Camelot, la patria della cavalleria

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Morrigan 25-05-2011 01.44.59

Morrigan lo fissò stupita. Quasi non credeva alle sue orecchie!

E'... è... insopportabile, sì! ...e odioso, ecco! Ma chi si crede di essere? Io mi faccio in quattro per lui, e lui cosa fa?


"L'amore è una perdita di tempo..." mormorò con voce brusca, incrociando le braccia al petto e girando lo sguardo altrove, imbronciata.

Lo seguì di nascosto con gli occhi mentre pagava e si avviava verso la porta.

Certo che ci sarebbe da dargli una bella lezione e lasciarlo da solo a fare per giorni quello che in due si farebbe in poco tempo... eh, già avrà pure a disprezzo l'aristocrazia, ma si comporta come un principino viziato... e io ne trovo altri dieci che mi possano aiutare, se voglio! E poi, cosa avrà tanto da ridere, ad ogni occasione? Insomma, quasi quasi lo pianto...

“Non avevamo un patto noi due?” disse Guisgard in quel momento, voltandosi verso Morrigan “Eravamo soci, no? Beh, se sei ancora di quest’avviso, allora ti conviene venire via con me… ci attende un bel viaggio in un luogo austero ed appartato… il convento di Santa Maria nell’Artoin…”

Lei sospirò. Era davvero impossibile, quell'uomo! Ma in che guaio si stava cacciando?

"Soci, eh?" esclamò, con aria spazientita e fissandolo con aria che voleva esser ostile.

Ma non durò che un attimo, mentre i loro occhi si fissavano fronteggiandosi a vicenda come in un duello. Poi Morrigan sorrise, ricambiando la smorfia sarcastica del suo compagno.

"Tu va' avanti e sella i cavalli," rispose "mentre io mi tolgo di dosso il tuo amato vestitino da damigella! Ti raggiungo in un attimo!"

Guisgard 25-05-2011 02.21.57

Pur senza i raffinati artifici che proprio in questo momento stavano animando lo splendore di Capomazda, la festa nel borgo vecchio appariva colorata e rumorosa, per la gioia dei suoi abitanti.
La piazza chiamata del Vescovo, in ricordo dell’antica sede vescovile durante l’Alto Medioevo, era gremita di persone festanti ed appariva come una colorata esplosione di follie, canti e balli.
Una moltitudine di maschere di ogni genere e colore accorreva da ogni angolo dell’abitato per raggiungere la casa che ospitava il ballo mascherato.
Figure simili a marionette, pagliacci e grottesche immagini della più antica tradizione rustica e contadina sbucavano da ogni portone, porta, finestra e botola.
Tutti gridavano, cantavano, motteggiavano e gesticolavano in preda alla più lieta e rumorosa spensieratezza.
Ovunque vi erano lanci di uova e pagnotte piene di farina, lenticchie, fagioli o acqua colorata.
Coriandoli e nastrini colorati svolazzavano nell’aria, diffondendo in ogni angolo una pioggia di colori e bagliori che le torce rendevano scintillanti.
La casa del ballo era addobbata con tendoni e drappeggi, mentre ad ogni finestra brillava una diversa candela colorata.
Icarius e Talia giunsero davanti alla porta d’ingresso che si aprì quasi per magia davanti a loro, accogliendoli in uno scenario teatrale e pittoresco.
Subito una pioggia di coriandoli si riversò su di loro, catapultandoli in quella che sembrava essere una sfrenata battaglia tra gli invitati mascherati.
“Ehi, quel tipo abbigliato con variopinti festoni sembra mi abbia scelto come bersaglio!” Disse Icarius mentre cercava di dimenarsi da quei colorati attacchi.
“Ascoltatemi, mie belle maschere!” Prendendo la parola un uomo anch’egli mascherato. “Comincia ora il gran ballo!” E tutti esultarono. “Le dame si pongano alla mia sinistra, mentre i cavalieri alla mia destra! Parlo a voi, ora…” rivolgendosi a quelli alla sua destra “… oltre le maschere delle vostre dame, riconoscereste anche gli occhi? Beh, lo vedremo subito!” Fece un cenno e tutte le candele vennero spente di colpo. “Avvicinatevi e scegliete la vostra dama per il ballo…”
I cavalieri allora, camminando con passo incerto, si mossero verso i riflessi ed i bagliori che emanavano le maschere delle dame al buio.
Una dolce e delicata melodia cominciò a diffondersi nella sala, mentre ogni cavaliere cercava nel buio la sua dama.
Maschere merlate, dai bagliori vermigli, dorati e verdastri scintillavano come se avessero rapito gli ultimi riflessi delle candele ormai spente.
Icarius fissava i tanti occhi che si celavano sotto quelle maschere, che come le pietre preziose di un favoloso tesoro luccicavano nella notte.
Riflessi d’ambra, di giada, d’ebano attraversavano lo sguardo di Icarius, mentre lui cercava un tesoro particolare, speciale, unico.
E, ad un tratto, si fermò su due occhi che lo fissavano.
Due occhi luminosi e profondi, i soli capaci di contenere ogni suo sogno.
Le offrì la sua mano e quella dama lo seguì al centro della sala, dove la magica melodia aveva già intriso i cuori di tutti loro.

Melisendra 25-05-2011 02.26.51

Mi rilassai contro il suo petto, ascoltando il suo respiro regolare.
Non sapevo nulla di lui. Me ne resi conto nel momento in cui mi fece quella domanda. A dire il vero non conoscevo nulla del suo passato, delle sue origini o della sua infanzia... nella stessa misura in cui le mie stesse origini mi erano ignote.
Non sapevo che sapore avesse una vita libera e spensierata. E se anche lo avevo saputo, qualcuno aveva strappato quei ricordi e mi aveva lasciato solo ombre incerte.
"Non ho ricordi di mio padre e nemmeno di mia madre. Ricordo il giorno della mia cattura, quando ero poco più di una bambina, e le strilla di una donna. C'era un villaggio, una casa, forse dei fratelli... e poi il fuoco, morte." La nebbia copriva molti particolari. "Lui fece a brandelli i miei ricordi e distrusse tutto ciò che amavo... mi rese schiava per molto tempo. Ero così abituata ad uccidere che quasi persi me stessa."
Mi rannicchiai, istintivamente.
"Poi conobbi te, eri diverso e abbassai la guardia... qualche tempo dopo scoprii che ero incinta... mi ero dimenticata cosa significasse la vita." Deglutii, cercando di riprendere a fatica il filo dei pensieri che mi avevano scossa in quel momento. "Ero terrorizzata e quando lui lo scoprì andò anche peggio, infatti mi costrinse a portare a termine il mio compito..." rammentai il senso di colpa terrificante che mi prese quando lo vidi crollare sul pavimento davanti a me.
"Quando seppi che avrei avuto un maschio... non so, divenne improvvisamente reale e la paura svanì. Non ero riuscita a salvare te, ma avrei salvato lui." Mi rigirai una ciocca di capelli intorno all'indice. "Prima di fuggire decisi che lo avrei chiamato Uriel, come l'Arcangelo del Tuono e del Terrore, che presiede i cancelli dell'Eden con una spada fiammeggiante... altrimenti conosciuto come l'Angelo del Pentimento." Sospirai. "Era l'unica cosa buona e sacra che avrei mai avuto la speranza di generare, in quei momenti di disperazione la pensavo così. Era la vittoria della vita sulla morte... e mi ci aggrappai." Mi voltai verso di lui, intento a scrutare il soffitto, e lo abbracciai.
"Sono le nostre scelte a condurci a rovina o felicità... dispensare morte perchè non conosco nient'altro non è una ragione sufficiente che possa nascondermi per sempre dalla responsabilità delle mie scelte. Scelgo con cura le mie battaglie e quando è il caso di combatterle." Appoggiai il mio capo sulla sua spalla e ripresi, con la voce tremante. "Pensavo di essere morta il giorno della mia cattura e sono morta tante volte anche in seguito, durante la prigionia e l'addestramento... Ho odiato tutti gli uomini, ho desiderato ucciderli tutti nel momento in cui posavano lo sguardo su di me e riuscivo a indovinare i loro pensieri. Continuavo a morire d'odio. E ora... amo la vita, da quando ho scoperto di essere viva, nel momento in cui ho capito che ero capace d'amare."
Le luci delle candele tremarono.
La mia mano si mosse sul suo viso e gli accarezzò i capelli. Quei tratti sembravano scolpiti nell'alabastro. Quegli occhi continuavano a posarsi qua e là, come se nulla potesse sfuggirgli. Mi strinsi a lui e rimasi ad ascoltare il suo respiro regolare, affascinata.
"Non mi hai mai detto niente di te... e non volevo essere indiscreta, quando ho visto qualcosa del tuo passato durante il rituale. Non era mia intenzione." Titubai e infine domandai: "Potresti giurarmi che non farai mai del male a Uriel? Potresti? E se mi succedesse qualcosa... giureresti di non permettergli di percorrere la nostra strada?"
Mi sollevai e mi sporsi su di lui, fino a quando con incontrai i suoi occhi.

