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“Solo giungendo in questa città” disse Sawas ad Elisabeth “scopriremo la verità.” “E ci renderemo anche conto” intervenne Orez “se quel barcaiolo era davvero Caronte e se questa città altro non è che una proiezione dell'Oltretomba.”
Il gruppetto, così entrò in città. Era un luogo molto vivo, con gente di ogni dove ad affollare le strade. Alti palazzi si elevavano oltre la moltitudine di case che riempiva il centro abitato, mentre i campanili e le guglie sembravano attirare i raggi del Sole per poi inondare di riflessi l'intera città. Artisti ambulanti, mendicanti, commercianti, artigiani e tutta una infinita e variegata umanità percorreva in lungo ed in largo ogni spazio urbano. “Dove andiamo ora?” Chiese Enusia. “A cercare una locanda.” Rispose Sawas. “Stomaco pieno e mente riposata sono alleati formidabili per affrontare qualsiasi sfida.” Ad un tratto videro una locanda. L'insegna ammuffita e consumata recava il nome “Locanda del Fiasco di Vino”. Il gruppetto allora vi entrò. Presero così due stanze doppie. Una per Sawas ed Orez, l'altra per Elisabeth ed Enusia. “Avete notato?” Chiese Enusia ad Elisabeth una volta rimaste sole nella stanza. “Che sui cuscini del letto è ricamato un fiore stilizzato? E anche sulle tende. Persino entrando nella locanda ho visto quel fiore su tovaglie e tovaglioli. Forse davvero siamo vicini alla meta, Elisabeth...” Ad un tratto qualcuno bussò. “Noi siamo pronti per scendere al pian terreno...” fece Sawas “... voi avete fame? Vi unite a me e al dottor Orez?” |
“Capirete tutto” disse la misteriosa donna a Cheyenne e ad Urez “una volta giunti al castello.”
“Che nome ha questo castello?” Chiese Urez. “Il castello del fiore dai cento petali.” Rispose la donna. Arrivò dunque una carrozza e lasciò salire a bordo la donna, Cheyenne e Urez. Il cocchiere allora frustò i cavalli e lasciarono quel posto, mentre i fedeli intonavano una Litania Mariana davanti alla statua della Santa Vergine. E quelle loro invocazioni sembravano quasi scandire l'arrivo di quella misteriosa avventura per Cheyenne ed il cavaliere che viaggiava con lei. La carrozza attraversò rapida la foresta, fino a giungere, all'albeggiare davanti ad una grande sagoma avvolta nella foschia del primo mattino. Ma pian piano che la carrozza si avvicinava, quella sagoma sembrava mutare sempre più, fino ad acquisire le fattezze e le forme di un grande maniero. La poderosa struttura era arroccata su un basso monte e dalle sue torri si poteva dominare l'intero territorio sottostante. Alte cascate alimentavano il fossato che proteggeva il castello, rendendolo inattaccabile. “Ecco, quello è il castello del fiore dai cento petali...” indicò la donna. http://fc09.deviantart.net/fs71/i/20...eldeWinter.jpg |
Velvò mi lanciò un'occhiata di sfida e osservai attentamente l'ultima gara, ad un tratto sentii sfiorarmi i capelli, mi voltai e la vidi, col suo velo bianco..
"Vuoi vedere il tuo Cavaliere? E sei la solita orgogliosa, non hai voluto darla vinta a quell'uomo vero?" disse con voce ironica. Ad un tratto vidi delle scene davanti a me..Sebastian! Stava gustando un dolce, ricordo diceva sempre era il suo preferito..sorrisi appena a quel ricordo, ma il sorriso si tramutò presto in una smorfia. Vicino a lui vidi la dama della scorsa visione, il suo volto era indefinito e non potevo vederla bene, udivo un racconto narrato e vidi un libro. Il mio cuore batteva forte, le lacrime quasi scendevano, lei mi scosse per una spalla e le chiesi.."Ma quel Cavaliere che incontrai...era Lui? Eravamo veramente cosi vicini?". Lei, col rosario bianco in mano, si fece il segno della croce quasi benedicendomi ed annuì o forse sembrava che annuisse, non capii quel cenno col capo. Poi attorno a me udii urla e clamori. Ero ancora scossa da tutto questo, vidi Vidiano mancare i due bottoni, poi fu la volta di Velvò, il quale colpì il primo bottone, mancò il secondo e sembrò sfiorare il terzo. Alla fine si fece notare che, invece, il terzo bottone era stato leggermente colpito e fu proclamato vincitore. Mi alzaii assieme alle altre persone, porsi i 5 Taddei persi e sorridendo dissi a Velvò "Pensavo di meglio! Ovvero che colpiste tutti e tre i bottoni di vetro perfettamente!!". |
"Allora, da dove proponi di iniziare la ricerca? Se può sbocciare ovunque una direzione è uguale all'altra, no? Però c'è quel frate.... c'è per caso qualche monastero nelle vicinanze... anche se, beh sarebbe troppo facile..." Sorrisi, poi mi guardai intorno "...Ma, noi abbiamo fatto avanti e indietro dal castello... Densesu dov'è finito? Verrà con noi o starà qui ad aspettarci?".
Sorrisi a Mamyon. "....vado a prendere i miei bagagli... Però non ho tutto, domani, prima di lasciare la città, dovremmo prendere una bussola e una mappa.... A meno che tu non conosca questi territori meglio di un elfo dei boschi..." Dissi sorridendo. |
Altea pagò così la sua scommessa.
Velvò le si avvicinò e la fissò. “Tranquilla...” disse “... ho conservato quel colpo per noi. Perchè potrebbe servirci ed un colpo preciso è sempre utile.” Era spavaldo e sicuro di sé. “Non ho dimenticato il nostro patto. Mi sdebiterò fino a quando avrò riscattato per me questa balestra. Anche perchè avete appena perso una scommessa!” Rise di gusto. Ci fu allora la premiazione ed oltre alla Balestra Costanza, Velvò vinse anche un bel gruzzolo di monete. Tutti applaudirono il formidabile tiratore. “Venite...” rivolgendosi poi ad Altea “... vi offro il pranzo, così decideremo come saldare il nostro debito.” La condusse allora in una locanda del posto, dove però fu il locandiere a voler offrire loro il pranzo, visto l'onore di avere lì il vincitore della gara. Mangiarono così varie specialità del posto, come minestra di legumi tostati e lardo, sformato di carne, focacce a vari gusti di formaggio, salumi del posto e frutta di stagione. Il tutto annaffiato da vino pregevolissimo. Dopo aver mangiato, Velvò riprese i suoi bagagli che il locandiere aveva sistemato in una stanza sicura. Ma in quel momento si accorse di qualcosa. “La mia balestra!” Urlò. “Dove è finita?” Tutti corsero da lui. Cercarono ovunque ma la balestra sembrava sparita. “E' stata rubata!” Gridò Velvò. |
“Densesu verrà con noi.” Disse Mamyon a Clio. “Ci sarà di aiuto nella ricerca.”
