Camelot, la patria della cavalleria

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Guisgard 23-05-2011 01.32.14

Beh, qui non c’è nessun altro, oltre noi due…” disse Icarius prendendo la mano di Talia fra le sue “… come ti sei ferita a questa mano?” Chiese. “E poi hai detto di volermi parlare di una certa cosa…”
Si voltò allora all’improvviso verso una delle finestre.
“Sai cosa?” Fissando di nuovo sua moglie e sorridendole con complicità. “Io non sopporto più quest’atmosfera! E’ troppo solenne ed ufficiale per i miei gusti… già immagino le lunghe ed ammuffite facce che ci attendono a tavola! Guarda nella campagna in lontananza invece…” indicandole il luogo dove sorgeva il borgo vecchio “… laggiù si staranno divertendo! La festa lì sarà semplice, genuina e la gente trarrà gioia e felicità dalle piccole cose che ricorrono in momenti come questi…”
Le prese le mani.
“Ti va di fuggire fin laggiù con me? Quando eravamo sul balcone mi hai sussurrato che se io non fossi duca, tutto sarebbe più semplice, no? Ecco, lasciamo qui le corone e tutto il resto… c’è tanta magia stanotte da poterci trasformare in ciò che più desideriamo… vuoi venire con me nell’incanto di questa notte, milady?”

Talia 23-05-2011 02.04.22

Lo osservai per qualche lungo istante, con gli occhi spalancati...
“E’ una follia!” mormorai, mentre il mio sguardo si spostava dal suo volto al punto lontano, oltre la finestra, che mi aveva indicato...
Fissai quel punto per un momento, sentendo il mio cuore accelerare sempre di più... era una pazzia, una cosa che non potevamo sperare passasse inosservata e che, ne ero certa, non mi sarebbe stata perdonata tanto facilmente...
“Izar mi farà rinchiudere in cima ad una torre questa volta...” mormorai, più a me stessa che non a lui...
Poi i miei occhi si spostarono di nuovo, tornando ad incrociare i suoi, brillanti come quelli di un bambino...
“Andiamo!” dissi, decidendo istantaneamente, mentre un vivo sorriso misto di gioia, ribellione e felicità mi si allargava sulle labbra “Verrei ovunque, mio signore... ovunque tu voglia condurmi!”

Guisgard 23-05-2011 02.52.27

Il palazzo era in festa ed illuminato a giorno.
I baroni con le loro mogli erano giunti e tutti i cavalieri del ducato erano presenti.
Ma qualcuno, approfittando di tutto ciò, scese nelle scuderie e sellò rapidamente Matys.
“Tieniti forte, mia cara.” Disse Icarius facendo sedere Talia davanti a lui. “Sai bene che Matys non si fida troppo di me!”
Un attimo dopo i due erano lanciati in una corsa per la campagna.
“Se si arrabbia di nuovo” ridendo Icarius ed indicando la cavalla “le sussurrerai tu qualcosa nel vostro idioma per calmarla?”
Galopparono nella notte, lungo il sentiero che tagliava la campagna e conduceva al borgo vecchio, fino a quando cominciarono ad udire musica e canti.
Il borgo era infatti in festa per l’incoronazione del duca, perchè anche quaggiù, nonostante la distanza dal palazzo ducale, la gente aveva voglia di divertirsi.
Icarius e Talia arrivarono all’inizio del borgo e lasciarono Matys in una piccola stalla custodita da un ragazzino.
Poi si diressero verso il centro dell’abitato, dove vi era la festa vera e propria.
Musici, saltimbanco improvvisati e giocolieri animavano lo spiazzo del borgo, mentre ovunque c’erano bambini che giocavano e numerosi sguardi di ragazze innamorate.
Luci, canti, vino e cibo erano in buona quantità e bastava questo per rendere felice tutta quella gente.
Icarius si avvicinò ad uno dei tanti banchi.
“Cosa si vince? Se faccio centro, intendo…” disse all’uomo dietro il banco.
“Una delle bambole esposte, ragazzo…” rispose l’uomo “… hai tre palline per fare centro.”
“Comincia a scegliere quella che più ti piace, Talia…” disse Icarius prendendo le tre palline che gli porgeva l’uomo.

Talia 23-05-2011 03.45.02

Cavalcavamo, in sella a Matys, a folle velocità verso il borgo.
Io, seduta di davanti con entrambe le gambe da un lato, mi tenevo stretta a mio marito. Ero agitata, vagamente ansiosa... ma infinitamente felice.
Giungemmo al borgo e lasciammo il cavallo, addentrandoci tra le stradine strette e tortuose fino alla piccola piazza centrale, completamente invasa di gente, banchi, giocolieri...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30813)
Icarius si avvicinò ad uno dei tanti banchi.
“Cosa si vince? Se faccio centro, intendo…” disse all’uomo dietro il banco.
“Una delle bambole esposte, ragazzo…” rispose l’uomo “… hai tre palline per fare centro.”
“Comincia a scegliere quella che più ti piace, Talia…” disse Icarius prendendo le tre palline che gli porgeva l’uomo.

Sorrisi divertita.
“L’ho già scelta!” dissi ridendo e socchiudendo appena gli occhi mentre lanciava “Vorrei quella con l’abito rosso!”
“E voi non siate così scettico!” soggiunsi con orgoglio, rivolta all'uomo che ci guardava scuotendo appena la testa “Mio marito è imbattibile!”

Guisgard 23-05-2011 04.57.48

“Si, come no!” Disse l’uomo del banco a quelle parole di Talia.
“Va bene…” mormorò Icarius prendendo la mira “… va bene…”
Lanciò allora la pallina, colpendo il centro del bersaglio disegnato su una lastra di stagno.
“Ehi, ho fatto centro!”
“Si, due su tre, ragazzo…”
“Ma non l’avevate detto prima!”
“Era ovvio, no?”
“Non lo era per niente, invece!”
“Cerchi guai stasera?”
“Siete un…”
“Cosa?” Lo interruppe l’uomo con aria di sfida.
“Nulla…” fece Icarius “… ora non seccatemi e lasciatemi tirare…”
Tirò la seconda pallina, ma mancò di poco il bersaglio.
L’uomo rise.
Icarius cercò di mandare giù la rabbia e di concentrarsi.
Fece allora l’ultimo tirò, colpendo per la seconda volta il centro del bersaglio.
“Centro!” Esclamò entusiasta. “Ora dovete darci la bambola! Quella col vestito rosso!”
“Quella è il pezzo migliore” replicò l’uomo “e la vince chi fa tre centri su tre!”
“Siete un imbroglione!”
“Bada a ciò che dici, ragazzo! O ti pesterò a sangue!”
“Voglio quella bambola…”
“Hai sbagliato un colpo, niente da fare.”
Icarius lo fissò con rabbia.
Per un momento sentì il bisogno di saltargli addosso.
“Datemi altre tre palline…” disse posando un’altra moneta sul banco.
Cercò di concentrarsi di nuovo.
Tirò poi i suoi tre colpi, riuscendo stavolta a fare sempre centro.
“Voglio la bambola per mia moglie…”
“Eccoti la tua bambola!” Fece contrariato l’uomo.
“Tieni, Talia…” disse soddisfatto Icarius porgendo il sospirato premio a sua moglie.
“Accorrete al gran ballo in maschera!” Gridò all’improvviso un uomo.
Tutti allora si fiondarono verso la casa davanti alla quale l’uomo aveva chiamato la gente della festa.
“Vieni, Talia…” fece Icarius prendendola per mano “… ti va di ballare?”
“Mi spiace, ma solo abiti con maschere sono ammesse!” Li fermò l’uomo davanti alla casa del ballo. “Procuratevi gli abiti e vi faremo entrare.”
“Non siamo di queste parti…” disse Icarius “… e non sappiamo neanche dove poter trovare gli abiti…”
“Laggiù, in quella stradina…” indicò l’uomo “… c’è un vecchio che ripara marionette e rifornisce solitamente qualche attore itinerante che capita da queste parti… potete provare da lui, se volete…”
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Guisgard 23-05-2011 05.32.36

Intanto, a Capomazda, tutti attendevano la coppia ducale.
La grande sala era gremita di invitati e mancavano ormai solo Icarius e Talia.
Izar cominciava a mostrare segni di insofferenza e alla fine, vinto dalla preoccupazione, mandò dei servi a cercare l’Arciduca e sua moglie.
Poco dopo Ravus giunse nella Sala Ducale.
“Sua signoria non è arrivato…” disse “… l’ho atteso fino ad ora, ma non si è visto… e nemmeno lady Talia…”
“E’ naturale!” Replicò Izar. “Erano insieme!”
“Mando degli uomini a cercali?” Chiese August.
“No, li cercheranno i servi…” fece Izar “… forse sono in qualche stanza del palazzo, o presso le torri… tenete comunque pronti i vostri uomini…”
“Si, signore.”
Dall’altra parte della stanza invece, la giovane Sayla fu avvicinata da qualcuno.
“Tra poco l’Arciduca sarà qui…” mormorò Lho “… e tu potrai raccontargli ciò che avevi solo cominciato a dirgli poco fa…” la fissò con uno sguardo indagatore “… a meno che non sia di vitale importanza per la sua incolumità e quella di sua moglie… cosa sai, piccola?” Chiese Lho, quasi percependo qualcosa in lei.

