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“Nulla...” disse lui, mettendo giù la cornetta “... siediti a tavola... mangeremo qualcosa...” bianco in viso “... si, ho bisogno di qualcosa di caldo...” guardando poi Gwen “... no, non va niente bene... per niente... il mio volto... tu non potresti mai amarmi... è inutile prenderci in giro...”
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Nulla... Ma come nulla?
Era bianco come un lenzuolo. Poi di nuovo quelle parole. Mi avvicinai a lui, prendendo le sue mani e cercando i suoi occhi. "E se io ti amassi già?" sussurrai, trovando la forza di pronunciare quella frase. "Io... Io vedo tanto in te... Le tue attenzioni, le tue parole che mi catturano e mi rapiscono completamente, il tuo modo di fare, la tua risata stupenda e spensierata quando ti lasci andare, come stanotte sulla moto, i tuoi occhi..." dissi, dolcemente "Ma se è una prova quella che vuoi, allora togli questa maschera..." mormorai, con gli occhi nei suoi. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Erano in piedi, abbracciati, stretti, alla fioca luce del fuoco morente nel camino.
Icarius guardava Clio negli occhi, beandosi, godendo di quel meraviglioso contatto, quel tocco, quel gioco. Lei che stuzzicava, tentava, giocava con l'eccitazione di lui, la sua virilità. E poi quelle sue parole, quel tono caldo, basso, seducente, eccitante. “Così mi fai impazzire...” disse lui in un sussurro, per poi accarezzarle i seni, lambendo i suoi capezzoli, già turgidi. Ma quella mano del pittore non si fermò. Continuò a scendere, accarezzando il ventre ed i fianchi della regina, fino a raggiungere dove lei era più calda, più accogliente, come i petali di un fiore bagnati con la rugiada del mattino. E cominciò a giocarci, quasi seguendo le movenze delle mani di lei che ancora si divertiva a tastare l'ardore, l'impeto, la virilità del suo giovane pittore. “Sei eccitata anche tu...” gemendo lui, senza smettere di toccarla. Erano in piedi, l'una contro l'altro. |
Lo sguardo, i gemiti, l'espressione di Icarius, era come se tutto quello arrivasse direttamente ad ogni fibra del mio essere, del mio corpo eccitato, del mio cuore innamorato.
Lo sentivo, pelle contro pelle, eccitarsi sempre di più, mentre i suoi occhi, il suo viso insieme a tutto il suo corpo, mi donavano meravigliosi segnali di godimento e piacere. Adoravo quel contatto, quel gioco, adoravo poterlo assaporare in quel modo, con le mani che non si fermavano, che bramavano più di ogni altra cosa sconvolgerlo, eccitarlo, portarlo al limite e vederlo naufragare. Poi le sue mani sul mio seno, intensi e forti brividi accompagnarono il loro passaggio. Credevo di impazzire, l'eccitazione era sempre più forte, nutrita dai gemiti di lui. Ma un caldo e intenso gemito uscì impertinente dalla mia bocca, quando la sua mano scese in me. Il suo tocco, quelle dita che già mi avevano assaporata e portata oltre ogni limite. Chiusi gli occhi, assaporando quel momento così intenso, dove il piacere di dare si mischiava al piacere di ricevere. Poi le sue parole, allora aprii gli occhi e mi permisi di naufragare per un lungo istante nell'oceano dei suoi. "Nulla mi eccita di più che vederti impazzire.." sussurrai, con gli occhi che divennero due tizzoni ardenti. Quel gioco reciproco, rubato alla notte che già ci aveva donato tanto, sembrava ancora più ardito, complice. Un gioco che racchiudeva l'impossibilità di starci lontani a vicenda, il desiderio continuo, la passione folle, l'amore incontrollato. Le nostre mani si muovevano in sincrono, quasi seguissero un ritmo unico, i nostri corpi si eccitavano e godevano l'uno dell'altro, come se l'altro fosse il nostro unico nutrimento, i nostri sguardi si specchiavano l'uno nell'altro, i nostri gemiti si rincorrevano e i nostri cuori battevano all'unisono. |
Per un lungo istante lui guardò Gwen.
