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Nel vedere scendere Elisabeth, Velv ed i suoi compagni restarono sorpresi.
Ora finalmente la donna si mostrava preparata ai loro occhi e la sua bellezza non era più celata da vestiti sporchi e capelli spettinati e crespi. “Così” disse Velv “fate tutto un altro effetto, milady.” Prepararono i loro cavalli e lasciata la locanda si diressero verso la città. “Il rappresentante dei mercanti” mormorò Velv durante il viaggio “ci ha lasciato varie informazioni sul nostro uomo... Azable comanda una banda di individui dove ciascuno pare avere caratteristiche particolari... in tutto, compreso lui, sono in quattro... se davvero, come crede quel Gervan, Azable è qui a Sygma, allora significa che ha in mente un colpo particolare... dobbiamo quindi cercare di scoprire a cosa mira.” “Sarà come cercare un ago in un pagliaio...” fece uno dei due suoi compagni “... Sygma è piena di opere preziose...” |
Simone, come Clio, restò turbato di fronte a tutto ciò.
Il Priore Adamo era svanito come un fantasma. “Dove...” disse il viceprocuratore “... dove sarà finito?” Corse allora verso la porta e uscì nel corridoio. Qui vi erano funzionari e due guardie che sorvegliavano l'interno del palazzo. Simone chiese a tutti loro notizie sull'uomo che stava interrogando, senza però ricevere risposta. Nessuno infatti l'aveva visto uscire dalla stanza. “E' assurdo...” rientrando Simone, per poi fissare Clio “... è assurdo... era qui... e se anche avesse approfittato del colpo di vento per uscire dalla stanza, nel corridoio lo avrebbero visto...” restò perplesso “... dite che era Mirabole o uno dei suoi? Ma era un chierico ed aveva la lettera firmata dal vescovo...” scosse il capo “... a meno che... a meno che non sono tutti in combutta con quel ladro... lui e il Clero... ma con noi non la spunteranno... cosa dicevate un momento fa, milady? I suoi occhi? Erano chiari, lo rammento... ma come indizio è un po' vago, non credete? Non sarà l'unico ad averli di quel colore!” Era visibilmente agitato. E forse per questo quella domanda di Clio lo scosse ancora più vistosamente. “Non...” farfugliò “... non ho alcun segreto... e non so di cosa stesse parlando... probabilmente voleva confonderci... o magari gettare ombre sulla nostra giustizia...” si fece portare del liquore “... ho bisogno di bere... qualcosa di forte...” e dopo aver bevuto tornò a guardare Clio “... trovatelo... trovate Mirabole... fosse anche il vescovo... lo voglio... sarà al ballo... non mi importa se seguirete il colore dei suoi occhi o qualsiasi altra traccia... voglio quel furfante...” |
Mi sentii gratificata Velv mi guardava con ammirazione..." Vi ringrazio.....io vi ripaghero' per quanto avete fatto...".....gia' lui non immaginava neanche quanto poteva aver regalato ad una donna di poco conto in quel momento...tanto poco per lui immenso per me fu quel gesto....salimmo a cavallo...ed ascoltai il suo discorso...." Quando ero con i tre falsi frati il quadro si trovava in una chiesa....e a quanto pare era anche ben sorvegliata era la Chiesa di Santa Felicita...ma sono passati alcuni giorni da quando ho avuto quella notizia tanto che Frate Teodoro....mi disse che non avrei mai potuto difendere da sola quel quadro....c'erano troppe guardie che già lo facevano........Mi ha insegnato Padre Anselmo che le bellezze pittoriche venivano esposte in Chiesa...perchè i poveri potessero vedere cio' che l'uomo poteva manifestare con le proprie forze......o nei palazzi dei signori...perchè non venissero mai celati......potrebbe essere sotto il nostro naso e non accorgecene.....Azable.....un nome che corre sulla bocca di tropppa gente......."........
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Adoravo i cappelli e Jacopo lo sapeva...
e quello era davvero bello. Lentamente lo estrassi dalla scatola e me lo sistemai sulla testa. “E’ molto bello...” mormorai, guardando il mio riflesso nello specchio sulla parete opposta “E’ davvero splendido, Jacopo... splendido!” I miei occhi osservarono ancora un poco la mia immagine nello specchio, poi tolsi il cappello e tornai a guardare mio marito... lui amava farmi regali, per qualche motivo aveva sempre avuto la fallace convinzione che con un regalo ogni cosa si sarebbe sistemata... “E’ splendido, Jacopo, ma non avresti dovuto... davvero... non era necessario!” Mi alzai e, sorridendo, sfiorai appena la sua guancia con una carezza... per qualche istante... poi mi diressi verso la porta. “Vado a cambiarmi, e poi andrò a cavalcare...” dissi allontanandomi “Ti spiace chiedere che mi sellino un cavallo, mentre esci?” Sulla porta mi fermai e mi voltai a guardarlo. “Buona giornata, Jacopo!” dissi. |
Jacopo restò a fissare Talia con occhi enigmatici, mentre lei usciva dalla stanza.
