano cartine...Atlanti e le mie storie.....Gia' le mie storie.....mi venne in mente Liam.....sempre pronto a parlarmi di Elisabeth, aveva avuto in dono ogni suo libro ogni suo scritto...parlava di lei come se tutto il mondo fosse concentrato a Tylesia...sorrisi....se lui in questo momento avesse potuto vedermi...avrebbe fatto il tifo per noi.....avrebbe con noi cercato il fiore......che sciocchezza stavo pensando....lui ora era in un mondo meraviglioso....nel suo paradiso...sino a quando vidi cosi' con gli altri.....una citta' che non esisteva piu'......sembrava la citta' dei morti....ma io sapevo che era stata ricostruita......" Come puo' essere, ognuno di loro aiuto' Tylesia a risorgere...il fiore doveva essere protetto......eppure qui non vi e' nulla.....Orez...e se questo fosse solo un monito perche' i curiosi si allontanino, se in realta' noi stessimo vedendo la proiezione di Tylesia quando venne distrutta, questo avrebbe nel tempo preservato il fiore e coloro che lo proteggono......Sawas, Enusia voi cosa ne pensate...".....guardai ancora fuori dall'oblo' e divenni triste, di una tristezza quasi innaturale.......
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Guisgard accennò un sorriso divertito a quelle ultime parole di Talia.
“Talvolta” disse “anche se può avere molti occhi ed orecchi, una corte non sempre può arrivare a vedere e a sentire tutto ciò che accade...” e strinse, per un attimo, ancor di più la mano di lei nella sua “... e poi, lo sapete...” con la voce che si fece di colpo più bassa “... io sono un vostro cavaliere e il mio unico compito è occuparmi della regina...” poi sul suo volto, ritornò quel sorriso guascone e vagamente beffardo “... però in effetti è vero... temo che se sapessero di questo nostro soggiorno qui, a corte non mi perdonerebbero facilmente... però, chissà, se svolgerò bene il mio compito forse vostra altezza potrebbe perorare la mia causa, qualora venissi chiamato a difendermi da qualche accusa...” la fissò negli occhi e poi il suo sguardo si posò sul suo viso e sulla sua bocca. Erano vicini e quell'attimo non sfuggì alla principessa. “Quanto ai nobili Taddei” aggiunse poi, ritornando a sorridere “io credo che voi giudichiate con troppa severità il loro modo di fare... anche a Capomazda ci sono forze e sentimenti in equilibrio... come in questa guerra... la conquista di Sygma nasce da tante cose... la caduta nell'abisso, la malinconia per la propria terra perduta, l'ambiziosa ricerca della felicità, la forza che solo l'amore sa donare... qualcuno vi ha mai amato così tanto, altezza? Al punto da sacrificare tutto, persino il proprio popolo e la propria terra, per conquistarvi? Al punto da mettervi al di sopra di tutti e di tutto?” Era tornato di colpo serio. “Io credo che qualcosa di straordinario, di grande, troppo grande, leghi i Taddei a Sygma... e solo chi conosce un amore altrettanto grande può comprenderlo davvero...” i suoi occhi erano di nuovo in quelli di lei. E per un istante le labbra di lui arrivarono quasi a cercare quelle di lei, senza però giungere a sfiorarle. “Salute a voi.” All'improvviso una voce. Guisgard si voltò di scatto. “Sono io, milord.” “Chi ha parlato?” Stupito il cavaliere. “Io, qui, sulla mensola.” Guisgard vide la mensola e si accorse che sopra vi era un grosso volume impolverato. “Ma chi ha parlato?” Confuso il cavaliere. “Sono io, milord.” Rispose il libro. “Sono Abecedarius, il libro parlante.” “Questa poi...” scuotendo il capo Guisgard. “Ai vostri comandi.” Disse il libro. “Vi occorre atmosfera con la vostra amica? Basta sfogliarmi. Io conosco le storie più belle mai raccontate.” http://www.steampunklab.com/pics/16.jpg |
Densesu osservò con attenzione quelle lettere.
“Non saprei...” disse a Clio “... per me questo genere di rompicapo è sempre stato indecifrabile...” Intanto, Marlyan, di tanto in tanto, gettava occhiate verso Clio e Densesu. Si era accorta della difficoltà della ragazza con quell'anagramma. “Questi sono i volumi che avete chiesto, Mastro John...” parlando con uno dei visitatori della biblioteca, ma in modo che le sue parole giungessero chiaramente anche dove si trovavano la ragazza e lo scudiero “... ah, mi avete chiesto la traduzione di quel passo... in verità non sono un'esperta di lingue semitiche, però in città vi è un greco, tale Solone, conoscitore di lingue e maestro decifratore... sono certa che potrà aiutarvi.” |
Altea entrò nel salone e qui vi trovò Brunos che faceva colazione.
“Appena in tempo.” Disse. “Così mi farete compagnia. Servi la colazione alla nostra ospite.” Ordinò poi ad una delle servitrici. Vi erano molte leccornie tra cui scegliere. Focacce dolci, biscotti ai cereali, miele, marmellate varie, spremute d'arancia, succo di mela, uova e frutta fresca. “Ho saputo” fece Brunos “che stanotte siete stata in giro per il castello. Eravate inquieta? Forse vi sentivate sola.” Sorrise. “Potevate venire nella mia camera... vi avrei fatto sentire sicuramente meno sola...” sorseggiò del succo di mela “... oppure, forse, cercavate qualcosa di particolare... cosa?” E la fissò con sospetto. In quel momento Altea si accorse che su una delle pareti vi era un bellissimo quadro. Raffigurava una meravigliosa rosa dai tratti quasi straordinari. |
Davanti a quelle rovine, Orez prese il suo Atlante Temporale.
