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Gaynor ascoltò indignata le parole del Cavaliere Nero e fece per ribattere aspramente, quando vide il bel cavaliere irrigidirsi al contatto della mano di Lyan sulla sua spada. Si limitò dunque a fulminarlo con lo sguardo, uno sguardo che la diceva lunga sulla sua intenzione di obbedirgli, spostando poi la sua attenzione sulla bambina e sul giovane, al quale i suoi occhi rivolsero una muta domanda: "Cosa succede?"
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Appena la bambina abbe toccato la lama di Samsagra, fu come se ogni luce attorno a lui si fosse spenta.
Il bagliore di smeraldo della lama si annullò in uno spasimo, e la spada, dopo un ultimo gemito che fu quasi un singulto, tacque. Quel silenzio, dopo che Samsagra aveva riempito i suoi occhi e il suo orecchio ininterrottamente dal momento in cui gli aveva indicato la grata, colpirono profondamente Morven. In quel momento il giovane sentì un gran freddo scendergli nel cuore, come se il sangue nelle sue vene si fosse fermato. Un freddo inaspettato e incomprensibile, che lo immobilizzò sorpreso in quel gesto. Un freddo così intenso da farlo quasi sentir male. La ragione gli si spense per un istante. Vide Gaynor fissarlo con occhi allarmati, ma non riuscì a risponderle... Samsagra... allora, questa bambina... oh, mio Dio! Senza por tempo in mezzo, allora, strappò la piccola dalle braccia di Gaynor. "Milady," gridò con urgenza "lasciatela, lasciatela!" E tenendo Lyan stretta tra le braccia ma ben discosta dal suo petto, la rivolse verso il Cappellano. "Salvatela voi, padre... o sarò costretto ad ucciderla!" |
Tutti fissarono Morven, restando sorpresi dal suo improvviso gesto.
La piccola Lyan cominciò allora a piangere, mentre con le manine, finchè le fu possibile, teneva strette alcune ciocche dei capelli di Gaynor. Poi, in balia dell'ardore di Morven, la bambina fu spinta dal cavaliere verso il Cappellano. "Come agite, cavaliere?" Chiese incredulo e stupito il chierico. "Il nostro cavaliere" intervenne sarcastico Bumin "sembra convinto che la Chiesa e i suoi ministri siano in grado di risolvere tutti i mali di questo mondo!" "Già!" Esclamò Dukey abbandonandosi ad una sonora risata. "E se così fosse, allora il nostro buon Cappellano sarebbe la nostra ancora di salvezza per uscire da questo posto!" "Ora però" facendosi serio Bumin "basta con le chicchiere inutili! Risolvete tra voi la faccenda di questa bambina e cerchiamo di capire cosa fare! Non intendo certo perdere il senno per lei!" "Milord, cosa facciamo di questa mappa? Che sia del nostro cammino una vitale tappa?" Chiese Iodix al cavaliere di Cartignone. Bumin allora prese quella mappa e cominciò a studiarla con attenzione. |
Morven si rendeva perfettamente conto della bizzarra posizione in cui si era venuto a trovare. Di sicuro agli occhi degli altri le sue azioni e le sue parole dovevano sembrare quelle di un pazzo... come avrebbe potuto spiegare ad anima viva che la sua spada gli parlava?!?!
Tuttavia il senso di pericolo crescente che avvertiva lo spinse ad ignorare l'acredine di Bumin e le vuote risate di quel Dukey, e a proseguire nelle sue richieste, per quanto assurde potessero apparire ai suoi compagni. "Io sento che un grande pericolo potrebbe giungerci da questa creatura... e le stesse Scritture ci insegnano che il male sceglie spesso le forme più innoque o allettanti per celarsi ai nostri occhi! Ma nulla è celato agli occhi di Dio... quindi, Cappellano, non vi resta che imporre le mani e il Crocifisso su di lei, e con le vostre preghiere scacceremo finalmente ogni sensibile dubbio!" Finito che ebbe di dire questo, si volse a guardare Iodix, indirizzandogli un breve cenno di assenso con il capo. "Fatto questo, sarà con animo più sollevato e sereno che potremo dedicarci all'importante ritrovamento fatto dal nostro scaltro giullare, con buona pace del nostro caro Signor Capitano e del suo fedele Ser Tirapiedi!" |
Nel frattempo, Belven, Cavaliere25 e Goldblum interrogavano la giovane Anmery riguardo al misterioso pozzo.
"Quel pozzo..." disse intimorita la giovane fanciulla "... secondo i vecchi saggi è stato scavato in tempi antichissimi e può condurre in qualsiasi luogo di questo bosco..." "Allora è una sorta di passaggio attraverso il bosco!" Intervenne Goldblum. "Ma perchè dici che quel pozzo è maledetto?" Chiese Belven. "Perchè nessuno può tentare di scendere sul suo fondo..." rispose Anmery. "E perchè mai?" Domandò Belven. "Perchè per farlo bisogna riempire un secchio d'acqua... ma ciò è impossibile..." "Impossibile?" Ripetè Belven. "Si, poichè un feroce e terribile cavaliere fa la guardia a quel pozzo... e chiunque si avvicini lo evocherà... ed allora lui lancerà la sua mortale sfida." "Un cavaliere" disse Goldblum "a guardia di un arcano portale... ma forse quel pozzo" guardando Belven e Cavaliere25 "è un passaggio obbligato se vogliamo uscire da questo luogo che sembra incantato..." Belven allora fissò i suoi due compagni, cercando forse in loro qualche risposta ai suoi dubbi ed alle sue incertezze. |
"Ehi, ora mi hai stancato!" Gridò Dukey a Morven, portando la mano sulla sua spada.
"Calma." Lo fermò con un cenno Bumin. Il cavaliere fissò allora Morven per alcuni istanti. "Chierico..." rivolgendosi poi al Cappellano "... fate come vi ha chiesto il nostro cattolico cavaliere... benedite questa bambina con la vostra croce..." Il Cappellano allora benedì la piccola Lyan col rosario che aveva con sè. E quando concluse il sacro rituale lasciò libera la piccola che corse di nuovo tra le braccia di Gaynor. "Contento?" Chiese Bumin a Morven. "Ora immagino la vostra coscienza sarà appagata, vista la fiducia cieca che nutrite verso i riti della vostra Fede..." E detto questo riprese a studiare la mappa datagli da Iodix, mentre Dukey si abbandonava alla sua solita irritante risata. |
Tutto si svolse così rapidamente che Gaynor non ebbe quasi il tempo di rendersi conto di quanto stesse accadendo intorno a lei. Il giovane cavaliere le strappò letteralmente Lyan dalle braccia, chiedendo al Cappellano di benedirla per scacciare il Male da lei... Su esortazione del Cavaliere Nero, il chierico ubbidì alla richiesta, dopodichè la bambina fu libera di rifugiarsi nuovamente fra le braccia di una confusa Gaynor. Dio Mio, quali strani accadimenti incrociano la mia strada? Siamo sotto l'influsso di arti magiche, sento questa strana tensione innaturale aleggiare intorno a noi...
