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Brunos prese una delle focacce dal piatto che Altea gli aveva mostrato.
“In verità” disse “i fiori sono belli e mi attirano come tutte le cose belle di questo mondo. Ma oltre questo non vi è altro.” Si voltò poi a fissare il quadro della rosa. “Ma quel fiore è speciale... è inestimabile per me. E' la cosa più preziosa che possiedo.” Tornò a fissare Altea. “Perchè siete così attratta da quel fiore? Cosa vi incuriosisce tanto?” Sorrise. “E soprattutto... a cosa devo tutta questa gentilezza da parte vostra? Avete deciso di diventare più carina?” E con un gesto improvviso prese Altea fra le sue braccia e la baciò appassionatamente. La stringeva e la baciava con impeto. |
“Noi tutti vi crediamo, Elisabeh.” Disse Sawas. “Se così non fosse, non saremmo qui con voi ora.” Fissò poi Orez. “L'Atlante dice qualcosa riguardo la nuova Tylesia?”
“Solo che è sorta dalle rovine di quella vecchia.” “Ma evidentemente non nel senso letterale.” Fece Sawas guardandosi intorno. “Visto che qui non c'è traccia di nessuna nuova città.” “Credo che questa zona” intervenne Enusia “abbia spaventato gli antichi abitanti della vecchia Tylesia. Probabilmente decisero di costruire in un altro punto la nuova città, senza correre il rischio di vedere la terra tremare di nuovo sotto i loro piedi.” Ad un tratto si udì un corno da caccia e poi diversi cani abbaiare. “Dobbiamo cercare la nuova Tylesia” mormorò Sawas “e forse quel corno e quei cani possono essere una traccia. Seguiamo quei rumori.” Si misero così in cammino, seguendo quei suoni. Giunsero poco dopo davanti ad un casale. “Chi può vivere nel bel mezzo di questa foresta?” Stupita Enusia. “Beh, per scoprirlo dobbiamo bussare a quella porta.” Rispose Sawas. Bussò così alla porta di legno di quel casale. “Chi è là?” Domandò una voce. “Siamo degli esploratori.” Fece Sawas. “Ci servono informazioni su queste terre. Potete aiutarci?” “No.” Rispose la voce. “Andate via.” “Non c'è che dire...” sarcastico Orez “... davvero ospitali.” |
Quell'armatura” disse la vecchia a Parsifal “non è affatto andata perduta.”
“Si...” annuì un'altra delle tre anziane “... l'Armatura Rossa è stata recuperata tempo fa e nascosta in un posto sicuro. Lontano da chi non è degno di vederla.” “Ma essa attende un valente e degno cavaliere per riprendere i suoi poteri.” Fece la terza delle tre. “Ma per riuscirci bisogna superare una dura prova.” “Ma nessuno” mormorò la prima vecchia “è tanto coraggioso da intraprendere quella prova. Almeno fino ad oggi.” “Coraggioso” disse la terza vecchia “o folle...” E le tre vecchie fissarono Parsifal. http://1.bp.blogspot.com/_-yeKJGNIgv...iWanKenobi.jpg |
“Domanderemo in giro.” Disse Densesu a Clio.
Girarono così per le strade, fino a quando lo scudiero di Mamyon chiese informazioni in una bottega. I due scoprirono così che in città vi era una zona periferica, un vero e proprio quartiere greco latino, abitato un tempo prima da ecclesiastici romani, poi da rappresentanti bizantini. Era una stretta stradina, attraversata da viuzze laterali, attorno alla quale si disponevano varie abitazioni e strutture, racchiuse da due grosse piazze. La casa del greco Solone, come era stato riferito a Densesu, si trovava poco prima di una delle due piazze, in una viuzza avvolta da un fitto odore di formaggio e carne. L'abitazione infatti sorgeva accanto ad un tipico ristorante greco. Clio e Densesu bussarono così alla porta di Solone e trovandola aperta entrarono. “Salute a voi, viaggiatori...” accogliendoli un uomo. Era vecchio e magro, con una barba bianca e poco curata, gli occhi vispi ed un sorriso simile ad un ghigno sul viso. “Sono Solone il Greco...” fissandoli “... in cosa posso aiutarvi?” |
All'improvviso mi trovai stretta tra le sue braccia e lui continuava insistentemente con quel bacio, facevo forza ma non riuscivo a staccarmi..non capivo il perchè di tutta questa passione verso una sconosciuta.
Riuscii finalmente a staccarmi da lui leggermente, di primo impeto avrei voluto rifilargli un bel ceffone piazzato in faccia ma cercai di mantenere la calma.."Correte troppo in fretta Milord!!" dissi sorridendogli freddamente, anche se quell' uomo era veramente affascinante. "Mi chiedevo appunto quella Rosa cosa significhi di cosi importante per Voi ed ebbene sì..sto cercando qualcosa". Tacqui e guardai il suo bel viso vicino al mio, poi ripresi sperando capisse..."Un Fiore..cerco un Fiore particolare, non conosco le sue fattezze, solo solo che ha qualche cosa di particolare, qualche potere particolare che solo un Frate...Frate Nicola..conosce e ne conosce la ubicazione sembrerebbe. E' stato l'Arconte Meccanico di Santa Agata di Gothia a chiedermi di trovarlo..e se non lo trovo la mia migliore amica..morirà". Mi risedetti aspettando una qualche sua sensata risposta. |
Salutai con un cenno del capo l'uomo davanti a noi, sorridendo.