Il cavaliere attese allora che Clio prendesse la sua roba. “C'è il vecchio Attrocch...” al ritorno di lei “... il vecchio che cura lo spaccio del Ludus Magnus... troveremo di certo l'occorrente per il nostro viaggio. E dopo recupereremo il buon Densesu.” I due, così, si incamminarono verso il Palazzo Reale, dove raggiunsero lo spaccio del Ludus Magnus. Nel vederli, il vecchio Attrocch li accolse sorridendo. “Ci occorrono una bussola e qualche mappa della regione.” Spiegò Mamyon. “Ecco le mappe più aggiornate, sir.” Mostrandogliele il vecchio. “Con queste conoscerete la regione come le vostre tasche.” “Ottimo.” Annuì Mamyon. “E per le bussole...” mettendo una grossa scatola il vecchio sul banco “... avete solo da scegliere... ecco le migliori bussole del regno! La Bussola d'Oro, che vi guiderà nei luoghi in cui si ergono le chiese e i monasteri più importanti... la Bussola d'Argento, che invece vi farà percorrere le zone in cui sorgono i più grandi castelli di queste terre... poi la Bussola di Bronzo, capace di indicarvi i tragitti nelle foreste e nelle selve... e infine la Bussola di Ferro, ottima per percorrere le zone dei grandi laghi e dei lunghi fiumi... sceglietene una, miei signori...” “Una soltanto?” Domandò Mamyon. “Si.” Rispose il vecchio. “Posso venderne una soltanto. Scegliete voi quale.” “Tu cosa dici?” Rivolgendosi Mamyon a Clio. “Scelta ardua...” http://www.lanticacesta.com/images/bussola1.jpg |
Ero perplessa da tanta attenzione da parte di quell'uomo...era come se mi conoscesse, se avessi bisogno di aiuto, quindi pensai che era anche un bene.
Andammo alla locanda e assaporaii un pò di tutte le pietanze, era veramente squisite, durante il pranzo parlammo poco. Quando chiese dei suoi bagagli capii era forestiero, stavo per chiedere da dove proveniva e ove fosse diretto quando urlò che la balestra era stata rubata..."Rubata?" chiesi "Ma a che scopo? Non è un oggetto di valore...ditemi sir Velvò..a cosa vi serviva quella balestra e dove siete diretto." |
Giunsimo dunque alle porte di questo castello simile a quello descritto nella fiabe più belle.
La carrozza ci lasciò nel centro di una piazza adiacente al portone ma ancora fuori dalle mura. Seguimmo la donna all'interno e quello che si presentò ai nostri occhi non fu minore a ciò che avevamo veduto all'esterno. Ogni edificio, di diverse misure, era ricoperto di marmo bianco e finemente decorato con pitture, incisioni e rilievi. Persino delle semplice botteghe in legno non mancavano di decorazioni. Passamo attraverso qualche viottola ciottolata e arrivammo nel centro, nel cuore della vita della fortezza: una grande piazza piena di gente indaffarata nelle sue faccende di commercio. Al centro vi era una magnifica fontana, piena di statue di angeli suonatari e animali acquatici leggendari dalla cui bocca uscivano spruzzi di acqua. |
Così, Cheyenne e Urez giunsero in quel monumentale castello.
La gente che vi viveva tutt'intorno sembrava occupata con normali mansioni quotidiane e l'atmosfera che si respirava pareva gradevole. Eppure, ad un tratto, un debole vento soffiò sul cortile centrale, diffondendo in Cheyenne e in Urez un senso di angoscia. Una cupa ansia si diffuse di loro, come un senso di smarrimento prima e di velata e ingiustificata disperazione poi. Urez, nell'avvertire quello stato d'animo, si voltò verso Cheyenne. “Comprendo” disse la donna nel vederli “le vostre sensazioni. Chiunque giunge qui le avverte. Gli abitanti del posto sono ormai rassegnati.” “Di cosa parlate?” Chiese Urez. “Dell'angoscia che diffonde questo luogo.” “E' vero...” “Ed è colpa del fiore dai cento petali.” “Perchè mai?” Domandò Urez. “Perchè è smarrito e nessuno è in grado di ritrovarlo.” Rispose lei. “Dove è perduto?” “Nel cortile di questo castello...” indicando loro i viali che percorrevano il cortile, colmi di vari fiori “... ma nessuno è in grado di ritrovarlo.” “Come mai?” Fissandola Urez. “Perchè per farlo occorre superare una dura prova...” fece lei. |
Il senso di angoscia si accosto nuovamente al mio cuore nell'udire le parole della donna.
Feci un respiro profondo per scrollarmi di dosso quelle sensazioni e rivolgendomi alla donna le chiesi di che tipo di prova si trattava. Per quando potesse essere ardua infatti, ero pronta ad affrontarla se questo mi avrebbe permesso di aiutare il mio villaggio e ero sicura che anche Urez sarebbe stato pronto a rischiare pur di ottenere fama e gloria. |
Quella era una citta' viva..piena di gente da ogni parte del mondo...colori profumi e ......palazzi bellissimi.....Sawas aveva ragione, mangiare e dormire sembrava non far piu' parte dei nostri pensieri...ma lo stomaco brontolava...cosi' fui felice di accogliere la proposta della locanda.....e mi ritrovai da sola con Enusia.....mi sentii in imbarazzo.....nella mia vita avevo dormito con Elina e Liam.....Enusia era un'estranea e la soggezione mi prese in pieno, pero' ero grande in un mondo di grandi....chiusi la porta alle miei spalle e guardai con lei la stanza....era pulita, grande e ben arredata......ma Enusia mi fece vedere un piccolo particolare......Un Fiore era ricamato suo gni cosa fosse in tessuto e a quanto pareva sotto alla locanda anche tovaglie e tovaglioli avevano un fiore.....accarezzai i cuscini....come se potesse prendere vita e cosi' ovviamente non fu......." Sapete Enusia....nel mio paese, le leggende e le storie sono parte della nostra vita.....anche quella della vita degli adulti intendo......e gli uomini che vivono nel deserto.....dicono che nulla, nasce dal nulla,.....se la nuova Tylesia e' rinata in nome di questo fiore.....ogni cosa in questa citta' e' il simbolo della rinascita......" ....bussarono alla porta e interruppi il mio parlare erano gli uomini...si...forse era il caso di andare a mangiare qualcosina........." E meglio andare Enusia forse qualcuno ci dara' qualche buona notizia...."....mi volta e aprii la porta...Sawas e Oreg erano li' che ci attendevano scendemmo alla locanda ...alla speranza di un tavolo vuoto...c'era il caos.......avevano tutti fame?...