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c'è solo un modo per scoprirlo dobbiamo andare al pozzo dissi guardando i miei compagni li forse troveremo le risposte che cerchiamo continuai a dire mentre fissavo la giovane fanciulla
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Fluttuavo tra i pensieri di Guisgard come in balia di una corrente, ormai... mi sentivo sempre più debole e stanca, mi sentivo spossata ed ero perfettamente cosciente di ciò a cui stavo andando incontro. Un lontano ricordo, per un istante, sorse da qualche parte nella mia testa e mi portò via da lì...
Riaprii gli occhi e la luce vagamente verdeggiante della foresta mi avvolse... “Ebbene?” chiese allora mia madre, sorridente e splendida nel suo frusciante abito chiaro. “Oh, mamma...” esplosi subito, osservando la donna seduta di fronte a me “Mamma, è stato... strabiliante! Ho visto luoghi lontani, e stelle, e...” Balbettavo, incapace di spiegare la miriade di meraviglie che la mia mente aveva esplorato in quel primo, breve viaggio metafisico. Mia madre annuì: “Hai appena scoperto ciò di cui la tua mente può esser capace... hai appena provato ciò che significa osservare la propria mente e lasciare che essa si unisca alla natura e ne tragga forza e conoscenza...” “Com’è possibile?” le chiesi, ancora scossa dalla recente esperienza. “Possibile? Molte cose sono possibili ad una mente bene organizzata! Però, ciò che conta veramente comprendere, è che queste capacità non ti danno alcun vantaggio sul tuo prossimo... al contrario, questa capacità rappresenta un dovere e tu non dovrai mai utilizzarla a tuo vantaggio, ma solo e soltanto per perseguire il bene più alto. Solo così ne sarai degna!” Annuii lentamente poi, in preda a pensieri e dubbi, tentai di alzarmi... le gambe, tuttavia, non mi tennero, barcollai pericolosamente e ricaddi a terra. “Ed ecco un’altra cosa che hai imparato...” sentenziò la donna, alzandosi a sua volta e tendendomi la mano per aiutarmi “Viaggiare con la mente consumerà gran parte della tua energia vitale... più il viaggio che compirai sarà lungo e più difficilmente potrai svegliarti! Non dimenticarlo mai!” Abbandonai quel ricordo mentre ancora le ultime parole di mia madre mi risuonavano nelle orecchie... avrei dovuto uscire dalla mente di Guisgard, lo sapevo bene, ma non volevo... non potevo farlo finché non fossi stata certa che lui sarebbe stato salvo. Poi tutto precipitò ad una velocità tale da sorprendermi. Udii passi rapidi che si avvicinavano, percepii l’inquietudine di Gila -la cui silenziosa e rassicurante presenza avevo sempre sentito vicino a noi-, udii clangore di spade e grida... Compresi che c’era poco tempo... troppo poco! Mi aggrappai con entrambe le mani alla giubba del cavaliere, tentando di mantenere quel contatto per più tempo possibile, e su di lui concentrai tutta la mia energia rimasta... mi sentii volare in alto, sopra la comune percezione del sogno e del pensiero, mentre una candida luce mi avvolse... e lì lo vidi, il cavaliere, di fronte a me... Non c’era tempo per le parole, non c’era più tempo per le spiegazioni, così raccolsi ogni particella dell’energia che possedevo e la lasciai fluire verso di lui, lasciai che il mio cuore gli si aprisse e che ogni mia paura e ogni speranza lo raggiungessero... Avvertii due mani che mi afferravano e che mi strattonavano via. “Ascolta il tuo cuore, Guisgard...” mormorai, mentre le mie mani perdevano il contatto e io lentamente mi sentivo scivolare via dalla sua mente “Segui il tuo cuore, poiché esso conosce la via!” Un istante dopo lui scomparve e io fui nel buio. Era un buio vischioso, un buio che mi avvolgeva e mi inghiottiva sempre più... udivo le voci degli Atari intorno a me, percepivo la loro presenza e sentivo che mi stavano malamente trasportando da qualche parte, ma ero troppo debole per uscire da quel buio. Ero mortalmente debole. Rimasi dunque così, inerte ed immobile, respirando piano per cercare di racimolare almeno la forza per aprire gli occhi... ma, certo, non potevo evitare che mi portassero ovunque avessero voluto. |
La rabbia che Morven provò in quell'istante fu così violenta da fargli avvampare il viso. Avrebbe volentieri trafitto Bumin con un sol colpo, e avrebbe ancor di più desiderato cancellare quella fastidiosa risata dall'inutile faccia di Dukey... ma proprio a quel pensiero, quando il sangue gli ribolliva più forte per l'irritazione di essere stato così apertamente deriso, gli occhi gli caddero sull'elsa della spada che stringeva nervosamente tra le dita... e mi tradisci così, amica mia, compagna, mia Samsagra? Cosa non mi ha detto, o cosa io non riesco a vedere con i miei poveri occhi mortali?
Provò un profondo rammarico, una strana punta di dolore... gli venne da pensare a Zulora... forse dovrei smettere di inseguire le visioni... forse dovrei smettere di credere ciecamente nei sogni... Zulora lo diceva... nella vita non si può dare corpo ai sogni... e lei ha dovuto dare se stessa perchè io mi sono interstardito a non voler vedere questa verità! Guardò ancora Samsagra con profonda tristezza... Chi mai mi ha autorizzato a credermi forte e degno? E perchè mai un'arma eccezionale avrebbe dovuto scegliere me come padrone? Scosse il capo... no, non esiste motivo alcuno per credere ancora nelle visioni... ombre, ombre... solamente ombre... non c'è alcun segno, nè alcuna luce sublime nella mia vita... oscurità e morte, e forse io sto persino correndo loro incontro! Guardò allora i suoi compagni che si accingevano a studiare la carta ritrovata da Iodix. Finse un sorriso sarcastico e rispose con voce sicura all'indirizzo di Bumin: "Sì, la mia coscienza è appagata, signore... perchè nel momento e nel luogo in cui ci troviamo, con rispetto parlando, solo in Lui posso confidare con assoluta certezza! E adesso, come ho già detto, possiamo dedicarci in tutta tranquillità a queste carte!" Ma mentre si avvicinava a Iodix, sfiorò con la mano il braccio di Gaynor e fissò la fanciulla negli occhi. Sapeva che probabilmente il cuore di lei doveva essere confuso, e sapeva anche che le sue parole e i suoi gesti irruenti erano in buona parte la causa di tale confusione. Probabilmente quella dama doveva essersi fatta una bizzarra opinione su di lui, e in fondo ne aveva ben donde. Ma erano in un luogo talmente strano e fuori dal reale, e vivevano un'avventura così fuori di sesto, che di certo nulla poteva più stupire. Per questo, nonostante ogni apparenza giocasse contro di lui, decise di affidarsi a quella dama e a cercare in lei un'alleata. Osò quindi sfiorarle in braccio, e mentre le sfilava accanto, con discrezione, le sussurrò in fretta all'orecchio: "Non lasciate il mio fianco, milady... non lasciatelo mai!" |
L'atmosfera in quel luogo era intrisa di inquietudine.
