Oh, sai quanto cambiava, quattro centimetri di stoffa.
Alla fine, partimmo.
Era notte, aveva iniziato a piovere e la città si scioglieva sui vetri dell'auto con le sue luci portata via dalla pioggia.
Mi chiedevo come sarebbe andata adesso, non mi sentivo in colpa per ciò che stavo facendo, ma ne avevo davvero abbastanza di tutti loro, avrei soltanto voluto tornare a casa mia, col mio lavoro insieme a Rudy e non sballottata a destra e a manca per un pugno di psicopatici, ma a quanto pareva non potevo oppormi.

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Con le indicazioni di Gwen l'auto arrivò nella campagna, fino alla tenuta di Cappuccio Nero.
Naturalmente era vuota e con le luci tutte chiuse.
"C'era da immaginarlo..." disse l'uomo mascherato "... a quest'ora quel maledetto sarà già lontano..."
Ma un attimo dopo 2 luci si accesero nel buio della campagna.

Arrivammo alla tenuta e tutto era spento.
Ma poi, all'improvviso, due luci si accensero.
"Mi sa che ti sbagli, a meno che non si tratti del maggiordomo" dissi, pensando all'uomo di colore.
Trovavo che fosse troppo una bella persona per lavorare per lui, ma alla fine non era mio fratello, dunque non mi importava.

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Erano le luci di un'auto.
Apparve dal buio della campagna.
"Eccolo, è lui..." disse l'uomo mascherato a Gwen.
Ingranò la marcia e partirono, seguiti dall'auto spuntata dal nulla.
"Tieniti stretta che balleremo un pò ora..." Lui a lei.
L'auto di Cappuccio Nero alllora cominciò a sparare da alcune mitragliatrici poste sui fanali.
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Era un'auto, la sua.
Non ebbi il tempo di commentare che ci ritrovammo sia in un inseguimento che in una sparatoria al contempo ed imprecai in ogni modo possibile immaginabile abbassandomi sotto il cruscotto.
"Siete due psicopatici, lo sai?" urlai, con tutto il fiato che avevo in gola, mentre cercavo di nascondermi ed evitare i colpi.

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"Non scordarti che tu lavoravi per lui..." disse l'uomo mascherato a Gwen cercando di guidare a zig zag per evitare i colpi.
L'altra auto, quella di Cappuccio Nero, li inseguiva e vomitava verso di loro interi caricatori di mitragliatrici e solo l'abilità dell'uomo mascherato, oltre che la resistenza della sua auto, li stavano salvando.
"Al diavolo..." mormorò lui "... sono stanco di fare da bersaglio a quel bastardo anticlericale..." e con una manovra azzardata sulla strada bagnata e scivolosa fece fare alla sua macchina una pazzesca inversione ad U, ritrovandosi faccia a faccia con l'auto di Cappuccio Nero.

"Oh ma ancora?! Pensi davvero che le spie abbiano alti ideali immacolati come i tuoi? Svegliati amico, non mi sembra che tu abbia undici anni!" continuai ad urlare.
Cappuccio Nero continuò e continuò a scaricarci proiettili e cartucce addosso, come impazzito, anche se chiaramente dal suo punto di vista aveva ragione, dal momento che i due erano dalle parti opposte.
Ed improvvisamente lo furono veramente.
Dopo quella manovra molto molto azzardata e quell'inversione durante la quale mi ressi forte allo sportello, ci ritrovammo di fronte alla sua macchina.
"Bene, pare che morirò adesso, eh? Preferivo l'esplosione..." scuotendo la testa, tesa e nervosa.

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"Tranquilla, non ho alcuna intenzione di farti morire..." disse lui guidando "... anche perchè ora come ora finiresti diritta all'Inferno!" A Gwen.
Le 2 auto erano una di fronte all'altra, ma l'uomo mascherato fu più lesto del suo rivale e fece partire un razzo dal paraurti che si aprì come un boccaporto.
Il missile prese in pieno l'auto di Cappuccio Nero che esplose all'istante.

Alzai gli occhi in su.
"Ma che mi frega..." scuotendo la testa.
Improvvisamente, lui fece partire un razzo dalla macchina, che colpì dritto dritto la macchina di Cappuccio Nero.
Sobbalzai e mi congelai sul posto a quel boato che scosse ogni cosa.
Rimasi ancora senza respiro, fissando l'Averno di fuoco davanti a noi, pezzi di carrozzeria incendiati che volavano ovunque.
"Pensi... Pensi che fosse lì dentro? Oppure, non so, è scappato prima..." mormorai, gli occhi ancora fissi sui resti di quell'esplosione.