“Credo invece che ogni occasione sia adatta per un regalo.” Disse poi. “Ti avevo detto che saresti stata la più bella al ballo. E così sarà. Buona giornata a te, mia cara.” Diede allora ordine di far sellare il cavallo di sua moglie e poi, preparatosi, lasciò la casa. Era diretto al Palazzo di Giustizia. Il viceprocuratore lo stava attendendo. |
Velv, a quel discorso di Elisabeth, si voltò a fissarla.
“Aspettate...” disse di colpo “... state forse avanzando l'idea che quell'Azable sia giunto a Sygma per rubare quel quadro famoso?” |
"Oh, non fraintenderemi... Non vi stavo accusando.." Sorrisi "Intendevo solo di riflettere sulle parole di quell'uomo.,. Non sono certo dette a caso.. Pensate a cosa possono riferirsi.. Per il resto, non temete.." Alzandomi "Farò del mio meglio alla festa, anche se immagino che si impegnerà per non essere riconosciuto.. Bene, vi ringrazio per avermi permesso di restare, Lady Selenia mi attende..".
E, dopo averlo salutato, mi avviai verso l'uscita. |
Simone annuì a quelle parole di Clio e osservò, con aria inquieta, la ragazza mentre usciva dalla stanza. E lei nell'attraversare l'androne del palazzo vide arrivare il capitano Jacopo.
Quello la salutò e poi salì dal viceprocuratore. Clio invece all'esterno trovò ad attenderla ancora Selenia. “Cara...” disse quella nel vederla tornare “... tutto bene? Hai visto il viceprocuratore?” Sorrise. “Ora però torniamo a casa. Ho appuntamento con la parrucchiera ed il ballo è già domani!” Tornarono così a casa e trovarono ad attenderle Roberto. Selenia subito raggiunse la sua parrucchiera, mentre Clio restò in giardino con il suo finto cugino. “Allora?” Chiese lui. “Mattinata piacevole?” |
Vidi la ragazza sbiancare...parlava ma con agitazione e mi avvicinai a lei..."Milady, non agitatevi per favore...vedete..io per caso mi trovo ad abitare in quella dimora..e ho scoperto qualcosa che lega la vostra famiglia, forse, alla casa o alla famiglia che vi abitava..insomma..." mi contorcevo le mani un pò incerta "ho letto...che quella casa è legata a voi..a un ragazzo penso della vostra famiglia morto...e un adulterio. E sono venuta per saperne di più..perchè quella casa mi inquieta molto e vorrei pure lasciarla".
Presi le mani della ragazza e la guardai cercando di farle capire che si poteva fidare. |
Sara osservò con attenzione Altea.
Poi, d'un tratto, tirò via le sue mani da quelle della nobile dama. “Voi...” disse con tono fermo “... voi chi credete di essere? Venite qui e chiedete di fatti accaduti tempo fa e che non vi riguardano... il solo fatto che abitiate in quella casa non vi da il diritto di voler conoscere affari che sono solo della mia famiglia... la nobiltà ci ha già provocato tanta sofferenza... e a causa di quelli come voi, gli aristocratici, rischio di perdere l'unico fratello che mi è rimasto...” “Sara, smettila, ti prego.” All'improvviso una voce alle spalle delle due donne. “Ma babbo...” voltandosi Sara verso colui che aveva parlato “... quando ci lasceranno in pace?” |
Ascoltavo le parole di rabbia della ragazza...non pensavo vi fosse nulla di strano.
Poi udii la voce di un anziano dietro di lei..severa e fiera e vidi un signore e intuii che fosse il padre della ragazza per come lo chiamò lei. "Scusate la mia irruenza, ma io non sono nemmeno di Sygma, provengo da Camelot...e la storia di cui sono venuta a conoscenza mi ha piuttosto angustiata..capirete vorrei sapere cosa successe nel posto dove dimoro..anche perchè mi sembra vi siano misteri celati...e poi mi spiace per quel fratello che dite in pericolo..magari posso chiedere aiuto a un milord di mia conoscenza per aiutare vostro fratello". E feci un leggero inchino al vecchio signore in segno di saluto. |
Mi voltai a fissare Jacopo a quelle parole, i suoi occhi, con una strana sensazione nel cuore...
Poi salii in camera e mi cambiai per andare a cavalcare. Appena mezz’ora dopo ero già nel cortile e, in sella, lasciai il palazzo. Era una mattina fresca e limpida, il vento aveva spazzato via le nuvole ma la strada era ancora bagnata per la forte pioggia di quella notte. Il mio cavallo percorse al passo la via principale che dal palazzo di Jacopo attraversava la città completamente... la mia mente, tuttavia, era ben lontana da lì... continuava a rimuginare le parole di mio marito: Francesco de’ Binardi era stato arrestato, era stato sorpreso a minacciare Fiosari e per questo sarebbe stato processato, e poi probabilmente giustiziato... Jacopo era andato da Simone, quella mattina, aveva detto... Jacopo e Simone erano ossessionati da quella storia, da Mirabole... Francesco era un capro espiatorio perfetto... quella testa calda di Francesco... Il mio cavallo procedeva al moderato trotto, da solo, verso la parte più estrema della città... Ad un tratto battei le palpebre, quasi sorpresa... senza che quasi me ne accorgessi, infatti, il cavallo aveva preso una direzione che non era la più diretta per uscire dalla città ma che mi aveva portata dritta di fronte all’alto cancello di palazzo Lorena... tirai le briglie e fermai il cavallo... mille pensieri si accavallavano nella mia mente... dovevo dirglielo? Doveva saperlo? L’idea di vederlo, di incontrarlo ancora mi eccitava e mi spaventava allo stesso tempo... mi sembrava una follia... eppure il cuore aveva preso a battermi così forte, al solo pensiero... Chiusi gli occhi, tentando di recuperare il controllo... mi sentivo le guance inspiegabilmente accaldate. |
Palazzo Lorena era una delle residenze più importanti e nobili di Sygma.