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Osservai quelle bussole attentamente.
"...Beh, conoscere i monasteri ci farebbe comodo, per via del frate... tuttavia, monasteri e castelli sono facilmente riconoscibili, di solito ci sono grandi strade che portano in questi luoghi, senza contare che spesso non sono conosciute..." continuai ad osservarle, pensierosa "...certo, se guardassimo il loro nome dovremmo essere spinti immediatamente verso l'oro o al massimo l'argento.. ma noi non sappiamo dove siamo diretti, dico bene? Quindi.... se mi chiedi il mio parere, sceglierei la Bussola di Bronzo.. perchè trovare la strada per un castello o un monastero mi sembra più semplice che non ritrovare il sentiero se, malauguratamente, ci dovessimo perdere in un bosco o in una selva.. e per quanto riguarda i fiumi e i laghi.. beh, mea culpa.. non conosco abbastanza questi territori per poter dire se sia utile o meno la quinta bussola...". Alzai lo sguardo verso Mamyon "..Ma questo è solo il mio parere.. sei tu il grande avventuriero..." facendogli l'occhiolino. |
La misteriosa donna annuì a quella richiesta di Cheyenne.
Invitò allora la giovane ed il cavaliere che era con lei ad entrare nel castello. Li condusse così in una vasta sala, arredata con mobili svevi, armi di tradizione longobarda che pendevano dalle pareti, animali impagliati, coppie di corazze franche alle quattro porte disposte sui lati del salone, dipinti di natura religiosa e ricche pelli sul pavimento. Al centro della sala vi era un podio sopraelevato su cui era posizionata una robusta tavola di quercia Fraulese. La donna invitò i due ospiti a sedersi attorno ad essa. In queste terre l'aria della sera, sebbene fosse ormai Primavera, era ancora fredda e allora un servitore accese il grande focolare. “Io mi chiamo Rosmunda” disse la donna “e questa città ha nome Monsarc. Il castello in cui vi trovate appartiene alla mia famiglia da molte generazioni. Esso fu donato come feudo ad un mio antenato dal re, per premiare la sua fedeltà alla corona. Tuttavia, se quel mio antenato avesse saputo della maledizione del fiore, non avrebbe di certo accettato questo dono...” “Maledizione del fiore?” Ripetè Urez. “Si...” fece Rosmunda “... una maledizione... tempo fa, una ragazza si innamorò di un cavaliere... egli era al servizio di suo padre, signore del castello... il cavaliere corrispose all'amore di lei e divennero amanti... suo padre però l'aveva promessa in sposa ad un signorotto del posto... la ragazza allora una notte colse un fiore dal cortile e cominciò a sfogliarlo, cercando una risposta fra quei petali alle sue pene d'amore... ma non arrivò a sfogliarlo tutto, poiché giunse il cavaliere. I due si baciarono e fecero l'amore. Ma furono sorpresi dal padre e dal futuro marito di lei che li uccisero entrambi. Da quella notte il fantasma della ragazza appare a Mezzanotte in cerca del fiore dai mille petali. Secondo la leggenda è lo stesso fiore che stava sfogliando quando giunse il suo amato cavaliere.” |
Velvò era fuori di sé.
La balestra era stata rubata. “Quella balestra” disse ad Altea “è preziosissima! E' un'arma unica ed il suo valore è altissimo! Ho fatto di tutto per partecipare alla gara e vincerla! Essa mi occorre per...” “Ora calmatevi...” intervenne il locandiere “... cerchiamo di essere lucidi... chi poteva avere interesse a rubarla?” “Immagino qualcuno dei partecipanti alla gara!” Rispose Velvò. Allora le autorità del posto cercarono tutti coloro che avevano partecipato alla gara. Erano ancora tutti in città. Tutti tranne Vidiano. “E' stato lui!” Esclamò Velvò. “Lui! Voleva la balestra e così ha deciso di rubarla! Ma io lo inseguirò!” Fissò poi Altea. “Quella balestra mi occorre per una missione. Ho fatto di tutto per vincerla e non posso perderla proprio ora! Ho deciso... partirò seguendo le tracce di Vidiano... e giuro che lo ritroverò!” |
Rimasi ancora più perplesso......se ripenso a tutto ciò che ho dovuto affrontare per aver salva la vita.......mi viene la pelle d'oca.
Fantasmi di antichi templari, tombe senza nome, la Bestia, la triste realtà celata dietro le mura di quel castello......sono cose che difficilmente si dimenticano. Quando sentì.....nominare il presentarsi di una possibilità per recuperarla e utilizzandola per la giusta crociata che avevo intrapreso, ridendo risposi: "Ho già rischiato la vita una volta.....se ho fatto trenta.......credo che farò trentuno.....di certo non posso negare la sua chiamata". La maledizione la conoscevo bene.....e se non fosse stata indossata per un fine giusto.....la mia stessa anima ne avrebbe pagato le conseguenze....... "Madonne.....io sono pronto a rispondere al mio dovere, sfidando nuovamente me stesso.......solo che non conosco la strada." |
Alla fine, nonostante quel caos, Elisabeth e gli altri riuscirono a trovare un posto per sedersi.
Ordinarono da mangiare e poco dopo arrivò il cibo che avevano scelto. Il particolare però visto da Enusia non sfuggì a Sawas e ad Orez. “Sembra che in questo luogo vadano forte i fiori.” disse Orez. “Sono praticamente ricamati ovunque.” “Il fiore dovreste dire.” Precisò Sawas. “E' sempre lo stesso fiore che appare sulle tovaglie, sui tovaglioli e persino sulle tende delle finestre.” Sawas allora chiamò una delle cameriere. “E' forse questo fiore” indicando quello ricamato sulla tovaglia “ad essere il simbolo di questa città?” “No, messere.” Rispose la cameriera. “Esso è solo l'ossessione di re Thermes, il sovrano di Tylesia.” |
“L'Armatura Rossa” disse una delle tre vecchie a Parsifal “è custodita in un dongione diroccato, nelle cui segrete si trova una cella impenetrabile. In essa è rinchiuso un vecchio pazzo. Solo egli sa come recuperare la favolosa corazza.”
“Dove si trova questo dongione diroccato?” Chiese Loi. “Nella città di Magdalonia.” Rispose la vecchia. “Ma sappiate che dovrete superare molti pericoli per ottenere l'Armatura Rossa.” |
Mamyon ascoltò con attenzione ogni parola di Clio.
