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Guisgard respirò forte, come a voler buttar giù tutta la rabbia del mondo.
"Pagherà anche per questo!" Disse. "Anche solo per averlo pensato! Non oserà mai più, lo giuro! Non lo permetterò, nè a lui, nè a nessun altro..." E smise di parlare di scatto. "Scusami..." disse fissando la strada davanti a loro "... non so cosa mi sia preso... non ho nessun diritto di dire queste cose... scusami..." E spronò il cavallo, riprendendo la strada verso l’abbazia di St. Nicholas Priory. |
Alzai gli occhi su di lui, sorpresa.
"Scusarti per che cosa?" chiesi quando ebbe finito di parlare "Per che cosa? E' molto bello, se è quello che pensi..." Sospirai e poggiai di nuovo la testa sulla sua spalla, guardando avanti: "Promettimi solo che non lascerai che ti faccia del male, io... io non credo che lo sopporterei!" |
"Tranquilla..." disse lui "... non mi accadrà nulla..."
Sorrise, mentre il respiro di lei accarezzava dolcemente il suo collo. La testa di lei era sulla sua spalla e una mano poggiava sul suo petto, sentendo il cuore di lui battere forte. "Comunque non avevo dubbi" continuò a dire lui, abbandonando l'espressione accigliata di un momento prima "che l'avresti messo a posto! Ci vuol ben altro per intimorirti, vero?" |
Sorrisi alle sue parole. Poi, restando immobile dove mi trovavo e senza guardarlo, risposi: "In realtà, sarebbe stato più che sufficiente per intimorirmi... ma avevo fiducia in te!"
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Guisgard sorrise.
"Prima mi hai chiesto del motivo per cui quell'uomo mi odia tanto..." disse "... perchè, quando eravamo entrambi nella guardia vescovile, riportai al vescovo di come lui maltrattasse i prigionieri e la gente comune... fu esulso per questo, giurandomi odio eterno..." Poi, alzando lo sguardo, aggiunse: "Si comincia ad intravedere qualcosa... deve essere la nostra abbazia!" E spronò nuovamente il cavallo. |
Morrigan sorrise lievemente.
"Ebbene, cavaliere? Le voci su di me dicono che io sia una strega sanguinaria... ma una strega che vi sta tenendo la mano e che vi dice di volervi soccorrere vi par forse così terribile in realtà?" Si lasciò sfuggire una sottile risata, poi riprese. "Io ho promesso a Lady Elisabeth che l'avrei auitata a trovare quell'uomo... ora, per il soccorso che vi abbiamo prestato, vorreste aiutarci a farlo?" |
Mion restò un attimo perplesso.
Fissò la sua mano e la trovò che stringeva quella di Morrigan. "Ehm... ecco, io..." disse imbarazzato "... chiedo scusa, milady... voi una strega? L'ignoranza e la superstizione non verranno mai sconfitte, temo... e poi di solito le streghe le rappresentano brutte e cattive, mentre voi invece..." Tentò di accomodarsi meglio, per non affaticare la gamba, ed aggiunse: "Certo che vi aiuterò a trovare quel gaglioffo! Dovrà rendere conto di molte cose!" |
Morrigan, a quel punto, rise allegramente.
"Messere, la nostra conoscenza si è già spinta al punto in cui di solito gli uomini cominciano a dire sciocchezze, e tuttavia io non conosco ancora il vostro nome!" Fissò divertita l'espressione imbarazzata sul volto di Mion. "Ma ditemi, piuttosto... potete muovervi? La medicazione che milady vi ha fatto vi permette di camminare? Mi sono inoltrata tra gli alberi per cercare l'acqua e lì ho sentito uno strano fermento agitare la foresta. Non vorrei restare qui ancora a lungo. Se non possiamo raggiungere il villaggio adesso, prima che faccia giorno, dovremmo almeno cercare un luogo più riparato dentro il bosco" |
Mion saltò sù all'improvviso, come morso da una tarantola.