"..Salute a voi, Solone... Il mio nome è Clio e vengo da Camelot, costui è Densesu... Siamo in cerca del vostro aiuto... Ci è giunta voce che voi state un conoscitore delle lingue antiche e un decifratore...". Estrassi dal mio piccolo bagaglio il foglietto che mi era stato dato dalla donna in biblioteca e lo porsi all'uomo "..vedete, so che è un anagramma, ma per quanto ci abbia provato, non riesco a trovarvi un senso logico..." Sospirai "...e vi assicuro che ci ho provato in tutti i modi... Evidentemente questi enigmi non fanno per me... Mi chiedevo se voi poteste aiutarmi a risolverlo, o esso mi tormenterà per giorni..." Con un sorriso. "...Naturalmente, non intendo approfittarmi del vostro sapere e della vostra competenza, ditemi pure quale compenso desiderate e sarò felice di concedervelo.. Non vi è nulla di più prezioso per me della conoscenza..." Dissi piano, con un gran sorriso. |
Un terremoto smembro' sconvolgere Tylesia, l'uomo e la natura in uno scontro impari......scendemmo dalla turbocarrozza...l'impatto con quel posto, fu molto strano, era come se ci fossi gia' stata in quel posto. Tutti credevano in me, e questo mi faceva sentire forte......tanto forte da potere credere di riuscire in quell'avventura.....e poter riabbracciare Elina......seguii il gruppo e arrivammo al casale....l'unica cosa viva erano i cani che avevamo sentito e al bussare di sawas...una voce scorbutica....Orez fu pronto ad intervenire con le sue veritiere battute, lo adoravo..... Le grandi citta' avevano sempre una citta' uguale sotto di loro....il maniero poteva essere la porta che portava alla citta' sotterranea di Tylesia, Gerusalemme aveva i suoi sotterranei....erano splendidi li avevo visitati mille volte quei luoghi, Elina era la mia compagna fedele " Bene amici miei vediamo cosa succede se busso io...."......mi avvicinai alla porta e con tre colpi risposi alla voce......" Sono Lady Elisabeth sono tornata dalle mie terre e' ora che io entri a Tylesia...."...
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Appena Clio parlò di compenso, il vecchio greco sgranò gli occhi.
Sul suo viso scarno sorse allora un grottesco ghigno, che doveva rappresentare in realtà un sorriso compiacente. “Eh, il sapere...” disse “... il sapere non ha prezzo, ma noi poveri mortali, su questa terra materiale, dobbiamo pur fissare un valore per ogni cosa... è il nostro modo per ammettere l'immensità del Creato rispetto alle nostre debolezze...” accennò allora una goffa risata “... dunque...” prendendo il bigliettino “... separiamo le lettere e vediamo di capire cosa voleva celare il misterioso autore di questo bigliettino... sapete, uno degli errori che comunemente si commettono nel tentare di decifrare enigmi o rompicapi è quello di credere che il procedimento sia complesso e la soluzione invece semplice... ma non sempre è così... il trucco è dare l'idea che il procedimento sia elementare, essenziale, per invogliare così a continuare nella ricerca della soluzione... ma il più delle volte è proprio la soluzione ad essere complicata... e infatti, anche qui le cose stanno così... questo anagramma ha una soluzione così enigmatica che non tutti possono trovarla...” “Dunque voi l'avete individuata?” Chiese Densesu. “Può darsi...” fece Solone “... ma talvolta certe cose è meglio non saperle...” “Cosa intendete dire?” “Che magari è celato un messaggio pericoloso da scoprire...” “Per voi?” “Per tutti...” “Allora?” “Forse, amici miei, mi occorrono garanzie...” fissandoli il greco “... incentivi per rischiare...” e fece un segno inconfondibile con la mano. Voleva del denaro. |
Brunos fissò Altea.
“Io non conosco nessun frate e nemmeno l'Arconte di cui dite...” disse “... ma so per certo che il fiore che cercate è quello che io conservo gelosamente in questo castello. Infatti non esiste fiore più bello. Esso è il più alto simbolo di bellezza. E se qualcuno venisse a sapere che si trova qui, allora farebbero di tutto per averlo.” Si accomodò i capelli e si sistemò la camicia. “Mi spiace per la vostra amica, ma quel fiore resterà qui. Al massimo posso farvelo vedere. Ma solo ad una condizione... una notte d'amore con me.” |
Dopo quelle parole di Elisabeth si avvertì solo silenzio.
Poi, all'improvviso, qualcuno cominciò ad aprire la porta. Apparve così sulla soglia un vecchio. Aveva capelli lunghi e barba folta, un volto segnato da rughe ma animato da uno sguardo luminoso. Indossava una lunga tunica, simile ad un saio, stretta in vita da una larga cintura di cuoio e camminava appoggiandosi ad un grosso bastone di legno. Ad un tratto arrivarono due cani che cominciarono ad abbaiare contro Elisabeth, Sawas, Orez ed Enusia. “Buoni...” disse loro il vecchio e quei cani rientrarono in casa “... cosa ne sapete voi di Tylesia?” Chiese poi il vecchio ad Elisabeth e ai suoi compagni. |
"Cosa?" dissi allargando i miei occhi.."Voi mi state minacciando..vedere il Fiore in cambio di una notte d' Amore con Voi..mi spiace, potete rimandarmi dalla Compagnia Teatrale. Ma io non scendo a tali bassi compromessi, nemmeno per il più bel Fiore di questo mondo, e poi sono certa non può essere quello il Fiore che cerco, non può essere in mano a una persona come voi...e ora.." dissi alzandomi "se volete tornarmi i miei effetti personali, andrei via da questo castello" dissi in tono serio.
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Si apri' per misericordia il portone e vidi Un uomo di cui non potevo ricordare nulla...ricordavo solo la storia che mio marito amava narrarmi quasi allo sfinimento, Elisabeth era da lui adorata.....e questo doveva darmi la forza....do trovare il modo di farmi accettare da quel tizio che aveva la faccia cosi' vecchia ma gli occhi vivi come solo la vita e la saggezza potevano....." Tylesia e la sua regina...una donna giusta che non credeva piu' all'Amore tanto che fu bandito anche il solo pronunciarlo ........un giardino ....il cui fiore era per lei tutto cio' che teneva in piedi la sua citta' e la sua vita.............questo io so di Tylesia........Il mio regno era il Bosco......e dal bosco noi veniamo......posso chiedere con chi ho il piacere di parlare ?...".......speravo solo....che le fiabe esistessero veramente e il tempo potesse avere un portale per ogni esigenza......Elisabeth....ho bisogno di te.....