“Beh, neanche io saprei quale bussola scegliere...” disse poi “... sono così diverse e ciascuna traccia un percorso preciso... chiese e monasteri... castelli... foreste e selve... laghi e fiumi... no, davvero non saprei quale scegliere... e sia!” Esclamò. “Mi affiderò al tuo ragionamento!” Sorridendo alla ragazza. “Prendiamo la Bussola di Bronzo!” Rivolgendosi poi al vecchio dello spaccio. “Da ciò che avete detto” fece questi “siete attesi da un lungo cammino, in cerca di qualcosa. Beh, io non posso sapere la meta e lo scopo del vostro viaggio, ma sono certo che il percorso verso ciò che cercate è indicato da una di queste bussole. In base alla vostra scelta si compirà poi il risultato del vostro viaggio.” Sorrise. Ma nei suoi occhi e nel suo tono sembrava esserci qualcosa di fatalistico. Quasi profetico. Mamyon allora prese le mappe e la bussola, pagò e con Clio uscirono dallo spaccio. Ritornarono al casale e qui trovarono ad attenderli Densesu. Il cavaliere raccontò ogni cosa al suo scudiero e poi lo incaricò di acquistare un carro per il loro viaggio. Un'ora dopo finalmente partirono per quel loro viaggio. Lasciarono così Sant'Agata di Gothia e penetrarono nella selva. Poco dopo, verso il tardo pomeriggio, giunsero presso un fiume e si ritrovarono davanti un mulino a vento. http://www.travely.biz/wp-content/up...04/olanda3.jpg |
La città di Magdalonia......non conoscevo la sua storia ma potevo immaginarmi l'aria che si respirava....
Sapevamo il luogo, ma come si poteva ragionare con un pazzo? I modi vi erano.....ma la loro mente è così contorta ma carica di meraviglia che non era possibile prevedere la sua reazione. Pensaì tra me.....speriamo che i leprecauni ci sorridano....... "Madonne......come possiamo raggiungere la cittadina? E' possibile utilizzare strade alternative?" |
Era sparita...non vi era traccia della balestra.
"Siete sicuro sia stato Vidiano? Pure gli altri partecipanti possono averla nascosta in qualche posto sicuro nella zona...o uno spettatore". Guardai le montagne che ci sovrastavano, laggiù stava il Monte Arcangelo e oltre Capomazda.."E, comunque, pure io ho una missione importante da compiere. Ora, magari, pretendete pure che vi aiuti a cercare Vidiano o il colpevole? Devo trovare un Fiore raro che solo un Frate di nome Nicola sa dove cresce e sono convinta il Frate si trovi nel Ducato...e voglio anche vedere la Terra della Gioia dei Taddei. E dovrei allontanarmi ora per la vostra ricerca?Senza conoscere nemmeno la vostra missione..magari dovete pure uccidere una persona con quella balestra" dissi con tono di nervosismo. Frugai nella sacca..."Vedete questa?" mostrandogli la bussola "Me l'ha venduta uno strano ragazzo ed è un oggetto strano, trova gli oggetti ma non le persone. Non l'ho mai usata, però se mi direte la vostra missione, chi siete e da dove venite forse potremmo metterla in pratica per trovare la balestra Costanza A". A quella parola vidi il magnete della bussola girare fino ad indicare una direzione..."La bussola ha trovato una direzione, ora tocca a voi parlare" dissi seriamente. |
Quelle parole del cavaliere...
la sua mano che mi aveva sfiorata leggermente... mantenni gli occhi ostinatamente bassi ed ogni mio muscolo immobile... lui non sapeva, non poteva neanche lontanamente immaginare, quanto folle fosse stato quel gesto e quanto gravemente avrebbe potuto essere punito se a corte avessero mai anche solo sospettato che mi rivolgesse simili parole e attenzioni... Andromeda, aveva detto... Perseo e Andromeda... ma io non ero l’innocente Andromeda... e nessun Perseo avrebbe mai potuto sconfiggere il mio mostro. All’improvviso, però, la voce di Abecedarius mi riscosse da quei pensieri... sollevai lo sguardo, dunque, e lo puntai sul libro adagiato tra le braccia di Tanis. Ed in breve, quella storia, conquistò tutta la mia attenzione... i miei occhi erano larghi, fissi sul libro... storie come quella mi erano sempre state proibite: fin da piccola, infatti, il maestro George non mi aveva mai permesso di distrarmi in simili testi... e ciò che avevo letto, lo avevo letto di nascosto. Citazione:
poi me ne accorsi... mi accorsi di aver, per un istante, perduto lievemente il controllo e di aver lasciato che l’emozione mi sopraffacesse... abbassai di nuovo in fretta lo sguardo, dunque... “Voglio dire...” mormorai, lievemente imbarazzata, lanciando un’occhiata fugace e Guisgard per poi guardare Abecedarius “Voglio dire che è una storia molto bella... vi prego... vi prego, continuate...” |
Ero cosi' presa dal borbottio umano del mio stomaco...che seguii poco la conversazione....sino a quando qualcosa.....nella conversazione tra Sawas e l'Oste ...non mi rese attenta......quando vidi l'Oste andare via..." Non posso credere alle mie orecchie......un'altro sull'alto del Trono...che sospira per un Fiore....il Re Thermes......cose' Tylesia si e' persa anche il fiore ?.....".....Giocherellavo nervosamente con un pezzo di stoffa della tovaglia...." Che ne dite..ci facciamo annunciare a corte.....Sire....anche noi cerchiamo un fiore.....forse e' il vostro..lo cerchiamo insieme...voi lo prestate a noi solo il tempo di ingannare..L' Arcontemeccanico di una certa citta' di matti e ve lo riporto....mi sembra un'idea carina ..."....Quella donna...era ancora lei...era perfetta..bellissima passava tra i tavoli sorridendomi...di istinto mi alzai e la vidi svanire....." L'avete vista anche voi ?..Orez...Enusia ?.....chei era la Regina..?...Elisabeth.....?...eppure e' gia' la seconda volta che la vedo...."....
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Abecedarius fu compiaciuto e soddisfatto dalle parole di Talia.