"Io in realtà..." tentò di dire. Respirò forte e riprese: "Allora... mi chiamo Mion e sono uno spadaccino di Borgogna. Quanto a prima, ecco si, insomma, non volere dire..." Sbuffò e si sistemò la spada lungo il cinturone, quasi a prendere tempo da quella situazione imbarazzante. "Si, avete ragione..." disse tornando calmo "... non possiamo restare qui, saremmo un bersaglio troppo facile... e, quanto alla gamba, si, posso camminare... almeno non per lunghissime distanze..." |
Morrigan decise di soprassedere. Per quanto la divertisse mettere gli uomini in imbarazzo con la sua schiettezza e la sua pragmaticità, purtroppo non era quello per loro nè il luogo nè il momento per simili sollazzi... poco male, rise tra sè, lo torturerò domani!
Si levò in piedi e guardò gli alberi che li circondavano. "E sia. Andremo verso il rivo, là dove ho trovato l'acqua. Una grotta, o anche qualche grosso tronco d'albero spaccato faranno al caso nostro, almeno per questa notte. Al sorgere del sole decideremo cosa fare, ma per il momento, se qualcuno di quei soldati dovesse essersi messo sulle vostre tracce, Mion..." si voltò e fissò Elisabeth con un'occhiata eloquente "... o se qualcosa stesse ancora cercando di raggiungerci, dobbiamo nasconderci alla loro vista" Disse questo, poi tese la mano a Mion per aiutarlo ad alzarsi e aprì loro la strada verso il ruscello. |
Così, i tre si misero in cammino.
Morrigan sembrava conoscere bene come muoversi in simili ambienti e con passo sicuro guidava i suoi due compagni verso il corso d'acqua. "Perchè anche voi cercate quel Guisgard?" Chiese all'improvviso Mion. "Siete suoi amici o suoi nemici?" |
Rimasi turbata dalle parole di Guisgard su Cosimus... quell'odio che gli portava, quell'odio cieco e crudele, mi preoccupava persino più delle taglie, delle accuse e delle condanne, perché sentivo che Cosimus avrebbe conosciuto soltanto un modo per placare quell'odio: uccidere. E io non volevo che Guisgard...
In preda a tali cupi pensieri, strinsi convulsamente la mano che tenevo poggiata sul suo petto, afferrando la stoffa con quanta forza avevo. |
Morrigan si arrestò un istante. Non si era aspettata quella richiesta. Guardò sottecchi Elisabeth. Dopo il rimprovero che aveva ricevuto poco prima, aveva timore nel parlare apertamente di loro e della loro missione, timore dire troppo. Provò ad elaborare nella sua mente una via di mezzo tra prudenza e verità.
"Lady Elisabeth vi risponderà da sè su questo punto, se lo vorrà. Quanto a me, io non posso essere nè amica nè nemica di un uomo che non conosco, così Guisgard non è per me nè l'una, l'altra cosa. Egli è piuttosto il destino che mi ha scelto, se così possiamo dire. Il resto lo scoprirò soltanto nel momento in cui l'avrò incontrato in carne ed ossa, al di là di ogni possibile visione" |
Guisgard si accorse di quel gesto di Talia.
Ma non disse nulla. Ci sono momenti in cui, per chissà quale motivo, un uomo non dice ciò che pensa o ciò che prova. Restò a fissare la strada, che pian piano dava accesso ad uno spiazzo, sotto il quale si scendeva in una conca ben custodita dalla lussureggiante vegetazione. E davanti a loro, quasi distinta e distante dal resto del mondo, apparve, in lontananza, l'abbazia che stavano cercando. |
Dall'altra parte del bosco, mentre continuavano a camminare, i tre udirono strani rumori.
