Gwen vide l'auto sportiva raggiungere la tenuta ed oltrepassare l'alto cancello che chiudeva l'accesso.
Era una magnifica dimora immersa nel verde, fra alberi secolari, brulli vialetti ed ampi prati non troppo curati.

Gusve annuì a Queennie ed insieme si avvicinarono al nuovo arrivato.
"Absyns..." disse il regista porgendogli la mano "... sono il regista, molto lieto."
"Il piacere è mio." Rispose l'attore con un cenno del capo, per poi spostare il suo sguardo magnetico verso la ragazza.
"Lei è Queennie, la protagonista." Indicandola Gusve.
"Si, ti ho vista più di una volta." Absyns stringendo la mano anche alla ragazza. "Era il trailer di questa serie. E complimenti per qualche scena senza troppi veli." Aggiunse senza falsi pudori e con un vago, leggero sorriso.

La macchina oltrepassò il cancello della tenuta ed il dubbio che fosse davvero lui era sempre più pressante nella mia testa.
Allora fermai la mia macchina e seguii quella sportiva che stava entrando dentro il cancello.
Chi poteva saperlo che avrei potuto prendere due scoop al prezzo di uno?

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Gwen con l'auto arrivò davanti al cancello della tenuta, per poi scendere e raggiungere le grate di ferro per bussare.
In quel momento però si accorse che poco distante, oltre uno stretto sterrato, c'era un Cimitero.
Aveva un aspetto molto antico, desolato, immerso com'era in un dedalo di sterpi, di rovi e di vecchi noci dai rami intrecciati verso il Cielo, come se fossero le remote ombre degli angeli ribelli caduti dalla Volta Celeste.
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Io e Gusve ci avvicinammo al nuovo membro della nostra folle famiglia. Il regista fu il primo a presentarsi, poi passò ad introdurre me.
Ero rimasta impressa nella mente di Absyns, il quale fece riferimento al trailer della serie e ad alcune mie scene un pochino più... piccanti.
“Lieta che ti ricordi di me.” dissi stringendogli la mano “Scoprirai da te che, in questa serie, bisogna essere particolarmente poliedrici.” sorrisi.

Absyns sorrise a Queennie.
"Tutta la vocazione dell'attore richiede l'essere poliedrici." Disse. "Sai cosa diceva Bela Lugosi? Il solo vero Conte Dracula della scena?" Sorridendo appena. "Diceva che senza follia non si perde se stessi. E chi resta se stesso non sarà mai un vero attore."
"Abbiamo un filosofo della scena qui." Arrivando divertita Isolde. "Molto lieta... io sono Isolde."
"Piacere mio." Salutandola Absyns.

Mi avvicinai al cancello, ma in quel momento vidi un cimitero.
Aveva l'aria trasandata, abbandonata, doveva essere un luogo decisamente vetusto.
Decisi allora di avvicinarmi e curiosare un po' anche lì.

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Gwen si allontanò dal cancello della tenuta ed imboccò lo sterrato.
Pochi passi e oltrapassò il dosso, più simile ad un tumulo, che divideva il Cimitero da quel luogo.
Il cancellotto era aperto e la ragazza si ritrovò all'interno di quel luogo avvolto dal silenzio.
Notò allora che su uno dei 2 pilastrini in pietra, che delimitavano l'ingresso del Cimitero, vi era una lapide.
Sulla lapide c'erano queste parole:

"Nell'Anno del Signore 1766, una donna è stata sepolta vita, poichè dichiarata rea e colpevole di stregoneria."

Accedere al cimitero fu facile, dovetti solo scavalcare un dosso ed accedere attraverso il cancelletto.
Sulle colonnine che delimitavano l'ingresso, notai un'epitaffio.
Parlava di una donna sepolta viva con l'accusa di stregoneria alla fine del '700.
Roteai gli occhi, ad una tale dimostrazione di superstizione ed ignoranza.
Comunque fosse, diedi un'altra occhiata in giro.

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Ascoltai le parole di Absyns, il quale sembrò immergersi in una spiegazione sì affascinante, ma anche un filo pretenziosa.
“Il nostro lavoro ci impone di vestire innumerevoli panni.” commentai prima che Isolde si presentasse.
“Non ti avevo sentita arrivare!” le dissi guardandola.

Il Cimitero era in uno stato si semiabbandono, con erbaccia, alta e folta, un pò ovunque.
La maggior parte delle tombe erano circondate da sterpaglia e rovi.
Ad un tratto Gwen sentì canticchiare.
Apparve allora un uomo grasso, vestito in modo sciatto e con occhialini tondi e piccoli.
Si accorse di lei e la fissò senza dire nulla.

