Istintivamente Ardea guardò le gambe accavallate di Altea che sivilavano tutte fuori dal pareo e poi il suo sguardo corse verso gli occhi di lei sorridendo.
Era giovane, bello, brillante, talentuoso e visionario, ma sembrava in qualche modo sentire la bellezza della signora quasi con una certa velata soggezione.
"Sono felice che la mia idea le piaccia, signora." Disse annuendo con entusiasmo. "Però devo rivelarle" guardandola "che solitamente ritraggo modelle nude... mi piace liberare la bellezza di una donna dai tabù e dei falsi moralismi del mondo... l'arte non ha regole a mio parere, signora..." cercando nello sguardo di lei un assenso a ciò che diceva.
Come se davvero fosse un artista dell'antica Roma davanti all'imperiale fascino di una Poppea o di una Messalina

http://images2.fanpop.com/images/pho...20-664-285.jpg

"Svaniranno. Devi solo dare a te stesso il tempo di elaborare il trauma dell'aggressione. È un periodo terribile, questo, per ora."
Elv mangiò, il pomeriggio trascorse tranquillo, finché non mi avvisarono che dovevo andar via.
"Beh, devo andare. Tornerò domani, magari quando uscirai" sorridendo e alzandomi dal letto.

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"Non ho problemi.. Amo l'arte e se parliamo di classicismo non possiamo certo definire un nudo come una pornografia" prendendo il bicchiere e sorseggiando la bevanda.. "Spero lei non sia in imbarazzo" sventolandomi con un ventaglio e sistemandomi i capelli.

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"Ciao..." disse Elv guardando Gwen andare via "... ah, aspetta..." fermandola "... mi faresti un favore? Ricordi quel vecchietto strano sul molo? Non so perchè, ma ricorre anche lui nei miei strani sogni... ti andrebbe di... beh, insomma... ma no, lascia stare... dico solo cose senza senso..."

Mi fermai voltandomi quando mi chiamò.
Annuii sentendo che mi chiedeva un favore.
Poi lo guardai confusa, vedendo che parlava a metà.
"No, dai, dimmi" avvicinandomi e prendendogli la mano "Chiedimi quello che vuoi" sorridendo.

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Il giovane pittore sorrise ed assaggiò la bevanda che il maggiordomo servì a lui e ad Altea, per poi andare via.
"No, signora..." disse lui bevendo "... sono un professionista e so resistere al fascino delle mie modelle, anche se molto belle come lei." Volendo apparire sicuro davanti a lei, ma continuando a guardare, più spesso di quanto non fosse forse lecito, le gambe lunghe ed accavvalate della signora, che lei mostrava con tranquillità e classe, conscia di cosa suscitassero in chi le guardava.

"Ecco, non so..." dise Elv prendendo la mano di Gwen "... magari solo di fare un girò in quella bottega... non so neanche io cosa cercare... forse davvero non ci sto più con la testa..." scuotendo il capo "... meglio che tu vada ora..."

Sorrisi e annuii.
Chissà, poteva non essere una cattiva idea, tornare in quella bottega.
"Allora buonanotte, a domani. Riposa e non agitarti troppo" con un mezzo sorriso divertito.
Poi lasciai l'ospedale, diretta alla bottega dell'anziano uomo sul molo.

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Alle sue parole mi pervase un sorriso malizioso... "Vedremo" risposi con tono enigmatico "Va già via? Aspetto con ansia che domani torni" sfiorando il suo braccio e osservandolo negli occhi azzurri.
In silenzio, come una Regina entrai nella dimora ma iniziai a guardarmi attorno con curiosità cercando il maggiordomo.

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Gwen lasciò l'ospedale, convinta però di tornare su quel molo, alla bottega dello strano vecchietto.
Arrivò a metà pomeriggio, trovando il vecchietto davanti alla sua bottega, intento a sistemare alcuni vasi vecchi.

Arrivai nel tardo pomeriggio, mentre il vecchietto era intento a sistemare dei vasi.
"Slave, sono venuta ieri sera, insieme ad un uomo, si ricorda?" sorridendogli "Vorrei fare un altro giro nella bottega, per dare un'occhiata più a fondo, se non le dispiace."

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Un sorriso pulito e bellissimo si accese sul volto di Ardea illuminando i suoi occhi.
In quel momento quello sguardo apparve ad Altea simile a quello del suo misterioso padrone, come e il pittore altri non fosse che lui più giovane.
“Se vuole posso tornare nel pomeriggio, signora...” disse “... passerò a casa per prendere i colori, sceglierò quelli più adatti ed una tela bianca per imprimere l'immagine del nostro incontro.”
Andò via e lei rincasò.
“La signora desidera?” Apparendo il maggiordomo nell'androne.