Fu un momento, poi più nulla. Mion assunse una strana espressione. "Tempo fa" cominciò a dire "seguii alcuni mercanti verso il favoloso Oriente... e giungemmo in un posto unico al mondo... il Giappone... l'arte della guerra in quel paese è unica e straordinaria... i loro samurai sono l'equivalente di noi cavalieri... mentre per uccidere a tradimento, loro utilizzano singolari e letali sicari... i ninja..." E fece un cenno a Morrigan, come a dire "siamo seguiti"... |
Morrigan afferrò quel cenno con la coda dell'occhio.
"Oh, l'Oriente..." rispose con aria di finta calma "... mi narrerete un giorno di codeste vostre favolose avventure!" Ricambiò con gli occhi il segnale di Mion... ho capito... e la mano le scivolò pianissimo, in silenzio, fino all'elsa della spada, che estrasse lentamente dal fodero senza produrre alcun rumore. |
"Tutto è straordinario laggiù... anche le donne... le geishe poi sono uniche al mondo... sono silenziosissime... e... attente!" Gridò poi alle due donne.
In quello stesso istante tre cavalieri pesantemente armati circondarono i tre. "Bene, bene..." disse uno degli assalitori ai suoi compari "... due donne, amici miei... ammazziamo quest'idiota e passeremo una gran bella giornata..." |
"Tu prova solo ad avvicinarti ed io ti faccio saltare quella testa piena di lascivia!" gli rispose Morrigan di slancio, con arroganza, mentre estraeva la spada da sotto il mantello e la frapponeva tra sè e l'uomo che aveva parlato, con la guardia sufficientemente alta da fare capire all'altro che sapeva come impugnarla "E guarda che faccio sul serio!"
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"Ehi, che puledra abbiamo qui!" Disse ridendo uno dei tre. "Chi la doma?"
Gli altri due allora estrassero le spade e cominciarono ad emettere versi lascivi e volgari. Ma quell'attimo in cui Morrigan era riuscita a distrarli, fu fatale ai tre. Veloce come un fulmine ed impossibile da schivare, Mion estrasse rapido la spada e mozzò il braccio ad uno e lacerò il ventre ad un altro. Il terzo, sorpreso da quel fulmineo attacco, abbassò la guardia, restando senza difese proprio davanti a Morrigan... |
Peccato doverlo finire così in fretta, senza nemmeno farlo soffrire un po'... e approfittando della confusione del suo avversario, Morrigan gli assestò una stoccata al fianco che lo trafisse mortalmente da parte a parte, facendolo accasciare al suolo.
"Ah, l'Oriente..." esclamò con aria di celia, rivolgendosi con un sorriso a Mion, che adesso era di nuovo al suo fianco, la spada ancora stillante di sangue in mano "Chissà che in quel luogo favoloso non ci siano ancora cavalieri con cui valga la pena di scontarsi, milord!" |
"Non so come strega" disse sorridendo Mion a Morrigan, mentre riponeva la spada nel fodero "quanto siate brava, milady, ma come spadaccina siete davvero abile! I miei complimenti! Siete la seconda dama che incontro da quando è cominciata questa faccenda, che tira di spada senza far rimpiangere un uomo. Quanto all'Oriente, lì forse troveremo degni avversari per le nostre spade."
E sorrise facendole l'occhiolino. |
Si dissi è una buona idea facciamo come niente fosse dissi rivolgendomi a Maladesh e appena avremo modo riprenderemo i nostri vestiti di sempre intanto che parlavo pensai a Guisgard chissà che stava facendo se era riuscito a trovare Talia i pensieri mi offuscavano la mente ora anche gli uomini di cosimus speravo che la nostra avventura finisse per il verso giusto.
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A quel punto, suo malgrado, fu il turno di Morrigan di sperimentare l'imbarazzo.
