"Su questo siamo pari. Neanche io ho mai trascorso la notte con un dipendente... Anche se tecnicamente tu saresti alle dipendenze di Maston più che mie.
Ma io decisamente sono il tuo capo!"

Dissi ridacchiando mentre l'alba si palesava ai nostri occhi coi più magnifici colori.

"No, non lo era particolarmente. Aveva però altre qualità, come una spiccata abilità a mentire, in quello era davvero bravo."

Nel parlare i miei occhi si assottigliarono leggermente mentre la fronte si increspò, con chiaro disappunto e fastidio.

"Non potrei sopportarlo ancora, essere presa così in giro e cascarci per lo più. Quando si dice che l'amore è cieco... è anche sordo, muto, tonto..."

Incrociai le braccia, sospirando e mi presi qualche secondo per scacciare il malumore che parlare di quel mio passato mi portava.

"Scusa... Io non... E' che ancora fa male."

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La presa mia salda su quella prorompente virilità e sentii la sua bocca sul corpo, il seno nudo e chiusi gli occhi di piacere ma improvvisamente accadde un fatto strano. Ero in una magnifica spiaggia e indossavo un pareo scuro.

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"Non preoccuparti..." disse Asso a Dacey "... e comunque se può farti sentire meglio a me sta già antipatico quel tuo ex..." guardò l'orologio "... vieni, è ora..." salendo in auto ed accendendo il motore.

Altea era su quella spiaggia bianca e dietro di lei vi era una villa costruita su un'alta scogliere, della quale sentiva esserne la proprietaria.
Verso la riva vide qualcuno intento a dipingere.

Lo fissai negli occhi, intensamente.
"Beh, sul lavoro mi sembra piuttosto chiaro che il capo sono io!" con aria di sfida e un sottinteso velato che stava a lui scoprire.
"Per tutto il resto..." fissandololo tutto, dalla testa ai piedi "Dipende da te..." con voce calda e sensuale, e un sorrisetto impertinente.

Gwen arrivò in ospedale ed incontrò nel corridoio il primario.
"Eccola..." disse a lei "... l'ho fatta chiamare io, visto Elv chiedeva di lei... è stato interrogato dalla polizia ma credo ci siano problemi..."

Arrivata al reparto, incontrai il primario.
"Problemi? Di che genere? Elv sta bene?" chiesi subito, in allerta e preoccupata.

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" In effetti si, un pochino mi fa star meglio."

Accennando un sorriso diedi un ultimo sguardo a quel mare sfumato di rosa e tornai in auto.

"Grazie per... beh, per tutto. E' stata una serata che proprio non mi aspettavo, in senso buono naturalmente."

"No, nulla di veramente preoccupante..." disse il primario a Gwen "... ma durante le domande della polizia Elv è apparso oltremodo agitato... si è imputanto sul fatto che secondo lui non è stato un uomo ad aggredirlo, ma un grosso e non definito animale... ora gli abbiamo somministrato dei sedativi... magari al suo risveglio starà meglio..."

Ma che stava accadendo e dove mi trovavo. Vidi una villa sulla spiaggia, in alto sulla scogliera, e io sapevo di essere la proprietaria ma non capivo il motivo. Mi avvicinai a un pittore.. "Salve, sta dipingendo la villa pure? A chi appartiene?"

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Sospirai silenziosamente passando una mano fra i capelli.
"Grazie per avermi avvisata, dottore e spero che ciò non abbia costituito un grosso problema per la polizia" dissi, annuendo appena.
Poi entrai nella stanza di Elv, sedendomi accanto a lui in attesa che si svegliasse.

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L'auto partì e sfrecciò via sulla strada panoramica.
"Non è mica terminata la nostra uscita..." disse Asso guidando "... è ora ormai... ora che il famoso Enzo sforni le sue invitanti paste alla crema calde... da queste parti tutti ne vanno matti e solo di primo mattino è possibile maggiarle." Divertito.
Arrivarono così davanti ad un piccolo bar, a metà tra un panificio ed un biscottificio, parcheggiarono e l'ex pilota scese, per poi infilarsi in una lunga coda di gente davanti al locale.
Con qualcuno ci litigò, con altri arrivò a spintonarsi ma alla fine riuscì ad entrare.
Dopo un pò uscì dal bar con un pacchetto.
"Ecco..." entrando in auto e scartandolo "... le famose paste di Enzo... il nome grosso modo dovrebbe essere uova di cigno, ma dalla forma non direi... tuttavia sono buonissime." Ofrendone a Dacey.
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Il pittore si voltò e guardò Altea.
Uno sguardo che lei notò essere audace, compiaciuto, ardito, quasi irriverente.
Era bruno, con occhi azzurri e luminosi come il mare di quel mattino.
"Sono il pittore che lei ha fatto chiamare, sigora..." disse lui sorridendo "... per quel suo ritratto."