"Certo." Disse sorridendo il vecchietto a Gwen. "Spero il suo amico stia bene. Prego, entri pure..." con un cenno garbato.

"Grazie" mentre entravo.
"In realtà, è in ospedale. Lo hanno aggredito stanotte, ma adesso sta meglio, domani sarà già a casa" annuii.
Poi, iniziai a fare un giro nel piccolo negozietto caratteristico.

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Lo fissai intensamente, con un leggero sorriso.
"Oh e cosa potresti mai fare? Sono curiosa..." fissandolo negli occhi.
"Non è certo facile impressionare una come me..." ricambiando il tono provocatorio e lo sguardo intenso e malizioso.

Gwen passava tra gli scaffali vecchi e stracarichi di quella bottega, tra le cose più strane ed assurde, le più vecchie ed ammuffite.
Ad un tratto vide un paio di statuine che ricordavano l'illustrazione che il vecchietto aveva mostrato a lei e ad Elv l'altra volta.
https://ma91c1an.files.wordpress.com/2015/07/abgal.jpg

"Beh, essere il capo in campo extraprofessionale." Disse sorridendo come faceva spesso Fessen. "Dividerci i ruoli, no? Attenti poi a non confonderli mai... ti pare?" A Destresya.

Quel negozio era pieno di qualsiasi cosa.
Oggetti di ogni genere.
Ad un certo punto, vidi delle statuette simili all'illustrazione mostrataci dall'uomo.
"Queste statuette ricordano l'illustrazione che ci ha mostrato ieri" dissi al vecchietto.

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Mi sporsi appena verso di lui, passandogli una mano sul braccio.
"Tesoro una cosa così bisogna guadagnarla, cercarla, inseguirla, volerla... mica ti piove dal cielo per grazia ricevuta!" Fissandolo negli occhi con aria intensa e penetrante.
Sembrava voler iniziare quel gioco senza conoscerne le regole.

"Si, è Oannes..." disse il vecchietto a Gwen "... è molto antica... ha più di 6.000 anni." Ridacchiando. "Praticamente più vecchia della scrittura più antica del mondo. Forse chissà... è stato lui ad insegnare gli uomini a scrivere..." fissandola.

"Ovvio..." disse lui a Destresya "... ammesso tu abbia il coraggio di metterti in gioco... no?" Con tono divertito mentre guidava.

"6.000..." mormorai "Accidenti..."
Poi sorrisi.
"Chissà, tutto è possibile" annuendo.
Poi, decisi di lanciarmi.
"Lei cosa pensa del sogni?"

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"Dipende..." disse il vecchietto a Gwen "... esistono due tipi di sogni... quelli che rispecchiano i nostri stati d'animo, ossia i più comuni... e quelli particolari... cioè quelli che racchiudono un messaggio... Oannes, dicevano gli antichi, parlava anche con i sogni..." ridacchiando.

"Ah sì? Ad esempio? Cosa diceva?" incuriosita.
"Il mio amico, beh... Lui, fa dei sogni strani, degli incubi, da quando è stato aggredito..."

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Lo fissai con un sorrisetto divertito nei suoi bellissimi occhi azzurri.
Mi sporsi verso di lui, con aria complice.
"Stupiscimi e io stupirò te..." sussurrai, con voce calda e profonda, sensuale e maliziosa.

Il vecchietto guardò Gwen.
"Forse è un prescelto..." disse "... anche se non sempre è una fortuna... non è stato aggredito da un uomo o da un animale... e forse non deve restare più qui... il suo Destino ora è lontano da qui..." con tono ora cupo.

Fessen sorrise.
"Interessante..." disse.
Poi la microspia che Destresya aveva lasciato al commissariato cominciò a vibrare.
Si era accesa.

Speravo che quelle parole fossero solo vaneggiamenti di un vecchio un po' fuori con la testa.
Ma i sogni c'erano stati.
"Anche io ho fatto un sogno. Ho sognato che lui veniva aggredito. Ed infatti è successo" continuai.
"Dice che non è stato aggredito da un uomo od un animale. Dunque cos'era?" Curiosa.

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"Vedremo!" Mormorai, facendogli l'occhiolino.
Poi il cel vibrò e si aprì la app della microspia.
"Oh vediamo il nostro commissario che dice!" Accendendo le trasmissioni.

"Una delle incarnazioni di Oannes..." disse il vecchietto a Gwen "... ora il suo amico non appartiene più al mondo degli uomini... la sua vita e quella di chi gli sta vicino sono in pericolo..." fissandola torvo.