"Come strega, dite..?" balbettò incerta " Diciamo che sto cercando di limitare l'uso dei miei poteri... diciamo che preferisco usarli soltanto quando è strettamente necessario" Diciamo pure che sarei stata nuovamente costretta ad usarli, se la vostra spada non fosse stata così abile e veloce, e voi non aveste colpito quei due uomini con tanta prontezza, nonostante la vostra ferita... Lo strano sentimento di riconoscenza che sperimentò in quell'attimo la spaventò, e quasi la irritò. Guardò l'uomo cui Mion aveva reciso il braccio che rantolava e tremava nell'erba sporca del suo sangue. "Finite quell'uomo se volete essere pietoso, oppure lasciatelo fuggire e morire da solo... poi fermiamoci un po' per riposare! Qui o altrove ormai non ha più importanza... purchè lo si faccia al più presto, o voi non avrete più la forza di fare un passo se continuate a chiacchierare così tanto!" Con un gesto brusco si stacco da lui, si avvolse nel mantello e si accoccolò tra le ampie radici di una quercia che le offrirono riparo in un abbraccio. Chiuse gli occhi e finse di voler riposare. Da quel nascondiglio seguì i movimenti di Mion sottecchi... come strega, eh? Se voi sapeste che potrei farvi a pezzi in questo stesso momento, solo con uno sguardo, solo desiderando... orbene, cavaliere, io non credo che vi avvicinereste più a me con tanta sicurezza... io non credo che vi piacerebbe più avermi al vostro fianco... io non credo... E involontariamente il suo sguardo cadde sulla mano che Mion aveva stretto nel suo delirio... che sciocchezze, Morrigan! Meglio pensare ad altro! Scrollò il capo come se dovesse scacciare il pensiero che vi era entrato, e tornò a rivolgersi all'uomo con curiosità. "La seconda dama che incontrate, avete detto? Di grazia, messere, i racconti delle vostre avventure non fanno che portarmi di stupore in stupore... ditemi chi è questa spadaccina, mentre lasciamo che i nostri corpi trovino conforto sotto queste piante" |
Mion fissò quel cavaliere ferito, che per il dolore si contorceva tra l'erba.
Non aveva più neanche la forza di urlare, ma riusciva solo ad emettere incomprensibili ed innaturali versi. "Essere pietoso con chi ha rapito la futura moglie del mio signore e massacrato i miei compagni?" Disse con disprezzo ed odio. "Sarebbe solo un atto di prepotenza verso il demonio, che ben ha meritato le loro anime... come io la gioia del loro dolore..." Poco dopo quel cavaliere spirò, mettendo fine alla sua terribile agonia. Mion intanto si era avvicinato a Morrigan, sedendosi poi accanto a lei. "Conobbi quella donna di cui mi domandate" cominciò a raccontare "quando con i miei compagni giungemmo nelle terre di Camelot... il mio comandante, sir Stefan, che Iddio abbia pietà della sua anima, mi incaricò di accompagnarla... anche lei cercava quel Guisgard e noi ci saremmo poi riuniti con gli altri più avanti... il nome di quella donna era Polgara ed era una spadaccina molto abile... come voi, milady..." Restò per un momento in silenzio. "Ma voi siete diversa da tutte le altre donne che ho conosciuto..." aggiunse "... c'è qualcosa nei vostri occhi... qualcosa che mi sfugge e non riesco a comprendere..." http://www.elfwood.com/art/a/n/anke/...ragorn_elf.jpg |
"Ecco, laggiù, guarda..." disse Guisgard a Talia, indicando la conca "... quella è l'abbazia..."
Il loro cavallo poco dopo li portò davanti al grande portone. Guisgard bussò con decisione e alcuni istanti dopo qualcuno cominciò a parlare dall'interno. "Chi è che bussa?" "Perdonate, mio buo chierico, siamo viaggiatori e chiediamo di vedere padre Alwig..." "Chi lo cerca?" Chiese il chierico. "Ditegli che è giunta lady Talia da Carcassonne..." Un momento dopo il portone si aprì e i due viaggiatori furono accolti all'interno e condotti da padre Alwig. |
I due furono fatti entrare in una grande sala, dove ad un antico ed austero scrittoio vi era un uomo intento a copiare un codice.