La benedizione del Cappellano sulla bambina era parsa a tutti come un qualcosa di etereo, di vuoto e di effimero. Tutto in quel luogo sembrava perdere significato, valore e forza. Bumin scrutava con attenzione quella mappa, distogliendo solo a tratti lo sguardo dalla sua ingiallita carta. "Questo luogo" prese a dire "apparentemente sembra un labirinto, ma in realtà ha forma circolare, intervallato da piccoli passaggi secondari e cunicoli..." "Dunque quale strada consigliate di seguire, milord?" Chiese il Cappellano. "Seguiremo la strada che continua dall'entrata..." spiegò Bumin "... quella che va oltre questa stanza..." Il gruppo allora, seguendo Bumin, continuò a penetrare in quegli oscuri meandri. Ma proprio quando cominciarono a muoversi, Morven sentì forte una fitta al fianco sinistro. Era la sua spada che ricominciò a pulsare e ad illuminarsi con ancora più veemenza di prima. |
Intanto, in un luogo lontano di quello stesso bosco, Belven, Cavaliere25 e Goldblum avevano ascoltato le parole di Anmery riguardo alla maledizione del pozzo.
"Non sappiamo però chi sia quel misterioso cavaliere..." disse Belven guardando Cavaliere25 "... e sfidarlo potrebbe essere un azzardo..." "Però" intervenne Goldblum "per uscire da questo luogo sembra non ci sia altra scelta che sfidarlo..." Belven fissò entrambi i suoi compagni e dopo un momento di riflessione si incamminò verso il pozzo. Prese un secchio e lo calò fino a sentire il rumore dell'acqua. Lo issò e lo appoggiò sul bordo del pozzo. In quel momento un leggero soffio di vento si alzò sulla radura, facendo calare un irreale silenzio tutt'intorno. Un silenzio rotto, all'improvviso, da un poderoso nitrito che fece sorgere una profonda inquietudine nei tre eroi. |
Sei uomini, magri ma muscolosi, con il corpo completamente ricoperto da tatuaggi, portavano Talia verso uno stretto cunicolo.
Da qui giunsero in una sorta di piccola anticamera, illuminata solo da poche candele. La ragazza era debole e la ferita era ancora sanguinante e questo le fece perdere presto conoscenza. Si risvegliò in una strana sala. Grossi ceri ardevano liberando nell’aria strani profumi di essenze sconosciute e la loro luce, proiettandosi sulle pareti, faceva quasi danzare le misteriose immagini dipinte sulla nuda roccia. In lontananza si udivano strane litanie e lamenti simili a canti di una qualche sacralità. Talia, nel riprendere conoscenza, si accorse di non avere più i suoi vecchi abiti, ma di indossare un lungo velo bianco e vermiglio, stretto in vita da una larga fascia nera. Ad un tratto una porta laterale si aprì ed una figura entrò nella stanza. “Milady…” disse Guxio con un enigmatico ghigno sul volto “… finalmente siete sveglia…” Riempì allora due calici, porgendone poi uno a Talia. “Brindiamo, milady…” aggiunse “… brindiamo ad una nuova epoca per Cartignone! Un’epoca di splendore e grandezza!” http://img20.imageshack.us/img20/820...krugermaj8.jpg |
Senti il nitrio di un cavallo rimasi fermo e immobile intanto presi il mio arco e la mia faretra e mi preparai in caso di pericolo immediato mentre aspettai che accadesse qualcosa
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Aprii gli occhi lentamente, girandoli intorno con circospezione... e tuttavia niente di ciò che vidi, o di ciò che udii, mi rassicurò.
La sala in cui mi trovavo era illuminata da enormi ceri che diffondevano sulle pareti una debole luce danzante e rossastra che pareva animare le curiose figurazioni di cui esse erano coperte, donando loro -se possibile- un aspetto ancora più inquietante. L’aria era pesante e leggermente brumosa, quasi fosse densa dell’odoroso fumo emanato da quei ceri, ma forse erano le litanie che si sentivano attraverso le pareti -quasi provenissero proprio dal loro interno- a rendere l’atmosfera carica di una tensione sottesa. I miei abiti, inoltre, erano spariti e il mio corpo adesso era coperto da una veste sottile e frusciante di un bianco candido, appena bordata di vermiglio: era una veste molto ricca, di una liscia stoffa pregiata... feci scivolare leggermente le dita su di essa e non potei che rabbrividire. Ad un tratto, un rumore mi fece voltare... Citazione:
Infine sorrisi, allungai lentamente un braccio e presi il calice che mi porgeva. Per un istante rimasi ferma con il bicchiere tra le mani, osservando quel liquido che ondeggiava appena in minuscole onde concentriche... poi, sempre ostentando estrema calma, inclinai il bicchiere e ne versai a terra l’intero contenuto fino all’ultima goccia, lasciando infine cadere il bicchiere stesso che andò a schiantarsi a terra con un gran fracasso. “Brinderò alla grandezza di Cartignone...” dissi, quando quel rumore si spense, tornando a posare lo sguardo su Guxio “quando tu sarai finalmente preso, imprigionato e condannato!” La mia voce risuonò cristallina nell’aria... i miei occhi rimasero impassibili sul suo volto, ma il sorriso sprezzante che mi increspava le labbra si allargò impercettibilmente. |
La strada, deserta, avvolta nel buio della notte...