“E a voi” disse a Guisgard “è piaciuta la storia?” “Aspetto il finale.” Rispose lui. “Le storie le giudico sempre dal finale.” Sorridendo lievemente. Ma era un sorriso enigmatico il suo. Abecedarius allora riprese a raccontare... Ardena pranzò così con Pars, sua moglie Maina e i suoi due figli, Melicha e Marcus. “La terra che i membri della Contrada dell'Aquila reclamano” disse Pars al cavaliere “è praticamente tutta quella che vedete. Le loro scorribande non hanno nulla di cavalleresco e sono volte solo a seminare terrore e violenza tra le nostre donne. Il Consiglio li ammonisce, certo, ma controllare tutte le contrade è cosa assai complessa e comunque l'Aquila è la più ricca fra esse e i suoi cavalieri rappresentano lo zoccolo duro dell'esercito cittadino ed è per questo che i consiglieri consentono loro molti privilegi.” “Chi era l'uomo con cui parlavate prima?” Chiese Ardena. “E' Jean, rampollo dei Livori, la più importante famiglia dell'Aquila. Ma il vero capo è suo fratello maggiore, Mostranio. Uomo malvagio e superbo, che da pochissimo valore alla vita altrui. Si narra che giovanissimo infilzò un uomo solo perchè si rifiutò di definire nobile la contrada dell'Aquila.” “Dunque la legge non vi tutela.” Fissandolo Ardena. “Affatto.” Scuotendo il capo Pars. “E noi invece chiediamo solo di lavorare in pace... e grazie al Cielo di lavoro qui non manca. Anzi, tutt'altro. E un aiutante mi sarebbe di grande aiuto...” fissò sua moglie “... in verità ne avevo uno, ma quei balordi lo caricarono di botte e lui fuggì... ma non l'avranno vinta con me. Non mi cacceranno dalla mia bottega. Non fin quando sarò vivo. Dovranno portarmi via fra quattro assi.” “Cosa vuol dire fra quattro assi?” Domandò il piccolo Marcus. “Che dovranno prima uccidermi.” “Pars, non voglio che parli così davanti ai ragazzi.” Fece sua moglie. “Ma è la verità.” “Sempre a parlare di lotte...” mormorò Melicha. Ardena la guardò. “E voi?” Tornando Pars a fissare il cavaliere. “Voi da dove venite?” “Da Sud.” Rispose Ardena. “E dove siete diretto?” “Un posto vale l'altro...” e guardò ancora Melicha. “Ogni uomo” mormorò Pars “dovrebbe scegliersi un posto dove vivere e mettere su famiglia. E col sudore attendere i frutti. Come noi, vero?” Sorridendo a sua moglie, che rispondendo al suo sorriso annuì. “Vi ringrazio per il pranzo, signora.” Alzandosi Ardena. “Era davvero squisito.” “Grazie, sir.” Sorridendo Maina. “Ma per il dolce dovete ringraziare mia figlia.” “Era da tanto che non mangiavo un dolce così buono.” Sorridendo Ardena a Melicha. “Ora scusatemi.” Ed uscì fuori. “Va via Ardena?” Domandò Marcus. “No, ha lasciato qui la sua roba.” Rispose Pars. “Avete visto che spada?” Fece il piccolo. “Chissà quanti uomini ha ucciso.” Il cavaliere restò allora sulla staccionata del portico e cominciò a suonare la sua ocarina. “Che musica triste, sir...” all'improvviso qualcuno. Ardena si voltò di scatto e vide Melicha. “Mi chiedo cosa nasconda una musica così triste.” Continuò lei. “Non era triste.” Fissandola lui. “Allora malinconica...” “Forse...” “E' stato certo mio padre, con quei discorsi...” “Un cavaliere è abituato a simili storie.” “Già... immagino...” “E' molto bella questa terra.” Guardandosi intorno lui. “E' come la gente che vi abita...” disse lei “... semplice, genuina, ospitale... anche se non sempre comprendo fino in fondo questa gente...” Lui la fissava con attenzione. “Come del perchè” aggiunse “vivere costantemente in pericolo e solo per difendere un po' di terra, una casa ed una bottega...” “Forse perchè” mormorò lui guardando lo scenario reso rosso dalla terra circostante “bisogna avere qualcosa per cui lottare. Una terra da difendere e una famiglia da proteggere.” “Anche a costo della vita?” “Si, se è un bene così prezioso ciò per cui si combatte.” “Vedete quel tronco cavo?” Indicando il cortile al cavaliere. “Sono mesi che mio padre cerca di sradicarlo... e magari domani, quegli uomini verranno a...” “Vostro padre è molto coraggioso.” Melicha restò un attimo in silenzio. “Rientrerò ora...” dopo qualche istante “... buonasera...” E rientrò. Dopo un po' si udirono dei colpi dal cortile. Pars corse alla finestra e poi chiamò sua moglie ed i suoi figli, mostrando loro ciò che stava accadendo. Ardena con una scure aveva cominciato ad abbattere quel tronco cavo. Pars allora prese anch'egli una scure e iniziò ad aiutare il cavaliere. “Pars...” fece sua moglie “... perchè non leghi una coppia di cavalli a quel tronco e lo tiri via?” “Sono mesi che cerco di spuntarla contro questo vecchio tronco...” ansimando Pars “... e se ora lo facessi tirare via dai cavalli... beh, gli darei partita vinta... invece nella vita si riesce in tutto, se non si risparmiano fatica e muscoli...” fissò Ardena e quello annuì. I due ripresero così a colpire il tronco e alla fine quello si frantumò, per poi essere tirato via dai due. Tutti allora festeggiarono, guardando con speranza al domani, come se quel tronco rappresentasse un segno. E gli occhi di Marcus erano sempre più colmi di ammirazione per quel misterioso cavaliere... http://www.europeish.com/wp-content/...09/tuscany.jpg “Ti interrompi ancora?” Esclamò Tanis. “Ora voglio sapere cosa succede!” |
Abecedarius si interruppe di nuovo ed un lieve sospiro mi sfuggì dalle labbra...
"E' una storia bellissima..." mormorai, quasi più a me stessa che non a loro "Bellissima..." Lentamente mi lasciai scivolare indietro e mi appoggiai allo schienale imbottito di quella sedia... non conoscevo quella storia... niente di simile mi era mai stato raccontato ed io stessa in passato non avevo potuto procurarmi che pochi libri, di nascosto... "Vi prego..." dissi allora, sollevando all'improvviso lo sguardo "Vi prego... proseguite!" |
“Io non ho visto nessuno.” Disse Sawas ad Elisabeth.
“Neanche io.” Fece Enusia. “Non vorrei” rivolgendosi Orez ad Elisabeth “che questa città fosse sede di fantasmi per voi. Forse a causa delle storie che vi hanno narrato.” “Forse siete agitata per il viaggio, Elisabeth.” Fissandola Sawas. “Forse avete bisogno di riposare.” “Si, così poi si deciderà cosa fare.” Disse Enusia. “Tu hai un piano, Sawas?” “Elisabeth ha ragione... bisogna incontrare il re... ma come? Come?” Pensieroso lui. “Bella domanda.” Mormorò Orez. “Occorre un piano...” |
“Non vi ho chiesto nulla.” Disse Velvò ad Altea. “Non ho bisogno di nessuno. Farò da me. Anzi, ora vi ripagherò della vostra parte e poi ognun per sé.”
“Ma siete certo che sia stato Vidiano?” Chiese uno del posto. “Si, lo sono.” Annuì Velvò. “Lui voleva la mia balestra ad ogni costo. E poi lo conosco da tempo. Mi odia.” Tornò a fissare Altea. “Comunque avete ragione su una cosa... la mia missione... devo uccidere un uomo. E Costanza mi occorre per non fallire. Siete soddisfatta?” |
Trasalii a quelle ultime parole, quasi sbiancai...avevo cenato ed ero scesa a patti con un assassino??