Guisgard 25-05-2011 03.01.33

I cavalli erano già stati sellati da un po’, quando Morrigan si presentò a Guisgard.
Aveva di nuovo indosso i suoi abiti da spadaccina, che avvolgevano e sagomavano la sua figura aggraziata e ben fatta.
Guisgard la fissò sorridendo.
“Devo dire che in fondo ti preferisco così!” Disse sistemando le redini dei cavalli. “Almeno se qualcuno vorrà farmi la pelle lungo la strada, tu sapresti come difendermi!” E le fece l’occhiolino.
Montarono poi in sella e partirono alla volta del convento.
Il bosco sembrò aprirsi al loro passaggio e quasi svanì alle loro spalle, poco dopo, quando già intravidero la sterminata brughiera fiancheggiare il loro cammino.
Quella landa desolata sembrava immutabile ed eterna, apparendo come un enorme limbo oltre il quale qualcosa di oscuro sembrava celarsi.
L’umidità della sera scendeva come un indefinito velo, attraverso il quale tutto appariva sbiadito ed incerto.
Guisgard e Morrigan percorrevano quel sentiero mentre tutto intorno a loro taceva.
Fino a quando una piccola collinetta apparve con la sua sagoma irregolare sulla strada, stagliandosi contro il buio che avvolgeva l’orizzonte.
Su di essa vi era un austero ed antico edificio.
“Ecco, il convento…” indicò Guisgard.

Morrigan 25-05-2011 03.21.35

Morrigan seguì la mano di Guisgard e fissò l'edificio che si disegnava con difficoltà contro l'oscurità della notte.
Non avrebbe saputo dire quante miglia avessero percorso, perchè il paesaggio le era sembrato a tratti tutto uguale. Passò lo sguardo su quella valle e sulle colline intorno, poi i suoi occhi si posarono nuovamente sulla sagoma del convento.

"Che strano posto..." mormorò.

Più che un luogo adatto alle preghiere, le sembrò un luogo di dimora per anime in pena. Ma non lo disse a Guisgard. Forse era per quell'oscurità notturna che le aveva dato quell'impressione, e non occorreva quindi palesarla.

"Cosa faremo una volta giunti li, socio?" domandò sottilineando con un sorriso quel nuovo appellativo che tanto le piaceva pronunciare in quella lingua.

Guisgard 25-05-2011 03.42.26

Gouf ascoltò con attenzione ogni parola di Melisendra.
Era diversa.
Appariva indifesa, inquieta, impaurita e sembrava cercare protezione fra le sue braccia.
Come un fiore di cristallo, inviolabile e inattaccabile, ora pareva volersi aprire ed assumere, finalmente, colori vivi e reali.
“Mi chiedi un giuramento…” disse senza distogliere lo sguardo dal soffitto “… non ho mai creduto in niente che non fosse me stesso… forse perché non ho mai dato valore a nulla… potrei giurare dunque su qualsiasi cosa, anche sul mondo intero… avrebbe valore per te?” Domandò voltandosi a fissare i suoi meravigliosi occhi di giada.
Lasciò scorrere le sue dita lungo la schiena di lei, in una lunga e sensuale carezza.
Poi le sfiorò il viso e la bocca.
“Non so come finirà questa guerra…” mormorò “… forse cadrà davvero Capomazda, o forse la rovina sarà per noi… o, chissà, sarà tutto questo tormentato mondo a perire e noi tutti con esso…” si voltò a fissare l’immensità della notte dalla finestra “… ho un castello sulla strada che conduce a Nord… lì ci sono servitori fedeli e tanto di quell’oro da poter garantire un futuro più che tranquillo a te ed a Uriel… se dovesse accadermi qualcosa, voglio che tu e tuo figlio raggiungiate quel castello… lì sarete al sicuro da tutto e tutti… anche da lui…”

Guisgard 25-05-2011 05.09.40

“Presto lo saprai…” disse Guisgard fissando il convento che sorgeva a poca distanza da loro.
Spronò il cavallo e si diresse verso il sacro edificio, seguito pochi passi più indietro da Morrigan.
Qui attesero le prime luci dell’alba e quando la campana del convento suonò i due si presentarono alla porta del sacro edificio.
“Chi bussa a quest’ora alla porta del nostro convento?” Gridò qualcuno dall’interno.
“In nome di San Raffaele Arcangelo, che veglia sui viaggiatori, apriteci!” Fece Guisgard.
Dallo spioncino della porta apparvero due occhi scuri che li fissavano.
“Cosa cercate?”
“Vedete, siamo due giovani sposi e siamo braccati da un signorotto che ha messo gli occhi su mia moglie…” rispose Guisgard, facendo fare qualche passo in avanti a Morrigan “… vi supplico, solo qui possiamo trovare rifugio… ma se ci rifiuterete asilo per noi sarà la fine!”
Un attimo dopo che ebbe pronunciato quelle parole, la porta si aprì e i due furono accolti nel convento di Santa Maria nell’Artois.

Guisgard 25-05-2011 05.23.05

La scena era tragica.
Pasuan, cadaverico e senza conoscenza, veniva portato via, mentre Lyowel, quasi aggredito da Dafne, fu arrestato.
“Cavaliere25, pensa tu alla ragazza col bambino!” Disse Finiwell al suo giovane compagno. “Io vado con loro in infermeria!”
“E’ una brutta ferita…” mormorò uno degli uomini che reggeva la barella di Pasuan “… credi ce la farà?” Chiese all’altro che lo aiutava a trasportarlo.
Questi scosse il capo quasi rassegnato.
Poco dopo il ferito giunse nell’infermeria della caserma.
Il capitano Monteguard fu subito avvertito e si precipitò dal suo cavaliere ferito.
Qui trovò Finiwell appoggiato alla porta della stanza, dove Pasuan stava lottando con la morte.
“Si salverà, capitano!” Fece Finiwell con tono spavaldo. “Io lo conosco bene… quel tiratardi non mi farà uno dei suoi soliti scherzi… non stavolta… anzi, secondo me ci sta prendendo tutti in giro… il suo intento è quello di guadagnarsi qualche licenzia premio… che tipo!”
Monteguard sorrise tristemente ed annuì.
“Dovremmo dargli turni di guardia più rigidi, capitano, così imparerà la lezione…” continuò Finiwell “… ma non d’Estate… lui adora l’Estate… e poi ora ha una ragazza… si, forse non gli faremo fare turni troppo rigidi, vero? Si, in fondo è un bravo ragazzo…”
“Un uomo, anche se è un cavaliere, deve saper quando piangere…” mormorò il capitano “… non vergognartene, ragazzo…”
“Ma voi mi conoscete, capitano…” replicò con un ghigno “… ci vuole ben altro per rattristarmi…” accennò un sorriso forzato, per poi abbandonarsi in un pianto disperato.
“Coraggio, ragazzo mio…” abbracciandolo Monteguard, mentre Finiwell piangeva tra le sue braccia come un bambino.

Guisgard 25-05-2011 05.33.08

Lho fissò turbato la giovane Sayla.
“La Gioia dei Taddei…” disse lentamente “… e tua nonna cosa ti raccontava a proposito di questa storia? Non trovi sia strano? Una nonna che racconta storie simile alla nipotina… solitamente i nonni narrano di fate e principesse bellissime che sposano eroici principi o cavalieri…”
Si avvicinò a quella misteriosa ragazzina.
“Forse una ragazzina come te davvero dovrebbe ignorare queste antiche storie nate dalla superstizione e dall’ignoranza…”
Ma proprio in quel momento, uno dei ritratti alla parete, quello di una bellissima ragazza, apparve agli occhi di Sayla intriso di sangue ed orrendamente sfigurato.
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cavaliere25 25-05-2011 11.20.48

Lady Dafne venite con me dissi vi porto a casa e vi preparo una tisana e misi una mano sulla spalla e cercai di portarla via da quello scenario poco piacevole

Guisgard 25-05-2011 14.28.58

Un pallido Sole lambiva stancamente la campagna di Capomazda che appariva attraversata da sbiaditi riflessi di verde, giallino e rosso che il vento pareva mischiare e confondere.
Il cavaliere ed il suo destriero, trascinandosi dietro un secondo cavallo con in groppa il suo prezioso carico, furono avvistati dalla sentinella che dalle mura gettava il suo sguardo su quello sterminato e bucolico scenario.
Poco dopo il cavaliere, giunto alla Porta dei Leoni, fu accolto da due soldati armati.
“Fermatevi ed annunciatevi!” Disse uno di questi.
Il cavaliere si fermò senza però rispondere nulla.
“Chi siete?” Domandò il soldato.
“Voglio parlare con chi comanda i cavalieri della cittadella.” Rispose il misterioso cavaliere.
“Fatevi riconoscere o non entrerete nella cittadella.”
“Vediamo cosa c’è qui…” mormorò l’altro soldato avvicinandosi al secondo cavallo del cavaliere.
Ma appena l’uomo armato tentò di toccare ciò che il cavallo trasportava, il cavaliere gli bloccò la mano con la sua frusta.
“Ma che diavolo!” Gridò il soldato.
“Mostrerò ciò che trasporto solo al comandante dei cavalieri.”
“Lo vedremo…” fece l’altro “… mostrateci il vostro volto! Via quell’elmo!” Intimò.
Il misterioso cavaliere allora liberò il braccio del soldato e con rapido gesto della sua frusta disarmò l’altro.
“Merita una lezione, questo maledetto!” Ringhiò questi.
“Cosa accade qui?” Chiese improvvisamente August appena giunto.
“Signore, costui rifiuta di farsi riconoscere…”
“Chi siete, cavaliere?” Domandò August.
“Immagino siate il comandante qui…” mormorò il cavaliere “… io sono un cacciatore di taglie e ho qui qualcosa che potrebbe interessarvi.
August fece un cenno ai suoi e questi scoprirono il misterioso carico che portava con sé quel cavaliere.
“Per tutti i diavoli!” Esclamò August profondamente stupito. “Ma questo è…”
“Lord Nyclos, fratello di lord Cimarow.” Lo interruppe il misterioso cavaliere.
“Chi siete voi?” Chiese August.
“Sara de Mornay, cacciatrice di taglie…” rispose Aytli togliendosi l’elmo e mostrando finalmente il suo volto.
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Melisendra 25-05-2011 15.03.36