I cavalieri in parata, con gli stendardi alti... Le lunghe file di fiaccole che giungevano fino al ponte d'ingresso del maniero... "Su le lance!" Gridava il comandante della compagnia ai cavalieri. Poi quella lieve e fresca brezza sul lago, come se soffiasse da lontano, lenta e malinconica... E poi le stradine del vecchio borgo, il ricordo dei giochi d'infanzia, la nostalgia della terra natia... "Sua grazia il vescovo!" Gridò una donna. "Si affaccia dalla torre per benedirci!" "Cosa devo fare, maestro?" Chiese Guisgard. Ma il vecchio cavaliere lo fissava senza rispondere nulla. Poi tutti i cadetti corsero verso il cortile. "Ehi, Guis..." lo chiamò Manues "... vieni, manchi solo tu!" "No, non venire, Guis!" Gridarono gli altri. "Guxio ti sta cercando!" Poi di nuovo quella strada buia e solitaria... D'improvviso quei passi. Erano loro, lo stavano inseguendo. E sulla strada apparve quella figura. Guisgard si avvicinò e riconobbe i tratti di una donna. "Guisgard..." sussurrò Carry come a volerlo destare. "Guisgard..." "Guisgard..." In quel momento Guisgard si destò finalmente dal suo sonno. Era intontito ed il braccio ferito gli bruciava lievemente. Tentò di alzarsi, ma sentiva qualcosa di pesante sul suo petto. Era Gila, accasciato su di lui. "Gila!" Gridò Guisgard. "Gila, cosa accade?" Al richiamo del suo compagno, il nano aprì agli occhi. Erano rossi, intrisi di sangue. "Guis..." tentò di dire. "Ma tu sei ferito!" Gridò il cavaliere. "Chi è stato?" "Talia... hanno preso... Talia..." "E perchè non mi hanno ucciso?" Domandò Guisgard. "Ti... credevano... spacciato..." mormorò a fatica il nano "... e ti hanno ignorato..." "Dove l'hanno portata?" "Non lo so... ma è... in pericolo..." "Andiamo..." disse Guisgard "... ti curerò e poi..." "No..." lo interruppe il nano "... è tardi... per me..." "Non essere sciocco!" "Guis..." "Gila, io non ti lascio qui da solo!" "Guis..." sforzandosi il nano "... dimmi... sono riuscito a redimermi dalle mie colpe...?" "Si... amico mio..." "Sono un degno... Morgante?" "Si... il migliore..." rispose sorridente il cavaliere. Gila accennò un sorriso e poi spirò, tra le grida di rabbia e di dolore di Guisgard. |
Nello stesso momento, ma in un altro luogo, lontano e dimenticato dai più, Belven, Cavaliere25 e Goldblum erano davanti al misterioso pozzo, quando udirono un poderoso nitrito.
"Eccolo..." mormorò Anmery, fissando una sagoma che si avvicinava. Un attimo dopo giunse un misterioso cavaliere. Cavalcava un cavallo nero come la notte, ricoperto da piastre metalliche e una tunica scura bordata d'oro. La sua corazza invece aveva lucenti cromature vermiglie ed una lunga tunica dello stesso colore di quella del suo destriero ricopriva buona parte del suo corpo. "Chi ha usato l'acqua del mio pozzo?" Chiese con tono solenne. |
Intanto, nella grande sala sacra agli Atari, Talia si trovava davanti al loro malvagio signore.
"Non dovreste sprecare il contenuto di quel calice..." disse Guxio "... quell'elisir è capace di portare pace a Cartignone..." La fissò con uno sguardo profondo ed intenso, come se cercasse di leggere fin nei meandri del cuore di lei. "Pensate..." continuò "... niente più martiri... ne altri morti... magari cominciando proprio da questo luogo..." In quel momento su uno specchio posto davanti a Talia presero forma alcune immagini confuse. Sembravano diverse persone. Talia allora, fissandole meglio, riconobbe alcuni volti a lei noti: Bumin, Dukey, Morven e il Cappellano. "Quegli stolti credono di poter giungere in questo luogo liberi come il vento..." aggiunse Guxio "... ma nulla può accadere qui senza che io lo sappia!" Si avvicinò allora a Talia, dopo aver raccolto il calice che lei aveva buttato a terra. "Un altro gesto simile, milady..." disse con tono fermo "... e comincerò a far uccidere i vostri amici uno alla volta... ed ora brindiamo?" Chiese porgendole nuovamente quella coppa dopo averla riempita. |
Nel frattempo, il gruppo formato da Bumin, Dukey, Morven, Gaynor, il Cappellano e Iodix, si inoltrava nell'oscura tana degli Atari.
Un odore di morte sembrava diffuso ovunque ed un senso di angoscia opprimeva chiunque attraversasse quei cunicoli scavati dalla notte dei tempi. "La mappa sembra indicare il passaggio che corre alla nostra sinistra..." disse Bumin. "Milord..." intervenne Dukey "... la luce sembra diminuire ad ogni passo..." "Si, le torce appese alle pareti da questo punto in poi sono spente..." rispose Bumin "... conviene prenderne qualcuna e portarcela dietro..." Così, il gruppo prese una torcia per ciascun membro e continuò quel viaggio in quell'Inferno. E mentre camminavano, Morven si accorse che la piccola Lyan non gli toglieva gli occhi di dosso. Lo fissava con uno sguardo strano, enigmatico, che il cavaliere non sapeva decifrare. Ad un tratto Bumin, che guidava il gruppo, si arrestò di colpo. "Cosa accade?" Chiese il Cappellano. "Viene qualcuno verso di noi..." rispose Bumin, lasciando scivolare la mano sull'elsa della sua spada. E Dukey fece lo stesso. Improvvisamente tutti loro videro comparire una figura nel buio che li precedeva. Era qualcuno che si avvicinava portando qualcosa sulle spalle. "Chi è la?" Gridò Bumin estraendo la sua spada. "Fermati dove sei!" Ma nonostante quell'ordine che sapeva palesemente di minaccia, la figura non si fermò e continuò ad avvicinarsi al gruppo. |
Guardai quel cavaliere e rimasi immobile e dissi sono stato io a prendere l'acqua al pozzo voi chi siete domandai con voce ferma.
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Era uno specchio dall’aspetto antico quanto prezioso e torreggiava nella sala, a pochi passi da me. Seguendo un leggerissimo cenno di Guxio, i miei occhi si posarono sulla sua superficie niente affatto riflettente e, dalla nebbia scura che sembrava agitarsi sotto quel vetro, vidi a poco a poco affiorare delle figure... ne riconobbi alcune ed altre no, nonostante ciò la gola mi divenne improvvisamente arida.
Citazione:
“Bumin è ai vostri ordini, non è vero?” chiesi dopo un istante, restando assolutamente immobile e costringendomi a non arretrare neanche di mezzo passo. Mentalmente mi chiesi fino a che punto, invece, Dukey fosse coinvolto in quella storia... c’era differenza tra i due ai miei occhi, molta differenza... poiché per quanto non avessi mai potuto sopportarlo, Dukey era nato a Cartignone proprio come me ed eravamo stati bambini insieme, io, lui e Eileen. Ci conoscevamo da sempre e non potevo pensare che lui avesse deliberatamente spedito Eileen a quel destino... Ma decisi di non considerare quell'aspetto, per il momento! “Non sta forse conducendo quelle persone qui per vostro ordine, il fedele Bumin?” domandai. I miei occhi scivolarono di nuovo per un momento sulla coppa che ancora mi stava porgendo, ma io in fretta li riportai sul volto dell’uomo... “Perché mi avete fatta condurre qui, Guxio?” chiesi infine, mantenendo la voce estremamente calma “I vostri uomini non hanno ancora iniziato su di me il loro supplizio... devo, perciò, supporre che forse non è ciò che avete in serbo per me! Che cosa volete, dunque? ...E a che cosa dovremmo brindare, poi, affinché più nessuna vita venga sacrificata?” |
Il Cavaliere Vermiglio fissò il giovane Cavaliere25 per alcuni istanti senza dire nulla.