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"Andiamo a vedere..." disse lui a Gwen.
Scesero dall'auto e si avvicinarono a quella carcassa avvolta da fuoco e fumo a pochi metri da loro.
Attesero qualche minuto e poi lui fece qualche passo verso l'auto in fiamme.
Si chinò e raccolse qualcosa, mostrandola poi a Gwen.
Era la maschera di Cappuccio Nero rovinata.

Temporeggiai qualche istante, poi scesi dalla macchina.
Tossii a causa del fumo che bruciava i miei occhi e i miei polmoni.
Le lacrime iniziarono a sgorgare a causa della fuliggine che ormai saturava l'aria e sentivo un caldo tremendo, insopportabile.
Raccolse qualcosa da terra e poi me la mostrò.
Era la maschera di Cappuccio Nero.
"Se ho imparato un minimo del modo di fare di Cappuccio Nero, potrebbe essersela data a gambe un attimo prima, o magari quello in macchina non era neanche lui. Non c'è da fidarsi" replicai guardandolo.

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"Si, forse..." disse lui a Gwen davanti all'auto in fiamme e tenendo in mano quella maschera rovinata dall'esplosione "... ma stavolta Afragolopolis è salva..." guardando la ragazza.
Allora le si avvicinò, fino a quando i suoi occhi furono in quelli verdi di Gwen.
Sembrava sul punto di baciarla.

Dopo quelle parole, si avvicinò a me, anche troppo ed istintivamente indietreggiai di un passo.
"Bene, ne avevo abbastanza di quel bastardo" risposi asciutta, facendo vagare lo sguardo altrove.
"Accidenti, ne ho abbastanza di questo fuoco, mi si stanno carbonizzando gli occhi e i polmoni, stando qui" dissi poi, tossendo e sfregando gli occhi con le mani, mentre tornavo in macchina.

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Gwen fu sul punto di tornare in auto ma la mano di lui afferrò il suo braccio, facendola voltre di nuovo verso i suoi occhi e verso quella sua maschera bianca ed enigmatica.
Poi, più nulla.
Gwen si risvegliò il mattino dopo, nel letto di casa sua, ancora con indosso i vestiti della notte scorsa.
Fra le mani però aveva qualcosa.
Era la maschera rovinata di Cappuccio Nero.
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Fine Episodio

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Episodio II: Il mistero dell'isola di Procao



Alla luce chiara e brillante dei mari equatoriali gli Alisei soffiavano correnti tropicali verso il continente, nell'ampio e verde golfo delle Flegee dove i venti di Ponente conducevano bianchi e sterminati banchi di nuvole alla deriva, rendendo le spumose acque di quelle latitudini di un blu cobalto, dai riflessi incerti e mutevoli, dalla spuma brillante e quasi fosforescente.
I battelli che salpavano dal vivace porto di Nuova Baias, attraverso i canali tra Monprocao e Misenaus, avevano l'acceso verso i mari frastagliati dalle isole Flegeesi, dai tratti pittoreschi e romantici in uno scenario esotico ed incontaminato.
L'isola di Procao era una striscia di terra verde e lussureggiante, ricoperta da una vegetazione fitta e selvaggia ed abitata da molti animali oggi scomparsi sul continente.
Per i turisti era impensabile poter visitare l'isola senza guide esperte, mentre gli studiosi che vi giungevano per le loro ricerche godevano della presenza e protezione dei militari della base di San Michele.
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La giornata era chiara e fumosa, quasi vaga, per quel Sole forte e lussureggiante che illuminava la cittadina e la foresta lontana.
Avevo convinto i miei genitori a lasciarmi venire qui con la zia Nasia.
Avevano fatto parecchia resistenza all'inizio, quasi sicuramente a causa del carattere indipendente della zia, certamente una donna autonoma, bella, ricca, che amava godere dei suoi privilegi ed io la adoravo, letteralmente.
Il nostro soggiorno sarebbe dovuto durare tre settimane, ma eravamo qui ormai da tre mesi o quasi e non avevo la benché minima intenzione di andar via.
Il mare, il Sole, le isole, sì decisamente un posto paradisiaco.
Perché rinunciare a momenti simili quando si poteva approfittare della propria condizione?
Poteva sembrare un comportamento frivolo, visto da fuori, ma hey, solo in ipocrita avrebbe potuto dire il contrario.
Peraltro, ero intenzionata a sfuggire il più possibile alle mire dei miei, incentrate per lo più sul voler trovare un marito adatto a me per combinare un qualche matrimonio di interesse, possibilmente figlio di uno dei tanti altri industriali che papà conosceva e frequentava nei loro club.
Tuttavia, per fortuna, c'era la zia, che a sua volta si era ribellata alla volontà di mia nonna nel volerla promessa ad un uomo molto più vecchio di lei, mentre mia madre, invece, aveva sposato mio padre.
Almeno era più giovane di quel tizio...
Comunque fosse, adoravo stare qui, la casa era stupenda tanto quanto il luogo ed ero certa che la zia condividesse il mio pensiero.
Quella mattina, mi ero svegliata presto e dopo una bella, ma rapida colazione, avevo deciso di andare a fare un giro in paese, sperando che anche la zia mi accompagnasse.https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...167fb6c264.jpg