Talia si era ritrovata quasi per caso davanti alla strada che dal fiume, questa zone è detta “oltre fiume” dai Sygmesi, dava alla facciata principale del palazzo. E vide, davanti al portone d'ingresso, alcune guardie dai vestiti esotici e sfarzosi, simili ai soldati descritti nelle celebri Mille e una notte, che facevano da sentinelle. |
Sorrisi a Roberto. "Oh, benissimo..." Dissi "..temo tu mi abbia regalato, a tua insaputa, un abito davvero meraviglioso, e persino una collana che ci si abbina benissimo... Addio ai miei buoni propositi di passare inosservata.. Non ho saputo resistere a tanta bellezza.." Sorrisi "...ma abiti e gioielli non sono un argomento da trattare con un gentiluomo... Ho visto Misseri, e non solo lui...".
Così, raccontai a Roberto ogni cosa circa la mia visita al palazzo di giustizia. Senza tralasciare i particolari. "Allora?" Chiesi, alla fine del racconto "...cosa ne pensi? Hanno senso per te le parole del priore?". |
Ferma, immobile dall’altra parte della strada, fissavo la facciata dell’imponente edificio.
La scorsi per un istante, come in preda al dubbio... combattuta dalla voglia di restare e l’istinto di scappare via al galoppo... Quasi tremavo mentre i miei occhi, scivolando sulla facciata, la percorrevano con attenzione... fino a che, infine, non incontrarono gli uomini di guardia di fronte al portone. Esitai solo per un istante... poi spronai appena il cavallo e lentamente mi avvicinai a loro, restando tuttavia in sella... “Sono lady Talia, moglie del Capitano della Guardia Reale...” dissi, senza che la mia voce tradisse alcuna inflessione “Sono stata a cavalcare ed il mio cavallo ha bisogno di acqua. Vi chiedo di dissetarlo.” |
“Noi obbediamo solo al nostro padrone, signora.” Disse uno dei due guardiani a Talia.
“L'acqua non si nega a nessuno.” Arrivando un altro uomo. Non era un militare, ma indossava abiti comuni. Era magro e dall'aspetto bonario. “E poi” aggiunse “è la moglie del capitano de' Gufoni... e di sicuro Sua Signoria non intende apparire sgarbato con chi è così potente a Sygma.” La salutò con un inchino del capo. Poi fece cenno ai guerrieri di aiutare la ragazza a scendere da cavallo. E infine fu data dell'acqua fresca al suo cavallo. |
Porsi la mano al più vicino di quei guerrieri e lasciai che mi aiutasse a scendere la cavallo...
poi, mentre gli uomini portavano il cavallo nel cortile per dissetarlo, io mi accostai a quell’uomo dal volto così bonario... “Vi ringrazio!” dissi con un sorriso, togliendomi i guanti bianchi “Siete stato davvero gentile a voler concedere un po’ d’acqua al mio povero cavallo... Posso sapere chi devo ringraziare, signore?” |
“Milady...” disse l'uomo a Talia “... tutto ciò che avviene in questo palazzo è ordine, volontà e desiderio del nostro padrone... siete nella residenza di Sua Signoria il Cavaliere di Altafonte...”
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Sorrisi appena a quelle parole dell'uomo ed abbassai appena gli occhi...
"Capisco..." mormorai "E' dunque il vostro signore che devo ringraziare per la cortesia che mi è stata concessa, e non voi? Sebbene io neanche lo conosca, avendolo incontrato solo una volta alla festa di messer Accio..." Esitai... improvvisamente non sapevo cosa fare... "Ma di certo egli sarà molto impegnato..." dissi "Rammento che parlava dei suoi importanti affari, in questa città... volete dunque porre voi i miei omaggi al vostro signore?" |
Roberto ascoltò con attenzione ogni parola di Clio.
E alla fine apparve pensieroso, ma incuriosito. “Piuttosto” disse “che prestare attenzione alle parole dette al viceprocuratore, io... io sarei rimasto colpito da quell'uomo!” Esclamò. “Voglio dire... era davvero Mirabole? Il misterioso ed inafferrabile lestofante che la polizia di mezza Europa insegue da tempo? Insomma, ti rendi conto? Sei stata nella stessa stanza con lui!” Si alzò e cominciò a passeggiare entusiasta. “Ma ne sei certa? Sei davvero sicura si trattasse di Mirabole?” |
Il servitore mostrò un leggero inchino col capo a Talia.