Gli sorrisi, posando un dito sulle sue labbra.
"No, amore mio, non ti lascerò in mezzo a questa guerra..." il pensiero della distruzione imminente mi fece rabbrividire. "Sebbene preferirei che non avesse luogo... infatti non riesco ancora a capire per quale ragione Lord Cimarow avanzi delle pretese su Capomazda..." mi soffermai, pensierosa.
"Non mi nasconderò mentre tu rimani qui a combattere, continuerò a sostenerti per quanto mi è possibile... ma devo avvertirti che agirò secondo la mia coscienza." Una parte di me sapeva che prima o poi ci saremo trovati in grave disaccordo. "Non ti tradirò... e se sarà necessario, quando ci si spalancherà il baratro davanti agli occhi, invierò qualcuno a condurre Uriel in salvo."
A quel punto gli slacciai la tunica e accarezzai il suo torso nudo.
Quando posai le mie labbra sulle sue le luci delle candele fiammeggiarono e tremarono come smosse da un vento invisibile.
Avrei fatto in modo che Gouf dormisse bene e a lungo quella notte.

Guisgard 25-05-2011 15.44.31

Una lunga ed intensa notte vissero i due amanti, tra forte passione e qualche inquieta illusione.
I lunghi capelli di lei scivolavano sull’asciutto e robusto corpo di lui, come una danza fatta di sospiri, baci e carezze.
Le loro mani erano unite, come i loro corpi e le loro labbra.
Più volte il piacere, intenso e travolgente attraversò quei corpi che vibravano come corde di un’arpa sollecitata ed animata dalla più sublime e dolce delle melodie.
Una notte senza più tormenti ed inquietudini.
Una notte sgombra dall’oscuro riflesso dei rimpianti e della paura di perdere quell’ombra di felicità appena solo intravista in quell’immensa tragedia che insanguinava il ducato.
Una notte in cui, forse dopo anni, Gouf si sentì di nuovo vivo.

Il fresco vento di quella sera d’estate sferzava le robuste querce che, come giganti addormentati, vegliavano su quell’antica torre.
“E’ qui che il più forte e valoroso cavaliere del regno viene ad incontrare i suoi pensieri…” disse Melisendra prendendo quasi forma dal malinconico buio di quella notte “… mi sono sempre chiesta quali siano i pensieri che attraversano il cuore di un cavaliere…”
“Ah, siete voi, milady…” fece Gouf quasi preso alla sprovvista da quell’apparizione.
“Attendevate forse qualcun’altra, messere?”
“No, nessun altro, milady.”
“Allora posso rubarvi per qualche istante il silenzioso incanto di questa sera?”
“Non ho pretese su questa sera…”
Melisendra sorrise avvicinandosi a lui.
“I miei pensieri…” mormorò Gouf “… se volete conoscerli, allora vi converrà interrogare la mia mente, non il mio cuore.”
“La mente non mi interessa…” sussurrò fingendosi divertita lei “…è il cuore che mi affascina…”
“Il cuore è solo dove dimorano le nostre debolezze, milady.”
“Si, ma sono queste che ci rendono vivi, non trovate?”
“Io mi occupo della morte, non della vita, mia signora.” Replicò lui alzandosi in piedi e facendo qualche passo col capo volto al firmamento.
“Si, ma dalla morte nasce talvolta la vita…” disse lei “… vite e morte sono spesso legate tra loro…”
“Probabilmente reclamano la vostra compagnia a tavola, milady…”
“Conosco molti uomini” rispose lei avvicinandosi di nuovo a lui “e la maggior parte li trovo vuoti e senza slanci... voi invece…”
“Io cosa?”
“Voi invece stasera mi apparite come un’inquieta figura che attraversa questa sera… come madonna Morte!”
“E non temete la morte, milady?” Domandò lui.
“Una vita vuota...” mormorò lei “… questo temo… ben più della morte…”

Questo ricordo divampò nel suo cuore, appena la luce del mattino destò Gouf dal suo sonno.
Il ricordo del loro primo incontro avvenuto anni prima.
Si voltò e restò a fissarla.
Dormiva sul suo petto, bellissima ed enigmatica, come i sogni che ci lasciano all’arrivo della nuova alba.
“Perché Cimarow avanza pretese su Capomazda…” ripeté ripensando alle parole di lei la sera prima “… perché è natura degli noi uomini desiderare ciò che non ci appartiene… anche a costo della dannazione eterna…” respirò profondamente, mentre con una mano le scostava dal viso una ciocca di capelli “… forse Cimarow non è poi tanto diverso da me… anche io, stanotte, ho tentato di raggiungere l’incanto di qualcosa che probabilmente è solo un frammento d’illusione ormai perduta…”
La baciò e dopo essersi rivestito uscì dalla stanza.
“Mio signore…” andandogli incontro uno dei suoi “… lord Cimarow vi attende.”
Il Cavaliere del Gufo annuì e raggiunse il suo signore.

Lady Dafne 25-05-2011 18.23.02

Citazione:

Originalmente inviato da cavaliere25 (Messaggio 30927)
Lady Dafne venite con me dissi vi porto a casa e vi preparo una tisana

"No, non posso, io... io devo andare da lui. Devo stargli vicino, lui deve sentire che io ci sono. Devo dargli la forza!" guardai Cavaliere25 mentre delle grosse lacrime mi rigavano le guance "Lui non può morire, non così! Lui deve vivere, vedere Hubert crescere, insegnarli a tirare con l'arco e ad usare la spada, me l'ha promesso". Abbassai lo sguardo, il piccolo si era calmato e dormiva.
"Devo andare..." dissi mentre correvo via seguendo Pasuan e Finiwell verso la caserma. Ero decisa, sarei rimasta con Pasuan tutto il tempo che fosse stato necessario! Avevo una buona dimestichezza con la medicina, avevo già curato una sua ferita, l'avrei fatto anche questa volta. Non potevano non farmi stare al suo capezzale, io avevo l'unica medicina che avrebbe potuto salvarlo: il mio grande e sincero amore!

Arrivai davanti alla porta della caserma e chiesi di poter entrare:
"Guardia, sono Lady Dafne. So che è appena stato portato qui un cavaliere gravemente ferito. Sono abile nella cura di questo tipo di ferite, chiedo di essere condotta in infermeria. Se avete dei dubbi sulla mia buona fede chiedete a Sir Finiwell, lui mi conosce e sa che cosa mi conduce al capezzale di Sir Pasuan".

Lady Morgana 25-05-2011 18.54.09

Lho era piuttosto stupito delle storie che mi raccontava la mia presunta nonna.
"Vedete signore, mia nonna era una vecchia molto realistica, lei mi ha insegnato tutto ciò che so... perciò io credo a tutto quello che mi ha raccontato. Le storie di eroici cavalieri che vanno a salvare bellissime principesse in pericolo o racchiuse in alte torri... non accadono nella realtà."

Dopotutto è la verità. Quando mai si è sentito parlare di un cavaliere che salva una principessa? Mai!

Stavo ancora pensando, quando nitida come se si trovasse esattamente davanti a me, vidi una ragazza. Era molto bella, snella, avvolta in un bellissimo abito bianco, si avvicinava a me. Poi lo vidi. Il viso era completamente sfigurato, irriconoscibile. La giovane donna tese una mano verso di me afferrandomi saldamente un polso.
"No, ti prego, lasciami! No!!! Perfavore..."
L'immagine sparì in un istante come era apparsa ed io, ancora visibilmente sconvolta da quella visione, mi accasciai a terra tremante e mi portai le mani al viso...