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Nasia era bella ed indipendente e magari sarebbe stata un modello per la giovane nipote Gwen.
Quella mattinata, finalmente soleggiata dopo giorni di pioggia, la bella zia appariva più esuberante ed eccitata del solito.
Aveva deciso di unirsi a sua nipote per quel giro nella cittadina di Corselas, l'unica sull'isola di Procao.
Anzi, Gwen ebbe la netta sensazione che sua zia avesse già in mente di recarsi nella cittadina ben prima che lei proponesse quella passeggiata.

Era forse per la bella giornata dopo le interminabili piogge che in questo periodo flagellavano la regione, ma la zia mi appariva più esuberante e radiosa del solito, nel suo completo viola.
"Credo che tu abbia qualcosa da dirmi, non ti ho mai vista così esaltata" le dissi ridacchiando, incuriosita "C'è per caso qualcuno che devi incontrare in città?" con tono malizioso.
Tutti gli uomini a cui zia era stata legata erano affascinanti e raffinati uomini di affari, o a volte anche artisti per cui lei aveva posato e non stentavo a crederlo, vista la sua bellezza bruna ed elegante, ma se avevo ragione, stavolta doveva essere una persona proprio importante ed ero curiosa di scoprire chi fosse.https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...54c85225fa.jpg

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"In verita" disse Nasia a Gwen "non si tratta di nessuna persona in particolare, stavolta." Divertita. "Ma di un luogo. Di un posto per me molto emozionante, ecco." Ridacchiando.

La guardai ancora più incuriosita.
"Bene, non vedo l'ora! E non voglio anticipato nulla, preferisco l'effetto sorpresa!" Commentai ridendo.
"Dunque, devo supporre che usciremo noi due sole solette in macchina, giusto?"
Capitava solitamente quando io e la zia uscivamo insieme o se dovessimo andare in un posto in particolare e questa mi sembrava davvero la circostanza.
Mamma non aveva mai approvato che la zia guidasse, ma la sua forza e determinazione non le avevamo mai permesso di curarsi del parere altrui e chi ero io per biasimarla?

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La zia annuì a Gwen e poco dopo lasciarono l'abitazione della donna, nei pressi di un promontorio isolato dal quale si dominava la cittadina di Corsales ed il suo porto.
Era questa il solo centro abitato sull'isola e si era sviluppata da un piccolo villaggio di pescatori sotto alcuni secoli addietro, quando l'isola fu definitivamente strappata alle mire dei corsari Flegeesi che dominavano in quei mari.
Corsales si adagiata placida e pittoresca sul tenero golfo dell'isola di Procao, con le sue viuzze strette e labirintiche, per ostacolare attacchi dei pirati nel passato, le casette dai colori vivi e caratteristici e le tante barchette del porto alla mercé del dolce mormorio delle onde.
La pizzetta centrata, abbellita da botteghe artigianali, pullulava sempre di turisti e passanti vari, sotto lo sguardo vigile dei militari.

Il promontorio sembrava letteralmente uscito d'un romanzo picaresco, come tutta la cittadina di Corsales.
Era questa un piccolo ma delizioso centro impreziosito da botteghe, negozietti tipici e una piazzetta centrale sempre tenuta sotto stretta sorveglianza dai soldati.
Le viuzze erano piccole e strette, ma era piacevole attraversarle e quel giorno l'aria era leggera e luminosa di Sole.
Decisamente un momento ideale per una passeggiata.
"Non so proprio come si potrebbe desiderare di andar via da qui..." commentai, guardandomi attorno, mentre quel paesaggio mi scorreva attorno confondendosi spesso in un'unica macchia di colori vivaci.