Un lungo istante fatto di silenzio e paura. Poi, ad un tratto, con un gesto improvviso, lui si tolse la maschera. Allora Gwen guardò finalmente il suo volto. E restò sconvolta. Era un viso sfigurato, come se qualcuno, con inaudita ferocia, gli avesse letteralmente strappati via lembi di pelle e carne. Ma ciò che stravolse la ragazza fu quando riconobbe quel viso. Era Elv. http://images6.fanpop.com/image/poll...15528_full.jpg |
Quel gioco reciproco, quella gara, quella corsa folle volta a far impazzire l'altro, continuava.
Erano in piedi, eccitati ed innamorati, nudi, incatenati l'una all'altro attraverso le loro mani che si muovevano ora lentamente, ora più veloci, sicure, desiderose, insaziabili. E nel fare ciò, nel darsi reciproco piacere, Icarius e Clio si baciarono, legando così anche le loro labbra e le loro lingue. La regina galattica poteva toccare con mano l'ardore e la virilità di quel terrestre, di quel giovane pittore. E più lo deliziava, più lo vedeva gemere, godere, impazzire. I suoi occhi erano di un azzurro chiaro, limpido e grandi. Occhi in cui lei poteva vedere dentro tutto ciò che gli stava donando. Ossia un piacere senza fine. Ma anche la bella musa in breve iniziò a perdere lucidità. La mano di Icarius, le sue dita che muoveva con maestria infinita, con sicurezza disarmante, con un impeto ed un ardore non comuni sembravano incapace di fermarsi. Incapaci di smettere e di interrompere quel gioco. Lei le sentiva muoversi ed affondare in quel lago infinito e screziato. Quel lago che faceva vibrare e sussultare il suo ventre e tutto il suo corpo. Sempre di più, sempre di più. Ed ormai la bella regina non poteva più reggersi sulle gambe, stare in piedi con le sue sole forze. E si appoggiò allora al suo uomo, al suo pittore. Solo così poteva non arrendersi a quel piacere senza limiti. |
Rimase in silenzio, per un lungo istante.
Un istante fatto di tensione, durante il quale mi chiesi che effetto avessero sortito nel suo animo le mie parole. Poi, con un gesto improvviso che mi fece trattenere il respiro, la tolse. Ed io lo vidi. Il suo volto ferocemente e orribilmente sfigurato. Ma ciò che mi lasciò senza parole fu accorgermi che era lui. Elv. Avevo avuto ragione per tutto quel tempo, lui era sempre stato lì, accanto a me. Sapevo che non poteva essersene andato, lo avevo sempre saputo in cuor mio, sempre, fin dal primo istante. "Tu... Sei tu..." sussurrai, con un leggero sorriso che emergeva dalle lacrime che avevano iniziato a scorrere senza che me ne accorgessi. In un istante lo strinsi a me, forte, in una presa spasmodica, disperata, felice. "Lo sapevo... Lo sapevo che eri tu, lo sapevo..." mormorai, poi tornai a guardarlo "Chiunque ti abbia fatto questo pagherà, è una promessa" dissi risoluta. Poi presi il suo volto fra le mani e lo baciai, con Amore, trasporto, gioia, commozione, un bacio forte, impetuoso, travolgente, che si spostò poi sul suo viso sfigurato, scindendosi in tanti piccoli e teneri baci, mentre lo stringevo ancora forte a me. https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...3c413c69b8.jpg Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Si baciarono.
Gwen lo baciò, senza paura, né repulsione per quel volto sfigurato. Si baciarono e si strinsero l'una all'altro. Elv la tenne forte, come se avesse paura di perderla, di vederla volare via, per quel suo volto terribilmente deturpato. “Oh, Gwen...” disse lui in un caldo sospiro “... chi mi ha fatto questo? Il demonio, Gwen... lui... invece della mia anima si è preso il mio volto, la mia vita... e mi ha segregato qui dentro... con te come unico premio... unica gioia in questa mia terna dannazione...” |
Ogni istante di quel gioco infuocato, reciproco e nostro, mi eccitava sempre di più.