Talia 25-05-2011 19.27.40

Le luci si spensero e io rimasi in attesa. Intorno a me sentivo fermento, agitazione e la malcelata concupiscenza che animava tutte quelle dame... ma sopra tutto questo, sopra al loro chiacchiericcio sommesso ma carico di eccitazione, udivo distintamente il battito frenetico del mio cuore, tanto forte che mi sembrava strano e quasi sorprendente che nessun altro ci facesse caso... riuscivo a percepire, così al buio, ogni sussulto della mia anima e ogni sua tensione, riuscivo a cogliere il ritmo del mio respiro e notai che si era fatto leggermente irregolare, accelerato...
In quella irreale atmosfera, resa magica da quella delicata melodia che fluttuava nell’aria, vidi le sagome dei cavalieri venirci incontro... socchiusi gli occhi un momento, cercando di distinguere i volti di coloro che mi stavano sfilando davanti, cercando tra essi quel lampo azzurro intenso che in nessun caso avrei mai potuto confondere con altri... ma vedere era impossibile, poiché le velate candele che illuminavano i volti delle dame di sottili bagliori fuggevoli, lasciavano i cavalieri totalmente in controluce.
Ad un tratto uno di loro si fermò di fronte a me e mi porse la mano con gesto delicato... sorrisi e sollevai la mia, lasciandomi condurre verso il centro della sala.
E fu allora che lo vidi...
Nell’angolo estremo di quella stanza, oltre i mutevoli giochi di luci e ombre, oltre le sagome delle dame e dei cavalieri che danzavano, stava in piedi un cavaliere: la sua figura era imponente in quella armatura nera e la tunica rossa che gli scendeva drappeggiata da una sola spalla gli conferiva un’aria altera e, avrei detto, implacabile. Lo vidi e in quell’istante una folata di un gelido vento che mi investì il viso e mi fece volare i capelli, come se qualcuno avesse aperto una finestra in una notte invernale... Durò un istante, vidi il cavaliere sollevare un braccio nella mia direzione e tendere la mano verso di me... tremai... poi alcune di quelle sagome volteggianti mi passarono di fronte, ostruendomi la vista, e quando si spostarono il cavaliere non c’era più.

Guisgard 25-05-2011 19.42.31

“Mi spiace, damigella, ma ho l’ordine di non lasciar passare nessuno.” Disse la guardia a Dafne.
Ad un tratto qualcuno sbucò dall’altra parte del corridoio e si avvicinò ai due.
“Come sta Pasuan?” Chiese la guardia a Finiwell.
Questi scosse la testa senza rispondere nulla.
Poi, alzando gli occhi, riconobbe Dafne.
“Sta molto male, damigella…” mormorò alla ragazza “… volete vederlo? Venite con me…”
Giunsero allora davanti alla porta della stanza in cui si trovava Pasuan.
“Ma vi prego, solo per pochi istanti…” disse Finiwell facendola entrare “… ha bisogno di riposo…”
Pasuan era steso sul letto senza conoscenza e pallidissimo per il troppo sangue perso.
“Ah… ah…” mormorava tra gemiti e respiri affannosi “… Daf… Dafne… Dafne…”
“E’ la febbre…” mormorò Finiwell “… il delirio lo porta ad agitarsi nel sonno…”

Morrigan 25-05-2011 20.12.21

“Siamo due giovani sposi e siamo braccati da un signorotto che ha messo gli occhi su mia moglie… vi supplico, solo qui possiamo trovare rifugio… ma se ci rifiuterete asilo per noi sarà la fine!”

A quelle parole Morrigan sobbalzò e subito lanciò a Guisgard uno sguardo eloquente, uno sguardo di fuoco... ma cosa diavolo gli passa per la testa?
Stava quasi per dire qualcosa, ma proprio in quel momento la porta del convento si aprì e Morrigan si trovò di fronte un vecchio frate che scrutò con curiosità prima lei e poi Guisgard, che ancora la teneva stretta davanti a sè. Così, su due piedi, pensò che sarebbe stato meglio stare al gioco. Non aveva idea del perchè fossero lì, e non aveva idea di cosa stessero cercando in quel luogo, ma pensò infine che Guisgard dovesse avere i suoi buoni motivi per agire in quel modo. E in fondo, se gli aveva chiesto di fidarsi di lei, doveva pur essere pronta a fidarsi di lui allo stesso modo.
Quindi fece una lieve riverenza al frate e chinò lo sguardo con modestia, sebbene fosse cosciente che il suo abbigliamento non era esattamente quello di una creatura fragile ed indifesa.

"Siate buono, fratello... ospitateci, anche solo per una notte o due. Non daremo fastidio alcuno. Mio marito può dare una mano a spaccare la legna, e io posso aiutare in cucina, se è necessario"

Disse così, e fece un rapido cenno d'intesa a Guisgard, che le era accanto... certo, non aveva mai messo mani ad un fornello o ad una pentola, nè sapeva se Guisgard fosse disposto a spaccar legna, ma quelle parole e il suo sguardo spaventato potevano essere un buon lasciapassare in quel momento.
Quindi proseguì con tono soave.

"Ma dateci almeno una stanza dove riposare. Cavalchiamo da giorni per sfuggire a quel bruto, e siamo molto stanchi..."

Tacque, in attesa della risposta del frate, ma non perse l'occasione di rivolgersi a Guisgard, e fingendo di volersi stringere nel suo abbraccio, gli soffiò nell'orecchio:

"Noi due facciamo i conti dopo, maritino..."

Guisgard 25-05-2011 20.25.03

Lho fissò divertito la giovane Sayla.
“Damigella…” disse “… allora voi non avete mai conosciuto un cavaliere di Capomazda!” E rise. “Guardatevi attorno in questo corridoio e troverete il meglio della cavalleria… quello laggiù, vedete? E’ Ardea e liberò la sua amata principessa dalle fauci di un terribile drago maledetto dai peccati degli uomini… quell’altro ritratto invece raffigura…”
Ma proprio in quel momento Lho si accorse dello strano comportamento di Sayla.
La ragazzina tremava e sembrava spaventata a morte.
Lho allora la prese in braccio e fece chiamare alcuni servitori.
Poco dopo Sayla si svegliò in un morbido letto.
La stanza era piccola ma accogliente ed una candela illuminava l’angolo accanto al letto.
“Come ti senti?” Chiese Lho.
Accanto a lui vi erano una vecchia servitrice ed un paggio.
I due poi si allontanarono dalla stanza.
“Quella ragazzina credo non sia normale…” mormorò la vecchia.
“Si, deve essere pazza…” rispose il paggio “… forse a causa della perdita dei familiari… sono traumi insanabili quelli…”
“Povera ragazzina…” scuotendo il capo la vecchia.

Lady Dafne 25-05-2011 20.42.37

"Grazie Sir Finiwell! Davvero, grazie di cuore!" lo guardai con gli occhi pieni di tristezza ricacciando indietro le lacrime.
Lo seguii muta, avanzavo lentamente e tenendo la testa bassa lungo il corridoio della caserma finchè ci fermammo davanti ad una porta. Era l'infermeria, sentivo i gemiti di Pasuan. Mi si gelò il sangue, respirai profondamente ed entrai stringendo forte Hubert al petto. Non riuscii a trattenere le lacrime mentre mi avvicinavo al letto. Pasuan aveva un colorito pallido bruttissimo, sembrava una statua di marmo. Mi inginocchiai vicino al suo viso, lo abbracciai, lo baciai bagnando la sua pelle con le mie lacrime:
"Pasuan, non lasciarmi, combatti ora con tutta la forza che hai. Io sono qui, ti aspetto. Torna da me! Ti chiedo perdono... perdonami amore mio, te ne prego"
Gli presi la mano, gliela strinsi forte nella mia e la baciai più e più volte aprendola e chiudendola come per stimolare una sua reazione. Ero in preda alla disperazione, avevo capito che la ferita era molto grave.

Mentre mi lasciavo andare al dolore, ripetendo in continuazione a Pasuan che lo amavo e che non doveva nemmeno pensare di morire, non prestai attenzione a Hubert. D'un tratto però una risatina mi riportò alla realtà, Hubert si era svegliato e sorrideva. Non l'aveva mai fatto prima, crevo fosse troppo piccolo per poterlo fare. In tutto quel dolore lui riuscì a strapparmi un sorriso. Lo guardai attentamente e mi accorsi che una sua manina si era misteriosamente stretta attorno all'indice della mano destra di Pasuan riuscendo chissà come a levargli il grosso anello che portava.
Pensai che fosse un segno:
"Pasuan, guarda chi c'è qui! Senti, c'è tuo figlio! Devi vivere per lui, devi insegnargli tutto ciò che sai, devi farl diventare un uomo forte e.... devi regalargli degli altri fratelli e sorelle" dissi mentre appoggiavo il piccolo sulla branda facendo in modo che la sua guancia poggiasse su quella dell'uomo.

Abbracciai entrambi i miei uomini con un trasporto tale che mi sembrò di trasmettere nuova linfa di vita a Pasuan attraverso l'amore che inondava l'aria.

Melisendra 25-05-2011 21.00.05

Quando il sonno mi vinse ero ancora talmente piena di vita e inebriata di forze, passione e tutto ciò che mi dava nutrimento che i miei poteri rimasero vigili.
Prima di scivolare tra le braccia dei sogni, avvinta al corpo del mio amato, rimirai la sua schiena illuminata solo dal chiarore delle candele ormai morenti.
Mi addormentai.