“Sua Signoria” disse poi “è da poco rientrato dai suoi affari... ma non temete, milady... se dovete riprendere la vostra cavalcata, allora penserò io a portare i vostri omaggi al mio signore... di certo sarà lieto di aver potuto offrire un servigio, seppur di poco conto, alla moglie del Capitano della Guardia Reale...” guardò poi le guardie arabe “... portate qui il cavallo di milady...” |
Esitai a quelle parole...
sentivo il cuore che mi batteva forte, ma tentai di non badarci, di non darlo a vedere... "Oh, beh..." mormorai "Se dite che è da poco rientrato e che è libero da impegni... io... io temo che sarebbe a dir poco scortese da parte mia non ringraziarlo di persona per la vostra cortesia... non trovate?" Lo osservai per un istante... "Volete..." soggiunsi poi, piano "Volete sentire se fosse disposto a ricevermi, così che io possa porgergli i miei omaggi?" |
Scossi la testa "Invece dovresti pensarci, sono sicura che è importante... Vorrà dire che mi cercherò una pettegola o un pettegolo, tanto vale.. Sygma non ne sarà certo immune.." Risi "...Se quell'uomo è davvero Mirabole, cosa di cui non ho affatto detto di essere certa, allora anche tu sei rimasto nella stessa stanza con lui, a Santa Felicita... Devi ammettere, però, che è strano... Insomma, per svanire in quel modo dal palazzo di giustizia non può essere uno qualunque.. No? Certo, non posso dire che fosse Mirabole.. Chi potrebbe? Ma di certo, al ballo, avrò qualcosa da cercare.. Il viceprocuratore non ha osservato attentamente, ma sono quasi certa che, se vedessi nuovamente quegli occhi li riconoscerei.. L'unica cosa che non mi quadra è la lettera del vescovo... Forse dovremmo parlare direttamente con lui, ma non mi riceverà mai.. O, peggio ancora, non mi ascolterebbe..".
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“Perdonate mia figlia” disse l'uomo ad Altea “ma ultimamente la nostra tranquillità è stata violata da alcune accuse cadute su mio figlio... per questo mia figlia ora detesta ogni aristocratico...” la guardò “... e così voi risiedete in quella che fu la dimora dei nobili di Castelflorenzio... ebbene si, lì accaddero fatti spiacevoli che travolsero la nostra famiglia... ma cosa dicevate prima? Potete aiutare mio figlio? E come? Ad accusarlo è un nobile di Sygma... e rischia il patibolo...”
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"Mi spiace molto milord per i fatti avvenuti nella vostra famiglia..un giorno se vorrete potrete parlarmene, certo sono una sconosciuta..e penso ci vorrà del tempo per avere la vostra fiducia.
Riguardo vostro altro figlio...potrei chiedere un aiuto al Cavaliere di Altafonte, se si può fare qualcosa..ditemi che è successo e ne parlerò con lui appena andrò via da qui. Io sono una aristocratica, è vero...ma sono fuggita da quella aristocrazia ricordatevi" e sorrisi benevolmente all'uomo. |
Il servitore annuì e pregò Talia di seguirlo.
Attraversarono il cortile ed entrarono in casa. L'uomo lasciò allora Talia in una grande sala, arredata con gusto e classe, chiedendo poi di attenderlo. Raggiunse così un breve corridoio e poi scese una rampa di scale laterali. Arrivò infine davanti ad una porta e bussò. Un attimo dopo entrò. “Signore...” disse fermandosi poco dopo la soglia. “Cosa c'è?” Fece un uomo seduto davanti ad uno specchio, intento a pulirsi il viso. “C'è qualcuno che chiede di vedervi.” “Sai bene che non voglio vedere nessuno ora.” “E' una donna.” “Trova una scusa, Ermiano.” “Non una donna qualsiasi.” Il cavaliere lo fissò attraverso lo specchio, con i suoi occhi azzurri. “E' la moglie di Jacopo de' Gufoni.” Continuò il servitore. “Dammi qualche altro minuto...” mormorò il cavaliere. “Si, signore...” annuì Ermiano, per poi uscire. Ritornò allora da Talia. “Prego, milady...” rivolgendosi a lei “... seguitemi, vi condurrò da Sua Signoria...” E la portò in un salone, lasciandola poi da sola. Poco dopo una porta si aprì. Ed apparve Altafonte. “Milady...” avvicinandosi a lei “... poche cose mi sorprendono ormai... e la vostra visita è una di queste...” e le sfiorò la mano con le labbra. http://i334.photobucket.com/albums/m...er-marie_a.jpg |
L'uomo allora fece entrare Altea in casa.