"Ma voi siete folle..beh non voglio essere complice del vostro assassinio..se solo avessi saputo" mi soffermai con una smorfia di rabbia "non vi avrei lasciato la possibilità di combattere e pure dovevo poi patteggiare con voi e per cosa? Per uccidere un uomo...ma il Signore ha visto bene e ha fatto in modo di farvi sparire quella arma e salvato un uomo...e ora andatene via da me, non intendo aiutarvi se questi sono i vostri intenti". Chiesi all'oste di darmi una camera dove riposare...l'indomani sarei ripartita per continuare il mio cammino. |
Abecedarius riprese allora il racconto...
Il giorno dopo, Ardena si preparò per recarsi al centro della città. “Quando sarete lì per acquistare abiti da lavoro” disse Pars “passate dal vecchio Leon a ritirare alcune cose che ha messo da parte per me. E mi raccomando, evitate provocazioni.” “Certo.” Annuì il cavaliere. “Cosa vuoi che ti porti dall'emporio, Marcus?” “La marmellata!” Rispose il piccolo. “Macchè marmellata.” Replicò la madre. “Non lo viziate.” Ardena allora lasciò la bottega e raggiunse l'emporio. Questo fungeva anche da taverna per i passanti. Qui il cavaliere acquistò abiti e ritirò la merce per Pars. “Dite...” rivolto al taverniere “... avete marmellate?” “Si, andate di là.” Indicò il taverniere. Al bancone vi erano però alcuni individui che si erano ritrovati per bere. Ed appartenevano tutti all'Aquila. “Ehi, avete sentito?” Uno di loro agli altri, appena Ardena entrò. “Si sente una forte puzza di bifolco!” Gli altri risero. “Si, la sento anche io, Claus.” Un altro di quelli a colui che aveva parlato. “Prego.” L'uomo al bancone. “Vorrei della marmellata.” Fece Ardena. E tutti quelli che bevevano cominciarono a ridere forte. “Lo cacci tu, o devo pensarci io e farlo a calci?” rivolgendosi Claus all'uomo del bancone. “Parlate con me?” Voltandosi Ardena. “Si, proprio con te.” Fissandolo Claus. “Vedi altri bifolchi qui?” Ardena lo fissò senza dire nulla. “Dì, dove sei alloggiato, bifolco?” “Sto alla bottega di Pars, se ti interessa.” “Si, mi interessa e parecchio.” Ridendo Claus. “Allora, come la vuoi la tua marmellata? Alle fragole, alla pesca o ai mirtilli, bifolco?” “Ecco la vostra marmellata.” Fece l'uomo del bancone. “Vai a mangiare fuori la tua porcheria, bifolco.” Con disprezzo Claus. “E questo voglio offrirtelo io.” Buttandogli addosso un bicchiere di vino. “Così odorerai come un vero uomo.” Ardena prese la marmellata e la strinse fra le mani. Restò a fissare per un lungo istante Claus, per poi uscire, tra le risate di tutti. Verso sera, nella bottega di Pars, si riunirono gli altri contradaioli. “Alcuni di noi vogliono andar via, Pars.” Disse uno di loro. “Perchè mai?” Stupito Pars. “Perchè siamo stanchi delle loro continue pressioni e minacce.” “Si era detto di resistere.” Fissandoli Pars. “Non si può fuggire come conigli davanti ai loro soprusi.” “Cosa possiamo fare?” “Resistere!” Rispose Pars. “Non possono cacciarci dalla nostra contrada!” Nell'altra stanza, intanto, Melicha leggeva una favola a Marcus per farlo dormire. Ma potevano udire quei discorsi. Ad un tratto arrivò Ardena e Pars lo presentò agli altri contradaioli. “Si...” fissando il cavaliere uno di quelli “... in città parlavano di voi...” “Allora è deciso...” mormorò Pars “... si resta!” “E sia.” Disse un altro di quelli. “Almeno fino a quando non ci prenderanno con le armi.” “Ci difenderemo se sarà necessario.” Deciso Pars. “Siamo in molti.” “E con Ardena uno in più.” Osservò un altro dei presenti. “Non si può contare su di lui.” Alzandosi un altro dei contradaioli. “E' un vigliacco.” “Attenti a ciò che dite.” Guardandoli Pars. “Fatti raccontare da lui cosa è accaduto oggi.” “Già, si è lasciato coprire di insulti da Claus, il maniscalco dei Livori.” “Ho detto io ad Ardena di non raccogliere provocazioni.” Disse Pars. “Ha dimostrato giudizio.” Ardena si alzò ed aprì la porta. “Perchè andate via, Ardena?” Domandò Pars. “Così sarete liberi di parlare fra uomini...” ed uscì. “Non ci credo!” Nell'altra stanza Marcus. “Ardena non si lascia insultare!” “Ora dormi, Marcus...” fece Melicha “... è tardi... la favola la finiremo domani...” Ed uscì anche lei. Il cavaliere era fuori, nel cortile. “Ardena...” avvicinandosi a lui Melicha “... va... va tutto bene?” “Si, tranquilla...” “Cosa è successo?” “E' una lunga storia...” mormorò lui “... una lunga e vecchia storia...” “Credo di conoscerla...” “Davvero?” “Si...” annuì Melicha “... vorrei mostrarvi un posto... domani, se vorrete...” “Perchè?” “Perchè è speciale per me...” rispose lei “... e ci vado quando mi sento sola e malinconica... verrete?” “Si...” annuì lui. E lei lo fissò ancora prima di ritornare in casa... http://u.jimdo.com/www8/o/sfc82c600e...humb/image.jpg Era giunta però la notte e il libro meccanico si chiuse da sé. “Continueremo domani, se vorrete.” Disse a Guisgard e a Talia. “Si, sarà meglio andare a riposare...” fece il cavaliere “... e voi sarete di certo stanca, vero?” Fissando la principessa. “Non vorrete certo dormire su questo seggio.” Sorridendo il cavaliere. “O forse è così comodo da avervi fatto cadere in tentazione?” |
Nessuno l'aveva vista...troppi fantasmi, sorrisi amaramente....avevano ragione avevo troppi fantasmi nella mia vita..." Si certo la mia mente sta fantasticando, i racconti di Liam erano pieni di vita....e io ho fatto vivere uno dei suoi personaggi.....Tranquilli non sono stanca...forse e' meglio fare un po' di chiarezza nel nostro piano.....bene, quattro stranieri vogliono incontrare il Re......vi faccio vedere una cosa...".....usci' da un fazzoletto di lino che tenevo all'interno di una borsetta .....una lettera.....incominciai a leggere..." A mio fratello Aidan Conte di Camelot, Fratello caro...sto partendo per un lungo viaggio non so dove andro' e dove mi portera'....ma questa strana nave chiamata il Carrozzone, mi dara' la possibilita' di respirare aria nuova......con amore tua sorella Elisabeth.."...guardai gli altri che non proferivano parola ma non sapevano dove dovessi andare a parare...." Bene....sappiamo che Elisabeth arrivo' qui,aiuto' i cittadini di Tylesia e li aiuto' alla ricostruzione di questa citta'....ora io sono venuta qui....perche' voglio conoscere qualcosa di lei e magari se c'e' qualcuno della sua discendenza......il Re sarebbe magari la persona piu' indicata per avere accesso......agli archivi....o magari...uscendo fuori la storia di Elisabeth al Re..ovviamente la ricerca di questo benedetto Fiore verremo a sapere qualcosa.........che ne dite e' solo pazzia la mia ?.....".....dalla stanchezza mi poggia di allo schienale della sedia.....bevendo dell' acqua fresca..........