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Sgranai gli occhi.
"..Ci siete riuscito? Di già? Io, ci ho provato in tutti i modi, ho distanziato le lettere, cercato le parole, credevo di aver trovato una parola ma poi, le altre lettere non avevano alcun senso, o erano banali e non si legavano affatto tra loro..." sospirai, rassegnata. Evidentemente, pensai, non ero così scaltra come pensavo. Sorrisi nel vedere il gesto dell'uomo, inconfondibile. In quel preciso momento, forse per la prima volta, ringraziai di essere la figlia di un ricco marchese e ringraziai mia madre per avermi donato molti fondi per il viaggio. Mi guardai attorno, osservando la semplicità degli arredi attorno a me, mi chiesi quante monete potesse valere una tale risposta. Probabilmente, chi è vissuto per tutta la vita in un sontuoso palazzo, da al denaro un valore assai diverso. Così, frugai per un attimo nella mia sacca, senza togliere gli occhi da Solone, estrassi una moneta e la feci tintinnare accanto a lui, era una moneta d'oro. "..Cosa dite, mio buon maestro, vi basta come incentivo?" dissi ferma "..ma badate che non vi darò nulla di più di questo, sia chiaro..". Potevo non comprendere fino in fondo il valore delle cose materiali, ma non avevo la minima intenzione di essere sfruttata. "..Ebbene, cosa ci dite?". |
Brunos sorrise spavaldo a quelle parole di Altea.
“Voi” disse “ne siete certa? Potete ben dire che il fiore che cercate non è quello che possiedo io? Eppure non ci sono fiori così preziosi a questo mondo. Nessuno conserva gelosamente un semplice fiore come faccio io. I fiori crescono spontanei nei campi o nei giardini, dove tutti posso raccoglierli. Il mio fiore invece è gelosamente conservato perchè è unico. Ma io non obbligo nessuno. Non vi mostrerò il mio fiore e non vi tratterrò qui con me. Volete andare? Prego, la porta è aperta. Ma siccome non avete rispettato l'impegno di restare qui con me per tre giorni, allora, una volta raggiunti i vostri amici attori, direte loro di lasciare questa città. Se oseranno restare e mettere in scena uno dei loro spettacoli, sappiate che li farò arrestare tutti.” |
Il vecchio, a quelle parole di Elisabeth, fece loro segno di entrare nel casale.
Giunsero così in una sala abbastanza grande, arredata con gusto sassone, dove su una tavola si potevano vedere vari piatti. Erano perlopiù cibi a base di legumi, cereali e verdure. Si sentiva odore di lardo sciolto in quei piatti, per arricchirne il sapore. Il vecchio li fece sedere e offrì loro del vino, per poi dividere con quei suoi ospiti ciò che stava mangiando. “Il mio nome” disse “è Petrillus e sono un eremita che ormai da anni vive qui da solo, lontano dalle seduzioni del mondo. Gli unici compagni sono i miei cani e fino ad ora nessuno mai era giunto qui. In questo luogo domina il silenzio. Un silenzio profondo e a tratti sacro. Perchè è il silenzio dei morti. Infatti qui intorno vi sono solo rovine. Rovine di un mondo e di un'epoca perdute nel tempo.” “Vi riferite a Tylesia, vero?” Chiese Sawas. “Si...” annuì l'eremita “... era una città magnifica... sospesa tra Cielo e terra... una città che aveva avuto un grande dono...” “Quale?” Domandò Enusia. “Due anime si erano ritrovate e congiunte...” narrò il vecchio “... e Amore aveva fatto loro uno straordinario regalo... aveva materializzato il frutto di quel loro sentimento, facendo sbocciare proprio a Tylesia il Fiore Azzurro...” http://amandajenner.files.wordpress....aria.jpg?w=529 |
“Basta e avanza, milady.” Disse Solone a Clio, per poi prendere avidamente la moneta. “Allora...” mettendo il bigliettino davanti a loro “... spostando le varie lettere per poi cercare parole di senso più o meno compiuto, si può vedere qualcosa...”
“Cosa?” Domandò Densesu. “Due nomi...” “Due nomi?” Ripetè Densesu. “Che nomi?” “Due nomi che possono dirvi poco o nulla” spiegò il greco “ma che racchiudono un grande significato...” rise “... eccoli... il primo è... Illufestati... sapete cosa significa? Si tratta di un'oscura setta di fanatici, cacciata da queste terre molti anni fa dall'Arciduca di Capomazda... adoravano una divinità che rappresentava la personificazione della Ragione umana... mentre il secondo nome...è Ordafredda... e si riferisce a Giorgio dell'Ordafredda...” |
Mi alzai dal tavolo sicura..."Non preoccupatevi, milord" dissi con tono fermo e deciso "Non penso il Fiore che cerco..ripeto, si troverebbe in mano a una persona cosi egocentrica ed egoista come Voi..e potete mandare voi qualcuno a riferire alla Compagnia Teatrale di andarsene, visto siete il Signore della città. Io non ne faccio parte, ho solo chiesto loro un passaggio".
Uscii dalla stanza e chiesi di riavere i miei oggetti personali ovvero il mio borsello dove tenevo le cose a me più care, il libro della Gioia dei Taddei, quella strana bussola e i lasciapassare dati da de Lys. Fu cosi che mi trovai fuori dal castello, e piena di sensi di colpa, non avevo il coraggio di affrontare il Chevalier de Lys e la Compagnia, già fu un insuccesso a Santa Agata di Gothia e ora avevo fatto saltare pure questo spettacolo. "Non preoccuparti Altea, quell' uomo voleva costringerti con le minacce e usando la forza su di te" e vidi davanti a me la mia cara antenata. "Hai avuto un ricordo..si della mia cara madre che vide il.. Fiore Azzurro a Tylesia" disse in modo enigmatico "Ella ne parlava sempre, era un Fiore speciale, direi quasi..magico". Sorridendomi sparì nel nulla. Un Fiore Azzurro...mi incamminai verso il sentiero che portava nella cittadina quando vidi un mercato di bestiame e animali, vendevano dei bellissimi cavalli. Ne vidi uno..mi avvicinai, era sano e robusto, dal mantello lucido e nero..ciò che occorreva per un lungo viaggio e mi rivolsi al venditore.."Ditemi, messere, quanto volete per questo cavallo? E che nome porta..devo fare un lungo viaggio, mi assicurate che possa resistere..anche fino a Capomazda?" Mi guardai attorno..."E dove è la strada che porta al Ducato?" chiesi sorridendo..già, a quanto pareva dovevo continuare quel viaggio temerariamente sola anche se avevo paura di ciò, dell' incognito ma era giusto così..i teatranti avevano altre mete e la loro attività, io avevo altri fini. |
"Ma allora ci ero arrivata!" Esclamai, ritrovando un po' di fiducia in me stessa.