Un vortice mi rapì, mentre il sonno si era ormai impossessato di me. Capii chi mi stava chiamando.
Stavo camminando in un prato e riuscivo a percepire la rugiada inumidirmi i piedi e il bordo della veste. Intorno a me si agitavano bolle trasparenti, come quelle del sapone e i fiori sbocciavano da ogni dove. Cavallini correvano spensierati e io seguii il richiamo fino in cima a una collina, dove troneggiava un albero frondoso e gigantesco, il cui tronco contorto si avvitava su se stesso, quasi a descrivere la chiocciola di una scala.
Lui era seduto in cima. Come un principe.
I fiori che sbocciarono, quasi a indicarmi il cammino, cessarono di mostrare nuove corolle. Mi fermai.
Quando mi vide mi corse incontro.
Caddi in ginocchio e lo abbracciai. "Uriel..." sussurrai.
Mi guardava con quei suoi occhi profondi ed enigmatici, troppo profondi per un bambino così giovane. La sua consapevolezza, l'abilità con cui aveva creato il sogno e mi aveva evocata era sorprendente. Lo sfiorai quasi con timore.
Bastò un tocco, lieve sul suo viso e mi si gettò in grembo. Lo strinsi forte.
Mugugnò qualcosa, col volto premuto contro il mio petto. Continuai a cullarlo.
"Sono qui... sono qui, amore mio... verrò ogni volta che mi chiamerai." Lo rassicurai. "Non mi dimentico del mio tesoro..."
Mi guardò di nuovo con quegli occhi grandi e saggi. Gli spettinai la zazzera, ridendo e lo riabbracciai.
"Devi dormire, Uriel... devi dormire... non è tempo di giochi..." gli sussurrai, baciandogli le guance.
In tutta risposta si voltò ubbidiente, dopo avermi stretto un'ultima volta, e corse via, fino a quando il turbine non lo portò di nuovo nei suoi sogni ristoratori.
Rimasta sola decisi di muovermi.
L'atmosfera idilliaca creata dalla fantasia di Uriel si trasformò in un rassicurante prato sotto il cielo stellato. Mi sedetti presso l'albero e attesi.
Il turbine che avevo evocato, quel vortice impetuoso, avrebbe presto portato a me la persona che stavo cercando.
Arrivò e abbandonò al mio cospetto il visitatore.
Feci un cenno con la mano e si avvicinò.
"Capitano Monteguard... sono Melisendra, vi ricordate di me?" Sorrisi benevola e gli andai incontro. "Non ho molto tempo... ascoltatemi! Giungerà a Capomazda una donna, una guerriera, con il corpo del vostro nemico Lord Nyclos, l'amato fratello di Lord Cimarow... è una spia. Dovete guardarvi da lei. Ricordatevi: quella donna è una spia. E' uno dei migliori cavalieri al servizio di Cimarow. Seguitela, trovate le prove della sua collaborazione col nemico e arrestatela, probabilmente scoprirete che ci sono altri traditori tra voi." Lo guardai negli occhi e cercai di capire se mi avesse compreso. "Siate cauto, Capitano."
Mi diressi nuovamente verso l'albero e mi voltai appena verso di lui.
"Ricordate." Il vortice ubbidì al mio cenno e lo ricondusse via.
Quello scenario fantastico svanì lentamente e io potei sprofondare in un lungo sonno.

Mi svegliai e mi rigirai pigramente nel letto.
Avevo percepito un bacio nel dormiveglia. Allungai la mano e sentii il materasso ancora caldo del corpo di Gouf. Doveva essersene andato da poco. Scivolai fuori dalle coperte e spalancai le tende.
La luce del giorno brillò e mi abbagliò quasi piacevolmente.
Era un bel modo di svegliarsi. Ero felice.
Mi dissi che non stavo facendo nessun doppio gioco. Con un po' di fortuna sarei riuscita a evitare quella stupida guerra. Con un po' di fortuna e un po' di astuzia.
Iniziava la caccia e la preda sarebbe stata Lord Cimarow. Una caccia silenziosa.
Chiamai Freia e mi feci preparare un bagno nelle mie stanze.

llamrei 25-05-2011 21.25.36

Ero molto stanca...stanca di tutto quello che stava accadendo intorno e impotente di non offrire il mio aiuto....stanca dell'abito che indossavo e che non sentivo parte di me....
Senza pensare sul da farsi, mi ritrovai a percorrere il corridoio verso la stanza di Pasun..avevo bisogno di chiarimenti.

Guisgard 26-05-2011 00.52.54

L’acqua era calda e profumata.
Il tepore del vapore appannava leggermente gli specchi della stanza, mentre Melisendra si immergeva in quel dolce ristoro.
Ad un tratto entrò la vecchia Freia.
Recava con se ampolle colme di sali ed essenza profumate.
Le versò nell’acqua, per poi restare a fissare la bella incantatrice.
Ad un tratto entrò qualcun altro nella stanza.
Era Gouf.
Al suo arrivo la vecchia andò via, quasi infastidita.
Ma prima di andare si voltò un’ultima volta verso Melisendra.
La fissò per qualche istante per poi uscire.
“Rivestiti, voglio condurti in un posto.” Disse Gouf. “Ma sbrigati, non abbiamo molto tempo.”

Melisendra 26-05-2011 01.37.11

Freia era sgusciata fuori dalla stanza dopo avermi lanciato l'ennesimo sguardo sospettoso. Non avevo ancora capito per quale ragione continuasse a disapprovarmi, eppure ad aiutarmi.
Gouf mi aveva colta di sorpresa, ma uscii prontamente dalla tinozza e mi asciugai con un telo. Spazzolai i capelli umidi, che scendevano come un manto sulle mie spalle, e indossai una veste molto semplice.
Mi osservai nel riflesso appannato di uno specchio, ma non mi curai del mio aspetto.
"Sono pronta, Gouf... cos'è tutto questo mistero?"
Afferrai il mantello e lo seguii.

Guisgard 26-05-2011 01.59.49

Gouf non rispose niente a quella domanda di Melisendra.
I due raggiunsero le scuderie ed uscirono con due cavalli verso la brughiera.
Le lande scoscese e frastagliate da picchi rocciosi che si stagliavano lungo l’orizzonte sembravano voler ingoiare chiunque si avvicinasse a quello scenario selvaggio ed inospitale.
Galopparono su un irregolare sentiero, passaggio naturale frequentato un tempo da chissà quale lontana e dimenticata civiltà, l’unica strada praticabile per attraversare quello spettrale paesaggio.
Ne seguirono l’aspro zigzagare tra le rocce, gli sterpi e le pericolose paludi.
Giunsero infine presso un piccolo dosso naturale, segnato da ciò che restava di una serie di capanne forse risalenti all’età più antica della storia umana, dietro il quale si apriva una vasta vallata dominata da un verdeggiante colle.
In cima al colle, nonostante l’aria non fosse limpidissima, era possibile scorgere la sagoma di un maestoso edificio.
Era un grande castello, frutto forse delle battaglie e delle vittorie di Gouf e dei suoi uomini.
“Quello…” indicò Gouf “… è il maniero di cui ti parlavo… lì ho raccolto le mie ricchezze ed i servitori più fedeli… voglio che tu ed il bambino vi rechiate lì a vivere… almeno fino alla fine di questa guerra… lì sarete al sicuro… giurami che ci andrai col bambino… giuramelo, Melisendra!”

Guisgard 26-05-2011 02.17.26

La musica, i colori, la festa, la gioia.
Quella sala sembrava possedere il favoloso incanto del giaciglio di Amore, dove i sogni prendono forma e riempiono gli infiniti istanti di un momento irripetibile.
Ogni cavaliere aveva con sé una dama e si lasciava condurre dalle note che aleggiavano nella sala.
Maschere pittoresche, grottesche e sognanti danzavano al buio, guidate dai bagliori che le poche candele accese riflettevano su di esse.
Tutto era celato, dalla musica, dalle maschere e dal buio e solo gli occhi erano liberi da quello strano incanto.
Un incanto che sembrava aver fermato e dissolto il tempo.
E così un soldato ballava con una cortigiana, uno schiavo con una regina, un marinaio con una fata, un contadino con una dama.
Ma nel mezzo di tutto ciò, racchiusi dai colori e dai misteri di tutte quelle maschere, danzavano Amore e Ragione.