Guisgard 23-05-2011 05.34.14

Guisgard fissò Icarius e Talia sul balcone, per poi prendere fra le mani il medaglione di Morrigan.
“Non invidiateli…” disse un mendicate fra la folla a pochi passi da loro “… lui è come suo padre… non sono destinati alla felicità… come chi l’ha preceduto, neanche lui riuscirà a vincere il dramma della sua stirpe…”
“Andiamo…” disse quasi con insofferenza Guisgard a Morrigan “… qui ormai c’è poco altro da vedere… ho bisogno di bere… mi accompagni?”
Si voltò poi a fissarla per qualche istante.
“Non sopporto tutta questa mondanità e tutte queste mogli dei baroni abbigliate come mausolei…” mormorò “… mi danno ai nervi… e comunque…” riprendendo a camminare “… con quel vestito bianco sei molto più bella di tutte loro… che fai, mi fai compagnia alla locanda?”

Guisgard 23-05-2011 05.43.46

L’alba giunse velata ed incerta su Capomazda.
L’aria non era limpida ed il cielo sembrava inquieto come lo stato d’animo di Pasuan.
Il cavaliere giunse con le prime luci alle scuderie.
Preparò il suo cavallo e lo condusse fuori.
Qui si accorse del bigliettino di Dafne.
Lo lesse tutto d’un fiato, per poi metterlo in tasca.
In quel momento lo raggiunsero Finiwell e Cavaliere25.
“Cosa leggevi? Un biglietto d’amore immagino!” Disse Finiwell.
Pasuan non rispose nulla e fece un’occhiataccia all’amico.
“Sei davvero deciso a batterti con quell’idiota?” Chiese Finiwell.
“Si.”
“Ho chiesto un pò in giro…” fece Finiwell “… quel Lyowel è un cavaliere arruolatosi poco prima della guerra qui… è il classico imbecille che diventa cavaliere sognando grandi imprese e dandosi arie a non finire… sembra abbia una passione per i duelli, dove può far aumentare la sua fama… tipi del genere sono di solito i primi a cadere in battaglia… non vale la pena sfidarlo per una contesa d’amore.”
“Sei qui per farmi da secondo, o per annoiarmi con le tue chiacchiere?”
“Cerca di stare calmo, pasuan…”
“Io vado al luogo del duello… se volete seguirmi bene, altrimenti ognun per se e Dio per tutti!”
E, montato in sella al suo cavallo, si diresse verso il Convento della Divina Misericordia.
“Vieni, ragazzo…” fece Finiwell a Cavaliere25 “… raggiungiamolo…”
Poco dopo i tre raggiunsero il convento, dove trovarono ad attenderli Lyowel ed un suo compagno.

Melisendra 23-05-2011 11.24.42

Nessuno aveva fatto caso a noi e avevamo continuato a scendere attraverso scale e cunicoli.
Mi appoggiai alle pareti della cella in cui mi aveva condotta e osservai quell'uomo delirante.
"Anche tu sei pazza... ricordi? Nyclos lo diceva sempre."
Mi avvicinai al vecchio, i cui occhi chiari erano chiaramente quelli di un alienato. Gli accarezzai il volto rugoso.
Parve acquietarsi.
"Perdonami...", gli dissi. Qualche lacrima minacciò di annebbiarmi la vista.
Posai le mie labbra su quelle rugose del condannato e sentii il sottile flusso vitale iniziare a incanalarsi verso di me. Non c'era scampo.
Il suo respiro si fece sempre più sottile, fino ad assomigliare al sussurro di un grillo. Infine cessò.
Non c'era voluto molto tempo.
L'uomo cadde a terra, davanti a me.
La sua espressione mi parve quasi serena. Mi abbassai verso di lui e gli chiusi gli occhi.
Al prezzo di una vita io ero tornata forte. Potevo sentire quel nuovo vigore corrermi lungo tutto il corpo. Non mi doleva più nulla. Anche la mente finalmente era chiara e limpida.
Feci un cenno alla serva e uscimmo dalla cella.
"Anima? Per tanto tempo ho creduto di non possederne una. E ora che so di averla... ciò che ho fatto e che mi appresto a fare saranno le ragioni per cui la perderò."
Raggiunto il cortile, mi riparai sotto un porticato e lanciai qualche occhiata a ciò che ci circondava. Il solito trambusto da caserma, il rumore di armi, che tanta gioia dava a Gouf.
Rientrammo nella mia camera e mi cambiai.
Prima che Gouf scopra ciò che intendo fare...
Nello specchio ciò che vidi mi piacque e insieme mi inquietò. Ero di nuovo nel pieno dei miei poteri e della mia determinazione. Eppure... mi sembrò di vedervi riflessa una Melisendra di qualche anno prima. Temetti di vedere cancellati tutti i progressi degli ultimi anni, la scoperta della pietà, del perdono, le grida della coscienza. C'era qualcosa di crudele e vorace nella mia immagine riflessa. E sullo sfondo, negli occhi, la stessa malinconia di sempre, animata da un fuoco di sfida.
Mi voltai un paio di volte di fronte allo specchio, per accertarmi di essere in ordine. La luce iniziava a scarseggiare e vidi l'anziana servitrice armeggiare con le candele.
"Sai dirmi qual è il modo migliore per incontrare Lord Cimarow?"
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Lady Morgana 23-05-2011 17.57.57

Venni portata via, lontana da Icarius e Talia.

NO! Non possono portarmi via, devo parlare assolutamente con loro!

Mi nascosi dietro la porta dove si sarebbe tenuta una cerimonia tradizionale, ove non ero ammessa.
Spiavo i lord che parlavano tra loro, riusì anche a sentire che erano spariti dopo l'incoronazione.

Se ne sono andati? Oh no, potrebbero essere in pericolo! Quei cavalieri erano così... terrificanti! Ho visto di tutto nella mia vita, ma...

I miei pensieri furono interrotti. Sentii qualcuno arrivare verso di me, stetti ferma, continuando a spiare all'interno della sala.
Un uomo mi chiamò, quando mi girai vidi che era lo stesso uomo che la sera prima mi aveva mostrato il posto ove si sarebbero tenuti i giochi.
“Tra poco l’Arciduca sarà qui…” mormorò l'uomo “… e tu potrai raccontargli ciò che avevi solo cominciato a dirgli poco fa…” mi fissò con uno sguardo indagatore “… a meno che non sia di vitale importanza per la sua incolumità e quella di sua moglie… cosa sai, piccola?”
"Io, io non so nulla. C'è qualcosa che dovrei sapere? Comunque io volevo solo parlare un poco con l'Arciduca e sua moglie, Lady Talia."
Scelsi le parole adatte, non potevo fidarmi di un estraneo.
"Quando tornerrano passerò un po' di tempo con loro, cos' parleremo... Non si preoccupi, signore."
Non so molto sui bambini, però so che sono molto curiosi!
"Ma scusi, Signore, lei chi è? E' forse un amico di sua signoria o un lord?"
Lo fissai in cerca di una risposta nei suoi occhi. Fin da piccola, tra le tante altre cose, mi è stato insegnato a riconoscere quando una persona mente, dai suoi occhi.