Mi eccitava vedere il piacere nei suoi occhi, e mi eccitava la sua mano che abile e sicura giocava con quel fiore che rendeva così unico. Poi la sua bocca sulla mia, le nostre lingue a rincorrersi, i nostri respiri che si facevano uno, i nostri gemiti che nascevano e morivano sulle labbra dell'altro. E lui.. lui era la quintessenza della bellezza umana, mentre si abbandonava a quel piacere intenso. Restavo a guardarlo rapita, finché tutto intorno a me non divenne sfuocato e lontano. Finchè il mare in tempesta non venne a travolgermi, facendomi quasi perdere l'equilibrio, tanto che fui costretta ad aggrapparmi a lui con braccia e gambe, per non cadere, e quel contatto aumentò ancora di più il piacere che ormai si faceva strada in me, liberando esplosioni dove prima c'erano le fiamme che divoravano le mie membra pezzo per pezzo. E morii, mille volte, morii per poi rinascere e morire di nuovo. Con caldi e lunghi gemiti, con fremiti che scuotevano tutto il mio corpo. In quella folle corsa, il piacere mi aveva infine raggiunto, per farmi sua e sconvolgermi, e ogni parte di quel piacere gridava a gran voce il nome del mio Amato, come fosse il significato più profondo di quel momento di puro godimento. Avevo la testa buttata all'indietro, mentre lui mi sosteneva, e continuava ad uccidermi lentamente, con le sue mani che sembravano voler cercare l'essenza stessa del mio corpo. Forse, l'avevano trovata davvero. Quando raddrizzai la testa, soddisfatta e ancora intontita da quell'onda che mi aveva investito, trovai i suoi occhi nei miei, occhi intensi, di un azzurro che sembrava quasi velarsi di un tramonto rosso e screziato. Occhi in cui riuscivo a leggervi l'eccitazione per tutto quello, eppure le mie mani erano state incapaci di continuare, mentre mi aggrappavo a lui, sopraffatta e vinta da quella passione incontrollabile che lo muoveva in me, con le sue mani eleganti e abili. Ma no, non era abbastanza. Volevo di più. Volevo tutto. Volevo ogni cosa di lui, volevo sconvolgerlo, averlo e vederlo naufragare nel mio stesso mare in tempesta. Allora il mio sguardo mutò, diventando intenso, determinato, appassionato. E scesi, lentamente, più lentamente di quanto avrei voluto, ma la foga di averlo non reggeva il confronto con il desiderio di godermi il suo sguardo, il lampo di consapevolezza nei suoi occhi. Finchè non mi trovai ai suoi piedi, con lo sguardo ancora puntato nel suo, e lo presi, lo intrappolai tra le mie labbra, lasciando la mia lingua libera di giocare, di stuzzicare, di assaporare quell'intensa virilità che ormai mi apparteneva. Dapprima mi godetti quel gioco ardito, con gli occhi chiusi, poi li riaprii, cercando i suoi, nutrendomi del suo sguardo e dei suoi gemiti oltre che del suo sapore. E il piacere che ne derivava in me, era così bello e intenso, da farmi desiderare di non finire mai. Anche perchè, questa volta, non gli avrei concesso di fermarsi, e se lui, perso in quel mare di piacere, riusciva a leggere il mio sguardo, perso e annegato nel suo, ormai doveva averlo capito. |
Più io stringevo Elv, più lui stringeva me, come se volessimo diventare parte integrante l'uno dell'altra.
Ma solo i nostri corpi. Le nostre anime lo erano già. Sorrisi di un sorriso estatico quando gli sentii pronunciare il mio nome in quel caldo sospiro. Pensavo che non avrei mai più potuto godere di questo momento meraviglioso e perfetto. Lo guardai a quelle parole e non seppi che dire. "Esatto, tesoro. Hai me. Hai me e giuro che troveremo una soluzione a tutto questo, a qualsiasi costo e combattendo contro chiunque, anche il demonio" dissi, accarezzandogli il viso. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
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