"Allora preparati" disse "perchè ci sfideremo in singolar tenzone!" "No, sono stato io a prendere l'acqua del pozzo!" Intervenne Belven mettendosi davanti al giovane arciere. "E quindi la contesa spetta a me soltanto!" "Che storia è questa?" Urlò il cavaliere del pozzo. "Colui che ha preso l'acqua si faccia avanti o morirete entrambi!" "Ma cosa stai facendo?" Chiese Belven a Cavaliere25. "Sei pazzo? Quel cavaliere ti ucciderà! Ora fatti indietro e lascia che lo affronti io!" "Ma siete senza cavallo" intervenne Goldblum "e senza l'equipaggiamento necessario per sfidarlo!" "Non abbiamo altra scelta..." rispose Belven "... amici miei..." guardando entrambi "... qualsiasi cosa accadrà non dimenticate i nostri compagni alla chiesa sconsacrata..." Si rivolse allora al Cavaliere Vermiglio: "Milord... una grazia." "Quale?" Chiese il misterioso cavaliere. "Qualsiasi sia l'esito della tenzone" rispose Belven "i miei compagni saranno liberi di andare." "E sia... anche se dubito possano uscire da questo luogo senza che qualcuno mi abbia sconfitto! Ed ora in guardia, cavaliere!" Intimò a Belven. "E' un suicidio!" Mormorò Goldblum a Cavaliere25. "Dobbiamo farlo desistere o sarà ucciso!" |
Nello stesso momento, nella sala dove Talia si era svegliata, Guxio si apprestava a rivelare i suoi piani.
"Milady..." disse senza far nulla per celare quel ghigno di sadica soddsfazione che gli si era formato sul volto "... sir Bumin è il più forte cavaliere di quelli presenti a Cartignone... ed un mio devoto discepolo. E credete forse che io sia tanto ingiusto da negare ad un tale fedelissimo alfiere una meritata ricompensa?" Sorseggiò dalla sua coppa e continuò: "Voglio ricambiare il suo valore... dandogli il potere a Cartignone. Lord Frigoros è vecchio e stanco... e la nostra città ha bisogno di un nuovo signore... e chi più adatto del fedele sir Bumin? Egli governerà in mio nome..." E rise forte. "Ma per portarlo sul trono" riprese a dire "bisogna imparentarlo a Frigoros... peccato che la giovane Eileen abbia lasciato questo mondo... anche se non negò la sua innocente virtù al nostro Bumin... ma cosa avrebbe potuto fare l'indifesa fanciulla contro la brutale bramosia di sir Bumin?" Rise di nuovo con ancora più forza, dopo aver raccontato quella terribile verità sulla sfortunata Eileen. "Ma state tranquilla, milady..." aggiunse "... a voi non toccherà una simile sorte... il vecchio Frigoros non ha altri eredi... e voi ne siete la pupilla... destinata a regnare su Cartignone... sposerete quindi sir Bumin e governerete sotto le mie direttive questa città!" Si avvicinò allora alla ragazza, cominciandole ad accarezzare i lunghi capelli. "Naturalmente voi ed io avremo sempre un, come dire, rapporto speciale..." concluse fissandola con ambiguità. |
L'animo di Morven era pieno di confusione.
Non faceva che interrogarsi, e al contempo si ripeteva che non aveva tempo per quelle valutazioni e quelle congetture, man mano che proseguivano in quel cammino angusto, divorato sempre più dall'ombra. Eppure la sua mente era tormentata, e sfuggiva quasi al controllo della sua ragione... Samsagra aveva ricominciato a pulsare e ad illuminarsi con ancora più veemenza di prima. Morven strinse i denti, impose a se stesso di non badare più a quella luce, di non ascoltare quelo canto. Pensò ad Ulisse e ripetè a se stesso che avrebbe dovuto imitare il grande eroe greco e ignorare la sua Sirena... ma proprio allora avvertì una dolorosa fittà al fianco sinistro, come se la spada lo stesse bruciando... Ardente e febbrile, come la mano di un'amante, lo chiamava e sè e lo strappava dal suo ragionare... ... Samsagra, Samsagra... perchè mi tormenti ancora? Un odore di morte sembrava diffuso ovunque ed un senso di angoscia li opprimeva mentre avanzavano in quei cunicoli scavati dalla notte dei tempi. Morven pensò per un istante che non sarebbe riuscito a sopportare oltre... la testa cominciava a girargli e perle di freddo sudore gli brillavano tra i capelli scuri... il grido di Samsagra era soffocante, unito ai miasmi di quel luogo... Morven chiuse gli occhi un istante, sopraffatto, e per un istante, senza essere scorto dagli altri, arrestò il suo passo e rimase di poco discosto dal gruppo. Strinse la mano attorno all'impugnatura della spada... ... Samsagra... basta, io mi arrendo a te! Io ti appartengo, come tu appartieni a me! Non opporrò più alcuna resistenza... parlami e io ti ascolterò... In quel momento, come se avesse recitato una formula magica, sentì una grande pace che gli scendeva nel petto, una pace innaturale e ingiustificata, e alla sua mente, senza una ragiona apparente, tornarono i versi di un'antica lettura... "I salvati da mano nemica", cominciò a recitare piano, tra sè, "li raccolse da tutti i paesi, da oriente li unì e da occidente e ancora dal nord e dal mare..." Un attimo dopo avvertì qualcosa che lo turbò profondamente, al punto da farlo immediatamente tornare vigile e costringerlo a spalancare gli occhi. La piccola Lyan lo fissava. Lo fissava con uno sguardo strano, enigmatico, che egli non riuscì a decifrare, ma che gli fece quasi gelare il sangue nelle vene. Le parole gli morirono sulle labbra e smise di recitare. Guardò la bambina, quasi ipnotizzato da quello sguardo che non riusciva ad evitare, e non se ne sarebbe staccato se qualcosa di nuovo ed inaspettato non avesse catturato la sua attenzione. Qualcuno si stava avvicinando a loro, portando qualcosa sulle spalle. "Chi è la?" Gridò Bumin estraendo la sua spada. "Fermati dove sei!" Ma nonostante quell'ordine che sapeva palesemente di minaccia, la figura non si fermò e continuò ad avvicinarsi al gruppo. Morven allora si portò avanti, quasi a fianco di Bumin e Duckey, e similmente ai due cavalieri si tenne pronto ad estrarre Samsagra al minimo cenno di pericolo. |
Quel cunicolo, avvolto da una perenne ombra e racchiuso come una lunga prigione dalle granitiche pareti di pietra, echeggiava dei passi di quella figura che si avvicinava al gruppo.