Talia 23-05-2011 19.20.59

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30816)
“...e la vince chi fa tre centri su tre!”
“Siete un imbroglione!”
“Bada a ciò che dici, ragazzo! O ti pesterò a sangue!”
“Voglio quella bambola…”

...o ti pesterò a sangue...
A quelle parole, intimorita, afferrai il braccio di Icarius con entrambe le mani e lo tirai impercettibilmente verso di me...
"Ti prego..." mormorai pianissimo "Non vale la pena litigare con questo manigoldo!"
Lui mi parve combattuto per un istante, i suoi occhi lampeggiavano, ma si controllò. Tuttavia era testardo... lo era sempre stato!
E chiese altre tre palline...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30816)
Tirò poi i suoi tre colpi, riuscendo stavolta a fare sempre centro.
“Voglio la bambola per mia moglie…”
“Eccoti la tua bambola!” Fece contrariato l’uomo.
“Tieni, Talia…” disse soddisfatto Icarius porgendo il sospirato premio a sua moglie.

Presi allora la bambola tra le mani, sorridendo...
Avevo ricevuto molti e molto ricchi regali a suo nome da ben prima che ci sposassimo, sebbene avevo sempre sospettato che fosse stato lord Rauger ad averli scelti tutti... oggetti bellissimi, opulenti e fastosi... nessuno di essi aveva, tuttavia, neanche lontanamente il valore che assunse per me in quel momento quella semplice bambola di pezza.
I miei occhi brillarono mentre la stringevo...
“Grazie!” mormorai... non dissi altro, ma i nostri sguardi si incrociarono intensamente e di altre parole non ci fu bisogno.
Poi udimmo quella voce annunciare un ballo...
“Un ballo in maschera!” ripetei, con la voce che tremava per l’eccitazione, dopo aver sentito le parole tra mio marito e quell’uomo “Oh si, ti prego, vorrei tanto andarci...” lo pregai, prendendo la sua mano tra le mie.

cavaliere25 23-05-2011 19.42.11

ora che si fa chiesi guardando i miei due compagni io e te rivolgendomi a Finiwell non centriamo nulla e neanche l'amico di quel tipo se fanno il duello scorretto interveniamo pure noi dissi fissando i due

Guisgard 23-05-2011 20.13.06

La vecchia serva fissava la bella Melisendra che si specchiava.
“Il lupo si ritrae e si nasconde nella sua tana…” disse la vecchia mentre sistemava alcune candele “… ma quando è ferito ed ha paura allora diventa ancora più temibile… tanto da non temere nemmeno la furia del leone, o quella della leonessa…” posò le candele sul tavolo ed il suo sguardo divenne insolitamente severo “… l’amore ha regole diverse da quelle dell’odio… chi ama divide sempre il proprio destino con chi si è scelto di seguire…”
Si avvicinò alla porta e senza voltarsi aggiunse:
“Lord Cimarow starà già piangendo il suo degno fratello…”
E poco dopo che la vecchia aveva lasciato la stanza, Melisendra fu attirata da alcune grida provenienti dal cortile.
Il ponte levatoio fu chiuso ed il gruppo di cavalieri appena giunto mostrò a Gouf ciò che restava di un corpo mutilato e senza vita.
Quasi nello stesso istante, Cimarow raggiunse i suoi nel cortile ed alla vista di quel cadavere lanciò un urlò di rabbia.
“Come è…” mormorò “… come è accaduto?”
“E’ lui, milord?” Chiese Gouf. “Ne siete certo?”
“Si…” annuì Cimarow “… sono i suoi abiti…”
“Il volto è impossibile da riconoscere ormai.”
“Come è accaduto?” Domandò di nuovo Cimarow.
“Vostro fratello era uscito per una cavalcata…” rispose Gouf facendo cenno ai suoi di portare via il cadavere di Nyclos “… e sembra sia stato aggredito da qualcuno… forse cacciatori di taglie… ci sono giunte voci che a Capomazda ne hanno assoldato diverse bande per trovare questo castello… probabilmente vostro fratello per sviarli ha cercato di seminarli nella brughiera, ma tra queste lande non è facile aggirarsi… deve aver perso il cavallo in qualche palude, dopodichè è stato un gioco da ragazzi per i suoi inseguitori raggiungerlo ed ucciderlo.”
“Se erano davvero cacciatori di taglie” replicò Cimarow “perché non hanno portato il cadavere a Capomazda? Solo così avrebbero potuto intascare la taglia.”
“Alcuni dei miei uomini usciti in perlustrazione devono averli allarmati, visto che hanno abbandonato il cadavere tra le rocce…” rispose Gouf “… quando l’hanno trovato, l’odore del sangue aveva già attirato dei lupi… ecco perché è sfigurato.”
“Mandatemi Pellissien il becchino…” disse Cimarow, quasi senza tradire emozioni “… per qualsiasi novità io sono nella Sala Nord, sir Gouf.”
“Si, milord.”
Ed il barone si allontanò dai suoi uomini, mentre sulla brughiera scendeva uno spettrale lamento giunto da chissà dove.

Guisgard 23-05-2011 20.47.24

Lho fissò la giovane Sayla e sorrise.
“Io chi sono? Ah, beh, sono un vecchio amico della famiglia ducale!” Disse. “Uno di quegli amici a cui si confida tutto, perché troppo vecchi per aver voglia di raccontare in giro i segreti uditi! Non mi credi? Beh, posso rivelarti segreti che nessuno conosce qui… io, per esempio, conosco il colore preferito di sua signoria, il suo fiore preferito, la musica che ascolta più spesso e ciò che adora mangiare!” E rise di gusto.
“E tu invece?” Domandò Lho a Sayla. “Tu come ti chiami? Sei sola qui? Ho saputo che giungesti al palazzo insieme a sua signoria e alla Granduchessa. Immagino che siate amici, vero?”
E mentre Sayla ascoltava le parole di Lho, il suo sguardo finì sui ritratti che animavano la grande sala.
Come quello di un giovane uomo dallo sguardo fiero e inquieto.

La pioggia cadeva forte, battendo sulle vetrate del grande salone.
“Tua moglie ti attende nella sua stanza…” disse lord Rauger “… va da lei, sbrigati!”
Ardross restò in silenzio davanti alla vetrata.
“Hai sentito cosa ti ho detto? Va da tua moglie!”
“Credete di poter comandare tutto e tutti, vero?”
“Io sono il tuo signore e padrone!” Tuonò Rauger. “Tutto qui mi appartiene! Anche tu e la tua felicità!”
“La mia felicità…” mormorò Ardross con un sorriso beffardo “... allora regnate sul nulla, perché essa non esiste... non qui in questo palazzo…”
“Non vedrai più quella donna!” Disse Rauger. “Ho allontanato suo marito... gli ho affidato le terre oltre il fiume Vultus!”
“Non potete fate questo!”
“Io posso tutto!” Replicò Rauger. “Io sono la legge, il giudice, la giuria ed il boia!”
“Vorrei che quella maledizione fosse vera!” Gridò Ardross. “Vorrei che fosse vera e che venisse a prendersi la mia vita oggi stesso!”
“Stupido!” Colpendolo Rauger.
Ardoss lo fissò con rabbia.
Un attimo corse via, uscendo poi da quella stanza, nonostante l’ordine di tornare indietro di suo zio.

Quella visione attraversò lo sguardo di Sayla per poi svanire senza lasciare traccia.

Melisendra 23-05-2011 20.53.39

"Dividere il proprio destino con chi si ama non significa accettare tacitamente qualsiasi destino... non gli permetterò di portare tutti alla rovina." Risposi mentre scendevamo le scale.
"Non sono nemmeno certa che la Bestia sia ammansita... potrei andare incontro a morte certa e non saperlo neppure."
Sollevai un velo sul capo, mentre uscivamo verso il cortile maggiore.
Le grida mi allarmarono.
Trattenni il fiato alla vista del corpo sfigurato e ripensai con un po' di rimorso al giovane sorridente che avevo conosciuto... prima che la bramosia ne storpiasse il bel volto.
Mi affacciai nel cortile. Non avevo bisogno di fingere turbamento per ciò che stava accadendo. Mi strinsi nel velo.
Lanciai un'occhiata a Gouf. Il suo sangue freddo sorprendeva persino me.
Non lo avevo mai visto pronunciare tante menzogne con tanta aperta disinvoltura. Avrebbe mentito perfino di fronte al demonio in persona.
E non ero neppure certa che quello, prima o poi, non sarebbe accaduto veramente.
Avevo sentito voci, attraversando frequentemente le scuderie e l'armeria, sul fatto che la guerra ormai si stava diffondendo, come una putrida infezione, nelle terre circostanti. Iniziavo a temere per la sorte di Poggio del Sole, dove avevo nascosto Uriel. Si trovava abbastanza a nord da non farmi eccedere in preoccupazioni, ma le voci si facevano sempre più insistenti.
Feci cenno a Gouf che ci saremmo incontrati dentro.
Salii le scale nuovamente, in compagnia della mia disapprovante nemesi e le parlai: "Vi sono molto grata per l'aiuto che mi state dando... ma non mi avete ancora detto come posso chiamarvi. Qual è il vostro nome?"
Mi soffermai sulla soglia degli appartamenti di Gouf e attesi la risposta dell'anziana donna, prima di addentrarmici.
Avrei fatto servire una cena nei suoi appartamenti. E vino. Molto vino.
E se non fossi riuscita a farmi spiegare tutti i suoi piani, non mi sarei più ritenuta degna del titolo di incantatrice.