Chiese poi a sua figlia di preparare loro del tè. “Milady...” disse poi alla dama “... mio figlio Francesco ha recato offesa ad un nobile... ma la notte prima del duello, quella testa calda ha pensato bene di entrare in casa del suo avversario... lo hanno arrestato accusandolo di tentato omicidio... ma noi sappiamo che non è così... Francesco non è un assassino... e temo che rischi il patibolo ora... infatti pare sia stato accusato dal viceprocuratore del re... e non penso che il vostro amico possa fare molto...” “Forse” intervenne Sara “solo se quel nobile ritirasse la denuncia Francesco potrebbe avere una possibilità di salvezza... ma Fiosari non lo farà...” aggiunse fra le lacrime. “Ma voi” fece poi l'uomo rivolgendosi ancora ad Altea “perchè prima avete detto che sono accaduti fatti strani nella residenza dei Castelflorenzio? E perchè volevate parlarne con noi?” |
“Beh...” disse Roberto a Clio “... una lettera si può falsificare... e se quell'uomo fosse davvero Mirabole o uno della sua banda, abbiamo due ipotesi su cui ragionare... la prima riguarda la falsificazione della lettera del vescovo, come già detto... uno come Mirabole può falsificare con facilità ogni tipo di documento immagino... la seconda... metti che i sospetti del capitano de' Gufoni siano giusti e davvero Mirabole è in combutta col Clero... ovvio che ci sarebbe lo zampino del vescovo, no?” Sbuffò. “Anche se... anche se trovo un po' assurdo che il vescovo rischi di farsi trovare in questa storia in modo così palese... personalmente sono più propenso alla prima ipotesi... quanto ai tuoi dubbi su faccende riguardanti il passato di Simone Missani... beh, possiamo sempre chiedere in giro, come dici tu... magari qualcuno molto vicino al nostro viceprocuratore...” restò pensieroso “... ehi, un momento! Forse qualcuno può aiutarci! Aiutarci di nuovo! Cosa ne pensi di messer Duon? Se tornassimo da lui?”
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Mi voltai quando udii la porta aprirsi e rimasi in silenzio a fissare l’uomo che si avvicinava a me con passo sicuro.
Socchiusi gli occhi, appena... osservando ogni suo passo, ogni suo pur involontario gesto... ricercavo un appiglio, ricercavo le sensazioni provate alla festa degli Accio... ricercavo il ragazzo nascosto nell’uomo... Citazione:
poi sorrisi appena, ed abbassai lo sguardo per un istante. “Sorprendere voi, milord...” mormorai “Ho la sensazione che sia impresa tutt’altro che semplice, sorprendervi... l’esservi riuscita, dunque, deve senz’altro essere considerato un mio piccolo merito...” Lo fissai, con i miei occhi nei suoi... per un tempo infinito... poi li distolsi... “Mi trovavo nell’esigenza di abbeverare il mio cavallo, sapete...” dissi poi, con il tono di chi parla del più e del meno “Poco fa. E, passando proprio qui di fronte, i vostri servitori non hanno negato l’acqua al mio cavallo... e a me la loro cortesia. Di questo, milord, mi dicono, che è voi che devo ringraziare... è così?” Il tiepido sole autunnale era alto e bagnava la piazza di una luce morbida. I miei occhi, tuttavia, non notavano affatto quella meraviglia, quel giorno... i miei occhi, quella mattina, erano presi da ben altro: la scena, che mi era parsa orribile e che si era presentata ai miei occhi... “Milord, mi rincresce...” disse l’uomo “Io non volevo... non so come sia successo... ma rimedierò...” “E’ già la terza volta...” disse la voce dura di Jacopo “La terza! Sei un incapace!” “Jacopo...” tentai di intervenire, ma il giovane uomo, poco più che un ragazzo, mi fece segno con la mano di restarne fuori... “Milord... è stata solo una serie di incresciosi incidenti...” disse l’uomo... Ma tacque, perché Jacopo lo colpì con forza con in suo frustino... io spalancai gli occhi, colta di sorpresa... spalancai gli occhi ed indietreggiai... ero spaventata... “Consideralo un avvertimento, maniscalco!” ringhiò Jacopo “Se il mio cavallo si azzopperà perché tu non lo ferri a dovere, te ne riterrò responsabile... e, se tornerò qui, non sarò così accomodante!” L’uomo annuì, tenendosi la mano sul volto colpito... io indietreggiai ancora, poi scappai via... attraversai la piazza, ero disgustata... e solo quando raggiunsi il pozzo dall’altra parte mi accorsi del ragazzo seduto distrattamente sul gradino più alto... lo guardai e lui guardò me, in silenzio... io ero senza parole e lui, forse, lo intuì dal mio sguardo... “Sai...” iniziò a dire. “Sta’ zitto!” mormorai, la voce quasi strozzata. Lui mi fissò per un istante, con quei suoi occhi incredibilmente azzurri... “Sai... un uomo non lo si giudica da come tratta i suoi pari, ma da come tratta chi gli è inferiore...” Mi sorrise, mi strizzò un occhio con aria scanzonata e poi, quasi distrattamente, si allontanò. Quel ricordo sfiorò i miei pensieri per un istante. Fissai quegli occhi azzurri... “Ma certo che è così...” mormorai “E’ così, se... se è vero ciò che mi è stato detto una volta... che un uomo non lo si giudica da come tratta i suoi pari, ma da come tratta chi gli è inferiore...” Sollevai gli occhi nei suoi. |
"Il patibolo? Ma è tremendo...ma come si può mandare a morte una persona senza prove..come avete detto si chiama quel nobile?Fiosari...me ne ricorderò".