"Forse perchè eri troppo presa dall'affascinante lezione del nostro nuovo collega." Disse Isolde a Queennie sorridendole.
Gusve allora chiamò il resto del cast e lo presentò a Absyns.
Allora alla hall gli assegnarono una camera e lui potè andare a cambiarsi dopo il viaggio.
"Che ne pensi?" Gusve a Queennie.

Quel posto non sembrava godere di particolari cure, infatti le sterpaglie e l'erba coprivano quasi tutto.
Sentii poi canticchiare e sobbalzai un attimo.
Vidi poi un uomo spuntare e quello cominciò a fissarmi, in silenzio.
Mi dava parecchio fastidio la cosa, ma cercai di far finta di nulla, continuando a guardarmi attorno.

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Gwen fece finta di nulla, ignorando quell'uomo, che però non smetteva di fissarla.
Lo faceva in un modo strano, con stupore, come se la presenza di lei lo meravigliasse non poco.

Notai che quell'uomo aveva un modo strano di guardarmi.
Quasi con stupore, come se fosse stupito di trovarmi qui.
Sì probabilmente nessuno gironzolava nei cimiteri...
A quel punto mi girai e lo fissai.
"Buongiorno."

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A saluto di Gwen qell'uomo sgranò gli occhi, quasi si vergognasse.
Allora annuì visibilmente agitato.
"B... buongiorno..." disse balbettando imbarazzato.

Aggrottai la fronte, alla sua espressione.
Si vergognava?
Bah...
"Le serve qualcosa?" chiesi a quel punto, inarcando un sopracciglio quasi con aria spazientita, dal momento che continuava a fissarmi senza un motivo apparente.

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L'uomo scosse il capo e andò via, quasi messo in soggezione da Gwen.
Aveva con sè un paio di pale e qualche asso, a dimostrazione che era il custode del Cimitero.
Ma mentre si allontanava si voltò più volte a guardare ancora la ragazza.

Si limitò a scuotere la testa e andarsene, mentre dai suoi attrezzi capii che dovesse essere il custode.
Anche se non doveva fare un buon lavoro, visto lo stato del cimitero...
Si girò più volte a guardarmi, mentre andava via e davvero non capii cosa gli passasse per la testa.
Ad ogni modo, lasciai il cimitero e mi diressi di nuovo verso la tenuta, dal momento che avevo perso già troppo tempo.

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Gwen lasciò il Cimitero senza aver cercato oltre, tornando verso la tenuta.
Poco dopo fu di nuovo davanti ai cancelli della bella dimora di campagna.

Mi ritrovai davanti ai cancelli della tenuta e provai a suonare.
Mi stavo un po' lanciando nel vuoto, a dir la verità, ma tentare non faceva mai male, specie nel giornalismo.

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Gwen bussò e poco dopo un vecchio maggiordomo arrivò.
"Buongiorno, signorina." Disse lui. "Desidera?"

Arrivò poco dopo un uomo anziano, che doveva sicuramente essere il maggiordomo.
Impossibile il contrario, in un posto simile.
"Salve, sono Gwen Ygraal, del Daily Afra Planet" mi presentai, mostrando il cartellino "So che dovrebbe arrivare il nipote del proprietario, oggi, è corretto?" mi informai, con un sorriso.

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"Si." Disse l'impettito maggiordomo. "E ciò in che modo, se è lecido chiederle, la riguarda, signorina?" Fissando Gwen. "Non ho avuto disposizioni in merito ad incontri con la carta stampata, da parte dei signori."

Mantenni tutto l'autocontrollo del mondo, ma davvero quel tono i irritava da morire.
"Oh in realtà è solo un caso, che io sia arrivata in città proprio oggi e volevo approfittare dell'occasione. Sa, ritenevo interessante l'idea di raccontare un po' l'esperienza del signor Bell" continuai con tono accomodante, ma sempre fermo e determinato.

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Il maggiordomo allora lanciò una lunga occhiata a Gwen, squadrandola da capo a piedi, quasi come se si trovasse davanti una ragazzina di dubbia moralità.
"Vuol avere" disse poi col suo tono formale, freddo e distaccato "la cortesia di attendere qualche minuto, signorina?"

Non mi piacque l'occhiata di giudizio che mi rivolse, ma con chi credeva di avere a che fare?
Cose da matti...
Esibii un sorriso composto e falso.
"Certamente" risposi, senza aggiungere altro e attendendo.

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Gwen attese davanti al cancello, mentre lunghi minuti trascorrevano lenti.
Ad un tratto notò che da una delle tante finestre che si affacciavano sulla campagna, una tendina si spostò e una sagoma parve apparire per guardare in basso, verso di lei.
Dopo un'altra manciata di minuti tornò il maggiordomo.
"Prego, signorina." Lui aprendo il cancello. "Mi segua, per cortesia."
E la condusse all'interno della tenuta, lasciandola ad attendere in un ampio salone.