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Che storia triste, pensai tra mr e me nell'udire le sfortunate vicente dei due amanti.
"E che in che cosa consiste questa maledizione esattamente? Insomma qui é tutto sommerso da un velo di tristezza apatia e rassegnazione, ma non riesco a capirne appieno il motivo, anche se ora so che il Fiore c'entra in qualche maniera. " Nel frattempo il fuoco aveva iniziato a scaldare un po' l'ambiente rendendolo accogliente. Fummo invitati a sedere e la tavola fu velocemente riempita di ogni sorta di pietanze. Mi persi per qualche istante nell' osservare le elaborate composizioni di cibi che torreggiavano lungo la tavolata illuminata da preziosi candelabri. Nel sedermi potei guardare con più attenzione le sedie in legno scuro, magnificamente intarsiate e foderate con un prezioso broccato rosso. Non ricordavo neanche più l'ultima volta in cui avevo mangiato dato il turbinio degli eventi in cui ero stata precipitata nell'arco di poco, pochissimo tempo. Nonostante la fame comunque ero in attesa di nuove risposte dalla dama del castello. |
E mentre Altea si affrettava a raggiungere la stanza datale dal locandiere, una mano le afferrò il polso.
“Non sono un assassino.” Disse Velvò. “Mi avete giudicato senza conoscere la mia storia. Avete fatto in fretta a bollarmi come un volgare assassino. Nominate Dio, eppure non vi siete fatta dei problemi a condannarmi come spregevole brigante. Ma sappiate che non sono un assassino e che nelle mie vene scorre sangue nobile. Come nobili sono i miei sentimenti. Comunque non mi interessa giustificarmi. Soprattutto agli occhi di una donna come voi. Ecco, prendete...” facendo cadere a terre un gruzzolo di monete “... questa è la parte che vi spetta su quella balestra. Anche se ora non è più in mio possesso. Ma io mantengo la parola data. Ora non sono più in debito con voi.” |
“La maledizione” disse Rosmunda a Cheyenne “consiste nel fatto che tristezza e disperazione aleggiano perennemente su questa città. Tutto a causa della tragica morte di quei due amanti e dell'incanto interrotto dal fiore non più sfogliato da lei.”
“E come può vincersi questa maledizione?” Chiese Urez. “Bisogna trovare il fiore dai cento petali.” Rispose lei. “Lo stesso che quella ragazza stava sfogliando la notte della sua morte. Trovato il fiore, sarà possibile rompere l'incanto malefico.” “E in che modo?” “Perchè grazie ad esso io coronerò il mio sogno d'amore.” “Come?” Incuriosito Urez. “Perchè quel fiore mi dirà se l'uomo dei miei sogni mi ama.” Fissandoli lei. “E se sarò felice io, lo saranno anche tutti i miei sudditi. E la tristezza non dimorerà più in questa città.” “Non comprendo...” pensieroso Urez. “Perchè io sono la discendente di quella sfortunata ragazza.” Urez si voltò a fissare Cheyenne. “Cosa ne pensate?” Domandò alla sua compagna di viaggio. |
A quella lettera letta da Elisabeth, Sawas restò per qualche momento pensieroso.
“Forse non siete tanto pazza...” disse “... forse davvero questa storia potrebbe aprirci le porta del palazzo del re. Sperando naturalmente che il re abbia a cuore la storia della vecchia Tylesia.” “Forse siete pazzi entrambi.” Fece Orez. “Ma del resto la pazzia è la vera musa dei geni, come disse qualcuno.” Così, i quattro raggiunsero il palazzo del re e chiesero di essere ricevuti. “E per quale motivo?” Chiese una delle guardie. E che sia un ottimo motivo, poiché re Thermes è molto impegnato oggi.” “Stiamo raccogliendo miti e leggende sulla vecchia Tylesia.” Spiegò Sawas. “In modo particolare su un'antenata della nostra amica.” Indicando Elisabeth. “E credete che queste cose possano interessare a sua maestà?” “Beh, la vecchia Tylesia...” “La vecchia Tylesia non esiste più!” Lo interruppe la guardia. “Vogliamo solo consultare gli archivi.” “Niente da fare.” Fissandoli la guardia. “E ora toglietevi dai piedi.” I quattro ritornarono nella locanda. “Occorre un altro piano...” mormorò Sawas. “Già, ma quale?” Demotivata Enusia. “Qualcosa che ci permetta di entrare a corte...” “In effetti il re sembra di cattivo umore e dubito possa tirarsi su per una consultazione negli archivi...” disse Orez. “Ma certo!” Esclamò Sawas. “Geniale, dottore!” “Che vuoi dire?” Chiese Enusia. “Il re è di cattivo umore” spiegò Sawas “e dunque occorrono degli specialisti per tirarlo su... amici miei... da oggi saremo attori itineranti! E lo spettacolo per il sarà il nostro lasciapassare a corte!” |
Liberai il polso dalla sua stretta di mano, guardando i soldi cadere a terra...non accettai quel gesto privo di galanteria.
"No, non ho bisogno dei vostri soldi..mio padre, il Conte Trevor, ne dispone di molti..mio nobile signore" sorridendo appena "A me serviva quella balestra, come arma di difesa, per entrare a Capomazda e comunque avete dichiarato voi stesso che vi serviva per uccidere un uomo e con Costanza A non avreste fallito. Se ho frainteso, allora spiegatevi, altrimenti me ne andrò nella mia stanza, mio nobile signore, anche perchè domani devo partire alla volta del Monte Arcangelo e non sarà facile" dissi adirata "dimenticavo..mi presento..Contessa Altea Trevor". E lo guardai con sfida. Non capivo se voleva prendermi in giro o se avesse qualcosa di segreto da compiere. |
Finalmente eravamo partiti.