Presi la tazzina da the...e risposi al vecchio dè Binardi.."Mi è stato detto che quella abitazione era la dimora del barone di Castelflorenzio...e dietro..vi sta la storia di un adulterio...e un giovane ragazzo morto...io vedo ovunque la presenza di una dama..lady Vittoria...e sembra che la vecchia domestica faccia di tutto per mantenere vivo il ricordo della vecchia proprietaria.Comunque la casa è ora di proprietà del Cavaliere di Altafonte, anzi è stata presa in affitto...io vi sono ospite." La conversazione stava diventando pesante...non immaginavo dietro vi stesse pure la storia di quel Francesco...un tuffo al cuore...Francesco dè Binardi..che era presente alla festa degli Accio e sembrava il Cavaliere di Altafonte lo conoscesse. Mi alzai di scatto..."Siete stati gentili...io..io ora ho delle cose da fare, scusatemi, ma se potrò racconterò la storia di vostro figlio Francesco al Cavaliere...ora si deve pensare a salvare i vivi..comunque sapete dove dimoro e siete sempre i benvenuti" dissi guardando e sorridendo alla ragazza e all'uomo. Mi feci accompagnare fuori e salii in carrozza con Mardhuan..."Non è stata una buona idea venire qui, sai? Forse ho sbagliato.." sospirai guardando fuori "anche perchè da una piccola cosa sono venuta a conoscenza di qualcosa di più grave. E cosa può fare il Cavaliere?". Mi feci fermare davanti alla dimora del Cavaliere e rientrai nella mia dimora...trovai Madama Irene che mi guardava. "Eh si...dovrei acconciarmi, provare il vestito per domani al ballo a palazzo del re, quali accessorri mi si addicono..ma non ci andrò..mi sentirei un pesce fuori dalla acqua Madama Irene, che faccio là sola e non conosco nessuno...se verrà la parrucchiera ditele che io non andrò al ballo domani". Uscii dalla casa e andai verso la piccola scuderia...chiesi di sellare due cavalli...feci cenno a Mardhuan di venire con me..."Andiamo voglio raggiungere la collina là sopra, voglio dimenticare la storia appena sentita e non voglio intromettermi..già devo combattere coi fantasmi del passato". E cosi spronai il cavallo e seguita dalla guardia e dal vento che mi rinfrescava il volto mi diressi verso la collina. |
"Precisamente.." annuii "..è ciò che intendevo.. se Sua Grazia confermasse di non aver mai scritto quella lettera, allora saremmo a cavallo.. ma, potrebbe farlo per proteggersi.." scossi la testa "..no, non credo nemmeno io che il Clero sia in combutta con Mirabole.. sicuramente è un cristiano, oserei affermare che sia un cattolico... ma che il clero si presti a tanto.. no.." sorrisi "...le scritture non dicono di non rubare? Il nostro ladro deve averlo dimenticato, oppure crede che le sue intenzioni lo rendano migliore della legge mosaica.. come se dicesse stanno per sottrarre il quadro, io non lo rubo, ma lo proteggo.. tu immagini se Mirabole avesse il terrore che qualcuno dei suoi nemici riuscisse a decifrare il messaggio nascosto in quel quadro e trovare il Fiore Azzurro?".
Alzai nuovamente lo sguardo su Roberto "Duon?" chiesi "Non ci farà nemmeno entrare questa volta... però ci è stato di grande aiuto.. tuttavia, serve un pretesto, non possiamo presentarci a casa sua di nuovo.." sorrisi "Perché non organizzi una partita di caccia e inviti anche lui? A quanto pare non è uno a cui interessa salvaguardare le pernici.. e poi, sarebbe un bel diversivo da questi giorni così concitati.. che ne dici?". Mi avvicinai leggermente e abbassai la voce "Hai detto tu, di voler scappare da tutto.." dissi piano, con gli occhi nei suoi. |
Altea e Mardhuan raggiunsero così le colline appena fuori dalla città.
L'odore di pioggia, caduta fino al giorno prima, impregnava ancora l'aria e la campagna circostante appariva di un verde scuro e lussureggiante. In lontananza, come bastioni incantati, si vedevano, qui e là, su poggi avvolti da vaga ed incerta foschia, castelli e torri dai tratti quasi fiabeschi. Come una corona, quelle dolci colline avvolgevano e circondavano la città, dalle cui alte ed eleganti mura si ammiravano palazzi, guglie, campanili e stendardi che sventolavano da torri merlate. |
Roberto sorrise a quelle parole di Clio.
Poi, quasi con naturalezza, restò a fissare gli occhi della ragazza. “Si...” disse annuendo “... potrebbe essere un'idea... una battuta di caccia e uscire così da questa città che a volte sembra quasi soffocare con tutti i suoi problemi... e credo che il nostro signor Duon non sia tipo da rinunciare così facilmente ad una battuta di caccia...” poi restò un momento in silenzio “... sai, avrebbe potuto farti del male quel de' Binardi... eravate da soli e lui era armato... e se ti fosse accaduto qualcosa... io non me lo sarei perdonato, Clio...” le sfiorò allora la mano. I loro occhi restarono ancora uniti in quello sguardo fatto ora di silenzi. “I tuoi occhi...” mormorò poi Roberto “... hanno lo stesso colore del cielo di Crysa...” i suoi occhi allora quasi si chiusero e lui fu sul punto di baciarla. Ma proprio in quel momento si udirono dei passi. Un attimo dopo arrivò Selenia. “Devo attendere che il balsamo renda morbidi i capelli, prima di asciugarli...” fece la donna, mentre leggeva una lista “... e per questo mi sono accorta che ci hanno inviato la lista degli invitati per il ballo... tu hai già dato un'occhiata, Roberto?” “No...” fece Fiosari “... non ancora, cara... qualche nome interessante?” |
A quelle parole di Talia, Altafonte sorrise.