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Nasia annuì divertita a quella parola di Gwen.
Con l'auto raggiunsero lo spiazzo usato come parcheggio, poiché le macchine non potevano entrare nel centro della pittoresca cittadina.
Le 2 donne allora si avviarono a piedi fino ai negozietti ed alle botteghe della piazzetta, pullulava di passanti.
"In realtà" disse la zia alla nipote "oggi è un giorno particolare per me..." fissandola.

Lasciammo la macchina in un grande spiazzo adibito a parcheggio e ci dirigemmo verso la zona commerciale della cittadina, che pullulava di turisti incuriositi.
"Ah sì? È una ricorrenza particolare?" chiesi, perché non mi aveva detto nulla a riguardo, stranamente e non avevo proprio idea.
Nel frattempo, guardavo le piccole botteghe e le bancarelle degli ambulanti, sempre piene di ogni genere di chincaglieria e stranezza.

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"Si, un locale a cui ero molto affezionata e che aveva chiuso alcuni anni fa" disse la zia a Gwen "ora è stato acquistato da un nuovo proprietario e stasera aprirà di nuovo." Visibilmente eccitata ed entusiasta lei.

"Oh beh! Sarà certamente interessante andarci! Conosci già il proprietario?" mi informai, sempre tenendo d'occhio la merce dei piccoli negozi.
"Sono contenta che sempre più investitori decidano di dare una speranza a questo posto, è troppo bello per farlo rimanere nell'ombra, sono certa che darebbero una bella risposta a mamma e papà, che considerano Corsales un luogo di poco conto. Secondo me, invece, è uno dei posti più belli che esistano e la quantità giornaliera di turisti che vi approdano direi che ne sia la conferma."

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Avevo lasciato il sontuoso palazzo per provare una vita nuova. Fortunatamente mio nonno Mandus approvò la mia decisione e poi aggiunse l'aria di mare sarebbe stata più salutare per i miei continui acciacchi alla gola.
Ero seduta sulla spiaggia, mi sentivo una novella pittrice come Paul Gaugin a Tahiti.
Il mare era piatto, il cielo si univa alla distesa salata in vari colori. Iniziai con uno schizzo, i colori stavano accanto a me in una valigetta di pelle pregiata recante il marchio del mio casato. Iniziai varie prove sulla tavolozza miscelando blu e bianco.

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"Si, sicuramente Corsales è un luogo esotico e pittoresco." Disse Nasia a Gwen, mentre le 2 passeggiavano per la piazzetta caratteristica di Corsales. "A suo modo è anche mondana, a suo modo naturalmente. Quanto al locale no, non conosco il nuovo proprietario. Lo scopriremo presto." Sorridendo.
Svoltando una stradina laterale, le 2 donne si ritrovarono davanti ad un locale dall'aspetto esotico, ma con una chiara insegna che ne indicava la provenienza del nuovo proprietario, visto che si presentava come un tipico caffè Afragolignonese.
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"Beh, allora ho idea che potremo conoscerlo stasera"dissi, con tono ammiccante.
Continuammo ad avanzare e ci trovammo davanti ad un locale che, pur con parecchi rimandi esotici dovuti al luogo, si mostrava nel complesso come un tipico ritrovo afragolignonese.
"Diciamo che mi sento un po' a casa, somiglia molto ai locali che frequento spesso, sai, con le ragazze del circolo" commentai, guardando ogni angolo del posto.
" A questo punto, direi proprio di entrare!"

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Gwen e sua zia raggiunsero il locale ed entrarono, prendendo posto ad uno dei tavolini liberi.
Era un ambiente dal gusto esotico e dal piglio pittoresco.
Il bianco dominava ovunque e la musica del piano accarezzava l'interno di quel locale tra le note ed il tintinnio dei bicchieri.
Ad un tratto arrivò un cameriere di colore portando alle 2 donne la carta dei drink.

Entrammo dentro.
L'aria era candida ed esotica, come tutto sull'isola ed il pianoforte rendeva tutto più morbido, elegante.
Era un posto di gran classe ed al contempo leggero, senza troppe formalità.
Esattamente l'ideale per la cittadina.
"Zia, devo darti ragione. Questo posto è fantastico!" commentai, sedendomi.
"È come lo ricordavi?" le chiesi, prendendo la carta dei drink.https://uploads.tapatalk-cdn.com/201...78d1a60d9c.jpg

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"In verità" disse la zia a Gwen "lo ricordavo molto sofisticato, più alla buona e con più colore rispetto al bianco, che rende il tutto molto coloniale." Guardandosi intorno.
"Pilo!" Una donna seduta ad uno dei tavoli rivolta al giovane pianista. "Stasera il signor Mas non ci farà compagnia?"
"Il signor Mas" continuando a suonare Pilo "raramente beve con i clienti. Anzi, io non l'ho mai visto seduto ad uno dei tavoli." Sorridendo.