Ma appena li vide, l'uomo si alzò e si avvicinò ai due. "Bontà Divina!" Dise raggiante padre Alwig. "Talia, siete voi? Siete ancor più bella di come vi ricordavo! Qual buon vento vi conduce qui?" "Vento di tempesta..." intervenne Guisgard. "Cosa significa?" Chiese turbato il chierico. "E voi chi siete?" "Lady Talia vi racconterà tutto, eccellenza..." rispose Guisgard. |
Non sapevo spiegare quel vago senso di gioia che provai nel trovarmi di nuovo di fronte il mio buon vecchio amico.
Padre Alwigh alzò gli occhi dal suo lavoro quando entrammo e li posò su di noi, mi riconobbe e allora si alzò in piedi. "Sono proprio io, padre!" confermai, facendo lentamente due passi avanti, ma non dominai quella gioia a lungo: così, immediatamente, corsi verso di lui e presi le mani che l'uomo mi aveva teso, stringendole nelle mie. "Tuttavia, padre, non siamo qui per una visita di piacere..." mormorai dopo un momento "Al contrario, adesso pù che mai penso di aver bisogno del vostro aiuto e del vostro consiglio..." Così dicendo, gli lanciai un'occhiata seria che, mi parve, lui ricambiò immediatamente. Non era più l'uomo forte e irruento che vedevo nei miei ricordi di bambina... al contrario, relativamente a quei ricordi, lo trovai un po' invecchiato e, adesso, una candida barba scendeva dal suo mento e si confondeva con i capelli, anch'essi ormai imbiancati. Tuttavia i suoi occhi erano vigili, esattamente come li ricordavo, la stretta della sua mano era salda e un vago senso di autorità emanava, ora più che mai, dalla sua robusta figura. |
Il chierico, fissando Talia, ne scrutò l'inquietudine e la paura.
"Sedetevi, vi prego..." disse loro "... e raccontatemi tutto..." Poi fissando Guisgard: "E voi, messere, siete di Carcassonne? Accompagnate lady Talia per ordine di suo padre?" Guisgard lo fissò senza rispondere, per poi guardare Talia. "Padre..." disse dopo alcuni istanti "... non sono di Carcassonne, né vengo a nome del signore di quelle terre... ma ascoltate lady Talia e capirete..." |
Mi sedetti e mi schiarii la voce, un poco in imbarazzo...
"Padre..." iniziai "Come potete ben immaginare, questa visita a voi non fu comandata dal visconte di Carcassonne. Al contrario, egli non sa che sono qui... poiché io..." sospirai "Io, padre, sono fuggita da Carcassonne!" Vidi qualcosa agitarsi in fondo ai suoi occhi a quelle parole ma, non dandogli il tempo di dir niente, continuai a parlare: "Questa cavaliere lo incontrai a Camelot e lì mi offrì aiuto! Da allora molte cose sono successe..." Rapidamente gli narrai dell'insensato ordine di mio padre di sposare il vecchio duca di Borgogna, di come mi fossi sentita e di come l'avessi implorato inutilmente, trovandomi infine costretta a fuggire. Parlai poi dell'arrivo a Camelot e della fuga con Guisgard, gli narrai con passione le poche cose che sapevo di lui e di come mi avesse aiutata, poi raccontai di come Cosimus mi avesse rapita e minacciata e di come fui liberata. Quando smisi di parlare mi sentivo, in parte, più leggera. |
Il vecchio Chierico restò un attimo in silenzio, con lo sguardo pensieroso.