La grande Sala Ducale era illuminata a giorno da lampade e candele come se il buio della sera non potesse mai raggiungere quel mondo fatto di bellezza, giovinezza e sogni.
Lei era incantevole con quel suo abito di seta di Persia azzurrissima e luminosa.
I capelli, tra il biondo ed il rosso, erano lasciati scendere con naturalezza e grazia, quasi sfiorando le nude e sensuali spalle.
Il viso era animato da un vago rossore che rendeva ancora più luminosi i suoi bellissimi occhi dello stesso colore dell’acqua di mare, chiara e trasparente.
La maschera era appena adagiata su quegli occhi, quasi dipinta sulla vellutata pelle.
“Sei bellissima…” disse quasi sussurrando Ardross “… tutti ti stanno ammirando, amore mio...”
“Guardano te, mio signore…” sorridendo Rasyel“… in fondo sei il futuro Arciduca…”
“Ti sbagli, guardano te…” sussurrò Ardross “… tutto è per te stasera, Rasyel...”
“No, ti prego…” posando delicatamente un dito sulla bocca di lui “… stasera non siamo né Ardross, né Rasyel, né duca e né baronessa… siamo il giorno e la notte, il Sole e la Luna, Amore e Ragione…”
Ardross annuì e le sorrise, lasciando che la magica musica della festa li portasse via dal mondo e dalle sue miserie, per condurli in uno dei loro tanti sogni…

La sala era semibuia, eppure Icarius non smetteva di fissare i magnifici occhi che spiccavano dalla maschera che stringeva a sé in quel ballo.
“La sera e poi la notte…” sussurrò alla dama mascherata che ballava con lui “… si susseguono all’infinito, eppure ti ritrovo qui con me, ad attendermi…” le sorrise.
Ma in quel momento qualcosa mutò attorno a loro.
Il leggero alone dorato generato da quelle poche candele si tinse improvvisamente di un cupo vermiglio, diffondendo nella sala una tetra e spettrale inquietudine.
La musica in quel momento cessò e le due maschere si ritrovarono da sole in quella silenziosa e desolata sala.

Melisendra 26-05-2011 02.40.15

Ero confusa. Fermai il cavallo e riparai gli occhi dal sole con la mano, cercando di scrutare l'orizzonte.
Sembrava seriamente preoccupato. Non era da lui affannarsi tanto.
Per un attimo mi fece piacere la sua preoccupazione per l'incolumità mia e di Uriel, ma poi qualcosa dentro di me si ribellò.
Il cavallo sbuffò, mentre io lo placavo con una carezza.
Raddrizzai la schiena e strinsi le redini, mi voltai verso Gouf e cercai di comprendere cosa celasse nei suoi occhi scuri.
"Siamo al sicuro... l'hai detto tu stesso questa notte. Non c'è ragione per la quale debba andarmene da qui, preferisco restare al tuo fianco."
Guardai un'altra volta l'orizzonte.
"Non posso cambiare improvvisamente e diventare una sorta di castellana... lo sai anche tu che il mio posto è qui."
Mi voltai di nuovo verso di lui e incontrai il suo sguardo.
"Ti prometto che se ci troveremo in pericolo porterò Uriel al tuo castello, ma se intendi mandarmici adesso... dovrai legarmi e portarmici a forza..." Lo guardai senza sfida o stizza, ero tranquilla, stavo solo ribadendo un concetto ovvio.
Avrei dovuto uccidere Lord Cimarow... era l'unico modo per evitare che quella maledetta guerra ci travolgesse. Ma avrei dovuto farlo senza espormi troppo. Gouf non ci avrebbe messo molto a capire cosa stavo combinando e senza dubbio avrebbe riconosciuto un omicidio dove ci fosse stato il mio zampino. Forse era il momento di chiedere aiuto agli spiriti.
Girai il cavallo e attesi.

Talia 26-05-2011 03.08.02

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30969)
“La sera e poi la notte…” sussurrò alla dama mascherata che ballava con lui “… si susseguono all’infinito, eppure ti ritrovo qui con me, ad attendermi…” le sorrise.

Anche io sorrisi... finalmente potevo vedere i suoi occhi. E anche quando, in quell’infinito volteggiare, il rincorrersi di luci ed ombre non me lo permetteva, giungeva la sua voce al mio orecchio, limpida, affascinante, inconfondibile...
In un momento, dopo due soli giri di danza, avevo già dimenticato quell’orribile visione di un istante prima... avevo dimenticato il sogno, del quale ancora conservavo la ferita sulla mano... avevo dimenticato il palazzo di Capomazda, i ruoli, i compiti, le incombenze... avevo dimenticato tutto ciò che non era in quella sala, stretto a me...
Fu un momento magico, meraviglioso...
Poi tutto cambiò.

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30969)
Il leggero alone dorato generato da quelle poche candele si tinse improvvisamente di un cupo vermiglio, diffondendo nella sala una tetra e spettrale inquietudine.
La musica in quel momento cessò e le due maschere si ritrovarono da sole in quella silenziosa e desolata sala.

In un attimo fu il silenzio... in un attimo la luce cambiò, il chiacchiericcio si spense sì come la musica, niente rimase in quella sala tranne noi...
Ci fermammo quindi e io mi guardai intorno, stupita...
Per un istante rimasi interdetta, quasi incredula... scambiai un’occhiata con Icarius e anche lui mi parve ugualmente sorpreso... poi lo sentii di nuovo: quel freddo, quel sospiro di vento gelido che non si sapeva da dove giungesse...
E il cuore prese a martellarmi nel petto.
“Andiamo!” mormorai con la voce più misurata che riuscii a tirare fuori, prendendo la sua mano nella mia e voltandomi verso l’uscita “Per carità, andiamo via di qui... immediatamente!”

Guisgard 26-05-2011 03.13.46

Gouf fissò la landa desolata, mentre il vento soffiava come a voler rendere tutto sterile e senza vita.
“Stamani lord Cimarow mi ha fatto chiamare…” disse “… la morte di suo fratello ha acceso in lui un odio ancora maggiore per i Taddei… Aytli è partita stanotte col vero cadavere di Nyclos, che useremo come esca per farla entrare al palazzo di Capomazda… al massimo fra tre giorni lei sarà di ritorno con le notizie che attendiamo… dopodichè lord Cimarow darà ordine di attaccare… e quella sarà la battaglia che deciderà le sorti di tutto e tutti…” si voltò verso di lei “… quando ciò accadrà voglio che tu abbia già raggiunto il mio castello… se dovessimo essere sconfitti non ci sarà pietà per noi… conosco i Taddei ed il loro credo… ci ritengono traditori ed eretici… io potrei penzolare da una forca senza più le viscere, mentre tu saresti senza dubbio arsa viva… e poi c’è Uriel…” esitò un istante “… che vita creda che avrà? Sarà figlio di un traditore e di una strega… l’ignoranza e la superstizione rendono folli, intolleranti e crudeli… lo so bene… i Taddei credono che batterci sia quasi una missione divina… ci hanno già bollato come il male assoluto… non avranno pietà se dovessimo uscire sconfitti da questa guerra…”

Guisgard 26-05-2011 03.40.24

Il silenzio.
Profondo, angosciante, insopportabile.
Sembrava echeggiare nella sala vuota.
Icarius e Talia si sentirono in una morsa spettrale.
Tutti gli altri erano spariti e le loro maschere erano ovunque, sui tavoli, alle pareti, per terra.
E quelle maschere li fissavano.
Mille occhi vuoti e senza vita erano su di loro.
“Si, hai ragione…” disse Icarius a Talia “… usciamo da qui e raggiungiamo gli altri… sono tutti in strada… vieni…”
I due uscirono così da quella casa, decisi ad unirsi agli altri del borgo che festeggiavano per le strade.
Ma quando furono in strada qualcosa di ancora più terribile si mostrò ai loro occhi: il borgo sembrava completamente deserto.
Icarius e Talia si guardarono intorno, senza però scorgere nessuno.
Lui allora cominciò a gridare per le strade, chiamando la gente che sembrava sparita nel nulla.
Ma nessuno rispose al suo appello.
“Dobbiamo trovare dei cavalli e lasciare questo posto, Talia.” Rivolgendosi a sua moglie.
Ad un tratto udirono qualcosa.
Come la risata di un bambino che correva nel buio del borgo addormentato.
“Chi è là?” Chiamò Icarius.
Di nuovo quella risatina, poi il silenzio.
“Chi c’è?” Urlò Icarius. “Sono lord Icarius, Arciduca di Capomazda… vi ordino di venire fuori!”
Seguirono attimi di cupo silenzio, poi di nuovo quella piccola figura che correva nel buio.
“Mamma, mamma, portami alla Pieve!” Disse la voce di un bambino.
Icarius e Talia fissarono quel buio spettrale da dove era giunta quella misteriosa voce.
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Guisgard 26-05-2011 05.10.56

Il vecchio frate fece segno ai due giovani di seguirlo.
“E’ raro che qualcuno passi da queste parti” disse salendo le consumate scale e seguito qualche gradino più indietro da Guisgard e Morrigan “e che si fermi al convento… come siete giunti quaggiù?”
“Il convento ci è stato indicando da un vecchio orafo…” rispose Guisgard “… ci ha detto che qui avremmo trovato ospitalità e protezione… non sforzarti troppo, mia cara…” rivolgendosi poi a Morrigan ed aiutandola a salire le scale “… sono stati giorni duri e difficili per te… ora però potremo riposare…”
Il frate li condusse in una stanzetta austera e non troppo grande.
“Qui troverete tutto ciò che vi occorre per la notte…” mostrò loro il frate “… quando la cena sarà pronta sentirete la campanella suonare…” li salutò con un lieve cenno del capo e li lasciò soli.
“Sembra fatta…” mormorò Guisgard assicurandosi che il frate si fosse allontanato “… come immaginavo non ci hanno fatto domande…”
Gettò poi uno sguardo dalla piccola finestra che dava sul cortile.
“Quando scenderemo per la cena cercherò di capire dove si trova la biblioteca…” continuò “… è li che dobbiamo cercare…”
Si voltò poi verso Morrigan e le fece l’occhiolino.
“E non darti troppi pensieri per questa notte…” sorridendo “… non avrò molto tempo per dormire, quindi non dovrai tollerare la mia compagnia durante il tuo sonno! Ed in più potrai scegliere tranquillamente da quale lato del letto dormire!” E rise di gusto.
In quel preciso momento si udì la campanella.
Era il segnale che chiamava tutti per la cena.
“Vieni, ci attendono… mogliettina!” E scoppiò di nuovo a ridere.