Guisgard 23-05-2011 21.00.41

Dove la ridente campagna capomazdese aveva ormai ceduto il posto al rigoglioso e selvatico bosco, all’ombra di collinette che anticipavano i monti del nord, era sparso il borgo vecchio.
Questo stretto ed isolato lembo di terra, tra il bosco e le pendici dei monti, fu un tempo abitato da un gruppo di fuggiaschi longobardi che giungevano forse da est, forse da ovest e parlavano una lingua infarcita di germanismi e cadenze latine.
Secondo qualcuno erano in fuga dai normanni, secondo altri si erano rifugiati qui per erigere un gastaldato e controllare l’entroterra da possibili attacchi ad opera dei greci d’oriente.
Molto probabilmente, visto lo stato e le strutture delle murature più antiche, la seconda ipotesi è forse quella più vicina alla realtà.
Questo villaggio, costruito con uno stile tipicamente militaresco, almeno in origine, oggi appariva pittoresco e suggestivo, con il suo aspetto essenziale e spoglio di stravaganze e pomposità, come lo erano invece gli edifici più importanti di Capomazda.
Gli abitanti, dopo questi secoli, erano ormai rimasti fedeli alla staticità di questa terra, sulla quale erano giunti come un gregge di pecore spinto dal freddo verso pascoli più miti.
I lettori, per il loro piacere, si lasceranno guidare da chi ha visto questo angolo del ducato e ne conosce l’incanto, pastorale ed idilliaco, per entrare nella festività che ora scuote il borgo vecchio.
La nostra attenzione è verso una casa non troppo grande, bizzarra e consumata dal tempo, a cui il Sole di queste terre ha donato quel tenero e riposante colore che acquista la terra brulla durante le calde estati.
“Questa è la casa che ci ha indicato quell’uomo…” disse Icarius a Talia.
Su una vecchia panca che scricchiolava ad ogni minimo sussulto c’era un omino anziano e dai tratti grotteschi, intento a cucire un vecchio straccio, a cui la sua maestria avrebbe donato lo status di costume.
“Buonasera, buon uomo…” salutò Icarius.
L'uomo smise per un attimo di cucire e sorrise ai due sposi.

Lady Morgana 23-05-2011 21.02.04

"Io sono solo una bambina, il mio nome è Sayla. Ho conosciuto il nobile Taddei e sua moglie nel bosco. Stavo male e così mi hanno soccorsa. Sono stati molto gentili!" Guardai l'uomo poi il mio sguardo si perse nella sala e osservai dei ritratti appesi alle pareti. Ma uno in particolare catturò la mia attenzione.
Era ritratto un giovane uomo dallo sguardo fiero, ma contemporaneamente inquieto, preoccupato.
In un lampo la sua storia mi apparve davanti agli occhi, come se fossi stata sempre lì con lui e mi sembrò di conoscerlo da sempre.
Quasi sicuramente era stato anche lui arciduca.
Mi rigirai verso l'uomo che continuava a farmi una raffica di domande.
"Sapete dirmi chi era quell'uomo?" indicai il ritratto del giovane uomo, "Era l'arciduca, vero? Come è morto?"
Avrei voluto porgere al signore di fianco a me moltissime domande che cercavano diperatamente una risposta, ma, finora, senza trovarla.

Fu di sicuro Arciduca ai suoi tempi. Ha menzionato la maledizione, la Gioia dei Taddei. Probabilmente è morto così... Voglio delle risposte e se quest'uomo non può soddisfare la mia voglia di sapere... Non mi dirà niente. Mi considera solo una bambina, ma è meglio così, vuol dire che il mio "travestimento" funziona!

Lady Dafne 23-05-2011 22.15.12

La mattina dopo il torneo mi svegliai serena. Mi vestii e poi allattai e preparai Hubert

"Oggi piccolino è un grande giorno per te, sarai battezzato, sai?" il bambino spalancava gli occhi e mi guardava. Non sorrideva ma ad un tratto sbadigliò e si rimise a dormire "Oh Oh, non puoi dormire ora, amore della mamma. Vieni forza che andiamo in chiesa".
Uscii di casa e mi diressi verso la Chiesa. Arrivai sul sagrato, non c'era nessuno. Avevo chiesto al prete di celebrare all'alba per non dare troppo nell'occhio, volevo che il padrino fosse Pasuan ma non avevo intenzione di creare mormorii tra la gente. Stetti ferma a guardare verso la piazza aspettando di vedere quel cavaliere arrivare; era una testa dura e mi aveva pure fatto prendere un bello spavento quel giorno in riva al lago, tuttavia non riuscivo a staccarmi completamente da lui. Un po' per gratitudine, un po' perchè probabilmente ne ero ancora innamorata, continuavo a fare in modo che lui non potesse evitare di pensarmi.

Aspettai, nessuno veniva, aspettai ancora, ancora nessuno. Hubert iniziava a piagnucolare e dalla chiesa proveniva un'odore di incenso molto forte.

Talia 24-05-2011 00.16.14

Entrammo in quella casa dopo aver picchiettato appena sullo stipite e i miei occhi vagarono subito per l’angusto spazio, tutto invaso di stoffe, ceste, vecchie stampelle che avevano forse una volta assolto il compito di manichini, sedie consunte...
Un uomo era intento a cucire seduto su quella vecchia panca sgangherata... sembrava molto vecchio, tuttavia furono due occhi vivaci e indagatori, seppur gentili, che alzò su di noi per osservarci quando entrammo.
“Buon uomo...” dissi gentilmente, sorridendogli mentre mi facevo avanti di qualche passo “Io e mio marito stiamo cercando due costumi per poter partecipare al ballo in maschera di questa sera... Voi forse potete aiutarci?”

Guisgard 24-05-2011 00.40.13

La vecchia fissò Melisendra e si lasciò scappare la sua solita grottesca risata.
“Il mio nome? Oh, è passato tanto di quel tempo dall’ultima volta che qualcuno l’ha pronunciato…” disse “… Freia… questo era il mio nome quando avevo ancora la giovinezza ad illudermi sul mio futuro…”
Ad un tratto udì dei passi e si scostò verso la parete, come se stesse per arrivare un appestato, o un lebbroso..
Un attimo dopo Gouf apparve nel corridoio.
Fissò Melisendra per qualche istante.
Aprì la porta della sua stanza e mormorò qualcosa alla ragazza:
“Entra…”
Si rivolse poi alla vecchia:
“Portaci del vino. E fai in fretta!”

Guisgard 24-05-2011 01.10.09

Tutta la stanza era parata con stoffa nolana, di un colore simile ad un giallo pallido e intessuta di varie tonalità di porpora.
Ovunque vi erano rotoli di stoffa dei più svariati colori e tendaggi variegati da tonalità accese e vivaci.
Un grosso scaffale era inchiodato alla parete, dal quale pendevano marionette e maschere dalle tinte risplendenti e dalla pregevole lavorazione.
Sul tavolo fermo nel bel mezzo di quell’ambiente ardeva una lampada di Fiandra e dal soffitto oscillavano abiti che sembravano provenire dai quattro angoli del mondo.
Tutte le tecniche e gli stili conosciuti, da Oriente ad Occidente, attraverso la via della seta e quella dello stagno, parevano aver ispirato quei fantasiosi costumi.
“Oh, sono dolente…” disse l’omino alzandosi in piedi “… ma temo di non potervi aiutare…”
“Come sarebbe? Ci hanno indicato questo posto per procurarci dei costumi per il ballo!” Fece Icarius.
“Mi spiace, ma ho venduto o affittato tutti i miei costumi per stasera…”
“Non è rimasto qualche altro costume?” Chiese Icarius. “Anche di seconda scelta, anche difettoso! Quel ballo è importante per noi!”
“Mi spiace, ma non posso aiutarvi…”
In quel momento entrò una donna anziana con dei cestini fra le mani.
“Cosa accade, Ramon?” Chiese a suo marito.
“Questi giovani cercavano dei costumi per il ballo in maschera, ma non ne ho più…”
“Che peccato…” mormorò la donna “… sono così carini… è un peccato che non possano andarci…”
“Si, è proprio così…”
“Insomma, non c’è proprio nulla da fare allora?” Domandò Icarius.
L’uomo scosse la testa.