La microspia era in funzione e trasmetteva a Fessen ed a Destresya ciò che accadeva al commissariato.
Lì il commissario ed i suoi stavano interrogando i due scienziati:

"Diteci..." disse il commissario "... come siete riusciti a fuggire?"
"Abbiamo approfittato che i nostri carcerieri dormivano..." Oxsien.
"Si, erano addormentati e ci siamo liberati..." annuì Mizzar "... era una sorta di baracca isolata e non è stato difficile uscire... da lì abbiamo corso nella campagna fino alla strada... è passato un camion e ci ha raccolti..."

Annuii lentamente.
Sì, beh, ora si andava veramente sul fantasy.
"La ringrazio molto per le sue informazioni signore, veramente" annuii.
"Arrivederci" dissi, poi uscii, diretta in albergo..durante la strada, non potevo fare a meno di pensare a quelle parole.
Lasciando da parte il fatto che potesse essere sciroccato, e questo era quasi certo, c'era davvero qualcosa di strano in questa situazione.

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Ascoltai attentamente quello che diceva il commissario nella microspia.
Parlava ai due scienziati.
Poteva mai essere?
Fantamas che si lascia scappare due ostaggi?
Mi voltai verso Fessen.
"Non ti sembra tutto assurdo? Fantamas che si lascia sfuggire due ostaggi? Sembra tutto molto strano, come se li avessi fatti scappare apposta, come se volesse che venissero trovati, ma perchè?" pensierosa.

“ Se continui a fissarmi così potrei consumarmi.”

Le sue occhiate non erano passate inosservate e non era affatto discrete perciò non mi feci alcun problema a rimbeccarlo in quel modo.
Terminai di mangiare il mio dolce, sentendomi fin troppo piena e mi ripromisi di saltare il pranzo almeno.

“Certo che no, tuttavia non mi aspettavo una simile frase da te.
Credevo fossi piuttosto superficiale quando si tratta di donna.
Sarà un’impressione sbagliata la mia?”

Invitandolo così a controbattere e magari smontare quelle mie supposizioni.


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Era veramente strano, Ardea aveva le fattezze del padrone ma da giovane e il volto pulito e allegro, quindi diverso dalla ombrosita' del padrone. La sensazione che ebbi fu di vedere lui in varie sfaccettature, ma quale era quella vera. E soprattutto solo qualcosa di illogico, per non dire magico, mi aveva portato qui.
Sentii la voce del maggiordomo "Non mi ricordo mai il suo nome.." una scusa per saperlo "Mi accompagnerebbe in camera, sono molto stanca, la camminata in spiaggia mi ha affaticata col sole". Era incredibile.. Essere padrona in una casa che non conoscevo.

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“Non si faccia sovrastare dal suo raziocinio...” disse il vecchietto a Gwen prima che lei andasse via “... è tutto vero e presto lo scoprirà...”
Ma lei era già uscita dalla bottega.

“Si, hai ragione...” disse Fessen pensieroso a Destresya “... sembra davvero una fuga troppo semplice, al punto da poter essere falsa per ingannare i due stessi scienziati... ma Fantamas non lascia mai testimoni... no, c'è qualcosa sotto... ma cosa?” Guidando.

Asso rise.
“Mi incuriosisci, ecco perchè ti fissavo.” Disse a Dacey. “Troppo superficiale? In effetti credo che tu sottovaluti le mie qualità. Pessima cosa per un superiore nei riguardi del suo... come potrei definirmi? Collaboratore? Sottoposto? Anche se alla fine sono un po' una guardia del corpo, no? Tua e della villa.” Facendole l'occhiolino mentre guidava.
Arrivarono alla villa e davanti al cancello trovarono un furgoncino.
Da esso scese un uomo tarchiato, dall'aspetto grezzo, gli abiti da lavoro e l'espressione stanca.

“Ambrose, signora.” Disse il cameriere ad Altea, rivelando il suo nome. “Prego.” Accompagnandola nella sua camera.
Era una stanza sfarzosa, con mobili del tardo Settecento in un ampolloso stile Coloniale, impreziositi da sedie in Sandalo delle Indie ed un tavolino intarsiato di madreperla ed onice Malese.
Il letto era a baldacchino, di un ottone lucidissimo e drappi delle Ardenne.
Il pavimento era ricoperto da un tappeto di un velluto purpureo, tipico del gusto e dello stile Ottomano.
Lei poteva così camminare nella camera a piedi nudi.
C'era un'atmosfera ammaliante e segreta in quella stanza, intrisa di passione e mistero.
Come se li avessero fatto l'Amore le più famose coppie di amanti adulteri di ogni Tempo.

Le ultime parole del vecchietto mi avevano scortata all'uscita della bottega, accompagnandomi poi lungo la via del ritorno in albergo e non sapevo che pensare.
Certo, io stessa ero la prova che certe cose, pensabili solo nei film o nei romanzi, fossero possibili.
Ma davvero una leggenda vecchia di 6.000 poteva aiutarci?
Ne dubitavo, ma non volevo neanche scartarla completamente

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