Guardare la città allontanarsi mi diede un nuovo senso di euforia. La nuova avventura iniziava. D'un tratto, scrutai il mulino a vento, davanti a noi. "..che dite, chiediamo ospitalità per la notte?" Dissi sorridendo ai due uomini. |
La palazzo mia infondo non era del tutto pazzia......e cosi' partimmo per il grande Palazzo e per la grazia del Re....ma come in tutte le cose..le persone che si chiamano Re...non sempre hanno voglia di vedere coloro che si chiamano nulla....fai conto poi se egli e' preoccupato.....ritornammo sui nostri passi alla locanda e allo stesso tavolo......mi sentii al punto di partenza...ma Sawas tiro' fuori dal suo cilindro un'altra oppurtunita' per andare a corte.....attori....attori itineranti......per Allah se lo sapesse mio padre.....non avrei messo naso fuori dalla porta per interi periodi......Liam avrebbe riso....a stento riuscivo a tollerarlo con i suoi scherzi e le sue ballate....ma lui era Liam..." Andiamo ragazzi....che cosa recitiamo.....dobbiamo farlo ridere...dobbiamo divertirlo.....e dobbiamo farlo al primo tentativo.....se non vogliamo essere buttati fuori in malo modo...e non dalla porta principale......"......fissai cosi'il fiore ricamato sulla tovaglia......e se avesse saputo che un altro Regno ...... stava cercando il fiore ?...."...La compagnia del Fiore disperso.....siamo quattro Fiori....e ognuno di noi interpretera' un luogo......che sia vero o no poco importa......una storia d'amore...dove il fiore si incontra e il re di ogni terra riavra' la sua pace................non c'e' nulla da ridere.....ma a me non viene altro......".....in realta' non c'era altro.....l'amore alle volte faceva addolcire o indurire l'animo.....ma eravamo li' e potevamo rischiare........." Bene quando ci ritentiamo ?....."...
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Ascoltai attentamente le parole di Rosmunda assorbita dal loro significato.
"Che cosa ne penso io" feci rivolgendomi a Urez" più andiamo avanti più mi pare di udire una fiaba, sono sincera. Ho paura che troveremo più difficoltà di quando pensassi in partenza...insomma...é tutto così astratto fatto di miti e leggende..non vorrei che la faccenda del Fiore non sia altro che questo, un mucchio di racconti fantastici nati da menti fantasiose e se così fosse, beh per il mio popolo significherebbe la morte." Le mie parole facevano trasparire la frustrazione maturata negli ultimi giorni. "Perdonate le mie parole Urez ma lo sconforto sta iniziando a invadere la mia mente e il mio cuore, sono stanca, non dormo da secoli in un vero letto e non riesco a vedere la luce in tutto questo nostro cercare..." la mia voce iniziò a vacillare nelle ultime parole. |
Capitolo X: Il fiore dai cento petali
“Chi si reca ad Averoigne farà bene a munirsi di un bastone di ontano che, sia pur debolmente, è efficace contro le magie.” (Clark Ashton Smith, Racconti) Urez si avvicinò a Cheyenne e le prese le mani. “Non ditelo neanche per scherzo.” Disse fissandola negli occhi. “Io, lo ammetto, sono partito spinto dalla voglia di fama e onore, ma voi no... voi siete mossa da nobili ideali... salvare il vostro popolo... e quella gente ora attende il vostro ritorno... magari sta lottando contro lo sconforto, contro la disperazione e contro la paura della morte... come voi. Anche voi ora siete afflitta e sconfortata. Ma dovete trovare la forza proprio in quella vostra gente. Hanno fiducia in voi. Hanno affidato la loro vita e quella dei loro figli nella vostra capacità. Se ora vi arrendete, non sarà solo la vostra sconfitta, ma quella di un intero popolo. A me hanno insegnato che le cose più importanti di questo mondo sono invisibili agli occhi... come la Fede e l'Amore... io non so cosa rappresenti il Fiore che state cercando, ma se è davvero così grande come tutto sembra far pensare, allora non deve essere molto distante da quella Fede e da quell'Amore che fanno pulsare tutto ciò che esiste.” Le sorrise. “E anche io, per ciò che può valere, ho fiducia in voi, Cheyenne. E insieme vinceremo l'incanto di questo luogo.” http://s.wallpaperhere.com/thumbnail...ernalLove1.jpg |
“Questa è un'ottima idea, Elisabeth.” Disse Sawas. “Metteremo in scena proprio questo... la ricerca di un fiore... e parlando di questo, scruteremo con attenzione ogni reazione del re. Ci hanno detto che il re è ossessionato da un fiore? Ottimo. E noi con un fiore entreremo nel suo palazzo. Anzi, con più fiori, visto siamo... la Compagnia teatrale dei quattro fiori.”
“Sembra il nome di un romanzo.” Fece Orez. “E la vita forse, come dicono i Capomazdesi, non è simile ad un grande romanzo?” Sorridendo Sawas. “Purché” osservò Orez “abbia un lieto fine!” “Ma come agiremo ora?” Chiese Enusia. “Faremo in modo che sarà lo stesso re a chiamarci a corte.” Con un occhiolino Sawas. “E come?” Sorpresa Enusia. “Vedrai...” Ritornarono così alla turbocarrozza che avevano ben nascosto al loro arrivo e cominciarono, secondo le indicazioni di Sawas, a prepararla per il loro piano. Tende, tappetti, strane forme fatte con ferro filato e poi rivestite di sughero e dipinte, insieme ad altre trovate particolari, in breve camuffarono la turbocarrozza, facendola somigliare ad un carrozzone simile a quelli usati dagli attori itineranti. Per i costumi Sawas fece adoperare altro materiale conservato nel baule del suo turbo veicolo. Si trattava di mantelli di vario tipo, pettorali di cuoio, calzoni bretoni, palli da villani, pellicce dalmate e altri tipi di stoffe varie. “Ecco...” indicò loro Sawas “... ora ognuno di noi si farà un suo costume e delineerà il proprio personaggio.” |
Velvò fissò Altea negli occhi.
La guardò per lunghissimi istanti. Poi scosse il capo e si voltò a guardare l'orizzonte che si vedeva dal parapetto della strada. Era questa sospesa tra due dossi e le case non coprivano la visuale che dava nella vallata. “Si, devo uccidere un uomo...” disse poi “... un uomo che mi ha rubato tutto... forse non mi crederete, ma sono anch'io un nobile... e lo sono almeno quanto voi... o meglio, lo ero... lo ero fino a quando un giorno non mi è stato sottratto tutto... il castello, il denaro e la mia stessa vita, relegandomi a vivere come un vagabondo... si, perchè questo sono oggi... un miserabile senza terra e senza affetti... e l'unica cosa che mi da la forza di continuare ad andare avanti è la mia vendetta...” tornò a fissare Altea “... ecco, ora potete anche giudicarmi come un vile assassino...” |
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