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Raggiunsi il palco d'onore, pattugliato dai soldati del maresciallo.
Feci loro cenno di farmi passare e presi posto tra la corte. Era inutile fingere che non vi appartenessi, considerando quel fugace incontro alla cena. Magari non si ricordava di me, ma non potevo rischiare. Magari non è lui, Clio... Sorrisi appena.. Chi altri? Ma la prudenza non era mai troppa, e avrei dovuto verificare la mia ipotesi. Prima che si rivelasse un altro abbaglio. Corse proprio sotto il palco, ed osservai attentamente la corazza, la postura del cavaliere. Quello non era sufficiente, nemmeno per me, dovevo vederlo per capire. Non sarebbe stato facile, questo era sicuro. Intanto il pubblico faceva il tifo per lui, e io sorrisi a mia volta, battendo piano le mani di tanto in tanto, ma voltandomi a guardare il barone. Chissà se aveva capito, se aveva i miei stessi dubbi o meno. Certo non avrei detto niente a lui nè a Fagian. Eh, sospirai, con lui avrei fatto i conti dopo, ma non ero pentita delle mie azioni. Ero quello che ero, nel bene e nel male, me stessa. Così tornai a concentrarmi sulla strana scena che si svolgeva proprio sotto il nostro palco. Finalmente le cose sembravano farsi interessanti. |
Facemmo l'Amore a lungo e più volte, fin quasi a cadere stremati e consumati da quella passione che sembrava quasi insaziabile.
Ci addormentammo sul bordo caldo e liscio della cisterna, cullati dal suono melodico dell'acqua. Quando mi svegliai, ero stretta sul suo petto e lui dormiva ancora. Non dormivo così da tempo e la stanchezza ormai colmata da quel sonno ristoratore lasciava unicamente spazio all'appagamento più totale, che mi invadeva il corpo, il cuore, la mente e faceva nascere un sorriso tranquillo e disteso sul mio viso. Iniziai a seguire col dito il suo profilo, delicatamente, poi mi allungai verso di lui e lo baciai dolcemente, per poi lasciare dei leggeri baci sul suo petto, aspettando che si svegliasse. |
Clio aveva preso posto sulla tribuna ed osservava la scena del misterioso cavaliere che si trovava sotto il palco del barone.
"Perdonate..." disse il misterioso cavaliere al barone, senza togliersi l'elmo "... ma per un voto fatto non mi è permesso per ora rivelare il mio nome. E per questo che non ho potuto iscrivere il mio nome nella lista dei partecipanti." Questa risposta rese soddisfatto il pubblico, visto che non era insolito come i cavalieri pronunciassero vari e diversi giuramenti. Tuttavia Ferico fu alquanto infastidito dalla risposta del cavaliere. "E dunque" mormorò "come dobbiamo chiamarvi? O forse preferite restare ignoto?" "Cavaliere Esiliato andrà benissimo, milord." Con un inchino il cavaliere. "Tale epiteto è quanto più mi si addice, con licenza parlando." |
Il bacio di Gwen e poi altri, piccoli e dolci, in attesa che lui si svegliasse.
E all'improvviso l'uomo aprì gli occhi, alzandosi poi di scatto. Si guardò intorno, per poi passare le mani fra i lunghi capelli. Si voltò allora verso Gwen. "Scusami, non avremmo dovuto farlo..." disse fissandola. |
Quando si svegliò, scattò subito in piedi, agitato.
Poi si voltò verso di me e quelle parole furono per me peggio di una pugnalata. Sentii il mondo crollarmi addosso e tutto ciò che avevo provato sgretolarsi a poco a poco. Quando ebbi la forza di alzarmi, lo raggiunsi, poggiando timidamente le mani sul suo petto. "Cosa vuol dire, che succede? Perchè... Perchè dici questo?" gli chiesi, con la voce che stentava a uscire. Come poteva una cosa così meravigliosa essere sbagliata? |
"È stato un errore, non avrei dovuto portarti qui..." disse lui, senza voltarsi verso Gwen "... rivestiti, per favore..." mormorò poi "... sarà meglio tornare al castello..."
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Rispose senza nemmeno guardarmi.
Rimasi senza parole. Un errore... Tutto quello era stato un errore. Mi vestii in un attimo e senza aspettarlo lasciai la torre. Percorsi a passo sostenuto il tratto sterrato, montai a cavallo e galoppai verso il castello. Le lacrime minacciavano di uscire, ma dovevo farcela. Giunta al castello, smontati da cavallo e corsi spedita verso la mia stanza. Entrai sbattendo la porta e chiudendo questa a chiave, per poi buttarmi sul letto, seppellendo il viso nel cuscino e lasciando libere quelle lacrime inclementi. Mi abbandonai ad un pianto accorato e senza speranza di consolazione. Non sapevo se sentirmi più arrabbiata, ferita,delusa, usata, ma di sicuro sentivo un grande dolore. Il dolore di sapere che tutto quello che c'era stato in quei momenti era sbagliato e il dolore di essermi donata ad un uomo che lo considerava un errore. |
Gwen corse via dalla torre.
Galoppo' fino al castello, per poi rinchiudersi nella sua camera a piangere. A nulla valsero le parole di Josephine che la chiamava, avendola vista in quello stato. Dopo un pò qualcuno bussò alla porta della stanza della ragazza. |
Sentivo la voce di Josephine oltre il mio pianto e i miei singhiozzi, ma non volevo vedere nessuno, solo stare lì a sfogare tutto il dolore che avevo dentro.
Sentii bussare, ma non mi importava, chiunque fosse. |
Il Cavaliere Esiliato. Le armature rubate.
Possibile che fosse proprio lui? Guardai Jean incerta su cosa dire, la mia era solo una supposizione e già altre volte il mio parlare aveva messo in pericolo delle persone. Non volevo succedesse ancora. << Io... Ho avuto l'impressione che i disegni sull'armatura di quel cavaliere fossero molto simili a quelli delle armi che ho comperato dal mercante... Ma forse è una semplice coincidenza. Non ne sono sicura, non ricordo bene... In ogni caso meglio tener d'occhio questo cavaliere...>> |
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