Guisgard 26-05-2011 05.33.10

Dafne era al capezzale di Pasun con il piccolo Hubert.
Il bambino stringeva ancora in mano l’anello del cavaliere, mentre Dafne sentiva crescere dentro di lei un’irrazionale paura di perdere di nuovo una persona cara.

Il villaggio era ormai avvolto nel crepuscolo e Pasuan lo attraversava con passo svelto.
Ad un tratto si ritrovò in una stradina laterale sconosciuta.
Inizialmente turbato, decise poi di seguirla.
Giunse così ad un piccolo molo che non aveva mai visto.
Qui vi era un piccolo battello.
“Devo raggiungere l’altra sponda…” disse al traghettatore “... potreste condurmi lì?”
Il traghettatore lo fissò con attenzione.
“Dov’è l’anello’” Chiese.
Pasuan si guardò le mani e non lo vide.
“Devo averlo perduto...” mormorò.
“Senza anello non posso condurti dall’altra parte!”
Ad un tratto qualcuno urlò.
“Sta piovendo! Correte o il fiume strariperà!”
“Presto, bisogna chiudere la strada!” Gridò un altro. “O la processione di Santa Rita non potrà passare!”
E un tuono lontano annunciò il temporale ormai prossimo.

Pasuan si agitò e si lamentò
“Forse ora dovrebbe riposare, damigella…” disse Finiwell a Dafne “… potrete vederlo più tardi…”
In quel momento entrò Llamrei.
“Grazie per essere giunta, sorella…” fece Finiwell “… forse possiamo solo pregare…”

Melisendra 26-05-2011 15.34.11

Mi adombrai. Sapevo, che nonostante la drammaticità, nelle sue parole si celava la verità. Il destino avrebbe potuto essere crudele.
E tutto sommato era giusto che si preoccupasse per Uriel, nonostante fosse alquanto restio a riferirsi a lui come a suo figlio. Probabilmente non era pronto ad accettare quell'idea di paternità. In fondo anche io avevo fatto fatica ad accettare di identificarmi con una madre. L'istinto materno non era mai stato una delle mie priorità, non sapevo nemmeno di possederlo.
Il vento mi soffiava tra i capelli, asciugandoli in ciocche ribelli che scendevano lungo la schiena.
"Vorrei che riuscissimo a evitare questa guerra..." sussurrai nel vento. Non ero certa che avesse udito. Forse l'avevo detto solo per me.
Non potevo dirgli che avevo un accordo con Capomazda che mi avrebbe consentito di avere salva la vita. Tuttavia, se per qualche ragione quell'accordo fosse stato dimenticato, la mia sorte non sarebbe stata rosea. Mi era stata ben chiara quale fosse la posizione della Chiesa riguardo a quelle come me e l'eminenza capomazdese non si era risparmiato dal farmelo notare, durante il mio soggiorno. O il rogo o la reclusione. E Uriel sarebbe rimasto solo.
"Uriel vive presso la famiglia del Lord che sovrintende a Poggio del Sole... salvai la vita del vecchio Signore del Peggio, gravemente ferito, e in cambio lui e la sua sposa accettarono di accogliere Uriel nella loro casa." Mi voltai verso Gouf. "Puoi mandarlo a chiamare... è giusto che tu lo veda... poi lo accompagnerò io stessa al tuo maniero e mi assicurerò che sia al sicuro."
Se ci sarà una guerra! Pensai.
Sentivo nostalgia di mio figlio. Non ero presente quando aveva detto le sue prime parole, non c'ero per consolarlo dopo le prime cadute. Non ero sicura di essere una buona madre. Non ero sicura nemmeno di essere stata una madre...
Presi una pietra dei sogni dal sacchetto che portavo appeso alla cintura, una goccia infilata in un cordoncino e la porsi a Gouf.
"Se riceveranno questo, lo lasceranno partire, sapendo che sono io a chiamarlo."
Ero ansiosa e incerta. Mentre mi domandavo se avessi fatto la cosa giusta, spronai il cavallo e lo lanciai in una corsa.
In fondo al mio cuore una parte oscura si agitò... mi stava suggerendo una mossa che razionalmente non potevo nemmeno concepire: distrarre Gouf con la presenza di Uriel per avere più spazio d'azione. Davvero lo avrei fatto? Avrei messo in pericolo mio figlio per i miei scopi? Un'ondata di disgusto mi attraversò. Mi disprezzai. Che cosa sto facendo?, mi domandai tetramente.

Lady Morgana 26-05-2011 15.48.14

"Lei è ancora qui? E' qui? E' stato solo un incidente, lo giuro..."
Mi guardai attorno, vedevo tutto sfocato e mi girava vorticosamente la testa. Ero sdraita sul letto e dovevo aver dormito, ma la sua immagine era ancora impressa nella mia mente e non potevo che pensare a lei e al suo viso sfigurato continuamente...

Non può essere lei. E' successo così tanto tempo fa, e non avevo più incubi o visioni del genere da anni...

"Mi, mi scusi... ora sto bene."
Guardai Lho e cercai di sorridere, ma senza successo.
"La vecchia che è appena uscita, crede che io sia pazza a causa della morte dei miei genitori... Forse hanno ragione, forse sono davvero pazza."
Mi presi la testa tra le mani e mi massaggiai le tempie. Stavo male, molto male. "Ora se non le dispiace, signore. Preferisco andare a rifocillarmi nelle mie stanze, sa non sto molto bene e poi si sta facendo tardi."
Mi alzai dal letto e accennai un inchino, scoprendo così che non indossavo più il mio splendido vestito. Feci finta di niente e mi diressi a passo svelto verso la mia stanza, ma ad un certo punto fui costretta a chiedere aiuto ad un giovane servitore che passava di lì di sorreggermi.
Il ragazzo mi accompagnò fino alle mie stanze e mi aiutò a sdraiarmi sul letto, poi se ne andò augurandomi una buona notte.
Lo fissai finchè non uscì dalla stanza, poi tornai con i piedi per terra e ripensai di nuovo alla visione...

Non posso parlare con Luna stasera. Non ce la faccio. Ma era stato davvero solo un incidente... e io sono davvero pentita, ma non potevo disubbidire ad un ordine. Mi dispiace tanto, Luna...

Morrigan 26-05-2011 17.24.52

Morrigan fece scorrere lo sguardo attorno, sfiorando il mobilio spartano e le mura spoglie della stanzetta, ma non tradì nessuno stupore. Sebbene fosse nata nobile, infatti, in quell'ultimo anno le era capitato di dormire in luoghi anche meno confortevoli di quello... e alla fine non le avevano chiesto nemmeno di cucinare, il che era di certo un sollievo per lei e un vantaggio per gli altri commensali.

Guisgard intanto, si era sporto dalla piccola finestra che dava sul cortile.

“Quando scenderemo per la cena cercherò di capire dove si trova la biblioteca…” disse “… è li che dobbiamo cercare…”

A quelle parole, l'attenzione di Morrigan tornò su di lui. Incrociò le braccia al petto e, fissandolo con uno sguardo diretto, annuì.

"Bene," rispose "e questa mi sembra la parte più facile della faccenda. A cena lascia fare a me, mi farò condurre alla biblioteca in un batter d'occhio"

Mentre lei diceva questo, Guisgard si era voltato con il suo solito sorriso beffardo e le aveva fatto l’occhiolino.

“E non darti troppi pensieri per questa notte…” aveva detto sorridendo “… non avrò molto tempo per dormire, quindi non dovrai tollerare la mia compagnia durante il tuo sonno! Ed in più potrai scegliere tranquillamente da quale lato del letto dormire!”

Per la prima volta, invece di pungersi per le sue battute irriverenti, Morrigan non rispose e sorrise. Gli sorrise dolcemente e nei suoi occhi si accese una luce diversa, intensa e brillante. Si accostò a Guisgard, senza staccare da lui il suo sguardo e senza che il suo sorriso mutasse. Gli slacciò il mantello che lo aveva protetto durante il viaggio, lo lasciò cadere su una panca e con le dita cominciò a sistemargli delicatamente la camicia.

"Darmi pensiero per questa notte?" domandò, con voce dolce, stranamente lusinghiera e sottomessa, guardandolo negli occhi da quella minima distanza "E perchè dovrei, mio caro marito? E poi... sopportarti..." mormorò, continuando ad armeggiare con i vestiti di lui, mentre le sue labbra passavano vicino all'orecchio di Guisgard "...che brutta parola, mio adorato! No, io non dovrò affatto sopportarti..."