"Beh i tempi cambiano, hanno solo voluto adeguarsi al nuovo gusto" risposi sorridendo.
Ordinai una coppa di champagne e seguii poi uno scambio di battute fra una donna ed il pianista, Pilo.
Lei cercava il proprietario, il signor Mas, ma a quanto pareva non beveva mai con i clienti.
"Che dici, secondo te potremmo far cambiate idea al signor Mas?" chiesi a zia Nasia, con un sorriso divertito, sorseggiando lo champagne.

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"Non so neanche chi sia questo Mas..." disse bevendo Nasia "... sarà uno venuto dal continente credendo di stare in mezzo ai selvaggi." Ridendo. "Comunque dubito possa resistere al nostro fascino." Facendo l'occhiolino a Gwen.

Ridacchiai roteando gli occhi.
Però le parole della zia non erano affatto sbagliate, soprattutto riguardo lei, che era sempre stato il mio esempio, non solo per la sua indipendenza, ma anche per la sua esuberante bellezza.
E no, di certo a lei il signore in questione non avrebbe potuto resistere.
Allora, guardai Pilo.
"Ne è sicuro? Non verrebbe nemmeno sapendo che le clienti reclamano la sua presenza? Dopotutto è la grande sera dell'apertura, potrebbe almeno concederci un brindisi per festeggiare" dissi divertita al pianista.

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"Non lui, signorina." Disse Sorridendo Pilo a Gwen, senza smettere di suonare. "Il signor Mas non è un tipo comune. Io non ho mai conosciuto nessuno come lui."
"Che uomo misterioso!" Esclamò con fare teatrale Nasia. "E come mai un tipo simile ha deciso di aprirsi un locale qui a Procao? Col fascino che lei gli attribuisce sembrerebbe adatto a fare l'attore o qualcosa di simile..." sarcastica.
"In verità" fece Pilo giocando con i tasti bianchi e neri del suo piano "il signo Mas ha fatto tanti di quei mestieri che ormai ne ho perduto il conto." Ridacchiando.
"Davvero?" Nasia. "E quali?"
"Ha fatto il mercenario, l'avventuriero ed il cacciatore di taglie." Rispose Pilo. "E credo molte altre cose." Suonando.

Pilo dipinse un ritratto particolare del signor Mas, cose davvero incredibili.
"Sì, sembra davvero usciti dal cinematografo, che soggetto eccentrico..." ridacchiai, scuotendo la testa.
"Allora, vuol dire che brinderemo noi a lui" commentai divertita, allungando la mia coppa di champagne verso la zia.

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La zia annuì divertita e brindò con Gwen.
Ad un tratto si sentì un'auto arrivare di corsa accompagnata da un fischio.
Un attimo dopo alcuni uomini in uniforme fecero il loro ingresso nel locale.
"Capitano Goz..." disse il capo cameriere al militare arrivato con i suoi uomini "... è accaduto qualcosa?"
"Siamo qui per un'ispezione." Rispose Goz, dando poi ordine ai suoi di cominciare. "Cercheremo di non infastidire i clienti."
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Continuammo ancora qualche minuto a goderci la serata, ma un attimo dopo si sentì una macchina sfrecciare di corsa ed i soldati entrarono nel locale.
Il capitano disse di dover fare un'ispezione.
"Spero non ci sia nulla di grave... In fondo, è solo la prima sera di apertura, sarebbe un peccato se lo facessero già chiudere..." sussurrai alla zia.

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Per lunghi momenti i soldati girovagarono per il locale, fra lo stupore ed il disagio dei clienti, mentre Pilo continuava a suonare ed a cercare di distrarre i presenti.
Alla fine Gwen e sua zia videro Goz ed i suoi, ultimati i controlli, tornare nella sala.
"Capitano..." il capo cameriere "... avete finito la vostra ispezione?"
"Si..." accendendosi un sigaro Goz.
"Ma cosa cercavate?"
"Un fuggiasco..." fumando Goz "... dal comando centrale ci hanno inviato uno dispaccio in cui si sospetta sia giunto sull'isola..."