"...solo che, non sapevo fosse un nome... E orda fredda non aveva il minimo senso..." Sorrisi. Mi chiesi cosa potesse significare quel nome. Poi, ricordai le parole riguardanti l'occhio e l'improvviso interruzione, proprio in corrispondenza di un nome: il nome dell'ultimo membro della setta, fuggito a Sygma. "...poiché il compenso avete detto che non solo basta ma addirittura avanza, sapete dirmi qualcosa in più su questo Giorgio dell' Ordafredda? In caso contrario tornerò in biblioteca..." Dissi scrutando l'anziano maestro. |
Un eremita...un custode, lo guardai con curiosita', troppi piatti per un uomo solo.....che si nutrva di preghiera e silenzio....." Petrillus ha ragione....l'Amore ha fatto loro un regalo straordinario e ha regalato al resto del mondo una cinica ricerca perche' nessuno riesce a trovarlo.....il lucchetto del giardino era stupendo......brillava ai raggi solari arricchendo della sua luce chi lo guardava......lei lo curava con un Amore che nessun uomo potra' mai conoscere dala sua donna.....e ora voi mi dite che c'e' solo distruzione.......ditemi Petrillus...perche' avete aperto appena vi ho detto il mio nome ?.......e ditemi ancora, siete un uomo esigente...perche' alla vostra tavola si potrebbe nutrire piu' di una persona e di due cani....".....
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Abbassai appena lo sguardo alle parole del cavaliere...
ed improvvisamente una sottile e lieve tristezza mi pervase il cuore... “Io...” iniziai a dire. La mia voce si ruppe, però... esitai... era così vicino adesso e la sua voce era così morbida, così diversa da tutto ciò cui ero stata abituata ed educata fin da piccola... e fu in quel momento che ebbi quel capogiro... Canticchiando appena tra me e me, varcai l’alta porta intarsiata. Una candida luce trasparente entrava dalle ampie vetrate... io, con un sorriso, indugiai per qualche momento di fronte alle finestre, lasciando che mi sfiorasse le pelle... poi mi lasciai scivolare sull’ampia poltrona ed aprii il libro che avevo con me... “Buongiorno!” disse una voce sottile alle mie spalle. Sussultai. “Maestro!” dissi, voltandomi di scatto “Perdonatemi, io... io non sapevo che foste qui. Non vi avevo visto!” Il maestro George si avvicinò lentamente... “Forse perché eravate troppo intenta a canticchiare?” mormorò lievemente sarcastico. “Io...” sussurrai imbarazzata. “Cos’è quel libro?” chiese. “Oh... niente!” risposi in fretta, tentando malamente di nasconderlo “Niente...” Ma l’uomo, con un gesto rapido, lo prese... “Tristano e Isotta?” domandò, sollevando lo sguardo “Non mi pareva rientrasse nella lista dei volumi che vi avevo consigliato, vero? C’erano dei trattati, in quella lista... politica, economia... giusto?” “Si...” mormorai, abbassando lo sguardo. “E dunque?” domandò secco “Cos’è questo?” “E’ solo un libro...” risposi “Una lettura...” “Letture di questo genere non sono per voi!” ribatté “Devo forse ricordarvi qual è il vostro ruolo? Devo ricordarvi i vostri obblighi, i doveri? Devo ricordarvi quali devono essere le vostre priorità? Devo?” “Ma...” Lui mi zittì con un secco gesto della mano e poi rimase a fissarmi con sguardo gelido, senza più parlare... ed io mi sentii scioccamente in colpa. Battei le palpebre, tornando in quel corridoio... e mi accorsi che quella vaga tristezza, che avvertivo in precedenza, si stava lentamente trasformando in qualcosa di diverso... Mestamente, sfilai delicatamente la mia mano da quella del cavaliere... “Dimenticate che io sono la regina, sir...” sussurrai lentamente, senza guardarlo “E solo l’amore del mio popolo e della mia terra deve spettarmi... l’amore per Sygma... per il suo benessere e per la sua felicità... solo questo... questo è il solo amore che mi spetta... l’unico che mi sia concesso!” Sollevai gli occhi su di lui, infine... sperando che quel sottile dolore non trasparisse dal mio sguardo... ma prima che potessi dire o fare qualunque altra cosa, udimmo quella voce... Citazione:
ed arrossii lievemente a quelle parole... “Ecco, io...” sussurrai, tornando a voltarmi esitante verso Guisgard “Io credo che sia meglio che mi ritiri, adesso, milord... buonanotte...” E, lentamente, mi avviai per il corridoio. |
Capitolo IX: Ardena e Melicha
“Chi dunque vuole ascoltare un racconto d'amore, rimanga qui. Io ben gli narrerò di nobili amanti che dettero prova di perfetto amore: un uomo che si strugge, una donna che si strugge; un uomo e una donna, una donna e un uomo; Tristano, Isotta, Isotta, Tristano.” (Goffredo di Strasburgo, Tristano) Ad un tratto si udirono mille trombe suonare verso il cielo. Ma era un suono triste, funereo. Drappi neri furono calati dal Palazzo Reale. Un araldo, vestito a lutto, allora apparve nella piazza principale, mentre valletti, con sguardi commossi, cominciarono a suonare mestamente per le strade. “Popolo di Sant'Agata di Gothia...” disse l'araldo “... oggi è un giorno nefasto. Come serpi striscianti, sicari Capomazdesi sono riusciti a cogliere la nostra colomba. Un assassino inviato