Dicendo questo, si staccò da lui, si allontanò come per poterlo osservare meglio e i suoi occhi brillarono di un bagliore incomprensibile.

" ...e non sarà necessario che io scelga un lato del letto... mi è sufficiente scegliere il letto! Quella panca mi sembra adeguata e confortevole per il tuo riposo notturno!" esclamò, mentre la sua voce tornava infine ad essere diretta e decisa, e la sua frase si concludeva con una sonora risata.

cavaliere25 26-05-2011 17.44.03

corsi dietro alla fanciulla e dissi aspettatemi dentro di me stavo male vedendo pasual in quelle condizioni alzai lo sguardo al cielo e dissi signore ti prego fa che quel uomo continui a vivere a ancora tutta la vita davanti non portarglielo via alla sua donna e a suo figlio e rimasi fermo immobile

Talia 26-05-2011 18.44.47

Uscimmo in strada, dunque, ma anche qui non trovammo altro che silenzio e desolazione... del fermento e dell’aria festosa che poco prima avevano animato gli stretti vicoli non era rimasto niente e questa nuova atmosfera, cupa e angosciante, rendeva il vecchio borgo spettrale, inquietante.
Osservai mio marito fare qualche passo per le strade deserte, chiamando a gran voce qualcuno da cui non ricevette risposta... io rimasi un poco indietro, con il cuore in gola e la paura di veder giungere da un momento all’altro il cavaliere con la tunica rossa... perché lui era lì, lo sapevo, lo sentivo, percepivo la sua presenza con quel sesto senso tipico della preda che fugge dal suo predatore... sapevo che era lì da qualche parte, così come sapevo che ci stava cercando, ci stava braccando, ci percepiva a sua volta.
La voce di Icarius mi riscosse...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30973)
“Dobbiamo trovare dei cavalli e lasciare questo posto, Talia.” Rivolgendosi a sua moglie.

Scossi appena la testa...
“Non servirà!” mormorai “Non riusciremo a trovare nessun cavallo questa notte...”
Lo dissi con la buia e terribile convinzione di una verità che sapevo assoluta, sebbene non la potessi spiegare...
Ma, prima che mi fosse possibile aggiungere altro, qualcosa di terribile accadde e mi interruppe...

Citazione:

Originalmente inviato da Guisgard (Messaggio 30973)
Ad un tratto udirono qualcosa.
Come la risata di un bambino che correva nel buio del borgo addormentato.
“Chi è là?” Chiamò Icarius.
Di nuovo quella risatina, poi il silenzio.
“Chi c’è?” Urlò Icarius. “Sono lord Icarius, Arciduca di Capomazda… vi ordino di venire fuori!”
Seguirono attimi di cupo silenzio, poi di nuovo quella piccola figura che correva nel buio.
“Mamma, mamma, portami alla Pieve!” Disse la voce di un bambino.
Icarius e Talia fissarono quel buio spettrale da dove era giunta quella misteriosa voce.

Quella visione... intravedemmo la sagoma di un bambino correre nel buio e dissolversi tra le mille ombre in fondo alla strada...
Poi quella voce... giunse alle mie orecchie quasi ovattata, quasi come un’eco...
...portami alla Pieve... disse quella voce.
Sussultai, mi mancò l’aria e il mio cuore saltò parecchi battiti.
Ma fu Icarius a destarmi... fu lui quando, un istante dopo, fui invasa dal terrore che intendesse inseguire quell’ombra.
Mi mossi in fretta quindi e, prima che potesse decidersi a farlo davvero, mi parai tra lui e quell’eco...
“Icarius...” mormorai, prendendo il suo viso tra le mani e quasi costringendolo ad abbassare i suoi occhi nei miei “Aspetta, ti prego... ascolta... ci sono cose che non ti ho mai detto ma che devi sapere, cose che devo assolutamente raccontarti prima che sia tardi...” esitai e la voce mi tremò di paura e di rammarico “...sono stata così sciocca a non farlo prima! Ma ti prego... ti prego, fidati di me!”
Abbassai gli occhi, dispiaciuta... poi li rialzai su di lui e un’idea mi colse.
“La chiesa!” esclamai, voltandomi al contempo a scrutare la semplice ma rigorosa costruzione dall’altra parte della piccola piazza “Rifugiamoci in chiesa... saremo al sicuro lì e ti racconterò tutto!”

Lady Dafne 26-05-2011 20.09.04

"No, no, io non esco di qui neanche per sogno! Mi metto lì in un angolo e non lo disturbo. Lui ha bisogno di assistenza e più ancora ha bisogno della mia presenza. Resto qui, so curare queste ferite, l'ho già fatto altre volte. Non mandatemi via. Lo sapete anche voi, Sir Finiwell, che lui vorrebbe avermi vicino".
Guardai Finiwell supplicandolo con lo sguardo, sperai di averlo convinto ma chissà perchè mi sembrava di non essergli mai stata tanto simpatica.

Guisgard 26-05-2011 20.33.13

Sayla era turbata e stravolta.
Gli ultimi avvenimenti l’avevano scossa profondamente.
Ad un tratto sentì dei passi e qualcuno che bussò alla porta della sua stanza.
Entrò una giovane donna.
Era molto bella.
Alta e slanciata, dalla carnagione chiara e dai modi gentili e delicati.
Aveva grandi occhi di un verde luminoso e sognante, con capelli lisci e biondissimi che racchiudevano, come uno scrigno, il viso dolce ed aggraziato.
Le sorrise e la salutò.
“Come stai? Sono lieta di trovarti meglio.” Disse.
Parlava perfettamente la lingua del posto, ma aveva un accento straniero, simile a quello di lady Talia.
Sayla pensò che si trattasse di qualche servitrice della Granduchessa, che aveva seguito la sua padrone da Sygma.
“Posso farti un po’ di compagnia? Magari farci compagnia a vicenda…” continuò “… così resterò qui fino a quando ti sarai addormentata…”
Si sedette accanto alla ragazzina e la pettinò dolcemente.
Sembrava avere molta dimestichezza con i bambini.
“Sei molto carina, sai…” sussurrò mentre le sistemava i capelli “… ho un bambino che ha dei capelli belli come i tuoi… ora si sarà addormentato… tra un po’ dovrò tornare da lui… ma c’è tempo…” le sorrise di nuovo “… se vuoi posso raccontarti una storia… dai stenditi e riposa…”

“Come ogni mattina il duca usciva all’alba per cavalcare il suo splendido destriero dal manto argentato.
Attraversava il Viale dei Tigli e poi quello dei Ligustri, per poi recarsi in un luogo speciale e santo, dove era apparso il Primo Arcangelo di Dio e dove ora sorgeva un santuario a lui dedicato.
Qui restava a pregare fino a quando non giungeva la sua amata Rasyel.
Ma quella mattina non sarebbe giunta, perché lui era altrove.
Il marito di lei, sir Brajley, aveva scoperto tutto ed impugnando il diritto aristocratico aveva potuto sfidare il nipote di lord Rauger per difendere il suo onore.
Il luogo in cui si sarebbe tenuto il duello fu scelto dall’offeso… era presso una chiesetta che sorgeva tra Capomazda e la capitale del regno.
Ma lord Andross non giunse mai per il duello… egli, come tutti i nobili Taddei, pagò con la vita l’aver incontrato il vero amore… fu infatti ritrovato senza vita la sera, nei pressi della campagna che circondava il palazzo ducale… col volto orrendamente sfigurato dall’orrore che da secoli perseguita e punisce il nobile e tormentato sangue della sua famiglia…”

Sayla si addormentò subito e senza che il suo sonno venisse turbato da incubi o visioni.
Fu svegliata poco dopo dall’arrivo di Lho.
“Come stai? Riposato bene?” Domandò l’uomo.
Ma in quel momento la ragazzina si accorse di un quadretto a cui non aveva fatto mai caso.
Era ritratta una donna.
La stessa giunta poco prima e che le aveva raccontato quella triste storia.
http://www.ioarte.org/img/artisti/An...di-perla_p.jpg

Guisgard 26-05-2011 20.44.13

“Non potete restare qui, damigella.” Disse uno dei soldati che sorvegliavano l’infermeria. “E’ il regolamento.”
“Lascia che resti a vegliare…” intervenne Finiwell.
“Ma il capitano non vuole che resti nessuno qui!”
“Mi prendo io la responsabilità di tutto.” Lo rassicurò Finiwell. “Damigella…” rivolgendosi poi a Dafne “… io devo allontanarmi, ma so che con voi è in buone mani... a farvi compagnia ci sarà questa monaca” indicando Llamrei “e per qualsiasi cosa rivolgetevi ai dottori…”
Si avvicinò al letto e restò a fissare Pasuan per alcuni istanti.
Poi, insieme a Cavaliere25, uscì dalla stanza.
“Forse bisognerebbe avvertire la famiglia di Pasuan…” mormorò Finiwell al giovane amico, una volta usciti dall’infermeria “… si, dobbiamo… prima che sia troppo tardi…”
A quelle sue stesse parole s’incupì.


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