Morrigan 24-05-2011 01.13.24

“Non invidiateli…” disse un mendicate fra la folla a pochi passi da loro “… lui è come suo padre… non sono destinati alla felicità… come chi l’ha preceduto, neanche lui riuscirà a vincere il dramma della sua stirpe…”

Morrigan quasi sussultò a quella voce e lasciò andare la mano di Guisgard.
Si girò a fissare lo strano mendicante.

"Non si possono invidiare i nobili e i potenti" commentò con voce triste, quasi accorata "Più grandi sono le altezze, più grandi sono le miserie..."

“Andiamo…” disse quasi con insofferenza Guisgard a Morrigan.

Lei sentì quell'ombra nella sua voce che la riscosse.
Annuì e lo seguì in silenzio verso la locanda.

"E comunque…” riprese lui dopo qualche minuto “… con quel vestito bianco sei molto più bella di tutte loro…”

Morrigan sorrise a quelle parole, ma nascose il suo sorriso dietro i lunghi capelli.

"Grazie..." mormorò, lievemente imbarazzata da un complimento cui non era più abituata "ma non farci l'abitudine!"

Così giunsero alla locanda e presero posto in uno dei tavoli.
In quel momento c'erano pochi avventori, perchè la gente era ancora per le strade a festeggiare, così Morrigan potè scegliere un tavolo in fondo, piuttosto riservato.
Attese che Guisgard ordinasse da bere per entrambi, quindi si fermò a guardarlo negli occhi chiari.

"Prima, mentre guardavamo la cerimonia, non mi hai risposto... che cosa hai visto? E che cosa stai cercando?"

Esitò un istante, poi sospirò e gli cercò la mano, forse per fargli sentire il suo calore o forse per trasmettergli la sua sincerità.

"Adesso è tardi per tirarsi indietro. Io non voglio sapere nulla del tuo passato, nulla che tu non mi vorrai dire... ma devi fidarti! E avrai il mio aiuto, come promesso, perchè tu non sei capitato in questo luogo per caso, così come non vi sono capitata io... lo so, l'ho visto!"

Talia 24-05-2011 01.54.41

"Oh..." mormorai tristemente.
Mi voltai per un istante a guardare Icarius, in piedi pochi passi dietro di me, poi i miei occhi si spostarono sulla donna che era appena entrata e infine tornarono a fissare quell'uomo...
"Vi prego..." dissi, prendendo una sua mano "Vi prego... è così impostante per noi... Vedete... io e mio marito siamo sposati da poco tempo e così..."
Sospirai. Ero davvero triste e quello che avevo detto, riflettei, non era una vera bugia, dopotutto...
"Vi prego... vi sarà pure rimasto qualcosa! Due vestiti qualunque! Per favore!"

Melisendra 24-05-2011 01.55.36

Lo scatto repentino di Freia mi aveva permesso di intuire la presenza di Gouf ancor prima di trovarmelo fisicamente di fronte.
Porsi il mio velo alla donna e le feci un cenno di ringraziamento.
Mi inchinai lievemente, quasi con ironia, e mormorai "Mio signore...", prima di addentrarmi nelle stanze di Gouf.
Feci cenno a un valletto di sgombrare la tavola e servire la cena.
Scostai i tendaggi e osservai il cielo scuro, in cui brillava già qualche timida stella. Avevo tante cose per la testa. Avrei dovuto dare una priorità e iniziare ad affrontarle. Una strana tranquillità, come una specie di abitudine ad agire in situazioni come quella, mi pervase. Iniziai a temere che presto mi sarei persa nelle abitudini del passato. Usare i miei poteri poteva farmi dimenticare ciò che avevo appreso sulla natura umana e su me stessa? Mi sarei dimenticata di ciò che amavo? Non lo sapevo. Ma ormai era troppo tardi per domandarmelo.
"Mio signore, pensate che vi farebbe piacere cenare insieme?" Domandai, assicurandomi che le coppe fossero riempite di vino speziato.
"Sto molto meglio ora..." sospirai. "Ero preoccupata per il vostro ritorno... ma adesso... adesso che siete di nuovo voi stesso..."
Mi avvicinai a lui e gli accarezzai il viso, porgendogli una coppa.
"A noi, Gouf!", brindai. Gli lanciai un'occhiata eloquente e assaporai la dolcezza del vino.

Guisgard 24-05-2011 01.59.40

“Non ho visto nulla…” disse Guisgard sorseggiando dalla sua coppa “… nulla, oltre il trionfo dell’aristocrazia e dei suoi valori… valori che sbandierano tutti da queste parti, ma che probabilmente neanche conoscono…”
Restò un attimo avvolto in chissà quali pensieri e ricordi.
“Il destino…” mormorò “… si è sempre fatto beffe di me…”

Il cavallo galoppava rapido sul promontorio in quella bellissima giornata di un Maggio ormai perduto nel più lontano passato…
Il Sole era alto e con i suoi raggi vermigli accarezzavano le spumose onde di un mare dai tratti dorati...
Ad un tratto il cavallo arrestò la sua corsa e la donna indicò qualcosa al bambino che aveva con sé.
“Guarda il tuo papà, amore mio!”
Una piccola nave attraversò in quel momento il mare e sulla prua vi era qualcuno che li fissava.

“E poi…” continuò Guisgard “… non ho mai avuto bisogno dell’aiuto di nessuno… neanche del destino…”

Guisgard 24-05-2011 02.20.34

L’uomo fissò Talia e sorrise come a volerla consolare.
Icarius allora si avvicinò, prendendolo da parte.
“Vedete, buonuomo…” disse a bassa voce “… quel che dice mia moglie è vero… siamo sposati da poco tempo e la maggior parte di questo l’abbiamo trascorso separati…”
“Posso comprendere, ma non…”
“Vedete quella bellissima ragazza?” Lo interruppe Icarius. “Ecco, mi ha stregato e non posso fare a meno di esaudire ogni suo desiderio… aiutatemi, vi prego, buonuomo…”
L’uomo sorrise.
“Un momento, Ramon!” Esclamò di colpo la donna. “Ci sarebbero gli abiti per il moro! Non è ancora passato a ritirarli, vero?”
“No, quelli no!” Scuotendo il capo il vecchio. “Non posso rischiare che si sciupino!”
“Allora è rimasto qualche altro abito!” Esclamò Icarius. “Vi prego, vendetemeli!”
“Impossibile, sono già stati pagati!”
“Ve li pagherò il doppio!”
“No, ho preso un impegno!”
“Allora li voglio affittare!”
“No, potrebbero rovinarsi!”
“Vi do la mia parola d’onore che non accadrà!”
“Un incidente è sempre un incidente!” Fece il vecchio.
“Vi lasceremo in pegno i nostri abiti!” Disse Icarius. “Sono molto preziosi, guardate!”
Il vecchio lo fissò titubante.
“Facciamo così… compro tutta la vostra bottega!”
“Cosa? Siete forse impazzito?”
“Oh, si, lo sono!” Sorridendo Icarius. “E mai un pazzo lo è stato più di quanto non lo sia io ora!”
“Ramon, ti prego…” fece la vecchia al marito.
“Me li riporterete per l’alba?” Domandò il vecchio.
“Avete la mia parola!”
“Parola di pazzo furioso?” Ridendo il vecchio.
Icarius annuì e scoppiò a ridere.
Il vecchio allora mostrò loro un piccolo vestibolo, dentro il quale si trovavano i due costumi.