dall'Arciduca ha trafitto con una freccia avvelenata la principessa Talia. Ella ora lotta tra la vita e la morte, in condizioni disperate. E difficilmente riuscirà a superare la notte.” E le campane della città suonarono a lutto, mentre tra i cittadini si diffuse pianto e disperazione. Intanto, nel Castello di Limas, Guisgard osservava Talia allontanarsi. Avrebbe voluto chiamarla, fermarla, magari prendendola ancora per mano. Ma non lo fece. “Mi sentirei solo uno sciocco” pensò “davanti ad un suo rifiuto di restare...” “Va via la vostra amica, sir?” Chiese Abecedarius. “Non è una mia amica...” rispose lui seccato “... è... è mia sorella.” “Allora siete di certo un re.” “Cosa?” “Dicevo, siete di certo un re” fece il libro “visto che lei, essendo vostra sorella, è una regina.” “Regina?” Ripeté Guisgard. “Si, l'ha detto lei prima di andare...” Guisgard scosse il capo contrariato. “Permettetemi, sir...” continuò il libro “... ma, avendo in memoria tantissime storie, so per esperienza che molte di esse possono fare la fortuna di tanti innamorati.” “Tu chiacchieri troppo, sai?” “Perdonatemi, ma, da come vi tenevate per mano e dal tono con cui vi parlavate, beh, posso permettermi di dire...” “Sai, dalle mie parti l'espressione chiudi il libro equivale ad un sonoro e monumentale chiudi il becco!” “Ops...” zittendosi poi Abecedarius. Giusgard allora restò a fissare il corridoio, nella cui penombra era svanita la principessa. “Altezza...” all'improvviso Marijeta nel vedere Talia davanti alla sua camera “... il vostro camino è acceso... così troverete la stanza calda...” http://images2.fanpop.com/image/phot...22-853-480.jpg |
Solone fissò quell'anagramma.
“Giorgio dell'Ordafredda” disse a Clio e a Densesu “era membro degli Illufestati, una confraternita formata da laici antinobiliari e anticlericali. Quella congrega però non aveva grandissimi ambizioni sociali o politiche, ma mirava solo a permettere che i suoi membri si godessero la vita a loro piacimento. Era una protesta contro ogni regola, ogni norma, ogni limitazione e gerarchia. Favoleggiavano di un mondo libero, governato dal popolo ma senza leggi e obbligazioni. Proclamavano di voler edificare nuove città, ma solo con case e senza più chiese. In verità” continuò il greco “oltre a queste fanfaronate, i sedicenti Illufestati non avevano un chiaro piano ideologico. Non proponevano alcuna alternativa ai governi che reggevano città e regni. Miravano solo ad appropriarsi di qualche fetta della grande torta che, a loro dire, si spartivano da secoli vescovi, abati, principi e duchi. Fino a quando i loro eccessi andarono oltre la morale pubblica e allora gli Arciduchi di Capomazda li misero fuorilegge. In breve gli Illufestati furono arrestati, processati e impiccati tutti. Tutti tranne uno... un unico superstite, fuggito chissà dove... Pietro dell'Ordafredda. Probabilmente cambiò identità e continuò a tener viva la confraternita, stavolta con idee e propositi molto più ambiziosi... distruggere davvero la Chiesa e i nobili che la proteggevano...” |
“Ho aperto” disse Petrillus ad Elisabeth “perchè avete nominato Tylesia. E sono anni che non sento più pronunciare quel nome. Vivo, come detto, qui da solo e la nuova Tylesia si trova dall'altra parte del lago. Il caldo Calars le ha donato straordinarie terme, dalle quali sgorga un'acqua unica e della quale ne apprezzano le qualità i signori di Capomazda. Ed è proprio quell'acqua che fa crescere le verdure, i legumi e i cereali che arricchiscono la mia tavola. Non impressionatevi per i miei pranzi. Amo il cibo e di certo non è peccato agli occhi di Dio apprezzarlo. Sono altre le colpe che Egli vede in noi.” Li fissò. “Ma perchè siete giunti qui? Cosa state cercando?”
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Altea lasciò così il castello di Brunos e anche la compagnia teatrale che l'aveva presa con sé.
Tuttavia, nel lasciare il castello, l'unica cosa che Brunos non le aveva reso erano stati i biglietti che il misterioso Cevalier de Lys donò ad Altea e che valevano come permessi in varie città. “Il cavallo costa tre Taddei, milady.” Disse il venditore. “Quanto a Capomazda, per arrivarci bisogna oltrepassare il Grande Acquedotto presso il Monte dell'Arcangelo. Ma vi sconsiglio di andarci. C'è la guerra e ovunque vi sono soldati, bande mercenarie e disertori... non riuscireste mai ad arrivare a Capomazda...” |
Annuii dando all' uomo i tre Taddei..."So benissimo che vi è la Guerra, ma attualmente ho visto cose peggiori...credetemi..il Grande Acquedotto avete detto oltre il Monte dell' Arcangelo" e baciai istintivamente la collana "da che parte devo dirigermi mostratemi". Comprai pure una robusta sella e le staffe e montai a cavallo, aspettando l' uomo mi mostrasse da che parte andare.
Ora era iniziata la vera Avventura...e Ricerca, ma sapevo che il Signore mi avrebbe seguito in questo cammino. |
"...un governo del popolo... Che assurdità..." Dissi con un cenno della mano. Ascoltai con attenzione le parole del saggio greco.