"Fermati, cane!" Intimò Dukey a quella figura. "Fermati o assaggerai le nostre spade!" Ma quella continuava ad avvicinarsi, incurante di qualsiasi minaccia. Ad un tratto, quando la figura fu a pochi passi da una delle loro torce, si udì il grido di Iodix: "Padrone! Mio signore! Che gioia ho nel cuore!" E gli si lanciò addosso. Ma Guisgard non rispose nulla e raggiunse il gruppo. "Vi riconosco..." disse Dukey "... siete il cavaliere che incontrai a Cartignone! Ma cosa portate sulle spalle?" Si accostò allo strano peso che Guisgard portava con sè e gridò disgustato: "Che io sia dannato! E' un nano! Ed è anche morto!" Guisgard lo ignorò. "Una carcassa di nano morto!" Aggiunse Dukey. "Gettatela via o attirerà i ratti!" "Toccalo e sarà la tua carcassa ad attirare i ratti..." mormorò Guisgard senza neanche fissarlo. Bumin restò in silenzio davanti a quella scena, mentre scrutava con attenzione lo sguardo di quel cavaliere. http://s1.wdstatic.com/images/it/ll/...2005-Bloom.png |
Il grido di Dukey non fece che aumentare la tensione, in quel momento già così difficile.
In circostanze simili basta che uno solo del gruppo perda la calma perchè si scateni una reazione improvvisa in tutti i presenti. Basta che uno soltanto attacchi, perchè tutto precipi in modo inarrestabile verso lo scontro. Morven fiutò la tensione di quell'attimo, strinse ancor più Samsagra e cominciò a farla scivolare lentamente fuori dal fodero, con un lieve e sottile sibilo. Ma proprio in quel momento, la voce di Iodix frenò il suo gesto: "Padrone! Mio signore! Che gioia ho nel cuore!" Morven lasciò ricadere indietro la spada. Quasi non avrebbe creduto ai suoi occhi se non avesse visto il giullare correre incontro a quella figura. Per un istante stentò quasi a riconoscerlo... era stravolto, ferito, e il suo sguardo era carico di rabbia, odio e dolore... ma era pur sempre lui! E' questo che volevi dirmi, Samsagra? E' lui che mi stavi indicando? E' lui che stavamo cercando? Sfiorò la spada con una carezza gentile... Perchè? Un attimo dopo vide e comprese cosa fosse il peso che il cavaliere trasportava con sè, e per un istante ebbe un brivido... Goldblum! Ma no, non poteva essere lui, lo sapeva bene! Eppure per un istante il suo pensiero andò all'amico morto... e lui non aveva potuto nemmeno recuperare il suo cadavere, per dargli almeno nell'ultimo atto, una sepoltura degna del guerriero che era stato! Abbassò lo sguardo un istante, cercò di scacciare il dolore di quel pensiero, quindi si fece avanti, andò incontro al cavaliere e lo aiutò a deporre delicatamente il cadavere sul pavimento freddo di quel sotterraneo. Quindi lo fissò negli occhi un istante, e istintivamente sul viso gli si disegnò un lieve sorriso. "Di certo non è il momento nè il luogo per simili affermazioni, messere" disse, rivolto a Guisgard "ma credetemi, non c'è persona al mondo che desideravo incontrare più di voi, in questo frangente!" E sebben in quel momento la testa gli si era affollata di domande sul come e sul perchè quel cavaliere si trovasse proprio in quel posto, non disse altro, ma gli strinse il braccio con slancio, davvero lieto di saperlo ancora in vita e di avere la sua spada come amica. |
Guisgard, aiutato da Morven, poggiò a terra il corpo di Gila.
Poi annuì lievemente come risposta alle parole di quel cavaliere. "Chi vi da diritto di parlarmi in quel modo?" Gridò Dukey verso Guisgard. "Cerchiamo di restare calmi!" Esclamò il Cappellano. "Devo quindi subire l'affronto di costui?" Chiese Dukey. "Quando vuoi..." mormorò Guisgard senza neanche voltarsi. "Ora basta!" Intervenne Bumin. "Riprendiamo il cammino... può essere pericoloso restare fermi per troppo tempo." Il Cappellano si avvicinò al corpo di Gila e lo benedisse. "Possa Colui che risvegliò Lazzaro dai morti" pronunciò "rendere a quest'anima l'Eterno e Giusto Riposo... nel Nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo... amen..." "Chierico, guarda che quel nano forse neanche era un Cristiano!" Disse Dukey. "Stai solo sprecando le tue orazioni!" "Nessuna anima è al di fuori di Cristo." Rispose il Cappellano. "Ora andiamo..." disse quasi con disprezzo Bumin al gruppo "... si è perso già troppo tempo!" "Andare dove?" Chiese all'improvviso Guisgard. "Dal tuo padrone? Sarà lui ad ucciderci o lo farai tu durante la strada?" A quelle parole Bumin lo fissò con stupore. |
hai ragione dissi guardando Goldblum dobbiamo fare qualcosa poi guardai quel cavaliere e dissi aspettate un attimo cavaliere vi chiedo una cosa perchè dovete fare una sfida solamente perchè abbiamo preso l'acqua del pozzo? cosa c'è di sbagliato? voi sapete dirmelo domandai aspettando la sua risposta e cercando di prendere tempo mentre guardavo i miei compagni
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Questa volta non riuscii a contenere dentro di me l’orrore e la repulsione per quell’essere... arretrai di molti passi e lo feci così in fretta che per poco non caddi.
E tuttavia il disgusto che il mio corpo provò al contatto con la mano di Guxio fu niente in confronto al cieco dolore che riempì la mia mente... i miei occhi si oscurarono e l’aria rimase fuori dai miei polmoni... riuscivo soltanto a pensare a Eileen, a Eileen e a Bumin, poi a Bumin e a me, e a me e a Guxio... e fu solo quando la testa iniziò a girarmi forte che mi accorsi che avevo smesso di respirare. Alzai di nuovo gli occhi sull’uomo e nell’osservare quel volto, solcato da uno sgradevole e tronfio sorriso di vittoria, una gelida furia si impossessò di me... e allora non mi importò più niente di niente... non mi importava più niente se ero sola e totalmente disarmata nel cuore del regno di quel pazzo, non mi importava più niente se un solo suo cenno avrebbe probabilmente segnato la mia fine, non mi importava più niente di vivere o di morire, non mi importava niente di niente... tutto ciò che provai fu odio, un odio assoluto e totale come non avevo mai conosciuto prima di quel momento... “Ammazzami, Guxio!” dissi, e la mia voce uscì ruvida ed aspra “Perché io non sposerò mai quell’uomo, né ti permetterò mai di toccarmi! Ammazzami, perché mai io sottostarò ai tuoi piani! Ammazzami adesso...” soggiunsi con disprezzo “Perché, se mi lasci vivere, io ti giuro che te la farò pagare per la sorte di Eileen! La farò pagare a te e a Bumin, e lo farò nel modo più orribile e atroce che tu sia in grado di immaginare!” E tuttavia le mie ginocchia non ressero tutto l’odio che mi riempiva il cuore: le sentii cedere e lentamente mi accasciai a terra, certa che se non mi avesse uccisa lui, il dolore l’avrebbe fatto. |
Appena gli occhi di Gaynor si posarono sul nuovo cavaliere che era sbucato fuori dal cunicolo, il suo cuore mancò qualche battito...
