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"Stupido" dissi con una leggera risata, scuotendo la testa "Dai, prepariamoci e avvertiamo gli altri che partiamo subito."
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“Eh, hai paura...” disse divertito Zoren a Gwen “... e fai bene.” Facendole l'occhiolino. “Si, prepariamoci.” Alzandosi. “Vado a pagare il locandiere e ti aspetto di sotto. Poi raggiungeremo il carrozzone.” Ed uscì.
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"Ma guarda che impertinente!" esclamai, ridendo con gli occhi sbarrati.
Poi uscì. Io mi sistemai, mi diedi una rinfrescata e li raggiunsi di sotto. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
Gwen si preparò e scese poi di sotto, dove trovò Go e Nyccio, oltre che Zoren naturalmente.
Lasciarono insieme la locanda e raggiunsero il carozzone. Go e Nyccio si occuparono delle scorte e del carbone usato come combustibile e il mezzo di locomozione fu avviato. Partirono e poco dopo uscirono dalla città. |
Trovai tutti al piano di sotto.
Dopo che lasciammo la locanda, Go e Nyccio prrdisposero tutto per la partenza è poco dopo eravamo già fuori dalla città. "Posso chiederti una cosa?" ad un certo punto a Zoren, un po' insicura "Mettiamo che tutto fosse rimasto com'era fino a ieri e tu fossi partito questa mattina, mentre io rimanevo a palazzo... Cosa sarebbe successo? Cioè... Cosa ne sarebbe stato... Di noi?" con lo sguardo basso, torturandomi le mani. Sa una parte temevo la risposta, ma dall'altra ero curiosa. Inviato dal mio E506 utilizzando Tapatalk |
<< Non sono abituata a bere vino, purtroppo non sono la persona migliore che possa apprezzare questa costosa bottiglia.>>
Mi forzai di mandar giù qualche altro sorso per non dargli dispiacere. << Il vino solitamente mi fa venire sonno e non credo sia il caso che una cameriera si addormenti sul lavoro >> aggiunsi con un sorriso un po' tirato e poi gli augurai buon appetito. Mangiai con calma e in silenzio, nella mente auto valutavo i miei piatti, pensando a come migliorarli ulteriormente. Finito anche il dolce mi alzai per sparecchiare. << Quando ho finito qui in cucina c'è qualcosa di urgente che devo fare?>> |
Ascoltavo la conversazione tra Guren e la donna senza dire altro e mi sventolavo con il tovagliolo fingendo di farmi aria per non svenire...notando il solito odioso sarcasmo di Guren.
Eppure tutto funzionò alla perfezione e alla fine mi alzai e presi Guren per il braccio per non andare oltre, uscimmo e mi avviai verso la direzione indicata dalla donna. A debita distanza presi la parola.."Andiamo in quella chiesa, non capisco le parole di quei marinai, dovevano avere bevuto pesante...oppure ci stavano prendendo in giro. Comunque questa situazione non mi piace affatto, dopo essere stati in chiesa mi aiuterete a tornare a Palazzo e le nostre vite si divideranno..per sempre! Non mi piace ingannare la gente...posso ingannare un uomo sciocco ma non un' onesta donna lavoratrice..vi sembrerà strano ma una certa morale ce l' ho pure io" guardandomi attorno per trovare la chiesetta e capire in che posto eravamo. |
In preda al desiderio più sfrenato, il Capitano non resistette oltre ai miei baci e mi prese con foga più e più volte, portandomi verso vette sempre più alte di piacere. Quella spiaggia incantevole divenne lo scenario di un lungo e memorabile amplesso, nel corso del quale mi dimenai e gridai senza freni, totalmente presa dalla volontà del mio amante. Egli fece di me ciò che volle, dispose del mio corpo come più gli piacque, non facendo altro che accrescere il mio piacere.
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Il carrozzone fischiettando e lasciando una scia di vapore scuro nell'aria in breve uscì dalle mura cittadine, ritrovandosi prima nella verde campagna Capomazdese e poi nella selvaggia brughiera.
E a quella domanda di Gwen, Zoren sorrise. “Piccola mia...” disse fissandola “... qualcuno una volta ha scritto che il Detinso non conosce né i ma e neanche i sé. Tutto accade e basta. Soprattutto se è speciale...” accarezzandole piano le labbra con un dito. |
Ascoltai attentamente le parole dei soldati.
E addio alle mie speranze. Guardai Icarius con sguardo rassegnato e annuii. Aveva ragione. Dunque erano gli altri ducati ad insorgere contro Cimas, ecco spiegato il numero di armati in città. Continuammo ad ascoltare, intanto ordinammo il pranzo, che male non ci avrebbe fatto. |
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