Guisgard 24-05-2011 02.39.13

Gouf prese la coppa dalle mani di Melisendra e la fissò negli occhi.
“Vedo che hai ripreso presto le tue forze…” disse “… e come mai sei così accomodante? Togliti quella maschera dal viso… ti conosco bene ormai… dimmi, a chi hai strappato la vita per riprendere la tua? Perché non l’hai mai fatto con me? Magari proprio stanotte… mi avresti fatto un gran favore…”
Scolò la coppa e la lasciò cadere sul letto.
“Forse dovresti lasciare questo castello…” mormorò fissando le tenebre che avvolgevano la brughiera “… andare via, lontano… anche la notte sembra maledirci in ques’ora…”

Talia 24-05-2011 02.58.53

Ero felice, immensamente...
Ringraziai piano i due anziani coniugi, poi sorrisi raggiante ad Icarius...
Sfiorai uno degli abiti con la punta delle dita... era di una stoffa leggera e liscia...
Entrai quandi nel piccolo vestibolo e chiusi la porta... qui mi sfilai il mio abito e lo appoggiai su di un basso tavolino, poi mi infilai in quel costume, che mi calzava quasi a pennello, come fosse stato fatto per me.
Tentai di aggiustarlo alla meglio, lisciando la stoffa con la mano, ma non avevo una specchio per controllarne l'effetto... così, afferrandolo con attenzione per sollevarne appena il bordo, poiché quell'abito era appena un po' lungo per la mia statura, uscii dalla stanzetta e mi rivolsi, incerta, a mio marito, che era lì in attesa di indossare il suo...
"Allora... che ne dici?" mormorai.

Melisendra 24-05-2011 03.10.27

Mi accigliai.
"Perchè continui a pensare che non ci tenga veramente a te?"
Appoggiai la coppa e mi diressi verso di lui.
"Non venirmi a fare la predica sullo strappare o meno la vita... non mi pare che tu vada per il sottile quando si tratta di toglierla." Ero risentita. "E se proprio ci tieni... quanto a prendere la tua... posso sempre rimediare..." Conclusi stizzita.
"In fondo non fai altro che tenermi a distanza da te, dai tuoi pensieri, dai tuoi piani... continui a scacciarmi perchè non ti importa niente di me o perchè temi che possa importartene troppo?"
Mi avvicinai ulteriormente.
"Credi ancora che ti farei del male?" Lo scrutai di sottecchi. "Me ne andrò, se vorrai."
Feci una pausa e lo guardai dritto negli occhi, non stavo usando nemmeno un briciolo dei miei poteri. A che scopo? Farmi dire quello che avrei voluto sentire invece della verità? No, conoscevo troppo bene le illusioni per acconsentire a tessermene una da sola.
"Se vorrai me ne andrò e non tornerò mai più... ti chiedo solo di dirmi se è vero che la guerra sta dilagando verso i villaggi più a nord... Poggio del Sole, per esempio." Ero vicinissima a lui. Avrei potuto prendermi il suo respiro e lui non avrebbe neppure fatto in tempo a tentare una flebile resistenza.
"Avanti... scacciami di nuovo!", ero tremendamente seria. Una parte di me era decisamente indignata.

Guisgard 24-05-2011 04.07.31

“Questa guerra non risparmierà niente e nessuno…” disse Gouf “… giungerà ovunque… se ancora non l’ha fatto…”
Restò in silenzio per qualche istante.
“A Nord? Poggio del Sole?” Si voltò a fissarla.
La fissava come se leggesse ogni suo più intimo pensiero.
“No, laggiù non giungerà nessuno… tranquilla...” mormorò tornando a fissare l’enigmatico silenzio di quell’inquieta notte.
“Com’è?” Chiese all’improvviso. “Mi somiglia? Ha mai chiesto di…” esitò “… ha mai chiesto di suo padre?”
Sorrise quasi con un ghigno.
“Ma forse non conosce neanche te…” mormorò malinconico “… si, è giusto… in un mondo ingiusto ed oscuro come questo, quelli come noi non possono pretendere nulla…”
Si voltò di scatto e la prese con vigore, stringendola a sé.
“Potrei farti sfigurare, sai? Si, deturpare per sempre il tuo bellissimo volto…” disse, mentre la sua mano le accarezzava i capelli ed il viso “… e con un ferro incandescente spegnere per sempre i tuoi meravigliosi occhi che risplendono come giada in questa notte senza Luna…” la fissò per un attimo che sembrò infinito “… così che la tua bellezza non giunga più a turbarmi… ma forse non servirebbe a niente… forse non mi strapperai mai la vita… come io non potrò mai avere il tuo cuore…” e la baciò con vigore e passione.

Guisgard 24-05-2011 04.31.37

Dafne fissava la strada, senza però scorgere nessuno.
Poco distanti, dietro al Convento della Divina Misericordia, un gruppo di uomini aveva salutato il nuovo giorno con una fatale attesa.
“Non possiamo immischiarci, ragazzo…” disse Finiwell a Cavaliere25 “… ma solo osservare ed attendere…”
Pasuan cominciò a scaldarsi, menando rapidi fendenti a destra e a sinistra.
Lo stesso faceva Lyowel.
“Cerchiamo di fare in fretta…” mormorò Finiwell al suo compagno “… i duelli tra i cavalieri del ducato sono vietati e potrebbe giungere una ronda e beccarci tutti con le mani nel sacco.”
“Passerà solo un minuto e tutto sarà finito!” Esclamò Lyowel che aveva udito le parole di Finiwell.
“A meno che non siate voi a passare a miglior vita!” Gli rispose Pasuan.
“Le regole, cavalieri?” Domandò il secondo di Lyowell.
“Al primo sangue.” Rispose Pasuan.
“Al primo sangue.” Annuì il suo sfidante.
Il segnale allora fu dato ed i due contendenti si lanciarono l’uno contro l’altro.
I primi istanti furono di attesa e studio, poi di colpo cominciarono a battagliare senza più tatticismi.
Pasuan era rapido e fermo nelle stoccate, mentre Lyowel preferiva colpi più forti e decisi, anche a discapito della velocità.
Alla fine, con un colpo veloce e preciso, Pasuan riuscì a ferire ad un braccio il suo avversario.
“Ottimo, amico mio!” Esclamò Finiwell. “Duello concluso! Hai vinto!”
“Pasuan si asciugò il sudore che gli rigava la fronte e fissò con un sorriso soddisfatto i suoi due amici, mentre Lyowel, rosso per la rabbia e l’umiliazione, veniva soccorso dal suo secondo.
Ma un cattivo cavaliere non bada all’onore.
Vinto dalla rabbia, improvvisamente Lyowel si lanciò alle spalle di Pasuan con la spada impugno.
Pasuan che sorrideva loro fu l’ultima cosa che vide Finiwell prima di accorgersi delle intenzioni di Lyowel.
Lanciò un grido per avvertire l’amico, ma inutilmente.
Lyowel trafisse alla schiena Pasuan che si accasciò al suolo in una pozza di sangue.
Proprio in quel momento giunsero alcuni cavalieri.
“I duelli sono vietati tra i cavalieri!” Proclamò uno di questi. “Per ordine del capitano Monteguard vi dichiaro tutti in arresto!”
Nello stesso momento, davanti alla chiesa, Dafne fissava sconsolata la strada deserta, in attesa di qualcuno che, forse, non sarebbe giunto mai.
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Guisgard 24-05-2011 04.59.55

Lho fissò l’uomo ritratto del quale aveva chiesto Sayla.
“Quello era lord Ardross, nipote di lord Rauger e padre di sua signoria lord Icarius…” disse Lho “… sarebbe stato lui a succedere a lord Rauger se non fosse morto anni prima in circostanze improvvise e misteriose e sua moglie, lady Simon, dopo la tragedia decise di chiudersi in convento…”

Rassyel passeggiava stanca ed annoiata lungo il grande portico colonnato del palazzo ducale, mentre la dolce brezza della sera le accarezzava i biondi e profumati capelli.
Ad un tratto udì delle voci e delle risate.
“E diteci, milord, sarà dunque più difficile incontrarvi d’ora in poi a cavalcare nel bosco?” Chiese una delle dame che gli erano accanto.
“Milady, il matrimonio al massimo comporta una velata perdita della libertà, non una moria dei nostri cavalli!”
Le donne risero di gusto a quella battuta.
“E come farete, milord…” domandò un’altra con tono malizioso “... rinuncerete a tutte le vostre ancelle dopo aver sposato lady Simon?”
“Ma mi chiedo, mie signore… davvero un matrimonio è apportatore di tali sventure? Per voi deve per forza morire qualcuno... prima i miei poveri cavalli, poi le mie deliziose ancelle! Ma siete terribili, mie signore!”
E di nuovo tutte loro risero alla battuta di Ardross.
“E’ lui il nipote dell’Arciduca…” pensò Rasyel fissando quella scena “… com’è bello…”
E fu in quel momento che anche lui si accorse di lei.
E in un attimo per lui tutto svanì... quelle donne, le loro frivole risate e lo stesso ducato…

Lho si voltò poi verso la giovane.
“Come mai mi chiedi di lord Ardross?” Domandò. “Ti ha colpito a tal punto quel ritratto?”