"...si, avevo letto di questa storia ma non conoscevo il nome del sopravvissuto...". Ora lo sai... Mi persi con lo sguardo per un momento. Perché quella donna aveva deciso di aiutarmi? Perché mi aveva consegnato quell'indizio? Dovevo scoprirlo, dovevo scoprirlo a tutti i costi. Ma c'era un altra domanda che mi tormentava. Cosa c'entrava tutto quello col Fiore? Perché tanto trambusto? Forse da esso gli Illufestati intendevano espandere il loro potere? Cosa mi aveva detto quell'orribile uomo a quel proposito? Non riuscivo a ricordarlo. Avrei voluto tornare nella biblioteca e trovare un modo per comunicare con la donna che mi aveva aiutato, ma notai che si stava facendo buio, e mi resi conto che l'avrei trovata chiusa. Salutai Solone, ringraziandolo del prezioso aiuto. Poi, mi feci accompagnare da Densesu al casale, e nel tragitto non dissi una parola, persa com'ero nei miei pensieri. Giunti a destinazione, il tepore del fuoco scoppiettante mi destò da quel torpore. "....perdonate la mia scortesia, Densesu, vi sono grata per avermi accompagnato oggi..." Sorrisi "...credete che Mamyon riuscirà a raggiungerci per cenare, o saremo solo noi?". |
Giunsi di fronte a quella stanza quasi senza rendermene conto...
continuavo a pensare alle parole di Guisgard... quelle parole che avevano richiamato alla mia mente quel ricordo lontano e doloroso... la memoria di un’infanzia felice e piena di sogni... sogni ormai sopiti e repressi da così tanto tempo che credevo di averne perduto memoria ormai... ed invece lui aveva saputo risvegliarli... aveva saputo mettermi in difficoltà... ero stata in difficoltà, forse per la prima volta dopo non sapevo più quanto tempo. Fu la voce di Marijeta a riscuotermi... Citazione:
Nelle stanza erano state accese tutte le candele... lentamente feci il giro e le spensi una ad una, finché non fu solo la fiamma crepitante del camino a rischiarare l’ambiente con la sua luce mutevole... e, proprio a quella luce ballerina, mi avvicinai all’alto specchio che troneggiava accanto al letto e rimasi a fissare la mia immagine riflessa... osservai a lungo quella immagine, scoprendomi via via sempre più intenta a cercare in quella figura impettita e rigida l’ombra della bambina spensierata e felice che ero stata... osservai gli occhi vagamente tristi e le labbra prive di sorriso... osservai i capelli, acconciati con fin troppa cura... ed infine il mio sguardo scese fino a terra, a cercare quell’ombra che sapevo non esserci più. Esitai a quel pensiero... la mia ombra... dov’era finita la mia ombra? Possibile che... quelle antiche storie... quelle leggende di cui il maestro mi aveva parlato da piccola... era possibile che... Distrattamente arretrai, allontanandomi dallo specchio, e mi lasciai scivolare sul letto... e rimasi così, a fissare il soffitto nella semioscurità, con le ombre che si rincorrevano alla luce mutevole del camino... pensando a mille e più cose... finché, infine, il sonno non ebbe il sopravvento su di me ed io mi addormentai. E sognai Sygma e Sant’Agata... sognai mio padre ed il maestro George... sognai giorni lontani e felici, e poi sognai giorni di guerra... sognai l’Arciduca e l’Arconte che combattevano ed io che venivo ferita... e poi sognai Guisgard, le sue parole, i suoi occhi... sognai Guisgard a lungo... |
Clio non terminò neanche di parlare che subito cominciarono ad udirsi rumori e grida.
“Ma...” disse Densesu “... cosa accade?” E corse alla finestra. “C'è tribolazione... le campane suonano in città... chissà cosa sta succedendo... aspettatemi qui...” corse fuori e qui fermò alcuni contadini che tornavano dal centro abitato, chiedendo loro spiegazioni di quel caos. Ritornò poi da Clio. “In città” fissandola “è scoppiato un clamore incredibile... pare che ci sia stato un attentato e la principessa sia stata ferita... forse è anche morta... insomma, sembra esserci il finimondo... chissà Mamyon dove sarà... forse c'è stato un attacco... cosa facciamo?” |
Avuto l'indicazione dal venditore, Altea partì alla volta dell'acquedotto.
Era però già giunta la sera e quelle vie si dimostrarono subito selvagge e misteriose. Luci lontane sembrano animarsi nel buio e strani versi si udivano nell'aria. Ad un tratto, lungo la strada, Altea vide una luce accesa. Poco dopo intravide anche le fattezze della struttura da cui quella luce proveniva. Era una casa. E subito dietro di essa apparvero altre case e poi un intero borgo. |
Talia era nella sua stanza, davanti a quello specchio.
Fissava la sua immagine e poi i suoi occhi cercavano quell'ombra svanita, perduta. Indossava un abito lungo e leggero, perchè il fuoco del camino aveva riscaldato la stanza. Ad un tratto dalla luce della fiamma che ardeva nel focolare prolungò una lunga ombra, che raggiunse i piedi della principessa. Poi, all'improvviso, si animò. “Talia...” disse con voce di donna “... Talia... attenta a quel cavaliere... non restare qui... il tuo popolo ha bisogno di te... fuggi via... fuggi via... apri la porta e fuggi via... ti guiderò io dal tuo popolo...” “Principessa...” all'improvviso una voce “... principessa...” “Principessa...” qualcuno bussò alla porta e destò Talia da quel sogno “... principessa... sono io...” era Guisgard. |
Tylesia era divenatat una citta' termale......per i Signori di Capomazda doveva essere un paradiso......" Perdonate non volevo giudicarvi per i piatti distribuiti sulla vostra tavola......pensavo in verita' che ci fossero piu' ospiti in questa vostra casa........bene allora andremo a visitare la nuova Tylesia...la vecchia e' un cumulo di macerie.......per quanto riguarda noi.....cerchiamo un fiore....un fiore che mi fa venire in mente quello degli antichi Egizi....il fiore azzurro....voi lo conoscete....immagino ...."....
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Il cavallo correva veloce e mi ricordavo di quando il vento sfiorava il mio bianco viso nella brughiera di Camelot, rendendolo colorito della sua brezza.