Gwen entrò nella camera dove Elv dormiva.
Di tanto in tanto diceva qualcosa, come nel delirio, ripetendo proprio il nome della vampira.
Poi, dopo circa una mezz'ora o poco più, si svegliò.

Delirava nel sonno, era agitato e continuava a ripetere il mio nome.
Cosa che mi colpì molto, facendomi sorridere sentendo che continuava ininterrottamente.
Poi, dopo circa mezz'ora dal mio arrivo, si svegliò.
"Mi hanno detto che sei stato un po' nervoso, questa mattina..." dissi, con un sorriso appena divertito.

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Quando raccontò della prossima tappa fu inevitabile il sorriso sul mio volto.
Mi tornarono in mente molti ricordi, delle mie uscite durante gli anni universitari, le nottate passate in giro e poi le colazioni all'alba, comprando dolci dai panettieri che li avevano appena sfornati.

"Adoro quel genere di cibo, non sarà il più salutare ma mangiarlo mi da un sacco di soddisfazione."

Confessai scherzosamente quindi rimasi in attesa che Asso raggiungesse la pasticceria.
Lì i famosi dolci erano di certo molto ricercati, vista la coda di persona in attesa.
Rimasi in auto, forse con fare un po' pigro e mandai in missione l'ex pilota.
L'impresa non fu semplice ma alla fine lui tornò trionfante con un sacchetto in mano.

"Non ho mai visto un uovo di cigno ma di certo non può essere migliore di questa delizia alla crema.
Ora mi sento una teenager appena uscita da una discoteca!"

Rimasi basita.. Quegli occhi e quello sguardo lo conoscevo ma non era il padrone ma finsi indifferenza "Oh mi scusi, ci sono tanti pittori in giro.. Posso sapere il suo nome?".

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Fessen guardò Destresya, ricambiando l'intesità del suo sguardo su di lui e sorrise.
"Mi sembra un buon patto..." disse guidando "... a patto che poi sul lavoro non ti vendicherai per ciò che farò al di fuori della sfera professionale, diciamo..." con un tono volutamente malizioso e provocatorio.

Elv aprì i suoi occhi neri di scatto.
Dopo qualche istante li ruotò e trovò Gwen seduta accanto al suo letto.
"Ciao..." disse "... credo di averti sognata... ma non era un bel sogno, ahimè..." fissandola.

Si svegliò di scatto, poi dopo qualche istante si tranquillizzò, vedendo che era sempre nella stanza, e che io ero accanto a lui.
Risi spontaneamente alla sua frase.
"Pazienza, me ne farò una ragione..." divertita "Ora siamo pari... No, nemmeno il mio era un bel sogno..." ridendo.

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Asso sorrise e con Dacey mangiarono quei dolci.
“Non credo proprio tu abbia problemi di linea” disse lanciando un'occhiata più che prolungata su di lei “e comunque la bellezza di una donna non può certo essere messa in discussione da qualche chilo in più.” Mangiando e guardandola ancora, con una certa insistenza.

"Sono Ardea il ritrattista, signora." Disse con un cenno del capo il pittore ad Altea.

"Piacere Ardea, faccia un buon lavoro mi raccomando.. Desiderate qualcosa da bere?" osservando la villa imperiosa sulla scogliera. A dire il vero volevo sapere che stava accadendo.

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"Ho sognato che eravamo insieme, in una sera in riva al mare..." disse Elv a Gwen "... poi... poi ti ho aggredita... e fatta a pezzi..." scuotendo il capo "... dimmi la verità... sto diventando pazzo?"

"Qualcosa di fresco andrà benissimo da bere, signora." Disse il giovane pittore ad Altea. "Poi possiamo cominciare il suo ritratto se vuole e sfruttare questa luce meravigliosa." Indicando la bella mattinata di Sole.

Lo guardai sorpresa, sbattendo un paio di volte le palpebre.
"Beh, prima dell'aggressione io ho sognato che eri in questo letto di ospedale, ti svegliavi e mi facevi a pezzi" divertita.
"Al massimo siamo pazzi in due, che dici?" guardandolo.

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Trasalii.. "Ah si il ritratto..". Speravo di trovare il padrone nella villa.. O avrei sofferto, aveva giurato che non mi avrebbe mai lasciato. Salimmo a piedi la strada e ci trovammo davanti alla villa e sorrisi ad Ardea suonando il campanello.. eppure lui somigliava al padrone.

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Elv rise.
"Eh, non vedo l'ora di lasciare questo ospedale..." disse sbuffando e fissando Gwen.
Passò l'infermiera per somministrare ad Elv le medicine del giorno.
"Quando sarò dimesso?" Chiese lui.
"Forse già domani ha detto il primario." Lei. "Ormai si sta rimettendo velocemente." Ed uscì.