Guisgard 24-05-2011 05.25.25

Talia, bellissima, stava nel bel mezzo di quello stanzino con quel suo colorato e raffinato costume.
Appariva come una bellezza greca di Bisanzio, con gli occhi del colore del pregiato sandalo, ai quali la soffusa luce della stanza conferiva riflessi di uno splendido grigio lucente e labbra tra il vellutato candore del pesco in fiore ed il corallo ancora inumidito dal mare del sud.
Il costume, di raffinatissima e pregiata seta, aveva qualcosa di esotico ed era costituito da una lunga tunica, di un rosso sobrio e per nulla appariscente, stretta in vita da una larga fascia bianchissima con sfumature bluastre, che conferivano alla sua tinta una lucentezza quasi cromata.
Un delicato e traparente velo, ornato di perline e fili dorati, era adagiato con garbo sui lunghi capelli chiari, mentre due spilloni di madreperla tenevano un mantellino, corto e vellutato, che dalle spalle scendeva aggraziato lungo la schiena.
La fascia in vita era tenuta ferma da una cintura di seta del Catai, ornata da fiori ambrati al gusto di Ceylon.
Un piccolo e sagomato corsetto disegnava la perfezione della sua figura ed aveva pietre ad alveolo come bottoni.
Ed una maschera vermiglia, intarsiata con fili d’oro, le incorniciava il magnifico sguardo.
Icarius nel vederla rimase incantato.
“Nulla io vedo che non sia perfetto…” disse sussurrando.
Lui, dal canto suo, indossava un abito legato alle tradizioni del mare, molto più semplice ma dai colori vivaci.
Aveva una calotta di un verde intenso ed una veste di nappa scura stretta in vita da una cintura di fasce annodate sul lato destro, di colore giallo.
Si notava il ricamo alla “duellante” della camicia color avorio, mentre i pantaloni erano di un grigio opaco, aderenti e racchiusi in stivali di cuoio lucidissimo che arrivavano poco sotto il ginocchio.
La sua maschera era invece nera e sul capo aveva un basco con una lunga piuma bianca e arancione.
“Sono davvero bellissimi!” Esclamò la vecchia moglie di Ramon.
Il vecchio si avvicinò allora ad Icarius e gli adagiò una rosa rossa nella cintura.
“E’ l’arma del vostro personaggio.” Sorridendo. “E ha un nome, come tutti i fiori…”
“Qual è il nome?” Chiese Icarius.
“Mia Amata.” Rispose il vecchio.
“Ed il nome del personaggio?” Domandò Icarius accarezzando la rosa.
“E’ Cuore.”
“Ed il vostro è Ragione.” Disse la vecchia avvicinandosi a Talia e sistemando le lunghe pieghe del suo abito. “Siete un incanto …” sorridendo e porgendole uno dei delicati cestini che aveva con sé.
Icarius prese la mano di Talia e la sfiorò con le labbra.
“Posso avere l’onore di condurvi al ballo con me, milady?”

Melisendra 24-05-2011 12.56.18

Ricambiai il bacio con trasporto. Mi strinsi a lui con passione.
Avevo smesso di domandarmi per quale ragione provassi ciò che provavo ogni volta che eravamo vicini. Lui era l'unico che mi facesse quell'effetto, mentre tutti gli altri avevano la stessa consistenza di ombre grigie e spente. Gouf invece era la vita, la morte, la gioia e la disperazione. Ciascuno dei suoi difetti non era sufficiente a farmi desistere dall'amarlo.
Forse Freia aveva ragione... eravamo maledetti.
Mi staccai lievemente, riprendemmo fiato. Mi sdraiai accanto a lui.
"Tu ce l'hai il mio cuore..." sussurrai al suo orecchio. "Non so quale dio mi abbia fatta ciò che sono, ma tutto ciò che sono appartiene a te... divisi siamo preda dei nostri dubbi e delle ombre che ci circondano, ma insieme..." gli presi la mano e la strinsi "insieme siamo più forti."
I suoi occhi mi scrutavano quasi con sorpresa.
"Uriel... ti assomiglia tantissimo... ha un animo forte e un'indole solitaria, ogni tanto lo vedo giocare con i suoi cavalieri di legno e le sue piccole spade. Quando gli hanno donato un pony riuscivo a sentire la sua felicità." Sorrisi. "Sa bene chi sono e che tornerò a prendermi cura di lui... sa che ti ho ritrovato, è riuscito a leggermelo nella mente, e ha iniziato a domandarsi chi tu sia." Ero stranamente orgogliosa di quelle prime goffe letture. "Da qualche tempo ha iniziato a parlarmi, quando mi sente vicina. Sta imparando, è ancora goffo. Un giorno avrà bisogno di un addestramento o non riuscirà a dominarsi."
Mi sciolsi i capelli e mi alzai in piedi, per scivolare fuori dal vestito. Rimasi con una leggera veste da camera, sottile e setosa. Tornai accanto a lui.
"Il mondo è stato oscuro e ingiusto... prima che mi desse te e lui." Lo baciai.

Lady Dafne 24-05-2011 16.27.20

Il bambino piangeva, io cercavo di cullarlo per calmarlo, gli lasciavo succhiare il mio indice ma piangeva e piangeva ancora. Non aveva mai fatto così. Iniziavo ad innervosirmi perchè la situazione mi stava sfuggendo di mano e intanto nessuno giungeva per il battesimo.

"Pasuan, non è possibile, non puoi avermi tradita! Stupido cavaliere orgoglioso che preferisce un duello al battesimo di quello che considerava suo figlio!" pensai.

Nervosa e contrariata sciesi i gradini del sagrato della chiesa e mi diressi verso il luogo dove, stando alle indicazioni fornite al torneo, avrebbe dovuto tenersi il duello tra Lyowel e Pasuan. Hubert piangeva sempre più forte, aveva qualche cosa che lo disturbava ma non riuscivo a capire cosa.
Arrivai davanti al Convento della Divina Misericordia, voltai l'angolo appena in tempo per vedere Lyowel lanciarsi con una ferocia indicibile verso Pasuan. Vidi la spada colpire la sua schiena ed uscirne rossa di sangue mentre Pasuan cadeva a terra. Lanciai un urlo, caddi in ginocchio inciampando in non so cosa, forse solo nei miei sensi di colpa. Mi rialzai subito mentre Hubert strillava a pieni polmoni versando grossi lacrimoni. Con una corsa disperata cercai di raggiungere Pasuan ma d'un tratto cambiai direzione. Avevo visto degli uomini a cavallo giungere sulla scena ma non c'avevo fatto caso e, pur continuando a tenere in braccio Hubert, mi lanciai come una furia su Lyowel. Urlavo e piangevo mentre con l'unica mano che avevo libera cercavo raggiungere il suo viso: avrei voluto cavargli gli occhi.

Lady Morgana 24-05-2011 17.28.26

"Si... è lo sguardo del lord che mi ha particolarmente colpito..." Guardai Lho negli occhi, forse non avrei dovuto scoprirmi così, ma provai una strana sensazione guardando quell'estraneo in piedi di fianco a me e senza nemmeno rendermene conto...
"Lei è sicuro che non si sappia come è morto? In circostanze misteriose... è un po' troppo misteriosa come risposta, non trova anche lei?"
Lo fissai di nuovo.

No, non posso... ma dopotutto Luna mi ha detto che è una leggenda popolare e io per loro sono una "popolana"...