Passò un bel po' di tempo, dopo che il maggiordomo andò via.
Notai, ad un certo punto, che una delle tendine alle finestre si scostava ed una sagoma guardava giù, infatti ricambiai lo sguardo, assottigliando gli occhi per distinguerne le fattezze, am un attimo dopo l'uomo tornò e mi condusse in un ampio salone.
Ad aspettare.
Ancora.
Infatti, impaziente come mio solito, sbuffai silenziosamente ed inizia a girovagare per la stanza con le braccia incrociate al petto, guardandomi intorno.

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"Beh, vedo che anche tu ti ci sei buttata a capofitto." replicai alla frecciatina scherzosa di Isolde.
Dopo che Absyns venne presentato al resto del cast, gli venne affidata una stanza e Gusve mi si avvicinò.
"Penso che sia davvero un bel ragazzo. Sicuramente alle fan piacerà un molto. Spero solo che sia bravo come pensa di essere."

Ci sono stati momenti, nel corso della mia vita, in cui ho desiderato andare via.
Da adolescente sognavo la grande città, questo paesino mi stava stretto, non sopportavo l'eredità della mia famiglia, che non si era mai spostata da questa terra perché la considerava quesi come una missione, preservare la continuità di questo posto.
Un sacco di fesserie, almeno, così ho sempre creduto.
Vivevamo qui da quanto, tre, quattro secoli? Impossibile fare il conto e disintrecciare il destino della mia famiglia con quello delle altre famiglie che restavano incantate e incatenate a questo posto.
Sì, perchè queste montagne ti entrano dentro, diventano parte di te, senza che tu te ne accorga, e non riesci più ad andare via.
Ed è quello che è successo anche a me.
Non so dire bene quando abbia cambiato idea, quando la voglia di scappare si sia mutata in un desiderio incontrollabile di restare.
Non solo di restare, di proteggere questa terra, di combattere tutti coloro che la infangavano con le loro azioni.
Beh certo non è che vedessimo grandi crimini da queste parti.
Qualche furtarello, qualche marito troppo violento, bambini teppistelli che avevano bisogno di una lavata di capo.
Niente a che vedere con i crimini che avevo studiato all'accademia di Afragolopolis.
Eppure, avevo lottato tanto per tornare, per prendermi il posto da sceriffo rimasto vacante qualche anno fa, quando lo storico occupante era andato in pensione.
Per i cittadini era stato uno shock, passare da un vecchio brontolone a una ragazza, ci ho messo del tempo per far capire a tutti, onesti e criminali, che non si scherzava affatto.
Nei primi tempi i piccoli crimini si sono moltiplicati, ma poi piano piano la gente ha capito di potersi fidare e oggi, per fortuna, le cose sono tornate alla normalità.
Sì, quella normalità che tanto mi opprimeva da ragazzina e che ora invece mi sembra la cosa più importante del mondo.
Arrivai nel mio ufficio di buon mattino, dopo essere passata, come sempre, da Betty, il bar sulla via principale, a prendere una buona tazza di caffè.
Entrai e salutai gli altri sottoposti con un cenno del capo, un sorriso e un laconico: "Buongiorno".
Lo sapevano che, salvo emergenze, era meglio aspettare un po' prima di parlarmi la mattina.

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Gwen camminò a tempo perso nel salone, guardandosi in giro.
Era un bell'ambiente rustico, curato, con oggetti di ario tipo, molti dei quali costosi o rari.
Ad un tratto la porta si aprì ed entrò un giovane uomo.
Era alto, dai capelli lunghi e i lineamenti regolari.
Appariva sicuro di sè, conscio del suo fascino e del potere che il denaro concede.
"Non pensavo che dietro nei giornali ci fossero ragazze così belle a scrivere." Disse fissando Gwen con una certa insistenza. "Tesoro, secondo me dovresti essere sulle copertine, non nelle redazioni." Facendole l'occhiolino.
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Destresya entrò nel suo ufficio, dove trovò Hosty, la centralinista e Affy, il giovane vicesceriffo.
"Buongiorno, sceriffo Destresya." Disse Hosty col suo modo di fare da oca giuliva.
"Buongiorno, capo." Affy allo sceriffo. "Havisto la trasmissione in TV? Il professor MInsk parlava di Moian." Divertito.