"Nulla io vedo che non sia perfetto..." Il suo cavaliere, quell'amore puro e allo stesso tempo ardente come fiamma, il suo spavaldo e fiero Lancillotto... ed ora ecco qui gli stessi occhi blu, lo stesso sguardo, che però appartenevano ad uno sconosciuto. Lo stesso sconosciuto che lei era venuta a salvare. |
Il Cavaliere Vermiglio fissò Cavaliere25.
E dopo qualche istante di silenzio abbassò leggermente la lancia già pronta per la fatale carica. "Potrei risponderti che è così perchè mi piace!" Disse. "O perchè forse quell'acqua non ha nulla di particolare o diverso da tutte quelle che riempiono i fiumi, i laghi e i mari di Britannia! Ma invero, per la tua audacia, ti dirò la verità..." Accarezzò il suo cavallo, come a volerlo tenere a bada e continuò: "L'acqua di questo pozzo è benedetta e non può essere sprecata da nessuno! Essa va usata con parsimonia e solo per questioni di vita o di morte!" Si voltò poi verso Belven: "Se uno fra voi mi sfiderà, giuro sul mio onore che lascerò in vita gli altri. Ma ora basta con le chiacchiere!" Gridò con tono di sfida. "Si faccia avanti il mio sfidante o perirete tutti!" |
Mi misi davanti hai due sfidanti e dissi ma noi non la volevamo rovinare l'acqua di questo pozzo dissi e poi noi non cerchiamo guai abbiamo altri problemi a cui pensare noi siamo in cerca dei nostri cavalieri che abbbiamo perso in questa maledetta foresta perchè al posto di uccidere uno di noi non ci aiutate a cercarli domandai con uno sguardo serio e fermo
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Intanto, nella sala in cui Guxio aveva portato Talia, la ragazza era stata messa davanti ad un'orribile verità.
"Uccidervi?" Ripetè tranquillamente Guxio, senza smettere di sorseggiare dal suo calice. "E perchè mai? Per vedere fallire i miei piani? Perchè a voi sir Bumin non va a genio? Non siate sciocca, milady... orami tutto è deciso." Si avvicinò allora alla ragazza ed aggiunse: "Volete morire? Sarebbe una sciocchezza... io vi offro potere, ricchezza... e voi in cambio obbedirete ad ogni mio volere..." Ad un tratto uno dei suoi seguaci entrò nella sala. "Cosa c'è?" Chiese Guxio. "Maestro... il cavaliere... non era morto come pensavamo... si è unito agli altri..." "Maledetti incapaci!" Tuonò il signore degli Atari. "Chiedo troppo di ucciderlo in mio nome? E' con gli altri?" "Si, maestro." "Allora sarà sir Bumin ad ucciderlo!" Poi, voltandosi verso Talia: "Vedete? Io non provo odio per voi... tutt'altro... ma per i vostri compagni... per loro provo disprezzo, non solo odio... quindi saranno loro a morire, non voi... a meno che non accettiate quanto da me proposto... avanti, non fatemi attendere, i miei devoti aspettano solo un mio ordine per massacrare quegli inetti dei vostri amici... cosa mi rispondete?" E fissò con un delirante sguardo il bellissimo volto di Talia. http://www.alicia-logic.com/capsimag...aKnightley.jpg |
Nello stesso momento, paura e tensione si erano impadronite del gruppo.
Guisgard fissava con odio e rabbia Bumin. "Quest'uomo è pazzo!" Esclamò Bumin. "Arriva dal nulla e accusa me! Chi ci dice invece che non sia una spia dei nostri nemici? Chi ci dice che non sia stato proprio lui ad uccidere quel nano?" "Maledetto..." mormorò Guisgard "... avete anche rapito Talia... ma tu ora mi racconterai tutto e mi dirai dove la tenete nascosta... e poi, finalmente, potrò ucciderti..." "Frena il tuo veleno, cane!" Gridò Bumin. "E voi..." rivolgendosi al resto del gruppo "... non lasciatevi incantare... costui è una spia, giunta per confonderci e metterci l'uno contro l'altro!" "Oh, Signore..." accennò con un filo di voce il Cappellano "... illuminaci Tu..." |
Quando gli occhi di Gaynor incontrarono lo sguardo della figura emersa dal buio cunicolo, il suo cuore mancò qualche battito...
"Nulla io vedo che non sia perfetto"... il suo cavaliere, quell'amore puro e insieme ardente come fiamma, il suo spavaldo e fiero Lancillotto... Ed ora ecco qui gli stessi occhi blu, lo stesso sguardo, che però appartenevano ad uno sconosciuto. E, stando all'esclamazione di Iodix, lo stesso sconosciuto che lei era venuta a salvare... Nella tensione che cresceva di minuto in minuto, Gaynor strinse Lyan ancora più forte, non riuscendo a distogliere lo sguardo dal Padrone. |
Guardai Guxio disgustata: era più pazzo di quanto non credessi se pensava che avrei accettato la sua offerta! Potere e ricchezza, aveva detto? Era con i suoi sporchi traffici, dunque, che voleva comprarmi? E come poteva credere che avrei accettato? Come poteva credere che l’unico problema fosse che ‘Bumin non mi andava a genio’? Oh no, io lo detestavo, Bumin! Almeno quanto detestavo lui! E li avrei denunciati al principe e a chiunque altro avesse voluto ascoltarmi, se mai fossi uscita viva di lì... Gliel’avrei fatta pagare, ad entrambi...
E stavo per dirglielo! Stavo per sputargli in faccia un fiume di parole cariche d’odio e di fierezza... ma l’arrivo dell’altro uomo mi interruppe. Ascoltai ciò che aveva da dire, quindi, ed immediatamente avvertii il mio cuore compiere un balzo. Guisgard si era svegliato, dunque! Ed ora era lì da qualche parte... Inevitabilmente i miei occhi tornarono a posarsi sullo strano specchio che era in quella stanza... era di nuovo oscuro, adesso, e di nuovo quella sorta di densa nebbia si agitava al di sotto della sua superficie... eppure le mia mente cercò là il volto del cavaliere con tanta caparbietà che infine, foss’anche solo perché tanto lo desideravo, mi parve di scorgerlo e di poter riconoscere lì quegli occhi, tornati finalmente a questo mondo. Poi la voce sgradevole di Guxio mi riportò in quella sala... Citazione:
Chinai la testa... Bumin, Guxio... di nuovo l’odio mi pervase, ma questa volta lo misi a tacere, giungendo così a odiare anche me stessa in quell’istante... ma cos’altro avrei potuto fare? Una calda lacrima di rabbia mi scese sulla guancia ma io, pur tenendo il volto fisso a terra, la ignorai... “Farò ciò che vuoi!” mi costrinsi a dire, sebbene la voce uscì tanto a fatica da risultare strozzata “Farò... farò quel che volete ma, per carità, che non venga ucciso più nessuno!” |
Guisgard e Bumin si fissavano animati da vivo odio.