Non mi accorsi del trascorrere delle ore, udivo suoni strani e ormai sembrava farsi buio e vidi in lontananza una luce, spronai il cavallo e infatti era una casa, poi un' altra ancora finchè mi accorsi era un borgo...sospirai guardandomi attorno poichè era abitato. Vidi una taverna dove avrei potuto avere ristoro e un fabbro...infatti necessitavo di una spada...era sempre meglio difendersi anche se avevo il pugnale preso nel castello dell' Arconte. Entrai nella fucina e mi rivolsi al fabbro.."I miei omaggi messere, avrei bisogno di una spada, nulla di particolare, qualcosa adatto per difendermi nel mio lungo viaggio" mi guardai attorno e vidi appese corazze di ogni colore e pure con vari stemmi ed elmi piumati, spade intarsiate.."E, gentilmente, potreste anche dirmi dove mi trovo?" |
"Io... io non lo so.." dissi con gli occhi sbarrati dall'agitazione.
Un attentato, il finimondo in città, chissà a Mamyon cos'era successo. "..Lui, doveva proteggerla.. come è potuto accadere?" scossi la testa, con lo sguardo fisso fuori dalla finestra. In un primo momento avrei voluto correre da lui, avere la certezza che stesse bene, che sarebbe tornato presto da me. Poi, però, riflettei. Piombare all'interno del palazzo, con tutto quel trambusto, di certo non sarei stata ben accolta, sarei stata solo un intralcio. Ma non potevo nemmeno starmene con le mani in mano, senza sapere nulla sulla sorte del cavaliere. Iniziai a camminare nervosamente avanti e indietro, sotto gli occhi preoccupati di Densesu. "...Credo che Mamyon abbia cose più importanti a cui pensare adesso, non può anche badare a me..." sospirai "..Gli ho promesso che sarei stata al sicuro.. che mi sarei fidata di lui..." sussurrai. Mi avvicinai ad un tavolo, sopra il quale era poggiato un calamaio e alcuni fogli di pergamena. Ne piegai uno in due, lo strappai e iniziai a scrivere. Mio Caro Mamyon, ho udito il trambusto in città, e le malinconiche litanie. Sono addolorata per quanto accaduto alla principessa. So che avrai mille incombenze a cui badare, e che non sarò il primo dei tuoi pensieri in questi tristi momenti. Ma ti prego, se puoi, di farmi avere tue notizie al più presto. Sono in pena per te. Tua Clio Piegai il foglio accuratamente e lo richiusi con la ceralacca, fermandolo con l'anello che portavo sempre al dito. Mi rivolsi poi a Densesu. "Credete che sia possibile far arrivare questo messaggio a Mamyon? Non ho intenzione di mettermi nei guai, ma devo sapere se sta bene.." dissi guardandolo speranzosa. |
Petrillus accennò un vago sorriso a quelle parole di Elisabeth.
“Il Fiore Azzurro...” disse “... certo che conosco il Fiore Azzurro... tutti quelli che hanno una certa età qui sanno di cosa stiamo parlando ora... questo perchè da piccoli ci venivano narrate le storie sulla vecchia Tylesia, sulla sua regina e sul meraviglioso Tesoro che era sbocciato nel suo inaccessibile Giardino...” “Parlateci di questo Fiore.” Fissandolo Sawas. “Le cose più importanti e belle di questo mondo” fece Petrillus “ossia Fede e Amore, sono in realtà doni. Chi possiede questi due tesori non ha meriti particolari, ma può solo definirsi un privilegiato. La Fede Religiosa e l'Amore Vero fioriscono nella vita di persone fortunate. E così è anche il Fiore Azzurro. Può sbocciare ovunque e nessuno può prevedere dove accadrà. Tylesia fu fortunata tanto tempo fa. E ora, grazie al Cielo, qualche altro luogo starà godendo, o sarà prossimo a godere, tale Benedizione.” “Come ha fatto a sbocciare a Tylesia?” Domandò Sawas. “Le cose più belle” rispose Petrillus “sono sempre le più semplici. Accadde che la regina ed il suo innamorato piantassero un Fiore nel Giardino... e da lì è sorto meravigliosamente il Fiore Azzurro...” “Che io sappia” intervenne Orez “il caso non esiste e dunque dubito che se io e lady Elisabeth si piantasse un fiore, al suo posto sboccerebbe proprio il Fiore Azzurro.” Petrillus rise di gusto. “Insomma, il Fiore potrebbe essere sbocciando ovunque...” disse Enusia “... anche all'altro capo del mondo...” “Eppure deve esserci un modo per cercarlo...” mormorò Sawas “... voglio dire, deve pur esserci una traccia da seguire, qualche segno...” “Posso darvi un solo consiglio.” Fissandoli Petrillus. “Cercarlo.” “E' quello che stiamo facendo.” Replicò Sawas. “Senza fermarvi.” Sentenziò l'eremita. |
“Siete nel borgo di Douguen, milady.” Disse il fabbro ad Altea. “Quanto alle spade, ne ho alcune leggere e maneggevoli, adatte ad una donna. Magari non possono impensierire un cavaliere in armatura, ma di sicuro sanno mettere in fuga qualche malintenzionato.” E mostrò alla donna alcune di quelle spade.
Ad un tratto si udirono grida e risate provenire da fuori. Un attimo dopo qualcuno entrò nella fucina. “Sta per cominciare, Claus!” Rivolgendosi l'uomo appena entrato al fabbro. “Non vorrai certo perderti la gara! Avanti, i partecipanti sono pronti per cominciare! Chissà fra loro chi vincerà quel gioiellino!” “Si, ho una cliente.” Annuendo il fabbro. “Finisco qui e vengo a vedere lo spettacolo.” |
“In città credo ci sia un gran caos...” disse Densesu a Clio “... sicuramente ci saranno anche disordini, perchè il popolo si sentirà perduto, senza una giuda e molti temeranno l'arrivo dei Capomazdesi. Ma proverò a portare questo vostro messaggio al Palazzo Reale. Magari convincendo qualche valletto o servitore per farlo recapitare a Mamyon... proverò... vi prometto che proverò... voi aspetterete qui il mio ritorno. Mi raccomando, barricatevi dentro, senza aprire a nessuno.”