L'ambiente era rustico, certo, ma quel rustico costoso, a ben vedere dalla struttura e dagli oggetti che lo abbellivano.
Probabilmente, nemmeno tutti gli stipendi di una vita mi avrebbero potuto assicurare una casa così.
Avevo già dovuto risparmiare fino all'ultimo centesimo per la moto, figurarsi questo.
Mi voltai subito quando sentii la porta aprirsi.
Impossibile non capire che era davvero il caro rampollo quello che avevo davanti.
Ed in tutta onestà, era anche meglio di come me l'ero immaginato.
Accennai un sorriso sornione, in apparenza, ma in realtà attento.
Aveva già cominciato con la piaggeria e non sapeva nemmeno chi fossi, bel tipo...
Non che mi stupisse, visto lo status.
"Solo perchè non si è abituati a ritenere che chi è attraente possa avere anche un cervello che funziona" risposi, senza troppi fronzoli o complimenti.https://uploads.tapatalk-cdn.com/202...5822981820.jpg

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Gusve fece spallucce, poi si accese una sigaretta.
"Pare sia bravo..." disse a Queennie, riferendosi a Absyns "... beh, domani, quando riprenderemo le riprese, lo scopriremo..." fumando "... per oggi siamo tutti in pausa."
Infatti gli altri del cast lasciarono l'albergo per fare un giretto in città.
Poco dopo Absyns scese al pianterreno e prese qualcosa da bere albar dell'albergo.

Lui rise piano a quelle parole di Gwen.
"Tesoro..." disse avvcinandosi al mobile bar per versarsi da bere "... credimi, non guadagnerai mai col solo cervello quanto invece riusciresti a fare col tuo corpo. Cosa bevi?" Fissandola. "Aspetta... hai l'età per bere, vero? E per farti fare qualche complimento?" Facendole l'occhiolino.

Con le braccia incrociate, guardai Gusve prendere una sigaretta e cominciare a fumare. La osservai consumarsi per qualche secondo, prima di muovere il dito con fare innocente e, magicamente, spegnerla.
"I tuoi polmoni mi ringrazieranno." scherzai dandogli una pacca sulla spalla, per poi concentrarmi su ciò che aveva detto poco prima "Allora domani avremo la grande rivelazione..." dissi leggermente dubbiosa "Non mi piace l'idea di perdere una buona giornata di riprese. Mi conosci, amo questo lavoro. Non farei altro!" le mie parole furono sincere.
Il resto del cast abbandonò l'albergo, mentre Absyns, poco dopo, scese al nostro piano e si concesse del tempo al bar.
Decisi quindi di salutare Gusve e raggiungere il nostro nuovo protagonista e, accomodandomi vicino a lui, cominciare il mio interrogatorio.
"Allora." cominciai accavallando signorilmente le gambe "Hai già avuto modo di prendere visione del copione?"

Alzai gli occhi al cielo a quelle parole di Affy.
"No, non l'ho visto, ma pare che sia l'unica in città, sei tipo la terza persona stamattina che me l'ha detto, è la notizia del giorno!" ridacchiai.
"Beh, tra quello e la serie TV ormai siamo famosi!" sedendomi alla scrivania.
"Ci manca solo che vengano dei teppistelli dalla città e facciano fare gli straordinari!" ridacchiai.
"Beh, adesso sono cuoriosa, che diceva quel pallone gonfiato che vi piace tanto?" con un sorrisetto divertito.

Si avvicinò all'angolo bar per versarsi da bere e lo ascoltai sbattendo un paio di volte le palpebre.
L'aveva detto sul serio?
"Quindi, vediamo" mettendo su una faccia pensierosa "Sessismo, maschilismo, una certa tendenza per le ragazzine, magari anche anche sotto la soglia della maggiore età..." contando sulle dita.
"Sì beh, questo sì che sarebbe materiale interessante, per un articolo. Sperando che tu abbia, in caso, un po' di soldi da parte per sparire dalla circolazione, dopo le parole poco lusinghiere che andrebbero scritte... Non pensavo sarebbe stato un incontro così fruttuoso" con un sorriso enigmatico ed uno sguardo furbo, mentre lo studiavo attentamente e a distanza.

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Gusve sbuffò e buttò via la sigaretta spenta magicamente da Queennie.
Non disse nulla, limitandosi a scuotere la testa.
Poi la ragazza andò verso il bar, sedendosi accanto a Absyns.
"Ehilà." Disse lui salutandola. "Il copione? Oh no... no." Scuotendo il capo, per poi sorseggiare il suo drink. "Mai leggere il copione tanto per... va letto quando si è da soli, senza lasciarsi influenzare dai commenti altrui, nè dal nostro stato d'animo... io preferisco leggerlo di notte, magari al pallore della Luna, bevendo qualcosa di forte." Facendole l'occhiolino. "Il copione non va imparato... va vissuto." Sorridendole.