"Figliola..." cominciò a dire "... vedo che la severità, o forse dovrei dire l'austero rigore, di vostro padre continua a scontrarsi con i suoi figli... ricordo che già Raphel ebbe forti contrasti con il visconte... qui però, da quanto ho appreso, non si tratta più di una semplice fuga... ci sono persone che vi cercano... e non persone comuni, ma cacciatori di taglie ed addirittura cavalieri... e voi..." rivolgendosi poi a Guisgard "... come avete potuto agire con tanta leggerezza? Scappando con lei avete fatto in modo che diventasse anch'ella mira e bersaglio dei vostri inseguitori! Un conto è avere alle calcagna gli uomini di un padre preoccupato... tutt'altra cosa è invece essere braccati da uomini senza scrupoli!" "Avete ragione, eccellenza..." rispose Guisgard "... è per questo che siamo qui... lady Talia ha bisogno di un posto sicuro dove stare... così che io possa sistemare tutto..." "E come pensate di fare?" Chiese padre Alwig. Guisgard non rispose e istintivamente portò lo sguardo sul grande Crocifisso che dominava l'ampia parete della sala. |
"Non è vero!" mi intromisi nella conversazione, in un modo che mi era stato sempre vietato con rigore. Ma non mi importava!
"Non è vero, non è per questo che siamo qui!" mi alzai e fronteggiai Guisgard con occhi fiammeggianti "Siamo qui perché tu hai bisogno di un posto sicuro dove stare mentre sistemiamo questa cosa! Perché tu non sei malvagio, tu non sei un'assassino... e non dire che non è vero!" lo ripresi prima che mi contraddicesse "Non dire che non posso saperlo, perché io lo so! Lo sento! Cosimus è malvagio, tu no! Cosimus vuole ucciderti e noi non vogliamo che succeda! E' per questo che siamo qui, Guisgard!" Mi voltai, poi verso il chierico e conclusi: "E non è vero che è stato avventato! E' per merito suo se sono qui ora: da sola non sarei neanche uscita da Camelot!" Smisi di parlare e rimasi immobile, rigida, continuando a spostare lo sguardo severo dall'uno all'altro. |
"Ascoltami..." si alzò Guisgard e la prese per le braccia "... Cosimus non mi ucciderà, non ci riuscirà... ma finchè vivrà lui noi dovremo solo scappare... vuoi passare la vita fuggendo da un posto all'altro? E' questo che vuoi? Beh, io no... io voglio che tu abbia una vita felice, come una favola... non che un giorno io possa leggere sul tuo volto il rimpianto per Carcassonne e la sua luminosa corte..."
"Figliola, il cavaliere forse ha ragione..." intervenne il chierico. |
Fissai Guisgard per un lungo momento...
avrei voluto dirgli che non mi importava niente di dover continuare a fuggire, che avrei potuto contiunuare a scappare da un posto all'altro per tutta la vita pur di non vederlo andare incontro a quello scontro: Cosimus non era solo malvaglio, ma aveva anche al suo servizio molti uomini e poteva contare su mille spie comprate con il denaro o con chissà quali altre promesse... Sì, sarei scappata volentieri... Le parole di padre Alwigh, tuttavia, mi precedettoro. "Bene!" dissi arrabbiata "Siete tutti e due d'accordo, vedo!" Inspirai forte poi, rivolta al cavaliere, soggiunsi: "Ma non mi lascerai qui mentre vai incontro a quel pazzo! Non me ne starò qui con le mani in mano ad attendere il verdetto!" |
"Cercate di ragionare, milady..." disse Alwig.
"Ora basta!" Lo interruppe bruscamente Guisgard. "Ho già tanti altri problemi e guai a cui dover pensare! Non voglio dover badare anche ai capricci di una ragazzina troppo viziata! Sono abituato a risolvere le mie questioni da solo, senza dovermi trascinare nessuno dietro!" Respirò forte ed aggiunse: "E poi io non sono abituato ad avere attorno sempre la stessa donna! Sono uno spirito libero, io! L'amore per me è un capriccio e se si prolunga per troppo tempo un mieloso fastidio! Non sono capace di badare a nessun altro che non sia me stesso! Sono un cavaliere, amo i duelli e le battaglie! Il resto conta poco per me! Quindi non voglio nessuno dietro per ciò che devo fare!" E uscì sbattendo la porta. |
Rimasi pietrificata per un istante poi, un secondo prima che uscisse, lo riafferrai per la manica e gli assestai uno schiaffo sulla guancia con tutta la forza che avevo addosso.