"Sa, prima che il mio villaggio venisse attaccato da dei cavalieri, adoravo passare ore e ore con mia nonna, adoravo ascoltarla raccontarmi leggende, inerenti a creature magiche e mistiche." Lo guardai negli occhi per accertarmi di aver catturato la sua attenzione; Lho mi fissava incuriosito e decisi allora di continuare con la mia "storia".
"Ma io le chiedevo di raccontarmi sempre la stessa leggenda, la mia preferita. A differenza delle altre è molto misteriosa... Si intitola la Gioia dei Taddei. Lord Ardross non può essere stato ucciso dalla misteriosa creatura di cui si parla nella leggenda?"

Morrigan 24-05-2011 19.56.55

“Il destino… si è sempre fatto beffe di me…”, aveva mormorato.

Morrigan era rimasta a fissarlo, mentre lui si perdeva di nuovo in qualche ricordo lontano.
Avrebbe voluto prendergli la mano. Avrebbe voluto dirgli che il destino, anche se non lo comprendiamo, sa sempre cosa fa. Avrebbe voluto dirgli che tutto, sempre, viene restituito, e che talvolta persino alla morte esiste un rimedio, purchè sopravviva il ricordo e l'amore...
Avrebbe voluto dirgli questo, e forse anche qualcos'altro. Spiegargli cosa aveva davvero in mente, e perchè aveva scelto lui come arma del suo destino. Avrebbe voluto raccontargli le cose che aveva visto e quelle che aveva udito, e forse lui avrebbe compreso meglio di altri quale profondo dissidio aveva lacerato il suo cuore in tutti quegli anni.
Ma non disse nulla, e restò a fissarlo per tutto quel tempo.

“E poi…” continuò Guisgard “… non ho mai avuto bisogno dell’aiuto di nessuno… neanche del destino…”

Quelle parole, d'improvviso, la ridestarono dai suoi pensiero. Nell'udirle ebbe un istintivo moto di rabbia. Perchè quell'uomo continuava a mentire a se stesso? Lui non stava ascoltando il suo cuore! E questo, a lungo andare, lo avrebbe portato a perdere ciò che invece sembrava tanto voler trovare... possibile che gli eventi del suo passato lo avessero portato infine ad essere così cieco?
Si adirò a quell'idea.

"Sei uno stupido..." rispose "uno stupido testardo che non vuole capire! Fai tanto il misterioso con me e dici frasi senza senso sulla tua vita e sul tuo destino... ma io ho visto, Guisgard! Oh, sì... io ho visto!" esclamò, mentre la sua voce cresceva di tono a quelle parole "Io ho visto quello che sei, anche se tu non vuoi ammetterlo... perchè tu sei quel bambino! Gli occhi sono i tuoi, e la sofferenza e la tristezza, anche quelle sono le tue! Non puoi mentirmi, e non puoi sfuggire alla realtà! E non puoi continuare a schivare il mondo e a disprezzarlo come stai facendo adesso, perchè il tuo disprezzo non servirà a cambiare nulla, capisci? Nulla!"

Dicendo queste parole, lasciando fluire liberamente la propria rabbia, poggiò le mani sul tavolo e si levò in piedi.

"E oltre ad essere stupido, sei anche un ingrato! Forse la vita non ti avrà dato quel che cercavi, ma sei qui adesso, ed è molto più di quanto abbiano avuto altre persone, credimi! Quindi, ora, se sei venuto qui solo per ubriacarti e sentenziare, ti chiedo scusa, ma non resterò!"

Per un attimò cercò di frenare il flusso delle parole che fino a quel momento non aveva controllato. Si accorse con stupore che in quella risposta si celavano, al contempo, i suoi ricordi e i suoi rimpianti, e forse quella foga eccessiva non era legata a Guisgard, ma ad un dolore molto più profondo e antico. Per questo si placò, e forse un po' si dispiacque di avergli parlato a quel modo, e tuttavia non pensò affatto di scusarsi, perchè, immaginò, forse nessuno prima di allora gli aveva parlato a quel modo, così duramente, ma anche così sinceramente.

"E tieniti pure il medaglione, se vuoi... tanto senza di me non è che una cianfrusaglia da pochi denari!"

Guisgard 25-05-2011 01.00.23

Aveva capelli corti di un nero implacabile, lo sguardo cupo, indecifrabile ed inquieto, scolpito e racchiuso, quasi imprigionato, in quei grandi occhi nerissimi e luccicanti di una luce indefinita.
Una luce mutevole, sfuggente, indomita, tormentata.
La sola luce, se ciò fosse mai possibile, capace di poter attraversare l’Inferno e riemergere nel nostro mondo.
Il viso era pulito, senza barba né baffi, ma severo ed indomito.
Un viso modellato e forgiato sulle infinite passioni che animavano l’uomo chiamato da tutti Cavaliere del Gufo.
Un viso dai tratti regolari ma tinto di quel mortale pallore.
Come se quel cavaliere avesse trascorso l’infanzia e la primissima giovinezza rinchiuso chissà dove.
Forse proprio in uno dei gironi infernali che animano la vita di alcuni uomini e la rendono una fatale anticipazione dei veri tormenti dell’Ade.
Fissò Melisendra in quella sua veste di seta trasparente che solo a stento celava il suo bellissimo corpo.
“Ho conosciuto molti volti del coraggio…” disse accogliendola sul suo petto ed accarezzando i suoi lunghi capelli “… cavalieri nel pieno della battaglia strapparsi una lancia dalla gamba per riprendere a combattere… madri salutare i propri figli prima di una guerra e certe di non rivederli più… uomini andare in contro alla morte senza tradire emozioni… ma in nessuno, oltre te, ho mai visto tanto attaccamento alla vita, pur con la consapevolezza che essa possa esserci portata via in qualsiasi istante… questo ho sempre ammirato in te, Melisendra… sei una donna sola, forse vittima di un destino beffardo e crudele proprio come me… eppure sprigioni una voglia di vivere sconosciuta a molti… se mai io dovessi avere rimpianti essi riguarderebbero forse solo te… Uriel…” sussurrò fissando il soffitto dipinto della stanza “… perché questo nome? Era quello di tuo padre?”

Talia 25-05-2011 01.06.54

Rimasi immobile di fronte a mio marito, in piedi sulla soglia di quello stanzino... notando distrattamente che, per qualche ragione, mi sentivo emozionata come la prima volta che lo avevo incontrato.
Il suo aspetto era insolito con quel costume, il quale gli conferiva tuttavia un’aria esotica e affascinante, vagamente spavalda... inoltre i suoi occhi chiari brillavano se possibile ancora di più contro la maschera nera. Ne rimasi incantata...
Ascoltai le parole dei due anziani coniugi con attenzione, percepii la donna sistemarmi con cura le pieghe dell’abito, e tuttavia non distolsi neanche per un attimo lo sguardo da Icarius... quasi non riuscivo a vedere altro... Poi, improvvisamente, le sue labbra sfiorarono la mia mano e ciò mi riportò alla realtà.
Gli sorrisi, dunque, e lasciai che mi conducesse fuori da quella casa...
“E’ tutto così meraviglioso...” mormorai con un piccolo sospiro mentre, mano nella mano, camminavamo per le stradine buie e strette “Essere qui con te questa sera, questa festa, questi costumi... e ora il ballo... è tutto perfetto! Vorrei che questa serata potesse non finire mai!”

Guisgard 25-05-2011 01.20.15

“Non dovresti accenderti così…” disse Guisgard a Morrigan “… posso capire quando indossi i tuoi soliti abiti da spadaccina, ma ora quel tuo bel vestito meriterebbe un altro tipo di comportamento, più simile a quello delle dame che usano frequentare le corti dei castelli e dei palazzi di questo regn” E rise di gusto.
Sembrava aver ritrovato quel suo solito modo di fare guascone, irriverente e scanzonato.
“E poi cos’è quella storia sull’amore?” Domandò fingendosi sorpreso. “Non t’interessa? Impossibile! Anzi sono certo che avrai già adocchiato qualche bel cavaliere del ducato!” Ridendo di nuovo.
Si alzò e lasciò tintinnare una moneta sul tavolo, per poi dirigersi verso la porta della locanda.
“Non avevamo un patto noi due?” Voltandosi verso Morrigan. “Eravamo soci, no? Beh, se sei ancora di quest’avviso, allora ti conviene venire via con me… ci attende un bel viaggio in un luogo austero ed appartato… il convento di Santa Maria nell’Artoin…”


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