Si avvicinò allora ad un piccolo tavolino in madreperla, dove vi era stato posto un vassoio con una bottiglia di cristallo e due piccoli calici. “Una massima” disse mentre versava il contenuto di quella bottiglia nei due calici “che senz'altro avete fatto vostra, milady... visto che rammentate ancora di averla udita...” si voltò verso di lei con i due calici pieni “... ed è così, temo... trattare i nostri pari è semplice, magari è solo una forma di egoismo... fare loro ciò che in realtà vogliamo sia fatto a noi... invece trattare chi per nascita o ricchezza ci è inferiore, beh, è molto più complicato...” le offrì uno dei due calici “... in verità dubito invece di poter sorprendere voi, milady... anche se, lo ammetto, vorrei tanto farlo...un poeta una volta scrisse che una bella donna non si sorprende mai di niente...” sorrise nuovamente “... ma vi prego, assaggiate questo delizioso elisir... proviene dall'Isola d'Ischia, sapete? Pare che gli unici in grado di farlo siano i monaci di un monastero greco fondato secoli fa... una volta, si narra, l'Arconte di Cipro, affascinato dal suo sapore, fu sul punto di prendere il saio pur di conoscerne la ricetta... ma assaggiatelo... o forse temete che celi qualche essenza segreta? Magari di quelle che ammaliano e confondono?” Rise. “Non temete, non amo conquistare le donne con pozioni magiche o afrodisiaci... anche perchè nessuno di essi potrebbe tingere le vostre guance di un rossore più vivo di quello che ora vi rende così accalorata, mia signora...” e restò a fissarla, sorseggiando piano un po' di quell'elisir. |
Sorrisi, maliziosa a quelle parole di Roberto.
"Non esagerare adesso.. Anche io ero armata..." Strizzando l'occhio "..e poi ero tranquilla, avevo mandato delle guardie alla tua porta.." Sussurrai quasi. Poi, per lunghi istanti, calò il silenzio. I nostri occhi parlavano, in realtà, come le nostre voci non osavano fare. D'un tratto, però, qualcosa mutò in quello sguardo, quasi si stesse lasciando andare. Non poteva farlo, mi ripetevo, non avrebbe mai osato, non ci avrebbe mai pensato. Eppure... Il mio cuore accelerò per un momento, felice e terrorizzata. Ma fu solo un istante. Citazione:
Indossai la mia maschera imperturbabile in meno di un istante. Quando la moglie di Roberto arrivò, non trovò sul mio viso la minima traccia di turbamento. Tuttavia, temevo che pronunciare parola mi avrebbe tradita. Così, mi limitai a sorridere, attendendo la risposta di Selenia circa gli invitati. Ovviamente, pensai, non ci sarebbe certo stato scritto "Mirabole", dunque per me che conoscevo poco la nobiltà e la borghesia di Sygma non sarebbe stato così importante. Ma contavo su Roberto per trovare indizi interessanti. Roberto... Non potevo continuare a riviere le emozioni di qualche istante prima. Eppure, non riuscivo a pensare ad altro. Cercai di concentrarmi su Selenia, la lista, il ballo, smettendo di ascoltare le mie emozioni. |
Scesi da cavallo, ammiravo il panorama e per un pò mi sedetti sull'erba ancora un pò umida ma emanava tutto il profumo della natura.
Lassù mi sentii rilassata e libera..proprio come quel giorno che incontrai le guardie orientali del Cavaliere di Altafonte..già..il Cavaliere...e pensai a quel ragazzo...Francesco dè Binardi...rischiava il patibolo..e io non cercavo una possibilità di salvarlo? Volevo mettere la sua vita a repentaglio? Mi alzai di scatto e andai verso i cavalli.."Presto Mardhuan, dobbiamo andare dal tuo padrone...è una cosa urgentissima, riguarda quella visita che abbiamo fatto prima a quella famiglia". I cavalli correvano forte in discesa finchè mi trovai davanti a Villa Lorena, scesi da cavallo e mi avvicinai alle guardie..."Salve, beh..penso ci conosciamo, dovrei parlare col vostro padrone, è una cosa importante". |
Due parole precise....solo due miserabili parole che avrei potuto trasformare in due righe scritte.........io non capivo..stavamo giocando a rimpiattino...il Frate chiedeva a me..io davo una semplice spiegazione ...poi arrivava Velv con la sua certezza ...altre domande e altre spiegazioni e poi Gervan e poi...il mondo intero...che sapeva perfettamente...quanto potevo conoscere poco e niente Sygma.....quanto conoscessi pochissimo gli abitanti di Sygma...compreso il loro quadro...e ora Velv...mi faceva un'altra domanda a cui sinceramente non volevo rispondere......" scusatemi ......io credo di aver dato tante informazioni quanto sarebbe potuto essere impossibile da una persona come me........e ora voi che fate ?....un'altra domanda....Vi state chiedendo se per caso nella mia mente si sia insinuato il pensiero che Azable possa trovarsi a Sygma per rubare il quadro..........ma cosa volete che ne sappia..io questo tizio non l'ho mai sentito nominare....e' stato Gervan ad ipotizzarlo.......".......ero salda sul mio cavallo e lo stavo guardando con la precisa intenzione di incenerirlo......" Se il patto con me non sta più bene...anzi come dico ai miei bimbi.....se giocare con me....non sta più bene e' inutile inventarsi le parole....per tirare avanti una carretta....a questo punto nella mia grande ignoranza..credo che ci siano abbastanza Dame..cavalieri e Guardie ..... che stanno lavorando per trovare il ladro del quadro...che si chiami Azable o altro.......io torno a casa.....e voi tenetevi i vostri soldi..vi auguro buona fortuna.......".......Ero furiosa.....non era giusto quello che stava accadendo...anche perchè.......poteva fare benissimo da solo........mi sentivo solo un attimo di distrazione.....cercai quindi di trovare la strada che portava fuori Sygma....