E uscì. Passarono così alcune ore e dall'esterno Clio sentiva le campane di Sant'Agata di Gothia che continuavano a suonare a lutto. Il casale era poco fuori dal centro urbano, ma di tanto in tanto giungevano le voci di contadini che tornavano dalla campagna. E nelle loro parole vi era cordoglio, dolore e paura. Sporadicamente la ragazza avvertiva anche dei cavalli che attraversavano di corsa quella zona. Erano con ogni probabilità i soldati che ora percorrevano in un lungo e in largo l'area perimetrale della città, forse in cerca dei sicari che avevano attentato alla principessa. Ma, all'improvviso, si udirono dei colpi alla porta. “Clio, Densesu...” disse una voce dall'esterno “... ci siete? Sono io, Mamyon...” |
Aprii gli occhi di scatto...
quel sogno... quella voce... Per qualche momento rimasi immobile, fissando il soffitto nella penombra cupa data dal camino ormai quasi spento... ero confusa... agitata... il mio popolo, aveva detto quella voce... il mio popolo aveva bisogno di me... aveva bisogno? Mi passai una mano sugli occhi, cercando di recuperare il controllo... e mi accorsi, così, che stavo lievemente tremando... tremando per l’agitazione... e per il freddo... c’era terribilmente freddo, lì, ora che il camino si era quasi spento. E poi capii che non tutto ciò che avevo visto in sogno, faceva parte solo della mia fantasia... lentamente l’agitazione diminuì ed io sentii che stavano davvero bussando alla porta... ed una voce mi chiamava... la voce di Guisgard... Citazione:
rimasi per qualche momento ferma dietro di essa, vagamente incerta... poi appoggiai la mano sulla maniglia ed aprii lentamente... “Milord?” mormorai gentilmente, trovandomelo davanti. |
Talia aprì lentamente la porta e apparve Guisgard.
“Che tono gentile...” disse lui “... vedo che quel vago fare contrariato di poco fa è svanito... ma state tranquilla, non sono tornato per prendervi ancora la mano...” sorrise “... ma sono un cavaliere... il vostro cavaliere... e volevo sapere... si, insomma... prima siete andata via un po' seccata... forse ho detto, oppure fatto qualcosa che vi ha infastidita? O magari è solo la nostalgia che avete della vostra corte?” Guardò la stanza intorno a loro. “Beh, non è male qui... voglio dire, è un castello nobiliare, con tanto di servitori, anche se, lo ammetto, un po' stravaganti... o chissà, forse vi mancano i vostri abiti sfarzosi e i vostri gioielli...” le fece l'occhiolino “... però, se proprio volete, qui nelle vostre stanze vi lascerò indossare tutto ciò che vorrete... persino la corona regale...” sorrise nuovamente “... anche se dubito faccia parte ora dei vostri bagagli!” Rise. “Su, fatemi un sorriso, altrimenti resterò inquieto per tutta la notte... e poi merito un premio, no? Sono venuto qui, sfidando le ire della vostra servitrice!” Le mostrò qualcosa. “E' uno strano oggetto per voi, lo so... è fatto di fogli ripiegati più volte... rappresenta un fiore... tecnicamente è chiamato Origami... mi ha insegnato il mio maestro a farli... da piccolo ero un portento... però devo dire che non ho perso la mano... tenete, è per voi... è un'orchidea... e secondo il linguaggio dei fiori rappresenta la totale devozione... come quella di un cavaliere alla sua regina...” e la fissò negli occhi “... siete bellissima...” sussurrò all'improvviso “... anche senza i vostri gioielli e abiti da cerimonia, altezza...” http://images2.fanpop.com/image/phot...93-853-480.jpg |
Presi tra le mani quel piccolo oggetto di carta che mi aveva porto e lo osservai stupita...
era qualcosa di molto bello... di particolare... era qualcosa che non avevo mai visto prima e per qualche minuto rimasi ad osservarlo con attenzione, studiando le piccole pieghe precise della carta e la perfezione dell’insieme... poi, quando la sua voce si spense, tornai a guardarlo... e, quasi involontariamente, un sorriso mi increspò le labbra... “Ma quanto parlate!” mormorai, senza sapermi trattenere “Quanto parlate!” Abbassai appena lo sguardo ed osservai il fiore di carta per un altro istante, sfiorandolo piano con la punta delle dita... “Sapete...” dissi poi, gentilmente, tornando a guardarlo “Da piccola, dicevano a me che parlavo molto... mio padre talvolta mi rimproverava proprio per questo. Ma voi... santo cielo, se conoscesse voi...” Sorrisi... e per molti minuti nessuno di noi parlò più... io avvertivo i suoi occhi su di me, ma continuai ad osservare quella piccola scultura di carta... “E’ un dono molto bello...” mormorai infine, tornando a guardare il cavaliere “E’ probabilmente il più bel dono che mi sia mai stato fatto... è prezioso, perché lo avete fatto voi per me!” |
“Eh, sono dunque un chiacchierone...” disse Guisgard alzando gli occhi “... ma almeno sono riuscite a farvi sorridere quelle mie chiacchiere...” sorrise “... quando sarete malinconica” sussurrò a Talia “o vi sentirete sola... questo fiore di carta vi ricorderà che non lo siete... che c'è qualcuno che veglia su di voi... che scaccerà ogni vostra paura...” i suoi occhi erano fissi in quelli di lei “... ma le sorprese non finiscono qui, altezza... anzi, prima che la vostra servitrice si svegli e venga qui con un mattarello, sarà meglio sbrigarci...” le fece l'occhiolino “... si, perchè volevo farvi ascoltare una cosa... anzi, molte cose in verità...” e senza attendere la risposta di lei, Guisgard la prese per mano e la portò fuori dalla stanza.
Di nuovo in quel corridoio, illuminato da una candela e dal chiarore del nuovo giorno che tingeva di rosa i vetri delle finestre. “Vedo che siete riuscito a recuperare la dama!” Esclamò qualcuno. |
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