Come due belve feroci sembravano studiarsi, come a cercare di leggere ognuno nel cuore dell'altro. "Avanti... cane... dov'è Talia?" Chiese Guisgard fissando Bumin con uno sguardo di ghiaccio. "Potrei farti a pezzi in un attimo..." mormorò Bumin con un'irreale calma. "Calmatevi, cavalieri..." intervenne il Cappellano. "Perchè non risolvete il tutto secondo l'antica consuetudine normanna?" Propose Dukey. "Io sono un cavaliere disonorato" disse Guisgard "e senza stendardi o vessilli... non conosco tali consuetudini... ma se questa mi permetterà di infilzare questa carogna, allora accetto!" "Si tratta di risolvere la contesa con un duello..." rispose Dukey "... ve la sentite?" "Non chiedo altro!" Esclamò Guisgard. "Certo..." annuì Bumin. "Mai!" Intervenne il Cappellanno. "Non porterà a niente una simile cosa!" "Il nostro cavaliere" con un ghigno Bumin "ha forse perso la testa quando non ha più trovato la nostra lady Talia... chissà, magari ora è in buona compagnia... e non è detto che la cosa non le stia piacendo..." A quelle parole Guisgard saltò addosso a Bumin, tentando di stringergli la gola. I due caddero a terra e cominciarono a battersi. Ad un tratto Bumin estrasse il pugnale e tentò di colpire Guisgard, ma l'intervento di Iodix, che si lanciò sul corpo del suo padrone, salvò questi da un colpo quasi sicuramente fatale. I due contendenti allora si rialzarono rapidi, pronti a riprendere la sfida, ma qualcosa attirò l'attenzione di Guisgard. "Guardate!" Indicò questi. "Il suo braccio! Quei segni! Gli stessi che hanno tatuati quei fanatici!" Infatti, il braccio di Bumin mostrava dei tatuaggi resi ora visibili in seguito allo scontro con Guisgard, dove la sua manica era stata lacerata da quel corpo a corpo. E vistosi scoperto, Bumin corse via rapidissimo, svanendo in un attimo nell'oscurità di quel luogo. Guisgard era pronto a lanciarsi al suo inseguimento, quando la voce del Cappellano lo fermò. "Presto!" Gridò il chierico. "Il giullare è stato ferito nello scontro!" Infatti, Iodix giaceva a terra col pugnale di Bumin nel petto. |
Nello stesso istante, Talia era davanti al terribile signore degli Atari.
"Bene... vedo che siete ragionevole..." disse con soddisfazione questi "... del resto la pupilla del vecchio Frigoros è sempre stata conosciuta da tutti per le sue grandi virtù..." E rise forte. "E sia..." continuò "... ora inizierà una nuova era per Cartignone... ed io ne sarò l'assoluto protagonista!" Poi, avvicinandosi a Talia e accarezzandole le spalle lasciate scoperte dalle sue vesti, aggiunse: "E sir Bumin mi sarà fedele per ciò che gli offro... una tale bellezza è segno di generosità da parte mia, non credete?" In quel momento uno dei suoi lo chiamò. "Cosa accade?" "Presto, maestro..." Guxio allora uscì dalla stanza seguendo il suo fedele. E giunto in una sala adiacente, vi trovò Bumin ad attenderlo. "Cosa è successo'" Chiese Guxio. "Maestro..." rispose Bumin "... quel cane mi ha smascherato... sono dovuto fuggire, altrimenti mi sarei ritrovato contro tutti..." "Come sapeva di te?" "Sarà stata Talia a rivelarglielo!" Rispose Bumin. "Qella dannata me la pagherà! Lo giuro sul mio onore e..." "Non sarà cosi!" Lo interruppe Guxio. "Si è decisa ad obbedire al mio volere!" "Quale, mio maestro?" "Di sposarti, in modo che io possa controllare tramite voi tutta Cartignone!" "Non l'avrei mai creduto..." "Nessuno può opporsi al mio volere!" "Maestro, quel cavaliere..." "Cosa?" "Deve morire..." rispose Bumin "... e subito..." "Lo temi a tal punto?" "No, ma credetemi... lui sarebbe l'ostacolo maggiore per i nostri piani su quella ragazza..." Guxio lo fissò per qualche istante. "Allora sarà il primo a morire..." Bumin fece un lieve inchino e baciò la mano del suo diabolico signore. |
Nel frattempo, il panico piombò sul gruppo.
Iodix era a terra, col pugnale di Bumin conficcato nel petto. "Iodix!" Gridò Guisgard avvicinandosi di corsa al suo fedele compagno. "Il cuore..." disse sconvolto il Cappellano "... quel pugnale gli avrà spaccato il cuore!" "Iodix, rispondimi!" Chiamava Guisgard. "Non lasciarmi anche tu ora! Iodix! Iodix!" Ad un tratto il giullare aprì gli occhi. "Se la penna della spada è più potente, allora un libro di uno scudo è più possente!" Recitò togliendosi da sotto la giubba un grosso libro sul quale si era conficcato il pugnale di Bumin. "Che sia una un codice o un trattato, questo libro mi ha senza dubbio salvato!" Aggiunse estraendo il pugnale dal libro. "Diavolo di uno stolto giullare!" Esclamò Guisgard. "Sono scherzi da farsi questi!" E dopo un attimo scoppiò a ridere, abbracciando il suo buffo compagno. |
Intanto, presso il pozzo maledetto, il Cavaliere Vermiglio reclamava la sua sfida.
"Folli!" Rispose Fissando Cavaliere25. "Quel pozzo è santo e merita rispetto! Quanto ai vostri problemi, non sono certo affar mio!" "E sia..." intervenne Belven "... sfidiamoci e facciamola finita!" "Un momento, cavaliere!" Gridò Goldblum. "Vi offro un onorevole patto!" "Parla, nano!" Ordinò il Cavaliere Vermiglio. "Ti ascolto!" "Vi offriamo un ostaggio! Uno di noi che resterà qui come pegno e servo! Gli altri però potranno andare!" Il Cavaliere Vermiglio lo fissò icuriosito. "E l'ostaggio verrà riscattato quando i suoi compagni torneranno!" Concluse Goldblum. "E sia, mi piace!" Disse il cavaliere. "Ma il riscatto avverrà solo attraverso il duello che ora mi negate! Ed ora si faccia avanti l'ostaggio!" "Ma perchè questo assurdo patto?" Chiese Belven tirando a sè Goldblum. "Perchè non abbiamo altra scelta!" Rispose questi. "Così almeno la nostra compagnia potrà uscire da questo incanto!" "Allora resterò io come ostaggio!" Disse Belven. "No, voi siete il capo!" Esclamò Goldblum. "Per questo non lascerò nessuno di voi qui!" "Allora tireremo a sorte..." disse il nano. |
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