“Secondo l'Atlante” disse “Tylesia fu distrutta da un cataclisma molti anni fa... e da esso sorse un lago... secondo le coordinate il lago si trova poco più avanti...” “Elisabeth dice che la città fu ricostruita però.” Fece Sawas. “Si...” leggendo Orez “... ma fu ricostruita dagli uomini e da allora la nuova Tylesia divenne una città come le altre, visto che aveva smarrito ormai definitivamente i suoi tratti fiabeschi.” “Sembra una metafora...” fece Enusia “... Tylesia era una città incredibile... poi, perduto il Fiore, è caduta in rovina... e anche se ricostruita, senza il Fiore non raggiunse più il suo antico splendore...” “Bisogna cercare la nuova Tylesia...” disse Sawas “... Elisabeth, conoscete qualche indizio? Qualcosa in grado di portarci là?” |
Mi sedetti al tavolo con Lord Brunos, mi servii del the e mentre stavo posandovi alcune zollette di trucco udii le sue parole sarcastiche.."No..non ero alla Vostra ricerca, non avevo sonno, e poi mi avete dato una camera di una cameriera" mi voltai e vidi un bellissimo quadro..vi era rappresentata una rosa.."Voi amate i fiori? Come mai...sapete appunto mentre girovagavo in giardino finii per sbaglio in una serra" dissi con sorriso ironico "mi ero davvero spaventata e ho visto qualcosa di strano...un Fiore..dentro una campana di vetro." Gli sorrisi dolcemente cercando di conquistare la sua attenzione e presi un piatto con delle focacce e glielo porsi "Prego, assaggiate queste gustose focacce..e mi chiedevo cosa mai fosse, potete darmi alcune informazioni?E mostrarmi quel Fiore...una vostra servitrice mi ha cacciata in malo modo e non capisco il motivo". E il mio sguardo ritornò su quel quadro.
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Rimasi delusa, come poteva essere, ma gli uomini che l'avevano ricostruita erano fidati.....Elisabeth....
" Un momento...mio marito amava cantare cio' che per lui era verita' fiabesca, nel senso che non tutti potevano ascoltare come verita' assoluta.......ma Elisabeth era la Regina dei boschi.....e quindi ogni bosco era il suo regno, esso era animato da fate folletti e ogni sorta di creatura vivente che facesse parte del mondo della Dea Madre.........e se...la citta' di Tylesia fu costruita nel bosco nei pressi della vecchia Tylesia......cosi' facendo essa poteva essere celata da occhi indiscreti....."".......Orez...guardava me e la cartina mentre Sawas era pensieroso..." Almeno voi Enusia...spero mi crediate...."... |
"..non importa..." Dissi sorridendo a Densesu "..io ci ho provato.." Strizzando l'occhio.
Non mi sfuggirono quelle parole della donna. Mi incuriosiva davvero molto il suo modo di comportarsi, era come se volesse dirmi qualcosa senza che nessuno se ne accorgesse. Mi chiesi perché. Non mi restava che scoprirlo. "Andiamo, dissi alzandomi..." Ho trovato ciò che cercavo... Ma non è detto che non debba tornare in questo splendido posto, prima o poi..". Rimisi a posto con cura i libri sugli scaffali e lasciai la biblioteca in compagnia di Densesu. "...perdonate, Milord... Ma devo fare ancora una cosa prima di tornare al casale.... Mi conosco, se non troverò la risposta a questo enigma mi perseguiterà per giorni... Avete sentito quella donna? Devo trovare questo Solone, sono quasi sicura che saprà aiutarmi... Anche se, beh.... Devo dire che Non so dove cercare...". Sbuffai "....possibile che da sola non ci arrivi? Possibile che sia così incapace?". Scossi la testa "...vediamo un po'... Non c'è, che so un quartiere greco o un posto dove potrei trovare questo Solone, secondo Voi? Conosco così poco questa città...".. |
L'area che si respirava in casa.....dopo quelle parole, mutò. Vidi gli sguardi fissi sulla mia persona......mi sentivo a disagio, forse avevo parlato un pò troppo.
"Perdonatemi, mi sono lasciato andare....." feci, tornando a sedere. Poco dopo vidi le anziane donne ed i miei compagni di ventura, voltarsi verso di me ed ammirarmi per quel che avevo detto. Mi sentiì sollevato. Prima di abbandonare la casa che ci ha accolto ed ospitato, una delle anziane donne ci porse un libro.....ove erano designate le vestigia di tre cavalieri e delle loro armature; ci spiegarono che rappresentavano gli elementi e....tra quelle riconobbi l'armatura rossa, quella che venne trafugata. Riaffiorarono in me dolci e tristi ricordi.....avevo dimenticato il tutto: il Maestro Redentos, Orco il Rosso, la Bestia....... Mi rivolsi ad una delle donne e dissi: "Riconosco quella Armatura.....è stata trafugata da un "cavaliere". Ho rischiato la vita.....per poter soddisfare la sua prova......" dissi....chiudendo gli occhi. |
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