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Ma prima che potessero terminare le loro supposizioni, Elisabeth, Velv e gli altri due cacciatori di taglie avvistarono la capitale di Sygma.
Alte mura la circondavano ed essa, come una regina protetta dalle sue colline simili ad alti e fatati bastioni, disseminava sotto il cielo la sua nobile e rinascimentale bellezza. Guglie dorate, campanili festanti, torri quadrate e merlate, cupole dai rari bagliori e poi ancora palazzi nobiliari che svettavano gli uni sugli altri, stendardi di antichi e signorili casati, chiese di romanica fattura e altre di superba maestria gotica riempivano ogni spazio, lasciandosi attraversare da un vasto fiume, da strade strette e facendo sorgere nel cuore di quella città piazze e fontane di raffinatissimo splendore. “Troviamo un luogo dove alloggiare...” disse Velv ai suoi. “Una locanda?” Chiese uno dei due compagni che erano con lui. “No, un albergo” rispose lui “e che sia rinomato.” “Cos'hai in mente, Velv?” Domandò l'altro compagno. “Di catturare quell'Azable e di guadagnare la sua taglia.” Rispose lui. Poco dopo trovarono un accogliente albergo verso la zona del fiume. Qui presero un ampio alloggio che includeva quattro camere separate. “Voi due...” mormorò Velv ai due compagni appena essersi sistemati in quell'appartamento “... voglio che usciate a cercare informazioni... tutto ciò che si dice su quel quadro... io intanto delineerò gli ultimi particolari del nostro piano. Ora andate.” I due uscirono e Velv restò solo con Elisabeth. “Preparatevi...” fissandola lui “... dimenticate di essere una popolana... da oggi sarete una gran dama... amante dell'arte, delle frivolezze e di tutto ciò che manda in brodo di giuggiole le donne dell'alta società...” |
Selenia cominciò a leggere la lista degli invitati al ballo.
C'era tutta l'alta nobiltà di Sygma, tutte le famiglie più importanti, sia della nobiltà che del patriziato. Gli occhi di Roberto, però, vagavano altrove. Il nobile fissava distrattamente sua moglie, poi il giardino, la casa. E il più delle volte, quasi furtivi, si posavano su Clio. Ma erano occhiate leggere, fugaci, quasi rubate. Ma all'improvviso, mentre la donna faceva scorrere tutti quei nomi, ad udirne uno in particolare Roberto saltò su. “Quel nome...” disse a sua moglie. “Quale?” Chiese lei. “L'ultimo che hai letto...” “Messer Duon?” Fece lei. “Si!” Esclamò Roberto, per poi voltarsi verso Clio. “Ci sarà anche lui alla festa!” |
A quelle ultime parole del cavaliere abbassai precipitosamente gli occhi e, tanto per dissimulare la mia agitazione, portai il bicchierino alla bocca...
mi bagnai appena le labbra, tuttavia, e subito lo riabbassai... aveva un sapore dolce e lievemente frizzante, quella bevanda... “Temo di non essere una buona ospite, milord...” dissi, appoggiando piano il bicchiere su di un basso tavolo “Sfortunatamente non bevo quasi nulla... non sono abituata...” Distrattamente, come studiando con il mio dito lieve l’ampio tavolo di mogano poco distante da me, mi allontanai da lui e, voltandogli le spalle, mi accostai alla finestra. Ero combattuta. C’erano tanti dubbi che mi affollavano la mente... domande... incertezze... e mi chiedevo se parlargliene... mi chiedevo se essere del tutto franca con lui, oppure no... lui... non avevo più dubbi sulla sua identità, ormai, eppure... dopotutto, se pure era lui il ragazzo che avevo conosciuto, potevo dire di conoscere anche l’uomo? E lui conosceva me? Era stato lui a parlarmi nella Chiesa? Solo lui sapeva... E perché era tornato? Per chi? Sapeva di Francesco? La mia testa si poneva mille e più domande, le mie dita stringevano il marmo freddo del davanzale e lo strinsero tanto che quasi ne persi la sensibilità... infine, quasi per uscire da questo turbinio di dolorose incertezze, lasciai scivolare le mani lungo il corpo e tornai a fissarlo... “Per quando ancora deve continuare tra noi con questo gioco di ruoli, Guisgard?” mormorai con la voce bassissima e carica di dolore. |
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