"Lei è la padrona..." disse il pittore seguendo Altea verso la villa "... non è così?" Guardandola con i suoi occhi azzurri.
Arrivarono ed un maggiordomo, lo stesso del palazzo di Las Baias, apparve sulla soglia.
"Bentornata, signora." Lui salutandola.

"Tieni duro, non resterai molto" con tono incoraggiante.
Infatti, l'infermiera che arrivò per la cura confermò quanto avevo detto.
"Per fortuna stavi bene, alla fin fine e sei riuscito a sfuggire in tempo all'aggressione" annuii, sollevata a quel pensiero.

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Elv annuì e sorrise a Gwen.
Poco dopo passò il primario che lo visitò per un controllo.
"Tutto bene, gli esami dicono che lei è ormai in piena guarigione." Disse l'uomo. "Domani sarà dimesso." Sorridendo. "Ora la lascio in buona compagnia con la sua amica." Indicando Gwen, per poi andare via.
Elv dopo qualche minuto si appisolò, per poi svegliari di colpo qualche istante dopo, sudato e visibilmente agitato.

Apparve il maggiordomo di Las Baias è sospirai ma ancora mi chiedevo come ero arrivata quaggiù "Si, sono io la padrona della villa". Osservai il maggiordomo.. Diamine non avevo mai chiesto il suo nome.. "Eccomi tornata, portaci qualcosa da bere in giardino gentilmente e sia fresco" osservandolo torvo.. Piccola vendetta di come mi aveva trattato. E cammina sul bordo di una grande piscina per giungere in un giardino.. "Di dove è lei, Ardea?".

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Dopo l'infermiera arrivò il primario, il quale lo visitò, dicendo che anche già dalla sera successiva avrebbe potuto essere a casa e al quale sorrisi per quelle parole a me rivolte.
Non disturbai Elv vedendo che si appisolata, pensando che avesse davvero bisogno di riposo.
Ma non durò molto.
Si svegliò infatti all'improvviso, sudato ed agitato.
"Hey, sta' tranquillo, è tutto okay..." dissi piano, cercando di tranquillizzarlo, mentre prendevo una pezza bagnata e gli rinfrescavo il viso sudato.
"Cos'è, un abbonamento mensile agli incubi, dottore?" con un sorriso divertito nel tentativo di risollevargli il morale.

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“Subito, signora.” Disse il maggiordomo ad Altea.
Poi lei ed il giovane pittore andarono in giardino, verso la grande piscina.
“Sono di Afragolopolis, signora.” Il giovane ritrattista ad Altea.

"Non lo so..." disse agitato Elv a Gwen "... so solo che sto facendo incubi assurdi... in cui faccio cose disgustose... accidenti... mai fatto sogni tanto schifosi, Gwen..." fissandola "... spero passino presto... di questo passo ho quasi paura a tornare da solo nel mio appartamento..."

"Pure io sono originaria di Afragopolis" sorridendo ad Ardea e guardandomi attorno "Spero non la abbia distolta da affari più importanti per ritrarmi e devo ammettere sono curiosa a cosa si ispirera'". Lo scrutavo indagatrice in quegli occhi azzurri. Anche nel palazzo a Las Baias vi era un pittore ma il nome era diverso. Istintivamente mi toccai il collo per sentire se indossavo il pendaglio.

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"Ah, bene, mi sento meno in soggezione allora, signora." Disse divertito Ardea ad Altea. "Dunque, il ritratto..." annuendo "... avevo pensato di sfruttare l'atmosfera del posto, il suo classicismo, il richiamo all'antichità greca-romana... e ritrarre lei come una regina o una dea... se questa idea la ispira, signora..." fissandola.

Sorrisi dolcemente.
"Una volta ho sentito un proverbio, una sorta di storia tipica africana, che dice che il leone si rifugia nel sonno per sfuggire al cacciatore, poiché sa che lui non potrà mai raggiungerlo nei suoi sogni. Per te è un po' il contrario, ma ciò che è certo è che nulla di ciò che anima i tuoi sogni può uscire da qui" sfiorandogli appena la tempia.
"E poi, temo che i tuoi pazienti ne soffrirebbero se il loro veterinario non tornasse alla sua vita di sempre, no?" sorridendo.

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"Una idea fantastica, così lei esalta il mio ego.. Le lascerò carta bianca" accavallando la gamba che uscì dal pareo nero ed elegante e osservandolo.

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“Molto poetico, ma temo poco pratico...” disse Elv sorridendo piano a Gwen “... spero tu abbia ragione e che questi sogni svaniscano...” annuendo.
L'inserviente portò del cibo ed Elv, sebbene con poco entusiasmo, mangiò.
Il pomeriggio trascorse tranquillo, senza che lui si addormentasse di nuovo.
Poi un'infermiera passò, dicendo a Gwen che l'orario delle visite era terminato.