"Io vi odio!" ringhiai "Vi odio di tutto cuore! Siete un mostro! Sapete... io sarò anche viziata, ma voi siete un idiota e ci resterete per tutta la vita!" inspirai forte, poi conclusi "Volete farvi ammazzare? Bene! Tanti auguri! Solo... solo vedete almeno di farmi riavere la vostra spada dopo, vi ricordo che l'ho pagata io!" Gli voltai le spalle e solo quando udii la porta sbattere forte mi lasciai cadere pesantemente su una sedia, prendendomi la testa tra le mani e desiderando morire. |
"Coraggio, ragazza mia..." cercò di consolarla il chierico "... fatevi forza... e poi non è detto che si farà uccidere tanto facilmente... ora vi farò preparare un stanza dove potrete riposare... vedrete che vi sentirete meglio..."
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Alzai di malavoglia gli occhi sul chierico...
"Già..." mormorai "Comunque ha detto che non sarebbe più tornato, no? Non ha più interessi qui..." Poi, rendendomi conto della disperazione che rischiava di impadronirsi di me, schiarii la voce e conclusi: "E poi, se pure tornasse, non lo vorrei vedere! Non lo vorrò vedere mai più! Lo odio!" La voce mi tremò pericolosamente, ma io mi sforzai di non farci caso. |
Nel frattempo, a Capomagnus, approfittando di un momento opportuno, Maladesh e gli altri raggiunsero un vecchio fienile, dove avevano nascosto il loro carro.
Qui si tolsero i falsi sai e ripresero i loro vecchi abiti. "Ora questi vestiti ci renderanno meno sospettosi ai loro occhi..." disse Maladesh "... ma comunque teniamo gli occhi aperti... specialmente tu, ragazzo..." rivolgendosi a Cavaliere25 "... visto che conoscono il tuo volto..." E detto questo, dopo aver controllato i lati della strada, il gruppo uscì da quel fienile. |
"Venite, la vostra stanza è pronta..." disse il chierico a Talia "... seguite questo buon fratello" indicando un altro monaco appena entrato "e vi mostrerà la stanza."
Detto questo, padre Alwig uscì dalla stanza. Guisgard, intanto, sellava il suo cavallo e scrutava il cielo. "Partirete ora?" Chiese padre Alwig appena giunto. "Si, non vi è più nulla che possa trattenermi qui!" "Perchè avete scelto il suo odio?" Chiese il chierico. "Non vi comprendo..." "L'amate dunque a tal punto...." "Signore, non vi comprendo..." disse Guisgard "... ed ora è tardi e devo ripartire..." "Questa notte si sono dette molte cose..." "Dipende dai punti di vista..." ribatté Guisgard "... ditemi, padre... la confessione è segreta, vero?" "Si, volete confessarvi?" "No, ma rivelarvi un qualcosa che non voglio possa morire con me..." Il chierico lo fissò in silenzio. "No, perdonate..." disse Guisgard "... è stato un attimo di debolezza... uno sciocco pensiero irrazionale... siete mai stato irrazionale, padre?" "Credo che tutti gli uomini lo siano almeno una volta nella vita..." "Anche voi?" Chiese Guisgard. "Certo, sono un uomo in fondo." "Ma pensavo che voi chierici..." "Quando ho lasciato la mia casa, le terre di mio padre e tutto il resto per seguire la mia vocazione, voi come mi avreste giudicato?" Guisgard sorrise amaro. "Per essere felici, talvolta, occorre avere il coraggio di seguire il proprio cuore, figlio mio." "Abbiate cura di lei, padre..." disse Guisgard "... è il mio bene più prezioso... il mio unico bene..." Saltò sul suo cavallo e lasciò l'abbazia, galoppando verso Capomagnus con un sordo dolore nel cuore. |
Si starò con gli occhi aperti dissi a Maladesh ora dove andiamo dissi? dobbiamo aspettare Guisgard che torni cosi sistemiamo anche la sua storia e cercheremo di capirci di piu.
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